RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
271 - Testo della trasmissione di lunedì 27 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Un coraggio e una fede che non furono spenti dalla “lunga e dura prova” delle persecuzioni naziste e sovietiche: così il Papa ha ricordato l’esperienza del cardinale Kazimiers Swiatek, insignito del premio “Testimone della fede” da parte dell’Istituto “Paolo VI”: con noi Xeniu Toscani
Si celebra oggi la Giornata
Mondiale del Turismo: ai nostri microfoni mons. Piero Monni
OGGI IN PRIMO PIANO
La dimensione missionaria della
Chiesa italiana, tra comunione e corresponsabilità. A Montesilvano, il Convegno
della CEI dedicato al tema: interviste
con mons. Giuseppe Pellegrini e
Ivano Lanzafame.
CHIESA E SOCIETA’:
Aggrediti in
India sei missionari della carità di madre Teresa
Proseguono in Perù le
iniziative legate al mese della Bibbia.
Uccisi 9 iracheni, dei
quali se cristiani perché accusati di lavorare per gli americani. Secondo il re
Abdallah di Giordania Simona Pari e Simona Torretta
sono vive
1650 morti, 800 dispersi
e 300 mila senzatetto ad Haiti. E’ questo il tragico bilancio delle alluvioni
provocate dall’uragano Jeanne che nelle ultime ore ha anche causato sei vittime
in Florida.
27
settembre 2004
UN CORAGGIO E UNA FEDE CHE NON FURONO SPENTI
DALLA “LUNGA E DURA PROVA” DELLE PERSECUZIONI
NAZISTE E SOVIETICHE:
COSI’ IL PAPA HA RICORDATO L’ESPERIENZA DEL
CARDINALE KAZIMIERS SWIATEK,
INSIGNITO
DEL PREMIO “TESTIMONE DELLA FEDE”
DA PARTE DELL’ISTITUTO “PAOLO VI”
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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Testimone
delle fede in un contesto - un campo di lavori forzati - in cui c’era bisogno
di una fede “forte e coraggiosa” per sopravvivere agli stenti e alla crudeltà.
E Kazimiers Światek, oggi cardinale arcivescovo della diocesi bielorussa
di Minsk-Mohilev, fu un esempio di questo eroismo per il Vangelo, nonostante le
ingiustizie di cui fu reso vittima durante gli anni della persecuzione
sovietica contro la Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II ha reso onore alla
personalità del cardinale Swiatek, ricevendolo oggi in udienza a Castel
Gandolfo insieme ad una delegazione dell’Istituto bresciano “Paolo VI”, che ha
insignito il porporato del Premio Fidei testis, “testimone della fede”,
in occasione del 25.mo di fondazione dell’Istituto.
Nel
felicitarsi per l’assegnazione del “prestigioso riconoscimento”, il Papa ha
ripercorso le tappe della personale “via crucis” del cardinale Swiatek,
ordinato sacerdote poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Due
anni più tardi, ha ricordato il Pontefice, venne il momento di portare “in
prima persona la croce della prigionia, dell’ingiusta condanna, dei campi di
lavoro con il loro carico di fatica, freddo, fame”. “'Si
poteva sopravvivere solo con la fede'”, così Lei ha confidato - ha detto il
Papa, citando le parole del cardinale - E il Signore le ha concesso una fede
forte e coraggiosa per superare quella lunga e dura prova, al termine della
quale ella è ritornato nella comunità ecclesiale quale testimone ancora più
credibile del Vangelo: Fidei testis”. Un titolo, ha osservato Giovanni
Paolo II, “più di ogni altro appropriato per un cristiano” e a maggior ragione,
ha aggiunto, “lo è per un Pastore insignito della porpora cardinalizia, che
negli anni difficili della persecuzione della Chiesa in Europa dell’Est ha dato
fedele e coraggiosa testimonianza a Cristo e al suo Vangelo”.
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Il cardinale Swiatek, dunque, è
una delle grandi figure ecclesiali dell’est europeo, che hanno sofferto per la
fede sotto il comunismo. E l’onorificenza attribuitagli oggi si collega bene
con lo studio della Dichiarazione conciliare Dignitatis humanae,
pubblicata da Papa Montini nel 1965, al centro del Simposio organizzato nei
giorni scorsi a Brescia dall’Istituto “Paolo VI”. Lo conferma il segretario generale
dell’organismo di cultura, il professor Xeniu Toscani, intervistato da Giovanni
Peduto:
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R. – Il tema di questo colloquio
è stato “Dignitatis humanae – la libertà religiosa in Paolo VI”. Ora, il
cardinale Swiatek è stato un testimone eminente della libertà, del desiderio di
libertà religiosa conculcato da chi lo ha incarcerato per vietare l’espressione
della sua fede religiosa, della sua attività pastorale. Del resto, l’Istituto “Paolo
VI” insignisce personalità di cultura che abbiano una alta ispirazione
religiosa così come le loro opere. Siamo alla quinta edizione: nel passato sono
stati premiati, tra gli altri, il teologo Hans Urs von Balthasaar, il professor
Oscar Cullman - per i suoi studi e scritti nell’ambito dell’ecumenismo – e,
ancora, Jean Vanier, nell’ambito della promozione dei diritti umani e dello
sviluppo dei popoli.
D. – Come e con quali finalità è
sorto l’Istituto Paolo VI?
R. – L’Istituto Paolo VI è stato
fondato dall’Opera per l’Educazione cristiana di Brescia, che è una fondazione
di culto e di religione che ha deciso di promuovere la costituzione di questo
istituto perché gli studiosi di tutto il mondo potessero trovarvi strumenti
idonei per le loro ricerche. In questi 25 anni, l’Istituto ha innanzitutto
costituito un archivio per raccogliere la documentazione edita e inedita, fonte
primaria di nuovi studi e ricerche sulla figura e l’opera di Paolo VI. Poi ha
raccolto una biblioteca specializzata che comprende sia la biblioteca personale
di Paolo VI, di Giovanni Battista Montini-Paolo VI, sia i numerosissimi studi
pubblicati sulla sua figura e sulla sua attività in questi anni. Promuove
infine colloqui internazionali e giornate di studio su temi specifici con invito
a studiosi tra i più qualificati di ogni parte del mondo.
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FERMEZZA E
ATTENZIONE ALLE PERSONE: E’ QUANTO RACCOMANDA IL PAPA
ALLE
AGENTI IN PROVA DELLA POLIZIA PENITENZIARIA FEMMINILE.
NEL DISCORSO, ANCHE L’AUSPICIO DI UN’AUTENTICA
PROMOZIONE DELLA GIUSTIZIA NELLE CARCERI
E IL RICORDO DI SAN VINCENZO DE’ PAOLI,
ATTENTO PROPRIO A
“QUELLA CATEGORIA DI POVERI CHE SONO I FORZATI”
Una solida maturità umana, che
permetta di coniugare la fermezza con l’attenzione alle persone: è il
presupposto per svolgere al meglio la funzione di poliziotto penitenziario. E’
quanto mette in luce il Papa ricevendo agenti in prova del gruppo femminile.
Nel suo discorso, anche l’auspicio di un’autentica promozione della giustizia
nelle carceri. Presenti il capo del Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziaria, Giovanni Tinebra, alcuni funzionari e mons. Giorgio Caniato,
Ispettore Generale dei Cappellani. Il servizio di Fausta Speranza:
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“Giova certamente il vostro
essere donne”, sottolinea il Papa spiegando che le qualità propriamente
femminili incidono positivamente sul rapporto interumano. E dice di “aver
appreso con piacere di risultati incoraggianti” raggiunti dalle agenti durante
il corso, grazie a un impegno che definisce encomiabile. Ma il pensiero del
Papa va alla condizione attuale delle carceri, perché auspica di cuore che la
volontà di autentica promozione della giustizia si attui con successo in ogni
settore dell’Amministrazione Penitenziaria italiana. Giovanni Paolo II parla di
maturità umana richiesta per tale professione e della necessità della “forza interiore
che - spiega -viene dalla preghiera, cioè dall’intima unione con Dio in ogni
situazione della vita, anche nelle occupazioni quotidiane”. “Una felice coincidenza”
- nota il Papa - è che ricorre oggi la memoria liturgica di san Vincenzo de’
Paoli. Lo definisce “grande santo della carità” ricordando la sua “speciale
attenzione per quella categoria di poveri che sono i forzati”. Chiedeva di
avere con loro comprensione e di esigere per essi un trattamento umano ricorda
– ed era animato dall’amore di Cristo, che nel Vangelo si identifica anche con
il carcerato. E il Papa ribadisce che “il valore primario della persona umana
dev’essere alla base di ogni etica civile e professionale e della relativa
formazione”.
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IL PONTIFICIO
CONSIGLIO “COR UNUM” INVIA AIUTI A NOME DEL SANTO PADRE
ALLE
POPOLAZIONI DI HAITI COLPITE DALL’URAGANO JEANNE
Anche
la Santa Sede si è attivata per gli aiuti umanitari ad Haiti colpita
dall’uragano Jeanne che in questi giorni ha causato circa 1650 morti, 800
dispersi e 300 mila senzatetto. Il Pontificio Consiglio Cor Unum, in
contatto con la Conferenza Episcopale haitiana, rispondendo alla necessità
manifestata dalla Caritas locale, ha inviato a nome del Santo Padre un aiuto di
100 mila dollari per l’acquisto di generi di prima necessità: acqua potabile,
cibo, medicine. In un comunicato del Dicastero si rileva che a Gonaives le
acque non hanno risparmiato nemmeno un dispensario per malati di Aids, uccidendo
un missionario assieme ai suoi malati. Esattamente quattro mesi fa - ricorda il
comunicato - la tremenda inondazione del Rio Soleil aveva messo in ginocchio
Haiti e la Repubblica Dominicana. Solo in Haiti la calamità aveva causato oltre
1500 morti. Per questo il Papa aveva inviato sul posto il presidente del
Pontificio Consiglio Cor Unum, l’arcivescovo Paul Josef Cordes, dal 22 al 25
giugno, per portare un messaggio di speranza ed un contributo economico per la
ricostruzione.
RISCHI E
POTENZIALITA’ DEL NUCLEARE AL CENTRO DELL’INTERVENTO
DI MONS. BOCCARDI ALLA 48.MA SESSIONE DELLA
CONFERENZA GENERALE DELL’AIEA,
A VIENNA. TRA LE SFIDE INTERNAZIONALI DA
AFFRONTARE - SOTTOLINEA -
QUELLA DEL TERRORISMO “MODERNA FORMA DI BARBARIE”
Di fronte alle sfide internazionali,
coniugare insieme sicurezza, solidarietà e difesa della vita umana: è l’appello
di mons. Leo Boccardi, Osservatore Permanente presso le Organizzazioni
internazionali a Vienna, in occasione della 48.ma sessione della Conferenza
generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA), che si è
svolta la settimana scorsa. Al centro, i rischi e le potenzialità del nucleare.
Il servizio di Fausta Speranza:
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Le continue minacce alla pace e
alla stabilità che vengono dal proliferare delle armi di distruzione di massa,
oltre agli atti di violenza perpetrati in diverse parti del mondo e ai
conflitti in corso, interpellano la comunità internazionale. Le continue
violazioni della dignità umana e le innocenti vittime del terrorismo chiamano
tutti ad affrontare le cause che sono dietro questa “moderna forma di
barbarie”. Mons. Boccardi ricorda tali drammatiche sfide sottolineando che “dobbiamo
continuare a ritenere il dialogo essenziale per il ristabilimento della pace e
della sicurezza”. Molti i segnali che
avvertono sui rischi di una proliferazione nucleare in mano a Paesi interessati
a un illecito acquisto di armi di distruzione di massa. Anche qui il richiamo
alla comunità internazionale, con il riconoscimento degli sforzi fatti dall’Agenzia
AIEA e una precisa indicazione: la necessità di dare più autorità agli
ispettori, di fronte alla recente scoperta di un illecito mercato di materiali
nucleari, non sottovalutando il rischio – spiega mons. Boccardi – che
terroristi abbiano accesso a questi materiali e a questo tipo di
tecnologia.
Ricordando che l’Agenzia
Internazionale fa fronte a numerosi campi di applicazione dell’energia atomica,
l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni
internazionali a Vienna sottolinea quanto alcune applicazioni delle tecnologie
nucleari possano offrire un contributo per alcuni bisogni dell’uomo in
particolare in Paesi in via di sviluppo. Tra gli altri, gli studi per applicazioni
a servizio della malnutrizione infantile o per diagnosi e trattamenti di
malattie come il cancro. Il numero dei pazienti affetti da tumori - ricorda -
cresce in particolare proprio nei Paesi in via di sviluppo più che nei Paesi
industrializzati ed è evidente l’importanza della radioterapia e la necessità di
potenziare gli studi in questa direzione. Il lavoro dell’Agenzia deve
continuare - conclude mons. Boccardi - ma è fondamentale “un’intensa
collaborazione tra le Organizzazioni Internazionali e gli stati individuali”.
Solo così è pensabile raggiungere significativi risultati nel far fronte alle
gravi sfide menzionate.
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SI CELEBRA
OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO.
IL TEMA PORTANTE DELL’INCONTRO RUOTA ATTORNO A
SPORT E TURISMO,
UN BINOMIO CAPACE DI GENERARE COMPRENSIONE E
DIALOGO TRA LE GENTI
E RICCHEZZA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
“Sport e turismo: due forze
vitali al servizio della reciproca comprensione, della cultura e dello sviluppo
dei Paesi”. E’ il titolo dell’odierna Giornata Mondiale del Turismo. Nel
messaggio per l’occasione, Giovanni Paolo II invita a considerare il fenomeno
turistico non come un evento tra i tanti dell’attività umana, ma come un
fenomeno inserito in una concezione unitaria e cristiana dell’uomo e della
società. “Di fatto – scrive – molte delle situazioni di violenza in cui
l’umanità soffre ai tempi nostri hanno la loro radice nell’incomprensione e
anche nel rifiuto dei valori e dell’identità delle culture altrui”. In
occasione della Giornata Mondiale del Turismo, l’ingresso ai Musei Vaticani e
al Museo Storico Vaticano a San Giovanni in Laterano è gratuito. Ma perché la
scelta, per il tema della Giornata, di un binomio così insolito: sport e
turismo? Barbara Castelli lo ha chiesto a mons. Piero Monni, Osservatore
Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT).
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R. - Non bisogna dimenticare che
nella società contemporanea sport e turismo sono elementi considerati
complementari e come i più ambiti per il benessere della persona, questo perché
si presentano come strumenti essenziali per uno sviluppo integrale dell’uomo.
Si tratta, quindi, di realizzare un cammino di crescita non solo fisica, ma
anche spirituale e culturale, in entrambi i casi, come indica il Santo Padre.
Non è raro, infatti, che, nonostante la nobiltà degli obiettivi proclamati, vi
si insidino molti casi di abuso e deviazione. Lo sport e il turismo si
manifestano come fenomeni sociali e culturali ed è per questo che si impone la
necessità di un’etica, di una discussione comune sul significato e l’importanza
dell’impatto sociale e dei grandi eventi sportivi, senza la ricorrente
manipolazione – purtroppo quella che oggi constatiamo – politica e commerciale.
D. – Il fenomeno del turismo,
può trasformarsi in uno strumento per la diffusione della comprensione tra i
popoli, e quindi divenire una via per la pace?
R. – Direi che il ruolo sociale
di sport e turismo diventa uno strumento essenziale d’incontro, di conoscenza,
di comprensione reciproca e di promozione umana, in una società come la nostra
sempre più transnazionale e in continua espansione e movimento. Il turismo
rappresenta, quindi, un veicolo fondamentale di avvicinamento e dialogo.
Promuovere il turismo significa unire gli uomini nel rispetto universale dei
diritti e delle libertà fondamentali, senza distinzione di razza, lingua,
religione e condizione sociale e personale. Di questo se n’è avuto anche
esempio evidente nell’ultimo incontro olimpico di Atene.
D. – Il turismo come motore di
ricchezza può risolvere anche tante situazioni di miseria nel mondo?
R. – Il turismo è,
indubbiamente, una valvola per la disoccupazione. Aumentando il turismo,
infatti, aumenta il terziario e crescono anche molte industrie collaterali,
basti pensare che nel turismo operano 200 milioni di addetti, considerando
tutti gli alberghi, le agenzie di viaggio, i ristoranti, gli agriturismo
diffusi in tutti i Continenti. C’è poi da considerare che nel 2010 è previsto
un miliardo di turisti, il che significa che una fetta così cospicua
dell’umanità viaggerà per il mondo.
D. – Nell’insieme turismo,
tuttavia, ci sono degli elementi distorti che non possono essere trascurati,
pensiamo al turismo sessuale. Qual è l’impegno della Chiesa in questo ambito?
R. – La Chiesa si è interessata
e ha sollecitato più volte le Organizzazioni turistiche internazionali, in modo
particolare l’OMT, che ha la sede a Madrid, a promuovere una normativa, che, a
sua volta, è stata approvata nell’Assemblea generale dell’Organizzazione
mondiale del Turismo a Santiago del Cile nel 1999. Proprio in settimana, ci
sarà a Madrid un incontro internazionale, perché i governi vogliono adottare le
norme che sono state indicate in questo citato Convegno di Santiago del Cile.
Il turismo ha bisogno di etica, perché quando c’è una grande moltitudine di
persone, come dicevano gli antichi giuristi, dove c’è la folla c’è anche
l’etica. Non si può, quindi, prescindere da un fattore etico, se si vuole
garantire al turismo quella chiarezza di principi e quella nobiltà che traspare
dai suoi fini.
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TRA I NUOVI
BEATI CHE SARANNO PROCLAMATI DAL PAPA DOMENICA 3 OTTOBRE
C’E’ LA
MISTICA TEDESCA ANNA CATERINA EMMERICK: HA VISSUTO IL MISTERO
DELLA
PASSIONE DI CRISTO PORTANDO LA PACE NEL CUORE DEI SOFFERENTI
- Intervista con Andrea Ambrosi -
Domenica prossima 3 ottobre Giovanni
Paolo II proclamerà in Piazza San Pietro 5 nuovi beati: tra questi l’ultimo
imperatore austriaco Carlo d’Austria e la mistica tedesca agostiniana Anna
Caterina Emmerick. Oggi parliamo di questa religiosa vissuta dal 1774 al 1824
nel land tedesco della Vestfalia. Ne traccia un profilo biografico l’avvocato
Andrea Ambrosi, postulatore della causa di beatificazione. L’intervista è di
Giovanni Peduto:
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R. –
Caterina Emmerick proveniva da una famiglia molto povera e, come spesso accade
insieme alla povertà, vi era anche un forte sentimento religioso a cui lei ha
attinto a piene mani tanto da voler presto entrare nella vita religiosa. Di
fatti, superando una certa opposizione del padre alla fine riesce a coronare
questo suo sogno, per cui, nel 1802 entra tra le Canonichesse regolari di
Sant’Agostino. La vita claustrale fu abbastanza dura, in primo luogo perché le
altre canonichesse non mancavano di farle rilevare la sua bassa condizione
sociale, e poi per la salute, che cominciò a declinare molto velocemente. Lei
si portava fin da piccola un certo rachitismo che tra le pareti del convento si
accentuò tanto che per anni rimase a
letto. A partire poi dalla fine del 1812, dal momento che in lei già si manifestavano
dei doni soprannaturali, si aggiunse quel fenomeno molto eclatante che è stata
l’apparizione delle stimmate. All’inizio fece del tutto per tenerle nascoste,
ma poi il fatto venne risaputo e tutta la gente voleva vederla: ma non soltanto
per il fatto esterno delle stimmate, ma anche per la sua grande bontà e per un
dono che aveva, che era quello di penetrare negli animi più sofferenti, più
dilaniati portandovi la pace.
D. – Vogliamo approfondire
questo suo carisma: il vivere la passione del Signore attraverso le stimmate…
R. – Lei viveva in perfetta
sintonia con il mistero della vita, della passione e della morte di Gesù. Le
sue stimmate sono la testimonianza lampante della sua unione esistenziale con
Gesù. La sua disponibilità alla sofferenza non aveva altro fondamento che il
suo amore verso il Crocifisso e la sua preoccupazione per il prossimo. Mai,
durante le vive sofferenze cui andò incontro, perdeva l’ideale disposizione del
cuore che le faceva sentire la sua miseria ma la faceva vivere con gioia,
consapevole che questa era la volontà del Signore.
D. – Veniamo all’iter
processuale. Come mai, questa donna viene elevata all’onore degli altari dopo
tanti anni dalla sua morte?
R. – Veramente, poco tempo dopo
la sua morte, nel 1824, in diocesi di Muenster, era talmente viva la sua fama
di santità che tra tutta la popolazione ed anche tra il clero vi fu un vivo
desiderio di promuovere la sua causa di beatificazione. Però vi è stata una
certa difficoltà, intanto, proprio perché sappiamo bene come l’Ottocento in
Germania sia stato un secolo molto difficile per motivi storici e anche
religiosi, ma vi fu poi il fatto dei suoi scritti, perché questi scritti erano
talmente pieni di frasi, di episodi non chiari, anzi al limite di un
cattolicesimo poco ortodosso, che più volte il Sant’Uffizio è intervenuto per
bloccare la causa per chiedere sempre nuovi pareri da parte di teologi. Quando
poi si scoprì che le rivelazioni, attribuite a Caterina Emmerick, erano state
manipolate dal famoso poeta tedesco Clemens Brentano, da quel momento in poi la
causa poté prendere un iter più veloce. Ha seguito quella che erano le
disposizioni canoniche del codice del 1917 che prevedevano molte discussioni,
molti esami, varie fasi processuali che hanno ritardato la causa finché poi,
alla fine, si è potuto giungere alla conclusione.
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UDIENZE E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto
questa mattina, in successive udienze, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, e
mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal, rispettivamente arcivescovo e vescovo
coadiutore della diocesi colombiane di Tunja e di Cartagena, in occasione della
loro visita ad Limina.
In Francia, il Papa ha nominato ausiliare di
Strasburgo il sacerdote Jean-Pierre Grallet, dei Francescani minori, finora
superiore del Convento dei Minori francescani della medesima città. Il nuovo
presule, 63 anni, ha compiuto gli studi secondari e filosofici nei Seminari
Minori e Maggiori di Nancy. Entrato nell’Ordine dei Frati Minori, ha continuato
la formazione teologica presso la Scuola di Teologia di Orsay. E’ laureato in
Storia presso l’Università di Besançon. Nel suo Ordine Religioso ha ricoperto,
tra gli altri, gli incarichi di custode, di ministro provinciale e di visitatore
generale, oltre a svolgere gli uffici di cappellano di studenti in vari istituti.
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“Giustizia e sviluppo solidale
per garantire al mondo un futuro di pace” è il titolo di apertura della prima
pagina in riferimento alle parole pronunciate da Giovanni Paolo II all’Angelus
Domini nel quale il Papa ha ribadito l’impegno della Chiesa cattolica per
sradicare il flagello della fame e le altre conseguenze della miseria che
affliggono l’umanità. A seguire, Iraq: per il segretario di Stato USA, Powell,
“L’insurrezione è sempre più grave”. Secondo il re di Giordania, Abdullah II
bin Hussein, Simona Pari e Simona Torretta sono vive; Medio Oriente: ucciso a Damasco
un leader di Hamas.
Nelle pagine vaticane, un
articolo sull’XXVI anniversario della morte di Giovanni Paolo I.
Nelle
pagine estere, India: aggrediti nello stato del Kerala due sacerdoti e quattro
religiose missionari della carità; USA: dopo il passaggio dell’uragano “Jeanne”
decretato in Florida lo stato di disastro naturale. Il Pontificio Consiglio
“Cor Umum” invia aiuti a nome del Santo Padre alle popolazioni di Haiti colpite
dall’uragano; Un contributo della Santa Sede alla 48.ma sessione della Conferenza
Generale dell’Aiea.
Nella
pagina culturale, un articolo sull’opera di Françoise Segan.
Nelle
pagine italiane, I temi dell’immigrazione e della giustizia. Da un quotidiano
kuwatiano nuove speranze per la sorte delle due italiane rapite in Iraq:
preghiere nelle chiese di Rimini per le due volontarie.
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27
settembre 2004
CONCLUSE A LILLE
LE SETTIMANE SOCIALI DI FRANCIA: TRA LE PROPOSTE
PER l’EUROPA FIGURANO LA TASSAZIONE DEL COMMERCIO
DELLE ARMI,
IL PARTENARIATO CON L’AFRICA E IL SERVIZIO CIVILE
EUROPEO PER I GIOVANI
- Intervista con Paolo Bustaffa -
Si sono concluse ieri a Lille le
Settimane Sociali di Francia che hanno festeggiato i 100 anni di vita. Oltre 4
mila i partecipanti soprattutto, giovani, molti dei quali provenienti dall’Est
Europa, che hanno dibattuto per quattro giorni sul ruolo dei cattolici nella
società. Per l’occasione il Papa ha inviato un messaggio in cui ha esortato i
cristiani a costruire un’Europa della solidarietà che ripudi per sempre la
guerra e argini i flagelli della povertà e della fame. Per un bilancio
dell’evento Sergio Centofanti ha sentito Paolo Bustaffa, direttore del SIR,
l’agenzia d’informazione dei vescovi italiani, presente a Lille:
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R. – Certamente
il bilancio, credo più opportuno, sia quello che lo stesso presidente delle
Settimane Sociali di Francia, Michel Camdessus, ha tracciato ieri, chiudendo
questo centenario della storica esperienza francese, quando ha affermato che torniamo
a casa cambiati, con una grande fierezza dell’Europa e una fierezza di appartenere
ad una comunità di valori. Il presidente delle Settimane Sociali indica alcune
strade prioritarie. Innanzitutto tassare finalmente il commercio delle armi;
sostenere il partenariato con l’Africa e con i 50 Paesi più poveri del mondo,
“e cerchiamo anche” dice “di arrivare ad un’approvazione rapida dello Statuto
europeo del volontariato e promoviamo un servizio civile europeo per i
giovani”. Questo è un dato che riguarda i temi della pace. Mentre per quanto
riguarda le politiche europee, quelle più interne, il riferimento è una
strategia di inclusione sociale, cioè di una attenzione alla realtà sociale
europea. Qui c’è un’immagine che credo sia molto bella e molto significativa,
perché dice che l’Europa non è fatta solo da 25 Paesi, ma da 26. Il 26.mo Stato
è quello dei milioni di disoccupati europei. Questa è la preoccupazione che è
emersa, direi continuamente, nelle giornate della Settimana Sociale, come
risposta concreta da parte dei cattolici impegnati in politica e nelle
istituzioni, perché in questa realtà, in questo 26.mo Stato, si gioca davvero
questa capacità di uno sviluppo sostenibile, che possa riportare una giustizia
sociale più visibile. Devo aggiungere personalmente che le riflessioni che sono
state compiute in questi giorni sono state sicuramente improntate ad un grande
senso di responsabilità dei cattolici, che hanno riproposto il tema delle
radici cristiane dell’Europa, non solo come una richiesta di menzione nella
Costituzione europea, ma proprio come un impegno per il futuro, quindi, come
una volontà forte di riprendere questo primato dell’impegno politico oggi, a
livello europeo.
D. – Come è stato accolto il
messaggio del Papa, soprattutto quando ha esortato i cristiani a non sottrarsi
all’impegno politico che per i credenti significa servire i loro fratelli in
modo disinteressato?
R. – E’ stato un momento di
particolare attenzione, di riflessione, perché il Papa ha anche chiamato con
estrema chiarezza il tema della santità in politica, riproponendo le figure di
alcuni Santi. Io credo che questa sia stata una ricchezza straordinaria per
queste Settimane francesi, che rischiava di rimanere al di fuori delle
riflessioni culturali, delle riflessioni politiche, delle riflessioni
istituzionali. Il Papa, con il suo messaggio, ha richiamato all’essenziale, ha
richiamato al perché per i cattolici, per i cristiani, sia fondamentale – non
sia accessorio – un impegno politico inteso come servizio. Peraltro questa è
anche la traduzione di quello che il Concilio diceva, cioè che l’impegno politico
è una forma alta, esigente di carità.
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LA
DIMENSIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA ITALIANA,
TRA COMUNIONE E CORRESPONSABILITA’. A MONTESILVANO,
IL CONVEGNO DELLA CEI DEDICATO AL TEMA
- Interviste con mons. Giuseppe Pellegrini e Ivano
Lanzafame -
La Chiesa
italiana e la realtà missione: da vivere nella parrocchie, da stimolare nei
giovani, da testimoniare tra gli immigrati. Per guardare alla missionarietà non
come un aspetto particolare della vita cristiana, ma come parte essenziale
della vocazione battesimale di ogni credente, l’Ufficio nazionale della CEI per
la Cooperazione missionaria fra le Chiese inaugura oggi a Montesilvano, in provincia
di Pescara, il terzo Convegno missionario nazionale. Il tema è “Comunione e
corresponsabilità per la Missione”, “un laboratorio di analisi e proposte – si
legge nella nota di presentazione - che aiuti la Chiesa in Italia ad assumere
nuove responsabilità per l'evangelizzazione dei popoli”, rinnovando
contemporaneamente se stessa in questo cammino di annuncio. Fabio Colagrande ne ha parlato
con il vicedirettore dell’Ufficio organizzatore del convegno, mons. Giuseppe
Pellegrini:
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R. - Il Convegno credo voglia proprio rispondere a
questo bisogno di aggiornamento che hanno i missionari, e sappiamo che sono 15
mila i missionari italiani nel mondo, che cercano di incarnarsi concretamente
nella storia delle popolazioni tra le quali prestano la loro opera di
apostolato.
D. – Il compito missionario viene considerato come
una specializzazione. Perché culturalmente, anche dal punto di vista religioso,
non è più ritenuto parte essenziale della vocazione battesimale?
R. – Purtroppo, credo che alla base di ciò vi siano
state tante vicende storiche. Ma, dal Concilio Vaticano II in poi, si sta
riscoprendo che la missione è compito di tutta la comunità cristiana.
D. – Il gran numero di immigrati
di altre religioni, in particolare della religione musulmana, che giungono nel
nostro Paese, vuol dire anche trasformare la missione ad gentes in una
missione da svolgere qui, in Italia?
R. – Sì. Infatti, proprio i
vescovi italiani, nel documento programmatico del decennio - “Comunicare il
Vangelo in un mondo che cambia” - ci dicono che c’è una missione nuova da fare,
per quei tanti nostri fratelli che sono qui in Italia e che non conoscono
ancora Gesù. La missione non ha confini, non è qui e là: la missione nasce dove
ci si trova, con il coraggio di portare il Vangelo di Gesù.
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Nella
doppia veste di ascoltatore e di collaboratore, partecipa al Convegno di
Montesilvano anche il Movimento giovanile missionario delle Pontificie opere,
un organismo che vede protagonisti ragazzi e ragazze che hanno scoperto una
particolare sensibilità per l’aspetto apostolico della vita cristiana. Un aspetto che diventa una
proposta e uno stile di vita per i giovani che si avvicinano a questa
istituzione, come spiega il responsabile nazionale, Fabio Lanzafame:
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R. - Noi proponiamo un viaggio
di formazione missionaria in Africa a tutti i giovani appartenenti a qualsiasi
realtà ecclesiastica, proprio perché sappiamo che confrontandosi con questa
realtà così diversa, così provocatoria per diversi punti di vista, al proprio
ritorno si vuole trasmettere anche agli altri giovani lo stesso entusiasmo, la
stessa carica di rinnovamento anche nella pastorale. A me è capitato lo stesso,
quando nel 2000 ho fatto un’esperienza missionaria in Tanzania. Lì,
confrontandomi con una realtà così forte a partire dal punto di vista umano, in
me si è prodotta una trasformazione anche dal punto di vista spirituale. In
altre parole, ho incontrato un Dio concreto, che mi chiedeva personalmente:
“Ivano, tu cosa puoi fare per il mondo? Adesso tocca a te”. Ebbene, è stato lì
che, tornando, ho cominciato a chiedere con insistenza a molti parroci, a molti
sacerdoti, di poter trasmettere agli altri giovani la scoperta che avevo fatto.
D. - Quindi, quel viaggio, ha
cambiato la tua vita di fede…
R. - Senz’altro, e da lì è
iniziato un cammino nuovo: un cammino più maturo e anche difficile, da un certo
punto di vista, perché bisogna mettersi in discussione e lavorare sodo. Però,
sicuramente, è molto più vero il rapporto concreto con Gesù che quotidianamente
mi chiama a lavorare per la sua missione. Non è la nostra missione, ma è la sua
missione.
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27
settembre 2004
LE
CHIESE DELLO ZIMBABWE PROTESTANO CONTRO UN NUOVO DISEGNO DI LEGGE.
IL PROVVEDIMENTO LIMITEREBBE
L’ATTIVITA’ DELLE ORGANIZZAZIONI
NON GOVERNATIVE NEL LORO RUOLO
DI DENUNCIA
DELLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI
UMANI
HARARE. = Suscita crescenti
apprensioni nelle Chiese dello Zimbabwe il nuovo disegno di legge presentato
dal governo, che vuole limitare drasticamente la presenza e l’attività delle
Organizzazioni non governative internazionali nel Paese. In sostanza, lo ‘Ngo
Bill 2004’ vuole rendere obbligatoria la registrazione presso un’apposita
commissione governativa di tutte le organizzazioni e agenzie caritative operanti
in Zimbabwe e limitarne i finanziamenti dall’estero. Il timore è che esso possa
essere usato come strumento di pressione e controllo contro quelle organizzazioni
che denunciano le violazioni dei diritti umani nel Paese. “Se questo ddl viene
approvato – ha detto all’agenzia Cns Alouis Chaumba, direttore della
Commissione episcopale della giustizia e della pace – nessuno oserà alzare un dito
quando il governo abusa dei suoi poteri”. La Commissione episcopale è da diverso
tempo nelle mire del governo del Presidente Robert Mugabe, che l’ha accusata di
“interferire negli affari interni dello Zimbabwe” per le sue ripetute denunce
sul peggioramento della situazione dei diritti umani nel Paese e sulla sua progressiva
deriva autoritaria. La denuncia è confermata in una recente dichiarazione
firmata dalla stessa Commissione, insieme con altre organizzazioni ecumeniche
cristiane, in cui si riafferma l’obbligo morale dei rappresentanti della Chiesa
di “elevare profeticamente la loro voce per rammentare all’opinione pubblica e
allo Stato il dovere di rispettare i diritti del popolo dello Zimbabwe, che
sono un dono di Dio”. Sulla stessa linea la Conferenza dei vescovi cattolici
dell’Africa Meridionale (SACBC), che in una dichiarazione ha evidenziato la
“natura repressiva” del provvedimento. (L.Z.)
AGGREDITI IN INDIA SEI MISSIONARI DELLA CARITA’ DI
MADRE TERESA.
DIETRO IL BARBARO
GESTO, L’ESTREMISMO INDU’
MUMBAI. = Quattro suore e due
preti dei missionari di Madre Teresa sono stati aggrediti in India in un remoto
villaggio di dalit (coloro che, all’interno del sistema delle caste, occupano
la posizione più bassa e miserabile), nella periferia di Kozhikode, un
distretto del Kerala. Lo riferisce oggi l’agenzia missionaria AsiaNews. Dietro
l’attacco, il primo contro suore in questo Stato dell’India sudoccidentale, ci
sarebbero membri dei partiti fondamentalisti indù, già responsabili di numerose
aggressioni a cristiani nella zona. Sajan K George, responsabile del Global
Council for Indian Christians di Bangalore, ha accusato il Rashtriya Swayamsevak
Sangh (RSS) e il Bharatiya Janata Party (BJP), al potere nel Kerala. I
missionari si erano recati nel villaggio indù con la loro ambulanza, per
portare cibo e aiuti alla popolazione. Al loro arrivo, un gruppo di uomini ha avvicinato
l’autista, chiedendogli il motivo della visita e se fossero venuti per
convertire gli indù. Gli aggressori, quindi, hanno iniziato a picchiare
l’autista e con spranghe di ferro hanno rotto i vetri dell’ambulanza. Hanno poi
assalito i missionari, strappando loro le croci che portavano al collo e
ferendo le quattro suore, ora ricoverate in ospedale. Mons. Joseph
Kalathiparambil, vescovo di Calcutta, dopo aver visitato le missionarie, ha
dichiarato che sottoporrà l’incidente all’amministrazione statale. La polizia,
intanto, ha arrestato 15 uomini sospettati di aver partecipato all’attacco.
(B.C.)
“L’EUCARISTIA FONTE E
CULMINE DELLA MISSIONE”:
E’ IL TEMA CHE ACCOMPAGNERA’ IL PRIMO INCONTRO “ADOREMUS”. ALL’APPUNTAMENTO,
DAL 6 AL 10 OTTOBRE A ROMA, PARTECIPERANNO
OLTRE 300 GIOVANI PROVENIENTI
DA DIVERSI PAESI EUROPEI
ROMA. = Si svolgerà a Roma, dal 6
al 10 ottobre prossimi, il primo meeting dei gruppi giovanili che, dopo il
Giubileo del 2000, hanno iniziato ad impegnarsi nell’adorazione eucaristica. All’incontro
“Adoremus”, saranno presenti oltre 300 giovani, provenienti da numerosi Paesi
europei. I partecipanti si raduneranno nel cuore dell’Urbe per pregare e riflettere
sul mandato ricevuto dal Papa durante la Giornata Mondiale della Gioventù di
Roma: “Carissimi, ritornando alle vostre terre, mettete l’Eucaristia al centro
della vostra vita personale e comunitaria: amatela, adoratela, celebratela”. In
questi ultimi anni in Europa, in forme e con modalità diverse, sono nate
numerose esperienze di adorazione eucaristica comunitaria in gruppi giovanili.
L’incontro capitolino avrà per tema “L’Eucaristia fonte e culmine della
missione” e sarà anche occasione per preparare i giovani partecipanti alla
prossima Giornata Mondiale della Gioventù, a Colonia nell’estate del 2005.
(B.C.)
SANTA CATERINA DA GENOVA DOTTORE DELLA CHIESA:
LA PROPOSTA VIENE DA UN CONVEGNO INTERNAZIONALE
ORGANIZZATO
DAL CAPOLUOGO LIGURE. LA CARITA’ E L’AMORE ERANO I
PILASTRI DELL’OPERA
MISSIONARIA DELLA SANTA. “L’AMORE – RIPETEVA – AGGIUSTA
LE COSE STORTE”
- A cura di Dino Frambati -
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GENOVA. = Santa Caterina Fieschi
Adorno, forse la più grande santa mai nata all’ombra della Lanterna, dottore
della Chiesa. Il primo passo in tal senso è venuto da un convegno
internazionale appena concluso, organizzato dalla diocesi di Genova sulla
figura di questa donna, vissuta nel capoluogo ligure mezzo millennio fa.
Convegno nel quale è stato lo stesso cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo
della città, ad inviare un messaggio in questo senso. “La novità di Caterina –
ha detto il porporato – è stata quella di aver creato una cultura
controcorrente, quando il benessere era usufruito da pochi”. Ai suoi tempi è
riuscita, comunque, a coinvolgere le dame dell’epoca nella sua opera di carità,
dedicata agli incurabili e ai disagiati. “E’ stata lei – ha insistito
l’arcivescovo – a porre la basi di Genova città solidale, lanciando il
messaggio a tutti, soprattutto ai benestanti, di non chiudersi nell’egoismo”.
Ma Caterina - ha concluso Bertone - è stata anche una figura mistica e di
grande speranza e riferimento per tutti i credenti. A ricordare le difficoltà
degli ospedali dell’epoca e la teologia del ‘400 e ‘500, sono state le
relazioni rispettivamente di padre Luigi Nuovo, teologo dell’Alberoni di Piacenza
e mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della
Fede. Ha concluso il cardinale George Cottier, che ha spiegato i criteri del
dottorato nella Chiesa.
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LE
MODERNE TECNICHE AUDIO-VISIVE COME STRUMENTO PER EVANGELIZZARE.
LA CHIESA IN CAMBOGIA PUNTA SU QUESTI MEZZI PER LA
PROPRIA MISSIONE,
SOPRATTUTTO PER FAR FRONTE ALL’ALTO TASSO DI
ANALFABETISMO NEL PAESE
PHNOM
PENH. = Si è svolto recentemente a Phnom-Penh, in Cambogia, un incontro di
formazione sulle tecniche audio-visive. All’incontro hanno partecipato numerosi
catechisti, provenienti da varie parti del Paese. L’iniziativa ha avuto luogo
nell’ambito di un progetto di azione pastorale diretto a valorizzare i mezzi di
comunicazione di massa quale efficace strumento di evangelizzazione. Secondo
padre Omer Giraldo, responsabile del Centro delle comunicazioni sociali e organizzatore
dell’incontro, l’elevato tasso di analfabetismo in Cambogia induce a ricorrere
“naturalmente” a tecniche di comunicazione che non si basano principalmente
sullo scritto, bensì sull’immagine e sul suono. Nella cultura del Paese,
d’altro canto, è proprio l’immagine in sé che riveste una grande importanza.
(B.C.)
PROSEGUONO IN PERU’ LE INIZIATIVE LEGATE AL MESE DELLA
BIBBIA.
FINO
AL PROSSIMO 3 OTTOBRE A LIMA E’ POSSIBILE VISITARE
LA
“MOSTRA DEL LIBRO CRISTIANO”. ESPOSTA ANCHE
LA
BIBBIA PIU’ PICCOLA DEL MONDO
LIMA. = Nell’ambito del “Mese della Bibbia 2004”, che si
chiuderà il prossimo 3 ottobre, l’Ufficio per la Catechesi, la Pastorale
Biblica ed Indigena della Conferenza Episcopale Peruviana ha promosso su tutto
il territorio nazionale molteplici attività, orientate a promuovere la lettura
e l’ascolto della Parola di Dio. Nei giorni scorsi è stata inaugurata, presso
la sede dell’Associazione Cristiana dei Giovani (ACJ) della capitale peruviana,
la “Mostra del Libro Cristiano”. Partecipano all’iniziativa le principali case
editrici e distributrici della Bibbia in Perù. Tra le curiosità in mostra, si
potrà ammirare la Bibbia più piccola del mondo, stampata in Indonesia, e un
facsimile della prima traduzione castigliana delle Sacre Scritture.
L’iniziativa - riferisce l’agenzia Fides - prevede anche un ciclo di conferenze
su temi come: “La Trinità”, “Il messaggio della gioia”, “La povertà”, “La
libertà”. A partire da oggi fino al 30 settembre, inoltre, si svolgerà un
seminario sulle Scienze Bibliche, aperto a vescovi, sacerdoti, seminaristi,
operatori pastorali e persone interessate, con relatori di livello nazionale ed
internazionale. (B.C.)
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27
settembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Questa
mattina a Baghdad sono stati barbaramente assassinati 9 lavoratori iracheni,
tra i quali sei giovani cristiani caldei. Gli attentatori, ancora ignoti,
accusavano gli iracheni di essere collaborazionisti degli americani. Ma
l’accaduto può essere ricondotto ad un episodio di violenza contro i cristiani?
Roberto Piermarini lo ha chiesto al vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, mons.
Shlemon Warduni:
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R. –
Penso di no. Penso che siano stati uccisi soltanto perché erano dei lavoratori.
Tanti gruppi vogliono a tutti i costi che nessuno lavori. Ma come può vivere la
gente senza lavorare?
D. -
Come sta vivendo la popolazione civile questo momento?
R. –
Non solo per questo attentato ma anche per tutti gli atti criminosi che vengono
commessi ogni giorno in tutte le province dell’Iraq la gente non è assolutamente
tranquilla.
D. –
Eccellenza, questa situazione di insicurezza sta creando dei problemi
all’attività pastorale della Chiesa?
R. –
Certamente perché la gente ha paura di uscire e sta diminuendo il numero di
coloro che si recano in chiesa. Alcune chiese hanno iniziato le attività di catechismo,
altre no perché si ha timore che qualcuno possa essere rapito. Ci sono anche
tante difficoltà per radunare i giovani. Aspettiamo poi di vedere che cosa
accadrà per le scuole perché non sono ancora cominciate.
D. – La
Chiesa sta pregando anche per le due volontarie e per gli altri ostaggi che
sono nelle mani dei sequestratori?
R. –
Stiamo pregando per le due italiane e per tutti gli ostaggi. Preghiamo per la
pace e per la liberazione di tutte le persone sequestrate in Iraq. Sono state
rapite, infatti, centinaia di persone per le quali vengono chiesti riscatti di
10, 20, 50 mila dollari a testa.
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E sempre in Iraq
altre quattro persone sono rimaste uccise in seguito all’esplosione di
un’auto-bomba a Mosul: lo hanno riferito fonti giornalistiche precisando che
una vettura imbottita di tritolo è saltata in aria al passaggio di una
pattuglia della Guardia nazionale irachena. Sulla situazione nel Paese arabo,
dove si registrano altri episodi di violenza, ci riferisce Amedeo Lomonaco:
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Aerei americani hanno
attaccato nella notte a Baghdad il quartiere di Sadr City, roccaforte dei
ribelli e spesso teatro di scontri fra forze americane e miliziani sciiti.
Fonti ospedaliere hanno riferito che nel raid sono rimasti uccisi una donna e
due uomini. Altri quattro civili iracheni sono morti in seguito ad un attentato
dinamitardo avvenuto nei pressi di Khan Bani Saad, a nord est di Baghdad, lungo
la strada che conduce a Baquba.
Commentando la
difficile situazione in Iraq il segretario di Stato americano, Colin Powell ha
dichiarato, in un’intervista rilasciata alla Cnn, che le forze statunitensi
entreranno nelle zone ancora controllate dai ribelli per ristabilire la
sicurezza e permettere lo svolgimento delle elezioni. Oggi il ministro degli Esteri francese, Michel
Barnier, ha detto inoltre, che la Francia è favorevole all'idea di una
conferenza internazionale sull'Iraq. Ma in questa sede, ha precisato, si dovrà
mettere “all'ordine del giorno” anche il ritiro delle truppe americane. Sulla vicenda delle due italiane rapite nel Paese arabo, il
quotidiano del Kuwait ‘Al Rai Al Aam’ ha fornito notizie rassicuranti
precisando che le due ragazze sono vive ed in buone condizioni di salute.
Secondo il giornale gli autori del sequestro farebbero parte del disciolto
partito Baath. Dietro la loro azione ci sarebbe la richiesta di un ricatto
economico. Sulle rivelazioni del giornale kuwaitiano è intervenuto
oggi il presidente della Commissione europea, Romano Prodi. “Speriamo - ha
dichiarato - che le aperture siano il segno di qualche novità positiva”.
Il re Abdallah di
Giordania, che domani sarà ricevuto al Quirinale dal presidente della
Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi, ha confermato al Corriere della Sera
che le due operatrici italiane sono vive. “Con l’aiuto dei servizi di
intelligence – ha detto – stiamo cercando di localizzarle”. “Stiamo utilizzando
tutti i nostri contatti – ha aggiunto - per ottenere il loro rilascio”. ll
fratello dell’ostaggio inglese Kenneth Bigley ha affermato, infine, che il suo
congiunto è ancora vivo e ha nuovamente attaccato il primo ministro britannico
Tony Blair, chiedendone le dimissioni.
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In Pakistan, il ministro
dell’Informazione ha confermato che le forze di sicurezza di Islamabad hanno
ucciso, ieri, il super ricercato Amjad Hussain Farooqi, sospettato di
coinvolgimento in un complotto teso ad eliminare il presidente Pervez Musharraf
e accusato dell’assassinio, nel 2002, del giornalista americano Daniel Pearl.
Il ministro ha precisato che l’operazione è avvenuta nella cittadina di
Nawabshah, 130 chilometri a nordest di Karachi.
Soldati
israeliani hanno ucciso due militanti e un insegnante palestinesi in distinti
episodi Avvenuti nella Striscia di Gaza. In Cisgiordania, inoltre, otto palestinesi
sono rimasti feriti durante un’operazione militare a Jenin. Nella città israeliana
di Sderot, cinque persone sono state ricoverate in stato di choc in seguito al
lancio di tre missili Qassam dalla Striscia di Gaza. L’azione è stata
rivendicata da Hamas che ieri aveva promesso di vendicare l’uccisione di un suo
dirigente a Damasco.
Un
crollo all’interno di un cantiere nell’aeroporto di Dubai, negli Emirati Arabi,
ha provocato stamani la morte di almeno 5 operai. Lo hanno reso noto autorità
locali aggiungendo che diversi operai sarebbero rimasti intrappolati tra le
macerie.
Ingenti
danni, almeno 6 vittime e oltre un milione di persone senza luce. Questo il
bilancio dell’uragano Jeanne che si è abbattuto nelle ultime ore sulla Florida
e che ora si sta dirigendo verso nord minacciando la Georgia, la Carolina del
sud e quella del nord. Ma l’attenzione degli organismi umanitari internazionali
è concentrata su Haiti dove l’uragano è passato una settimana fa causando – secondo
un bilancio provvisorio - 1650 morti, 800 dispersi e 300 mila senzatetto. Il
servizio di Maurizio Salvi:
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Le autorità locali e la forza di
pace dell’Onu cercano di sedare i continui focolai di tensione che scoppiano
attorno ai centri di distribuzione di generi di prima necessità, cibo ed acqua.
Ieri, nuovamente, due camion a Gonaives sono stati attaccati da uomini armati,
respinti a stento dai militari del contingente argentino. Un consigliere del
premier Gerard Latortue, ha ribadito, a proposito dei problemi di sicurezza,
che il governo sta facendo tutto quello che è nelle sue possibilità per
controllare la situazione. “Contiamo molto sulle forze dell’Onu”, ha concluso,
“perché la nostra polizia non ha i mezzi per intervenire”. Infine, il direttore
della sezione haitiana del Programma alimentare mondiale ha indicato che i soccorritori
hanno potuto consegnare aiuti solo a 25 mila senzatetto, il 10 per cento della
popolazione di Gonaives.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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In Svizzera la maggioranza della
popolazione ha respinto i referendum proposti dal governo per agevolare la
concessione del passaporto ai figli degli immigrati e per naturalizzare i
nipoti degli stranieri. Il verdetto costituisce una chiara vittoria della
destra nazionalista, contraria all’introduzione di questi decreti. Tutti gli
altri schieramenti erano favorevoli, invece, all’approvazione dei due
referendum. Secondo l’ultimo censimento, gli stranieri che vivono nella Confederazione
elvetica sono quasi un milione e mezzo, pari al 20,1 per cento della popolazione.
Gli ex jugoslavi costituiscono, attualmente, la comunità di immigrati più
numerosa con oltre 350 mila persone. Gli elettori svizzeri si sono espressi anche
su una proposta di legge che prevede l’obbligo di un congedo di maternità
pagato per le donne lavoratrici. La proposta è stata approvata con il 55,6 per
cento di voti favorevoli.
Le
elezioni comunali tenutesi ieri in Germania nel Nord Reno Westfalia hanno visto
una diminuzione di consensi per l’Unione cristiana democratica (Cdu) e per il
Partito social democratico (Spd) del cancelliere tedesco Gerhard Schröeder. In aumento, invece, i verdi e i liberali. Schröeder ha commentato con moderato ottimismo l’esito
delle comunali e ha sottolineato con soddisfazione il risultato del tutto
marginale ottenuto dalla destra estremista e dai post-comunisti.
In Francia, il voto di ieri per il rinnovo di un
terzo dei senatori ha confermato il trend negativo dell’Unione per un movimento
popolare (Ump), il partito del Presidente Jacques Chirac. Dopo scrutinio dei
voti espressi da circa 57 mila “grandi elettori”, l’Ump non ha più, infatti, la
maggioranza assoluta al Senato. I socialisti hanno conquistato dodici seggi
supplementari, i Verdi hanno guadagnato tre seggi e i comunisti due.
La Gran
Bretagna rinuncerà alla sua parte del debito che i Paesi più poveri hanno verso
la Banca mondiale, con un'iniziativa destinata a far pressione sui suoi partner
nel G7. La decisione è stata annunciata, ieri, dal cancelliere dello
Scacchiere, Gordon Brown, in un discorso a Brighton, dove il Partito laburista
tiene il suo congresso annuale.
La
polizia britannica ha riferito, oggi, che non c’era alcun ordigno sul volo
Atene-New York della compagnia aerea greca Olympic. Il velivolo era stato costretto
ieri ad un atterraggio di emergenza in Gran Bretagna, scortato dai cacciabombardieri
della Raf, per un allarme bomba lanciato da tre telefonate anonime.
La Turchia ha approvato l’attesa riforma del Codice
penale, senza reintrodurre l'adulterio come reato. Il pacchetto di riforme
prevede un maggiore rispetto dei diritti umani e misure più dure contro la
pedofilia e la tortura. La decisione di Ankara, fortemente voluta dal premier
Erdogan, spiana la strada verso l’apertura dei negoziati per l’ingresso di Ankara
nell’Unione Europea.
Il primo ministro giapponese, Junichiro Koizumi, ha
varato oggi un maxi-rimpasto di governo con l’obiettivo dichiarato di
rafforzare gli elementi riformatori e di riconquistare un forte sostegno
dell’opinione pubblica. Dei 17 ministri, 11 sono nuovi e sei rimangono al loro
posto.
Il Darfur è una “prigione senza muri”. Con queste
parole, l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Louise Arbour, ha
denunciato oggi il clima di paura in cui vivono gli sfollati del Darfur. La
Arbour si è anche pronunciata per un aumento della presenza internazionale
nella regione.
Il ministro dell'Interno italiano, Giuseppe Pisanu,
presenterà alle 16 a Palazzo Chigi i risultati della sua missione di ieri a
Tripoli incentrata sulla collaborazione tra Libia e Italia per contrastare
l’immigrazione clandestina.
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