RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
265 - Testo della trasmissione di martedì 21 settembre 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Pubblicato il calendario delle
celebrazioni presiedute da Giovanni Paolo II nei prossimi tre mesi.
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Ennesimo episodio di intolleranza religiosa in Pakistan
Oltre 600 morti ad Haiti
in seguito al passaggio dell’uragano Jeanne
In un video pubblicato
su internet mostrate le immagini dell’uccisione di un ostaggio americano in
Iraq. Smentita l’esecuzione di un altro cittadino statunitense.
Gli Stati Uniti hanno
revocato l’embargo commerciale nei confronti della Libia.
21 settembre 2004
UMANIZZARE
LA MONDIALIZZAZIONE DI FRONTE AL DIVARIO STRIDENTE TRA RICCHI E POVERI, LA
FAME, IL TERRORISMO,
PER
COSTRUIRE UNA SOCIETA’ DI PACE E GIUSTIZIA:
COSI’ IL PAPA OGGI AL NUOVO AMBASCIATORE
PORTOGHESE PRESSO LA SANTA SEDE
La Santa Sede chiede di
umanizzare la globalizzazione di fronte alle molteplici sfide che interpellano
la comunità internazionale: il divario tra ricchi e poveri, le violazioni dei
diritti umani, il terrorismo. Questo in sintesi quanto ha detto Giovanni Paolo
II stamane al nuovo ambasciatore portoghese presso la Santa Sede, João Alberto
Bacelar da Rocha Páris, ricevuto a Castel Gandolfo per la presentazione delle
lettere credenziali. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Il Papa ha espresso la propria
“preoccupazione per la salvaguardia della pace di fronte alla crescente azione
dei gruppi estremisti che hanno reso sempre più irta di ostacoli la via del
dialogo e del negoziato”; ma ha sottolineato anche il “divario stridente tra
ricchi e poveri” nel mondo e “la conseguente violazione dei diritti umani” e
poi ancora la fame, le malattie endemiche e la frequenza delle catastrofi naturali
che distruggono intere popolazioni. Dinanzi a questa situazione e
all’accentuarsi delle differenze regionali sia da un punto di vista culturale
che economico, la Santa Sede chiede di “umanizzare la mondializzazione”, in
modo che il progresso scientifico e tecnologico servano al benessere di ogni
popolo e nazione.
Il Papa quindi, riferendosi alla
Costituzione europea, elogia apertamente il governo portoghese per la sua
azione in favore del riconoscimento dell’identità cristiana dell’Europa. Le
autorità portoghesi infatti non hanno esitato in quest’occasione a far sentire
le proprie convinzioni cristiane e Giovanni Paolo II ha espresso l’auspicio che
tali valori possano affermarsi sia a livello nazionale che internazionale. In questo senso si inserisce
anche la recente firma, il 18 maggio scorso, del Nuovo Concordato tra
Portogallo e Santa Sede, espressione viva di un consenso maturato per
rafforzare la presenza di questa “anima” cristiana, in vista della costruzione
di una società che promuova la dignità della persona umana, la giustizia e la
pace.
Infine il Papa invita a compiere
“nuovi gesti audaci” per far “risuonare l’ora di una nuova evangelizzazione”:
ogni credente deve sentirsi coinvolto nella consapevolezza che “Dio non lascerà
a mani vuote coloro che si impegnano ad aver fiducia nei suoi progetti”. Il
nuovo ambasciatore portoghese presso la Santa Sede, il signor João Alberto
Bacelar da Rocha Páris, è nato il 19 aprile 1945 a Viana do Castelo. Sposato,
ha due figli. Ha conseguito la laurea in Diritto all’Università di Lisbona. Ha
intrapreso la carriera diplomatica nel 1968: è stato, tra l’altro, ambasciatore
a Luanda, a Bruxelles e a Washington.
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PUBBLICATO
IL CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE
DA GIOVANNI PAOLO II NEI PROSSIMI 3 MESI
- A
cura di Salvatore Sabatino -
Il
primo appuntamento sarà martedì 28 settembre, quando il Papa presiederà nella
Basilica Vaticana la Santa Messa in suffragio dei sommi Pontefici Paolo VI e
Giovanni Paolo I. Domenica 3 ottobre, invece, Giovanni Paolo II sarà in Piazza
San Pietro per la beatificazione dei Servi di Dio: Pierre Vigne, Joseph-Marie
Cassant, Anna Katharina Emmerick, Maria Ludovica De Angelis e Carlo d’Austria.
Il 17 ottobre, nella Basilica Vaticana, il Pontefice presiederà la Messa per
l’inizio dell’Anno dell’Eucarestia.
Numerosi
gli appuntamenti pure in dicembre; mercoledì 8, solennità dell’Immacolata
Concezione della Beata Vergine Maria, il Papa sarà presente in Piazza di Spagna,
a Roma, per il tradizionale omaggio all’Immacolata nel 150° anniversario della
definizione dogmatica. Giovanni Paolo II presiederà, inoltre, nella Solennità
del Natale del Signore, la Messa della notte nella Basilica Vaticana. La
mattina del 25 dicembre, invece, impartirà da Piazza San Pietro la tradizionale
benedizione “Urbi et Orbi”. L’anno 2004 si concluderà per il Papa il pomeriggio
del 31 dicembre, con i Vespri ed il “Te Deum” di ringraziamento nella Basilica
Vaticana.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Papa ha ricevuto oggi in
successive udienze a Castel Gandolfo alcuni presuli della Conferenza episcopale
della Colombia, in visita "ad Limina”, e l’arcivescovo Jozef Kowalczyk,
nunzio apostolico in Polonia.
Sempre oggi, il Santo Padre ha
nominato arcivescovo di Windhoek, capitale della Namibia, mons. Liborius
Ndumbukuti Nashenda, degli Oblati di Maria Imma-colata, finora vescovo titolare
di Pertusa e ausiliare della medesima arcidiocesi.
Infine,
il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di London, in Canada, mons. Robert
Anthony Daniels, del clero di London, finora vicario generale della medesima
diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Scebaziana. Mons. Robert
Anthony Daniels è nato il 18 giugno 1957 a Windsor, nell’Ontario. E’ stato
ordinato sacerdote il 7 maggio 1983.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Dinanzi
alla crescente azione di gruppi estremisti si acuisce la preoccupazione per la
salvaguardia della pace”: è il messaggio di Giovanni Paolo II rivolto al nuovo
ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede. Da New York l’intervento del
cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, al Palazzo delle Nazioni Unite.
Iraq: i terroristi di Abu Musab Al Zarqawi diffondono via internet un video con
il barbaro assassinio dell’ostaggio americano Eugene Armstrong. Anche
l’Afghani-stan vittima delle barbarie.
Nelle
pagine vaticane, da Lecce le parole del cardinale Re alla celebrazione del X
anniversario della visita pastorale del Papa.
Nelle
pagine estere, Haiti: l’uragano “Jeanne” provoca 600 morti; ONU: Kofi Annan apre
il dibattito della 59.ma Assemblea Generale richiamando il mondo alla legalità;
Libia: UE e Stati Uniti revocano le sanzioni.
Nella
pagina culturale, un articolo sulla mostra a Pieve di Cento sull’opera di
Alberto Martini. Per la Pagina del Libro, la recensione del volume “Hitler, la
Santa Sede e gli Ebrei” di Giovanni Sale.
Nelle
pagine italiane, i temi delle pensioni, della Finanziaria e delle riforme.
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21 settembre 2004
LA PROLUSIONE DEL CARDINALE RUINI IERI A ROMA IN
APERTURA DEI LAVORI
DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI
Con un
appello per le due volontarie italiane rapite in Iraq il cardinale Ruini ha aperto
ieri pomeriggio a Roma i lavori del Consiglio episcopale permanente della
Conferenza episcopale italiana (CEI). Lotta al terrorismo, federalismo, ripresa
economica, immigrazione, referendum sulla fecondazione assistita, questi i
principali argomenti affrontati dal presidente della CEI nella prolusione. Il
servizio di Ignazio Ingrao:
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Nell’aprire i lavori del Consiglio permanente, il pensiero
del presidente della CEI è andato a Simona Torretta e Simona Pari, le due
volontarie italiane rapite in Iraq: “Chiediamo con tutto il cuore la loro
liberazione - ha detto il porporato - e intensifichiamo per questo la nostra
preghiera”. Nel dramma di queste due ragazze il cardinale ha comunque trovato
un motivo di speranza osservando che “la solidarietà verso le due giovani rapite
si è rivelata feconda di bene, inducendo le stesse forze politiche italiane a
una quasi unanime assunzione di responsabilità e di impegno comune”. Il
presidente dei vescovi italiani non ha nascosto la sua preoccupazione per il
dilagare del terrorismo internazionale ed ha auspicato che si contrastino con
la più grande “energia e determinazione” le organizzazioni del terrore senza
subire i loro ricatti e le loro imposizioni”. Ma allo stesso tempo, ha
osservato il porporato, siamo chiamati a rimuovere le cause del terrorismo
anche con l’alleanza di individui ed organismi che appartengono all’Islam ma
non si ritrovano nella logica dello “scontro di civiltà”. Il cardinale Ruini si
è quindi soffermato sulla discussione in parlamento della riforma federalista e
ha raccomandato che si proceda con il consenso più ampio possibile di tutte le
forze politiche, di maggioranza e opposizione. Dal punto di vista dei
contenuti, per il presidente della Cei è indispensabile assicurare un buon
livello di coerenza complessiva della riforma federale evitando conflitti di
attribuzione e appesantimenti burocratici. Prendendo spunto dalla recente
intesa per il risanamento dell’Alitalia, il presidente della Cei ha quindi
invitato le parti sociali ad affrontare la crisi del nostro sistema produttivo
con senso di responsabilità e disponibilità alla collaborazione. In merito al
drammatico problema dell’immigrazione il cardinale ha osservato che occorre
saper governare questo fenomeno superando atteggiamento emotivi e unilaterali
al fine di realizzare una reale integrazione degli immigrati nel rispetto delle
leggi e dei diritti della persona. Il por-porato ha condannato la raccolta di
firme per il referendum sulla procrezione medicalmente assistita e ha
raccomandato di tenere presente lo “spessore della posta in gioco” che chiama
in causa il valore della vita umana. Il cardinale, nel corso della prolusione,
si è però anche soffermato sul tema della morte che, ha osservato, viene tante
volte esibita e banalizzata negli spettacoli ma è stata emarginata dalla nostra
esperienza concreta e rischia di essere dimenticata anche dalla pastorale e
dalla catechesi. Il presidente della Cei ha invitato invece a recuperare il
significato cristiano della morte, aperta alla speranza della resurrezione e
della vita eterna, e ha sollecitato a misurarsi con questo mistero dal punto
vista teologico, filosofico e scientifico.
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LIBANO, LA SIRIA OBBEDISCE ALL’ONU:
- Intervista con Antonio Ferrari -
A tre settimane
dalla risoluzione ONU, presentata da Stati Uniti e Francia, che chiedeva la
“fine di ogni interferenza dalla politica libanese”, la Siria ha iniziato oggi
il ritiro delle sue truppe da Beirut. I soldati – che controllano ancora il
nord del Libano e la valle della Bekaa – si stanno dirigendo verso i confini
orientali. Tuttavia, il ministro libanese della Difesa Mahmoud Hammoud ha detto
che il ritiro totale delle truppe siriane dal Paese dei Cedri avrà luogo dopo
la fine dell’occupazione israeliana di tutte le terre arabe. Ma su questo
ridispiegamento – il quinto, dal 2001 – Andrea Sarubbi ha raccolto il commento
di Antonio Ferrari, analista di questioni mediorientali ed inviato speciale del
Corriere della Sera:
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R. – Io credo
che questo sia un buon segnale. Anche se non inatteso, perché un certo dispiegamento
da Beirut verso il confine siriano era già avvenuto, e quindi si dovrebbe parlare
solo di una nuova fase. In ogni caso, questa decisione dimostra la volontà
della Siria di non perdere l’occasione offertale sia dagli americani, con la recente
visita del sottosegretario di Stato, e sia dalla comunità internazionale, che
chiede passi concreti.
D. – Credi che la Siria faccia
questo per essere cancellata dalla lista nera degli Stati Uniti?
R. – Sì, ma credo che la Siria
abbia anche un altro desiderio, quello di tornare ad essere un partner degli
USA. Damasco ha sempre cercato questo partenariato, perché ritiene che gli
Stati Uniti siano gli unici in grado di esercitare pressioni su Israele per
riottenere le alture del Golan.
D. – Quindi, per la regione si
tratta di un fatto importante…
R. – È un segnale importante.
Non dimentichiamo che la Siria è l’unico Paese veramente laico rimasto nella
regione, nonostante al suo interno non manchino le pulsioni islamiche. Il
regime, però, è laico, e forse rappresenta l’ultimo bastione in quell’area,
vista anche la situazione dell’Iraq.
D. – Meno di un mese fa, i
parlamentari libanesi hanno stravolto la Costituzione ed hanno votato il
prolungamento del mandato di Laoud, presidente filo-siriano ...
R. – Credo sia stato un errore
dal punto di vista strategico: sia da parte dei parlamentari libanesi, sia da
parte di chi li sostiene da fuori, cioè la Siria. Un errore, perché ha dato
l’impressione che Damasco interferisca pesantemente su tutto. Bisogna vedere
adesso quali saranno gli sviluppi: può anche darsi che, dopo aver commesso
questo errore, la Siria voglia cercare di alleggerire la tensione proprio con
il ridispiegamento delle truppe.
D. – Il 29 agosto, a pochi
giorni dal rinnovo della Costituzione, il cardinale Sfeir, patriarca maronita,
ha detto testualmente: “Il Libano è diventato un giocattolo nelle mani degli interessi
regionali e internazionali” …
R. – Io credo che questo sia
vero. Il Libano non è soltanto un giocattolo della Siria, che ha una sorta di
protettorato sul Paese vicino, ma è anche il centro di tanti equilibri internazionali.
In fondo, la Francia è sempre stata protettrice del Libano, per avere una presenza
importante in Medio Oriente. Così anche gli Stati Uniti ed altri Paesi europei,
per ragioni diverse.
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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE
DELL’ALZHEIMER
- Intervista con Guido Gainotti e Gabariella
Salvini Porro -
Il
Santo Padre ne ha parlato domenica scorsa all’Angelus da Castel Gandolfo, assicurando
la propria preghiera a tutti i malati e a quanti li assistono. Si tratta della
malattia di Alzheimer, della quale oggi si celebra l’XI Giornata Mondiale, che
quest’anno ha per tema: “Non c’è tempo da perdere”. Istituita
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimer’s Disease
International, l’iniziativa aspira a creare una coscienza pubblica sui
gravi problemi provocati da questa patologia. Il servizio di Roberta Moretti:
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Un’emergenza
sanitaria destinata a esplodere: oggi i casi di Alzheimer sono 18 milioni in
tutto il mondo, di cui 500 mila in Italia, ma il dato è destinato a raddoppiare
entro il 2025, come conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Sulle
caratteristiche di questa patologia, Eliana Astorri ha intervistato il professor
Guido Gainotti, docente di Neuropsicologia all’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Roma:
“La malattia di
Alzheimer evolve molto lentamente nel giro di diversi anni, danneggiando
progressivamente parti del cervello deputate a funzioni come la memoria, il
linguaggio, il riconoscimento degli oggetti, delle persone e così via. Quando
viene posta la diagnosi di malattia di Alzheimer, i danni subiti dal cervello
sono ormai irreparabili e le terapie sono sostanzialmente palliative, mentre
sarebbe estremamente importante identificare i soggetti affetti da questa
malattia quando essa è in fase pre-clinica, cioè prima dello sviluppo di uno
stato demenziale vero e proprio. Dato che le prime strutture cerebrali colpite
dalla malattia sono quelle che stanno alla base della memoria, il sintomo
cardinale che viene utilizzato per identificare questi pazienti ad alto rischio
è appunto un disturbo abbastanza isolato di memoria insorto in età matura e non
spiegabile in base a gravi disturbi internistici o a un grave stato ansioso o
depressivo”.
L’assistenza ai malati di Alzheimer non è semplice,
ma esistono dei centri specializzati
nel supporto dei familiari di persone affette da questa patologia, come
conferma la dottoressa Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione
Alzheimer Italia:
R. – Si parla di terapia non
farmacologica, cioè di tutte quelle strategie che possono aiutare per dare una
qualità di vita al malato e alla famiglia. E’ importante che ci siano dei
centri adeguatamente specializzati. In Italia c’è ancora poco e in tutto il
mondo si sta andando verso questa strada. Parliamo di centri diurni specifici
per i malati di Alzheimer, dove possono essere ricoverati dal mattino alla
sera, e in questi centri possono fare quelle attività che rendono loro la vita
più sopportabile.
D. – Esiste una normativa che
tuteli le famiglie e il malato di Alzheimer?
R. – Non è specifico per la
malattia di Alzheimer. C’è un’indennità di accompagnamento che arriva una volta
che il malato è dichiarato invalido e poi deve essere incapace di compiere i
vari atti quotidiani della vita. L’unica legge che è appena stata approvata
quest’anno, anche questa non specifica per i malati di Alzheimer, riguarda
l’amministratore di sostegno, che è una forma più blanda di interdizione. Noi,
come Federazione Alzheimer Italia, cerchiamo di aiutare le famiglie in tutti i
modi possibili, quanto meno dando le prime informazioni. E ci si può rivolgere
al numero di telefono 02-809767, o visitare il sito Internet www.alzheimer.it.
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OGGI I FUNERALI DELLA SCRITTRICE EBREA ELISA SPRINGER,
MORTA DOMENICA SCORSA
ALL’ETA’ DI 86 ANNI
- Intervista con Ernesto
Olivero -
Si svolgeranno questo pomeriggio a Manduria, in provincia di Trapani, i funerali
della scrittrice ebrea Elisa Springer, morta domenica scorsa all’età di 86
anni. Era sopravvissuta ai lager di Auschwitz, Bergen Belsen e Therezin,
tacendo la sua drammatica esperienza per circa 50 anni. Poi, vinta la paura
dello scherno e dell’indifferenza, aveva deciso di testimoniare non solo le
aberrazioni cui conducono intolleranza e guerra, ma anche il valore del perdono
e il coraggio della fede. Il servizio di Gabriella Ceraso.
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(musica)
“E’
assurdo che dopo quello che abbiamo patito noi, si continui a parlare di
guerra. Perché non sia stato tutto inutile è giusto che io ne parli”. Per
questo motivo Elisa Springer ha iniziato a scrivere e ad incontrare i giovani,
per dire loro che l’odio genera solo una catena infinita di odio, se non lo si
sa trasformare in amore attraverso il perdono. Nel 2001 interviene al primo
incontro mondiale dei giovani per la pace, organizzato da Ernesto Olivero,
fondatore del Servizio missionario giovani a Torino, e amico della Springer.
Ecco il suo ricordo:
R. –
Ricordo una frase che ha detto in uno dei nostri ultimi incontri, dove
l’avevamo chiamata come testimone. Lei disse: “Io sono una sopravvissuta ai
campi di sterminio. Ho vissuto l’odio, la spersonalizzazione completa
dell’uomo. Ho imparato da questa mia triste esperienza che l’unica cosa per
formare un mondo migliore è l’amore, per Dio prima di tutto, per gli altri
e per se stessi”. Capisce che una donna
che è capace di dire questo e crederci, è veramente un segno di speranza. In
lei traspariva certamente la sofferenza, ma traspariva anche il fatto che il
perdono era la chiave di tutto.
(musica)
Oggi
nel mondo non ci sono più lager nazisti, ma permangono massacri taciuti, odi
razziali, guerre guidate da interessi economici. La lezione di Elisa Springer è
dunque sempre attuale: quella di non dimenticare il dolore dei martiri, di non
accusare Dio per responsabilità umane, di far prevalere la logica del dialogo.
E poi la sua esperienza di ebrea, liberamente convertitasi al cristianesimo,
invita a costruire un mondo più tollerante.
R. –
Dovremmo fare in modo che l’uomo, la donna, in qualunque parte del mondo possano
avere la libertà di andar dietro alla propria coscienza, poi essere rispettati
e non dover fuggire per poter professare la fede che hanno scelto.
(musica)
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21 settembre 2004
MISSIONE DELLA CHIESA
E’ ANNUNCIARE A TUTTE LE GENTI IL VANGELO DELLA PACE, SOPRATTUTTO OGGI, IN UN
MONDO SCONVOLTO DALL’ODIO E DALLA VIOLENZA.
COSI’ IL SEGRETARIO DI
STATO VATICANO, CARDINALE ANGELO SODANO,
RICEVENDO IERI A NEW
YORK IL PREMIO “PATH TO PEACE 2004”
- A cura di Paolo
Mastrolilli -
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NEW
YORK. = “Nel corso del XX secolo i tragici eventi mondiali hanno fatto della
promozione del Vangelo della pace una priorità urgente ed una parte essenziale
della missione della Chiesa”. Lo ha detto ieri sera il cardinale Angelo Sodano,
ricevendo a New York il premio “Sentiero per la pace” dall’arcivescovo
Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU. Il
segretario di Stato ha elogiato la Fondazione che assegna questo riconoscimento
annuale, da quando fu proposta nel ‘91 dall’allora nunzio Renato Martino,
sottolineando il contributo significativo dato per la costruzione di un mondo
adornato dai valori evangelici della giustizia, la carità e la pace. “Io – ha
detto Sodano – vorrei considerare l’onore concesso a me nel contesto degli
obiettivi della Fondazione e della testimonianza instancabile, come profeta
della pace, dato dal Santo Padre in 26 anni. E’ ampiamente noto quanto Giovanni
Paolo II abbia fatto per guidare i nostri passi e quelli di tutta la gente di
buona volontà verso la pace. Il premio, perciò, deve essere visto come un
tributo personale al Santo Padre, i cui insegnamenti sono stati la fonte ultima
di ispirazione per tutto quello che è stato raggiunto”. In questo spirito,
mons. Migliore ha ricordato il lavoro svolto dal cardinale Sodano in momenti
cruciali come la caduta del muro di Berlino, le grandi Conferenze dell’ONU
negli anni ‘90, dove ha difeso la centralità della dignità umana, e gli attuali
conflitti che lacerano il mondo. In questo quadro ha assegnato, poi, il premio
‘Servitore della pace’ all’arcivescovo Michael Courtney, nunzio in Burundi,
ucciso nel dicembre dell’anno scorso. “La Santa Sede – ha detto mons. Migliore,
richiamando una frase del cardinale Sodano – è una creatrice di pace, che lavora
intensamente per prevenire lo scoppio dei conflitti”. E la Fondazione “Sentiero
per la pace” spinge tutti a non arrendersi, perché è un movimento che guarda al
futuro.
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IL PREMIO UNESCO “FÉLIX HOUPHOUËT-BOIGNY PER
LA RICERCA DELLA PACE 2003”
ANDRA’ AL CARDINALE ETCHEGARAY E AL GRAN MUFTI DI
BOSNIA ERZEGOVINA CERIC.
LA CERIMONIA OGGI A PARIGI PRESSO LA SEDE DELL’ORGANIZZAZIONE
PARIGI.
= Il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio
per la Giustizia e per la Pace, e il Gran Mufti di Bosnia Erzegovina, Mustafa
Ceric, verranno insigniti, oggi a Parigi, del premio dell'UNESCO “Félix Houphouët-Boigny
per la ricerca della pace 2003”. La cerimonia per il riconoscimento, istituito
nel 1989 per rendere onore a quanti hanno contribuito in maniera significativa
alla promozione, alla ricerca e alla salvaguardia della pace, si svolgerà
presso la sede dell’Organizzazione. “Le due personalità religiose – ha
sottolineato il presidente della giuria del Premio, Henry Kissinger – sono
state scelte in riconoscimento della loro azione in favore del dialogo tra le
religioni, della tolleranza e della pace, un obiettivo – quello della
riconciliazione tra le prospettive religiose – considerato dalla Giuria come
una delle grandi sfide del tempo attuale”. Da parte sua, il segretario
esecutivo del Premio, Alloune Traore, ha spiegato che con tale scelta la Giuria
ha voluto anche inviare un “segnale forte alla comunità internazionale” a sostegno
del dialogo interreligioso, fondamento essenziale della pace e della
comprensione tra i popoli e le nazioni. Non poche sono state in passato le
personalità internazionali insignite del premio, tra queste: Nelson Mandela e
Frederik W. De Klerk (1991); Yitzhak Rabin, Shimon Peres et Yasser Arafat
(1993); il re Juan Carlos di Spagna e l’ex presidente statunitense, Jimmy
Carter (1994). (B.C.)
ENNESIMO EPISODIO DI INTOLLERANZA RELIGIOSA IN PAKISTAN.
LA POLIZIA
HA TORTURATO FINO ALLA MORTE UN GIOVANE CRISTIANO.
IL 21.ENNE
ERA FINITO IN CARCERE CON LA FALSA ACCUSA DI FURTO
LAHORE. = La grave questione delle morti
causate dalle violenze della polizia pakistana, in particolare verso giovani
cristiani, va portata a livello politico. Così Peter Jacob, segretario della
Commissione giustizia e pace del Paese, ai microfoni di Asianews, dopo la morte
di un altro giovane cristiano, Nasir Masih. Jacob parla esplicitamente di
torture della polizia e di intolleranza religiosa. Nasir Masih, 21 anni, è il
secondo giovane cristiano morto in Pakistan in seguito a torture della polizia,
il terzo giovane cristiano ucciso dall’inizio dell’anno. Masih è stato arrestato
con la falsa accusa di furto, il 16 agosto, ed è morto tre giorni dopo: il suo
corpo mostrava 12 ferite. Il 20 agosto il padre del giovane ha denunciato
l’omicidio del figlio, ma la polizia si rifiuta di mandare sotto processo i poliziotti
accusati. Per protestare dinanzi a questa situazione, centinaia di cristiani
della regione, donne comprese, sono scesi in piazza, bloccando la strada tra
Siekhupura e Lahore. Per disperdere i dimostranti, la polizia ha risposto con
cariche, gas lacrimogeni e colpi in aria. Numerosi manifestanti sono rimasti
feriti. L’uccisione di Nasir segue quelle avvenute a maggio di Samuel Masih e
Javed Anjum. Samuel Masih, accusato in base alla legge sulla blasfemia, è stato
ucciso da un poliziotto mentre era in ospedale a Lahore; mentre Javed Anjum è
stato torturato a morte da estremisti musulmani nella provincia del Punjab.
(B.C.)
FERMA CONDANNA DELLA FEDERAZIONE
INTERNAZIONALE DEI CENTRI ED ISTITUTI DI BIOETICA DI ISPIRAZIONE PERSONALISTA DOPO L’ESTENSIONE DELL’EUTANASIA
IN OLANDA ANCHE A BAMBINI E NEONATI.
“LA VITA DI OGNI UOMO –
SOTTOLINEA IN UN COMUNICATO LA FIBIP –
NON È DISPONIBILE AI FINI DELLA SUA SOPPRESSIONE
DA PARTE DI CHICCHESSIA”
ROMA. = “Non è soltanto il senso religioso, e in specie
quello cristiano, che porta a denunciare questo aggravamento della negatività
della legge, ma sono la stessa ragione naturale e il senso di umanità a
chiedere un ripensamento su un tale pervertimento delle norme civili e
sanitarie”. Questa, in sintesi, la ferma condanna della Federazione Internazionale
dei Centri ed Istituti di Bioetica di Ispirazione Personalista (FIBIP), dopo
l’estensione della legalizzazione dell’eutanasia in Olanda consentita anche per
i bambini e neonati con la connivenza di medici clinici e rappresentanti della
giustizia. In un comunicato la FIBIP, che rappresenta trentacinque Centri e
Istituti di Bioetica presenti e operanti in diversi Paesi nei cinque
continenti, sottolinea che “il giudizio negativo è valido già per
legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito concernente gli adulti
coscienti che ne facciano richiesta secondo le norme previste nella stessa
Olanda, dal 2002, perché la vita di ogni uomo non è disponibile ai fini della
sua soppressione da parte di chicchessia, neppure da parte del soggetto
eventualmente richiedente”. “Nella estensione della legalizzazione ai bambini e
ai neonati – si legge ancora – ove non è possibile il consenso, si tratta di un
aggravio inconcepibile tenendo conto di quanto è prescritto persino nei codici
di semplice sperimentazione di un farmaco non finalizzato alla salute dello
stesso soggetto minore”. “Pensiamo che l'Europa nei suoi organi istituzionali –
conclude il documento della FIBIP – sia legittimata ad intervenire per impedire
una tale interpretazione dello spirito e della lettera dei diritti dell’uomo
sanciti nella “Convenzione sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali”,
dando conforto così al senso di civiltà che ha alimentato la progressiva unità
del Continente”. (B.C.)
I
MISSIONARI SALESIANI COSTRUIRANNO UN NUOVO SANTUARIO, DEDICATO A
“MARIA AIUTO DEI CRISTIANI”, A
PORT MORESBY. NELLA CAPITALE DELLA PAPUA NUOVA GUINEA IMPERA LA VIOLENZA E LA
CRIMINALITÀ GIOVANILE
PORT MORESBY. = Per combattere la
violenza giovanile, occorre formazione e socializzazione positiva, attorno ai
valori di rispetto, amore e solidarietà. Con questo spirito i religiosi
Salesiani in Papua Nuova Guinea, riferisce l’agenzia Fides, si apprestano a
costruire un nuovo polo di attrazione per i giovani a Port Moresby, il
santuario dedicato a “Maria, Aiuto dei cristiani”. La Santa Sede, per mostrare
il suo grande interesse verso questo progetto, ha contribuito concretamente,
mediante la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a reperire i
materiali per la costruzione dell’edificio. “I Salesiani di Don Bosco – ha detto
il nunzio Apostolico in Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, l’arcivescovo
Adolfo Tito Yllana, durante la cerimonia per la benedizione del territorio nel Campus Don
Bosco, dove sorgerà il santuario – sono sempre stati
associati all’apostolato dei giovani, compiuto attraverso la scuola e la
formazione. Ora stanno mostrando un altro aspetto importante della loro missione”.
“Questo Santuario in onore di Maria Aiuto dei cristiani – ha proseguito il
presule – ci guiderà in un genuino rinnovamento in Cristo, per mettere in pratica quello che la Chiesa
in Papua Nuova Guinea si è prefissa, riflettendo sulla sua vocazione e missione
nella recente Assemblea generale”. Secondo Padre Valerian Barbero, salesiano
delegato per la Papua Nuova Guinea, che seguirà da vicino i lavori di
edificazione, il santuario sarà costruito nell’arco di un anno. La struttura
avrà spazi utili a iniziative e attività pastorali, specialmente per i giovani,
che saranno formati ad una cultura della non-violenza e della solidarietà. (B.C.)
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21 settembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Haiti
stretta ancora nella morsa del maltempo. È salito ad almeno 622 vittime il
bilancio delle inondazioni causate dal passaggio dell'uragano Jeanne sull’isola
caraibica. Particolarmente colpita la città di Gonaives, 170 km a nord della
capitale Port-au-Prince. Il servizio di Giada Aquilino:
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Il
2004, “un anno terribile per Haiti”. Sono parole del premier ad interim
dell’isola caraibica, Gérard Latortue, che di fronte all’emergenza dell’uragano
Jeanne ha ricordato come Haiti in breve tempo sia stata colpita da altre tre
depressioni tropicali, gli uragani Charley, Frances e Ivan. Il primo ministro
ha indetto tre giorni di lutto nazionale, dichiarando “zona disastrata” la
città di Gonaives e tutta l’area circostante: fonti della Missione di
stabilizzazione delle Nazioni Unite (Minustah) - incaricata di gestire la
transizione politica dopo la rivolta che a febbraio costrinse alla fuga il
presidente Jean-Bertrand Aristide - riferiscono di 500 vittime, perlopiù
bambini, soltanto nella località settentrionale, precisando che si segnalano
ancora “decine di dispersi, centinaia di feriti e migliaia di senzatetto”;
interrotti l’erogazione di energia elettrica e i collegamenti telefonici. Il
contingente dell’Onu e il Programma alimentare mondiale stanno ora provvedendo
ad inviare aiuti nelle zone isolate. Impegnata in prima linea anche la Caritas
di Haiti, che ha lanciato un appello per reperire alimenti, acqua, medicinali e
sacchi a pelo. Solidarietà e disponibilità a far fronte all’emergenza sono
state espresse pure dalla Caritas Italiana. L’allarme però rimane alto: dal
passaggio dell’uragano, venerdì e sabato scorsi, nessuna notizia arriva
dall’isola di La Tortue, la seconda più grande del Paese, che si trova al largo
della città di Port-de-Paix: elicotteri delle Nazioni Unite hanno sorvolato
domenica le coste a nord di Haiti, senza riuscire ad individuare l’isola che
misura 180 kmq e conta 26 mila abitanti. Mentre parte in queste ore una spedizione
organizzata dalle autorità haitiane e dall’Onu per cercare di verificare le
condizioni sull’isola, per il momento l’uragano Jeanne sembra essersi spostato
sull’Atlantico e nei prossimi giorni, secondo gli esperti, potrebbe riprendere
forza e minacciare la Florida.
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La catena di orrori in Iraq
sembra inarrestabile. Protagonista di un’enne-sima, drammatica esecuzione, un
gruppo legato al terrorista giordano al Zarqawi che ieri sera ha diffuso su
internet il video della decapitazione di un altro ostaggio: un cittadino
statunitense rapito giovedì scorso, insieme ad un connazionale e ad un
britannico, nella sua casa di Baghdad. Questa mattina
è stata prima annunciata e poi smentita l’uccisione di un altro ostaggio. Il
nostro servizio:
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L’emittente
satellitare ‘Al Jazeera’ ha categoricamente smentito di essere entrata in possesso
del video che mostrerebbe l’esecuzione del secondo ostaggio americano.
L’annuncio del nuovo filmato, con un’altra barbara uccisione, era stato dato
stamani dalla tv del Qatar durante una rassegna stampa. In questa tragica
combinazione di angoscia ed orrore, il figlio dell’ostaggio britannico ha
lanciato un appello al primo ministro inglese, Tony Blair, chiedendogli di
accogliere le richieste dei sequestratori, che hanno intimato di liberare entro
24 ore le donne detenute in Iraq. Da rimarcare che il gruppo di Al Zarkawi,
responsabile del rapimento dei tre occidentali, ha smentito di aver sequestrato
quattro collaboratori dell’asso-ciazione “Un ponte per”, tra i quali le due
operatrici umanitarie italiane, Simona Pari e Simona Torretta. Sempre sul
fronte ostaggi, sono stati rilasciati, ieri, 18 militari della Guardia
Nazionale irachena, che erano stati catturati e minacciati di morte se non fosse
stato liberato uno degli uomini del leader radicale sciita, Moqtada al Sadr. E
un’azienda turca ha annunciato che lascerà il Paese per
salvare la vita di dieci suoi dipendenti sequestrati dalla guerriglia. Sul terreno, un iracheno è stato ucciso e altri otto, tra cui due Guardie
nazionali, sono rimasti feriti tra ieri e oggi in scontri avvenuti a Baquba, 60
km a nord di Baghdad. Questa mattina nella capitale è stata sventata, infine,
un’altra possibile strage quando i soldati americani e la polizia hanno fatto
saltare in aria un’autobomba parcheggiata vicino ad un centro di reclutamento
della Guardia nazionale irachena.
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Gli Stati Uniti hanno revocato
l’embargo commerciale nei confronti della Libia. L’amministrazione di
Washington ha giudicato positivamente l’avanza-mento del programma di disarmo
annunciato pubblicamente, lo scorso mese di dicembre, dal governo di Tripoli.
La revoca comporta l’annullamento del divieto delle importazioni di greggio ed
il ripristino dei collegamenti aerei. Contro la Libia restano ancora in vigore,
invece, alcune restrizioni militari ed economiche adottate nel 1986 da 12 Paesi
europei. La Commissione dell’UE deciderà domani la propria posizione, nel corso
della riunione degli ambasciatori. La linea generale è stata comunque
anticipata ieri: sì alla revoca dell’embargo, ma solo se appoggiata da tutti i
25 Paesi dell’Unione.
Per
il presidente designato della Commissione europea, José Manuel Durao Barros, la
Turchia non soddisfa ancora i criteri di adesione all’Unione Europea. “Gli
aspetti di ordine democratico” devono essere “rispettati in modo stretto”,
compresi quelli del codice penale, ha detto Barroso. E per accogliere le
richieste dell’Unione Europea e per approvare rapidamente la riforma del codice
penale il partito progressista, all’opposizione, ha invitato il Parlamento ad
indire una sessione straordinaria. La riforma del codice penale è stata
rinviata dopo le forti polemiche in seguito alla reintroduzione del reato di
adulterio nel testo legislativo.
L’Iran
continuerà a perseguire il proprio programma di sviluppo dell’ener-gia nucleare
a scopi civili, anche se questo dovesse portare alla fine della supervisione e
della cooperazione internazionale. Lo ha detto oggi il presidente, Mohammad
Khatami, durante il discorso pronunciato in occasione dell’anniversario
dell’attacco iracheno. Teheran ha reso noto, inoltre, di aver avviato il
processo di arricchimento su scala industriale dell’uranio, per ottenere il
combustibile necessario all’alimentazione delle centrali elettro-nucleari.
La
Russia è favorevole a uno status non nucleare della penisola coreana e lancia
un appello “a proseguire i negoziati a sei”. Lo ha detto stamani, a Mosca, il
presidente russo Vladimir Putin al termine di un incontro con il suo omologo
sud coreano, Roh Moo Hyun, che si trova in Russia.
L’ex ministro della Sicurezza, il generale Yudhoyono appare destinato a
diventare il prossimo presidente dell’Indonesia. Con quasi la metà dei voti
contati, Yudhoyono è in netto vantaggio con il 60.2 per cento delle preferenze,
contro il 39,7 per cento della presidente uscente Megawati Sukarnoputri. Gli
osservatori internazionali a Giakarta, non hanno riscontrato irregolarità nel
voto.
Il vice
presidente afghano, Nematullah Shahrani, è stato ieri vittima di un attentato,
pur rimanendo illeso. Il fatto è avvenuto nella provincia di Kinduz, nel
nordest del Paese. Shahrani era in testa al corteo di una delegazione di alti
funzionari, quando una bomba comandata a distanza è esplosa colpendo uno dei veicoli
sul quale viaggiavano le guardie del corpo del vice-presidente.
Il “rispetto della persona umana”, l’attuazione del “principio di
solidarietà”, e la “promozione della pace”. Sono gli strumenti che la Santa
Sede propone per combattere la fame e la povertà nel mondo, indicati dal
segretario di Stato Vaticano, cardinale Angelo Sodano, alla riunione delle
Nazioni Unite sulla “lotta alla fame e povertà”, ieri a New York. “Tutti siamo
coscienti della gravità del problema della fame nel mondo” – ha sottolineato il
porporato – e particolarmente preoccupata è la Santa Sede, che assicura tutti
gli sforzi della Chiesa cattolica “per sradicare dal mondo questo flagello”.
Alla vigilia dell’apertura della 59.ma sessione dell’Assemblea generale delle
Nazioni Unite, intanto, alla quale interverrà anche il presidente americano
George Bush, Brasile, Francia, Spagna e Cile si sono alleati proprio nella
lotta alla fame e alla povertà. Da New York, il servizio di Elena Molinari:
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Il contesto delle inedite
alleanze erano due Meeting di alto livello all’ONU su fame e povertà e l’idea,
attorno alla quale i quattro capi di governo hanno fatto quadrato, è quella di
una tassazione mondiale per far fronte al buco di 50 miliardi di dollari che
ogni anno mancano alla lotta alla miseria. Ne ha parlato per primo il
presidente Jacques Chirac, che con Lula aveva cominciato mesi fa a muoversi in
questa direzione e che ora ha raccolto l’appoggio del cileno Lagos e dello
spagnolo Zapatero. Con loro ha lanciato la dichiarazione di New York per la
lotta alla fame e alla povertà, una Carta di intenti intorno alla quale i
promotori cercheranno di costruire una coalizione internazionale. Il più grande
scandalo non è che esista la fame – si legge nella dichiarazione – ma che
persista anche quando abbiamo i mezzi per eliminarla. Il quartetto ha dominato
la scena a New York, dunque, alla vigilia dell’intervento all’ONU del
presidente americano George Bush, che a sua volta oggi incentrerà sulle
preoccupazioni umanitarie il suo previsto discorso all’Assemblea generale.
Bush, ieri, però, non era tra la cinquantina di capi di Stato e di governo che
si sono incontrati per trovare una via concreta contro la miseria.
Elena Molinari, per la Radio
Vaticana.
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L’esercito
israeliano è entrato in nottata nella città e nel campo profughi di Jenin, nel
nord della Cisgiordania. I soldati - giunti a bordo di una cinquantina di jeep
e di una ventina di mezzi blindati, con l'appoggio di due elicotteri d'attacco
- hanno imposto il coprifuoco ed arrestato 36 presunti attivisti. Vi sono stati
successivamente scambi di colpi d'arma da fuoco.
Il genocidio interetnico, che dieci anni fa sconvolse il Ruanda, torna
d’attualità con l’inizio ieri presso il Tribunale penale internazionale per il
Ruanda ad Arusha, in Tanzania, del processo al prete cattolico, Athanase
Seromba. Il servizio di Giulio Albanese:
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Padre Seromba si è dichiarato ieri innocente,
ma i principali capi d’accusa sono comunque gravi: genocidio, istigazione al
genocidio e crimini contro l’umanità. Il 41.enne sacerdote ruandese che si era
consegnato a Firenze, sotto la forte pressione dell’opinione pubblica
internazionale, aveva svolto dal ’97 il ministero nell’arcidiocesi fiorentina,
dove svolse meritoriamente il servizio pastorale, malgrado le terribili accuse
mosse nei suoi confronti. A difenderlo erano stati, comunque, in molti nella
diaspora ruandese, ricordando che il governo di Kigali ha sempre avuto il dente
avvelenato contro la Chiesa cattolica e che le accuse contro Seromba sarebbero autentiche congetture
contro un uomo innocente. Sta di fatto che il processo è iniziato in assenza
dell’imputato, assenza non casuale che rientra in una più ampia protesta
iniziata da 44 dei 54 detenuti, giudicati o in attesa di giudizio, che vedono profilarsi
il rischio che i loro dossier ed anche loro fisicamente vengano trasferiti in
Ruanda. “Consideriamo - si legge in un comunicato presentato a loro nome dalla
difesa - che questo trasferimento nelle prigioni rwandesi equivarrebbe ad una
condanna a morte”. I 44 minacciano lo sciopero della fame se non avranno
garanzie circa un loro possibile trasferimento in Ruanda. Fonti della società
civile ruandese, intanto, ritengono che il tribunale di Arusha dovrebbe comunque
aprire delle inchieste sull’attuale classe dirigente ruandese. A loro dire è
coinvolta anch’essa nel genocidio di 10 anni fa.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Sedici persone sono state uccise in un attacco a un
villaggio vicino a Bunia, capoluogo del distretto dell'Ituri, nel nordest della
Repubblica democratica del Congo. Lo si è appreso dalla Missione dell'Onu nel
Paese africano. Si tratta dell'attacco più cruento degli ultimi undici mesi.
Dal 1999, le violenze interetniche nell'Ituri hanno fatto più di 50 mila morti
e provocato oltre 500 mila profughi.
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