RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 269 - Testo della trasmissione di sabato 25 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il grazie del Papa ai nunzi in Africa che condividono in mezzo a situazioni difficili le sofferenze e i drammi delle popolazioni del continente.  Ricevendo i rappresentanti pontifici che operano in Africa il Papa li invita a continuare ad essere testimoni di comunione

 

Resa nota la lettera del Papa al cardinale Piovanelli, suo inviato speciale alla celebrazione del 17° centenario del martirio di San Benedetto, il soldato romano che subì il martirio nel 304

 

Messaggio del cardinale Sodano a nome del Papa per il millesimo anniversario della diocesi di Eger in Ungheria

 

OGGI IN PRIMO PIANO

La questione dell’uso degli organismi geneticamente modificati per sconfiggere la fame nel mondo al centro di un convegno alla Gregoriana: con noi padre Gonzalo Miranda.

 

La Formula 1 arriva in Cina: ce ne parla Francesco Sisci

 

Per le Giornate Europee del Patrimonio l’accesso ai Musei Vaticani sarà gratuito domani e lunedì. Importante novità: l’apertura dopo 3 anni del Museo Missionario Etnologico con opere cinesi risalenti a 6 mila anni fa: ai nostri microfoni mons. Roberto Zagnoli

 

I mille anni dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, punto d’incontro, in Italia, del monachesimo bizantino con quello latino: intervista con Enrico Morini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Cristiani e musulmani insieme per le strade del Pakistan, contro il terrorismo,  la violenza e la guerra

 

Ucciso in Bangladesh un medico cristiano convertito dall’islam

 

In Turchia esistono ancora delle carenze in tema di libertà religiosa e nel campo dei diritti umani: le perplessità del cardinale Lehmann sull’adesione turca all’UE

 

“Il Libano deve poter gestire se stesso e tornare ad essere sovrano”. Così il cardinale Sfeir, commentando la decisione siriana di ridispiegare le sue truppe nel Paese dei cedri

 

Appello delle Chiese cristiane al Senato polacco contro il disegno di legge sull’abolizione del Fondo ecclesiastico

 

Aperto a Brescia il Colloquio internazionale sui 40 anni della dichiarazione conciliare “Dignitatis Humanae”

 

24 ORE NEL MONDO:

Un sito web annuncia l’uccisione dell’ostaggio britannico Bigley. Londra ritiene poco attendibile il comunicato. Secondo un giornale del Kuwait le due volontarie italiane sono vive ed in buone condizioni di salute

 

Evacuate in Florida almeno 800 mila persone per l’arrivo, previsto domani, dell’uragano Jeanne. Ancora drammatica la situazione ad Haiti dove si registrano difficoltà nella distribuzione degli aiuti.

 

 

 

 IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 settembre 2004

 

 

LO ZELO E LA TESTIMONIANZA DI COMUNIONE DEI PASTORI AFRICANI

NECESSARI ALLO SVILUPPO NELLE POPOLAZIONI DEL CONTINENTE

DEL SENSO DI APPARTENENZA ALL’UNICO DIO, AL DI LA’ DI OGNI PARTICOLARISMO:

COSI’ IL PAPA AI RAPPRESENTANTI PONTIFICI CHE OPERANO IN AFRICA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

L’Africa dei drammi, della miseria, delle guerre dimenticate ha bisogno di pastori zelanti e fedeli e di “testimoni di comunione” che rafforzino, al di là delle divisioni, il senso di appartenenza dell’unico popolo di Dio. Sono alcuni dei pensieri che Giovanni Paolo II ha rivolto questa mattina, a Castel Gandolfo, ai rappresentanti pontifici che operano nel continente africano, riuniti in questi giorni nella Casa Santa Marta, in Vaticano, per un incontro a dieci anni dal Sinodo speciale dei vescovi per l’Africa. L’evento, presieduto dal cardinale Angelo Sodano e svoltosi alla presenza dei responsabili della Segreteria di Stato e dei dicasteri vaticani, ha visto la partecipazione di 25 nunzi apostolici, impegnati da giovedì scorso ad oggi, in un confronto sulla situazione politica, economica e sociale del continente, oltre che di quella religiosa ed ecclesiale. Sull’intervento di Giovanni Paolo II, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

“Testimoni di comunione”: un impegno che richiede ai vescovi africani una grande perseveranza. E nel parlare di testimoni, il Papa ha subito aperto l’udienza nel ricordo dell’arcivescovo Michael Aidan Courtney, il nunzio apostolico in Burundi ucciso nel dicembre del 2003. Svolse “con generosità e fedeltà la propria missione” in quella martoriata nazione, ha detto il Papa, aggiungendo: “Possa la sua eroica testimonianza infondere rinnovato vigore a quanti operano per la pace in Burundi e nell’intero Continente africano!”

 

Vigore, unito a “dedizione e saggezza”, che non manca ai rappresentanti della Chiesa che opera in Africa, ha riconosciuto con gratitudine Giovanni Paolo II. “So che svolgete il vostro servizio con zelo e fedeltà, in mezzo a situazioni difficili,  condividendo le sofferenze ed i drammi delle Chiese e delle popolazioni alle quali siete stati inviati”, ha detto il Pontefice ai nunzi apostolici, riconfermando loro la vicinanza sua e della Curia romana. La Chiesa africana, ha osservato, “deve confrontarsi con vecchi e nuovi problemi, ma è anche aperta a grandi speranze”, che i pastori sono chiamati ad accompagnare per lo sviluppo sociale ed ecclesiale delle varie popolazioni. “Continuate con ogni impegno – ha concluso il Papa - ad essere testimoni di comunione, favorendo il superamento delle tensioni e delle incomprensioni, la vittoria sulla tentazione del particolarismo, il rafforzamento del senso di appartenenza all’unico ed indiviso Popolo di Dio”.

********** 

 

 

RESA NOTA LA LETTERA DEL PAPA AL CARDINALE PIOVANELLI,

SUO INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL 17° CENTENARIO DEL MARTIRIO

DI SAN BENEDETTO, IL SOLDATO ROMANO CHE SUBI’ IL MARTIRIO

SOTTO L’IMPERATORE DIOCLEZIANO PER NON AVER RINNEGATO LA FEDE CRISTIANA

 

E’ stata resa nota oggi la lettera del Papa al suo Inviato speciale, il cardinale Silvano Piovanelli, per la celebrazione del 17.mo centenario del martirio di San Benedetto, in programma a San Benedetto del Tronto il prossimo 3 ottobre.

 

Da non confondere col più celebre San Benedetto da Norcia, questo santo, secondo la tradizione, era un soldato dell’esercito imperiale romano: convertitosi al cristianesimo, subì il martirio per non aver rinnegato la fede, come gli avevano intimato i superiori. Questo atto di coraggio gli costò la decapitazione nel 304, quando era imperatore Diocleziano. Nella lettera all’arcivescovo emerito di Firenze, Giovanni Paolo II definisce San Benedetto martire un “nobile testimone di Cristo” che figura, come dice l’Apocalisse, tra  quelli “che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide, col sangue dell’Agnello”. Fin dall’inizio del cristianesimo – scrive il Papa – “innumerevoli sono stati coloro che, di qualsiasi condizione, sesso ed età, hanno subito pazientemente” il martirio “in odio alla fede” cristiana. “Mai – ha concluso Giovanni Paolo II – è mancata nella vigna del Signore la testimonianza del martirio”.

 

 

MESSAGGIO DEL CARDINALE SODANO A NOME DEL PAPA

 PER IL MILLESIMO ANNIVERSARIO DELLA DIOCESI DI EGER IN UNGHERIA

 

Ricorre oggi il millesimo anniversario della fondazione dell’arcidiocesi di Eger in Ungheria e il 200° anno dalla sua erezione a Metropoli. Nel messaggio di auguri inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano  all’arcivescovo mons. István Seregély, Giovanni Paolo II ha ricordato gli anni difficili che l’arcidiocesi di Eger ha attraversato sotto l’occupazione turca e nel dopoguerra e ha reso grazie per la testimonianza generosa di tanti sacerdoti, religiosi e laici che hanno annunciato il Vangelo anche in tali circostanze. Il Papa ha incoraggiato i fedeli dell’arcidiocesi a tendere ad un’autentica santità secondo la vocazione di ciascuno. Il Santo Padre ha invitato specialmente i giovani a rispondere con generosità alla chiamata di Dio al sacerdozio e alla vita consacrata per continuare così la missione perenne della Chiesa di guidare le persone alla pienezza della vita e alla salvezza mediante la fede in Gesù Cristo.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

                                              

Stamane il Papa ha ricevuto a Castel Gandolfo un altro gruppo di presuli della Conferenza Episcopale della Colombia, in visita "ad Limina”.

 

E sempre oggi il Santo Padre ha nominato giudici della Corte d'Appello dello Stato della Città del Vaticano i monsignori Kenneth E. Boccafola e Josef Huber ed il  padre domenicano Giuseppe Urru.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Ancora l’Iraq in prima pagina: continua il dramma dei sequestrati e si susseguono notizie di scontri e di attentati nel Paese. L’Osservatore Romano titola: “Una popolazione nella morsa di una guerra senza nome”.

 

Nelle pagine vaticane, l’udienza del Papa ai nunzi apostolici partecipanti all’Incontro dei Rappresentanti Pontifici in Africa; a Pinzolo il cardinale Crescenzio Sepe ritira a nome del Papa il “Premio Internazionale della Solidarietà Alpina”; 26 settembre: Giornata Mondiale del sordo.

 

Nelle pagine estere, Haiti: l’acqua che si ritira dalle zone alluvionate restituisce centinaia di corpi senza vita; Sudan: il Governo annuncia uno sventato colpo di Stato; ONU: Kofi Annan indica il calendario per le riforme.

 

Nella pagina culturale, l’elzeviro di Mario Gabriele Giordano e un articolo di Giuseppe Degli Agosti sulla mostra milanese dedicata a “Giovanni Verga fotografo”.

 

Nelle pagine italiane, la delusione dopo la smentita dell’arresto di due presunti rapitori delle due italiane sequestrate in Iraq. A seguire, i temi della Finanziaria e del maltempo che ha provocato forti disagi in più parti del Paese.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

25 settembre 2004

 

 

LA QUESTIONE DEGLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI

 PER SCONFIGGERE LA FAME NEL MONDO

AL CENTRO DI UN CONVEGNO A ROMA

- Intervista con padre Gonzalo Miranda -

 

L’uso degli organismi geneticamente modificati per sconfiggere la fame nel mondo rimane ancora una questione aperta. Occasione per fare il punto, il Convegno “Nutrire un mondo affamato: l’imperativo morale della biotecnologia”, che si è svolto ieri a Roma alla Pontificia Università Gregoriana e organizzato dall’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede e la Pontificia Accademia delle scienze. La Conferenza ha chiarito le potenzialità degli OGM, mostrando esperienze in vari Paesi tra cui le Filippine e il Sud-Africa. Ce ne parla Benedetta Capelli:

 

**********

Critiche ed approvazioni. La questione della biotecnologia come soluzione al problema della fame nel mondo divide in favorevoli e contrari, ma la tendenza generale è quella di aspettare risultati sempre più precisi. Stando alle cifre, il problema della fame impone azioni immediate e concrete. Sono infatti 800 milioni le persone che vivono in una condizione di indigenza e 30 mila, di cui la metà bambini, quelle che muoiono ogni giorno di fame e di malnutrizione. Guardare alla biotecnologia può essere una delle tante possibilità, come conferma padre Gonzalo Miranda, decano alla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum:

 

“E’ pericoloso pensare che, percorrendo solo questa strada o qualunque altra, si possano risolvere tutti i problemi o anche solo questo problema gravissimo della fame nel mondo. Però quello che bisogna riconoscere è che la scienza sta dimostrando, con tanti studi in tutti i Paesi, che l’utilizzo degli OGM può davvero essere uno degli strumenti da utilizzare per tentare di vincere quel problema. C’è il problema dell’educazione delle popolazioni, il problema dell’ingiustizia, dei monopoli, insomma ci sono 100 mila problemi da guardare ed affrontare, ma uno dei problemi è quello della mancanza di produttività in tante zone del mondo, perché non ci sono le condizioni ambientali adatte per una buona produzione. Ecco, gli OGM possono aiutare a risolvere questo problema”.

 

Investire, dunque, nel capitale umano, nell’educazione delle popolazioni locali, senza dimenticare che il ricorso alle biotecnologie impone limiti morali precisi. Lo stesso Giovanni Paolo II aveva tempo fa espresso la sua condanna verso le manipolazioni indiscriminate e lo sviluppo sconsiderato di queste tecniche incoraggiandone l’uso per lo sviluppo dell’uomo e a vantaggio degli altri. Ancora padre Miranda:

 

“Biotecnologie che devono essere correttamente applicate con tanti accorgimenti, con tutte le regole del caso, però senza esagerare e senza pretendere per ideologia, per altri motivi o per interessi di vario tipo, senza pretendere che tutto si blocchi. Qui si tratta, appunto, di innovazioni che sono molto potenti. Dunque, bisogna essere specialmente attenti e prudenti. Direi che la Chiesa guarda con prudenza e con curiosità, ma con grande interesse”.

**********

 

 

LA FORMULA 1 ARRIVA IN CINA

- Intervista con Francesco Sisci -

 

In attesa delle Olimpiadi di Pechino 2008, il grande sport approda in Cina. In questo fine settimana la nuova pista di Shangai vede gareggiare per la prima volta la Formula 1. Un modo per il grande Paese orientale, in forte crescita economica, di presentarsi al mondo intero attraverso uno sport così particolare come l’automobilismo. Su questi aspetti Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Francesco Sisci, direttore dell’Istituto di Cultura italiana a Pechino:

 

**********

R. – La versione sportiva è l’ultima delle aperture che la Cina sta facendo in questi anni. Non dimentichiamo che lo sport è una grandissima industria, quindi mette in moto grandi capitali, e poi i cinesi normali hanno più soldi; naturalmente, dove poterli spendere? Lo sport è un grande sfogo. Lo sport piace. Per tanto tempo era stato negato ai cinesi, ed oggi, tardi, viene di nuovo concesso questo piacere.

 

D. – La Cina è anche un Paese di tradizioni. Come sta accogliendo questo sport dei grandi motori?

 

R. - Con grande interesse, grande curiosità. Sono nuovi passatempi. E, tra questi, naturalmente, c’è un grande fascino per il rombo dei motori, questa tecnologia fantastica e comunque anche umana, perché si vedono queste macchine sfrecciare a velocità supersoniche. Naturalmente questo che è il mercato dell’auto con il più alto tasso di crescita nel mondo è forse destino naturale della Formula 1.

 

D. – Anche perché per i nuovi ricchi cinesi la macchina potente assume un significato particolare ...

 

R. - Certamente è uno status simbol. Oggi, la maggior parte delle auto in Cina non sono semplici mezzi di locomozione, ma sono modi di provare un nuovo benessere.

 

D. – Sono queste tutte prove generali per le Olimpiadi che stanno comunque avvicinandosi a grandi passi …

 

R. – Assolutamente sì. Quello è una specie di grande prova, un momento in cui il Paese si vorrà offrire al mondo, e la Cina non vuole fare brutte figure, anzi, vuole impressionare, meravigliare, stupire, proprio per questo anche la Formula 1 aiuta il Paese a capire come si fa a gestire una complessa macchina organizzativa come le Olimpiadi.

**********

 

 

PER LE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO L’ACCESSO AI MUSEI VATICANI

SARA’ GRATUITO DOMANI E LUNEDI’. IMPORTANTE NOVITA’:

L’APERTURA DOPO 3 ANNI DEL MUSEO MISSIONARIO ETNOLOGICO

CON OPERE RISALENTI A 6 MILA ANNI FA

- Intervista con mons. Roberto Zagnoli -

 

Anche la Santa Sede partecipa quest’anno alla celebrazione delle Giornate Europee del Patrimonio che impegna i 25 Paesi dell’Unione ad aprire gratuitamente i propri musei oggi e domani. La manifestazione è promossa congiuntamente dal Consiglio d’Europa e dall’Unione Europea. L’accesso è gratuito anche in tutte le catacombe di Roma normalmente aperte al pubblico. Per quanto riguarda i Musei Vaticani l’ingresso sarà libero domani ma anche lunedì 27 settembre, in coincidenza con la Giornata Mondiale del Turismo. Ci sarà un’importante novità: l’apertura del Museo missionario-etnologico con l’esposizione eccezionale di opere prodotte in Asia 6 mila anni fa. Il tema scelto per la giornata si riferisce ai doni portati ai Papi dai missionari di tutto il mondo: “I patrimoni venuti da lontano, i patrimoni venuti dall’altro”. Come esperienza di dialogo tra le culture e le religioni di tutto il pianeta. Ce ne parla mons. Roberto Zagnoli, direttore del Museo missionario-etnologico, intervistato da Sergio Centofanti:

 

**********

R. - I Musei Vaticani, per queste giornate, offrono l’apertura diciamo ‘straordinaria’ della prima sezione del Museo missionario etnologico, quella asiatica. Sono tre anni che il Museo missionario etnologico è chiuso, semplicemente per lavori assolutamente inderogabili, riguardanti la conservazione delle opere. Di conseguenza noi, con uno sforzo non indifferente, abbiamo voluto aprire almeno la prima sezione di questo Museo per farne vedere la ricchezza e anche perché sia un po’ anticipo delle successive sezioni che verranno aperte: pensiamo che nel giro di due-tre anni il Museo sarà aperto tutto!

 

D. - E che cosa si potrà vedere, in particolare?

 

R. - In particolare, si può vedere la collezione Cina. Si vedranno più che altro opere legate ai culti, alla sapienza e alla tradizione culturale e religiosa del popolo cinese. Quindi, ad esempio, nella sezione cinese avremo alcune opere molto, molto significative, come alcuni altari legati al culto del confucianesimo e al culto buddista, che possono essere elementi che stimolano al dialogo perché  appartengono, in un certo senso, alla spiritualità dei popoli del mondo: i missionari cristiani sono riusciti a valorizzare questi elementi e li hanno regalati al Papa nel 1925, in occasione della prima Esposizione Mondiale Missionaria.

**********

 

 

I MILLE ANNI DELL’ABBAZIA DI SAN NILO A GROTTAFERRATA,

PUNTO D’INCONTRO, IN ITALIA, DEL MONACHESIMO BIZANTINO CON QUELLO LATINO

- Intervista con Enrico Morini -

 

 

Sorgeva mille anni fa alle porte di Roma, l’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, dove ancora oggi una comunità monastica cattolica di rito bizantino testimonia l’unità della Chiesa nelle sue molteplici tradizioni culturali e spirituali. Tra le celebrazioni per il millenario della morte del suo fondatore, il monaco calabrese Nilo di Rossano, che dedicò la vita proprio alla promozione di questo dialogo tra Chiesa orientale e occidentale, spicca il Convegno sul tema “Il monachesimo d’Oriente e d’Occidente nel passaggio dal I al II millennio cristiano: persone, istituzioni, rapporti spirituali”, che si concluderà domani. Roberta Moretti ha intervistato il professor Enrico Morini, docente di Storia e Istituzioni della Chiesa ortodossa all’Università di Bologna:

 

**********

R. - Il monachesimo orientale, in Italia, che è un monachesimo greco, è il prodotto dell’ellenizzazione che nel sud del Paese si verifica a partire dall’ottavo secolo in poi. E le regioni italiane sono proprio l’estrema propaggine occidentale di questa grande unità religioso-spirituale come normalmente viene definita l’ecumene-bizantina. In quest’area, però, c’è una particolarità, ovvero l’incontro del monachesimo orientale con le esperienze religiose del cristianesimo latino, anche nella sua esplicitazione monacale. Questo perché il monachesimo bizantino incontra quello latino-occidentale non in loco, ma nella sua salita verso nord, giacché molti suoi esponenti risalgono dalla Calabria settentrionale fino a Roma. Credo però si tratti più di interazioni tra i due monachesimi nel senso agiografico che non di scambio di esperienze, e questo non dipende certo dallo scisma dell’XI secolo, perché questo, all’inizio,  non venne percepito dal corpo dei fedeli né dell’Oriente né tanto meno dell’Occidente, che continuavano a sentirsi due forme di cristianesimo diverso ma in comunione tra loro. In altre parole, la polemica teologica tra il monachesimo del Sud ed il monachesimo latino arriverà più tardi. Solo nel XIII secolo abbiamo degli esponenti del monachesimo greco, che polemizzano apertamente contro i latini.

 

D. – Quale evoluzione ha avuto nei secoli questa relazione tra monachesimo d’Oriente e d’Occidente e, soprattutto, qual è la situazione attuale?

 

R. – Questa evoluzione è stata fortemente condizionata da una lenta estinzione del monachesimo di lingua greca, nel nostro Paese. Naturalmente, una situazione di questo tipo non consentiva un fruttuoso interscambio di esperienze tra i due monachesimi. Il monachesimo latino progressivamente si sostituì al monachesimo greco, entrando nelle stesse fondazioni. Ecco, Grottaferrata è l’unico caso: è l’isola greca alle porte di Roma, erede di questo monastero greco ellenofono del sud del nostro Paese - perché fondato da San Nilo e dai suoi compagni in questa loro salita da sud a nord - e, nello stesso tempo, anche del grande monachesimo greco cittadino di Roma, fiorente dal VII secolo, anch’esso spentosi molto rapidamente.

**********

 

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 26 settembre e 26.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta  la parabola dell’uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente e del mendicante, di nome Lazzaro, che giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, desideroso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. “Un giorno il povero morì – dice Gesù - e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto”, finendo “nell’inferno tra i tormenti”.

 

Su questa parabola ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

Nell’Antico Testamento abbiamo i cosiddetti ‘poveri di Jahvé’, persone che non hanno avuto nessuna cosa solida sulla quale appoggiarsi ma hanno deposto tutta la loro fiducia nel Signore, nella promessa di Dio. Ma affidare la vita a Colui che è e che è fedele, significa la vita eterna. Perciò il povero Lazzaro muore ed è portato dagli angeli nel seno di Abramo, perché Abramo è suo padre nella fede. Chi invece confida in se stesso, nella sua gestione della vita, e negli averi che riesce ad accumulare, si disperde: perciò il ricco muore ed è sepolto. Ha confidato nella terra e da essa è stato ricoperto. Rimangono dunque anche alla fine le due vie che attraversano tutto l’Antico Testamento: la via del giusto e la via dell’empio. Il ricco vorrebbe avvertire i fratelli di cambiare; gli sembrano insufficienti Mosé e i profeti; vorrebbe che qualcuno tornasse dai morti ... Ma Cristo è risorto dai morti e sembra che neanche questo basti per ascoltarlo ...

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

25 settembre 2004

 

 

CRISTIANI E MUSULMANI INSIEME PER LE STRADE DEL PAKISTAN,

CONTRO IL TERRORISMO,

 LA VIOLENZA E LA GUERRA. LA MARCIA E’ STATA ORGANIZZATA IN OCCASIONE

DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

 

LAHORE. = Nonostante le minacce di gruppi fondamentalisti islamici, le difficoltà nel Kashmir, regione contesa con l’India, e la presenza di militanti radicali nella regione del Waziristan, al confine con l’Afghanistan, in Pakistan non perdono energia e speranza i cristiani e i musulmani impegnati per promuovere dialogo, tolleranza e pace. In occasione della Giornata Mondiale della Pace, riferisce l’agenzia Fides, la Commissione “Giustizia e Pace” della regione di Lahore ha organizzato una manifestazione pubblica a cui hanno partecipato sacerdoti, religiosi, suore, fedeli cattolici e numerosi musulmani, specialmente studenti della scuole di Lahore. Diversi gli slogan che hanno colorato la marcia, che ha attraversato le vie della città. Tra questi: “La pace non si ottiene attraverso la guerra e la violenza”; “No agli armamenti nucleari, sì alla pace”. Durante la manifestazione sono intervenuti e hanno parlato alla folla leader musulmani, cristiani e indù, che hanno condannato all’unanimità tutte le forme di violenza che infestano il globo terrestre. “La nostra fede ci insegna pace, tolleranza e amore per l’umanità – ha detto suor Genevieve, superiora delle Suore della Carità di Lahore – siamo seguaci della pace”. “Invece di diffondere armi – ha concluso – forniamo al popolo, specialmente ai bambini, il necessario per l’alimentazione, l’istruzione, l’assistenza sanitaria”. (B.C.)

 

 

UCCISO IN BANGLADESH UN MEDICO CRISTIANO CONVERTITO DALL’ISLAM.

L’OMICIDIO COMPIUTO DA MILITANTI MUSULMANI

DHAKA. = Militanti musulmani hanno barbaramente ucciso lo scorso 18 settembre, in Bangladesh, Gani Mondol, un medico convertito al cristianesimo. La modalità dell’uccisione, riferisce l’agenzia Asianews, fa pensare all’operato di gruppi islamici per la “guerra santa”. Quando 15 anni fa Mondol si era convertito, islamici del luogo avevano inscenato proteste contro di lui. Mondol era diventato cristiano nella chiesa battista, ma negli ultimi anni si era avvicinato al cattolicesimo, rendendosi disponibile in diverse opere di assistenza cattoliche a servizio della gente. Secondo una suora presente al funerale, a Pasqua e a Natale Mondol si incaricava della preghiera per i cattolici del suo villaggio, quando non era presente un sacerdote. Un prete cattolico ha confermato che Mondol era molto attivo nell’aiutare la gente e cercava di prestare cure mediche gratuite ai pazienti più poveri. Negli ultimi mesi si era coinvolto nel soccorrere la gente colpita dall’alluvione. Vari testimoni hanno affermato che il medico aveva ipotecato terre di sua proprietà per usarle a favore degli sfollati, per un totale di 40 mila taka, pari a 690 dollari. (B.C.)

 

IN TURCHIA ESISTONO ANCORA DELLE CARENZE IN TEMA DI LIBERTA’ RELIGIOSA

E NEL CAMPO DEI DIRITTI UMANI. E’ LA POSIZIONE DEI VESCOVI TEDESCHI,

SU UN EVENTUALE INGRESSO DI ANKARA NELL’UNIONE EUROPEA

 

BERLINO. = Cresce il dibattito internazionale intorno al possibile ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Secondo i vescovi tedeschi, Ankara presenta ancora carenze nel campo dei diritti umani e della libertà religiosa. Parlando a Fulda, al termine dell’assemblea generale d’autunno della conferenza episcopale tedesca, il presidente, cardinale Karl Lehmann, ha fatto notare in particolare come anche ai cristiani in Turchia vadano riconosciuti i diritti dei quali godono i musulmani turchi in Germania. Il porporato, d’altra parte, si è detto contrario ad un eventuale referendum sull’ingresso della Turchia nell’UE. (B.C.)

 

 

“IL LIBANO DEVE POTER GESTIRE SE STESSO E TORNARE AD ESSERE SOVRANO”.

COSI’ IL CARDINALE SFEIR, COMMENTANDO LA DECISIONE SIRIANA

DI RIDISPIEGARE LE SUE TRUPPE NEL PAESE DEI CEDRI

 

BEIRUT. = “E’ venuto il tempo che il Libano possa agire come uno Stato sovrano, che gestisce i suoi affari”. Di fronte alla decisione siriana di ridispiegare le sue truppe presenti in Libano, il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir,  Patriarca di Antiochia dei Maroniti, è tornato a chiedere una reale indipendenza del suo Paese, da quasi 15 anni di fatto sottoposto ad un protettorato della Siria. Parlando dai microfoni di Radio France International, il Patriarca ha auspicato che Beirut e Damasco stabiliscano “normali rapporti diplomatici”, tuttora inesistenti in quanto la Siria si rifiuta di stabilirli, con il pretesto che i due Paesi sono “nazioni sorelle”. Il cardinale Sfeir chiede la costituzione di un “governo di unità nazionale”, per uscire dalla crisi che attanaglia il Paese dei cedri. “Il Libano – ha detto il porporato – deve poter gestire se stesso e tornare ad essere sovrano”. “Ciò che manca – ha concluso – è che i due Paesi si comportino come Stati sovrani ed uguali, scambiando missioni diplomatiche, come si usa tra Paesi indipendenti e come è nel caso del Libano con tutti i Paesi arabi”. Il cardinale Sfeir ha più volte criticato l’occupazione siriana del Paese. (L.Z.)

 

 

APPELLO DELLE CHIESE CRISTIANE AL SENATO POLACCO CONTRO IL DISEGNO DI LEGGE SULL’ABOLIZIONE DEL FONDO ECCLESIASTICO. L’INIZIATIVA PORTA LA FIRMA

DI ALCUNI SENATORI POST-COMUNISTI

 

VARSAVIA. = Il progetto di legge sull’abolizione del Fondo ecclesiastico in Polonia, proposto da alcuni senatori post-comunisti, va ritirato. E’ quanto sostengono i rappresentanti di nove Chiese – quelle cattolica, ortodossa e vetero-cattolica nazionale, nonché sei comunità protestanti – in un appello rivolto al Senato polacco. La Conferenza episcopale polacca è rappresentata, nel documento, dal segretario generale, mons. Piotr Libera. “Il progetto – si legge nell’appello – mette in pericolo la realizzazione di molti compiti importanti, svolti dalle Chiese nella società polacca. Impone all’opinione pubblica un’interpretazione ideologica del Fondo ecclesiastico, senza rispettare il fatto che esso è stato creato quale risarcimento per i beni sequestrati alle Chiese dallo Stato”, nel periodo comunista. I rappresentanti delle confessioni cristiane in Polonia, inoltre, ricordano che i mezzi provenienti dal Fondo servono per l’attività caritativa ed educativa, spesso in aiuto allo Stato, come la cura di disabili e malati. Permettono anche la partecipazione delle organizzazioni religiose alla salvaguardia dei monumenti d’arte sacra, appartenenti al patrimonio nazionale. (B.C.)

 

 

PAPA MONTINI INDICO’ LA LIBERTA’ RELIGIOSA QUALE FONDAMENTO DELLA DIGNITA’

DELLA PERSONA UMANA. LO HA RICORDATO IERI IL CARDINALE POUPARD,

APRENDO A BRESCIA IL COLLOQUIO INTERNAZIONALE SUI 40 ANNI

DELLA DICHIARAZIONE CONCILIARE “DIGNITATIS HUMANAE”

 

BRESCIA. = Il 7 dicembre 1965 il Concilio Vaticano II approvava a larga maggioranza la dichiarazione “Dignitatis Humanae”, un documento di poche pagine, forse meno noto di altre costituzioni conciliari, ma che nei decenni successivi sarebbe risultato ugualmente rivoluzionario e avrebbe ispirato anche l’azione di Giovanni Paolo II. Ne discutono a Brescia storici, teologi e giuristi convenuti da ogni parte del mondo per il colloquio organizzato dall’Istituto Paolo VI. Fu proprio Papa Montini, ha ricordato il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che presiede l’incontro, a volere fortemente questa dichiarazione sulla libertà religiosa. Molti padri conciliari, ha spiegato il porporato, erano come prigionieri delle condanne espresse dalla Chiesa nel XIX secolo contro il laicismo e l’indifferentismo religioso. Papa Montini seppe, invece, mostrare come il riconoscimento del primato della coscienza individuale aperta alla verità è alla base della dignità della persona umana. E proprio dalla dichiarazione conciliare “Dignitatis Humanae” trasse nuovo vigore l’azione diplomatica della Santa Sede a difesa della libertà religiosa, che portò alla dichiarazione sui diritti umani di Helsinky del 1975, sottoscritta anche dall’Unione Sovietica, e che fu segnata dall’eroica testimonianza di tanti pastori e fedeli al di là della “cortina di ferro”. Tra questi c’è stato il cardinale Kazimierz Swiatek, arcivescovo di Minsk, in Bielorussia, al quale l’Istituto Paolo VI ha deciso di assegnare uno speciale riconoscimento. Nato in Estonia 90 anni fa, il porporato è stato vittima sia delle persecuzioni naziste sia del terrore staliniano, che lo costrinse a nove anni di lavori forzati. Per questa eroica fedeltà alla Chiesa al cardinale e stato assegnato il premio “testimone della fede” che gli verrà consegnato da Giovanni Paolo II, lunedì prossimo a Castel Gandolfo. (I.I.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

25 settembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, il gruppo del terrorista giordano, Al Zarqawi, ha annunciato in un sito web l’esecuzione dell’ostaggio britannico, Kenneth Bigley, ed il rapimento di sette soldati inglesi, subito smentito da Londra. Il messaggio, la cui autenticità è ancora da verificare, avverte anche della prossima pubblicazione di un video che documenterebbe l’esecuzione. Nuovi sviluppi si devono registrare, inoltre, sul sequestro di Simona Pari e di Simona Torretta. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

**********

Le due volontarie italiane rapite in Iraq sarebbero vive e in buone condizioni di salute. E’ quanto ha annunciato oggi il giornale del Kuwait ‘Al-Rai Al-Amm’ che cita fonti “fidate e ben informate”. Le stesse fonti hanno anche precisato che è difficile stabilire quale sarà il destino delle due ragazze e hanno aggiunto che, in caso di mancata risposta alle richieste dei rapitori da parte del premier italiano Silvio Berlusconi, la punizione potrebbe essere “disastrosa”. Il comando della forza multinazionale in Iraq ha smentito, inoltre, la notizia data ieri sera dall’emittente televisiva Al Arabiya secondo la quale i due uomini arrestati nei pressi di Ramadi, un capo tribù e suo figlio, siano coinvolti nel sequestro di Simona Pari e di Simona Torretta. Sul terreno, uomini armati hanno ucciso stamani almeno sette iracheni che a bordo di un minibus si stavano recando a Baghdad per arruolarsi nella Guardia nazionale. E nella capitale un gruppo di ribelli ha assassinato un funzionario della sicurezza del ministero dell'Istruzione. Il ministero del Petrolio è stato colpito, inoltre, da colpi di mortaio che fortunatamente non hanno provocato vittime. E nella turbolenta provincia di Al Anbar sono stati uccisi ieri, secondo quanto riferito stamani dall’esercito americano, tre soldati statunitensi in seguito a due diversi attacchi compiuti da combattenti. Ieri è stato anche rilasciato uno dei dieci impiegati della società di telecomunicazione ‘Iraqna’ rapiti nei giorni scorsi nel Paese arabo. Attualmente gli ostaggi ancora in mano alla guerriglia sono più di 50 e quelli uccisi 29. Difficile da appurare, invece, il numero delle persone sequestrate e successivamente liberate.

**********

 

Gli Stati Uniti potrebbero cominciare a ritirare le loro truppe dall’Iraq prima che il Paese sia stabilizzato. Lo ha detto il segretario americano alla Difesa, Donald Rumsfeld, al termine dell’incontro di ieri con il premier iracheno, Iyad Allawi. Rumsfeld ha aggiunto che “l'Iraq non è mai stato perfettamente calmo e non lo sarà probabilmente mai”. Un altro segnale, questo, del caos che ancora regna nello Stato del Golfo. Ma oggi chi controlla realmente il Paese? Risponde l’inviato in Iraq del “Sole 24 ore”, Alberto Negri, intervistato da Roberto Piermarini:

 

**********

R. – Questa è la domanda che ci si faceva anche un anno e mezzo fa, quando gli americani sono entrati a Baghdad. Il giorno dopo, la situazione della sicurezza in città era completamente sfuggita al controllo delle truppe americane. Questa situazione di insicurezza è continuata e si è approfondita, tant’è vero che oggi abbiamo ampie zone del Paese che sfuggono completamente al controllo americano. Si parla di città importanti: Falluja è una per tutte. Ma anche a Sud le città, dove sembrano più calme, sono oggi in mano al controllo dei guerriglieri e dei gruppi sciiti. C’è stato un commentatore americano che secondo me ha detto una frase molto vera: ‘Oggi, gli americani controllano il territorio su cui mettono i piedi in quel momento. Dopo, non si sa’.

 

D. – Quindi, c’è una nuova geografia dell’Iraq?

 

R. – Non c’è dubbio! C’è una mappa di un Iraq che si presenta sempre più in qualche modo ‘balcanizzato’, sempre più simile a quella “Jugoslavia araba” di cui parlavamo prima di questo conflitto: un Paese con due etnie, curdi e arabi, e con due principali confessioni musulmane, quelle di sciiti e sunniti. Abbiamo un sud a macchia di leopardo. A Najaf sicuramente è così e abbiamo una situazione simile anche  nelle città sante sciite. E nel Nord sunnita e intorno a Baghdad la situazione è fuori controllo. Sono i gruppi nazionalisti della guerriglia, sono i gruppi della Jihad islamica, quelli che stanno conducendo questa campagna del terrore che sembra quasi speculare al tentativo di condurre forse a gennaio delle elezioni in questo Paese ...

**********

 

In un clima di massima allerta nel timore di nuovi attentati, Israele si è fermato ieri sera per 24 ore per celebrare lo Yom Kippur, giorno di preghiera, di invocazione del perdono e di espiazione. Ma i Territori continuano ad essere sconvolti dal dramma della violenza: un palestinese è morto ed altri cinque sono rimasti feriti in seguito ad un raid aereo israeliano su Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.

 

In Afghanistan, militanti taleban hanno lanciato una serie di attacchi contro postazioni delle forze armate di Kabul uccidendo almeno nove soldati. Lo ha detto un portavoce del governatore della provincia di Helmand precisando che gli agguati sono avvenuti nel sud del Paese. In Afghanistan si svolgeranno, tra due settimane, le elezioni presidenziali.

 

Un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco oggi a Quetta, la capitale della provincia pachistana del Baluchistan, contro un mezzo della polizia, uccidendo tre poliziotti e ferendone altri tre. Lo ha detto il capo della polizia di Quetta.

 

Nuove violenze in Cecenia. Un gruppo di ribelli indipendentisti ha attaccato stanotte il villaggio di Alleroï, nell’est della Repubblica caucasica, dando fuoco ad abitazioni di agenti della polizia filo russa. Il commando, secondo fonti del Cremlino, sarebbe stato guidato dal capo delle guardie del corpo del presidente separatista Maskhadov.

 

In Florida più di 800 mila persone sono state sollecitate a lasciare le loro case a causa dell’arrivo, previsto per domani, dell’uragano Jeanne. E ad una settimana dal passaggio di Jeanne su Haiti, resta ancora critica la situazione del Paese caraibico. Mentre l’acqua lentamente si ritira, affiorano i cadaveri degli abitanti travolti dalla furia delle inondazioni. Il bilancio provvisorio delle alluvioni parla di 1.160 morti, 1250 dispersi e circa 250 mila senzatetto. Ma ora è il momento della disperazione per i sopravvissuti, che prendono d’assalto i centri di distribuzione di acqua e cibo. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

**********

La tensione non diminuisce nelle zone disastrate della provincia di Artibonite, dove le forze di pace hanno fatto uso, ancora una volta, di gas lacrimogeni per disperdere una folla di persone che hanno cercato di abbattere una barriera attorno ad una chiesa cattolica. I disordini sono scoppiati mentre era in corso la distribuzione di generi di prima necessità. La consegna era che, a ricevere cibo, acqua e medicine, venissero solo le donne della zona. L’arrivo di numerosi uomini e bambini ha generato una sommossa che ha richiesto l’intervento dei militari. E’ stato distribuito tutto quello che si è potuto, ma poi è terminata l’acqua, il genere di cui più la gente ha bisogno dato il caldo soffocante. Quest’episodio è stato preceduto di poco da un’altra scena di violenza verificatasi quando un camion con rimorchio, che trasportava alimenti donati da una confessione religiosa, è stato assaltato dagli abitanti alle porte stesse di Gonaives. Intanto l’UNICEF ha lanciato un allarme bambini ed il suo portavoce ha detto che metà delle 250 mila persone rimaste senza tetto sono minori che spesso non hanno più i genitori.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

**********

 

Il governo del Sudan ha sventato, ieri, un tentativo di colpo di Stato ordito da elementi islamici. La polizia sudanese ha arrestato alcuni dirigenti del partito di opposizione “Congresso popolare”, presieduto dall’ex presidente del Parlamento, l’ideologo integralista, Hassan Al Turabi, attualmente in carcere.

 

Cile. E’ fissato per oggi pomeriggio l’interrogatorio dell’ex dittatore Augusto Pinochet. Il giudice Guzman si recherà infatti nella casa dell’anziano capo di Stato per ascoltarlo nell’ambito dell'inchiesta sulla morte di 19 oppositori cileni, catturati nelle operazioni del cosiddetto ‘Piano Condor’, messo in atto negli Anni ‘70 dai servizi segreti dei regimi sudamericani.

 

Al via domani a Brighton, nel sud della Gran Bretagna, il congresso nazionale dei laburisti. Il partito del premier Tony Blair dovrà fissare il programma per le elezioni politiche del 2005. Secondo un sondaggio, il 60 per cento degli elettori britannici è convinto che i laburisti non abbiano rispettato le promesse di accrescere il benessere dei cittadini nonostante l’aumento delle tasse.

 

Oltre 4,5 di milioni di elettori svizzeri sono chiamati, domani, a pronunciarsi sulle nuove regole per l’attribuzione del  passaporto elvetico ai figli degli stranieri nati e cresciuti nella Confederazione. Tutti i grandi partiti sono in favore del progetto, fatta eccezione per l’Unione democratica di centro.

 

Al voto domani anche la Francia per il rinnovo parziale del Senato, attualmente controllato dal partito UMP del presidente Jacques Chiraq. Sono in palio 128 seggi su un totale di 321.

 

 

=======ooo=======