RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 264 - Testo della trasmissione di lunedì 20 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

‘La Croce di Gesù come risposta di Dio allo scandalo del male nel mondo’: le parole del Papa ieri all’Angelus commentate da mons. Cosmo Francesco Ruppi e da Massimo Cacciari.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Alle elezioni regionali in Germania vince la protesta: salgono neo-nazisti e post-comunisti. Puniti socialdemocratici e cristiano-democratici. Il parere di Angelo Paoluzi

 

Ricorre oggi la memoria liturgica dei 103 martiri coreani che il Papa ha canonizzato 20 anni fa a Seoul. Intervista con padre Francesco Bernardi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano, sarà insignito oggi a New York del Premio “Path to peace 2004”, per l’impegno profuso per la causa della pace

 

Il cardinale Rubiano Saenz rinnova la volontà della Chiesa di aiutare il processo di pace in Colombia

 

Domenica 26 settembre alle ore 16.00 sarà inaugurato a Roma, presso il Santuario del Divino Amore, il primo luogo di culto per gli zingari in Italia

 

Prende il via oggi a Roma la riunione del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana

 

Prosegue a Roma il Capitolo delle missionarie comboniane

 

Il compito missionario della Chiesa, il cammino ecumenico, la questione dell’emigrazione e la GMG di Colonia 2005, al centro dell’Assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale tedesca

 

Marcia per la pace sabato scorso a Nairobi, in vista della Giornata mondiale per la pace

 

Morta Elisa Springer, scrittrice ebrea sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti di Auschwitz, Bergen Belsen e Therezin.

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: Saddam Hussein ha chiesto la grazia. Continuano le violenze: uccisi due religiosi sunniti. La Croce Rossa resta nel Paese anche con il pericolo di attentati e sequestri

 

Appello del presidente Ciampi: bisogna dire “no” al disegno “diabolico” dei terroristi che vogliono lo scontro di civiltà.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 settembre 2004

 

 

LA CROCE DI GESU’ COME RISPOSTA DI DIO ALLO SCANDALO DEL MALE NEL MONDO:

LE PAROLE DEL PAPA IERI ALL’ANGELUS COMMENTATE DALL’ARCIVESCOVO DI LECCE,

COSMO RUPPI, E DAL FILOSOFO MASSIMO CACCIARI

 

Il Papa ieri all’Angelus è tornato a parlare dello “scandalo del Male” nel mondo. In particolare ha fatto riferimento allo sconvolgente dilagare del terrorismo che turba ed inquieta le coscienze, suscitando nei credenti la sofferta domanda che ricorre nei Salmi: “Perché, Signore? Fino a quando?”. Di fronte al mistero del Male, Dio risponde con la Croce del Figlio: “Nella morte di Gesù s’incontrano l’apparente trionfo del Male e la vittoria definitiva del Bene; il momento più buio della storia e la rivelazione della gloria divina”. Ma su queste parole del Papa ascoltiamo il commento dell’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, intervistato da Sergio Centofanti:

 

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R. – Il problema che ha toccato il Papa è il problema che la gente si pone continuamente. Perché il Male? Perché il Signore non lo impedisce? Ritorniamo al grosso problema della libertà dell’uomo. Il Signore non vuole il Male. Il Male esiste perché l’uomo è libero di scegliere e deve scegliere il Bene. Non può, Iddio, bloccare il Male perché distruggendo il Male distruggerebbe la libertà dell’uomo. Distruggendo la libertà dell’uomo distrugge la Redenzione, distrugge la salvezza, distrugge l’umanità.

 

D. – Il Papa ha detto che Dio ha risposto a questo angoscioso interrogativo che si sprigiona appunto dallo scandalo del Male, non con una spiegazione di principio ma con il sacrificio del proprio Figlio sulla Croce ...

 

R. – ... e ci ha dato la risposta migliore, perché sul piano del ragionamento non troveremo mai una soluzione all’angoscioso problema della libertà e della prescienza di Dio. Ma il Signore ha risposto offrendo il suo Figlio in riscatto del Male. Il Figlio di Dio che sulla Croce muore, muore per la salvezza dell’uomo e per sconfiggere il Male. Il Papa ha detto che il Male non si sconfigge con un teorema, ma si sconfigge con la fede nel Cristo, nel Cristo crocifisso e risorto.

 

D. – Di fronte a quello che il Papa ha detto – “lo sconvolgente dilagare del terrorismo” – che cosa si può fare?

 

R. – Accrescere la fede e il dialogo tra le religioni. Quando i cristiani avranno tanta fortezza di fede da saper dialogare con gli altri, aiutare le altre religioni ad entrare nella tolleranza, nella libertà, noi toglieremo la radice del terrorismo. Ma c’è anche un’altra radice sulla quale io vorrei fermarmi un secondo, ed è la povertà. Il terrorismo nasce anche da ambienti estremamente poveri: dove c’è povertà, dove c’è miseria, lì c’è il terrorismo, lì c’è guerra. Diceva bene Paolo VI: il modo migliore per sconfiggere la guerra e il terrorismo, è lo sviluppo. E Giovanni Paolo II lo ha detto un milione di volte.

 

D. – Sempre all’Angelus il Papa ha detto: la Croce di Cristo è per i credenti icona di speranza; il credente dalla Croce trae conforto e coraggio ...

 

R. – Il Papa ha commentato la parola che noi diciamo il Venerdì Santo: “Ave Crux, spes mea!”. La Croce è la speranza, non soltanto del malato, del sofferente, ma anche di ogni cristiano. Guardando la Croce e pensando alla sofferenza di Cristo, io mi sento rianimato e mi sento incoraggiato a combattere contro il Male, contro la miseria, contro la povertà.

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Ma come vede un “non credente” il sacrificio di Cristo sulla Croce? Fabio Colagrande lo ha chiesto al filosofo Massimo Cacciari:

 

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R. – Per me, è evidente che il sacrificio di Cristo è il grande simbolo del venir meno di ogni sacralità nella violenza. Dopo la Croce, nessuna violenza è più giustificata, ma ciò non significa che non continui il Male e che non continui, appunto, una ingiustificata violenza. Il grande valore della Croce sta proprio nel delegittimare ogni pretesa da parte della violenza, di essere giusta. Tutta la nostra civiltà occidentale si basa su quel segno di contraddizione, che è appunto la morte di Dio e la sua gloria, il suo trionfo. E quindi, certo, tutta la nostra civiltà, tutto il nostro pensiero si regge su questa contraddizione. Però, appunto, ripeto, sarebbe del tutto fuorviante, del tutto sbagliato ritenere che quel simbolo metta fine al Male. Mette fine ad ogni giustificazione del Male, cioè ci rende completamente colpevoli laddove noi operiamo in modo violento, laddove noi facciamo Male.

 

D. – Quindi, chiedersi dov’è Dio di fronte agli orrori del terrorismo è una domanda sbagliata?

 

R. – Certamente sì. Da un punto di vista teologico-filosofico, è una domanda perfettamente senza senso, perché – appunto – Dio ci ha rivelato con il sacrificio del Figlio che il nostro essere violenti non può avere alcuna giustificazione e che nessuna violenza può salvare, nessuna violenza può redimere. Quindi, ha del tutto ‘massacrato’ i fondamenti di legittimità e di giustificazione di coloro che operano violentemente nella storia, con la pretesa di instaurare in questo secolo il Regno della pace, il Regno di Dio, eccetera ... Ma, insomma, basta leggere l’Apocalisse, no? La Gerusalemme celeste scende dal cielo e sono nuovi cieli e nuove terre ...

 

D. – La Croce è icona di speranza; per chi non crede, rimane un simbolo incomprensibile, irrazionale?

 

R. – No, assolutamente. E’ del tutto chiaro, mi pare, che soltanto attraverso quel simbolo, in quel simbolo, io posso capire – capire! – che sono del tutto colpevole del mio fare il Male. E posso capire anche da non credente che non ce la farò mai da solo a guarire, a salvarmi da questa radicale colpevolezza!

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UDIENZE

 

 

Il Papa ha ricevuto oggi nel Palazzo Apostolico a Castel Gandolfo in successive udienze l’arcivescovo Ivan Jurkovič, nunzio apostolico in Ucraina, e un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale della Colombia, in visita "ad Limina”, tra cui il cardinale  Pedro Rubiano Sáenz, arcivescovo di Bogotá, con gli ausiliari, e mons. Fabian Marulanda Lopez, vescovo emerito di Florencia, segretario generale Conferenza Episcopale colombiana.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

“Il perché dell’uomo. La risposta di Dio” è il titolo che apre la Prima Pagina in riferimento all’Angelus Domini nel quale Giovanni Paolo II si fa carico dell’angoscia dell’uomo del Terzo Millennio, sconvolto dal dilagare del terrorismo e dall’apparente trionfo del male per richiamare l’unica fonte di speranza: la Croce di Cristo, icona della vittoria definitiva del bene. A seguire, Iraq: la vita del Paese segnata dall’orrore divenuto ordinario; Russia: scontri armati nel Daghestan tra soldati e presunti terroristi.

 

Nelle pagine vaticane, l’intervento dell’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della fede al Convegno pastorale Diocesano di Aversa.

 

Nelle pagine estere, Cina: Jang Zemin lascia anche il comando dell’esercito, l’ultima carica che aveva conservato; Irlanda del Nord: conclusi i negoziati senza l’accordo per ripristinare le istituzioni autonome; Sudan: l’Onu approva la risoluzione sul Darfur. Il Governo di Khartoum la contesta, ma s’impegna a rispettarla. L’intervento della Santa Sede alla XLVII sessione della Conferenza Internazionale dell’Educazione.

 

Nella pagina culturale, un articolo sulla statua di “Santa Teresa de Jesus de los Andes” dell’artista cileno Juan Eduardo Fernandez Cox che presto sarà collocata in Vaticano.

 

Nelle pagine italiane, i temi della finanziaria e del maltempo. A Napoli fedeli in preghiera per le due volontarie rapite in Iraq.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 settembre 2004

 

 

ALLE ELEZIONI REGIONALI IN GERMANIA VINCE LA PROTESTA: SALGONO NEO-NAZISTI

E POST-COMUNISTI. PUNITI SOCIALDEMOCRATICI E CRISTIANO-DEMOCRATICI.

- Intervista con Angelo Paoluzi -

 

Sei milioni di elettori tedeschi ieri al voto, per rinnovare le amministrazioni locali di Sassonia e Brandeburgo. E dalle regioni di Dresda e Potsdam, fino a 15 anni fa nella Germania dell’est, è uscito un segnale forte contro il governo. Il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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L’altra faccia della Germania, quella della disoccupazione al 20 per cento e dell’economia stagnante, ha votato contro Berlino. Contro il governo Schröder ed i suoi recenti tagli allo Stato sociale, ma anche contro i cristiano democratici, accusati di aver tradito le promesse fatte con la caduta del muro. Non è casuale, dunque, la crescita dei postcomunisti, seconda forza politica in entrambi i Länder: dietro la Cdu in Sassonia, dietro la Spd in Brandeburgo. Ma più che i numeri e le percentuali – in entrambi i casi, si arriverà ad un governo di ampia coalizione fra i due grandi partiti di centro – fanno notizia i flussi elettorali: i voti persi dai partiti di Schröder e Schüssel sono finiti anche molto a destra, premiando la politica anti-immigrazione delle due forze neonaziste: clamorosa, in Sassonia, l’affermazione della Npd, fino all’anno scorso fuorilegge: con oltre il 9 per cento è entrata, dopo 36 anni, nel Parlamento regionale. Situazione simile in Brandeburgo, dove la Dvu si è confermata sopra la soglia di sbarramento, arrivando al 6 per cento. La comunità ebraica lancia l’allarme, i leader degli altri partiti abbandonano i dibattiti televisivi per protesta. E Berlino, da ieri, ha un problema in più.

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Secondo gli analisti, l’inaspettata vittoria di due forze neonaziste, al 9 per cento in Sassonia ed al 6 in Brandeburgo, è da considerarsi un voto di protesta contro le riforme del governo di Berlino, che non hanno saputo arginare la disoccupazione. Ad Angelo Paoluzi, già direttore del quotidiano Avvenire ed esperto di questioni tedesche, Lucas Duran ha chiesto se questa ascesa degli schieramenti neonazisti sia davvero preoccupante:

 

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R. – Ci dobbiamo sempre preoccupare quando fette così consistenti dell’eletto-rato danno dei voti che, a destra e a sinistra, escono fuori dalla logica della democrazia: sempre ci dobbiamo preoccupare. Comunque, personalmente, ritengo che, al di là di ciò che qualche commentatore un po’ preoccupato ha scritto, ritengo che la Germania sia sufficientemente vaccinata contro qualche demone totalitario. Sulla propria pelle sono passati 12 anni di nazismo, una parte della Germania sulla propria pelle ha avuto 40 anni di comunismo ... oggi come oggi l’opinione pubblica è convintamente democratica.

 

D. – Tra l’altro, poi, stiamo parlando di regioni dell’ex-Germania Est, quindi anche a livello economico c’è un grave problema ...

 

R. – Certo, certo che ci sono dei gravi problemi. Tra l’altro, di fronte alle riforme che il governo Schröder sta prospettando ed ha approvato – ha approvato insieme ai democristiani in Parlamento! – c’è uno scontento, anche perché in Germania orientale i disoccupati sono il doppio rispetto a quelli della Germania occidentale, fra l’altro con una fuga di cervelli calcolata in pochi anni sul milione, milione e mezzo, e questo impoverisce la struttura sociale. Ovviamente, dove c’è una struttura sociale impoverita, c’è meno cultura e dove c’è meno cultura il virus di destra prolifera; e anche quello di sinistra.

 

D. – Vedendolo invece con gli occhi dei grandi partiti – la Cdu, i cristiano-democratici, e Spd, i socialdemocratici – come si possono valutare, dalla loro prospettiva, queste elezioni?

 

R. – Bè, ecco, diciamo che la sorpresa viene dalla Cdu che era in ripresa alle ultime regionali, altrove, e che invece in queste altre due regioni ha avuto un crollo notevole, specialmente poi – sorprendente! – in Sassonia. In questo senso, i socialdemocratici, nonostante l’offensiva antigovernativa della destra e l’offensiva antisocialista del Psd, dei comunisti, ha tenuto abbastanza bene. Ma quello che preoccupa è che probabilmente il governo non riuscirà a recuperare l’opinione pubblica. Sta facendo una serie di riforme, alcune necessarie, altre meno, il cui torto è quello di non essere state – forse – bene spiegate. Oltretutto, dopo che il governo socialdemocratico di Schröder, negli anni precedenti, ha favorito le industrie permettendo loro, attraverso incentivi di andarsene dal Paese.

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RICORRE OGGI LA MEMORIA LITURGICA DEI 103 MARTIRI COREANI

CHE IL PAPA CANONIZZO’ VENTI ANNI FA

- Intervista con padre Francesco Bernardi -

 

Ricorre oggi la memoria liturgica di Sant’Andrea Kim, Paolo Chong e degli altri martiri coreani. Sono 103 testimoni del Vangelo, in gran parte laici, che portarono la fede in Corea all’inizio del XIX secolo e furono uccisi nel corso di persecuzioni durate oltre trent’anni. Il Papa li ha canonizzati nel 1984 a Seoul dinanzi a due milioni di persone. Ascoltiamo il servizio di Ignazio Ingrao.

 

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“Una comunità unica nella storia della Chiesa per il fatto che è stata fondata interamente dai laici”. Giovanni Paolo II venti anni fa a Seoul descriveva così la straordinaria esperienza della Chiesa coreana, sopravvissuta senza vescovi né sacerdoti a tre decenni di persecuzioni. Furono martirizzati più di 10 mila cristiani e “anche oggi il loro spirito immortale – disse il Papa in Corea – sostiene i cristiani della Chiesa del Silenzio nel Nord di questo Paese, tragicamente diviso”. Abbiamo chiesto a padre Francesco Bernardi, missionario della consolata, cosa resta oggi in Corea del Sud del seme gettato da questi martiri.

 

R. – Questa presenza di eroismo si vive, si sente e si apprezza ancora oggi. Io ricordo quando anni fa mi trovavo a Seoul e sono voluto andare anch’io a pregare presso il luogo che ricorda i martiri coreani, che tra l’altro è un bellissimo giardino che facilita la riflessione. Vedevo che non ero solo e che c’erano altre persone: coreani, credenti ed anche non credenti. Vedevo suore, vedevo giovani che si soffermavano a leggere ed anche a meditare.

 

D. - Qual è oggi il ruolo dei laici nella Chiesa coreana?

 

R. – Noi missionari della Consolata siamo presenti in Corea. Siamo circa 13 e siamo presenti dal 1988. La prima impressione che abbiamo avuto è che non possiamo prescindere dai laici. E parlando dei laici direi che non possiamo prescindere dal ruolo delle laiche. Se potessi usare una battuta, direi che la Chiesa cattolica della Corea è una Chiesa fondata sulle donne, proprio per l’apporto specifico che le donne danno alla vita della Chiesa. Quindi, il ruolo dei laici è un ruolo non soltanto organizzativo, ma è anche un ruolo di pungolo, un ruolo di apertura, un ruolo che stimola i loro sacerdoti ad un maggior impegno, ad una visione anche più pastorale dell’annuncio del Vangelo.

 

D. - Come è la situazione della Chiesa cattolica in Corea del Nord?

 

R. – Non ci sono tante informazioni. Rari testimoni, che sono potuti andare in quel Paese, dicono che c’è in corso un processo di liberalizzazione. Si è sviluppata una maggiore libertà religiosa, incominciata negli anni ’80 con, ad esempio, l’inaugurazione di nuovi templi buddisti, chiese cristiane, tra cui anche quella cattolica di Chang Chung. Vi sono monaci benedettini che lavorano già all’interno del Paese, godendo della stima dei funzionari nord coreani. Questo va tenuto presente e va ricordato. Ma siamo a livelli ancora molto iniziali.

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CHIESA E SOCIETA’

20 settembre 2004

 

 

IL SEGRETARIO DI STATO VATICANO, CARDINALE ANGELO SODANO,

INSIGNITO DEL PREMIO “PATH TO PEACE 2004”, PER L’IMPEGNO PROFUSO

PER LA CAUSA DELLA PACE. LA CERIMONIA OGGI A NEW YORK

 

NEW YORK. = Il cardinale segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano, riceverà oggi a New York il Premio “Path to Peace 2004”, assegnato annualmente dalla Fondazione omonima. Il Consiglio della Fondazione ha deciso l’attribuzione all’unanimità, desiderando sottolineare l’impegno del porporato per la causa della pace, sia negli anni del servizio diplomatico – da ricordare in particolare l’opera di mediazione tra Argentina e Cile per il contenzioso della zona australe – sia nell’attuale incarico di segretario di Stato e primo collaboratore del Santo Padre nel governo della Chiesa universale. L’altro riconoscimento della Fondazione – il Premio “Servitor Pacis” – verrà attribuito a titolo postumo all’arcivescovo Michael Courtney, assassinato il 29 dicembre 2003 nei pressi di Bujumbura, in Burundi, dove svolgeva il ministero di nunzio apostolico. Istituita nel 1991, su iniziativa del cardinale Renato Raffaele Martino, la Fondazione collabora con la Missione di Osservazione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite nella diffusione del magistero e dell’operato della Chiesa Cattolica a favore della pace. (B.C.)

 

 

 “NON SERVE UN’AREA NEUTRALE PER IL RILASCIO DEGLI OSTAGGI

IN MANO ALLE FARC”: COSI’ IL CARDINALE RUBIANO SÁENZ,

RINNOVANDO LA VOLONTA’ DELLA CHIESA DI AIUTARE IL PROCESSO DI PACE IN COLOMBIA.

I NEGOZIATI IN STALLO DAL FEBBRAIO 2003

 

BOGOTA’. = “Non c’è bisogno di una zona smilitarizzata grande quanto un dipartimento. Basta stabilire dei luoghi, con le garanzie minime di sicurezza”. Con queste parole il cardinale colombiano Pedro Rubiano Sáenz, arcivescovo di Bogotà, ha commentato la richiesta della guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) di creare una nuova “zona neutrale” per consentire lo scambio di prigionieri. Secondo il presidente della Conferenza episcopale colombiana, l’eventuale “accordo umanitario” con le Farc affinché liberino i loro ostaggi non richiede necessariamente il ritiro delle truppe da un vasto territorio come quello che hanno indicato i guerriglieri, ipotizzando l’evacuazione dell’esercito dai comuni di San Vicente del Caguán e Cartagena del Chairá (dipartimento meridionale di Caquetá), per una superficie di circa 31.000 chilometri quadrati. Il cardinale Rubiano Sáenz ha, inoltre, ribadito l’impegno di mediazione della Chiesa colombiana a favore di una soluzione politica del conflitto, in particolare per ottenere il rilascio di tutti i sequestrati, “per il loro bene e quello delle loro famiglie, che tanto hanno sofferto”. “La Chiesa farà tutto il possibile per portare avanti questo tema – ha detto – non possiamo in alcun modo smettere di prestare questo servizio umanitario di costruzione della pace”. “Credo che possiamo facilitare l’incontro tra le parti e avviare un dialogo serio e costruttivo – ha concluso – che apra strade di speranza per questa pace”. Il dialogo tra il governo di Bogotà e le FARC è formalmente interrotto dal febbraio del 2003, quando è fallito definitivamente il negoziato portato avanti con l’amministrazione dell’allora presidente Andrés Pastrana. (B.C.)

 

 

DOMENICA 26 SETTEMBRE ALLE ORE 16.00 SARÀ INAUGURATO A ROMA

IL PRIMO LUOGO DI CULTO PER GLI ZINGARI IN ITALIA: UNO SPAZIO SACRO

 NEI PRESSI DEL SANTUARIO DEL DIVINO AMORE DEDICATO AL BEATO ZEFFIRINO

 

ROMA. = Alla celebrazione presieduta dal Vicegerente di Roma, l’arcivescovo Luigi Moretti, parteciperanno la comunità cattolica Rom e Sinti, rappresentanti di quelle ortodossa e musulmana e gli operatori pastorali della missione cattolica Rom e Sinti e della Caritas diocesana. Si tratta del primo luogo di culto in Italia, ed uno dei pochi al mondo, specificamente dedicato alla cura pastorale dei nomadi, di confessione cattolica, e si trova in uno dei Santuari più cari alla devozione dei romani, il Santuario della Madonna del Divino Amore. Lì sorgerà una “cappella a cielo aperto” dedicata a Zefirino, primo martire gitano proclamato beato il 4 maggio 1997 da Giovanni Paolo II. L’inaugurazione avviene nell’anniversario della visita di Paolo VI alla tendopoli internazione degli zingari di Pomezia, avvenuta il 26 settembre 1965, durante la quale celebrò la santa Messa per nomadi e gitani venuti da ogni parte d'Europa. Il programma della cerimonia prevede alle ore 15.00 una processione dei partecipanti dal Santuario antico verso la nuova cappella. Alle ore 16.00 la Messa presieduta da mons. Luigi Moretti nella quale è inserito il rito di dedicazione dell’altare, e inoltre lo scoprimento di una statua bronzea del Beato Zeffirino, opera dello scultore rom abruzzese Bruno Morelli e la benedizione del cippo in memoria degli zingari vittime delle stragi naziste.

 

 

 

UN PROGRAMMA DENSO DI TEMI PER LA RIUNIONE

DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI.

L’INCONTRO SI APRE OGGI CON LA PROLUSIONE DEL CARDINALE RUINI

 

ROMA. = Prende il via oggi a Roma la riunione del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana. L’incontro si apre nel pomeriggio, presso la sede della CEI, con la prolusione del cardinale presidente Camillo Ruini. I vescovi si soffermeranno sui criteri per la redazione del documento preparatorio al IV Convegno ecclesiale nazionale, in programma a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006, e sulle prospettive della pastorale carceraria. L’agenda, inoltre, comprende alcune informazioni sul documento “Orientamenti e norme per i seminari italiani”, l’iter di avvicinamento al 24.mo Congresso Eucaristico Nazionale, previsto a Bari dal 21 al 29 maggio 2005, l’esame della “Lettera ai laici” elaborata dalla Commissione Episcopale per il Laicato. L’approfondimento della “pastorale d’insieme” di servizio ai migranti e l’approvazione del Messaggio dedicato alla 27.ma Giornata per la Vita completano il programma della sessione del Consiglio. (B.C.)

 

 

PROSEGUE A ROMA IL CAPITOLO DELLE MISSIONARIE COMBONIANE.

AL CENTRO DEI LAVORI, CHE SI CONCLUDERANNO IL PROSSIMO 30 SETTEMBRE, L’IMPORTANZA DEL DIALOGO E DEL PERDONO

 

ROMA. = “Evangelizzare oggi, in un mondo globalizzato, significa favorire la crescita dei valori del Regno e riumanizzare una società che sta perdendo i suoi valori più profondi”. E’ quanto sottolineano, in un comunicato, le suore missionarie comboniane, riunite a Roma per il loro XVIII Capitolo generale. L’incontro, apertosi lo scorso 22 agosto, proseguirà fino al 30 settembre, sul tema “Donne del Vangelo per la missione ad gentes”. “In questa settimana – si legge ancora nel comunicato – il Capitolo si esprime con forza enucleando i temi principali dell’evangelizzazione, all’interno delle due grandi sfide della Riconciliazione e del Dialogo”. “Le tante schiavitù d’oggi – sottolinea – si fanno richiami ad una Riconciliazione che deve partire dal nostro cuore, dalla disponibilità della vittima a perdonare, come ci sprona il Vangelo, perché tutti abbiano vita e vita in abbondanza; il dialogo a tutti i livelli, specialmente quello interculturale ed interreligioso, diventa l’altra grande sfida per noi Comboniane sulle orme del Fondatore, e la nostra natura multiculturale ci sprona a tessere dialoghi di pace che trasformano la diversità in ricchezza.” Un’attenzione particolare, infine, verrà data al tema della formazione, affrontato, precisa il comunicato, “con l’intervento di padre Amedeo Cencini, che tratta la vita consacrata in questo tempo di ‘transizione’ come una vita che si sta aprendo alla novità dello Spirito, verso un futuro ancora sconosciuto ma colmo di speranza”. “E’ proprio il cammino verso un’autenticità – conclude il documento – che, facendosi trasparenza della passione per Dio, diventa il punto focale di una vita religiosa rinnovata, ed anche il perno della riflessione Capitolare.” La settimana conclusiva del Capitolo avrà il suo culmine in una celebrazione eucaristica in San Pietro, per ricordare il 140° anniversario del “Piano per la Rigenerazione dell’Africa” di Daniele Comboni. (B.C.)

 

 

IL COMPITO MISSIONARIO DELLA CHIESA, IL CAMMINO ECUMENICO,

LA QUESTIONE DELL’EMIGRAZIONE E LA GMG DI COLONIA 2005 SONO I TEMI AL CENTRO DELL’ASSEMBLEA PLENARIA D’AUTUNNO

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA. L’INCONTRO SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 23 SETTEMBRE

 

FULDA. = La Conferenza episcopale tedesca apre oggi a Fulda i lavori dell’assemblea plenaria d’autunno. Nell’agenda figura in primo piano una nuova riflessione sulla missione nel mondo, introdotta dal cardinale presidente Karl Lehmann nella sua prolusione dal titolo “Ritorno alla vita per tutti”. Il tema verrà poi sviluppato con la diffusione di un documento base dal titolo “Fra tutte le genti la sua salvezza. La missione della Chiesa universale”. Un contributo per una maggiore diffusione del tema della missione è venuto anche dalla lettera pastorale congiunta dell’Episcopato tedesco, “Il compito missionario della Chiesa”, stilata in occasione del 1.250º anniversario della morte di San Bonifacio, l’apostolo dei tedeschi. Il cammino ecumenico, la questione della difesa del giorno festivo, l’emigrazione, lo stato di preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia 2005 costituiscono altre questioni in programma. Nell’ambito dei lavori verranno anche presentati due documenti dell’Episcopato: “La catechesi in un mondo in mutamento“ e “Promuovere l’integrazione – forgiare la convivenza“. Il prossimo 24 settembre il presidente della Conferenza, il cardinale Karl Lehmann, vescovo di Mainz/Magonza, riceverà il “Premio Winfried per la concordia e la pace tra i popoli”. (B.C.)

 

 

“TUTTI POSSONO AVERE LA PACE, SE CI SI AMA GLI UNI CON GLI ALTRI”:

COSI’ IL VICE PRESIDENTE DEL KENIA AWORI, RIVOLTO AI PARTECIPANTI ALLA MARCIA PER LA PACE DI NAIROBI,

IN VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE PER LA PACE

 

NAIROBI. = “Tutti possono avere la pace, se ci si ama gli uni con gli altri”: questo, l’appello del vicepresidente del Kenia, Moody Awori – “zio Moody”, come lì tutti lo chiamano – durante la marcia per la pace che si è svolta sabato scorso nella capitale del Paese, Nairobi, in vista della Giornata Mondiale per la Pace, che si celebrerà domani, 21 settembre. Tra gli striscioni e gli slogan principali: “Pace subito!” e “Cerchiamo la pace con le nostre azioni quotidiane!”, ma anche molti “Basta alla corruzione!”, con riferimento a una delle piaghe che affliggono il Kenya, come l’Africa intera. La manifestazione – tra 2 mila e 3 mila i partecipanti – è stata organizzata da Africa Peace Point, Koinonia, ed Amani, Ong italiana che da anni è il referente, estremamente attivo, di Koinonia. Hanno partecipato all’iniziativa, anche Radio Waumini, l’unica radio cattolica del Kenya, e la parrocchia del Cristo Re di Kibera. L’Africa è ancora piagata dalle guerre civili in Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, nel Nord Uganda e in Burundi, a cui si aggiungono la Costa d’Avorio, l’Angola, la Liberia e la Sierra Leone, dove i conflitti si sono conclusi da poco. Nel 1994 il continente ha visto un genocidio come quello del Rwanda e, dal 1998 al 2000, una terribile guerra tra Etiopia ed Eritrea, che ha provocato oltre 200 mila morti. La Giornata Mondiale per la Pace è stata stabilita da una risoluzione delle Nazioni Unite nel 1981 ed è stata celebrata per la prima volta nel settembre 1982. (R.M.)

 

 

MORTA ELISA SPRINGER, SCRITTRICE EBREA SOPRAVVISSUTA AI CAMPI

DI STERMINIO NAZISTI DI AUSCHWITZ, BERGEN BELSEN E THEREZIN.

L’86.ENNE ERA AMMALATA DA TEMPO

 

MANDURIA. = E’ morta ieri a Matera, all’età di 86 anni, la scrittrice ebrea Elisa Springer, una delle ultime protagoniste della Shoah, sopravvissuta ad Auschwitz e altri lager nazisti, come Bergen Belsen e Therezin. La donna viveva a Mandria, in provincia di Taranto, dove ha trascorso buona parte della sua esistenza. Dopo la liberazione, infatti, nel maggio del 1945, dal campo di concentramento di Terezin, nella Repubblica Ceca, sposò un uomo di Manduria dal quale ebbe un figlio. Dopo aver dovuto tenere nascosta per decenni la sua vicenda di ebrea perseguitata, scrisse, con l’aiuto del figlio medico, la sua autobiografia: “Il silenzio dei vivi”, pubblicato nel 1997. A quest’ultimo volume è seguito “L’eco del silenzio-La shoah raccontata ai giovani”. Per mezzo secolo Elisa Springer cancellò i ricordi legati ad Auschwitz, Bergen Belsen e Terezin, poi, invece, si decise a parlarne nei libri e in un continuo viaggio per incontri e conferenze in tutta Italia, nell’intento di diffondere il suo messaggio di pace contro gli orrori della guerra. Era da tempo ammalata di tumore. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 settembre 2004

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Ennesima giornata di violenze in Iraq. Due esponenti della comunità sunnita sono stati uccisi nella capitale. Intanto, La Croce Rossa Italiana ha annunciato che resterà nel Paese, nonostante le notizie dei giorni scorsi che indicavano il personale dell’organizzazione quale eventuale obiettivo di sequestri. Ce ne parla in studio Dorotea Gambardella:

 

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L’imam Hazem al-Zaidi, membro del comitato degli ulema musulmani, era stato sequestrato ieri sera vicino alla moschea di al-Sajad, nel sobborgo sciita di Sadr City, assieme a due correligionari. Questi ultimi sono stati liberati mentre il corpo dello sceicco è stato ritrovato stamani dinanzi alla moschea. Dopo qualche ora, un portavoce dell’organizzazione sunnita ha fatto sapere dell’uccisione a Baghdad anche di un secondo religioso sunnita.

 

A Bajii, 200 km a nord della capitale, un civile iracheno è morto, mentre sua moglie e suo figlio sono rimasti feriti in modo grave, nella deflagrazione di una bomba, piazzata probabilmente per colpire un convoglio statunitense, diretto alla vicina base aerea. Sempre a Bajii, sono stati ritrovati i corpi di due iracheni, che lavoravano per la stessa base. Ad est di Baghdad, un ordigno posto lungo una strada è esploso, stamani, per fortuna senza causare vittime. Ad Hilla, assassinato un capitano della polizia locale. Nella città sunnita di Falluja, almeno tre persone sono rimaste uccise in raid aerei statunitensi contro postazioni ribelli. Intanto, il premier ad interim dell’Iraq, Iyad Allawi, ha rivelato in un’intervista di aver ricevuto una domanda di grazia da parte dell’ex dittatore Saddam Hussein. Nella medesima intervista ha fatto sapere di essere scampato a quattro tentativi di attentato da quando, il 28 giugno scorso, è stato nominato alla guida del governo.

 

In merito al rapimento delle due volontarie italiane a Baghdad, un nuovo appello per il loro rilascio è stato lanciato oggi, dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che ha parlato a Roma in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico. Il capo dello Stato ha ribadito la necessità di una lotta senza quartiere contro il terrorismo, ma senza assecondarne “il disegno diabolico che è quello di far precipitare l'umanità in uno scontro tra civiltà e religioni”. Infine, mentre sta per scadere l'ultimatum che riguarda i due americani ed il britannico rapiti a Baghdad da una formazione legata al terrorista giordano al Zarqawi, il leader radicale sciita Moqtada al Sadr ha chiesto il rilascio dei 18 membri della Guardia Nazionale sequestrati ieri da un gruppo armato denominato “Brigate di Mohamed Ben Abdallah”.

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Oltre che in Iraq, le violenze non si placano neppure in Afghanistan, a tre settimane dalle elezioni del 9 ottobre. Nella provincia meridionale di Zabul, i guerriglieri talebani hanno catturato in un’imboscata tre militari dell’esercito di Kabul e li hanno poi decapitati. L’attacco è stato rivendicato da una fazione estremista. Le forze americane hanno invece ucciso un sospetto miliziano durante uno scontro a fuoco nel distretto di Dai Chopan.

 

Medio Oriente. Il gruppo terroristico palestinese Hamas ha minacciato vendetta per l’uccisione mirata, avvenuta ieri, di uno dei comandanti della sua ala militare, Khaled Abu Salmieh, membro delle Brigate di Ezzedin al-Qassam. Sempre a Gaza, oggi, un palestinese è morto sotto il fuoco dei militari israeliani. Sul piano politico, il ministro della Sicurezza dello Stato ebraico, Gideon Ezra, ha convocato i dirigenti del movimento dei coloni, contrari al ritiro israeliano da Gaza e dal nord della Cisgiordania. Scopo dell’incontro è impedire che la protesta dei coloni degeneri nella violenza. Ieri, intanto, il premier dello Stato ebraico, Sharon, ha minacciato di distruggere le zone palestinesi abitate, in caso di attacco contro le truppe israeliane durante il ritiro dalla striscia di Gaza.

 

L’Indonesia oggi al bivio, nelle prime elezioni presidenziali a suffragio popolare della sua storia. In queste ore sono in corso le operazioni di scrutinio. È ancora troppo presto per i risultati definitivi, ma la tendenza confermerebbe la netta sconfitta del capo di Stato in carica, Megawati Sukarnoputri, a vantaggio dell’ex generale Yudhoyono. Maurizio Pascucci:

 

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Il ballottaggio di oggi segue il primo turno delle presidenziali in cui nessuno dei candidati era riuscito ad aggiudicarsi la maggioranza assoluta. Allora, era stato Bambang Yudhoyono ad accaparrarsi più voti, il 33,5 per cento, contro il 26,6 per cento ottenuto dalla presidente uscente, Megawati Sukarnoputri. Quest’ultima ha battuto di poco il generale Viranto, candidato del Golkar, il partito dell’ex dittatore Suharto. Da allora Yudhoyono è puntualmente emerso come il favorito nei sondaggi. Secondo i suoi detrattori, però, il passato militare di Yudhoyono, anche a Timor Est, dovrebbe precludergli la possibilità di guidare un Paese nel quale i militari non dovrebbero più avere lo stesso peso che in passato. Ma lo stesso generale chiede che gli venga concessa l’opportunità di guidare un Paese democratico.

 

“OF  COURSE, I TRY …”

Chiaramente io provo a rispettare la democrazia, i diritti dell’uomo e le altre cose adottate nei Paesi democratici, ma naturalmente devo ammettere il mio retroterra militare. In fondo nel mondo ci sono molti generali che alla fine sono diventati presidenti e che rispettano la democrazia e gli altri valori abbracciati dalla comunità nel suo complesso.

 

Yudhoyono appare essere anche candidato preferito da molti Paesi occidentali per le sue promesse di battersi contro il terrorismo in Indonesia.

 

“OF COURSE …”

Naturalmente – dice Yudhoyono – attraverso i leader religiosi devo incoraggiare la gente ad essere musulmani moderati, ad essere persone moderate. Dobbiamo evitare che la nostra gente venga sedotta dai terroristi.

 

Le elezioni in Indonesia si tengono a 10 giorni dall’attentato davanti all’ambasciata australiana di Jakarta, che ha ucciso 10 persone e che ha riproposto la lotta al terrorismo come elemento primario nella campagna elettorale del Paese.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Le elezioni di ieri in Kazakhstan non hanno rispettato gli standard internazionali e non possono definirsi “conformi alle regole democratiche”. Lo hanno detto stamattina gli osservatori dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Inoltre, secondo l’opposizione si sarebbero verificate manipolazioni nel voto elettronico: per questo motivo il ministro dell’Informazione si è dimesso. Stando ai dati non ancora definitivi, comunque, il Partito Madrepatria di Nazarbayev ha ottenuto il 43 per cento dei voti mentre al principale gruppo di opposizione è andato il 17 per cento dei consensi. Ma quali irregolarità denuncia l’OSCE? Roberto Piermarini lo ha chiesto all’osservatore dell’Organismo in Kazakhstan, Fabrizio Vielmini:

 

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R. - L’OSCE insiste sul fatto che le elezioni si sono svolte in un’atmosfera generale abbastanza caotica causata, in primo luogo, dall’introduzione del sistema di voto elettronico. Il punto è che solo all’ultimo minuto la Commissione elettorale centrale ha deciso che nei seggi, dove erano state adottate delle nuove apparecchiature informatiche, le votazioni avrebbero potuto svolgersi contemporaneamente sia col sistema elettronico che con le normali schede cartacee. Questa decisione ha contribuito alla confusione generale del processo e ad avvolgere l’attività stessa della Commissione elettorale in un alone di opacità al quale si riferisce l’opposizione, in primo luogo, per contestare i risultati e il processo elettorale in sé.

 

D. – Ecco, che cosa dice l’opposizione?

 

R. – Secondo una serie di prove, che membri dell’opposizione avrebbero raccolto nella maggior parte dei seggi elettorali, ci sono stati innumerevoli tentativi di ridurre il risultato elettorale ottenuto dal principale Partito dell’opposizione o di distogliere la percentuale di voto, in particolare, dei seggi uninominali che sono la maggioranza dei seggi del Parlamento del Kazakhstan. Queste prove sono state raccolte con l’intenzione di presentare una serie di denunce penali contro le autorità locali e regionali, ritenute responsabili delle violazioni che sarebbero avvenute.

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Nuova sconfitta in un’elezione regionale per l’estrema destra austriaca guidata da Joerg Haider. Nel Vorarlberg, regione al confine con la Germania e la Svizzera, lo schieramento è crollato dal 27,41 per cento del ‘99 al 12,97 per cento. Con il 55 percento dei consensi, il partito popolare, di orientamento conservatore, ha riconquistato invece la sua tradizionale maggioranza assoluta, persa cinque anni fa.

 

Si sono svolte ieri, in Serbia, le elezioni municipali: a Belgrado, è in testa il candidato del Partito democratico, Nenad Bogdanovic, che con il 33,1 per cento dei voti ha superato di poco Alexander Vucic, candidato del Partito radicale, attestatosi al 29,2 per cento dei consensi. I due andranno al ballottaggio. Nettamente sconfitto il candidato dello schieramento democratico serbo, del premier Vojislav Kostunica, che ha ottenuto il 14,7 per cento dei consensi.

 

Nuove ispezioni nelle due Coree, accertamenti sulle possibili minacce dei Paesi arabi ad Israele. Sono alcuni tra i temi in agenda nella Conferenza generale dell’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che si apre oggi a Vienna. Ma il nodo più difficile da sciogliere sembra quello dell’Iran: il presidente Khatami ha ribadito di non voler sospendere l’arricchimento dell’uranio, accusando le “grandi potenze” di “retorica”, di “ambizioni egemoniche” e di “appoggio ad Israele”.

 

Pesante il bilancio delle vittime ad Haiti dopo il passaggio della tempesta tropicale Jeanne sull’isola. Sono almeno 75 i morti e 150 i dispersi. Allagate, inoltre, strade e coltivazioni, numerosi i tetti delle case scoperchiati. Gonaives, sulla costa nord-occidentale, la città più colpita.

 

“I guerriglieri del nord Uganda sono decimati, a corto di uomini e di armamenti, e pensano solo a fuggire”. Così il presidente Museveni ha commentato l’ultima offensiva delle Forze armate, che nel fine settimana hanno ucciso 25 ribelli dell’Esercito di resistenza del signore e ne hanno catturati 7 durante combattimenti nel sud Sudan. L’agenzia Misna riferisce di un possibile negoziato tra le due parti: nei giorni scorsi il governo di Kampala avrebbe rifiutato una proposta di tregua.

 

La Commissione europea ritiene di non poter avviare negoziati con la Turchia sull’adesione all’UE, a meno che Ankara non attui una riforma del proprio codice penale. È quanto ha affermato, oggi a Bruxelles, un portavoce del commissario europeo all’allargamento, Gunter Verheugen.

 

Italia. E’ iniziato intorno alle 11.30 il vertice dell’Ulivo. Tanti gli argomenti all’ordine del giorno: ce ne parla Alessandro Guarasci:

 

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L’obiettivo del vertice è far nascere la federazione di 'Uniti nell'Ulivo' che, sui temi di Europa, politica estera e istituzioni, assumerà decisioni comuni e a maggioranza. Da domani in Parlamento la federazione dovrebbe quindi parlare con una sola voce, affidando i propri interventi ad un portavoce unico. Tra gli altri temi sul tappeto oggetto di discussione, dalle divisioni interne sulla fecondazione (con i Ds pro-referendum e la Margherita percorsa da differenti posizioni), all’Iraq e al programma di governo da costruire con tutta l'alleanza di centrosinistra. Ieri Romano Prodi ha detto che sarebbe contrario a fare le primarie con il sistema proporzionale. Si discuterà anche su quale atteggiamento tenere in vista del cammino parlamentare della riforma della seconda parte della Costituzione, che tra l’altro introduce il Senato federale. Il leader della Margherita, Francesco Rutelli, ha precisato che se le proposte del centro sinistra non verranno prese in considerazione c'è una sola strada per l'opposizione. “E' quella che ci porterà al referendum per sconfiggere il disegno della devolution - ha detto Rutelli - e di una sconquassata organizzazione degli organi costituzionali previsti dal centrodestra”. “Vogliamo federare non i moderati - ha chiarito il leader dei Ds Piero Fassino - ma i riformisti. Vogliamo costruire un soggetto federativo che non annulli le identità dei partiti, ma le faccia incontrare in un progetto comune”.

 

Alessandro Guarasci, Radio Vaticana

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Genocidio, istigazione al genocidio e crimini contro l'umanità: questi i principali capi d'accusa a carico del sacerdote cattolico Athanase Seromba, il cui processo è iniziato oggi dinanzi al Tribunale Internazionale di Arusha, in Tanzania. La corte è chiamata a giudicare i principali responsabili del genocidio che sconvolse il Rwanda 10 anni fa: 800 mila persone massacrate in meno di tre mesi.

 

 

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