RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 265 - Testo della trasmissione di mercoledì 22 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Croce di Cristo strappa l’umanità dalle strade del male: così il Papa oggi all’udienza generale. Giovanni Paolo II invita i cristiani a seguire l’esempio di Gesù che ha perdonato i suoi crocifissori

 

‘Non dobbiamo rassegnarci allo scandalo della fame nel mondo’: è l’appello lanciato da New York dal cardinale Angelo Sodano. Intervista con il porporato

 

La Santa Sede parteciperà alle “Giornate europee del patrimonio”  domenica 26 settembre.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Sempre più grave il bilancio delle inondazioni causate dalla tempesta tropicale Jeanne ad Haiti dove i morti sono più di 700. Intervista con padre Jean Desinord

 

In corso l’Assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale tedesca: con noi il cardinale Karl Lehmann

 

Il cardinale Etchegaray condivide con un leader religioso musulmano il premio UNESCO per la pace. Ai nostri microfoni il porporato francese

 

La vita di San Giovanni Bosco in una fiction in onda questa sera e domani sera su Rai Uno. Con noi Flavio Insinna, Lina Sastri e Lodovico Gasparini

 

La prosa italiana riunita a Genova per discutere sul futuro del Teatro pubblico in Italia. Ce ne parla Luca De Fusco.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ufficialmente restituito alla Chiesa cattolica dalle autorità vietnamite il seminario minore di Ho Chi Minh-Ville, confiscato dal regime comunista nel 1975 e convertito in Istituto di ragioneria

 

I diritti umani in Nigeria sono apertamente violati dall’introduzione e dall’applicazione, negli ultimi 4 anni, dei codici basati sulla sharia

 

Il politico cristiano Yousaf Naz, residente nella regione pakistana del Punjab, è stato rapito, torturato e minacciato di morte per due volte dopo aver denunciato per corruzione un amministratore musulmano

 

“Solo il dialogo tra le parti può portare a una pace giusta e durevole per le popolazioni del Darfur”: questo l’incoraggiamento della Comunità di Sant’Egidio in seguito alla sospensione dei colloqui di Addis Abeba e Abuja per stabilire la pace nella regione sudanese

 

A tre anni dalla scomparsa, il padre Giovanni Giorgianni è stato ricordato oggi da parenti, amici e

colleghi con una Messa nella cappella della Radio Vaticana.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq almeno 11 morti per l’esplosione di una bomba a Baghdad. Dopo la decapitazione del secondo ostaggio statunitense si teme adesso per la sorte del civile inglese

 

All’ONU nuovo confronto fra Kofi Annan e George Bush.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 settembre 2004

 

 

LA CROCE DI CRISTO STRAPPA L’UMANITA’ DALLE STRADE DEL MALE.

COSI’ IL PAPA OGGI ALL’UDIENZA GENERALE.

GIOVANNI PAOLO II INVITA I CRISTIANI A SEGUIRE L’ESEMPIO DI GESU’

CHE HA PERDONATO COLORO CHE LO HANNO CROCIFISSO

 

Imitare Cristo che oltraggiato non chiedeva vendetta. E’ l’esortazione del Papa ai fedeli oggi all’udienza generale in Piazza San Pietro. Al centro della catechesi odierna il tema della Passione volontaria di Cristo, come è trattato nel brano innico della prima lettera di San Pietro. La Croce di Gesù - dice Giovanni Paolo II – toglie l’umanità dalle strade del male e la riporta al progetto di Dio. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Cristo è solidale con l’umanità sofferente – ha detto il Papa: ci è accanto e condivide il dolore dell’uomo. Anzi ha portato il nostro male, il peso dei nostri peccati per cancellarli:

 

“Questa sua solidarietà con noi diventa radicalmente trasformatrice, liberatrice, espiatrice, salvifica”.

 

Giovanni Paolo II pone l’accento sull’atteggiamento di Gesù “che s’avvia verso la strada aspra della passione, senza opporsi all’ingiustizia e alla violenza, senza recriminazioni e sfoghi, ma consegnando se stesso e la sua dolorosa vicenda a colui che giudica con giustizia”. Non si tratta – ha specificato il Pontefice - di “una cieca e passiva rassegnazione”, ma di “una fiducia coraggiosa, destinata a essere di esempio a tutti i discepoli che percorreranno la via oscura della prova e della persecuzione”. Dunque no alla vendetta come spiegava Sant’Ireneo di Lione: “Cristo …era colpito ma non restituiva i colpi … non minacciava e mentre soffriva una violenza tirannica, pregava il Padre di perdonare coloro che lo avevano crocifisso”. Il Papa riprende quindi l’immagine del profeta Isaia che vede una umanità sperduta, come un gregge sbandato: ognuno segue la sua strada. “Il Cristo paziente … che non ha commesso peccato” si “è addossato i nostri dolori … è stato trafitto per i nostri delitti”:

 

“E così la nostra povera umanità viene strappata dalle strade deviate e perverse del male e riportata alla «giustizia», cioè al bel progetto di Dio. L’ultima frase dell’inno è particolarmente commovente. Recita: «Dalle sue piaghe siamo stati guariti». Qui vediamo quale caro prezzo Cristo abbia pagato per procurarci la guarigione!”.

 

Il Papa esorta infine i cristiani ad imitare Gesù, non rispondendo al male con il male ma restando fedeli all’ideale evangelico dell’amore e del perdono nella vita di ogni giorno.

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RINNOVATO E URGENTE APPELLO DELLA SANTA SEDE PER RIDURRE LA FAME

E LA POVERTA’ NEL MONDO. “DOBBIAMO MOLTIPLICARE GLI SFORZI

         HA SOTTOLINEATO IL CARDINALE SODANO A NEW YORK –

PER SRADICARE QUESTO FLAGELLO DAL MONDO”

 

Un nuovo appello a tutti i Paesi sviluppati “per aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,7 per cento del Prodotto Interno Lordo”, tanto da consentire di finanziare in maniera adeguata le iniziative contro la fame e la povertà nel mondo, è stato lanciato lunedì dal segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano. L’occasione è stata l’incontro sulle nuove forme di lotta contro la fame e la povertà nel mondo, organizzato a New York presso la sede delle Nazioni Unite. Ricordando l’impegno umanitario della Santa Sede su questo fronte, il porporato ha sottolineato come il problema sia molto vasto. “La lotta contro la fame, e direi anche contro la sete – ha detto – va oltre le sole emergenze: questa lotta deve affrontare una serie di fattori complessi come, ad esempio, la necessità di investire nel capitale umano delle popolazioni locali, sollecitare il trasferimento delle tecnologie appropriate e garantire equità nel commercio internazionale”. Ma quanto sono concrete le prospettive di ridurre la fame nel mondo? Paolo Mastrolilli lo ha chiesto allo stesso cardinale Sodano:

 

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R. – Esistono molte prospettive, soprattutto oggi. Ovviamente, ciò dipende dall’impegno di tutti. Ricordo tante riunioni internazionali nelle quali è stato trattato questo argomento. Vedo, tuttavia, che è facile prendere impegni, ma poi è difficile mantenerli. Però, non dobbiamo rassegnarci a questo scandalo mondiale. E’ un vero scandalo che l’umanità non riesca a venire incontro a chi ha fame. Gli affamati non possono attendere. Qui all’ONU nel 2000 tutti i capi di Stato hanno aderito alla Dichiarazione del Millennio, in cui tutti si sono impegnati in quei tre grandi fini: la promozione della pace, la lotta contro la fame e l’eliminazione delle gravi malattie, soprattutto dell’AIDS. Bisogna, quindi, lavorare per raggiungere tale fine. Da qualunque parte vengano le proposte, sono proposte umanitarie per le quali ho portato la benedizione del Papa.

 

D. – Qual è il suo giudizio sulla situazione in Iraq?

 

R. – Il giudizio sull’Iraq è abbastanza complesso. Si sa bene che i pareri sull’attuale situazione sono molti e contrastanti. Su una cosa, però, dovremmo concordare tutti: adesso dobbiamo rimboccarci le maniche ed aiutare quelle popolazioni a vivere in pace ed a riconciliarsi tra loro, ricordando anche ciò che dice sovente il Papa: “Senza perdono non c’è pace”. Sono popolazioni che hanno già sofferto troppo, e quindi la sfida attuale penso sia quella della riconciliazione. Per questo lavorano i cristiani che sono in Iraq, per questo lavorano con i vescovi. Là è la patria del Patriarca Abramo che da Ur dei Caldei iniziò la sua grande avventura. Lui, come Padre delle tre grandi religioni monoteiste – Ebraismo, Cristianesimo e Islam – ci può aiutare a riconoscerci tutti figli dello stesso Padre che sta nei Cieli.

 

D. – Dal Sudan al Medio Oriente, la pace è minacciata o manca in molte regioni del mondo. Quali sono secondo la Santa Sede le emergenze più gravi da affrontare e cosa dovrebbero fare le potenze internazionali per risolvere tali sfide?

 

R. – Vi sono tante minacce alla pace: penso alla situazione del Darfur, situazione veramente penosa. Si parla in questo ultimo anno e mezzo di un milione di profughi e di migliaia di persone che muoiono ogni giorno ... mi sembra che adesso la comunità internazionale si stia muovendo, anche il Papa ha mandato là un suo Inviato, l’arcivescovo Paul Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. Poi, certo, lei mi parla di guerre: come dimenticare la Terra Santa, sempre sconvolta da tanti conflitti? E poi, pensiamo al cuore dell’Africa, soprattutto al Nord dell’Uganda. Dobbiamo continuare ad essere costruttori di pace, ce n’è bisogno più che mai.

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UDIENZE

 

Il Papa ha ricevuto oggi l’arcivescovo Mario Roberto Cassari, nunzio apostolico in Costa d’Avorio, Niger, Burkina Faso.

 

 

LA SANTA SEDE PARTECIPERA’ ALLE “GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO”,

CHE SI CELEBRERANNO IL 26 SETTEMBRE PROSSIMO

 

La Santa Sede parteciperà anche quest'anno alla celebrazione delle "Giornate Europee del Patrimonio": una manifestazione promossa dal Consiglio d'Europa, che gode attualmente dell'adesione di oltre 40 paesi del Continente. La giornata verrà celebrata domenica 26 settembre, e avrà come tema:"I patrimoni venuti da lontano, i patrimoni venuti dall'altro". All’elaborazione del programma hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Tra le varie iniziative in campo: l’accesso gratuito ai Musei Vaticani per l'intera giornata. Nell’ambito della struttura museale vaticana, nel Museo missionario-etnologico, attualmente in corso di ristrutturazione, verrà eccezionalmente aperta la Sezione asiatica, con una piccola e selezionata esposizione dal titolo: “Il museo missionario-etnologico aperto per restauro: uno sguardo alle porte dell’Asia”. Previsto, inoltre, l’accesso gratuito a tutte le Catacombe di Roma. Nella stessa giornata del 26 settembre, prevista l’inaugurazione della mostra didattica “Alle origini dell'Eucaristia” presso le Catacombe di S. Calisto. Ricordiamo che l’accesso gratuito ai Musei Vaticani verrà inoltre replicato lunedì 27 settembre, quando verrà invece celebrata la Giornata Mondiale del Turismo.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

“Fermare ogni violenza. Di fronte al dilagare del terrorismo occorre individuare strumenti efficaci” è il titolo di apertura della Prima Pagina in riferimento alle barbare uccisioni di ostaggi in Iraq. All’udienza generale la catechesi di Giovanni Paolo II sul cantico della prima Lettera di San Pietro 2, 21-24. Conclusa la visita del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, negli Stati Uniti d’America. Nell’articolo di Andrea Riccardi una riflessione sulle parole pronunciate dal Papa nell’Angelus di domenica 19 settembre. ONU: negli interventi alla 59° Assemblea duro contrasto di posizioni tra Kofi Annan e Bush.

 

Nelle pagine vaticane: a San Severo uno studio dell’Ufficio Diocesano di evangelizzazione e catechesi.

 

Nelle pagine estere. Haiti: stanziati dall’UE aiuti per fronteggiare l’immane catastrofe provocata dall’uragano “Jeanne”. Bosnia ed Erzegovina: tornati a casa un milione di profughi. Somalia: duri scontri a Chisimayo. Sudan: nuove e gravi accuse dell’Onu a Khartoum per le persistenti minacce che incombono sui profughi.

 

Nella pagina culturale, un libro che raccoglie una lunga intervista a Biagio Agnes su cinquant’anni di televisione in Italia. Per la Pagina Monografica: a cinque secoli dalla morte del voivoda romeno Stefano il Grande.

 

Nelle pagine italiane, crolla una palazzina nello Spezzino: tre morti e un ferito grave; a seguire, i temi della Finanziaria, delle riforme e dell’economia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 settembre 2004

 

 

OLTRE 700 MORTI AD HAITI PER IL PASSAGGIO DELLA TEMPESTA TROPICALE JEANNE.

ONU, CROCE ROSSA, ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

E I GOVERNI DI DIVERSI PAESI SONO GIÀ AL LAVORO

PER AIUTARE LO STATO CARAIBICO

- Intervista con padre Jean Desinord -

 

Sta assumendo proporzioni catastrofiche il tragico bilancio delle alluvioni ad Haiti, causate dal passaggio della tempesta tropicale Jeanne, che ora si dirige verso Bahamas e Florida. L’ultimo bilancio, fornito dalla Croce Rossa e dalla missione delle Nazioni Unite sull’isola caraibica, parla di 709 morti, centinaia di feriti e di migliaia di persone senzatetto. Ma le cifre potrebbero ancora crescere. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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A pochi mesi da una catastrofe simile, che causò quasi duemila morti, la crudeltà delle intemperie è tornata ad abbattersi su Haiti con il nome di Jeanne: non un tornado, bensì una tempesta tropicale che nella vicina Repubblica dominicana ha causato soltanto 25 morti. Il fenomeno atmosferico ha colpito duramente il territorio haitiano, per l’effetto moltiplicatore rappresentato qui dall’intenso processo di deforestazione che priva il Paese caraibico di qualsiasi difesa naturale. E a mano a mano che avanzano nelle regioni più colpite, dentro e intorno alla città di Gonaives le squadre di soccorso ed i membri della forza di pace dell’ONU presenti sull’isola si rendono conto delle dimensioni della devastazione e del numero di vittime abbandonate nel fango. Senza denaro e senza mezzi, il presidente haitiano Boniface Alexandre ha rivolto un appello alla comunità internazionale durante il suo intervento a New York, davanti all’Assemblea generale dell’ONU. Molti Paesi hanno cominciato ad inviare generi di prima necessità e soprattutto acqua. Oltre alle vittime, infine, sono decine di migliaia i sinistrati, ospitati in strutture di fortuna di ogni tipo. E di fronte a questa emergenza, a Gonaives la cattedrale è stata trasformata in un enorme rifugio che accoglie centinaia di senzatetto.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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La Comunità internazionale si sta dunque mobilitando per aiutare la popolazione di Haiti. ONU, Croce Rossa, Organizzazione Mondiale della Sanità e varie Ong sono già al lavoro, mentre dai vari governi sono stati decisi i primi stanziamenti: finora hanno risposto Stati Uniti, Commissione europea, Germania, Francia, Spagna, Svizzera ed Argentina. Intanto, la missione delle Nazioni Unite ha smentito che l’isola di La Tortue, a nord di Haiti, sia stata sommersa dalle acque in seguito al passaggio dell'uragano Jeanne, come ipotizzato in un primo momento. Ma com’è adesso la situazione? Lucas Duran lo ha chiesto a padre Jean Desinord, direttore di Radio Soleil, l’emittente dell’arcidiocesi della capitale, Port-au-Prince:

 

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R. – Le ultime notizie non sono buone. Da venerdì Haiti è sott’acqua. Ci sono due località – Gonaives e Port-de-Paix – che sono particolarmente colpite.

 

D. – Qual è il morale della popolazione?

 

R. – Il morale è molto basso. Veramente molto basso. Non solo per queste città, dove si è verificata l’inondazione, ma in tutto il Paese. La situazione economica di Haiti, oggi, è molto difficile. Si deve pagare tutto. Anche se la gente volesse compiere gesti di solidarietà con chi è stato colpito, è molto difficile. Quindi, oggi è molto importante che la comunità internazionale porti il suo aiuto.

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LA MISSIONE EVANGELIZZATRICE DELLA CHIESA,

LA PROMOZIONE DEL DIALOGO TRA LE GENTI E LA GMG 2005 A COLONIA:

SONO ALCUNI DEI TEMI AL CENTRO DELL’ASSEMBLEA PLENARIA D’AUTUNNO

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA

- Intervista con il cardinale Karl Lehmann -

 

Si chiude domani a Fulda, in Germania, l’Assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale tedesca. Diversi i temi al centro dei lavori, che si sono aperti lunedì: il cammino ecumenico, la questione della difesa del giorno festivo, l’emigrazione e lo stato di preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia 2005. Su questo incontro il collega della redazione tedesca, Jürgen Erbacher, ha raccolto il commento del cardinale Karl Lehmann, vescovo di Mainz e presidente della Conferenza episcopale tedesca:

 

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R. – L’argomento principale di quest’anno è la missione. La missione della Chiesa, specialmente a livello universale. Poi, ci sono anche altre questioni, ad esempio, la catechesi in un mondo che cambia. C’è, inoltre, da considerare un problema molto importante: in Germania abbiamo circa mezzo milione di persone che non hanno permesso di soggiorno, eppure vivono tra di noi, senza alcun diritto riconosciuto. La Chiesa deve preoccupasi di questa gente.

 

D. – Lei ha detto che il tema centrale è la missione …

 

R. – Negli ultimi decenni l’attività missionaria della Chiesa si è sensibilmente ridotta. Da un lato, i cristiani hanno un po’ perso la coscienza di questa missione, non hanno abbastanza sensibilità nei riguardi della verità nel cristianesimo. Dall’altra parte, c’è anche l’aspetto dell’aiuto allo sviluppo: ognuno si deve rendere conto della necessità di aiutare le popolazioni in via di sviluppo. Ecco perché il pensiero missionario deve rinnovarsi.

 

D. – Nell’agosto 2005, si celebrerà la Giornata mondiale della gioventù a Colonia. A che punto sono i preparativi, a dieci mesi dal grande evento?

 

R. – Credo che in questi giorni sarà pubblicato il programma degli eventi più importanti. Sono partiti anche gli inviti alla partecipazione a tutti i Länder. A partire dall’autunno, infine, dovremo intensificare l’opera spirituale, con l’approfondimento di diversi argomenti.

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CONSEGNATO IERI A PARIGI IL PREMIO UNESCO PER LA PACE

AL CARDINALE ETCHEGARAY E AL MUFTI DI BOSNIA ERZEGOVINA CERIC.

AI NOSTRI MICROFONI IL PORPORATO FRANCESE:

“SONO FELICE DI CONDIVIDERE QUESTO PREMIO CON UN MUSULMANO”

 

Si è svolta ieri a Parigi la cerimonia di consegna del premio dell’UNESCO “Felix Houphouet-Boigny per la ricerca della pace 2003” al cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e al Gran Muftì di Bosnia Erzegovina, Mustafà Ceric. Nella motivazione, letta dal presidente della giuria Henry Kissinger, si sottolinea l’impegno dei due premiati nella diffusione del dialogo tra le religioni, della tolleranza e della pace. Sul significato di questo riconoscimento ascoltiamo il cardinale Etchegaray, intervistato da Gabrielle de Jasay:

 

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JE ME SENS A LA FOIS FIER ET AUSSI …

Mi sento fiero e nello stesso tempo piccolo. Fiero perché si tratta di un premio prestigioso che sono felice di condividere con un musulmano, un grande operatore di pace, il Gran Muftì di Bosnia-Erzegovina, con il quale mi sono incontrato durante la guerra dei Balcani e poi anche a Londra e a Davos. Allo stesso tempo mi sento molto piccolo perché, come ho potuto costatare nell’esperienza maturata nelle missioni affidatemi dal Santo Padre in numerosi punti caldi della terra, ci troviamo di fronte al mistero dell’uomo. Infatti, dopo aver fatto tutto quello che ci sembra possibile a favore della pace, dobbiamo fare i conti con l’imponderabile segreto della coscienza. Neanche Dio può nulla davanti alla coscienza dell’uomo che è libero. In definitiva è la coscienza che ha l’ultima parola. Essa è più forte di tutte le ideologie, di tutte le strategie e persino di tutte le religioni.

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LA VITA DI SAN GIOVANNI BOSCO IN UNA FICTION IN ONDA QUESTA SERA E

DOMANI SERA SU RAI UNO.

- Intervista con Flavio Insinna, Lina Sastri e Lodovico Gasparini -

 

La Rai inaugura questa sera la sua stagione di fiction storiche. E lo fa con “Don Bosco”, una coproduzione italo-anglo-tedesca firmata anche dalla Lux Vide e diretta da Lodovico Gasparini. Sul teleschermo le fasi salienti della vita di don Giovanni Bosco: dalle umili origini alla scelta del sacerdozio, dall'impatto con la realtà dei ragazzi affamati e sbandati alla creazione del primo oratorio e della casa madre della congregazione dei Salesiani, fino alle accuse di sovversione. Don Giovanni Bosco è interpretato da Flavio Insinna, che al microfono di Antonella Palermo racconta le sue emozioni e le sue difficoltà nell’interpretare un personaggio così straordinario:

  

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R. - Più che l’attore, all’inizio, ha tremato l’uomo, perché man mano che leggi sai di andare ad incontrare una persona straordinaria. Io ho cercato di leggere il più possibile su Don Bosco, nonostante la bibliografia che lo riguarda sia enorme. Ha realizzato sogni straordinari. Più leggevo e più, come dire, una parte di me diceva: “Non sono in grado …”. Pian piano cerchi di farti girare dentro le cose che credi almeno di cominciare ad individuare; quindi devi pensare ad un bambino orfano ma che sogni di diventare il padre di migliaia di orfani, amico di Dio, nello stesso tempo servo di Dio, che, in mezzo a problemi di sconfinata vastità, miseria, fame, morte e dolore, riesce a trovare la forza di dire: “Serviamo il Signore in allegria … con gioia!, ma non con la spensieratezza della superficialità”. Negli oratori, quando lui si scatenava con i ragazzi, c’era un’allegria che faceva tremare la terra.

 

D. – Lina Sastri, come si è accostata a questo ruolo di madre di don Bosco?

 

R. – Con molta umiltà, provando a mettermi nei panni di una persona molto più anziana di me, perché poi ho fatto prima la madre di don Bosco bambino e poi di don Bosco adulto. Umiltà come madre, come le madri sono, pronte a dare con carità aiuto e basta.

 

D. – Quali sono gli altri caratteri della personalità di questo personaggio?

 

R. – Concretezza, fede e umiltà.

 

D. – Cosa ha imparato da questo ruolo?

 

R. – A esserci senza voler esserci per forza.

 

D. – Lodovico Gasparini, regista di questa fiction, da che cosa si è fatto ispirare maggiormente?

 

R. – Sicuramente dai suoi scritti, dalle memorie e da tantissime altre cose che sono state realizzate sulla sua figura. Quello che mi ha convinto a fare questo progetto – ci lavoro praticamente da un anno – è stata la sua estrema modernità. Se ci fossero oggi tanti don Bosco, con lo stesso spirito, la stessa tenacia, con la stessa generosità, altruismo e spirito di sacrificio soprattutto, si potrebbe fare molto di più di quello che si fa; perché si occupa degli ultimi e penso che mai come oggi ce ne sia bisogno.

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LA PROSA ITALIANA RIUNITA A GENOVA

PER DISCUTERE SUL FUTURO DEL TEATRO PUBBLICO IN ITALIA

- Intervista con Luca De Fusco -

 

L’Associazione Nazionale Teatri d’Arte Drammatica ha presentato un “libro bianco” dedicato ai più recenti risultati in tema di spettatori, incassi e lavori dei sedici Teatri Stabili italiani. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Dal Friuli alla Sicilia, dal Piemonte alle Marche, i teatri pubblici italiani, tra i quali vanno ricordati il Piccolo di Milano e il Biondo di Palermo, con i 179 spettacoli prodotti o ripresi nel 2003 ed i molti progetti della prossima stagione, confermano la loro missione tesa alla valorizzazione del patrimonio teatrale ed alla ricerca di nuovi autori. Convenuti a Genova tutti i Direttori Artistici dei sedici teatri, hanno discusso sul loro futuro e presentato un recentissimo studio, il cui contenuto viene illustrato da Luca De Fusco, presidente dell’ANTAD.

 

R. - Innanzitutto bisogna fare giustizia su una serie di luoghi comuni che si sono andati man mano stratificando sui teatri pubblici italiani. Per esempio, si dice di noi che i teatri stabili sono chiusi nei loro bunker e scambiano tra loro gli spettacoli indiscriminatamente, impedendo al resto del teatro di agire. Scopriamo, invece, da questi dati che su 552 compagnie ospitate da tutti i teatri pubblici nell’anno 2003, soltanto 123 sono dei teatri stabili pubblici e 429 sono privati. Quindi, con questo dimostriamo il contrario, e cioè che i teatri stabili pubblici non sono solo la spina dorsale del teatro italiano, perché la stragrande parte del teatro di qualità, la stragrande parte del teatro dei grandi registi, è prodotto dai teatri stabili, ma anche che la nostra rete di ospitalità, i nostri teatri come luoghi fisici, sono il sostegno della maggior parte delle compagnie private di peso di questo Paese e che senza di noi avrebbero difficoltà a sopravvivere.

 

D. - “Crisi” è la parola che incombe anche sul panorama dell’attività teatrale italiana. Può essere finanziaria o culturale …

 

R. - Per me esistono tutte e due, ma sono di portata molto diversa. La crisi economica del teatro italiano, e dei teatri stabili in particolare, è gravissima, non tanto per gli ipotetici e minacciati, e poi ogni volta scongiurati, tagli al fondo unico dello spettacolo, ma perché soprattutto i teatri stabili si vedono penalizzati dai Comuni, dai loro stessi soci, che vedendosi trasferiti meno risorse dallo Stato, tagliano proprio sulla cultura. Sulla crisi culturale abbiamo tenuto un interessante seminario tra i direttori dei teatri pubblici e Luca Ronconi e Maurizio Scaparro per interrogarci su dove deve procedere, dove deve andare il teatro pubblico nei prossimi decenni. Certo, la società italiana è molto diversa da quella degli anni ’60, dove i teatri si affermarono. E’ una società più frammentaria. Può essere che noi abbiamo meno capacità di rappresentarla di quanto non ne avessero i grandi maestri - Strehler, Grassi, Chiesa, etc. - ma certo è che comunque il teatro rimane essenziale per la vita della comunità. Lo è di più, per altre comunità, come quella tedesca, quella francese e quella inglese. Ma abbiamo comunque fatto un lavoro di grande recupero. Il nostro teatro è di gran lunga migliore ora che 100 anni fa. Ha fatto grandi passi avanti. Se abbiamo dei momenti di crisi, dobbiamo scuoterci, proseguire il cammino, perché anche in questo l’Italia deve diventare più europea.

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CHIESA E SOCIETA’

22 settembre 2004

 

 

UFFICIALMENTE RESTITUITO ALLA CHIESA CATTOLICA DALLE AUTORITA’ VIETNAMITE

IL SEMINARIO MINORE DI HO CHI MINH-VILLE, CONFISCATO DAL REGIME COMUNISTA NEL 1975 E CONVERTITO IN ISTITUTO DI RAGIONERIA

 

HO CHI MINH CITY. = Le autorità vietnamite hanno ufficialmente restituito alla Chiesa cattolica il vecchio seminario minore di Saigon - oggi Ho Chi Minh-Ville - confiscato dal regime comunista dopo la riunificazione del Vietnam nel 1975 e convertito in una scuola di ragioneria. La struttura, situata accanto al seminario maggiore di San Giuseppe, è stata nel frattempo restaurata e farà posto ad un Centro culturale cattolico destinato principalmente alla formazione pastorale dei sacerdoti, religiosi e laici. La cerimonia della restituzione si è svolta lunedì scorso alla presenza delle autorità civili e religiose dell’arcidiocesi. I nuovi locali sono stati benedetti dall’arcivescovo di Ho Chi Minh-Ville, il cardinale Jean Baptiste Pham Minh, che ha sottolineato come i tempi per la restituzione fossero ormai maturi, perché la Chiesa vietnamita ha oggi più che mai bisogno di un personale religioso e laico professionalmente preparato alle nuove sfide pastorali e sociali che la attendono nel Paese. Oltre a fungere da istituto di formazione, il nuovo centro ospiterà anche un museo sulla storia dell’evangelizzazione del Vietnam dalle origini fino ai nostri giorni e una biblioteca cui potranno attingere tutti i cattolici del Paese. (L.Z.)

 

 

LA RAPIDA ATTUAZIONE A SCOPO POLITICO DELLE PIÙ SEVERE LEGGI ISLAMICHE

NELLA NIGERIA DEL NORD COMPORTA UN INTENSIFICARSI DELLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI.

QUESTA, LA DENUNCIA DELL’ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA, HUMAN RIGHTS WATCH,

IN UN RAPPORTO DI 111 PAGINE PRESENTATO IERI

- A cura di Roberta Moretti -

 

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LAGOS. = I diritti umani in Nigeria sono apertamente violati dall’introduzione e dall’applicazione, negli ultimi 4 anni, dei codici basati sulla sharia, la legge islamica così come interpretata da alcune scuole di pensiero e in particolare da quella di Maliki, dominante nei 12 Paesi settentrionali del grande Stato africano. Questa, la denuncia dell’organizzazione non governativa Human Rights Watch, in un rapporto di 111 pagine presentato ieri. Una popolazione “grossolanamente divisa tra cristiani e musulmani”, quella Nigeriana, secondo HRW, “nel momento della lotta politica per il potere e nella competizione per il benessere”. La mancanza di assistenza legale, le testimonianze estorte con la tortura e l'inadeguato addestramento dei giudici delle corti musulmane sono elementi costanti della sharia nel Paese africano, che è stata “potenziata a fini politici”, causando “abusi e violazioni, in particolare per le donne”. La discriminazione, quale fattore culturale prima che giuridico, è evidente nei casi di condanna alla lapidazione per zina, ossia adulterio o rapporto sessuale consensuale al di fuori del matrimonio. Ma ancora, le donne sono vittime in tutto il Paese di pratiche quali il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali, la discriminazione sociale e professionale, la violenza da parte delle forze di sicurezza, la violenza domestica e il traffico schiavistico.

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DRAMMATICA VICENDA PER UN POLITICO CRISTIANO RESIDENTE NELLA REGIONE PAKISTANA DEL PUNJAB:

RAPITO, TORTURATO E MINACCIATO DI MORTE PER DUE VOLTE DOPO AVER DENUNCIATO PER CORRUZIONE UN AMMINISTRATORE MUSULMANO,

 IL CRISTIANO E’ STATO ANCHE ACCUSATO INGIUSTAMENTE DI BLASFEMIA

 

LAHORE. = Il politico cristiano Yousaf Naz, residente nella regione pakistana del Punjab, è stato rapito, torturato e minacciato di morte per due volte dopo aver denunciato per corruzione un amministratore musulmano. I fatti sono avvenuti nei mesi scorsi, ma solo di recente Yousaf si è rivolto a organizzazioni non governative per far conoscere la sua situazione. A febbraio, il politico aveva presentato una richiesta per i fondi economici destinati alla comunità cristiana, ma mai consegnati. Si è scoperto allora che i fondi erano stati usati dal presidente della Consiglio distrettuale, il musulmano Raja Ifthikar Shahzad, appoggiato dalla polizia locale. La notizia è stata resa pubblica, insieme ad altri casi di corruzione di Raja. Dopo 2 giorni, Yousaf viene rapito da 4 uomini armati, che lo picchiano e gli distruggono il negozio. Le forze dell’ordine, informate del fatto, non hanno preso però alcun provvedimento. Ad aprile la stampa locale ha riportato in modo dettagliato i casi di corruzione di Raja e il Consiglio ne ha condannato l’operato, dando ragione a Yousaf. Raja – insieme ad estremisti religiosi locali – ha reagito accusando Yousaf di blasfemia, senza però riuscire a farlo incriminare. Di nuovo il politico cristiano viene rapito il 26 maggio insieme a suo fratello, Sakeel Shehraz: portati a 200 miglia dalla loro casa, sono minacciati di morte alla presenza di Raja. I due, comunque, sono riusciti a scappare, perdendo però tutti i propri beni. Anche in questo caso, Yousaf ha sporto denuncia alle autorità locali, senza ricevere risposta. Ong e gruppi per la difesa della libertà religiosa si sono rivolti al presidente Musharaf per chiedere l’avvio di indagini sui fatti e per assicurare protezione a Yousaf e ai suoi familiari. In Pakistan vige una legge, introdotta nel 1986, che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena capitale per diffamazioni contro Maometto. La norma continua però ad essere utilizzata come mezzo per regolare questioni private. Di recente è stata parzialmente corretta, punendo con la morte chi sostiene accuse di blasfemia false. Anche nella nuova versione, comunque, la legge prevede la pena capitale per i diffamatori dell’Islam. (R.M.)

 

 

 “SOLO IL DIALOGO TRA LE PARTI PUO’ PORTARE A UNA PACE GIUSTA E DUREVOLE PER LE POPOLAZIONI DEL DARFUR”.

QUESTO L’INCORAGGIAMENTO DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO IN UN COMUNICATO DIFFUSO IERI, IN SEGUITO ALLA SOSPENSIONE DEI COLLOQUI DI ADDIS ABEBA E ABUJA PER STABILIRE LA PACE NELLA REGIONE SUDANESE

 

ROMA. = “Solo il dialogo tra le parti può portare a una pace giusta e durevole per le popolazioni del Darfur”: lo afferma in un comunicato la Comunità di Sant’Egidio che, avendo partecipato in qualità di osservatore ai colloqui di pace di Addis Abeba e di Abuja, si augura che l’attuale sospensione non pregiudichi il prosieguo della trattativa e, pur conoscendo le difficoltà insite nel processo di pace, incoraggia le parti a riprendere appena possibile i colloqui. Il comunicato sottolinea che “durante la prima sessione negoziale sono stati fatti alcuni passi avanti per permettere il libero accesso da parte delle agenzie umanitarie a tutto il Darfur”. La Comunità ha espresso “il suo sostegno all’iniziativa dell’Unione Africana e la disponibilità a ogni ulteriore intervento per facilitare la ripresa degli incontri”, sollecitando “la massima attenzione e l’intervento della comunità internazionale e in primo luogo delle Nazioni Unite”. “E proprio alla condizione delle vittime, dei profughi e dei rifugiati è rivolta in primo luogo l’attenzione della Comunità di Sant’Egidio in questi mesi, con l’invio di convogli di aiuti al campo di Farchana in Ciad”, conclude il comunicato. La regione sudanese del Darfur è scenario da molti anni di una guerra che ha causato decine di migliaia di morti e più di 600 mila sfollati negli Stati confinanti. (R.M.)

 

 

A TRE ANNI DALLA SCOMPARSA, IL PADRE GIOVANNI GIORGIANNI E’ STATO RICORDATO OGGI DA PARENTI, AMICI E COLLEGHI CON UNA MESSA NELLA CAPPELLA DELLA RADIO VATICANA. UNA CERIMONIA INTENSA DI RICORDI E DI COMMOZIONE

- A cura di Franca Salerno -

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Con una Messa nella cappella della Radio Vaticana, celebrata dal direttore dei Programmi, padre Federico Lombardi e dai PP. Bernard Holl (S.J.) e Vito Magno (R.C.I.), è stato ricordato il padre Giovanni Giorgianni, scrittore e giornalista, già responsabile di Orizzonti Cristiani. Padre Lombardi ha posto in evidenza che “la partenza del padre Giovanni dalla comunità della Radio Vaticana e da questo mondo non ha intaccato il suo ricordo che è  vivo nella memoria e le sue parole continuano a donare a tutti gioia, conforto e serenità”. Presenti le rappresentanze dei vari settori della Radio vaticana, i parenti, gli amici, fra cui il prof. Dario Spallone che lo ha assistito con fraterna amicizia. All’Omelia, padre Lombardi ha chiesto a Marco Cardinali, nuovo responsabile di Orizzonti Cristiani, di leggere una preghiera scritta dal padre Giorgianni sui Discepoli di Emmaus, di cui si era letto il Vangelo. Commovente l’attestato di affetto che al termine della celebrazione eucaristica hanno voluto rendere alcuni dei presenti, con parole vibranti di commozione. “Padre Giorgianni era un uomo che sorrideva – ha riferito Luciano D’Andrea - non vorrebbe lacrime, ma gioia”. “Padre Giovanni – ha aggiunto Fatima Picardi - mi ha donato luce come il più affettuoso dei padri”. “E’ stato un maestro nella professione e nella vita”, ha concluso Silverio Peretti. Padre Giorgianni era un uomo di profonda fede e sacerdote di grande spiritualità; nella sua vita ha messo a servizio dell’evangelizzazione le sue doti di convincente comunicatore. Autori di libri e testi radiofonici, possedeva una sensibilità spirituale, dalla quale si era immediatamente coinvolti. Le sue opere hanno ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 settembre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Baghdad ed un sito internet legato all’estremismo islamico continuano ad essere infestati dai semi dell’odio e della violenza. La capitale irachena è stata scossa, questa mattina, da un ennesimo attentato avvenuto in un’affollata zona commerciale del quartiere di Al Jamia. L’esplosione di una autobomba, nei pressi di un centro di reclutamento della Guardia nazionale irachena, ha causato, secondo quanto riferito da fonti ospedaliere, la morte di almeno 11 persone. Nel quartiere di Sadr City sono rimasti uccisi, inoltre, quindici iracheni in seguito a furiosi scontri scoppiati, nelle ultime ore, tra miliziani sciiti e soldati americani. E su internet è stata annunciata una nuova barbara esecuzione. Il nostro servizio:

 

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Il gruppo del terrorista giordano, Abu Musab al Zarqawi, ha dichiarato ieri sera di aver ucciso anche il secondo dei tre ostaggi occidentali rapiti giovedì scorso a Baghdad. Si tratta dell’americano Jack Hensley, che proprio oggi avrebbe compiuto 49 anni. Le autorità non sono ancora in grado di confermare l’attendibilità del messaggio ma il ministero dell’Interno iracheno ha reso noto che un corpo decapitato è stato rinvenuto in un quartiere occidentale della capitale. Il corpo è stato successivamente consegnato all’ambasciata degli Stati Uniti dove è in corso il processo di identificazione. I rapitori hanno lanciato, inoltre, un nuovo ultimatum di 24 ore minacciando di uccidere anche il terzo prigioniero, il britannico Kenneth Bigley, se non saranno rilasciate le donne detenute nelle carceri di Abu Ghraib e Umm Qasr. Le uniche irachene prigioniere in questi penitenziari sarebbero due scienziate. Il ministro iracheno della Giustizia ha annunciato che potrebbe essere presto rilasciata Rihab Taha, conosciuta come “dottoressa Germe” ed esperta di armi biologiche al servizio del deposto regime di Saddam Hussein. Il ministro ha aggiunto che la decisione non è legata alle richieste dei sequestratori. E’ stata invece esclusa, per il momento, la liberazione dell’altra donna detenuta, la scienziata Houda Saleh Mehdi Amash, soprannominata dottoressa Antrace, che rappresenterebbe ancora una minaccia per la sicurezza nazionale irachena. Sulla vicenda delle due italiane sequestrate in Iraq, Simona Pari e Simona Torretta, sembra aprirsi infine qualche spiraglio. Fonti di intelligence parlano di un “canale” individuato nelle ultime ore che potrebbe rivelarsi “valido”.

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L’Afghanistan, dopo un ventennio di devastazioni, è sulla strada del recupero ma “ha bisogno della collaborazione internazionale”. Lo ha detto il presidente afgano Hamid Karzai che il prossimo 9 ottobre andrà all’esame degli elettori. Sul terreno, il Paese asiatico continua ad essere colpito dalle violenze: fonti militari americane hanno reso noto che lunedì scorso tre soldati statunitensi sono stati uccisi in seguito a combattimenti avvenuti nella provincia orientale di Paktia. Intanto, almeno 10 afgani sono stati liberati, su richiesta di Kabul, dalla prigione statunitense di Guantanamo, nell’isola di Cuba.

 

Le complesse situazioni in Iraq e in Afghanistan sono state ieri al centro del dibattito a New York: la 59.ma Assemblea generale dell’Onu ha visto un nuovo confronto fra il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ed il presidente degli Stati Uniti, George Bush. Il servizio, da New York, di Paolo Mastrolilli:

 

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Il Palazzo di Vetro, ieri, è diventato il teatro di un nuovo confronto tra il presidente Bush ed il segretario generale dell’ONU Annan durante i discorsi per l’apertura dell’Assemblea generale. Nel giorno in cui un sito islamico ha annunciato l’uccisione del secondo ostaggio americano in Iraq, il capo della Casa Bianca ha difeso la guerra anche dalle accuse del suo sfidante democratico John Kerry, dicendo che una coalizione di Nazioni ha fatto rispettare le giuste richieste del mondo a Baghdad. Bush ha rivendicato gli interventi in Afghanistan e in Iraq come operazioni necessarie per contrastare la minaccia terroristica che si è manifestata ancora in Russia nel massacro di Beslan. Il presidente ha avvertito che gli attentati aumenteranno in vista delle elezioni a Kabul e a Baghdad. Ha aggiunto che queste difficoltà non devono scuotere la convinzione che il futuro dei due Paesi sarà un futuro di libertà. Il capo della Casa Bianca ha detto che l’Afghanistan e l’Iraq saranno un modello per tutto il Medio Oriente, sollecitando i membri dell’ONU a fare di più per aiutarli, e ha chiesto ad Israele di congelare gli insediamenti e di terminare l’umiliazione dei palestinesi. Prima di lui aveva parlato Annan che solo qualche giorno fa aveva definito “illegale” la guerra in Iraq. Il segretario generale ha detto che il “diritto” è a rischio in tutto il mondo: dal Sudan all’Uganda, dal Medio Oriente alla Cecenia vengono calpestate le leggi fondamentali sul rispetto delle vite innocenti dei civili e soprattutto dei bambini. Sull’Iraq, ha criticato tanto gli atti di terrorismo quando gli abusi commessi dagli americani nel carcere di Abu Ghraib, e quindi ha lanciato un ammonimento: “Nessuno è al di sopra della legge”.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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In Libano i servizi di sicurezza italiani hanno sventato un attentato all’ambasciata italiana a Beirut organizzato da una cellula salafita libanese. Gli attentatori avevano intenzione di far esplodere un’autobomba con 300 chili di esplosivo guidata da un kamikaze. I terroristi, secondo quanto si apprende da fonti libanesi, avevano già organizzato sopralluoghi, filmato immagini e acquistato parte dell’esplosivo necessario per l’attentato.

 

Restiamo in Libano. Il piano di ritiro di circa tre mila soldati siriani da Beirut ed il loro dispiegamento lungo il confine con la Siria non convince il governo israeliano. Il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, ha espresso scetticismo, infatti, per il riposizionamento delle truppe siriane presenti in Libano con oltre 20 mila soldati. “L’iniziativa – ha dichiarato Sharon – non comporta alcun reale cambiamento della politica di Damasco”. Il primo ministro ha anche definito prematuro un rilancio dei negoziati di pace con la Siria, aggiungendo che il governo di Damasco deve ancora dare prova di “serietà”. Sulla situazione nei Territori, Sharon ha ribadito, intanto, la volontà di sottoporre il piano di ritiro da Gaza all’esame del Parlamento, al massimo entro i primi di novembre, ed ha aggiunto che, “al momento opportuno, Arafat avrà quello che merita”.

 

I 25 Paesi dell’Unione Europea hanno deciso oggi di revocare l’embargo nei confronti della Libia. La decisione, che cancella tutte le restrizioni militari ed economiche e le sanzioni imposte al governo di Tripoli da 12 Stati europei nel 1986, sarà ratificata dai ministri degli Esteri dell’UE nella riunione del prossimo 11 ottobre a Lussemburgo.

 

Riprendere senza condizioni i negoziati a 6 (Stati Uniti, Cina, Russia, le due Coree e Giappone) sulla crisi nucleare. È l’invito lanciato alla Corea del nord da Giappone e Corea del sud, al termine di un incontro a Tokyo fra i loro rappresentanti diplomatici. “Non c’è fretta”, ha ribadito comunque il presidente sudcoreano, Roh Moo Hyun: “L’importante – ha detto - è che si arrivi ad una soluzione, anche dopo le elezioni presidenziali in America”.

 

A spoglio delle schede non ancora ultimato, l’ex generale Yudhoyono è già al lavoro per formare il nuovo governo indonesiano. Lo scrutinio – arrivato al 75 per cento delle schede – gli attribuisce, infatti, un vantaggio difficilmente colmabile dalla presidente in carica, Megawati Sukarnoputri. Proprio al candidato vicepresidente di Megawati, l’islamico moderato Hasyim Muzadi, Yudhoyono ha offerto a sorpresa il ministero delle Religioni, ricevendo però un rifiuto. Il nuovo esecutivo entrerà in carica il prossimo 20 ottobre.

 

Incidente ferroviario in Italia. Sulla linea Potenza-Foggia è deragliato, questa mattina, un treno provocando la morte di due persone.

 

È Valerio Onida il nuovo presidente della Corte Costituzionale italiana. Sessantotto anni, milanese, professore di diritto costituzionale, è il 28.mo presidente della Consulta, e succede a Gustavo Zagrebelsky. Nominato giudice costituzionale dal Parlamento nel 1996, Onida resterà in carica fino al 30 gennaio 2005.

 

 

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