RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 265 - Testo della trasmissione di martedì 21 settembre 2004

 

Sommario

 

 IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Umanizzare la mondializzazione di fronte al divario stridente tra ricchi e poveri, la fame e il terrorismo, per costruire una società di pace e giustizia: così il Papa oggi al nuovo ambasciatore portoghese presso la Santa Sede

 

Pubblicato il calendario delle celebrazioni presiedute da Giovanni Paolo II nei prossimi tre mesi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Aperti dal cardinale Ruini ieri pomeriggio a Roma i lavori del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana

 

Libano: la Siria obbedisce all’ONU. Le truppe lasciano Beirut e si spostano verso il confine. Intervista con Antonio Ferrari

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’Alzheimer: ai nostri microfoni, Guido Gainotti e Gabriella Salvini Porro

 

Oggi i funerali della scrittrice ebrea Elisa Springer: sopravvissuta ai lager nazisti, si era  convertita al cristianesimo. Ce ne parla Ernesto Oliviero.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Consegnato ieri a New York il premio “Path to Peace 2004” al cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano

 

Sarà assegnato oggi al cardinale Roger Etchegaray e al Gran Muftì di Bosnia-Erzegovina, Mustafa Ceric, il Premio UNESCO “Félix Houphouët-Boigny per la ricerca della pace 2003”

 

Ennesimo episodio di intolleranza religiosa in Pakistan

 

Ferma condanna della Federazione Internazionale dei Centri ed Istituti di Bioetica di ispirazione personalista dopo l’estensione dell’eutanasia, in Olanda, anche a bambini e neonati

 

I missionari Salesiani si apprestano a costruire un nuovo santuario dedicato a “Maria aiuto dei cristiani” in Papua Nuova Guinea.

 

24 ORE NEL MONDO:

Oltre 600 morti ad Haiti in seguito al passaggio dell’uragano Jeanne

 

In un video pubblicato su internet mostrate le immagini dell’uccisione di un ostaggio americano in Iraq. Smentita l’esecuzione di un altro cittadino statunitense.

 

Gli Stati Uniti hanno revocato l’embargo commerciale nei confronti della Libia.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 settembre 2004

 

 

UMANIZZARE LA MONDIALIZZAZIONE DI FRONTE AL DIVARIO STRIDENTE TRA RICCHI E POVERI, LA FAME, IL TERRORISMO,

PER COSTRUIRE UNA SOCIETA’ DI PACE E GIUSTIZIA:

COSI’ IL PAPA OGGI AL NUOVO AMBASCIATORE PORTOGHESE PRESSO LA SANTA SEDE

 

La Santa Sede chiede di umanizzare la globalizzazione di fronte alle molteplici sfide che interpellano la comunità internazionale: il divario tra ricchi e poveri, le violazioni dei diritti umani, il terrorismo. Questo in sintesi quanto ha detto Giovanni Paolo II stamane al nuovo ambasciatore portoghese presso la Santa Sede, João Alberto Bacelar da Rocha Páris, ricevuto a Castel Gandolfo per la presentazione delle lettere credenziali. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa ha espresso la propria “preoccupazione per la salvaguardia della pace di fronte alla crescente azione dei gruppi estremisti che hanno reso sempre più irta di ostacoli la via del dialogo e del negoziato”; ma ha sottolineato anche il “divario stridente tra ricchi e poveri” nel mondo e “la conseguente violazione dei diritti umani” e poi ancora la fame, le malattie endemiche e la frequenza delle catastrofi naturali che distruggono intere popolazioni. Dinanzi a questa situazione e all’accentuarsi delle differenze regionali sia da un punto di vista culturale che economico, la Santa Sede chiede di “umanizzare la mondializzazione”, in modo che il progresso scientifico e tecnologico servano al benessere di ogni popolo e nazione.

 

Il Papa quindi, riferendosi alla Costituzione europea, elogia apertamente il governo portoghese per la sua azione in favore del riconoscimento dell’identità cristiana dell’Europa. Le autorità portoghesi infatti non hanno esitato in quest’occasione a far sentire le proprie convinzioni cristiane e Giovanni Paolo II ha espresso l’auspicio che tali valori possano affermarsi sia a livello nazionale  che internazionale. In questo senso si inserisce anche la recente firma, il 18 maggio scorso, del Nuovo Concordato tra Portogallo e Santa Sede, espressione viva di un consenso maturato per rafforzare la presenza di questa “anima” cristiana, in vista della costruzione di una società che promuova la dignità della persona umana, la giustizia e la pace.

 

Infine il Papa invita a compiere “nuovi gesti audaci” per far “risuonare l’ora di una nuova evangelizzazione”: ogni credente deve sentirsi coinvolto nella consapevolezza che “Dio non lascerà a mani vuote coloro che si impegnano ad aver fiducia nei suoi progetti”. Il nuovo ambasciatore portoghese presso la Santa Sede, il signor João Alberto Bacelar da Rocha Páris, è nato il 19 aprile 1945 a Viana do Castelo. Sposato, ha due figli. Ha conseguito la laurea in Diritto all’Università di Lisbona. Ha intrapreso la carriera diplomatica nel 1968: è stato, tra l’altro, ambasciatore a Luanda, a Bruxelles e a Washington.

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PUBBLICATO IL CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE

 DA GIOVANNI PAOLO II NEI PROSSIMI 3 MESI

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Il primo appuntamento sarà martedì 28 settembre, quando il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Santa Messa in suffragio dei sommi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I. Domenica 3 ottobre, invece, Giovanni Paolo II sarà in Piazza San Pietro per la beatificazione dei Servi di Dio: Pierre Vigne, Joseph-Marie Cassant, Anna Katharina Emmerick, Maria Ludovica De Angelis e Carlo d’Austria. Il 17 ottobre, nella Basilica Vaticana, il Pontefice presiederà la Messa per l’inizio dell’Anno dell’Eucarestia.

 

Numerosi gli appuntamenti pure in dicembre; mercoledì 8, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Papa sarà presente in Piazza di Spagna, a Roma, per il tradizionale omaggio all’Immacolata nel 150° anniversario della definizione dogmatica. Giovanni Paolo II presiederà, inoltre, nella Solennità del Natale del Signore, la Messa della notte nella Basilica Vaticana. La mattina del 25 dicembre, invece, impartirà da Piazza San Pietro la tradizionale benedizione “Urbi et Orbi”. L’anno 2004 si concluderà per il Papa il pomeriggio del 31 dicembre, con i Vespri ed il “Te Deum” di ringraziamento nella Basilica Vaticana.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa ha ricevuto oggi in successive udienze a Castel Gandolfo alcuni presuli della Conferenza episcopale della Colombia, in visita "ad Limina”, e l’arcivescovo Jozef Kowalczyk, nunzio apostolico in Polonia.

 

Sempre oggi, il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Windhoek, capitale della Namibia, mons. Liborius Ndumbukuti Nashenda, degli Oblati di Maria Imma-colata, finora vescovo titolare di Pertusa e ausiliare della medesima arcidiocesi. 

 

Infine, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di London, in Canada, mons. Robert Anthony Daniels, del clero di London, finora vicario generale della medesima diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Scebaziana. Mons. Robert Anthony Daniels è nato il 18 giugno 1957 a Windsor, nell’Ontario. E’ stato ordinato sacerdote il 7 maggio 1983.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

“Dinanzi alla crescente azione di gruppi estremisti si acuisce la preoccupazione per la salvaguardia della pace”: è il messaggio di Giovanni Paolo II rivolto al nuovo ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede. Da New York l’intervento del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, al Palazzo delle Nazioni Unite. Iraq: i terroristi di Abu Musab Al Zarqawi diffondono via internet un video con il barbaro assassinio dell’ostaggio americano Eugene Armstrong. Anche l’Afghani-stan vittima delle barbarie.

 

Nelle pagine vaticane, da Lecce le parole del cardinale Re alla celebrazione del X anniversario della visita pastorale del Papa.

 

Nelle pagine estere, Haiti: l’uragano “Jeanne” provoca 600 morti; ONU: Kofi Annan apre il dibattito della 59.ma Assemblea Generale richiamando il mondo alla legalità; Libia: UE e Stati Uniti revocano le sanzioni.

 

Nella pagina culturale, un articolo sulla mostra a Pieve di Cento sull’opera di Alberto Martini. Per la Pagina del Libro, la recensione del volume “Hitler, la Santa Sede e gli Ebrei” di Giovanni Sale.

 

Nelle pagine italiane, i temi delle pensioni, della Finanziaria e delle riforme.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 settembre 2004

 

LA PROLUSIONE DEL CARDINALE RUINI IERI A ROMA IN APERTURA DEI LAVORI

DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI

 

 

Con un appello per le due volontarie italiane rapite in Iraq il cardinale Ruini ha aperto ieri pomeriggio a Roma i lavori del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI). Lotta al terrorismo, federalismo, ripresa economica, immigrazione, referendum sulla fecondazione assistita, questi i principali argomenti affrontati dal presidente della CEI nella prolusione. Il servizio di Ignazio Ingrao:

 

 

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         Nell’aprire i lavori del Consiglio permanente, il pensiero del presidente della CEI è andato a Simona Torretta e Simona Pari, le due volontarie italiane rapite in Iraq: “Chiediamo con tutto il cuore la loro liberazione - ha detto il porporato - e intensifichiamo per questo la nostra preghiera”. Nel dramma di queste due ragazze il cardinale ha comunque trovato un motivo di speranza osservando che “la solidarietà verso le due giovani rapite si è rivelata feconda di bene, inducendo le stesse forze politiche italiane a una quasi unanime assunzione di responsabilità e di impegno comune”. Il presidente dei vescovi italiani non ha nascosto la sua preoccupazione per il dilagare del terrorismo internazionale ed ha auspicato che si contrastino con la più grande “energia e determinazione” le organizzazioni del terrore senza subire i loro ricatti e le loro imposizioni”. Ma allo stesso tempo, ha osservato il porporato, siamo chiamati a rimuovere le cause del terrorismo anche con l’alleanza di individui ed organismi che appartengono all’Islam ma non si ritrovano nella logica dello “scontro di civiltà”. Il cardinale Ruini si è quindi soffermato sulla discussione in parlamento della riforma federalista e ha raccomandato che si proceda con il consenso più ampio possibile di tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione. Dal punto di vista dei contenuti, per il presidente della Cei è indispensabile assicurare un buon livello di coerenza complessiva della riforma federale evitando conflitti di attribuzione e appesantimenti burocratici. Prendendo spunto dalla recente intesa per il risanamento dell’Alitalia, il presidente della Cei ha quindi invitato le parti sociali ad affrontare la crisi del nostro sistema produttivo con senso di responsabilità e disponibilità alla collaborazione. In merito al drammatico problema dell’immigrazione il cardinale ha osservato che occorre saper governare questo fenomeno superando atteggiamento emotivi e unilaterali al fine di realizzare una reale integrazione degli immigrati nel rispetto delle leggi e dei diritti della persona. Il por-porato ha condannato la raccolta di firme per il referendum sulla procrezione medicalmente assistita e ha raccomandato di tenere presente lo “spessore della posta in gioco” che chiama in causa il valore della vita umana. Il cardinale, nel corso della prolusione, si è però anche soffermato sul tema della morte che, ha osservato, viene tante volte esibita e banalizzata negli spettacoli ma è stata emarginata dalla nostra esperienza concreta e rischia di essere dimenticata anche dalla pastorale e dalla catechesi. Il presidente della Cei ha invitato invece a recuperare il significato cristiano della morte, aperta alla speranza della resurrezione e della vita eterna, e ha sollecitato a misurarsi con questo mistero dal punto vista teologico, filosofico e scientifico.

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LIBANO, LA SIRIA OBBEDISCE ALL’ONU:

LE TRUPPE LASCIANO BEIRUT E SI SPOSTANO VERSO IL CONFINE

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

A tre settimane dalla risoluzione ONU, presentata da Stati Uniti e Francia, che chiedeva la “fine di ogni interferenza dalla politica libanese”, la Siria ha iniziato oggi il ritiro delle sue truppe da Beirut. I soldati – che controllano ancora il nord del Libano e la valle della Bekaa – si stanno dirigendo verso i confini orientali. Tuttavia, il ministro libanese della Difesa Mahmoud Hammoud ha detto che il ritiro totale delle truppe siriane dal Paese dei Cedri avrà luogo dopo la fine dell’occupazione israeliana di tutte le terre arabe. Ma su questo ridispiegamento – il quinto, dal 2001 – Andrea Sarubbi ha raccolto il commento di Antonio Ferrari, analista di questioni mediorientali ed inviato speciale del Corriere della Sera:

 

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R. – Io credo che questo sia un buon segnale. Anche se non inatteso, perché un certo dispiegamento da Beirut verso il confine siriano era già avvenuto, e quindi si dovrebbe parlare solo di una nuova fase. In ogni caso, questa decisione dimostra la volontà della Siria di non perdere l’occasione offertale sia dagli americani, con la recente visita del sottosegretario di Stato, e sia dalla comunità internazionale, che chiede passi concreti.

 

D. – Credi che la Siria faccia questo per essere cancellata dalla lista nera degli Stati Uniti?

 

R. – Sì, ma credo che la Siria abbia anche un altro desiderio, quello di tornare ad essere un partner degli USA. Damasco ha sempre cercato questo partenariato, perché ritiene che gli Stati Uniti siano gli unici in grado di esercitare pressioni su Israele per riottenere le alture del Golan.

 

D. – Quindi, per la regione si tratta di un fatto importante…

 

R. – È un segnale importante. Non dimentichiamo che la Siria è l’unico Paese veramente laico rimasto nella regione, nonostante al suo interno non manchino le pulsioni islamiche. Il regime, però, è laico, e forse rappresenta l’ultimo bastione in quell’area, vista anche la situazione dell’Iraq.

 

D. – Meno di un mese fa, i parlamentari libanesi hanno stravolto la Costituzione ed hanno votato il prolungamento del mandato di Laoud, presidente filo-siriano ...

 

R. – Credo sia stato un errore dal punto di vista strategico: sia da parte dei parlamentari libanesi, sia da parte di chi li sostiene da fuori, cioè la Siria. Un errore, perché ha dato l’impressione che Damasco interferisca pesantemente su tutto. Bisogna vedere adesso quali saranno gli sviluppi: può anche darsi che, dopo aver commesso questo errore, la Siria voglia cercare di alleggerire la tensione proprio con il ridispiegamento delle truppe.

 

D. – Il 29 agosto, a pochi giorni dal rinnovo della Costituzione, il cardinale Sfeir, patriarca maronita, ha detto testualmente: “Il Libano è diventato un giocattolo nelle mani degli interessi regionali e internazionali” …

 

R. – Io credo che questo sia vero. Il Libano non è soltanto un giocattolo della Siria, che ha una sorta di protettorato sul Paese vicino, ma è anche il centro di tanti equilibri internazionali. In fondo, la Francia è sempre stata protettrice del Libano, per avere una presenza importante in Medio Oriente. Così anche gli Stati Uniti ed altri Paesi europei, per ragioni diverse.

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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALZHEIMER

- Intervista con Guido Gainotti e Gabariella Salvini Porro -

 

 

Il Santo Padre ne ha parlato domenica scorsa all’Angelus da Castel Gandolfo, assicurando la propria preghiera a tutti i malati e a quanti li assistono. Si tratta della malattia di Alzheimer, della quale oggi si celebra l’XI Giornata Mondiale, che quest’anno ha per tema: “Non c’è tempo da perdere”. Istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimer’s Disease International, l’iniziativa aspira a creare una coscienza pubblica sui gravi problemi provocati da questa patologia. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Un’emergenza sanitaria destinata a esplodere: oggi i casi di Alzheimer sono 18 milioni in tutto il mondo, di cui 500 mila in Italia, ma il dato è destinato a raddoppiare entro il 2025, come conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Sulle caratteristiche di questa patologia, Eliana Astorri ha intervistato il professor Guido Gainotti, docente di Neuropsicologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma:

 

“La malattia di Alzheimer evolve molto lentamente nel giro di diversi anni, danneggiando progressivamente parti del cervello deputate a funzioni come la memoria, il linguaggio, il riconoscimento degli oggetti, delle persone e così via. Quando viene posta la diagnosi di malattia di Alzheimer, i danni subiti dal cervello sono ormai irreparabili e le terapie sono sostanzialmente palliative, mentre sarebbe estremamente importante identificare i soggetti affetti da questa malattia quando essa è in fase pre-clinica, cioè prima dello sviluppo di uno stato demenziale vero e proprio. Dato che le prime strutture cerebrali colpite dalla malattia sono quelle che stanno alla base della memoria, il sintomo cardinale che viene utilizzato per identificare questi pazienti ad alto rischio è appunto un disturbo abbastanza isolato di memoria insorto in età matura e non spiegabile in base a gravi disturbi internistici o a un grave stato ansioso o depressivo”.

 

L’assistenza ai malati di Alzheimer non è semplice, ma esistono dei centri    specializzati nel supporto dei familiari di persone affette da questa patologia, come conferma la dottoressa Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia:

 

R. – Si parla di terapia non farmacologica, cioè di tutte quelle strategie che possono aiutare per dare una qualità di vita al malato e alla famiglia. E’ importante che ci siano dei centri adeguatamente specializzati. In Italia c’è ancora poco e in tutto il mondo si sta andando verso questa strada. Parliamo di centri diurni specifici per i malati di Alzheimer, dove possono essere ricoverati dal mattino alla sera, e in questi centri possono fare quelle attività che rendono loro la vita più sopportabile.

 

D. – Esiste una normativa che tuteli le famiglie e il malato di Alzheimer?

 

R. – Non è specifico per la malattia di Alzheimer. C’è un’indennità di accompagnamento che arriva una volta che il malato è dichiarato invalido e poi deve essere incapace di compiere i vari atti quotidiani della vita. L’unica legge che è appena stata approvata quest’anno, anche questa non specifica per i malati di Alzheimer, riguarda l’amministratore di sostegno, che è una forma più blanda di interdizione. Noi, come Federazione Alzheimer Italia, cerchiamo di aiutare le famiglie in tutti i modi possibili, quanto meno dando le prime informazioni. E ci si può rivolgere al numero di telefono 02-809767, o visitare il sito Internet www.alzheimer.it.

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OGGI I FUNERALI DELLA SCRITTRICE EBREA ELISA SPRINGER,

MORTA DOMENICA SCORSA ALL’ETA’ DI 86 ANNI

- Intervista con Ernesto Olivero -

 

 

Si svolgeranno questo pomeriggio a Manduria, in provincia di Trapani, i funerali della scrittrice ebrea Elisa Springer, morta domenica scorsa all’età di 86 anni. Era sopravvissuta ai lager di Auschwitz, Bergen Belsen e Therezin, tacendo la sua drammatica esperienza per circa 50 anni. Poi, vinta la paura dello scherno e dell’indifferenza, aveva deciso di testimoniare non solo le aberrazioni cui conducono intolleranza e guerra, ma anche il valore del perdono e il coraggio della fede. Il servizio di Gabriella Ceraso.

 

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“E’ assurdo che dopo quello che abbiamo patito noi, si continui a parlare di guerra. Perché non sia stato tutto inutile è giusto che io ne parli”. Per questo motivo Elisa Springer ha iniziato a scrivere e ad incontrare i giovani, per dire loro che l’odio genera solo una catena infinita di odio, se non lo si sa trasformare in amore attraverso il perdono. Nel 2001 interviene al primo incontro mondiale dei giovani per la pace, organizzato da Ernesto Olivero, fondatore del Servizio missionario giovani a Torino, e amico della Springer. Ecco il suo ricordo:

 

R. – Ricordo una frase che ha detto in uno dei nostri ultimi incontri, dove l’avevamo chiamata come testimone. Lei disse: “Io sono una sopravvissuta ai campi di sterminio. Ho vissuto l’odio, la spersonalizzazione completa dell’uomo. Ho imparato da questa mia triste esperienza che l’unica cosa per formare un mondo migliore è l’amore, per Dio prima di tutto, per gli altri e  per se stessi”. Capisce che una donna che è capace di dire questo e crederci, è veramente un segno di speranza. In lei traspariva certamente la sofferenza, ma traspariva anche il fatto che il perdono era la chiave di tutto.

 

(musica)

 

Oggi nel mondo non ci sono più lager nazisti, ma permangono massacri taciuti, odi razziali, guerre guidate da interessi economici. La lezione di Elisa Springer è dunque sempre attuale: quella di non dimenticare il dolore dei martiri, di non accusare Dio per responsabilità umane, di far prevalere la logica del dialogo. E poi la sua esperienza di ebrea, liberamente convertitasi al cristianesimo, invita a costruire un mondo più tollerante.

 

R. – Dovremmo fare in modo che l’uomo, la donna, in qualunque parte del mondo possano avere la libertà di andar dietro alla propria coscienza, poi essere rispettati e non dover fuggire per poter professare la fede che hanno scelto.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

21 settembre 2004

 

MISSIONE DELLA CHIESA E’ ANNUNCIARE A TUTTE LE GENTI IL VANGELO DELLA PACE, SOPRATTUTTO OGGI, IN UN MONDO SCONVOLTO DALL’ODIO E DALLA VIOLENZA.

COSI’ IL SEGRETARIO DI STATO VATICANO, CARDINALE ANGELO SODANO,

RICEVENDO IERI A NEW YORK IL PREMIO “PATH TO PEACE 2004”

- A cura di Paolo Mastrolilli -

 

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NEW YORK. = “Nel corso del XX secolo i tragici eventi mondiali hanno fatto della promozione del Vangelo della pace una priorità urgente ed una parte essenziale della missione della Chiesa”. Lo ha detto ieri sera il cardinale Angelo Sodano, ricevendo a New York il premio “Sentiero per la pace” dall’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU. Il segretario di Stato ha elogiato la Fondazione che assegna questo riconoscimento annuale, da quando fu proposta nel ‘91 dall’allora nunzio Renato Martino, sottolineando il contributo significativo dato per la costruzione di un mondo adornato dai valori evangelici della giustizia, la carità e la pace. “Io – ha detto Sodano – vorrei considerare l’onore concesso a me nel contesto degli obiettivi della Fondazione e della testimonianza instancabile, come profeta della pace, dato dal Santo Padre in 26 anni. E’ ampiamente noto quanto Giovanni Paolo II abbia fatto per guidare i nostri passi e quelli di tutta la gente di buona volontà verso la pace. Il premio, perciò, deve essere visto come un tributo personale al Santo Padre, i cui insegnamenti sono stati la fonte ultima di ispirazione per tutto quello che è stato raggiunto”. In questo spirito, mons. Migliore ha ricordato il lavoro svolto dal cardinale Sodano in momenti cruciali come la caduta del muro di Berlino, le grandi Conferenze dell’ONU negli anni ‘90, dove ha difeso la centralità della dignità umana, e gli attuali conflitti che lacerano il mondo. In questo quadro ha assegnato, poi, il premio ‘Servitore della pace’ all’arcivescovo Michael Courtney, nunzio in Burundi, ucciso nel dicembre dell’anno scorso. “La Santa Sede – ha detto mons. Migliore, richiamando una frase del cardinale Sodano – è una creatrice di pace, che lavora intensamente per prevenire lo scoppio dei conflitti”. E la Fondazione “Sentiero per la pace” spinge tutti a non arrendersi, perché è un movimento che guarda al futuro.

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IL PREMIO UNESCO “FÉLIX HOUPHOUËT-BOIGNY PER LA RICERCA DELLA PACE 2003”

ANDRA’ AL CARDINALE ETCHEGARAY E AL GRAN MUFTI DI BOSNIA ERZEGOVINA CERIC.

LA CERIMONIA OGGI A PARIGI PRESSO LA SEDE DELL’ORGANIZZAZIONE

 

PARIGI. = Il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, e il Gran Mufti di Bosnia Erzegovina, Mustafa Ceric, verranno insigniti, oggi a Parigi, del premio dell'UNESCO “Félix Houphouët-Boigny per la ricerca della pace 2003”. La cerimonia per il riconoscimento, istituito nel 1989 per rendere onore a quanti hanno contribuito in maniera significativa alla promozione, alla ricerca e alla salvaguardia della pace, si svolgerà presso la sede dell’Organizzazione. “Le due personalità religiose – ha sottolineato il presidente della giuria del Premio, Henry Kissinger – sono state scelte in riconoscimento della loro azione in favore del dialogo tra le religioni, della tolleranza e della pace, un obiettivo – quello della riconciliazione tra le prospettive religiose – considerato dalla Giuria come una delle grandi sfide del tempo attuale”. Da parte sua, il segretario esecutivo del Premio, Alloune Traore, ha spiegato che con tale scelta la Giuria ha voluto anche inviare un “segnale forte alla comunità internazionale” a sostegno del dialogo interreligioso, fondamento essenziale della pace e della comprensione tra i popoli e le nazioni. Non poche sono state in passato le personalità internazionali insignite del premio, tra queste: Nelson Mandela e Frederik W. De Klerk (1991); Yitzhak Rabin, Shimon Peres et Yasser Arafat (1993); il re Juan Carlos di Spagna e l’ex presidente statunitense, Jimmy Carter (1994). (B.C.)

 

 

ENNESIMO EPISODIO DI INTOLLERANZA RELIGIOSA IN PAKISTAN.

LA POLIZIA HA TORTURATO FINO ALLA MORTE UN GIOVANE CRISTIANO.

IL 21.ENNE ERA FINITO IN CARCERE CON LA FALSA ACCUSA DI FURTO

 

LAHORE. = La grave questione delle morti causate dalle violenze della polizia pakistana, in particolare verso giovani cristiani, va portata a livello politico. Così Peter Jacob, segretario della Commissione giustizia e pace del Paese, ai microfoni di Asianews, dopo la morte di un altro giovane cristiano, Nasir Masih. Jacob parla esplicitamente di torture della polizia e di intolleranza religiosa. Nasir Masih, 21 anni, è il secondo giovane cristiano morto in Pakistan in seguito a torture della polizia, il terzo giovane cristiano ucciso dall’inizio dell’anno. Masih è stato arrestato con la falsa accusa di furto, il 16 agosto, ed è morto tre giorni dopo: il suo corpo mostrava 12 ferite. Il 20 agosto il padre del giovane ha denunciato l’omicidio del figlio, ma la polizia si rifiuta di mandare sotto processo i poliziotti accusati. Per protestare dinanzi a questa situazione, centinaia di cristiani della regione, donne comprese, sono scesi in piazza, bloccando la strada tra Siekhupura e Lahore. Per disperdere i dimostranti, la polizia ha risposto con cariche, gas lacrimogeni e colpi in aria. Numerosi manifestanti sono rimasti feriti. L’uccisione di Nasir segue quelle avvenute a maggio di Samuel Masih e Javed Anjum. Samuel Masih, accusato in base alla legge sulla blasfemia, è stato ucciso da un poliziotto mentre era in ospedale a Lahore; mentre Javed Anjum è stato torturato a morte da estremisti musulmani nella provincia del Punjab. (B.C.)

 

 

FERMA CONDANNA DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI CENTRI ED ISTITUTI DI BIOETICA DI ISPIRAZIONE PERSONALISTA DOPO L’ESTENSIONE DELL’EUTANASIA

IN OLANDA ANCHE A BAMBINI E NEONATI.

LA VITA DI OGNI UOMO – SOTTOLINEA IN UN COMUNICATO LA FIBIP –

NON È DISPONIBILE AI FINI DELLA SUA SOPPRESSIONE DA PARTE DI CHICCHESSIA”

 

ROMA. = “Non è soltanto il senso religioso, e in specie quello cristiano, che porta a denunciare questo aggravamento della negatività della legge, ma sono la stessa ragione naturale e il senso di umanità a chiedere un ripensamento su un tale pervertimento delle norme civili e sanitarie”. Questa, in sintesi, la ferma condanna della Federazione Internazionale dei Centri ed Istituti di Bioetica di Ispirazione Personalista (FIBIP), dopo l’estensione della legalizzazione dell’eutanasia in Olanda consentita anche per i bambini e neonati con la connivenza di medici clinici e rappresentanti della giustizia. In un comunicato la FIBIP, che rappresenta trentacinque Centri e Istituti di Bioetica presenti e operanti in diversi Paesi nei cinque continenti, sottolinea che “il giudizio negativo è valido già per legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito concernente gli adulti coscienti che ne facciano richiesta secondo le norme previste nella stessa Olanda, dal 2002, perché la vita di ogni uomo non è disponibile ai fini della sua soppressione da parte di chicchessia, neppure da parte del soggetto eventualmente richiedente”. “Nella estensione della legalizzazione ai bambini e ai neonati – si legge ancora – ove non è possibile il consenso, si tratta di un aggravio inconcepibile tenendo conto di quanto è prescritto persino nei codici di semplice sperimentazione di un farmaco non finalizzato alla salute dello stesso soggetto minore”. “Pensiamo che l'Europa nei suoi organi istituzionali – conclude il documento della FIBIP – sia legittimata ad intervenire per impedire una tale interpretazione dello spirito e della lettera dei diritti dell’uomo sanciti nella “Convenzione sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali”, dando conforto così al senso di civiltà che ha alimentato la progressiva unità del Continente”. (B.C.)

 

 

I MISSIONARI SALESIANI COSTRUIRANNO UN NUOVO SANTUARIO, DEDICATO A

“MARIA AIUTO DEI CRISTIANI”, A PORT MORESBY. NELLA CAPITALE DELLA PAPUA NUOVA GUINEA IMPERA LA VIOLENZA E LA CRIMINALITÀ GIOVANILE

 

PORT MORESBY. = Per combattere la violenza giovanile, occorre formazione e socializzazione positiva, attorno ai valori di rispetto, amore e solidarietà. Con questo spirito i religiosi Salesiani in Papua Nuova Guinea, riferisce l’agenzia Fides, si apprestano a costruire un nuovo polo di attrazione per i giovani a Port Moresby, il santuario dedicato a “Maria, Aiuto dei cristiani”. La Santa Sede, per mostrare il suo grande interesse verso questo progetto, ha contribuito concretamente, mediante la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a reperire i materiali per la costruzione dell’edificio. “I Salesiani di Don Bosco – ha detto il nunzio Apostolico in Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, l’arcivescovo Adolfo Tito Yllana, durante la cerimonia per la benedizione del territorio nel Campus Don Bosco, dove sorgerà il santuario – sono sempre stati associati all’apostolato dei giovani, compiuto attraverso la scuola e la formazione. Ora stanno mostrando un altro aspetto importante della loro missione”. “Questo Santuario in onore di Maria Aiuto dei cristiani – ha proseguito il presule – ci guiderà in un genuino rinnovamento in Cristo, per mettere in pratica quello che la Chiesa in Papua Nuova Guinea si è prefissa, riflettendo sulla sua vocazione e missione nella recente Assemblea generale”. Secondo Padre Valerian Barbero, salesiano delegato per la Papua Nuova Guinea, che seguirà da vicino i lavori di edificazione, il santuario sarà costruito nell’arco di un anno. La struttura avrà spazi utili a iniziative e attività pastorali, specialmente per i giovani, che saranno formati ad una cultura della non-violenza e della solidarietà. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 settembre 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Haiti stretta ancora nella morsa del maltempo. È salito ad almeno 622 vittime il bilancio delle inondazioni causate dal passaggio dell'uragano Jeanne sull’isola caraibica. Particolarmente colpita la città di Gonaives, 170 km a nord della capitale Port-au-Prince. Il servizio di Giada Aquilino:

 

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Il 2004, “un anno terribile per Haiti”. Sono parole del premier ad interim dell’isola caraibica, Gérard Latortue, che di fronte all’emergenza dell’uragano Jeanne ha ricordato come Haiti in breve tempo sia stata colpita da altre tre depressioni tropicali, gli uragani Charley, Frances e Ivan. Il primo ministro ha indetto tre giorni di lutto nazionale, dichiarando “zona disastrata” la città di Gonaives e tutta l’area circostante: fonti della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite (Minustah) - incaricata di gestire la transizione politica dopo la rivolta che a febbraio costrinse alla fuga il presidente Jean-Bertrand Aristide - riferiscono di 500 vittime, perlopiù bambini, soltanto nella località settentrionale, precisando che si segnalano ancora “decine di dispersi, centinaia di feriti e migliaia di senzatetto”; interrotti l’erogazione di energia elettrica e i collegamenti telefonici. Il contingente dell’Onu e il Programma alimentare mondiale stanno ora provvedendo ad inviare aiuti nelle zone isolate. Impegnata in prima linea anche la Caritas di Haiti, che ha lanciato un appello per reperire alimenti, acqua, medicinali e sacchi a pelo. Solidarietà e disponibilità a far fronte all’emergenza sono state espresse pure dalla Caritas Italiana. L’allarme però rimane alto: dal passaggio dell’uragano, venerdì e sabato scorsi, nessuna notizia arriva dall’isola di La Tortue, la seconda più grande del Paese, che si trova al largo della città di Port-de-Paix: elicotteri delle Nazioni Unite hanno sorvolato domenica le coste a nord di Haiti, senza riuscire ad individuare l’isola che misura 180 kmq e conta 26 mila abitanti. Mentre parte in queste ore una spedizione organizzata dalle autorità haitiane e dall’Onu per cercare di verificare le condizioni sull’isola, per il momento l’uragano Jeanne sembra essersi spostato sull’Atlantico e nei prossimi giorni, secondo gli esperti, potrebbe riprendere forza e minacciare la Florida.

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La catena di orrori in Iraq sembra inarrestabile. Protagonista di un’enne-sima, drammatica esecuzione, un gruppo legato al terrorista giordano al Zarqawi che ieri sera ha diffuso su internet il video della decapitazione di un altro ostaggio: un cittadino statunitense rapito giovedì scorso, insieme ad un connazionale e ad un britannico, nella sua casa di Baghdad. Questa mattina è stata prima annunciata e poi smentita l’uccisione di un altro ostaggio. Il nostro servizio:

 

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L’emittente satellitare ‘Al Jazeera’ ha categoricamente smentito di essere entrata in possesso del video che mostrerebbe l’esecuzione del secondo ostaggio americano. L’annuncio del nuovo filmato, con un’altra barbara uccisione, era stato dato stamani dalla tv del Qatar durante una rassegna stampa. In questa tragica combinazione di angoscia ed orrore, il figlio dell’ostaggio britannico ha lanciato un appello al primo ministro inglese, Tony Blair, chiedendogli di accogliere le richieste dei sequestratori, che hanno intimato di liberare entro 24 ore le donne detenute in Iraq. Da rimarcare che il gruppo di Al Zarkawi, responsabile del rapimento dei tre occidentali, ha smentito di aver sequestrato quattro collaboratori dell’asso-ciazione “Un ponte per”, tra i quali le due operatrici umanitarie italiane, Simona Pari e Simona Torretta. Sempre sul fronte ostaggi, sono stati rilasciati, ieri, 18 militari della Guardia Nazionale irachena, che erano stati catturati e minacciati di morte se non fosse stato liberato uno degli uomini del leader radicale sciita, Moqtada al Sadr. E un’azienda turca ha annunciato che lascerà il Paese per salvare la vita di dieci suoi dipendenti sequestrati dalla guerriglia. Sul terreno, un iracheno è stato ucciso e altri otto, tra cui due Guardie nazionali, sono rimasti feriti tra ieri e oggi in scontri avvenuti a Baquba, 60 km a nord di Baghdad. Questa mattina nella capitale è stata sventata, infine, un’altra possibile strage quando i soldati americani e la polizia hanno fatto saltare in aria un’autobomba parcheggiata vicino ad un centro di reclutamento della Guardia nazionale irachena.

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Gli Stati Uniti hanno revocato l’embargo commerciale nei confronti della Libia. L’amministrazione di Washington ha giudicato positivamente l’avanza-mento del programma di disarmo annunciato pubblicamente, lo scorso mese di dicembre, dal governo di Tripoli. La revoca comporta l’annullamento del divieto delle importazioni di greggio ed il ripristino dei collegamenti aerei. Contro la Libia restano ancora in vigore, invece, alcune restrizioni militari ed economiche adottate nel 1986 da 12 Paesi europei. La Commissione dell’UE deciderà domani la propria posizione, nel corso della riunione degli ambasciatori. La linea generale è stata comunque anticipata ieri: sì alla revoca dell’embargo, ma solo se appoggiata da tutti i 25 Paesi dell’Unione.

 

Per il presidente designato della Commissione europea, José Manuel Durao Barros, la Turchia non soddisfa ancora i criteri di adesione all’Unione Europea. “Gli aspetti di ordine democratico” devono essere “rispettati in modo stretto”, compresi quelli del codice penale, ha detto Barroso. E per accogliere le richieste dell’Unione Europea e per approvare rapidamente la riforma del codice penale il partito progressista, all’opposizione, ha invitato il Parlamento ad indire una sessione straordinaria. La riforma del codice penale è stata rinviata dopo le forti polemiche in seguito alla reintroduzione del reato di adulterio nel testo legislativo.

 

L’Iran continuerà a perseguire il proprio programma di sviluppo dell’ener-gia nucleare a scopi civili, anche se questo dovesse portare alla fine della supervisione e della cooperazione internazionale. Lo ha detto oggi il presidente, Mohammad Khatami, durante il discorso pronunciato in occasione dell’anniversario dell’attacco iracheno. Teheran ha reso noto, inoltre, di aver avviato il processo di arricchimento su scala industriale dell’uranio, per ottenere il combustibile necessario all’alimentazione delle centrali elettro-nucleari.

 

La Russia è favorevole a uno status non nucleare della penisola coreana e lancia un appello “a proseguire i negoziati a sei”. Lo ha detto stamani, a Mosca, il presidente russo Vladimir Putin al termine di un incontro con il suo omologo sud coreano, Roh Moo Hyun, che si trova in Russia.

 

L’ex ministro della Sicurezza, il generale Yudhoyono appare destinato a diventare il prossimo presidente dell’Indonesia. Con quasi la metà dei voti contati, Yudhoyono è in netto vantaggio con il 60.2 per cento delle preferenze, contro il 39,7 per cento della presidente uscente Megawati Sukarnoputri. Gli osservatori internazionali a Giakarta, non hanno riscontrato irregolarità nel voto.

 

Il vice presidente afghano, Nematullah Shahrani, è stato ieri vittima di un attentato, pur rimanendo illeso. Il fatto è avvenuto nella provincia di Kinduz, nel nordest del Paese. Shahrani era in testa al corteo di una delegazione di alti funzionari, quando una bomba comandata a distanza è esplosa colpendo uno dei veicoli sul quale viaggiavano le guardie del corpo del vice-presidente.

 

Il “rispetto della persona umana”, l’attuazione del “principio di solidarietà”, e la “promozione della pace”. Sono gli strumenti che la Santa Sede propone per combattere la fame e la povertà nel mondo, indicati dal segretario di Stato Vaticano, cardinale Angelo Sodano, alla riunione delle Nazioni Unite sulla “lotta alla fame e povertà”, ieri a New York. “Tutti siamo coscienti della gravità del problema della fame nel mondo” – ha sottolineato il porporato – e particolarmente preoccupata è la Santa Sede, che assicura tutti gli sforzi della Chiesa cattolica “per sradicare dal mondo questo flagello”. Alla vigilia dell’apertura della 59.ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, intanto, alla quale interverrà anche il presidente americano George Bush, Brasile, Francia, Spagna e Cile si sono alleati proprio nella lotta alla fame e alla povertà. Da New York, il servizio di Elena Molinari:

 

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Il contesto delle inedite alleanze erano due Meeting di alto livello all’ONU su fame e povertà e l’idea, attorno alla quale i quattro capi di governo hanno fatto quadrato, è quella di una tassazione mondiale per far fronte al buco di 50 miliardi di dollari che ogni anno mancano alla lotta alla miseria. Ne ha parlato per primo il presidente Jacques Chirac, che con Lula aveva cominciato mesi fa a muoversi in questa direzione e che ora ha raccolto l’appoggio del cileno Lagos e dello spagnolo Zapatero. Con loro ha lanciato la dichiarazione di New York per la lotta alla fame e alla povertà, una Carta di intenti intorno alla quale i promotori cercheranno di costruire una coalizione internazionale. Il più grande scandalo non è che esista la fame – si legge nella dichiarazione – ma che persista anche quando abbiamo i mezzi per eliminarla. Il quartetto ha dominato la scena a New York, dunque, alla vigilia dell’intervento all’ONU del presidente americano George Bush, che a sua volta oggi incentrerà sulle preoccupazioni umanitarie il suo previsto discorso all’Assemblea generale. Bush, ieri, però, non era tra la cinquantina di capi di Stato e di governo che si sono incontrati per trovare una via concreta contro la miseria.

 

Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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L’esercito israeliano è entrato in nottata nella città e nel campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania. I soldati - giunti a bordo di una cinquantina di jeep e di una ventina di mezzi blindati, con l'appoggio di due elicotteri d'attacco - hanno imposto il coprifuoco ed arrestato 36 presunti attivisti. Vi sono stati successivamente scambi di colpi d'arma da fuoco.

 

Il genocidio interetnico, che dieci anni fa sconvolse il Ruanda, torna d’attualità con l’inizio ieri presso il Tribunale penale internazionale per il Ruanda ad Arusha, in Tanzania, del processo al prete cattolico, Athanase Seromba. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Padre Seromba si è dichiarato ieri innocente, ma i principali capi d’accusa sono comunque gravi: genocidio, istigazione al genocidio e crimini contro l’umanità. Il 41.enne sacerdote ruandese che si era consegnato a Firenze, sotto la forte pressione dell’opinione pubblica internazionale, aveva svolto dal ’97 il ministero nell’arcidiocesi fiorentina, dove svolse meritoriamente il servizio pastorale, malgrado le terribili accuse mosse nei suoi confronti. A difenderlo erano stati, comunque, in molti nella diaspora ruandese, ricordando che il governo di Kigali ha sempre avuto il dente avvelenato contro la Chiesa cattolica e che le accuse contro Seromba sarebbero autentiche congetture contro un uomo innocente. Sta di fatto che il processo è iniziato in assenza dell’imputato, assenza non casuale che rientra in una più ampia protesta iniziata da 44 dei 54 detenuti, giudicati o in attesa di giudizio, che vedono profilarsi il rischio che i loro dossier ed anche loro fisicamente vengano trasferiti in Ruanda. “Consideriamo - si legge in un comunicato presentato a loro nome dalla difesa - che questo trasferimento nelle prigioni rwandesi equivarrebbe ad una condanna a morte”. I 44 minacciano lo sciopero della fame se non avranno garanzie circa un loro possibile trasferimento in Ruanda. Fonti della società civile ruandese, intanto, ritengono che il tribunale di Arusha dovrebbe comunque aprire delle inchieste sull’attuale classe dirigente ruandese. A loro dire è coinvolta anch’essa nel genocidio di 10 anni fa.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Sedici persone sono state uccise in un attacco a un villaggio vicino a Bunia, capoluogo del distretto dell'Ituri, nel nordest della Repubblica democratica del Congo. Lo si è appreso dalla Missione dell'Onu nel Paese africano. Si tratta dell'attacco più cruento degli ultimi undici mesi. Dal 1999, le violenze interetniche nell'Ituri hanno fatto più di 50 mila morti e provocato oltre 500 mila profughi.

 

 

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