RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
270 - Testo della trasmissione di domenica 26 settembre 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Oggi in Svizzera il referendum sulla naturalizzazione degli immigrati: con noi, Moreno Bernasconi
CHIESA E SOCIETA’:
Conferito a Giovanni Paolo II il “Premio internazionale
della solidarietà alpina 2004”
Si apre domani in Abruzzo il Convegno
missionario nazionale
Sempre più preoccupante il
tasso di mortalità infantile in Africa
Secondo un giornale del Kuwait i rapitori delle due volontarie italiane non accetteranno alcuna mediazione se l’Italia non si ritirerà dall’Iraq. Almeno quindici morti in seguito a tre raid aerei americani su Falluja ed altre dieci vittime a sud di Baghdad
Ucciso a Damasco un
dirigente di Hamas. Il movimento estremista palestinese ha minacciato di
compiere attentati contro Israele
Il gruppo Ansar
al Zawahri ha rivendicato l’uccisione di un francese, assassinato questa notte
a Gedda, in Arabia Saudita.
26 settembre 2004
PER GARANTIRE LA PACE NEL MONDO BISOGNA ELIMINARE
LA FAME, LA MISERIA
E L’INIQUA DISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE: QUESTE
LE PAROLE DEL PAPA
OGGI ALL’ANGELUS. FORTE L’ESORTAZIONE A OGNI UOMO
PERCHE’ UTILIZZI I PROPRI BENI IN MODO SOLIDALE E NON EGOISTICO. IL PENSIERO DI
GIOVANNI PAOLO II
E’ ANDATO ANCHE AI CARCERATI E AL LORO RECUPERO
PERSONALE E SOCIALE
Bisogna eliminare dal mondo la
fame e la miseria per garantire all’umanità un futuro di pace. E’ quanto ha
detto oggi Giovanni Paolo II durante l’Angelus nel Palazzo Apostolico a Castel
Gandolfo. Tutti siamo coinvolti: ciascuno – ha detto il Papa – deve usare i
propri beni non egoisticamente ma in modo solidale. Di fronte all’iniqua
distribuzione delle ricchezze occorre, infatti, ricordare che Dio ha destinato
i beni della Terra a tutti i suoi figli. Il pensiero finale del Pontefice è
andato ai carcerati e al loro recupero personale e sociale. Il servizio di
Sergio Centofanti:
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Il Papa è partito dal Vangelo di
questa Domenica che propone la parabola del “ricco epulone” e del povero
Lazzaro. Il ricco vive nell’opulenza e nel lusso non curandosi del mendicante
che giace affamato alla sua porta. Ma, dopo la morte, la situazione si capovolge:
Lazzaro è accolto in paradiso, mentre il ricco finisce nei tormenti.
“L’insegnamento che si ricava
dalla parabola è chiaro: ciascuno deve fare dei propri beni un uso non
egoistico ma solidale”.
“Questa celebre pagina
evangelica – ha sottolineato – è quanto mai appropriata in riferimento al
problema dello squilibrio tra ricchezza e povertà nel mondo di oggi”. Proprio
nei giorni scorsi, a New York – ha ricordato Giovanni Paolo II – si è tenuto un
importante incontro di capi di Stato e di governo, per una più solidale ed
efficace azione “contro la fame e la povertà”. E’ intervenuto anche il
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, portando l’adesione della Santa
Sede all’iniziativa.
“La Chiesa Cattolica assicura tutto il suo impegno per
sradicare dal mondo il flagello della fame e le altre conseguenze della miseria”.
E in questo contesto ha inserito
anche la riunione di tutti i nunzi apostolici in Africa che si è svolta in
questi giorni in Vaticano per far presente l’urgente necessità di non abbandonare
questo continente.
“Preghiamo il Signore affinché sostenga gli sforzi della
comunità internazionale in ordine alla giustizia e allo sviluppo solidale.
Questa, infatti, è la via che può garantire al mondo un futuro di pace”.
Il Papa ha quindi affidato alla
Vergine Maria “in modo speciale le famiglie e i popoli più provati dall’iniqua
distribuzione dei beni che Dio destina a tutti i suoi figli”.
Giovanni Paolo II, dopo la
recita dell’Angelus, si è riferito alla Giornata Mondiale Marittima promossa
dall’ONU per il prossimo 30 settembre, rivolgendo il suo pensiero a tutti coloro
che lavorano in mare e pregando perché possano “vivere con dignità e sicurezza”.
E ricordando che domani ricorre
la memoria liturgica di San Vincenzo De Paoli, ha dato la sua benedizione
all’attività della Società di San Vincenzo, “in particolare quella in favore
dei carcerati, per favorire il loro recupero personale e sociale”.
Infine, quasi a sottolineare che
la sua permanenza a Castel Gandolfo sta per terminare, ha rivolto questo saluto
ai pellegrini riuniti nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina
laziale:
“Arrivederci domenica prossima
in Piazza San Pietro”.
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IL PAPA SCRIVE ALLE SETTIMANE SOCIALI DI FRANCIA:
I CRISTIANI NON SI SOTTRAGGANO ALL’IMPEGNO
POLITICO,
CHE SIGNIFICA SERVIRE GLI ALTRI IN MODO
DISINTERESSATO
Il Papa
ha inviato ieri un messaggio per le celebrazioni del centesimo anniversario delle
Settimane Sociali di Francia che oggi si concludono a Lille. Lo ha letto ai
circa 4 mila partecipanti il cardinale Roger Etchegaray, suo Inviato speciale
alla manifestazione. Giovanni Paolo II ha chiesto all’Europa di non chiudersi
in se stessa, ma di aprirsi agli altri continenti, pur conservando le proprie
radici. “Un’Europa della solidarietà” che promuova la “cooperazione tra il Nord
e il Sud per arginare i flagelli della miseria, delle pandemie e dei
conflitti”. Il Papa ha denunciato lo scandalo delle guerre, “che sono lotte
fratricide”, e ha invitato tutti a dire: “Mai più la guerra. Ogni uomo è mio
fratello”. Quindi ha esortato i cristiani a non sottrarsi all’impegno politico,
che per i credenti significa “servire i loro fratelli in modo disinteressato”.
Il servizio di Francesca Pierantozzi:
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Si conclude oggi l’annuale
appuntamento delle Settimane Sociali di Francia. A Lille, oltre 4 mila persone
hanno partecipato al tradizionale appuntamento di riflessione cristiana sui
grandi temi dell’attualità sociale. Per festeggiare il centenario delle
Settimane, anche il Papa ha fatto sentire la sua voce, con un messaggio letto
integralmente dal cardinale Roger Etchegaray, suo Inviato speciale. Il Vangelo
e l’Europa, il Vangelo e la costruzione della società sono i temi affrontati
dal Pontefice nel suo intervento.
Il Vangelo e l’insegnamento
sociale della Chiesa propongono oggi all’Europa un nuovo orientamento – scrive
il Papa – un orientamento non pratico ma di principi fondamentali. Ed anche per
questo – aggiunge il Pontefice – è importante che i cristiani si impegnino in
politica. Il porporato ha letto il testo davanti ad una grande folla,
soprattutto giovani, venuti da tutt’Europa. In particolare, quest’anno erano
presenti molti cittadini dei Paesi dell’Est, venuti per confrontarsi su un tema
di attualità che è appunto: “L’Europa, una società da reinventare”.
Per tre giorni a Lille si è
discusso di temi religiosi, ma soprattutto di attualità: della Costituzione
europea, della laicità, della guerra. Come fare le cose in concreto – ha scritto
il Papa nel suo messaggio – spetta alla libertà e alla responsabilità dei
popoli e dei governi. Ma – ha aggiunto Giovanni Paolo II – si tratta di
ricevere i fondamenti indispensabili per la costruzione sociale, perché sia
sempre rispettosa delle persone e dei popoli, che promuova la libertà e la
dignità. Per questo, particolare attenzione va riservata ai giovani, ed è per
questo che è importante la presenza dei cristiani in politica: perché – dice il
Pontefice – cerchino sempre la coerenza tra il Vangelo, la tradizione divina e
apostolica, il magistero della Chiesa e le opinioni e le decisioni che sono
chiamati a prendere.
Francesca Pierantozzi da Parigi
per la Radio Vaticana.
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ACCESSO GRATUITO OGGI E DOMANI AI MUSEI VATICANI
PER LE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO E LA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO.
APERTURA
ECCEZIONALE DEL MUSEO MISSIONARIO ETNOLOGICO:
SI
POTRA’ VISITARE LA SEZIONE ASIATICA
Accesso
gratuito oggi ai Musei Vaticani per le Giornate Europee del Patrimonio cui la
Santa Sede ha aderito. Per l’occasione è eccezionalmente aperto il Museo missionario-etnologico,
chiuso da 3 anni per lavori di ristrutturazione. Si può visitare la Sezione asiatica
del museo missionario-etnologico con oggetti e opere provenienti dalla Cina e
che risalgono anche a 6 mila anni fa. L’ingresso
è libero anche in tutte le Catacombe di Roma. L’accesso ai Musei Vaticani sarà
gratuito anche domani in occasione della Giornata Mondiale del Turismo.
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26 settembre 2004
CRISTIANI E MUSULMANI UNITI
NELL’AMICIZIA CONTRO CHI TENTA
DI FOMENTARE L’ODIO INTERRELIGIOSO: E’ L’APPELLO
ACCORATO
DELL’ARCIVESCOVO DI ALGERI, HENRI TEISSIER
Cristiani e musulmani siano
uniti per costruire una civiltà del dialogo e dell’amicizia contro qualsiasi
tentativo di chi vuole fomentare lo scontro interreligioso. E’ l’appello accorato
lanciato dall’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Tessier, che ha partecipato
alla prima assemblea interdiocesana della Chiesa algerina che si è conclusa
ieri. L’Algeria ha conosciuto anni difficilissimi per quanto riguarda il
terrorismo di matrice islamica: ma è proprio da questo Paese che arrivano
notizie di importanti cambiamenti. Ascoltiamo mons. Teissier al microfono di
Romilda Ferrauto:
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R. –
LE TERRORISME, NOUS L’AVONS SUPPORTE DES 1992 ...
Abbiamo subito il terrorismo dal 1992 al 2000. Gran parte della comunità
internazionale non è sembrata particolarmente preoccupata per le nostre sofferenze.
E quando parlo di sofferenza non mi riferisco solo a quella patita dalla nostra
piccola Chiesa, ma a quella che ha afflitto tutto il popolo algerino. Le
vittime del terrorismo sono state soprattutto tra gli stessi musulmani: in
Algeria, più di 150 imam sono stati uccisi, e così pure centinaia di
giornalisti, artisti, scrittori. La società ha resistito e sconfitto questa
lettura estrema. Ora cerca con difficoltà, ma sa che non ci sono altre strade,
di ristabilire la concordia civile tra tutte le correnti di pensiero. Crediamo
che piuttosto che considerare ineluttabile lo scontro tra cristiani e
musulmani, come affermano alcuni, sia molto più importante moltiplicare i
luoghi di incontro. Allora vorrei dire a tutta quella parte di mondo che soffre
per questa ondata di terrorismo, che non c’è altra risposta che la moltiplicazione
delle amicizie che oltrepassino le frontiere e che salvino l’avvenire.
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LA VITA OLTRE LA MORTE, NON SOLO UN ATTO DI FEDE
MA ANCHE DI FIDUCIA
NELLA
RAZIONALITA’, CHE RESTITUISCA ALL’UOMO LA SPERANZA
NEL
SENSO ULTIMO DELL’ESISTENZA
- Intervista
con don Luigi Negri -
Riproporre
agli uomini di oggi il senso cristiano della morte per cercare di ridare
significato alla vita. E’ la
riflessione che in questi giorni ha fatto il cardinale vicario Camillo Ruini
durante i lavori della Conferenza episcopale italiana, facendo riferimento agli
eventi drammatici che il mondo sta vivendo. Il porporato ha parlato di un uomo
senza difese di fronte alla morte, un uomo, soprattutto occidentale, al quale
non basta la razionalità per spiegare il significato estremo dell’esi-stenza:
alla base – ha detto il cardinale Ruini - c'’è la “perdita di fiducia nella
salvezza che viene da Dio”. Un intervento che, dalla dimensione tragica e ormai
globalizzata del terrorismo, è arrivato ad auspicare un rilancio del dialogo
con l’islam moderato. Su questi spunti, Alessandro De Carolis ha raccolto il commento
di don Luigi Negri, docente di introduzione alla Teologia e Storia della filosofia
all’Università Cattolica di Milano:
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R. – Penso che l’aspetto
fondamentale dell’intervento del cardinal Ruini sia nell’aver messo in evidenza
il fallimento delle ideologie, perché le ideologie – dopo aver promesso
all’uomo la piena realizzazione della propria umanità sulla terra attraverso il
potere sulla natura e sulla società, non solo ha fallito ma sostanzialmente la
presenza della morte, direi questa sua imponenza in diretta attraverso i mass
media, ci fa capire che siamo lontani da una soluzione adeguata. Di fronte a
questa impossibilità, l’unica cosa che rimane è quella della tacitazione.
Infatti, l’ideologia che vive nella nostra società emargina il problema, non lo
considera: lo sottace.
D. – A proposito della morte
spettacolarizzata, il presidente della CEI ha invitato nuovamente a lavorare
per il dialogo con l’islam che rifiuta il terrorismo e gli scontri di civiltà.
Certo, però, che la morte esibita dai media in questi tempi non favorisce un
clima di distensione ...
R. – Certamente non favorisce un
clima di distensione e io penso che il filo conduttore di questo dialogo,
almeno dal punto di vista dei cristiani, dovrebbe insistere sul fatto che la
morte, al servizio della quale il terrorismo si pone, direi non soltanto è la
morte fisica del nemico, ma è la morte come tristezza dell’esperienza della
vita, nel senso di una vita priva di senso, di bellezza, di giustizia, di
dignità ... La testimonianza dei cristiani, cioè della resurrezione di Cristo,
è la testimonianza di una vita che lentamente ma inesorabilmente partecipa
della resurrezione, e quindi può prepararsi a quello che pur rimane uno stacco
tremendo, ma è uno stacco per il passaggio alla vita vera. Ecco, il dialogo non
può avvenire sul piano della ideologia astratta: il dialogo deve avvenire sul
piano dell’esperienza concreta della vita.
D. – Di fronte alla morte, il
male dell’uomo di oggi, dell’uomo che ha ucciso la metafisica, è quello di aver
perso la speranza in Dio e nella sua promessa di redenzione. C’è una via
d’uscita dal labirinto di questa mentalità?
R. – Questo è un altro aspetto
molto interessante dell’intervento del cardinal Ruini, perché sostanzialmente,
il primo avvio ad una riconsiderazione globale del problema della inevitabilità
della morte non avviene sul piano della fede, ma avviene sul piano di quello
che lui ripropone come riscoperta o riacquisizione della metafisica, direi
almeno di una concezione globalmente religiosa dell’esistenza. Allora, la fede
ha come interlocutore privilegiato non le formulazioni ideologiche, ma l’uomo
che tenta di ricomprendere il senso profondo della sua vita e che quindi
affronta l’esistenza con una fiducia nella ragione.
D. – Come è possibile affrontare
un tema così delicato oggi, soprattutto con i giovani?
R. – Io ai giovani annuncio che
la vita è positiva, non soltanto perché sarà una vita eterna, ma perché si
cammina concretamente e liberamente verso la vita eterna. Non si può
considerare il problema della morte come totalizzante il problema religioso,
come forse è stato nel passato, ma non si può fare, come si rischia di fare
oggi, una proposta cristiana che non si misuri anche con la morte.
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OGGI L’ INAUGURAZIONE DEL
PRIMO LUOGO DI CULTO PER GLI ZINGARI IN ITALIA.
SORGE A ROMA PRESSO IL SANTUARIO DEL DIVINO AMORE
ED E’ DEDICATO
AL PRIMO MARTIRE GITANO, ZEFFIRINO, BEATIFICATO
DAL PAPA NEL 1997
- Intervista con mons. Pietro Gabella -
Sarà
inaugurato nel pomeriggio a Roma il primo luogo di culto per gli zingari in
Italia. Lo spazio sacro, a cielo aperto, è dedicato al primo beato gitano,
Zeffirino Gimenez Malla, e sorge nell’area del Santuario della
Madonna del Divino Amore. La messa di dedicazione sarà presieduta dal
vicegerente di Roma, l’arcivescovo Luigi Moretti, alla presenza di numerosi
fedeli cattolici e ortodossi Rom e Sinti: ci sarà anche una rappresentanza musulmana.
Nell’occasione viene scoperta una statua bronzea raffigurante Zeffirino: ucciso
nel 1936 durante la guerra civile spagnola per la sua devozione alla preghiera
del Rosario, Zeffirino è stato proclamato beato da Giovanni Paolo II il 4
maggio del 1997. All’esterno dello spazio sacro è stata posta anche una stele
in memoria degli zingari vittime delle stragi naziste. Si calcola che siano
stati circa 500 mila i gitani morti nei lager.
Ma sul significato di questo evento ascoltiamo mons.
Pietro Gabella, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza episcopale
italiana per la pastorale dei Rom e dei Sinti, al microfono di Francesco Rossi:
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R. – Si è pensato di creare uno spazio che ricordi
sia il martire Zeffirino, proclamato beato dal Papa, primo beato fra gli zingari,
e sia per ricordare – ci sarà una stele – gli zingari morti nei campi di
concentramento. Poi, dipenderà proprio dai Sinti e dai Rom, a mano a mano che
lo conosceranno, dare senso a questo spazio.
D. – E’ stata presentata come
una cappella a cielo aperto: com’è strutturata?
R. – All’inizio della pineta è
stato ricavato uno spazio nel quale c’è una rotonda nel centro della quale
viene posto un altare dietro ad un monumento che ricorda il martirio di Zeffirino,
e su un lato è stata posta una stele che vuole ricordare i morti martiri nei
campi di concentramento.
D. – Ci sono altri casi
analoghi?
R. – Ho visto delle chiese nei
Paesi dell’Est costruite nei villaggi zingari, ma non ci sono altri spazi,
specie da noi in Italia e nell’Europa dell’Ovest.
D. – Oggi qual è il rapporto tra
la Chiesa e i nomadi?
R. – Ne abbiamo parlato alla
Commissione delle migrazioni: sentiamo un forte silenzio. La Chiesa arriva a
benedire, ma manca di iniziativa in questo, e quindi a noi manca l’ossigeno.
Questo Papa ha beatificato uno zingaro, che vuol dire che la santità è nel cuore
anche degli zingari. Però, questi bellissimi gesti non sono raccolti nella
pastorale quotidiana.
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LA SVIZZERA AL BIVIO FRA L’INTEGRAZIONE E LO SCONTRO:
OGGI
IL REFERENDUM SULLA NATURALIZZAZIONE DEGLI IMMIGRATI
- Con
noi, Moreno Bernasconi -
Urne aperte oggi, in Svizzera, dove 4 milioni e mezzo di
elettori sono chiamati a pronunciarsi sul referendum contro la naturalizzazione
degli immigrati: un voto dall’esito incerto, voluto dalla destra nazionalista
per annullare la nuova legge sull’integrazione dei figli degli stranieri nati e
cresciuti nella Confederazione. Aspri i toni della campagna elettorale, in cui
l’Unione democratica di centro – unico partito contrario alla riforma approvata
dal Parlamento – ha ripetutamente lanciato l’allarme sul rischio di una
presunta islamizzazione della società elvetica. Andrea Sarubbi ha intervistato
Moreno Bernasconi, caporedattore del quotidiano ticinese “Il giornale del Popolo”:
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R. – Questo è
l’ennesimo referendum contrario alla facilitazione delle naturalizzazioni. I
precedenti sono stati tutti respinti dal popolo svizzero, che dunque ha
manifestato nell’arco di 30 anni una visione di accoglienza chiara, a dispetto
dei movimenti xenofobi che esistono in tutto il mondo. Adesso il popolo
deciderà se vuole continuare con questa politica attiva di accoglienza degli
immigrati oppure no. Ma va comunque ribadito il fatto che la percentuale di
stranieri residente in Svizzera è altissima, rispetto a tutti gli altri Paesi
del mondo.
D. – Però una vittoria dei ‘sì’
nel referendum sarebbe comunque una sconfitta, dal punto di vista sociale…
R. – Non solo dal punto di vista
sociale, ma anche dal punto di vista economico: anche per il finanziamento delle
proprie assicurazioni sociali, la Svizzera ha bisogno di garantire una presenza
importante di stranieri all’interno del proprio tessuto.
D. – Il 20 per cento dei
cittadini elvetici è costituito da immigrati. In un Paese multiculturale come
il vostro, che idea esiste della cittadinanza?
R. – La cittadinanza in Svizzera
non è nazionale: è cittadinanza anzitutto regionale, cantonale e municipale.
Gli svizzeri sono anzitutto abitanti del comune in cui pagano le tasse, e
grazie a queste tasse realizzano tutte quelle iniziative per il benessere della
comunità locale nella quale si identificano, che parla la sua lingua e così
via… Poi si riconoscono in una identità cantonale, perché i cantoni sono Stati
sovrani a tutti gli effetti, con governi e parlamenti propri. E poi c’è
l’appartenenza nazionale, che non è comunque un’appartenenza etnica, visto che
non esiste una sola lingua, una sola cultura e una sola religione. L’idea
nazionale svizzera è una concezione dello stare assieme che tende per natura e
per definizione ad integrare la multiculturalità.
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SI AFFRONTA LA FEDE, E NON SOLO, NEL PRIMO FILM DI
SUSANNA TAMARO,
“NEL
MIO AMORE”. LA REGISTA, CHE SENTE L’AMORE DI DIO COME LA RAGIONE PRIMA
DELL’ESISTENZA UMANA, SPIEGA LE RAGIONI DI QUESTA NUOVA SFIDA ARTISTICA
- Servizio di Luca Pellegrini -
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Come ci si attendeva, il primo
film di Susanna Tamaro ha diviso la critica. Ma, dopo questo fine settimana
nelle sale, è il riscontro del pubblico che incuriosisce, messo dinanzi ad
un’opera che coraggiosamente affronta il tema della fede cristiana, del perdono
e della speranza. Ai nostri microfoni la regista svela il perché ultimo di
questo nuova sfida.
R. – Sicuramente questo film è stata una grande sfida, perché volevo
riportare nella vita delle persone la capacità di farsi delle domande, domande
ultime, domande serie, domande sul destino, sulla vita, sul bene e sul male. Ed
è stata una grande sfida farlo con un mezzo ormai così deprezzato come il cinema.
D. – La sceneggiatura vuole
parlare del mistero di Dio e dell’amore di Cristo in modo non convenzionale con
la possibilità, da parte dello spettatore, di identificarsi nelle difficili
vite dei protagonisti …
R. – Il mio primo pensiero è
stato quello di evitare tutti i luoghi comuni e tutte le cose che potevano far
dire a chi non ha la fede, o a chi non si è mai interrogato, “questa cosa non
mi interessa” o “questa cosa è banale”, “questa cosa non mi tocca”. Penso che
tutti dobbiamo porci queste domande e tutti dobbiamo fare un cammino in questo
senso. Vista che il mondo ci allontana molto da quelle problematiche, la sfida
è stata proprio quella di far interessare le persone più lontane, forse, o più
ostili, a questo tipo di riflessione. Devo dire che ho fatto tutto con molta
delicatezza. Ad esempio c’è un’immagine di Cristo - non dico in ogni scena, ma
quasi – ma è nascosta. C’è una presenza costante del mistero, di quello che si
può dire, cambiare nella vita, ma non è mai una cosa declamata in maniera
dogmatica o dottrinale. C’è sempre un senso della bellezza che ci avvolge e non
sappiamo vedere e che forse ci parla anche di qualcosa di molto più grande.
D. – C’è un momento drammatico e
risolutore nel film, quando Fausto, il padre violento e ipocrita, affronta
fisicamente il figlio Michele deridendolo per le sue coraggiose scelte di fede.
Ed il ragazzo porge l’altra guancia…
R. – Penso che la tematica del
“perdono” e del “porgi l’altra guancia” sia ora più che mai fondamentale. Solo
attraverso il perdono, solo attraverso l’effetto del dialogo, anche se questo
poi finisce in tragedia, si può offrire un mondo in cui vi sia una dimensione
umana, una dimensione di realizzazione spirituale…
D. – Uno sguardo anche alle tragedie contemporanee. Non è un caso che il
racconto evangelico del film sia introdotto da un salmo ebraico e concluso da
una poesia islamica…
R. – Esattamente. Penso che i
tre monoteismi debbano dare luogo alla speranza. Che sia una vita di dialogo e
non una vita, come sta succedendo, purtroppo, di distruzione. I tre monoteismi
hanno una radice molto forte comune e questa radice va ritrovata. Le diversità
non vanno messe l’una contro l’altra. Il primo Salmo è quello delle due vie,
quello che in apertura ci dice che qui si tratta di decidere, in qualche modo,
si tratta di due strade da scegliere. E poi si ricollega al pezzo che dà il
titolo al film, preso dal Vangelo: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i
miei comandamenti vivrete nella gioia”. Il film è anche sull’amore e sulla
legge e l’osservanza del comandamento, che è una cosa assolutamente
fondamentale.
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26 settembre 2004
IL “PREMIO INTERNAZIONALE DELLA SOLIDARIETA’
ALPINA 2004”.
A RITIRARE IERI IN TRENTINO IL SIGNIFICATIVO
RICONOSCIMENTO
A NOME DEL SANTO PADRE, IL CARDINALE CRESCENZIO
SEPE,
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER
L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI
PINZOLO. = E’ stato il cardinale
Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a ritirare ieri a Pinzolo, in
Trentino, la targa d'argento e la medaglia d'oro del 33.mo Premio
Internazionale di Solidarietà Alpina, assegnato quest’anno a Giovanni Paolo II.
L’evento cade nel ventesimo anniversario della visita sciistica che il Papa
fece nel luglio del 1984 sul ghiacciaio dell’Adamello, sovrastante l’abitato di
Pinzolo, in compagnia dell’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Il premio è assegnato annualmente a un operatore particolarmente impegnato nel
soccorso, nell’aiuto e nella solidarietà in montagna. Ed è noto, come la
montagna abbia “un significato del tutto particolare nella vita e nella
spiritualità di Giovanni Paolo II”, ha sottolineato il cardinale Sepe,
ricordando le parole pronunciate dal Santo Padre in occasione della sua seconda
presenza a passo delle Lobbie, nel 1988: “Qui tra gli spazi sconfinati e nel
silenzio solenne delle cime, si avverte il senso dell’infinito! In questo
scenario maestoso e possente, l’uomo si sente piccolo e fragile, e più
facilmente percepisce la magnificenza e l’onnipotenza di Dio, creatore
dell’universo e redentore del genere umano”. Due anni fa il premio fu assegnato
al Dalai Lama, Tenzin Gyatso, premio Nobel per la pace nel 1989, che lo ritirò
di persona “a nome del suo popolo”. Ogni anno viene consegnata anche una
medaglia d’oro ai famigliari di chi ha perso la vita nell’effettuare un
soccorso in montagna: ieri il riconoscimento è stato consegnato ai congiunti di
Giovanni Ugliengo, medico cuneese caduto durante le ricerche di un alpinista
francese nel Massiccio del Monte Gelas il 16 settembre 2003. A lui la Francia
ha tributato la Legion d’Onore. (R.M.)
PROMUOVERE
UNA “CULTURA DI PACE” NELLA FAMIGLIA, NELLA SCUOLA, NELLA SOCIETÀ E NELL’INTERA
NAZIONE. QUESTO L’APPELLO DEI VESCOVI AUTRALIANI,
IN UN
MESSAGGIO CHE VIENE DISTRIBUITO OGGI NELLE CHIESE
GIAKARTA. = Si intitola “La Pace
sia con te: coltivare una cultura di pace” il messaggio della Commissione
“Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale australiana, diffuso a pochi
giorni dall’attentato terroristico che ha colpito l’ambasciata australiana a
Giakarta e in vista delle elezioni politiche che si terranno il prossimo
ottobre. Il testo viene distribuito oggi nelle chiese, in occasione della
“Giornata della giustizia sociale” indetta dai vescovi australiani. Il
documento si interroga su cosa possono fare gli australiani per promuovere
nella propria nazione e nel mondo un’autentica cultura di pace. La famiglia,
risponde l’episcopato australiano, è l’agente primario della pace futura ed è
il luogo in cui poter educare e allenare le persone alla pratica della non
violenza. “E' nel complesso di gioie, difficoltà, momenti meravigliosi, che
comincia la pace”, si legge nella nota. La famiglia gioca perciò un ruolo
cruciale e diventa il nucleo fondamentale da cui far scaturire la pace. La
società australiana, osservano ancora i vescovi, si proclama “tollerante e
multiculturale”, nonostante il recente emergere di movimenti xenofobi. Ma
perché questa definizione corrisponda a verità, è necessario un autentico processo
di riconciliazione con gli aborigeni, gli abitanti originari del continente. Il
messaggio invita, quindi, a promuovere iniziative che stabiliscano ponti fra la
cultura dominante e quella delle minoranze indigene, in particolare attraverso
progetti per lo sviluppo economico e sociale di tali popolazioni, spesso
abbandonate nella povertà e nell’analfabetismo. E' importante inoltre, raccomanda
la Chiesa australiana, che si ristabilisca un senso della giustizia e
dell’equità nelle dispute sulla terra e sui risarcimenti dovuti. Nel Paese,
afferma infine il testo, “non ci potrà essere pace senza una vera
riconciliazione fra le comunità religiose”, per questo la Chiesa deve
impegnarsi sempre più nel dialogo e nella preghiera, sull’esempio di quanto ha
fatto il Papa nel 1986 e nel 2002 ad Assisi. (I.I)
SI APRE DOMANI IN ABRUZZO IL CONVEGNO MISSIONARIO
NAZIONALE.
ORGANIZZATO
DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, L’INCONTRO PUNTA
A
CORRESPONSABILIZZARE PARROCCHIE, ASSOCIAZIONI E MOVIMENTI
ALL’IMPEGNO
DELLA CHIESA NELLA MISSIONE “AD GENTES”
MONTESILVANO. = “Comunione e
corresponsabilità per la missione”: è il tema del prossimo convegno missionario
nazionale. E’ il terzo appuntamento che la Chiesa italiana dedica alla missione
dal Concilio Vaticano II ad oggi: si tratta, dunque, di un evento straordinario,
spiega il direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria della
Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Andreozzi. Tre gli obiettivi che
si propone questo incontro: aiutare la comunità cristiana, e in particolare la
parrocchia, ad aprirsi all’universalità; vincere il pregiudizio che la missione
sia solo un problema per addetti ai lavori e proporre nuove forme di evangelizzazione
perché tutta la comunità possa sentirsi missionaria. Da questo convegno, spiega
mons. Andreozzi, ci aspettiamo un rilancio dell’azione missionaria della Chiesa
locale, sulla scorta degli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per
questo decennio e della recente nota pastorale della Cei sul “Volto missionario
delle parrocchie in un mondo che cambia”. L’Italia è al secondo posto, dopo la
Spagna, per invio di missionari “ad gentes”. I missionari italiani sono,
infatti, più di 14 mila, dei quali 600 sacerdoti “fidei donum”, 2.500 sacerdoti
missionari, 7 mila tra religiosi e religiose, mille laici tra cui numerose
famiglie e oltre duemila inviati dai movimenti ecclesiali. Almeno tre quarti
delle diocesi italiane, sottolinea mons. Andreozzi, hanno rapporti continui con
i Paesi di missione e il 50% delle diocesi ha gemellaggi diretti con altre
diocesi. Tuttavia, afferma il sacerdote, “al di là delle cifre ci rendiamo
conto che c’è ancora molto cammino da fare perché la missione sia meno
proclamata e più praticata”. In particolare, afferma mons. Andreozzi, occorre
“superare in maniera più decisa la mentalità di delega che permane ancora in
molti riguardo all’assunzione di responsabilità missionarie. Certo non tutti
potranno andare in missione, ma anche all’ombra del proprio campanile ognuno
deve avere a cuore l’universalità della Chiesa”. (I.I.)
SEMPRE PIU’ PREOCCUPANTE IL TASSO DI MORTALITÀ
INFANTILE IN AFRICA.
LA CAUSA PRINCIPALE, SECONDO UNO STUDIO
DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITA’, E’ INDIVIDUABILE NELLA
MALNUTRIZIONE
PORTO-NOVO. = Il 50% dei casi di mortalità infantile registrati
in Africa nei bambini di età compresa tra i 0 e 5 anni è causata dalla
malnutrizione. Lo riferisce l’ufficio continentale dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), a margine di una riunione d’esperti organizzata in Benin.
“In Africa il 30% dei bimbi sotto i 5 anni vive con una razione alimentare
insufficiente – ha spiegato il responsabile dell’OMS, Ismael Thiam –
percentuale che tradotta in cifre vuol dire 30 milioni di piccoli africani
malnutriti”. Lo studio dell’OMS sottolinea, inoltre, come la mancanza di
un’adeguata alimentazione renda i bambini sotto i cinque anni particolarmente
vulnerabili a malattie come il “paludismo, la diarrea e le infezioni
respiratorie”. Il ministro della Sanità pubblica del Benin, quindi,ha
illustrato i risultati di uno studio condotto dal governo: “Le inchieste
realizzate dal ministero mostrano che da oggi al 2013 saranno oltre 120.000 i
bambini sotto i cinque anni che moriranno a causa della malnutrizione". In
totale ben un quarto della popolazione africana, vale a dire circa 200 milioni
di persone, soffre di denutrizione, secondo un recente rapporto dell’Istituto
di ricerca internazionale per la politica nutrizionale (Ifpri). (B.C.)
CON
UNA SOLENNE CERIMONIA NELLA CATTEDRALE DI CHIETI, ALLA PRESENZA
DEL CARDINALE
CARLO MARIA MARTINI, MONS. BRUNO FORTE SI È INSEDIATO IERI
COME
VESCOVO DELLA DIOCESI DI CHIETI-VASTO. ERA STATO ORDINATO VESCOVO
DAL CARDINALE JOSEPH RATZINGER L’8 SETTEMBRE
A NAPOLI
- A
cura di Alessandro Scafi -
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CHIETI. = Dopo aver ricevuto il
saluto del sindaco di Chieti, Cucullo, che non ha offerto le chiavi della città
– ha detto – perché le porte cittadine erano già spalancate, il nuovo arcivescovo,
accompagnato in processione dal suo clero e dalle autorità civili e militari, ha
salito i gradini dell’antica Cattedrale di San Giustino per la solenne
concelebrazione, tra i canti e l’entusiasmo di una folla festante. È in
presbiterio che mons. Bruno Forte ha ricevuto il pastorale dal suo predecessore,
mons. Menichelli, divenendo il nuovo pastore della Chiesa di Chieti – Vasto. Il
teologo ha tenuto un’omelia che ha saputo parlare direttamente ai cuori dei presenti
e si è subito stabilito un intenso rapporto di affetto tra il popolo e il suo
nuovo pastore. “Sogno te, Chiesa di Chieti-Vasto, mia sposa, innamorata del Suo
Signore!”. Il nuovo arcivescovo si rivolgeva ai suoi nuovi fedeli pensando al
Cantico dei Cantici. “Sogno te, mia Chiesa come una comunità credibile libera
nella verità della giustizia!”. “Ti sogno come Chiesa della solidarietà e della
sofferenza condivisa!” Commentando la parabola del ricco Epulone, l’arcivescovo
Forte ha esortato i teatini a farsi mendicanti del cielo. Ha individuato così
le tre priorità della sua azione pastorale: nella testimonianza, perché
l’autentica alternativa alle ideologie è la possibilità di sperimentare un
rapporto personale con la Verità; nella comunione, perché l’appello alla
solidarietà è urgente in un’Europa che tende alla disgregazione, ha difficoltà
nell’accoglienza, ha bisogno di pace e riconciliazione, contro guerra e
terrorismo, e la cui struttura familiare è minacciata dal relativismo etico;
nel servizio, perché i cristiani sono chiamati a promuovere la vita e la sua
qualità, di fronte alle sfide della giustizia sociale, e all’urgenza della questione
ecologica. Lumen vitae: Christus! Il nuovo arcivescovo ha
esortato i teatini a far risplendere nel loro cuore la bellezza di Dio, perché
è Cristo la luce della vita. Citando un proverbio napoletano, l’arcivescovo ha
ricordato che si può vivere non sapendo perché, ma non si può vivere non
sapendo per chi.
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17
MILIONI DI MORTI OGNI ANNO NEL MONDO A CAUSA DI CARDIOPATIE E INCIDENTI
VASCOLARI CEREBRALI, MA NEL 2030 LA CIFRA SALIRA’ A 24 MILIONI. QUESTI, I DATI
DIFFUSI DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ IN OCCASIONE DELLA LA
GIORNATA MONDIALE PER IL CUORE, CELEBRATA OGGI IN OLTRE 100 PAESI
GINEVRA. = Le cardiopatie e gli
incidenti vascolari cerebrali sono all'origine di 17 milioni di morti ogni
anno, ossia un terzo dei decessi registrati nel mondo, e nel 2030 la cifra salirà
a 24 milioni. Lo afferma l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha
fissato per oggi, 26 settembre, la
Giornata mondiale per il cuore, celebrata in contemporanea in oltre 100
Paesi del mondo. Quest’anno l’iniziativa è dedicata ai giovani. In Italia i
bambini affetti da cardiopatie congenite sono circa 4 mila, il 40% dei quali
necessita di trattamento già nel primo anno di vita. Allarmante è anche la
situazione per gli adolescenti, soggetti a forme di rischio cardiovascolare a
causa delle abitudini di vita malsane, come fumo, alimentazione sbagliata -
troppi grassi saturi, poca frutta e verdura - e sedentarietà. Da una ricerca
pubblicata sul giornale scientifico Lancet e resa nota nei giorni scorsi dal
farmacologo milanese Rodolfo Paoletti, è emerso che con l’aumentare del tempo
trascorso davanti alla televisione tra i 5 e i 15 anni, aumenta l’incidenza dei
fattori di rischio cardiovascolari misurati all’età di 26 anni: chi guarda più
televisione ha più tendenza al fumo di sigaretta, a essere in sovrappeso e ad
avere cattiva forma fisica. E’ fondamentale, quindi, secondo uno dei più famosi
cardiologi italiani, Attilio Maseri, presidente della Federazione Italiana di
Cardiologia, promuovere campagne educazionali che valorizzino una vita sana fin
da bambini, “per avere un cuore sano da adulti”. (R.M.)
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26 settembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Continua
con una stridente alternanza di angoscia e speranza l’attesa per la sorte di Simona
Pari e di Simona Torretta. Dopo la
recente pubblicazione di due messaggi su internet, che ne rivendicavano
l’uccisione, il quotidiano del Kuwait ‘Al Rai al Aam’, ha scritto ieri che le
due volontarie italiane rapite nel Paese arabo sono vive ed in buone condizioni
di salute. E sulla loro drammatica vicenda emergono nuovi particolari. Il
nostro servizio:
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I
rapitori delle due operatrici umanitarie non accetteranno alcuna mediazione se
l’Italia non si ritirerà dall’Iraq. Le due ragazze stanno bene fisicamente ma
sono provate psicologicamente. I due collaboratori iracheni dell’associazione
‘Un ponte per’ sequestrati con Simona Pari e Simona Torretta svolgono
l’importante ruolo di traduttori e consentono un contatto diretto con i due
ostaggi. Sono questi gli elementi più rilevanti dell’articolo pubblicato oggi
in prima pagina dal quotidiano kuwaitiano, che sostiene di essere in contatto
con fonti fidate e ben informate. Sempre sul fronte ostaggi, il governo del
Cairo ha chiesto aiuto ai religiosi sunniti per tentare di salvare la vita di
sei egiziani recentemente rapiti dalla guerriglia. La società Orascom, per la
quale lavoravano, si è offerta inoltre di pagare un riscatto per ottenerne il
rilascio. Sul terreno, almeno quindici persone hanno perso la vita in tre
distinti raid compiuti, nelle ultime ore, dalle forze americane su Falluja per
colpire i fedelissimi di Abu Mussab al Zarqawi, il giordano ritenuto il braccio
operativo di al Qaeda in Iraq. L’ultimo attacco è stato condotto nel cuore
della notte e tra le vittime di questi raid ci sono anche donne e bambini. Altre
dieci persone sono rimaste uccise ieri in un attacco a Latifiya, a sud di
Baghdad, contro un convoglio di autocisterne che trasportavano petrolio. Fonti
militari statunitensi hanno dichiarato, infine, che giovedì scorso le forze
della coalizione hanno arrestato, nella regione di Baquba, un generale della
guardia nazionale irachena, accusato di aver intrecciato legami con i ribelli.
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Un
cittadino francese, Laurent Barbot, è stato assassinato nella città di Gedda,
in Arabia Saudita. Il gruppo “Ansar al Zawahri” ha rivendicato l’uccisione
dell’uomo con un comunicato diffuso su un sito internet islamico. L’uomo – si
legge nel messaggio – è stato ucciso per vendicare l’omicidio di un
responsabile di Al Qaeda in Iraq.
In Siria, un alto esponente del gruppo estremista
palestinese Hamas è morto oggi a Damasco per l’esplosione di un’autobomba. Lo
ha riferito la rete televisiva Al Jazeera, precisando che la vittima è Al
Sheikh Khalil. La notizia è stata confermata da Hamas che ha promesso di
compiere attentati in Israele per vendicare l’assassinio del suo dirigente.
Khalil era stato espulso dallo Stato ebraico 12 anni fa e secondo un rapporto diramato
dal dipartimento di Stato americano nel 1997, dirigeva la base di Hamas di Damasco,
città da dove avrebbe ordinato diversi attentati contro obiettivi israeliani.
Il Parlamento turco si riunisce oggi in seduta
straordinaria per votare un pacchetto di riforme e aumentare così le
possibilità di ingresso nell’Unione Europea. La convocazione domenicale del
parlamento da parte del governo è stata decisa dopo i nuovi moniti lanciati, in
settimana, alla Turchia da parte del Commissario UE all’allargamento, Guenther
Verheugen. L’Unione Europea ha avvertito, infatti, che non aprirà i negoziati
di adesione se il governo Ankara non approverà la riforma del codice penale,
vecchio di 78 anni. Ma il tempo a disposizione della Turchia sta per scadere:
il prossimo 6 ottobre, infatti, verrà consegnato il rapporto della Commissione
europea che dovrà raccomandare o sconsigliare agli Stati membri l’apertura dei
negoziati per l’adesione di Ankara all’UE.
In Afghanistan, forze di sicurezza di Kabul hanno
ucciso un comandante della guerriglia talebana, Maulvi Abdul Ghaffar, durante
un raid compiuto in un villaggio della provincia meridionale di Uruzgan. Lo ha
riferito il governatore della regione, precisando che nell’operazione sono
rimasti uccisi anche altri due guerriglieri. Ghaffar è stato arrestato dalle
forze americane due mesi dopo la caduta del regime talebano, alla fine del
2001. Detenuto per otto mesi sull’isola di Cuba a Guantanamo, dove sono reclusi
i sospetti terroristi di al Qaeda e i guerriglieri talebani, era
successivamente rientrato in Afghanistan.
Importante operazione antiterrorismo in Gran
Bretagna: quattro uomini sono stati arrestati a Londra grazie ad informazioni
fornite da un giornalista infiltratosi in un gruppo di estremisti. I quattro
presunti terroristi, secondo i dati raccolti dal reporter, stavano tentando di
procurarsi materiale per la fabbricazione di una ‘bomba sporca’. Gli arrestati
sono sospettati inoltre di avere legami con la rete di ‘Al Qaeda’. Lo ha
riferito la polizia della capitale britannica, precisando che l’operazione è
avvenuta venerdì scorso in un quartiere Nord di Londra.
In
occasione dell’apertura questa mattina, a Brighton, del Congresso nazionale dei
laburisti, il primo ministro britannico Tony Blair ha ammesso che le informazioni
di intelligence sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq erano
sbagliate. Blair, che non è mai stato così esplicito su questo delicato tema,
ha poi ribadito la necessità dell’intervento militare nel Paese e l’impegno del
governo per ottenere il rilascio dell’ostaggio inglese, Kenneth Bigley. Durante
i lavori del Congresso laburista, il premier dovrà fissare il programma per le
elezioni politiche del 2005.
Il Nord
Reno Westfalia, il più popoloso Land della Germania, è chiamato oggi al voto
per il rinnovo delle amministrazioni comunali. L’odierna consultazione
costituisce un test importante in vista delle politiche in programma
nell’autunno 2006. A differenza delle regioni orientali della Sassonia e del
Brandeburgo, dove il voto regionale di domenica scorsa ha visto l’avanzata
della destra radicale e dei post-comunisti, non si prevede nella Germania nord
occidentale un successo delle frange estreme. I sondaggi per le elezioni di
oggi nel Nord Reno Westfalia danno in calo l’Unione cristiano-democratica (Cdu)
ed il Partito social-democratico (Spd) del cancelliere tedesco Gerhard Schröder. Si prevede, invece, un aumento dei
consensi per i Verdi.
Elezioni
anche in Francia per il rinnovo parziale del Senato.
E’ una consultazione a suffragio indiretto alla quale sono chiamati 57 mila
“grandi elettori”: si tratta di consiglieri regionali, delegati dei Consigli
municipali e dipartimentali. Sono in palio 128 seggi su un totale di 321. Si
prevede una lieve flessione dell’Unione per un movimento popolare (Ump), il
partito di centrodestra del presidente Jacques Chirac, che al Senato e
in Parlamento dispone di una maggioranza assoluta. Sull’importanza di questo
voto ascoltiamo Pierantonio Laqua, responsabile della sede Ansa di Parigi, al
microfono di Giada Aquilino:
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R. – Il Senato ha potere di
iniziativa legislativa in tutti i campi, eccezion fatta per le finanze.
L’Assemblea Nazionale - eletta a suffragio universale - ha diritto, inoltre,
all’ultima parola sull’iter formativo delle leggi. Questo appuntamento è importante
anche perché il primo ministro, Jean-Pierre Raffarin, che secondo molti
potrebbe dimettersi dalla carica di premier, si presenta per essere eletto
senatore: si può dunque ipotizzare che Raffarin, nel giro di qualche mese,
possa diventare presidente di questo Senato parzialmente rinnovato.
D. – Il rinnovo del Senato è
rappresentativo in qualche modo della realtà interna francese?
R. – Il Senato, proprio così
come è concepito - cioè a suffragio indiretto, con i piccoli centri e la realtà
rurale francese molto rappresentata - ha una sua rilevanza perché assume il
ruolo di “guardiano” della Francia rurale, una Francia in cui il presidente
Jacques Chirac si identifica molto. Sappiamo, per esempio, che a livello
europeo c’è il problema del protezionismo agricolo, della politica agricola
comune: il Senato è, di fatto, il baluardo degli interessi rurali della
Francia, che molto peso hanno anche in Europa.
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Una gigantesca massa d’acqua e
venti della velocità di 192 chilometri all’ora hanno colpito la notte scorsa la
costa atlantica della Florida, dove è scattata l’emergenza per la quarta volta
in sei settimane: dopo Charley, Frances e Ivan è adesso la volta di Jeanne,
l’uragano che ha già provocato quasi 1300 morti e più di 1100 dispersi a Haiti.
Il servizio di Roberta Moretti:
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L’occhio di Jeanne si è
abbattuto vicinissimo al punto dove Frances aveva colpito lo scorso 5
settembre, nei pressi della punta meridionale dell’isola di Hutchinson, a est
di Stuart, città sulla costa orientale della Florida. Lo ha dichiarato il
Centro Nazionale Uragani degli Stati Uniti. Non è ancora possibile fare una stima
dei danni, ma nella zona sono crollati molti tetti e circa 800 mila abitanti
sono rimasti senza elettricità. L’area minacciata si estende da Miami fino a
Daytona Beach e comprende alcune delle più famose spiagge del mondo. Nei giorni
scorsi più di tre milioni di persone erano state sollecitate a evacuare le loro case. Anche i turisti sono in
fuga. Il governatore della Florida, Jeb Bush, ha invitato gli abitanti a non
scoraggiarsi e a non sottovalutare la gravità della situazione: “Siamo tutti
stanchi e frustrati - ha dichiarato - ma dobbiamo reagire”. Era dal 1886 che
uno Stato americano non veniva colpito da quattro uragani nella stessa stagione.
Le prime tre perturbazioni hanno provocato la morte di oltre 70 persone e danni
per numerosi miliardi di dollari. Dopo la Florida, l’uragano potrebbe
minacciare la Georgia e le due Caroline.
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Si continua a
respirare un “clima di terrore” nel Darfur, regione del Sudan devastata da un
conflitto che ha determinato la morte di 50.000 persone e ha creato oltre un
milione di sfollati. E’ quanto dichiara l’Alto Commissario ONU per i diritti
umani, Louise Harbour, che ha intenzione di richiedere un rafforzamento della
presenza internazionale sul territorio e un numero maggiore di osservatori
dell’Unione Africana.
Cresce la tensione in Nigeria:
gruppi di ribelli, che combattono le forze governative nella zona di Port
Harcourt, hanno minacciato di sferrare attacchi in tutta la regione e hanno
indicato l’azienda petrolifera ‘Agip’ come possibile obiettivo. I miliziani
accusano la società di prestare i suoi elicotteri ai militari per spiare le loro
postazioni.
Il
ministro dell’Interno italiano, Giuseppe Pisanu, è arrivato questa mattina a
Tripoli. La visita di Pisanu in Libia prevede diversi colloqui con le autorità
locali ed il colonnello Gheddafi. Durante questi incontri saranno fissati i
dettagli dell’accordo tra Libia e Italia volto a contrastare
l’immigrazione clandestina. Gli sforzi per trovare un’intesa e stabilire un
programma di cooperazione hanno trovato ulteriori riscontri dopo la decisione
dell’Unione Europea di revocare l’embargo al Paese nordafricano.
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