RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 270 - Testo della trasmissione di domenica 26 settembre 2004

 

Sommario

 

 IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Per garantire la pace nel mondo bisogna eliminare la fame, la miseria  e l’iniqua distribuzione delle ricchezze: queste le parole del  Papa  oggi all’Angelus. Forte l’esortazione a ogni uomo perché utilizzi i propri beni in modo solidale e non egoistico. Il pensiero di Giovanni Paolo II è andato anche ai carcerati e al loro recupero personale e sociale

 

Il Papa scrive alle Settimane Sociali di Francia: i cristiani non si sottraggano all’impegno politico che significa servire gli altri in modo disinteressato per una civiltà sempre più degna dell’uomo

 

Accesso gratuito oggi e domani ai Musei Vaticani per le Giornate europee del patrimonio e la Giornata mondiale del turismo. Apertura eccezionale del Museo missionario etnologico: si potrà visitare la sezione asiatica.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Cristiani e musulmani uniti nell’amicizia contro chi tenta di fomentare l’odio interreligioso: è l’appello accorato dell’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Teissier, ai nostri microfoni

 

Riproporre agli uomini di oggi il senso cristiano della morte, per cercare di ridare significato alla vita: su una riflessione del cardinale Camillo Ruini, il commento di don Luigi Negri

 

Sorge a Roma presso il santuario del Divino Amore il primo luogo di culto per gli zingari in Italia, dedicato al primo martire gitano, Zeffirino, beatificato dal Papa nel 1997: intervista con mons. Pietro Gabella

 

Oggi in Svizzera il referendum sulla naturalizzazione degli immigrati: con noi, Moreno Bernasconi

 

Si affronta la fede, e non solo, nel primo film di Susanna Tamaro, “Nel mio amore”: ce ne parla la stessa scrittrice.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Conferito a Giovanni Paolo II il “Premio internazionale della solidarietà alpina 2004”

 

Promuovere una “cultura di pace” nella famiglia, nella scuola, nella società e nell’intera nazione: l’appello dei vescovi australiani distribuito oggi nelle chiese del Paese

 

Si apre domani in Abruzzo il Convegno missionario nazionale

 

Sempre più preoccupante il tasso di mortalità infantile in Africa

 

Con una solenne cerimonia, mons. Bruno Forte si è insediato ieri come vescovo della diocesi di Chieti-Vasto

 

Celebrata oggi in oltre 100 Paesi la Giornata mondiale per il cuore, fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

24 ORE NEL MONDO:

Secondo un giornale del Kuwait i rapitori delle due volontarie italiane non accetteranno alcuna mediazione se l’Italia non si ritirerà dall’Iraq. Almeno quindici morti in seguito a tre raid aerei americani su Falluja ed altre dieci vittime a sud di Baghdad

 

Ucciso a Damasco un dirigente di Hamas. Il movimento estremista palestinese ha minacciato di compiere attentati contro Israele

 

Il gruppo Ansar al Zawahri ha rivendicato l’uccisione di un francese, assassinato questa notte a Gedda, in Arabia Saudita.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 settembre 2004

 

PER GARANTIRE LA PACE NEL MONDO BISOGNA ELIMINARE LA FAME, LA MISERIA

E L’INIQUA DISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE: QUESTE LE PAROLE DEL  PAPA

OGGI ALL’ANGELUS. FORTE L’ESORTAZIONE A OGNI UOMO PERCHE’ UTILIZZI I PROPRI BENI IN MODO SOLIDALE E NON EGOISTICO. IL PENSIERO DI GIOVANNI PAOLO II

E’ ANDATO ANCHE AI CARCERATI E AL LORO RECUPERO PERSONALE E SOCIALE

 

 

Bisogna eliminare dal mondo la fame e la miseria per garantire all’umanità un futuro di pace. E’ quanto ha detto oggi Giovanni Paolo II durante l’Angelus nel Palazzo Apostolico a Castel Gandolfo. Tutti siamo coinvolti: ciascuno – ha detto il Papa – deve usare i propri beni non egoisticamente ma in modo solidale. Di fronte all’iniqua distribuzione delle ricchezze occorre, infatti, ricordare che Dio ha destinato i beni della Terra a tutti i suoi figli. Il pensiero finale del Pontefice è andato ai carcerati e al loro recupero personale e sociale. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Il Papa è partito dal Vangelo di questa Domenica che propone la parabola del “ricco epulone” e del povero Lazzaro. Il ricco vive nell’opulenza e nel lusso non curandosi del mendicante che giace affamato alla sua porta. Ma, dopo la morte, la situazione si capovolge: Lazzaro è accolto in paradiso, mentre il ricco finisce nei tormenti.

 

“L’insegnamento che si ricava dalla parabola è chiaro: ciascuno deve fare dei propri beni un uso non egoistico ma solidale”.

 

“Questa celebre pagina evangelica – ha sottolineato – è quanto mai appropriata in riferimento al problema dello squilibrio tra ricchezza e povertà nel mondo di oggi”. Proprio nei giorni scorsi, a New York – ha ricordato Giovanni Paolo II – si è tenuto un importante incontro di capi di Stato e di governo, per una più solidale ed efficace azione “contro la fame e la povertà”. E’ intervenuto anche il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, portando l’adesione della Santa Sede all’iniziativa.

 

“La Chiesa Cattolica assicura tutto il suo impegno per sradicare dal mondo il flagello della fame e le altre conseguenze della miseria”. 

 

E in questo contesto ha inserito anche la riunione di tutti i nunzi apostolici in Africa che si è svolta in questi giorni in Vaticano per far presente l’urgente necessità di non abbandonare questo continente.

 

“Preghiamo il Signore affinché sostenga gli sforzi della comunità internazionale in ordine alla giustizia e allo sviluppo solidale. Questa, infatti, è la via che può garantire al mondo un futuro di pace”.

 

Il Papa ha quindi affidato alla Vergine Maria “in modo speciale le famiglie e i popoli più provati dall’iniqua distribuzione dei beni che Dio destina a tutti i suoi figli”.

        

Giovanni Paolo II, dopo la recita dell’Angelus, si è riferito alla Giornata Mondiale Marittima promossa dall’ONU per il prossimo 30 settembre, rivolgendo il suo pensiero a tutti coloro che lavorano in mare e pregando perché possano “vivere con dignità e sicurezza”.  

 

E ricordando che domani ricorre la memoria liturgica di San Vincenzo De Paoli, ha dato la sua benedizione all’attività della Società di San Vincenzo, “in particolare quella in favore dei carcerati, per favorire il loro recupero personale e sociale”.

 

Infine, quasi a sottolineare che la sua permanenza a Castel Gandolfo sta per terminare, ha rivolto questo saluto ai pellegrini riuniti nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale:

 

“Arrivederci domenica prossima in Piazza San Pietro”.

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IL PAPA SCRIVE ALLE SETTIMANE SOCIALI DI FRANCIA:

I CRISTIANI NON SI SOTTRAGGANO ALL’IMPEGNO POLITICO,

CHE SIGNIFICA SERVIRE GLI ALTRI IN MODO DISINTERESSATO

 

 

Il Papa ha inviato ieri un messaggio per le celebrazioni del centesimo anniversario delle Settimane Sociali di Francia che oggi si concludono a Lille. Lo ha letto ai circa 4 mila partecipanti il cardinale Roger Etchegaray, suo Inviato speciale alla manifestazione. Giovanni Paolo II ha chiesto all’Europa di non chiudersi in se stessa, ma di aprirsi agli altri continenti, pur conservando le proprie radici. “Un’Europa della solidarietà” che promuova la “cooperazione tra il Nord e il Sud per arginare i flagelli della miseria, delle pandemie e dei conflitti”. Il Papa ha denunciato lo scandalo delle guerre, “che sono lotte fratricide”, e ha invitato tutti a dire: “Mai più la guerra. Ogni uomo è mio fratello”. Quindi ha esortato i cristiani a non sottrarsi all’impegno politico, che per i credenti significa “servire i loro fratelli in modo disinteressato”. Il servizio di Francesca Pierantozzi:

 

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Si conclude oggi l’annuale appuntamento delle Settimane Sociali di Francia. A Lille, oltre 4 mila persone hanno partecipato al tradizionale appuntamento di riflessione cristiana sui grandi temi dell’attualità sociale. Per festeggiare il centenario delle Settimane, anche il Papa ha fatto sentire la sua voce, con un messaggio letto integralmente dal cardinale Roger Etchegaray, suo Inviato speciale. Il Vangelo e l’Europa, il Vangelo e la costruzione della società sono i temi affrontati dal Pontefice nel suo intervento.

 

Il Vangelo e l’insegnamento sociale della Chiesa propongono oggi all’Europa un nuovo orientamento – scrive il Papa – un orientamento non pratico ma di principi fondamentali. Ed anche per questo – aggiunge il Pontefice – è importante che i cristiani si impegnino in politica. Il porporato ha letto il testo davanti ad una grande folla, soprattutto giovani, venuti da tutt’Europa. In particolare, quest’anno erano presenti molti cittadini dei Paesi dell’Est, venuti per confrontarsi su un tema di attualità che è appunto: “L’Europa, una società da reinventare”.

 

Per tre giorni a Lille si è discusso di temi religiosi, ma soprattutto di attualità: della Costituzione europea, della laicità, della guerra. Come fare le cose in concreto – ha scritto il Papa nel suo messaggio – spetta alla libertà e alla responsabilità dei popoli e dei governi. Ma – ha aggiunto Giovanni Paolo II – si tratta di ricevere i fondamenti indispensabili per la costruzione sociale, perché sia sempre rispettosa delle persone e dei popoli, che promuova la libertà e la dignità. Per questo, particolare attenzione va riservata ai giovani, ed è per questo che è importante la presenza dei cristiani in politica: perché – dice il Pontefice – cerchino sempre la coerenza tra il Vangelo, la tradizione divina e apostolica, il magistero della Chiesa e le opinioni e le decisioni che sono chiamati a prendere.

 

Francesca Pierantozzi da Parigi per la Radio Vaticana.

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ACCESSO GRATUITO OGGI E DOMANI AI MUSEI VATICANI PER LE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO E LA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO.

APERTURA ECCEZIONALE DEL MUSEO MISSIONARIO ETNOLOGICO:

SI POTRA’ VISITARE LA SEZIONE ASIATICA

 

Accesso gratuito oggi ai Musei Vaticani per le Giornate Europee del Patrimonio cui la Santa Sede ha aderito. Per l’occasione è eccezionalmente aperto il Museo missionario-etnologico, chiuso da 3 anni per lavori di ristrutturazione. Si può visitare la Sezione asiatica del museo missionario-etnologico con oggetti e opere provenienti dalla Cina e che risalgono anche a 6 mila anni fa. L’ingresso è libero anche in tutte le Catacombe di Roma. L’accesso ai Musei Vaticani sarà gratuito anche domani in occasione della Giornata Mondiale del Turismo.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 settembre 2004

 

 

CRISTIANI E MUSULMANI UNITI NELL’AMICIZIA CONTRO CHI TENTA

DI FOMENTARE L’ODIO INTERRELIGIOSO: E’ L’APPELLO ACCORATO

DELL’ARCIVESCOVO DI ALGERI, HENRI TEISSIER

 

Cristiani e musulmani siano uniti per costruire una civiltà del dialogo e dell’amicizia contro qualsiasi tentativo di chi vuole fomentare lo scontro interreligioso. E’ l’appello accorato lanciato dall’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Tessier, che ha partecipato alla prima assemblea interdiocesana della Chiesa algerina che si è conclusa ieri. L’Algeria ha conosciuto anni difficilissimi per quanto riguarda il terrorismo di matrice islamica: ma è proprio da questo Paese che arrivano notizie di importanti cambiamenti. Ascoltiamo mons. Teissier al microfono di Romilda Ferrauto:

 

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R. – LE TERRORISME, NOUS L’AVONS SUPPORTE DES 1992 ...

Abbiamo subito il terrorismo dal 1992 al 2000. Gran parte della comunità internazionale non è sembrata particolarmente preoccupata per le nostre sofferenze. E quando parlo di sofferenza non mi riferisco solo a quella patita dalla nostra piccola Chiesa, ma a quella che ha afflitto tutto il popolo algerino. Le vittime del terrorismo sono state soprattutto tra gli stessi musulmani: in Algeria, più di 150 imam sono stati uccisi, e così pure centinaia di giornalisti, artisti, scrittori. La società ha resistito e sconfitto questa lettura estrema. Ora cerca con difficoltà, ma sa che non ci sono altre strade, di ristabilire la concordia civile tra tutte le correnti di pensiero. Crediamo che piuttosto che considerare ineluttabile lo scontro tra cristiani e musulmani, come affermano alcuni, sia molto più importante moltiplicare i luoghi di incontro. Allora vorrei dire a tutta quella parte di mondo che soffre per questa ondata di terrorismo, che non c’è altra risposta che la moltiplicazione delle amicizie che oltrepassino le frontiere e che salvino l’avvenire.

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LA VITA OLTRE LA MORTE, NON SOLO UN ATTO DI FEDE MA ANCHE DI FIDUCIA

NELLA RAZIONALITA’, CHE RESTITUISCA ALL’UOMO LA SPERANZA

NEL SENSO ULTIMO DELL’ESISTENZA

- Intervista con don Luigi Negri -

 

Riproporre agli uomini di oggi il senso cristiano della morte per cercare di ridare significato alla vita.  E’ la riflessione che in questi giorni ha fatto il cardinale vicario Camillo Ruini durante i lavori della Conferenza episcopale italiana, facendo riferimento agli eventi drammatici che il mondo sta vivendo. Il porporato ha parlato di un uomo senza difese di fronte alla morte, un uomo, soprattutto occidentale, al quale non basta la razionalità per spiegare il significato estremo dell’esi-stenza: alla base – ha detto il cardinale Ruini - c'’è la “perdita di fiducia nella salvezza che viene da Dio”. Un intervento che, dalla dimensione tragica e ormai globalizzata del terrorismo, è arrivato ad auspicare un rilancio del dialogo con l’islam moderato. Su questi spunti, Alessandro De Carolis ha raccolto il commento di don Luigi Negri, docente di introduzione alla Teologia e Storia della filosofia all’Università Cattolica di Milano:

 

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R. – Penso che l’aspetto fondamentale dell’intervento del cardinal Ruini sia nell’aver messo in evidenza il fallimento delle ideologie, perché le ideologie – dopo aver promesso all’uomo la piena realizzazione della propria umanità sulla terra attraverso il potere sulla natura e sulla società, non solo ha fallito ma sostanzialmente la presenza della morte, direi questa sua imponenza in diretta attraverso i mass media, ci fa capire che siamo lontani da una soluzione adeguata. Di fronte a questa impossibilità, l’unica cosa che rimane è quella della tacitazione. Infatti, l’ideologia che vive nella nostra società emargina il problema, non lo considera: lo sottace.

 

D. – A proposito della morte spettacolarizzata, il presidente della CEI ha invitato nuovamente a lavorare per il dialogo con l’islam che rifiuta il terrorismo e gli scontri di civiltà. Certo, però, che la morte esibita dai media in questi tempi non favorisce un clima di distensione ...

 

R. – Certamente non favorisce un clima di distensione e io penso che il filo conduttore di questo dialogo, almeno dal punto di vista dei cristiani, dovrebbe insistere sul fatto che la morte, al servizio della quale il terrorismo si pone, direi non soltanto è la morte fisica del nemico, ma è la morte come tristezza dell’esperienza della vita, nel senso di una vita priva di senso, di bellezza, di giustizia, di dignità ... La testimonianza dei cristiani, cioè della resurrezione di Cristo, è la testimonianza di una vita che lentamente ma inesorabilmente partecipa della resurrezione, e quindi può prepararsi a quello che pur rimane uno stacco tremendo, ma è uno stacco per il passaggio alla vita vera. Ecco, il dialogo non può avvenire sul piano della ideologia astratta: il dialogo deve avvenire sul piano dell’esperienza concreta della vita.

 

D. – Di fronte alla morte, il male dell’uomo di oggi, dell’uomo che ha ucciso la metafisica, è quello di aver perso la speranza in Dio e nella sua promessa di redenzione. C’è una via d’uscita dal labirinto di questa mentalità?

 

R. – Questo è un altro aspetto molto interessante dell’intervento del cardinal Ruini, perché sostanzialmente, il primo avvio ad una riconsiderazione globale del problema della inevitabilità della morte non avviene sul piano della fede, ma avviene sul piano di quello che lui ripropone come riscoperta o riacquisizione della metafisica, direi almeno di una concezione globalmente religiosa dell’esistenza. Allora, la fede ha come interlocutore privilegiato non le formulazioni ideologiche, ma l’uomo che tenta di ricomprendere il senso profondo della sua vita e che quindi affronta l’esistenza con una fiducia nella ragione.

 

D. – Come è possibile affrontare un tema così delicato oggi, soprattutto con i giovani?

 

R. – Io ai giovani annuncio che la vita è positiva, non soltanto perché sarà una vita eterna, ma perché si cammina concretamente e liberamente verso la vita eterna. Non si può considerare il problema della morte come totalizzante il problema religioso, come forse è stato nel passato, ma non si può fare, come si rischia di fare oggi, una proposta cristiana che non si misuri anche con la morte.

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OGGI L’ INAUGURAZIONE DEL PRIMO LUOGO DI CULTO PER GLI ZINGARI IN ITALIA.

SORGE A ROMA PRESSO IL SANTUARIO DEL DIVINO AMORE ED E’ DEDICATO

AL PRIMO MARTIRE GITANO, ZEFFIRINO, BEATIFICATO DAL PAPA NEL 1997

- Intervista con mons. Pietro Gabella -

 

 

Sarà inaugurato nel pomeriggio a Roma il primo luogo di culto per gli zingari in Italia. Lo spazio sacro, a cielo aperto, è dedicato al primo beato gitano, Zeffirino Gimenez  Malla,  e sorge nell’area del Santuario della Madonna del Divino Amore. La messa di dedicazione sarà presieduta dal vicegerente di Roma, l’arcivescovo Luigi Moretti, alla presenza di numerosi fedeli cattolici e ortodossi Rom e Sinti: ci sarà anche una rappresentanza musulmana. Nell’occasione viene scoperta una statua bronzea raffigurante Zeffirino: ucciso nel 1936 durante la guerra civile spagnola per la sua devozione alla preghiera del Rosario, Zeffirino è stato proclamato beato da Giovanni Paolo II il 4 maggio del 1997. All’esterno dello spazio sacro è stata posta anche una stele in memoria degli zingari vittime delle stragi naziste. Si calcola che siano stati circa 500 mila i gitani morti nei lager.

 

Ma sul significato di questo evento ascoltiamo mons. Pietro Gabella, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la pastorale dei Rom e dei Sinti, al microfono di Francesco Rossi:

 

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R. – Si è pensato di creare uno spazio che ricordi sia il martire Zeffirino, proclamato beato dal Papa, primo beato fra gli zingari, e sia per ricordare – ci sarà una stele – gli zingari morti nei campi di concentramento. Poi, dipenderà proprio dai Sinti e dai Rom, a mano a mano che lo conosceranno, dare senso a questo spazio.

 

D. – E’ stata presentata come una cappella a cielo aperto: com’è strutturata?

 

R. – All’inizio della pineta è stato ricavato uno spazio nel quale c’è una rotonda nel centro della quale viene posto un altare dietro ad un monumento che ricorda il martirio di Zeffirino, e su un lato è stata posta una stele che vuole ricordare i morti martiri nei campi di concentramento.

 

D. – Ci sono altri casi analoghi?

 

R. – Ho visto delle chiese nei Paesi dell’Est costruite nei villaggi zingari, ma non ci sono altri spazi, specie da noi in Italia e nell’Europa dell’Ovest.

 

D. – Oggi qual è il rapporto tra la Chiesa e i nomadi?

 

R. – Ne abbiamo parlato alla Commissione delle migrazioni: sentiamo un forte silenzio. La Chiesa arriva a benedire, ma manca di iniziativa in questo, e quindi a noi manca l’ossigeno. Questo Papa ha beatificato uno zingaro, che vuol dire che la santità è nel cuore anche degli zingari. Però, questi bellissimi gesti non sono raccolti nella pastorale quotidiana.

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LA SVIZZERA AL BIVIO FRA L’INTEGRAZIONE E LO SCONTRO:

OGGI IL REFERENDUM SULLA NATURALIZZAZIONE DEGLI IMMIGRATI

- Con noi, Moreno Bernasconi -

 

 

Urne aperte oggi, in Svizzera, dove 4 milioni e mezzo di elettori sono chiamati a pronunciarsi sul referendum contro la naturalizzazione degli immigrati: un voto dall’esito incerto, voluto dalla destra nazionalista per annullare la nuova legge sull’integrazione dei figli degli stranieri nati e cresciuti nella Confederazione. Aspri i toni della campagna elettorale, in cui l’Unione democratica di centro – unico partito contrario alla riforma approvata dal Parlamento – ha ripetutamente lanciato l’allarme sul rischio di una presunta islamizzazione della società elvetica. Andrea Sarubbi ha intervistato Moreno Bernasconi, caporedattore del quotidiano ticinese “Il giornale del Popolo”:

 

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R. – Questo è l’ennesimo referendum contrario alla facilitazione delle naturalizzazioni. I precedenti sono stati tutti respinti dal popolo svizzero, che dunque ha manifestato nell’arco di 30 anni una visione di accoglienza chiara, a dispetto dei movimenti xenofobi che esistono in tutto il mondo. Adesso il popolo deciderà se vuole continuare con questa politica attiva di accoglienza degli immigrati oppure no. Ma va comunque ribadito il fatto che la percentuale di stranieri residente in Svizzera è altissima, rispetto a tutti gli altri Paesi del mondo.

 

D. – Però una vittoria dei ‘sì’ nel referendum sarebbe comunque una sconfitta, dal punto di vista sociale…

 

R. – Non solo dal punto di vista sociale, ma anche dal punto di vista economico: anche per il finanziamento delle proprie assicurazioni sociali, la Svizzera ha bisogno di garantire una presenza importante di stranieri all’interno del proprio tessuto.

 

D. – Il 20 per cento dei cittadini elvetici è costituito da immigrati. In un Paese multiculturale come il vostro, che idea esiste della cittadinanza?

 

R. – La cittadinanza in Svizzera non è nazionale: è cittadinanza anzitutto regionale, cantonale e municipale. Gli svizzeri sono anzitutto abitanti del comune in cui pagano le tasse, e grazie a queste tasse realizzano tutte quelle iniziative per il benessere della comunità locale nella quale si identificano, che parla la sua lingua e così via… Poi si riconoscono in una identità cantonale, perché i cantoni sono Stati sovrani a tutti gli effetti, con governi e parlamenti propri. E poi c’è l’appartenenza nazionale, che non è comunque un’appartenenza etnica, visto che non esiste una sola lingua, una sola cultura e una sola religione. L’idea nazionale svizzera è una concezione dello stare assieme che tende per natura e per definizione ad integrare la multiculturalità.

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SI AFFRONTA LA FEDE, E NON SOLO, NEL PRIMO FILM DI SUSANNA TAMARO,

“NEL MIO AMORE”. LA REGISTA, CHE SENTE L’AMORE DI DIO COME LA RAGIONE PRIMA DELL’ESISTENZA UMANA, SPIEGA LE RAGIONI DI QUESTA NUOVA SFIDA ARTISTICA

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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Come ci si attendeva, il primo film di Susanna Tamaro ha diviso la critica. Ma, dopo questo fine settimana nelle sale, è il riscontro del pubblico che incuriosisce, messo dinanzi ad un’opera che coraggiosamente affronta il tema della fede cristiana, del perdono e della speranza. Ai nostri microfoni la regista svela il perché ultimo di questo nuova sfida.

 

R. – Sicuramente questo film è stata una grande sfida, perché volevo riportare nella vita delle persone la capacità di farsi delle domande, domande ultime, domande serie, domande sul destino, sulla vita, sul bene e sul male. Ed è stata una grande sfida farlo con un mezzo ormai così deprezzato come il cinema.

 

D. – La sceneggiatura vuole parlare del mistero di Dio e dell’amore di Cristo in modo non convenzionale con la possibilità, da parte dello spettatore, di identificarsi nelle difficili vite dei protagonisti …

 

R. – Il mio primo pensiero è stato quello di evitare tutti i luoghi comuni e tutte le cose che potevano far dire a chi non ha la fede, o a chi non si è mai interrogato, “questa cosa non mi interessa” o “questa cosa è banale”, “questa cosa non mi tocca”. Penso che tutti dobbiamo porci queste domande e tutti dobbiamo fare un cammino in questo senso. Vista che il mondo ci allontana molto da quelle problematiche, la sfida è stata proprio quella di far interessare le persone più lontane, forse, o più ostili, a questo tipo di riflessione. Devo dire che ho fatto tutto con molta delicatezza. Ad esempio c’è un’immagine di Cristo - non dico in ogni scena, ma quasi – ma è nascosta. C’è una presenza costante del mistero, di quello che si può dire, cambiare nella vita, ma non è mai una cosa declamata in maniera dogmatica o dottrinale. C’è sempre un senso della bellezza che ci avvolge e non sappiamo vedere e che forse ci parla anche di qualcosa di molto più grande.

 

D. – C’è un momento drammatico e risolutore nel film, quando Fausto, il padre violento e ipocrita, affronta fisicamente il figlio Michele deridendolo per le sue coraggiose scelte di fede. Ed il ragazzo porge l’altra guancia…

 

R. – Penso che la tematica del “perdono” e del “porgi l’altra guancia” sia ora più che mai fondamentale. Solo attraverso il perdono, solo attraverso l’effetto del dialogo, anche se questo poi finisce in tragedia, si può offrire un mondo in cui vi sia una dimensione umana, una dimensione di realizzazione spirituale…

 

D. – Uno sguardo anche alle tragedie contemporanee. Non è un caso che il racconto evangelico del film sia introdotto da un salmo ebraico e concluso da una poesia islamica…

 

R. – Esattamente. Penso che i tre monoteismi debbano dare luogo alla speranza. Che sia una vita di dialogo e non una vita, come sta succedendo, purtroppo, di distruzione. I tre monoteismi hanno una radice molto forte comune e questa radice va ritrovata. Le diversità non vanno messe l’una contro l’altra. Il primo Salmo è quello delle due vie, quello che in apertura ci dice che qui si tratta di decidere, in qualche modo, si tratta di due strade da scegliere. E poi si ricollega al pezzo che dà il titolo al film, preso dal Vangelo: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti vivrete nella gioia”. Il film è anche sull’amore e sulla legge e l’osservanza del comandamento, che è una cosa assolutamente fondamentale.

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CHIESA E SOCIETA’

26 settembre 2004

 

 

CONFERITO A GIOVANNI PAOLO II

IL “PREMIO INTERNAZIONALE DELLA SOLIDARIETA’ ALPINA 2004”.

A RITIRARE IERI IN TRENTINO IL SIGNIFICATIVO RICONOSCIMENTO

A NOME DEL SANTO PADRE, IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE,

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

 

PINZOLO. = E’ stato il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per  l’Evangelizzazione dei Popoli, a ritirare ieri a Pinzolo, in Trentino, la targa d'argento e la medaglia d'oro del 33.mo Premio Internazionale di Solidarietà Alpina, assegnato quest’anno a Giovanni Paolo II. L’evento cade nel ventesimo anniversario della visita sciistica che il Papa fece nel luglio del 1984 sul ghiacciaio dell’Adamello, sovrastante l’abitato di Pinzolo, in compagnia dell’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Il premio è assegnato annualmente a un operatore particolarmente impegnato nel soccorso, nell’aiuto e nella solidarietà in montagna. Ed è noto, come la montagna abbia “un significato del tutto particolare nella vita e nella spiritualità di Giovanni Paolo II”, ha sottolineato il cardinale Sepe, ricordando le parole pronunciate dal Santo Padre in occasione della sua seconda presenza a passo delle Lobbie, nel 1988: “Qui tra gli spazi sconfinati e nel silenzio solenne delle cime, si avverte il senso dell’infinito! In questo scenario maestoso e possente, l’uomo si sente piccolo e fragile, e più facilmente percepisce la magnificenza e l’onnipotenza di Dio, creatore dell’universo e redentore del genere umano”. Due anni fa il premio fu assegnato al Dalai Lama, Tenzin Gyatso, premio Nobel per la pace nel 1989, che lo ritirò di persona “a nome del suo popolo”. Ogni anno viene consegnata anche una medaglia d’oro ai famigliari di chi ha perso la vita nell’effettuare un soccorso in montagna: ieri il riconoscimento è stato consegnato ai congiunti di Giovanni Ugliengo, medico cuneese caduto durante le ricerche di un alpinista francese nel Massiccio del Monte Gelas il 16 settembre 2003. A lui la Francia ha tributato la Legion d’Onore.  (R.M.)

 

 

PROMUOVERE UNA “CULTURA DI PACE” NELLA FAMIGLIA, NELLA SCUOLA, NELLA SOCIETÀ E NELL’INTERA NAZIONE. QUESTO L’APPELLO DEI VESCOVI AUTRALIANI,

IN UN MESSAGGIO CHE VIENE DISTRIBUITO OGGI NELLE CHIESE

 

GIAKARTA. = Si intitola “La Pace sia con te: coltivare una cultura di pace” il messaggio della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale australiana, diffuso a pochi giorni dall’attentato terroristico che ha colpito l’ambasciata australiana a Giakarta e in vista delle elezioni politiche che si terranno il prossimo ottobre. Il testo viene distribuito oggi nelle chiese, in occasione della “Giornata della giustizia sociale” indetta dai vescovi australiani. Il documento si interroga su cosa possono fare gli australiani per promuovere nella propria nazione e nel mondo un’autentica cultura di pace. La famiglia, risponde l’episcopato australiano, è l’agente primario della pace futura ed è il luogo in cui poter educare e allenare le persone alla pratica della non violenza. “E' nel complesso di gioie, difficoltà, momenti meravigliosi, che comincia la pace”, si legge nella nota. La famiglia gioca perciò un ruolo cruciale e diventa il nucleo fondamentale da cui far scaturire la pace. La società australiana, osservano ancora i vescovi, si proclama “tollerante e multiculturale”, nonostante il recente emergere di movimenti xenofobi. Ma perché questa definizione corrisponda a verità, è necessario un autentico processo di riconciliazione con gli aborigeni, gli abitanti originari del continente. Il messaggio invita, quindi, a promuovere iniziative che stabiliscano ponti fra la cultura dominante e quella delle minoranze indigene, in particolare attraverso progetti per lo sviluppo economico e sociale di tali popolazioni, spesso abbandonate nella povertà e nell’analfabetismo. E' importante inoltre, raccomanda la Chiesa australiana, che si ristabilisca un senso della giustizia e dell’equità nelle dispute sulla terra e sui risarcimenti dovuti. Nel Paese, afferma infine il testo, “non ci potrà essere pace senza una vera riconciliazione fra le comunità religiose”, per questo la Chiesa deve impegnarsi sempre più nel dialogo e nella preghiera, sull’esempio di quanto ha fatto il Papa nel 1986 e nel 2002 ad Assisi. (I.I)

 

 

SI APRE DOMANI IN ABRUZZO IL CONVEGNO MISSIONARIO NAZIONALE.

ORGANIZZATO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, L’INCONTRO PUNTA

A CORRESPONSABILIZZARE PARROCCHIE, ASSOCIAZIONI E MOVIMENTI

ALL’IMPEGNO DELLA CHIESA NELLA MISSIONE “AD GENTES”

 

MONTESILVANO. = “Comunione e corresponsabilità per la missione”: è il tema del prossimo convegno missionario nazionale. E’ il terzo appuntamento che la Chiesa italiana dedica alla missione dal Concilio Vaticano II ad oggi: si tratta, dunque, di un evento straordinario, spiega il direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Andreozzi. Tre gli obiettivi che si propone questo incontro: aiutare la comunità cristiana, e in particolare la parrocchia, ad aprirsi all’universalità; vincere il pregiudizio che la missione sia solo un problema per addetti ai lavori e proporre nuove forme di evangelizzazione perché tutta la comunità possa sentirsi missionaria. Da questo convegno, spiega mons. Andreozzi, ci aspettiamo un rilancio dell’azione missionaria della Chiesa locale, sulla scorta degli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per questo decennio e della recente nota pastorale della Cei sul “Volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”. L’Italia è al secondo posto, dopo la Spagna, per invio di missionari “ad gentes”. I missionari italiani sono, infatti, più di 14 mila, dei quali 600 sacerdoti “fidei donum”, 2.500 sacerdoti missionari, 7 mila tra religiosi e religiose, mille laici tra cui numerose famiglie e oltre duemila inviati dai movimenti ecclesiali. Almeno tre quarti delle diocesi italiane, sottolinea mons. Andreozzi, hanno rapporti continui con i Paesi di missione e il 50% delle diocesi ha gemellaggi diretti con altre diocesi. Tuttavia, afferma il sacerdote, “al di là delle cifre ci rendiamo conto che c’è ancora molto cammino da fare perché la missione sia meno proclamata e più praticata”. In particolare, afferma mons. Andreozzi, occorre “superare in maniera più decisa la mentalità di delega che permane ancora in molti riguardo all’assunzione di responsabilità missionarie. Certo non tutti potranno andare in missione, ma anche all’ombra del proprio campanile ognuno deve avere a cuore l’universalità della Chiesa”. (I.I.)

 

 

SEMPRE PIU’ PREOCCUPANTE IL TASSO DI MORTALITÀ INFANTILE IN AFRICA.

LA CAUSA PRINCIPALE, SECONDO UNO STUDIO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE

DELLA SANITA’, E’ INDIVIDUABILE NELLA MALNUTRIZIONE

 

PORTO-NOVO. = Il 50% dei casi di mortalità infantile registrati in Africa nei bambini di età compresa tra i 0 e 5 anni è causata dalla malnutrizione. Lo riferisce l’ufficio continentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a margine di una riunione d’esperti organizzata in Benin. “In Africa il 30% dei bimbi sotto i 5 anni vive con una razione alimentare insufficiente – ha spiegato il responsabile dell’OMS, Ismael Thiam – percentuale che tradotta in cifre vuol dire 30 milioni di piccoli africani malnutriti”. Lo studio dell’OMS sottolinea, inoltre, come la mancanza di un’adeguata alimentazione renda i bambini sotto i cinque anni particolarmente vulnerabili a malattie come il “paludismo, la diarrea e le infezioni respiratorie”. Il ministro della Sanità pubblica del Benin, quindi,ha illustrato i risultati di uno studio condotto dal governo: “Le inchieste realizzate dal ministero mostrano che da oggi al 2013 saranno oltre 120.000 i bambini sotto i cinque anni che moriranno a causa della malnutrizione". In totale ben un quarto della popolazione africana, vale a dire circa 200 milioni di persone, soffre di denutrizione, secondo un recente rapporto dell’Istituto di ricerca internazionale per la politica nutrizionale (Ifpri). (B.C.)

 

 

CON UNA SOLENNE CERIMONIA NELLA CATTEDRALE DI CHIETI, ALLA PRESENZA

DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI, MONS. BRUNO FORTE SI È INSEDIATO IERI

COME VESCOVO DELLA DIOCESI DI CHIETI-VASTO. ERA STATO ORDINATO VESCOVO

 DAL CARDINALE JOSEPH RATZINGER L’8 SETTEMBRE A NAPOLI

- A cura di Alessandro Scafi -

 

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CHIETI. = Dopo aver ricevuto il saluto del sindaco di Chieti, Cucullo, che non ha offerto le chiavi della città – ha detto – perché le porte cittadine erano già spalancate, il nuovo arcivescovo, accompagnato in processione dal suo clero e dalle autorità civili e militari, ha salito i gradini dell’antica Cattedrale di San Giustino per la solenne concelebrazione, tra i canti e l’entusiasmo di una folla festante. È in presbiterio che mons. Bruno Forte ha ricevuto il pastorale dal suo predecessore, mons. Menichelli, divenendo il nuovo pastore della Chiesa di Chieti – Vasto. Il teologo ha tenuto un’omelia che ha saputo parlare direttamente ai cuori dei presenti e si è subito stabilito un intenso rapporto di affetto tra il popolo e il suo nuovo pastore. “Sogno te, Chiesa di Chieti-Vasto, mia sposa, innamorata del Suo Signore!”. Il nuovo arcivescovo si rivolgeva ai suoi nuovi fedeli pensando al Cantico dei Cantici. “Sogno te, mia Chiesa come una comunità credibile libera nella verità della giustizia!”. “Ti sogno come Chiesa della solidarietà e della sofferenza condivisa!” Commentando la parabola del ricco Epulone, l’arcivescovo Forte ha esortato i teatini a farsi mendicanti del cielo. Ha individuato così le tre priorità della sua azione pastorale: nella testimonianza, perché l’autentica alternativa alle ideologie è la possibilità di sperimentare un rapporto personale con la Verità; nella comunione, perché l’appello alla solidarietà è urgente in un’Europa che tende alla disgregazione, ha difficoltà nell’accoglienza, ha bisogno di pace e riconciliazione, contro guerra e terrorismo, e la cui struttura familiare è minacciata dal relativismo etico; nel servizio, perché i cristiani sono chiamati a promuovere la vita e la sua qualità, di fronte alle sfide della giustizia sociale, e all’urgenza della questione ecologica. Lumen vitae: Christus! Il nuovo arcivescovo ha esortato i teatini a far risplendere nel loro cuore la bellezza di Dio, perché è Cristo la luce della vita. Citando un proverbio napoletano, l’arcivescovo ha ricordato che si può vivere non sapendo perché, ma non si può vivere non sapendo per chi.

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17 MILIONI DI MORTI OGNI ANNO NEL MONDO A CAUSA DI CARDIOPATIE E INCIDENTI VASCOLARI CEREBRALI, MA NEL 2030 LA CIFRA SALIRA’ A 24 MILIONI. QUESTI, I DATI DIFFUSI DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ IN OCCASIONE DELLA LA GIORNATA MONDIALE PER IL CUORE, CELEBRATA OGGI IN OLTRE 100 PAESI

 

GINEVRA. = Le cardiopatie e gli incidenti vascolari cerebrali sono all'origine di 17 milioni di morti ogni anno, ossia un terzo dei decessi registrati nel mondo, e nel 2030 la cifra salirà a 24 milioni. Lo afferma l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha fissato per oggi, 26 settembre, la  Giornata mondiale per il cuore, celebrata in contemporanea in oltre 100 Paesi del mondo. Quest’anno l’iniziativa è dedicata ai giovani. In Italia i bambini affetti da cardiopatie congenite sono circa 4 mila, il 40% dei quali necessita di trattamento già nel primo anno di vita. Allarmante è anche la situazione per gli adolescenti, soggetti a forme di rischio cardiovascolare a causa delle abitudini di vita malsane, come fumo, alimentazione sbagliata - troppi grassi saturi, poca frutta e verdura - e sedentarietà. Da una ricerca pubblicata sul giornale scientifico Lancet e resa nota nei giorni scorsi dal farmacologo milanese Rodolfo Paoletti, è emerso che con l’aumentare del tempo trascorso davanti alla televisione tra i 5 e i 15 anni, aumenta l’incidenza dei fattori di rischio cardiovascolari misurati all’età di 26 anni: chi guarda più televisione ha più tendenza al fumo di sigaretta, a essere in sovrappeso e ad avere cattiva forma fisica. E’ fondamentale, quindi, secondo uno dei più famosi cardiologi italiani, Attilio Maseri, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia, promuovere campagne educazionali che valorizzino una vita sana fin da bambini, “per avere un cuore sano da adulti”. (R.M.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 settembre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Continua con una stridente alternanza di angoscia e speranza l’attesa per la sorte di Simona Pari e di Simona Torretta.  Dopo la recente pubblicazione di due messaggi su internet, che ne rivendicavano l’uccisione, il quotidiano del Kuwait ‘Al Rai al Aam’, ha scritto ieri che le due volontarie italiane rapite nel Paese arabo sono vive ed in buone condizioni di salute. E sulla loro drammatica vicenda emergono nuovi particolari. Il nostro servizio:

 

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I rapitori delle due operatrici umanitarie non accetteranno alcuna mediazione se l’Italia non si ritirerà dall’Iraq. Le due ragazze stanno bene fisicamente ma sono provate psicologicamente. I due collaboratori iracheni dell’associazione ‘Un ponte per’ sequestrati con Simona Pari e Simona Torretta svolgono l’importante ruolo di traduttori e consentono un contatto diretto con i due ostaggi. Sono questi gli elementi più rilevanti dell’articolo pubblicato oggi in prima pagina dal quotidiano kuwaitiano, che sostiene di essere in contatto con fonti fidate e ben informate. Sempre sul fronte ostaggi, il governo del Cairo ha chiesto aiuto ai religiosi sunniti per tentare di salvare la vita di sei egiziani recentemente rapiti dalla guerriglia. La società Orascom, per la quale lavoravano, si è offerta inoltre di pagare un riscatto per ottenerne il rilascio. Sul terreno, almeno quindici persone hanno perso la vita in tre distinti raid compiuti, nelle ultime ore, dalle forze americane su Falluja per colpire i fedelissimi di Abu Mussab al Zarqawi, il giordano ritenuto il braccio operativo di al Qaeda in Iraq. L’ultimo attacco è stato condotto nel cuore della notte e tra le vittime di questi raid ci sono anche donne e bambini. Altre dieci persone sono rimaste uccise ieri in un attacco a Latifiya, a sud di Baghdad, contro un convoglio di autocisterne che trasportavano petrolio. Fonti militari statunitensi hanno dichiarato, infine, che giovedì scorso le forze della coalizione hanno arrestato, nella regione di Baquba, un generale della guardia nazionale irachena, accusato di aver intrecciato legami con i ribelli.

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Un cittadino francese, Laurent Barbot, è stato assassinato nella città di Gedda, in Arabia Saudita. Il gruppo “Ansar al Zawahri” ha rivendicato l’uccisione dell’uomo con un comunicato diffuso su un sito internet islamico. L’uomo – si legge nel messaggio – è stato ucciso per vendicare l’omicidio di un responsabile di Al Qaeda in Iraq.

In Siria, un alto esponente del gruppo estremista palestinese Hamas è morto oggi a Damasco per l’esplosione di un’autobomba. Lo ha riferito la rete televisiva Al Jazeera, precisando che la vittima è Al Sheikh Khalil. La notizia è stata confermata da Hamas che ha promesso di compiere attentati in Israele per vendicare l’assassinio del suo dirigente. Khalil era stato espulso dallo Stato ebraico 12 anni fa e secondo un rapporto diramato dal dipartimento di Stato americano nel 1997, dirigeva la base di Hamas di Damasco, città da dove avrebbe ordinato diversi attentati contro obiettivi israeliani.

Il Parlamento turco si riunisce oggi in seduta straordinaria per votare un pacchetto di riforme e aumentare così le possibilità di ingresso nell’Unione Europea. La convocazione domenicale del parlamento da parte del governo è stata decisa dopo i nuovi moniti lanciati, in settimana, alla Turchia da parte del Commissario UE all’allargamento, Guenther Verheugen. L’Unione Europea ha avvertito, infatti, che non aprirà i negoziati di adesione se il governo Ankara non approverà la riforma del codice penale, vecchio di 78 anni. Ma il tempo a disposizione della Turchia sta per scadere: il prossimo 6 ottobre, infatti, verrà consegnato il rapporto della Commissione europea che dovrà raccomandare o sconsigliare agli Stati membri l’apertura dei negoziati per l’adesione di Ankara all’UE.

In Afghanistan, forze di sicurezza di Kabul hanno ucciso un comandante della guerriglia talebana, Maulvi Abdul Ghaffar, durante un raid compiuto in un villaggio della provincia meridionale di Uruzgan. Lo ha riferito il governatore della regione, precisando che nell’operazione sono rimasti uccisi anche altri due guerriglieri. Ghaffar è stato arrestato dalle forze americane due mesi dopo la caduta del regime talebano, alla fine del 2001. Detenuto per otto mesi sull’isola di Cuba a Guantanamo, dove sono reclusi i sospetti terroristi di al Qaeda e i guerriglieri talebani, era successivamente rientrato in Afghanistan.

Importante operazione antiterrorismo in Gran Bretagna: quattro uomini sono stati arrestati a Londra grazie ad informazioni fornite da un giornalista infiltratosi in un gruppo di estremisti. I quattro presunti terroristi, secondo i dati raccolti dal reporter, stavano tentando di procurarsi materiale per la fabbricazione di una ‘bomba sporca’. Gli arrestati sono sospettati inoltre di avere legami con la rete di ‘Al Qaeda’. Lo ha riferito la polizia della capitale britannica, precisando che l’operazione è avvenuta venerdì scorso in un quartiere Nord di Londra.

In occasione dell’apertura questa mattina, a Brighton, del Congresso nazionale dei laburisti, il primo ministro britannico Tony Blair ha ammesso che le informazioni di intelligence sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq erano sbagliate. Blair, che non è mai stato così esplicito su questo delicato tema, ha poi ribadito la necessità dell’intervento militare nel Paese e l’impegno del governo per ottenere il rilascio dell’ostaggio inglese, Kenneth Bigley. Durante i lavori del Congresso laburista, il premier dovrà fissare il programma per le elezioni politiche del 2005.

 

Il Nord Reno Westfalia, il più popoloso Land della Germania, è chiamato oggi al voto per il rinnovo delle amministrazioni comunali. L’odierna consultazione costituisce un test importante in vista delle politiche in programma nell’autunno 2006. A differenza delle regioni orientali della Sassonia e del Brandeburgo, dove il voto regionale di domenica scorsa ha visto l’avanzata della destra radicale e dei post-comunisti, non si prevede nella Germania nord occidentale un successo delle frange estreme. I sondaggi per le elezioni di oggi nel Nord Reno Westfalia danno in calo l’Unione cristiano-democratica (Cdu) ed il Partito social-democratico (Spd) del cancelliere tedesco Gerhard Schröder. Si prevede, invece, un aumento dei consensi per i Verdi.

 

Elezioni anche in Francia per il rinnovo parziale del Senato. E’ una consultazione a suffragio indiretto alla quale sono chiamati 57 mila “grandi elettori”: si tratta di consiglieri regionali, delegati dei Consigli municipali e dipartimentali. Sono in palio 128 seggi su un totale di 321. Si prevede una lieve flessione dell’Unione per un movimento popolare (Ump), il partito di centrodestra del presidente Jacques Chirac, che al Senato e in Parlamento dispone di una maggioranza assoluta. Sull’importanza di questo voto ascoltiamo Pierantonio Laqua, responsabile della sede Ansa di Parigi, al microfono di Giada Aquilino:

 

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R. – Il Senato ha potere di iniziativa legislativa in tutti i campi, eccezion fatta per le finanze. L’Assemblea Nazionale - eletta a suffragio universale - ha diritto, inoltre, all’ultima parola sull’iter formativo delle leggi. Questo appuntamento è importante anche perché il primo ministro, Jean-Pierre Raffarin, che secondo molti potrebbe dimettersi dalla carica di premier, si presenta per essere eletto senatore: si può dunque ipotizzare che Raffarin, nel giro di qualche mese, possa diventare presidente di questo Senato parzialmente rinnovato.

 

D. – Il rinnovo del Senato è rappresentativo in qualche modo della realtà interna francese?

 

R. – Il Senato, proprio così come è concepito - cioè a suffragio indiretto, con i piccoli centri e la realtà rurale francese molto rappresentata - ha una sua rilevanza perché assume il ruolo di “guardiano” della Francia rurale, una Francia in cui il presidente Jacques Chirac si identifica molto. Sappiamo, per esempio, che a livello europeo c’è il problema del protezionismo agricolo, della politica agricola comune: il Senato è, di fatto, il baluardo degli interessi rurali della Francia, che molto peso hanno anche in Europa.

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Una gigantesca massa d’acqua e venti della velocità di 192 chilometri all’ora hanno colpito la notte scorsa la costa atlantica della Florida, dove è scattata l’emergenza per la quarta volta in sei settimane: dopo Charley, Frances e Ivan è adesso la volta di Jeanne, l’uragano che ha già provocato quasi 1300 morti e più di 1100 dispersi a Haiti. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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L’occhio di Jeanne si è abbattuto vicinissimo al punto dove Frances aveva colpito lo scorso 5 settembre, nei pressi della punta meridionale dell’isola di Hutchinson, a est di Stuart, città sulla costa orientale della Florida. Lo ha dichiarato il Centro Nazionale Uragani degli Stati Uniti. Non è ancora possibile fare una stima dei danni, ma nella zona sono crollati molti tetti e circa 800 mila abitanti sono rimasti senza elettricità. L’area minacciata si estende da Miami fino a Daytona Beach e comprende alcune delle più famose spiagge del mondo. Nei giorni scorsi più di tre milioni di persone erano state  sollecitate a evacuare le loro case. Anche i turisti sono in fuga. Il governatore della Florida, Jeb Bush, ha invitato gli abitanti a non scoraggiarsi e a non sottovalutare la gravità della situazione: “Siamo tutti stanchi e frustrati - ha dichiarato - ma dobbiamo reagire”. Era dal 1886 che uno Stato americano non veniva colpito da quattro uragani nella stessa stagione. Le prime tre perturbazioni hanno provocato la morte di oltre 70 persone e danni per numerosi miliardi di dollari. Dopo la Florida, l’uragano potrebbe minacciare la Georgia e le due Caroline.

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Si continua a respirare un “clima di terrore” nel Darfur, regione del Sudan devastata da un conflitto che ha determinato la morte di 50.000 persone e ha creato oltre un milione di sfollati. E’ quanto dichiara l’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Louise Harbour, che ha intenzione di richiedere un rafforzamento della presenza internazionale sul territorio e un numero maggiore di osservatori dell’Unione Africana.

 

Cresce la tensione in Nigeria: gruppi di ribelli, che combattono le forze governative nella zona di Port Harcourt, hanno minacciato di sferrare attacchi in tutta la regione e hanno indicato l’azienda petrolifera ‘Agip’ come possibile obiettivo. I miliziani accusano la società di prestare i suoi elicotteri ai militari per spiare le loro postazioni.

 

Il ministro dell’Interno italiano, Giuseppe Pisanu, è arrivato questa mattina a Tripoli. La visita di Pisanu in Libia prevede diversi colloqui con le autorità locali ed il colonnello Gheddafi. Durante questi incontri saranno fissati i dettagli dell’accordo tra Libia e Italia volto a contrastare l’immigrazione clandestina. Gli sforzi per trovare un’intesa e stabilire un programma di cooperazione hanno trovato ulteriori riscontri dopo la decisione dell’Unione Europea di revocare l’embargo al Paese nordafricano.

 

 

 

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