RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 263 - Testo della trasmissione di domenica 19 settembre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dinanzi al male, l’uomo, afflitto e sconcertato, si domanda: “Perché?”. E’ il Papa a ricordarlo, definendo l’umanità di oggi “segnata dallo sconvolgente dilagare del terrorismo”. All’Angelus Giovanni Paolo II spiega anche perché “la Croce di Cristo è per i credenti icona di speranza”            .

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Il ‘no’ di Teheran all’Agenzia dell’Onu per la sicurezza nucleare, che chiede di congelare l’arricchimento dell’uranio: ai nostri microfoni Maurizio Simoncelli

 

Vigilia elettorale in Indonesia: Yudhoyono ad un passo dalla presidenza: con noi Emanuele Giordana

 

L’Africa al centro dell’edizione 2004 dei Premi Gonfalone d’Argento, assegnati questa mattina a Firenze, dopo due giorni di dibattiti

 

Adottato da una famiglia italiana, dopo anni torna in Ghana per offrire una possibilità di riscatto ad orfani abbandonati a se stessi: la testimonianza di Paul De Sio

 

‘L’ecumenismo della santità. Il pellegrinaggio agli inizi del terzo millennio’: è il tema del IV Congresso europeo dei responsabili dei pellegrinaggi e dei santuari da domani in Germania: ce ne parla l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

Si è conclusa ieri sera la 56.ma edizione del Prix Italia. In primo piano la drammatica questione del terrorismo e il suo difficile rapporto con i media

 

CHIESA E SOCIETA’:

Approvato dal Parlamento del Burundi il progetto di nuova Costituzione che entrerà in vigore il 1° novembre prossimo

 

Si è ripetuto oggi a Napoli il miracolo del sangue di San Gennaro

 

Si è concluso presso la Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, il corso di aggiornamento per operatori del diritto sulla revisione del processo di nullità del matrimonio

 

E’ stata riaperta al pubblico l’antica biblioteca Quaraouiyine di Fez

 

Nasce un monastero ortodosso maschile in Uzbekistan a circa 30 km a nordest dalla capitale Tashkent

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, 7 camionisti turchi uccisi ed altri 5 rapiti aghdad. A Baghdad, morto un bambino di 4 anni.

 

Teheran rifiuta le richieste dell'Agenzia dell'Onu per la sicurezza nucleare di congelare l’arricchimento dell'uranio e minaccia di bloccare le ispezioni

 

“È ingiusta ma l’applicheremo”: così il governo sudanese sulla nuova risoluzione Onu sul Darfur.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 settembre 2004

 

 

DINANZI AL MALE, L’UOMO, AFFLITTO E SCONCERTATO, SI DOMANDA: “PERCHÉ?”.

 E’ IL PAPA A RICORDARLO, DANDO VOCE ALL’UMANITÀ DI OGGI

CHE DEFINISCE “SEGNATA DALLO SCONVOLGENTE DILAGARE DEL TERRORISMO”.

ALL’ANGELUS, DAL PALAZZO APOSTOLICO DI CASTEL GANDOLFO,

GIOVANNI PAOLO II SPIEGA ANCHE PERCHÉ

 “LA CROCE DI CRISTO È PER I CREDENTI ICONA DI SPERANZA”

 

Dinanzi al male, l’uomo, afflitto e sconcertato, si domanda: “Perché?”. E’ il Papa a ricordarlo, dando voce all’umanità di oggi che definisce “segnata dallo sconvolgente dilagare del terrorismo”.  Nella sua riflessione all’Angelus di questa mattina, dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II spiega anche perché “la Croce di Cristo è per i credenti icona di speranza”. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Il susseguirsi di atroci attentati alla vita umana turba e inquieta le coscienze”: con queste parole il Papa esprime il sentire di tutti noi smarriti di fronte alle angoscianti notizie quotidiane da tante parti del mondo. E il Papa ricorda che è la stessa domanda che “ricorre nei Salmi”: “Perché, Signore? Fino a quando?”.

 

Ma Giovanni Paolo II ricorda anche che “Dio ha risposto a questo angoscioso interrogativo che si sprigiona dallo scandalo del male non con una spiegazione di principio, quasi a volersi giustificare”, ma con la morte di Gesù:

 

“con il sacrificio del proprio Figlio sulla Croce”.

 

“La Croce di Cristo è per i credenti icona di speranza, - spiega il Papa - perché su di essa si è compiuto il disegno salvifico dell’amore di Dio”. “Nella morte di Gesù s’incontrano l’apparente trionfo del male e la vittoria definitiva del bene; - aggiunge - il momento più buio della storia e la rivelazione della gloria divina; il punto di rottura e il centro di attrazione e di ricomposizione dell’universo”.

 

Dunque “con lo sguardo rivolto al Cristo crocifisso, in spirituale unione con la Vergine Maria, proseguiamo il nostro cammino, sostenuti dalla potenza della Risurrezione”. E’ questo l’invito del Papa che in questa domenica di settembre, ricorda che l’umanità è segnata dallo sconvolgente dilagare del terrorismo proprio “in quest’alba del terzo millennio”, che definisce “benedetta dal Grande Giubileo e ricca di tante potenzialità”.

Tra i brevi saluti rivolti in varie lingue, dopo la recita della preghiera mariana, il pensiero del Papa va ai pellegrini della Diocesi di Maribor, venuti in occasione del quinto anniversario della visita in Slovenia e della beatificazione del vescovo Anton Martin Slomšek. E Giovanni Paolo II ricorda la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, che sarà celebrata martedì prossimo, assicurando la propria preghiera a tutti i malati e a quanti li assistono.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 settembre 2004

 

 

 

IL NO DI TEHERAN ALL’AGENZIA DELL’ONU PER LA SICUREZZA

NUCLEARE, CHE CHIEDE DI CONGELARE L’ARRICCHIMENTO DELL’URANIO

- Intervista con Maurizio Simoncelli -

 

L'Iran ha respinto la richiesta dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica di bloccare le sue attività connesse all’arricchimento dell’uranio ed ha minacciato di fermare le ispezioni dell’Aiea, nel caso in cui la questione venga portata dinanzi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Teheran ha reso noto, inoltre, che un dialogo con gli Stati Uniti potrà essere ripreso solo se Washington “smetterà con l’atteggiamento di prepotenza”. Ma quali sono le reali potenzialità di una tecnologia come l’arricchimento dell’uranio? Dorotea Gambardella lo ha chiesto a Maurizio Simoncelli, esperto di armi nucleari dell’Archivio Disarmo:

 

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R. – Purtroppo è noto che è relativamente facile passare dall’energia nucleare per usi civili ad un’energia nucleare che viene poi utilizzata per scopi militari. Nel momento in cui i Paesi riescono a dotarsi di energia nucleare a scopi civili e passano progressivamente a produrre un certo tipo di materiali arricchiti, è estremamente difficile riuscire a fermare questo processo. Siamo sempre di fronte al grande problema di questo nostro secolo: come possono alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina, la Russia, i cinque Paesi che siedono al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dire “solo noi dobbiamo avere queste armi, nessun altro ha diritto ad averle”. E’ qui la difficoltà della posizione delle Nazioni Unite ed anche dell’Aiea. L’Agenzia internazionale dell’energia atomica in realtà risente di questi condizionamenti politici a livello internazionale. Il momento che noi stiamo attraversando, che è un momento molto difficile a livello internazionale, con le Nazioni Unite messe in crisi da una serie di iniziative, quali la recente guerra in Iraq, non può fare altro che lasciarci estremamente preoccupati.

 

D. – Secondo lei, quindi, come evolveranno adesso i rapporti tra Teheran e Washington?

 

R. – Gli Stati Uniti, da un lato hanno più volte indicato nel regime di Teheran un regime non affidabile, uno Stato che “flirta” con il terrorismo. Evidentemente ci sarà un irrigidimento. D’altro lato, c’è una necessità da parte di Bush di mantenere comunque una porta aperta con Teheran per tentare di uscire fuori dal pantano iracheno. Negli ultimi tempi la diplomazia internazionale ha cercato di trovare modalità di colloquio con Teheran proprio per cercare di smorzare la crisi irachena.

 

D. – Come evolveranno invece le relazioni diplomatiche con Francia, Germania e Gran Bretagna, con cui Teheran si era impegnata in un accordo, raggiunto nell’ottobre dello scorso anno, a sospendere l’arricchimento dell’uranio e a fare piena luce sul suo intero programma?

 

R. – Vedremo che tipo di pressioni riusciranno a fare. L’Iran è già stato più volte definito uno degli “Stati canaglia”, di quelli nella lista nera. L’Inghilterra che è uno dei membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite certamente si troverà a doversi affiancare, come è tradizione, all’alleato americano. Probabilmente diverso sarà l’atteggiamento francese, che in questi anni ha cercato di marcare una sua diversa presenza nell’area medio orientale.

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VIGILIA ELETTORALE IN INDONESIA:

YUDHOYONO AD UN PASSO DALLA PRESIDENZA

- Intervista con Emanuele Giordana -

 

A due mesi dalla sorprendente affermazione di Yudhoyono nel primo turno delle presidenziali, 153 milioni di elettori indonesiani sono attesi domani alle urne per il ballottaggio. E proprio l’ex generale, che a luglio ottenne il 35,5 per cento dei voti, contro il 26,6 per cento di Megawati Sukarnoputri, appare favorito sul capo di Stato uscente, dietro di lui anche negli ultimi sondaggi. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Emanuele Giordana, che fa parte di Lettera 22, associazione indipendente di giornalisti:

 

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R. – Il primo turno ha dato la vittoria a Yudhoyono, che è un ex generale, ex ministro della Sicurezza, nel governo Megawati. Ma naturalmente nulla è scontato. I sondaggi lo danno ancora in testa, ma il voto popolare è sempre un’incognita. Inoltre, bisogna tener conto che Megawati ha potuto contare sulla macchina non soltanto del suo Partito democratico, piccolo nel senso che non ha grandissimi mezzi, ma soprattutto sulla macchina del Golkar, il vecchio Partito che ha governato l’Indonesia per oltre 30 anni.

 

D. – Rispetto al primo turno, il generale Viranto ha garantito a Megawati l’appoggio del partito Golkar. Questo può spostare gli equilibri?

 

R. – L’appoggio del Golkar è evidentemente fondamentale per Megawati e quindi potrebbe contare. In più Megawati ha fatto di tutto per garantirsi il voto musulmano moderato e in parte c’è riuscita. Il problema è che la scelta tra Yudhoyono e Megawati ha spaccato i musulmani moderati, una parte dei quali sono schierati con lei e altri invece con Yudhoyono.

 

D. – Non è un caso, tra l’altro, che entrambi i candidati abbiano come vice un musulmano moderato…

 

R. – Sì, è proprio il tentativo di fare in modo che in qualche misura i musulmani si riconoscano per lo meno nel vice presidente, dal momento che sia Megawati che Yudhoyono sono due laici. Anzi Megawati è l’espressione di un Partito in cui si riconoscono per esempio i cristiani. Ma non è solamente una questione di tentare di avere il voto islamico, è anche il tentativo da parte di Megawati e del suo rivale di avere gli indonesiani che culturalmente si sentono vicini all’islam. Ecco perché la scelta di personaggi vicini al mondo islamico moderato e non a quello radicale.

 

D. – Megawati sta insistendo molto sulla lotta al terrorismo, soprattutto dopo l’ultimo attentato all’ambasciata australiana a Jakarta. Certamente c’è più paura di prima. Anche il voto può risentirne?

 

R. – Gli opinionisti dicono che l’attentato all’ambasciata australiana non cambierà questi equilibri. Il tema della sicurezza sicuramente è importante. Ma allora, da questo punto di vista, un indonesiano potrebbe più facilmente pensare a Yudhoyono, il quale è stato non solo ministro per la Sicurezza, ma è un ex generale, e, quindi, controlla e ha amici nella filiera dell’esercito. Megawati, facendo capire chiaramente di essersi alleata con la parte più grossa dell’esercito, avendo dato all’esercito anche l’avallo per operazioni di antiguerriglia nell’Ace, ha tentato di giocare la carta della “donna della sicurezza”. Ma la gente non le dà troppo affidamento, non solo per il problema della sicurezza, che in Indonesia è fondamentale, ma perché in realtà lei ha mancato di compiere le riforme che aveva promesso quando è diventata capo dello Stato la prima volta.

 

D. – Emanuele, tu hai scritto un libro intitolato appunto “La scommessa indonesiana”. Credi che questa Indonesia, l’Indonesia di oggi, sia pronta a vincere la scommessa della democrazia?

 

R. – E’ pronta nel senso che un passo avanti importante l’ha fatto con la fine della dittatura e un altro passo avanti sono queste elezioni, dove per la prima volta gli indonesiani possono scegliere direttamente il capo dello Stato. Naturalmente, come ormai è chiaro in tante parti del mondo, le elezioni non sono di per sé democrazia. Democrazia è la possibilità di accesso ai servizi, all’informazione, un’equa distribuzione della ricchezza. Tutto questo in Indonesia ancora non c’è. Da questo punto di vista la scommessa è ancora dura da vincere.

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L’AFRICA AL CENTRO DELL’EDIZIONE 2004 DEI PREMI GONFALONE D’ARGENTO, ASSEGNATI QUESTA MATTINA DAL CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA

A FIRENZE, DOPO DUE GIORNI DI DIBATTITI

 

L’Africa al centro dell’edizione 2004 dei Premi Gonfalone d’Argento, assegnati questa mattina dal Consiglio regionale della Toscana a Firenze. Tra i premiati vi sono l’intellettuale del Benin, Honorat Aguessy, e la società civile “Forze Vive” dell’ex Zaire, nella persona dell’Abbé Apollinaire Muholongu Malumalu, presidente della Commissione elettorale indipendente della Repubblica Democratica del Congo. Con loro l’artista camerunense George Zogo, trapiantato da circa 20 anni a Firenze, l’attore Luca Zingaretti e la moglie Margherita D’Amico. La consegna dei premi ha fatto seguito a due giorni di confronto. C’era per noi Beatrice Luccardi:

 

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La consegna dei premi ha chiuso la prima Conferenza delle Assemblee regionali europee ed africane, promossa dallo stesso Consiglio regionale nelle giornate di venerdì e sabato nella Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. La conferenza, dedicata alla tematica del decentramento politico e amministrativo, è stata arricchita dalla partecipazione di delegati di circa 30 Stati africani e di numerosi esperti e personalità di primo piano. Mons. Alessandro Piotti, arcivescovo di Pisa e vice presidente della Cei, ha sottolineato come le assemblee regionali siano importanti per lo sviluppo locale: dimostrano attenzione al territorio e possono promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita democratica e diffondere il rispetto reciproco, la solidarietà e la pace. Il decentramento politico e amministrativo – hanno concordato molti intervenuti – può essere un vero volano di sviluppo ma a certe condizioni, come rilevato da Aguessy e dal dottor Guido Bertucci, responsabile della Divisione pubblica amministrazione e gestione dello sviluppo del Dipartimento Onu Affari economici e sociali. Le politiche di decentramento non devono mai essere strumentalizzate né dai governi centrali, né dalle elite locali, ma devono essere genuinamente mirate a favorire la partecipazione delle popolazioni locali, ha sintetizzato lo stesso Bertucci al notiziario della Fondazione “Mons. Kataliko”.

 

Per la Radio Vaticana, Beatrice Luccardi.

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L’ESPERIENZA DI PAUL DE SIO: CON L’ADOZIONE DA PARTE DI UNA FAMIGLIA ITALIANA HA TROVATO AFFETTO E FUTURO PROFESSIONALE, OGGI TORNA IN GHANA PER OFFRIRE UNA POSSIBILITA’ DI RISCATTO A ORFANI ABBANDONATI A SE STESSI

- Intervista con Paul De Sio -

 

Chi ha perso entrambi i genitori, è considerato un bimbo senza futuro: accade in Ghana dove un’espressione di uso comune sintetizza una convinzione purtroppo abbastanza radicata: si parla di “orfani condannati a vita”. Contro questa “condanna” combatte Paul De Sio, uno dei pochi orfani ghanesi che ha potuto modificare il suo destino. Adottato da una famiglia italiana all’età di due anni, è oggi un manager affermato ma ha scelto di tornare nella sua terra per aprire a Jirapa un orfanotrofio che è anche una piccola oasi tecnologica. Obiettivo: formare i bambini che domani potrebbero cambiare l’economia del Paese. Al microfono di Antonella Villani, Paul racconta perché ha deciso di lasciare il suo lavoro e dare vita alla Ray Foundation Onlus:

 

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R. – Ho sospeso la carriera per dedicarmi due anni alla realizzazione di una ricetta per cui l’orfanotrofio laggiù non vuole essere fine a se stesso ma una via che organismi preposti allo sviluppo delle zone rurali dell’Africa possano copiare, replicandone altri. Il concetto è dare riscatto alle risorse africane nelle zone rurali, da dove partono gli esodi degli immigrati cosiddetti forzati.

 

D. - Cosa ha di così innovativo questa struttura?

 

R. – Oltre a più spazi e più arredi, è collegata anche via satellite. Questa regione è infatti priva di telefonia e grazie a questo collegamento satellitare la popolazione locale può accedere alla telefonia e alla telemedicina. Stiamo parlando di circa 10 mila studenti di tutte le fasce scolastiche, più l’ospedale che è a fianco. L’ospedale ha 200 posti letto e c’è il dottore almeno una settimana ogni tre mesi.

 

D. – Tra l’altro, voi aiuterete i ragazzi orfani fino all’età di 15 anni e non fino ai 6 come è d’uso?

 

R. – Sei anni sono troppo pochi e questo è proprio uno dei motivi dell’altissima mortalità infantile tra gli orfanelli, che ritornano nelle rispettive tribù. Mi è stato quindi insegnato di tenerli fino ad almeno il doppio e consentire loro, durante questa aggiunta di soggiorno, di imparare un mestiere etnico-professionale. Per consentire questo, noi prevediamo di dare agli alunni diplomati un microcredito affinché riescano ad avviare proprie iniziative. Questi ragazzi, quando ritornano nei rispettivi villaggi, sono in grado di avviare delle iniziative economiche e quindi anche gli stessi residenti del villaggio e della tribù, cominciando dal re fino ad arrivare all’ultimo, guarderanno con occhi diversi lo stesso orfano.

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‘L’ECUMENISMO DELLA SANTITÀ. IL PELLEGRINAGGIO AGLI INIZI DEL TERZO MILLENNIO’: È IL TEMA DEL 4° CONGRESSO EUROPEO DEI DIRETTORI DEI PELLEGRINAGGI E DEI RETTORI DEI SANTUARI CHE INIZIERÀ DOMANI

PRESSO IL SANTUARIO MARIANO DI KEVELAER, IN GERMANIA

- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -

 

‘L’Ecumenismo della Santità. Il pellegrinaggio agli inizi del Terzo Millennio’: è il tema del 4° Congresso Europeo dei direttori dei Pellegrinaggi e dei rettori dei Santuari che inizierà domani presso il Santuario mariano di Kevelaer, in Germania. Con il Congresso, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione con il Santuario di Kevelaer, si vuole offrire l’occasione per riflettere sul ruolo che possono svolgere i pellegrinaggi e, di conseguenza, i santuari, nel potenziamento di un ‘ecumenismo della santità’. Il tutto nella consapevolezza degli impegni da assumere a livello europeo, come spiega nell’intervista di Giovanni Peduto l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario dello stesso Pontificio Consiglio:       

 

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R. - Il Continente europeo si presenta, oggi, con un accresciuto “bisogno di speranza”, secondo quanto ha fatto notare il Papa nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, e tale necessità spinge ad “annunciare all’Europa il Vangelo della speranza”. Ma per sperare e testimoniare bisogna essere uniti, ed ecco, dunque, la finalità ecumenica dell’incontro.

 

D. – La santità, dunque, come via per camminare verso l’unità: quali sono le esperienze vissute in concreto?

 

R. – Fra le tante esperienze che saranno presentate al Congresso, desidero menzionarne due: quella in atto da diversi anni presso la Cattedrale di Trondheim, in Norvegia, dove c’è la tomba di Sant’Olaf Haraldson. E’ visitata da numerosi pellegrini luterani e cattolici e, in particolari ricorrenze, c’è collaborazione ecumenica per i preparativi e lo svolgimento dei festeggiamenti. Altre iniziative da segnalare ci sono state per la celebrazione del nuovo Millennio, nel 2000. Ad esse hanno partecipato, per esempio, vari gruppi protestanti dell’Europa Centrale, con crescente interesse per la pratica del pellegrinaggio.

 

D. – Cosa vuol dire per un cristiano fare un pellegrinaggio?

 

R. – Il pellegrinaggio è una manifestazione religiosa da compiere con fedeltà alla tradizione, con sentimento religioso intenso e come attuazione di vita pasquale, che implica morte e risurrezione, conversione e riconciliazione. Lo svolgimento del pellegrinaggio, che è anche simbolo della vita dell’uomo, mostra alcune tappe da raggiungere che diventano un modello per tutta la vita di fede del pellegrino: la partenza, che manifesta la sua decisione di avanzare fino alla meta; il cammino, che lo conduce anche alla solidarietà con i fratelli e alla preparazione all’incontro con il Signore; la visita al Santuario, che lo invita all’ascolto della Parola di Dio e alla celebrazione dei Sacramenti; il ritorno, infine, che ricorda al pellegrino che è rinviato alla sua missione nel mondo, come testimone di salvezza e costruttore di pace.

 

D. – Come vivere nel modo più proficuo un pellegrinaggio?

 

R. – Innanzitutto il credente deve compiere un itinerario di fede, speranza e carità. Con un’opportuna catechesi e un attento accompagnamento da parte degli operatori pastorali, la presentazione degli aspetti fondamentali del pellegrinare cristiano apre nuove prospettive nella vita della Chiesa. L’annunzio, la lettura e la meditazione del Vangelo, che dovrebbe arrivare a un po’ di contemplazione, devono accompagnare i passi del pellegrino e la visita al Santuario.

 

D. – Cosa dicono i pellegrinaggi a questo mondo sempre più secolarizzato?

 

R. – Anzitutto costato un rinnovato interesse. Il pellegrinaggio, del resto, è una componente del vasto movimento incessante dell’umanità. L’uomo, infatti, appare nella sua storia come homo viator, alla ricerca di nuovi orizzonti e aperto all’assoluto, all’infinito, al mistero. Ai nostri giorni l’umanità sembra, da una parte, incamminata verso nuove e positive mete, ma, d’altra parte, incontra gravi ostacoli all’essere un’umanità in pace con giustizia. Molti sentono il desiderio di un luogo, che potrebbe anche essere un Santuario, ove riposare, uno spazio di libertà che renda possibile il dialogo con se stessi, con gli altri e con Dio. Il pellegrinaggio del cristiano esprime questa ricerca dell’umanità e offre la sicurezza di una meta da raggiungere, dov’è una presenza speciale del Signore.

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SI E’ CONCLUSA IERI SERA LA 56.MA EDIZIONE DEL PRIX ITALIA.

IN PRIMO PIANO LA DRAMMATICA QUESTIONE DEL TERRORISMO

 E IL SUO DIFFICILE RAPPORTO CON I MEDIA

 

La 56.ma edizione del Prix Italia ha chiuso ieri sera la settimana di lavori, manifestando un’attenzione alla drammatica questione del terrorismo e al rapporto con i media. A Luca De Mata, ideatore e regista del documentario Rai “I Dieci Comandamenti” è stata assegnata la Coppa d’Argento offerta dal Presidente della Repubblica. Sugli altri riconoscimenti sentiamo l’inviata a Catania Antonella Palermo.

 

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Nonostante qualche disagio logistico, causato dalla pioggia che ieri si è rovesciata su Catania, smorzando l’afa degli ultimi giorni, la cerimonia di premiazione dei vincitori del Prix Italia si è svolta secondo programma. Alle diverse tipologie di premi assegnati è stato affiancato anche il Premio “Archimede” della Regione Sicilia, giunto alla seconda edizione. Quest’anno a riceverlo il cardinale Salvatore Pappalardo e il poeta Mario Luzi, che tra un mese compirà 90 anni. Il prelato si è “sempre distinto per il forte impegno a favore della Sicilia e dei siciliani ovunque presenti” così recita la motivazione “raccogliendone le ansie, le gioie, i dolori e gli aneliti di speranza”. Luzi è stato insignito del riconoscimento per “Il fiore del dolore”, un esemplare poema moderno sul martirio e la testimonianza cristiana di don Pino Puglisi, che con rara tenacia si dedicò alla lotta alla mafia. Proprio la nuova mafia, tra l’altro, sarà protagonista di una miniserie che il direttore di Rai Fiction ha qui annunciato: le riprese inizieranno il mese prossimo a Venezia, Istanbul e nei Balcani.

 

Dal Prix Italia è emersa, dunque, un’attenzione abbastanza forte ai temi sociali e soprattutto alle questioni più attuali che toccano la collettività mondiale, in primis il terrorismo e il suo rapporto con i media. Di questo si è voluto parlare ieri a chiusura della manifestazione, presenti i giornalisti e docenti universitari italiani e stranieri. Il pensiero è andato alle due italiane ancora in mano ai rapitori. “I terroristi islamici hanno capito la modernità più di quanto si immagini” ha detto Caprarica del Tg1 “e ne usano i mezzi tecnologici fino all’ultima goccia”. “Il terrorismo segue la logica dello spot pubblicitario, addirittura”, ha precisato il rettore dell’Università di Westminster a Londra. “E’ una vera e propria forma di piece teatrale, con una precisa sceneggiatura e registi ben attrezzati. Il rischio che il giornalismo ne diventi complice è alto se si continua ad eccedere nel sensazionalismo”.

 

Da Catania, per la Radio Vaticana, Antonella Palermo.

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CHIESA E SOCIETA’

19 settembre 2004

 

 

 

APPROVATO DAL PARLAMENTO DEL BURUNDI IL PROGETTO DI NUOVA COSTITUZIONE CHE ENTRERA’ IN VIGORE IL 1° NOVEMBRE PROSSIMO

 

BUJUMBURA. = “Un passo irreversibile verso la pace” è quanto afferma padre Luigi Arnoldi, superiore regionale dei missionari saveriani, all’agenzia MISNA alla notizia che il Parlamento del Burundi, riunito in seduta straordinaria, ha approvato due giorni fa il progetto di nuova Costituzione che entrerà in vigore dal prossimo 1° novembre. “E’ una notizia che ha liberato gli animi dei burundesi”, ha aggiunto padre Arnoldi, insegnante nel seminario che prepara i futuri sacerdoti. Sono oltre 300.000 le persone uccise, in gran parte civili, nel conflitto che affligge il Paese dal 1993. L’introduzione del nuovo dettato costituzionale è visto da molti come il vero primo passo verso la pacificazione del Paese. Il nuovo testo costituzionale è stato approvato all’unanimità da 189 deputati su un totale di 271, mentre alcuni parlamentari Tutsi, che costituiscono circa il 14% della popolazione, hanno boicottato la seduta affermando che la Carta è troppo sbilanciata a favore della componente Hutu, pari a circa l’85% dei 7 milioni di abitanti del Burundi. La nuova Costituzione sarà sottoposta a referendum, fissato per il 20 ottobre. Con la sua entrata in vigore, finirà il periodo di transizione iniziato nel novembre 2001, durante il quale si sono alternati al potere un presidente Tutsi e uno Hutu. La Costituzione tiene conto della composizione etnica del Paese dei Grandi Laghi nella distribuzione del potere politico: il 60% dei ministri sarà Hutu e il 40% Tutsi. I seggi della Camera dei deputati rispecchieranno questa proporzione, mentre al Senato le due etnie saranno rappresentate in ugual misura. “Credo che si stia andando nella giusta direzione per applicare gli accordi di Arusha” sostiene padre Arnoldi precisando che gli accordi di pace sono stati sottoscritti in Tanzania nel 2000 e che prevedevano un’alternanza al potere per tre anni tra Tutsi e Hutu e la conclusione della transizione entro il 31 ottobre 2004 con l’entrata in vigore della nuova Carta il giorno dopo. (F.S.)

 

 

SI E’ RIPETUTO OGGI A NAPOLI IL MIRACOLO DEL SANGUE DI SAN GENNARO.

 IN OCCASIONE DI QUESTA SOLENNITA’ LITURGICA, IL CARDINALE MICHELE GIORDANO HA ANNUNCIATO CHE A SETTEMBRE 2005 SI SVOLGERA’ UN CONVEGNO INTERNAZIONALE PER FESTEGGIARE IL 17° CENTENARIO DEL MARTIRIO DEL SANTO

 

NAPOLI. = Si è ripetuto oggi a Napoli il miracolo del sangue di  San Gennaro, che si scioglie di solito tre volte l’anno. Ad annunciare la liquefazione del sangue, il Cardinale Michele Giordano davanti a migliaia di fedeli che stamattina hanno affollato la cattedrale, in occasione della solennità liturgica del Santo, patrono di Napoli. Secondo l’antica tradizione, sono stati fatti esplodere ventuno colpi di cannone da Castel dell’Ovo. E in occasione delle celebrazioni, il Cardinale giordano ha annunciato che la chiesa napoletana ricorderà il 17° centenario del martirio di San Gennaro promuovendo, a settembre 2005, un convegno internazionale di studi sulla figura del Santo. Diversi i temi collegati al culto del martire che verranno trattati: dall’archeologia all’antropologia, dalla storia dell’arte a quella della musica. (F.S.)

 

 

SI E’ CONCLUSO PRESSO LA PONTIFICIA UNIVERSITA’ DELLA SANTA CROCE, A ROMA,

 IL CORSO DI AGGIORNAMENTO PER OPERATORI DEL DIRITTO SULLA REVISIONE

DEL PROCESSO DI NULLITA’ DEL MATRIMONIO

 

ROMA. = “Di fronte al crescente aumento delle cause per l’accertamento della nullità del matrimonio, oggi la sfida della Chiesa sta nell’impostare una corretta preparazione dei candidati al sacramento”. E’ ciò che ha affermato il prof. Eduardo Baura, decano della facoltà di Diritto Canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, a margine del corso di aggiornamento sulla revisione del processo di nullità del matrimonio. Ha inoltre precisato che “il ruolo dei tribunali ecclesiastici resta sempre quello di accertare la verità al momento in cui si è ricevuto il sacramento e non allo stato attuale in cui si introduce una causa”. Il corso ha accolto circa 200 partecipanti, tra giudici, avvocati, difensori del vincolo, vicari giudiziali, provenienti da 33 nazioni del mondo e da 4 continenti. Tra le motivazioni addotte per la richiesta di annullamento del sacramento, ci sono quelle per “simulazione”, a causa della non piena condivisione dei dettami della fede cattolica in materia di unioni, e quelle per “incapacità”, che spesso si traduce in anomalie psichiche di uno dei convenuti, dunque privi della facoltà di fare coscientemente le proprie scelte. (F.S.)

 

 

E’ STATA RIAPERTA AL PUBBLICO L’ANTICA BIBLIOTECA QUARAOUIYINE DI FEZ,

 UNA DELLE PIU’ ANTICHE E PRESTIGIOSE DEL MAROCCO E DEL MONDO ISLAMICO

 

FEZ. = Ha riaperto le porte al pubblico l’antica e prestigiosa biblioteca Quaraouiyine a Fez, in Marocco, dopo un restauro durato cinque anni. Il luogo dispone adesso di due sale di lettura, un laboratorio di restauro e uno di micro-film, nuove tecnologie per una migliore conservazione del patrimonio costituito da 21250 volumi, 6000 manoscritti e più di 400 litografie. Considerata una delle più importanti biblioteche del Marocco e del mondo islamico, è stata fondata nel 1350 accanto all’omonima moschea e ha beneficiato nel tempo di donazioni di sultani e studiosi di fama internazionale, come lo storico e filosofo tunisino Ibn Khaldoun. Fu poi ampliata nel 1549 e venne trasferita nella sede attuale, durante il secolo scorso. (F.S.)

 

 

NASCE UN MONASTERO ORTODOSSO MASCHILE IN UZBEKISTAN

 A CIRCA 30 KM A NORDEST DALLA CAPITALE TASHKENT

 

TASHKENT. = E’ stato fondato da cinque monaci a Chirchik, a circa 30 km a nordest dalla capitale Tashkent, il primo monastero ortodosso maschile in Uzbekistan. Il Paese conta 25 milioni di abitanti, per la maggior parte musulmani (88%), mentre gli ortodossi sono il 9% e i cattolici solo 500. “Accoglieremo  anche i pellegrini che vogliono passare dei giorni in  preghiera secondo la regola monastica”, ha affermato il padre superiore Gregory Palekhov precisando che il monastero non sarà solo un luogo di culto ma anche un centro di ricerca intellettuale. Costruito nel 1996, l’edificio è abitato dai monaci solo da giugno e comprende la chiesa della Santa Trinità che risale al 1900 e che un tempo rappresentava la cappella di riferimento per i fedeli russi residenti nella capitale. “Contribuire alla presenza cristiana in un Paese a maggioranza musulmana” è quanto sottolinea padre Danat Misykov, monaco russo giunto a Chirchik per contribuire alla fondazione del monastero. (F.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 settembre 2004

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Non si arresta la spirale di sangue in Iraq. Secondo la polizia locale, sette camionisti turchi sono stati uccisi ed altri cinque rapiti nelle ultime 24 ore, nel triangolo sunnita a nord di Baghdad. In merito al sequestro delle due volontarie italiane, Simona Pari e Simona Torretta, la loro organizzazione “Un ponte per…” ha inviato un video alle televisioni arabe Al Arabya e Al Jazeera, nel quale parla delle due ragazze e lancia un appello per la liberazione loro e degli altri due colleghi iracheni. Il nostro servizio:

 

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Un bambino di quattro anni è stato ucciso nell’esplosione di un’autobomba, in un villaggio 60 km a sud di Baghdad. Ancora morti nella roccaforte sunnita di Falluja: dopo le cinque vittime del raid americano della scorsa notte, oggi tre civili iracheni hanno perso la vita sotto il fuoco statunitense. Sul fronte dei rapimenti, sta per scadere l’ultimatum per il rilascio dei due ingegneri americani e del loro collega britannico rapiti nei giorni scorsi in Iraq. I sequestratori, appartenenti ad un gruppo legato al terrorista giordano al Zarqawi, hanno chiesto la liberazione delle detenute irachene, pena la decapitazione dei tre ostaggi. Un accorato appello per il loro rilascio è stato lanciato dalla moglie di uno dei tre uomini, lo statunitense Jack Hensely. Continuano, intanto, in tutt’Italia dimostrazioni di solidarietà per le famiglie di Simona Pari e Simona Torretta. Le due giovani, secondo il portavoce della resistenza irachena, Abu Moussa, non sono, come qualcuno ha ipotizzato, a Falluja. Intanto, il fenomeno dei sequestri in Iraq non accenna a diminuire. Dal ministero degli Esteri di Beirut, fanno sapere che tre cittadini libanesi sono stati rapiti, venerdì scorso, sulla strada tra Baghdad e Falluja. Con loro è stato sequestrato da uomini armati anche l’autista iracheno. In merito alla vicenda delle torture, due militari statunitensi saranno giudicati per omicidio da una Corte marziale. Sono accusati di avere provocato la morte per annegamento di un iracheno, costringendolo a saltare da un ponte dopo averlo catturato. E all’alba di oggi, a Baghdad, si registra l’arresto di due fedelissimi del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr: si tratta di suo fratello e di un suo stretto collaboratore, Hazem al Araji. Sul piano diplomatico, nella sua visita a Londra per incontrare l’omologo britannico, Tony Blair, il primo ministro iracheno, Iyad Allawi, ha ribadito che le elezioni in Iraq si svolgeranno come previsto nel gennaio prossimo, nonostante il dilagare della violenza.

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Il governo del Sudan ha definito “ingiusta” la risoluzione dell’Onu sulla regione sudanese del Darfur, approvata ieri sera dal Consiglio di sicurezza, ma si è impegnato ad applicarla. È quanto riferisce, stamani, la stampa locale. Nella risoluzione, messa a punta dagli Stati Uniti, il Palazzo di Vetro minaccia sanzioni contro l’industria petrolifera sudanese e contro gli stessi membri dell’esecutivo se Khartoum non interverrà per porre fine ai massacri nella tormentata provincia nord-occidentale. La risoluzione, che segue un’altra del 30 luglio in buona parte disattesa dal Sudan, dà anche ampio margine di manovra ad una missione di monitoraggio nel Darfur da parte dell’Unione Africana e chiede alla comunità internazionale di incrementare i propri aiuti umanitari. 

 

Medio Oriente. Un palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano presso il valico di Karni, a Gaza. Lo hanno riferito fonti ospedaliere locali, secondo cui la vittima è un militante della Jihad islamica. Sul piano politico, il ministro degli esteri israeliano, Silvan Shalom, ha definito "ineluttabile" l’esilio di Yasser Arafat dai Territori. Inoltre, secondo quanto riportato dal quotidiano Haaretz, l’Egitto, allarmato per la crescente cooperazione fra i militanti delle 'Brigate al-Aqsa' ed i guerriglieri libanesi e filo-iraniani Hezbollah, ha chiesto ad Arafat di sciogliere subito il movimento e di requisirne le armi. Nessuna conferma, per il momento, da parte palestinese.

 

Sono state accettate dal partito comunista cinese le dimissioni presentate dall'ex presidente cinese Jiang Zemin come capo dell'esercito. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Nuova Cina. Zemin lascia il suo posto al successore Hu Jintao, che diventa ora leader incontrastato del Paese asiatico, ricoprendo sia il ruolo di capo dello Stato sia quello al vertice delle forze armate. Jintao aveva sostituito Zemin nel novembre 2002 alla guida del Partito Comunista e nella primavera del 2003 come presidente della Repubblica Popolare.

 

Le truppe ugandesi hanno ucciso, nel corso di un violento scontro con l'Esercito di liberazione del signore, 25 ribelli. Lo riferiscono fonti militari del Paese africano. I soldati dell'Uganda hanno dovuto sconfinare nel Sudan meridionale per dare la caccia a Joseph Kony, leader del movimento, latitante da 18 anni. Secondo fonti ugandesi, la cattura di Kony sarebbe ormai prossima.

 

È salito a 45 il numero dei morti per il passaggio dell'uragano Ivan negli Stati Uniti. Nella sola Florida, le vittime sono state 17. Dopo aver colpito gli Stati meridionali, Ivan ha perso di intensità, ma ha continuato comunque a provocare danni considerevoli. Nei Caraibi, il passaggio dell'uragano aveva causato la morte di 70 persone.

 

Il premier afghano ad interim, Hamid Karzai, è diretto a New York, dove incontrerà il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, e parteciperà all'Assemblea generale dell'Onu, i cui lavori cominceranno martedì prossimo. Lo ha riferito il portavoce del governo di Kabul, Khaleeq Ahmed, precisando che Karzai parlerà della situazione attuale in Afghanistan e delle elezioni presidenziali che si terranno il 9 ottobre prossimo.

 

Per la seconda volta nel giro di un mese, una delegazione dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica ispezionerà la Corea del Sud. Quattro funzionari dell’Aiea sono giunti oggi a Seul dove rimarranno per una settimana. Due i siti nucleari da visionare e previsti anche incontri con scienziati coreani. La prima visita risale a tre settimane fa, quando Seul aveva rivelato che nel 1982 era stato estratto del plutonio e che nel 2000 era stato arricchito dell’uranio.

 

Conflitto a fuoco nel villaggio di Talgi, nella repubblica autonoma russa del Daghestan, tra sospetti guerriglieri ceceni ed agenti di polizia. Nello scontro sono morte almeno due persone. Lo riferiscono i media locali.

 

 Il maltempo che venerdì scorso ha colpito Panama ha causato dieci morti ed almeno altrettanti dispersi. Inondazioni, frane e smottamenti provocati dalle piogge torrenziali hanno coinvolto circa 100 mila persone. Il bilancio è stato reso noto dalle autorità locali che hanno proclamato lo stato d'emergenza. Tra le vittime, ci sarebbero otto bambini.

 

 

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