RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
263 - Testo della trasmissione di domenica 19 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Vigilia
elettorale in Indonesia: Yudhoyono ad un passo dalla presidenza: con noi
Emanuele Giordana
CHIESA E SOCIETA’:
Si è
ripetuto oggi a Napoli il miracolo del sangue di San Gennaro
E’ stata
riaperta al pubblico l’antica biblioteca Quaraouiyine di Fez
Nasce un monastero ortodosso maschile in Uzbekistan
a circa 30 km a nordest dalla capitale Tashkent
In
Iraq, 7 camionisti turchi uccisi ed altri 5 rapiti aghdad. A Baghdad, morto un
bambino di 4 anni.
Teheran rifiuta le richieste
dell'Agenzia dell'Onu per la sicurezza nucleare di congelare l’arricchimento
dell'uranio e minaccia di bloccare le ispezioni
“È ingiusta ma l’applicheremo”:
così il governo sudanese sulla nuova risoluzione Onu sul Darfur.
19
settembre 2004
DINANZI AL MALE, L’UOMO, AFFLITTO E SCONCERTATO,
SI DOMANDA: “PERCHÉ?”.
E’ IL PAPA
A RICORDARLO, DANDO VOCE ALL’UMANITÀ DI OGGI
CHE DEFINISCE “SEGNATA DALLO SCONVOLGENTE DILAGARE
DEL TERRORISMO”.
ALL’ANGELUS, DAL PALAZZO APOSTOLICO DI CASTEL
GANDOLFO,
GIOVANNI PAOLO II SPIEGA ANCHE PERCHÉ
“LA CROCE
DI CRISTO È PER I CREDENTI ICONA DI SPERANZA”
Dinanzi al male, l’uomo,
afflitto e sconcertato, si domanda: “Perché?”. E’ il Papa a ricordarlo, dando
voce all’umanità di oggi che definisce “segnata dallo sconvolgente dilagare del
terrorismo”. Nella sua riflessione
all’Angelus di questa mattina, dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo,
Giovanni Paolo II spiega anche perché “la Croce di Cristo è per i credenti
icona di speranza”. Il servizio di Fausta Speranza:
***********
“Il susseguirsi di atroci attentati
alla vita umana turba e inquieta le coscienze”: con queste parole il Papa
esprime il sentire di tutti noi smarriti di fronte alle angoscianti notizie
quotidiane da tante parti del mondo. E il Papa ricorda che è la stessa domanda
che “ricorre nei Salmi”: “Perché, Signore? Fino a quando?”.
Ma Giovanni Paolo II ricorda
anche che “Dio ha risposto a questo angoscioso interrogativo che si sprigiona
dallo scandalo del male non con una spiegazione di principio, quasi a volersi
giustificare”, ma con la morte di Gesù:
“con il sacrificio del proprio Figlio sulla Croce”.
“La Croce di Cristo è per i
credenti icona di speranza, - spiega il Papa - perché su di essa si è compiuto
il disegno salvifico dell’amore di Dio”. “Nella morte di Gesù s’incontrano
l’apparente trionfo del male e la vittoria definitiva del bene; - aggiunge - il
momento più buio della storia e la rivelazione della gloria divina; il punto di
rottura e il centro di attrazione e di ricomposizione dell’universo”.
Dunque “con lo sguardo rivolto
al Cristo crocifisso, in spirituale unione con la Vergine Maria, proseguiamo il
nostro cammino, sostenuti dalla potenza della Risurrezione”. E’ questo l’invito
del Papa che in questa domenica di settembre, ricorda che l’umanità è segnata
dallo sconvolgente dilagare del terrorismo proprio “in quest’alba del terzo
millennio”, che definisce “benedetta dal Grande Giubileo e ricca di tante
potenzialità”.
Tra i brevi saluti rivolti in
varie lingue, dopo la recita della preghiera mariana, il pensiero del Papa va
ai pellegrini della Diocesi di Maribor, venuti in occasione del quinto
anniversario della visita in Slovenia e della beatificazione del vescovo Anton
Martin Slomšek. E Giovanni Paolo II ricorda la Giornata Mondiale
dell’Alzheimer, che sarà celebrata martedì prossimo, assicurando la propria
preghiera a tutti i malati e a quanti li assistono.
========ooo========
19
settembre 2004
IL NO DI TEHERAN ALL’AGENZIA DELL’ONU PER LA
SICUREZZA
NUCLEARE, CHE CHIEDE DI CONGELARE L’ARRICCHIMENTO
DELL’URANIO
- Intervista con Maurizio Simoncelli -
L'Iran ha respinto la richiesta
dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica di bloccare le sue attività
connesse all’arricchimento dell’uranio ed ha minacciato di fermare le ispezioni
dell’Aiea, nel caso in cui la questione venga portata dinanzi al Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite. Teheran ha reso noto, inoltre, che un dialogo
con gli Stati Uniti potrà essere ripreso solo se Washington “smetterà con
l’atteggiamento di prepotenza”. Ma quali sono le reali potenzialità di una
tecnologia come l’arricchimento dell’uranio? Dorotea Gambardella lo ha chiesto
a Maurizio Simoncelli, esperto di armi nucleari dell’Archivio Disarmo:
**********
R. – Purtroppo
è noto che è relativamente facile passare dall’energia nucleare per usi civili
ad un’energia nucleare che viene poi utilizzata per scopi militari. Nel momento
in cui i Paesi riescono a dotarsi di energia nucleare a scopi civili e passano
progressivamente a produrre un certo tipo di materiali arricchiti, è
estremamente difficile riuscire a fermare questo processo. Siamo sempre di
fronte al grande problema di questo nostro secolo: come possono alcuni Paesi,
come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Cina, la Russia, i
cinque Paesi che siedono al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dire
“solo noi dobbiamo avere queste armi, nessun altro ha diritto ad averle”. E’
qui la difficoltà della posizione delle Nazioni Unite ed anche dell’Aiea.
L’Agenzia internazionale dell’energia atomica in realtà risente di questi
condizionamenti politici a livello internazionale. Il momento che noi stiamo
attraversando, che è un momento molto difficile a livello internazionale, con
le Nazioni Unite messe in crisi da una serie di iniziative, quali la recente guerra
in Iraq, non può fare altro che lasciarci estremamente preoccupati.
D. – Secondo lei, quindi, come
evolveranno adesso i rapporti tra Teheran e Washington?
R. – Gli Stati Uniti, da un lato
hanno più volte indicato nel regime di Teheran un regime non affidabile, uno
Stato che “flirta” con il terrorismo. Evidentemente ci sarà un irrigidimento.
D’altro lato, c’è una necessità da parte di Bush di mantenere comunque una
porta aperta con Teheran per tentare di uscire fuori dal pantano iracheno.
Negli ultimi tempi la diplomazia internazionale ha cercato di trovare modalità
di colloquio con Teheran proprio per cercare di smorzare la crisi irachena.
D. – Come evolveranno invece le
relazioni diplomatiche con Francia, Germania e Gran Bretagna, con cui Teheran si
era impegnata in un accordo, raggiunto nell’ottobre dello scorso anno, a
sospendere l’arricchimento dell’uranio e a fare piena luce sul suo intero
programma?
R. – Vedremo che tipo di
pressioni riusciranno a fare. L’Iran è già stato più volte definito uno degli
“Stati canaglia”, di quelli nella lista nera. L’Inghilterra che è uno dei
membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite certamente si troverà a doversi
affiancare, come è tradizione, all’alleato americano. Probabilmente diverso
sarà l’atteggiamento francese, che in questi anni ha cercato di marcare una sua
diversa presenza nell’area medio orientale.
**********
VIGILIA ELETTORALE IN INDONESIA:
YUDHOYONO AD UN PASSO DALLA PRESIDENZA
- Intervista con Emanuele Giordana -
A due
mesi dalla sorprendente affermazione di Yudhoyono nel primo turno delle
presidenziali, 153 milioni di elettori indonesiani sono attesi domani alle urne
per il ballottaggio. E proprio l’ex generale, che a luglio ottenne il 35,5 per
cento dei voti, contro il 26,6 per cento di Megawati Sukarnoputri, appare
favorito sul capo di Stato uscente, dietro di lui anche negli ultimi sondaggi.
Andrea Sarubbi ne ha parlato con Emanuele Giordana, che fa parte di Lettera 22,
associazione indipendente di giornalisti:
**********
R. – Il primo
turno ha dato la vittoria a Yudhoyono, che è un ex generale, ex ministro della
Sicurezza, nel governo Megawati. Ma naturalmente nulla è scontato. I sondaggi
lo danno ancora in testa, ma il voto popolare è sempre un’incognita. Inoltre,
bisogna tener conto che Megawati ha potuto contare sulla macchina non soltanto
del suo Partito democratico, piccolo nel senso che non ha grandissimi mezzi, ma
soprattutto sulla macchina del Golkar, il vecchio Partito che ha governato
l’Indonesia per oltre 30 anni.
D. – Rispetto al primo turno, il
generale Viranto ha garantito a Megawati l’appoggio del partito Golkar. Questo
può spostare gli equilibri?
R. – L’appoggio
del Golkar è evidentemente fondamentale per Megawati e quindi potrebbe contare.
In più Megawati ha fatto di tutto per garantirsi il voto musulmano moderato e
in parte c’è riuscita. Il problema è che la scelta tra Yudhoyono e Megawati ha
spaccato i musulmani moderati, una parte dei quali sono schierati con lei e
altri invece con Yudhoyono.
D. – Non è un caso, tra l’altro,
che entrambi i candidati abbiano come vice un musulmano moderato…
R. – Sì, è proprio il tentativo
di fare in modo che in qualche misura i musulmani si riconoscano per lo meno
nel vice presidente, dal momento che sia Megawati che Yudhoyono sono due laici.
Anzi Megawati è l’espressione di un Partito in cui si riconoscono per esempio i
cristiani. Ma non è solamente una questione di tentare di avere il voto
islamico, è anche il tentativo da parte di Megawati e del suo rivale di avere
gli indonesiani che culturalmente si sentono vicini all’islam. Ecco perché la
scelta di personaggi vicini al mondo islamico moderato e non a quello radicale.
D. – Megawati sta insistendo
molto sulla lotta al terrorismo, soprattutto dopo l’ultimo attentato all’ambasciata
australiana a Jakarta. Certamente c’è più paura di prima. Anche il voto può
risentirne?
R. – Gli
opinionisti dicono che l’attentato all’ambasciata australiana non cambierà
questi equilibri. Il tema della sicurezza sicuramente è importante. Ma allora,
da questo punto di vista, un indonesiano potrebbe più facilmente pensare a
Yudhoyono, il quale è stato non solo ministro per la Sicurezza, ma è un ex
generale, e, quindi, controlla e ha amici nella filiera dell’esercito.
Megawati, facendo capire chiaramente di essersi alleata con la parte più grossa
dell’esercito, avendo dato all’esercito anche l’avallo per operazioni di antiguerriglia
nell’Ace, ha tentato di giocare la carta della “donna della sicurezza”. Ma la
gente non le dà troppo affidamento, non solo per il problema della sicurezza,
che in Indonesia è fondamentale, ma perché in realtà lei ha mancato di compiere
le riforme che aveva promesso quando è diventata capo dello Stato la prima volta.
D. – Emanuele, tu hai scritto un
libro intitolato appunto “La scommessa indonesiana”. Credi che questa
Indonesia, l’Indonesia di oggi, sia pronta a vincere la scommessa della
democrazia?
R. – E’ pronta nel senso che un
passo avanti importante l’ha fatto con la fine della dittatura e un altro passo
avanti sono queste elezioni, dove per la prima volta gli indonesiani possono
scegliere direttamente il capo dello Stato. Naturalmente, come ormai è chiaro
in tante parti del mondo, le elezioni non sono di per sé democrazia. Democrazia
è la possibilità di accesso ai servizi, all’informazione, un’equa distribuzione
della ricchezza. Tutto questo in Indonesia ancora non c’è. Da questo punto di
vista la scommessa è ancora dura da vincere.
**********
L’AFRICA AL CENTRO DELL’EDIZIONE 2004 DEI PREMI
GONFALONE D’ARGENTO, ASSEGNATI QUESTA MATTINA DAL CONSIGLIO REGIONALE DELLA
TOSCANA
A FIRENZE, DOPO DUE GIORNI DI DIBATTITI
L’Africa al centro dell’edizione
2004 dei Premi Gonfalone d’Argento, assegnati questa mattina dal Consiglio
regionale della Toscana a Firenze. Tra i premiati vi sono l’intellettuale del
Benin, Honorat Aguessy, e la società civile “Forze Vive” dell’ex Zaire, nella
persona dell’Abbé Apollinaire Muholongu Malumalu, presidente della Commissione
elettorale indipendente della Repubblica Democratica del Congo. Con loro
l’artista camerunense George Zogo, trapiantato da circa 20 anni a Firenze,
l’attore Luca Zingaretti e la moglie Margherita D’Amico. La consegna dei premi
ha fatto seguito a due giorni di confronto. C’era per noi Beatrice Luccardi:
**********
La consegna dei premi ha chiuso
la prima Conferenza delle Assemblee regionali europee ed africane, promossa
dallo stesso Consiglio regionale nelle giornate di venerdì e sabato nella Sala
dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. La conferenza, dedicata alla tematica del decentramento
politico e amministrativo, è stata arricchita dalla partecipazione di delegati
di circa 30 Stati africani e di numerosi esperti e personalità di primo piano.
Mons. Alessandro Piotti, arcivescovo di Pisa e vice presidente della Cei, ha
sottolineato come le assemblee regionali siano importanti per lo sviluppo
locale: dimostrano attenzione al territorio e possono promuovere la
partecipazione dei cittadini alla vita democratica e diffondere il rispetto
reciproco, la solidarietà e la pace. Il decentramento politico e amministrativo
– hanno concordato molti intervenuti – può essere un vero volano di sviluppo ma
a certe condizioni, come rilevato da Aguessy e dal dottor Guido Bertucci,
responsabile della Divisione pubblica amministrazione e gestione dello sviluppo
del Dipartimento Onu Affari economici e sociali. Le politiche di decentramento
non devono mai essere strumentalizzate né dai governi centrali, né dalle elite
locali, ma devono essere genuinamente mirate a favorire la partecipazione delle
popolazioni locali, ha sintetizzato lo stesso Bertucci al notiziario della
Fondazione “Mons. Kataliko”.
Per la Radio Vaticana, Beatrice
Luccardi.
**********
L’ESPERIENZA DI PAUL DE SIO: CON L’ADOZIONE DA
PARTE DI UNA FAMIGLIA ITALIANA HA TROVATO AFFETTO E FUTURO PROFESSIONALE, OGGI
TORNA IN GHANA PER OFFRIRE UNA POSSIBILITA’ DI RISCATTO A ORFANI ABBANDONATI A
SE STESSI
- Intervista con Paul De Sio -
Chi ha perso entrambi i
genitori, è considerato un bimbo senza futuro: accade in Ghana dove
un’espressione di uso comune sintetizza una convinzione purtroppo abbastanza
radicata: si parla di “orfani condannati a vita”. Contro questa “condanna”
combatte Paul De Sio, uno dei pochi orfani ghanesi che ha potuto modificare il
suo destino. Adottato da una famiglia italiana all’età di due anni, è oggi un
manager affermato ma ha scelto di tornare nella sua terra per aprire a Jirapa
un orfanotrofio che è anche una piccola oasi tecnologica. Obiettivo: formare i
bambini che domani potrebbero cambiare l’economia del Paese. Al microfono di
Antonella Villani, Paul racconta perché ha deciso di lasciare il suo lavoro e
dare vita alla Ray Foundation Onlus:
**********
R. – Ho sospeso la carriera per
dedicarmi due anni alla realizzazione di una ricetta per cui l’orfanotrofio
laggiù non vuole essere fine a se stesso ma una via che organismi preposti allo
sviluppo delle zone rurali dell’Africa possano copiare, replicandone altri. Il
concetto è dare riscatto alle risorse africane nelle zone rurali, da dove
partono gli esodi degli immigrati cosiddetti forzati.
D. - Cosa ha di così innovativo
questa struttura?
R. – Oltre a più spazi e più
arredi, è collegata anche via satellite. Questa regione è infatti priva di
telefonia e grazie a questo collegamento satellitare la popolazione locale può
accedere alla telefonia e alla telemedicina. Stiamo parlando di circa 10 mila
studenti di tutte le fasce scolastiche, più l’ospedale che è a fianco.
L’ospedale ha 200 posti letto e c’è il dottore almeno una settimana ogni tre
mesi.
D. – Tra l’altro, voi aiuterete
i ragazzi orfani fino all’età di 15 anni e non fino ai 6 come è d’uso?
R. – Sei anni sono troppo pochi
e questo è proprio uno dei motivi dell’altissima mortalità infantile tra gli
orfanelli, che ritornano nelle rispettive tribù. Mi è stato quindi insegnato di
tenerli fino ad almeno il doppio e consentire loro, durante questa aggiunta di
soggiorno, di imparare un mestiere etnico-professionale. Per consentire questo,
noi prevediamo di dare agli alunni diplomati un microcredito affinché riescano ad
avviare proprie iniziative. Questi ragazzi, quando ritornano nei rispettivi
villaggi, sono in grado di avviare delle iniziative economiche e quindi anche
gli stessi residenti del villaggio e della tribù, cominciando dal re fino ad
arrivare all’ultimo, guarderanno con occhi diversi lo stesso orfano.
**********
‘L’ECUMENISMO DELLA SANTITÀ.
IL PELLEGRINAGGIO AGLI INIZI DEL TERZO MILLENNIO’: È IL TEMA DEL 4° CONGRESSO
EUROPEO DEI DIRETTORI DEI PELLEGRINAGGI E DEI RETTORI DEI SANTUARI CHE INIZIERÀ
DOMANI
PRESSO IL SANTUARIO MARIANO DI KEVELAER, IN
GERMANIA
- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto
-
‘L’Ecumenismo della Santità. Il
pellegrinaggio agli inizi del Terzo Millennio’: è il tema del 4° Congresso
Europeo dei direttori dei Pellegrinaggi e dei rettori dei Santuari che inizierà
domani presso il Santuario mariano di Kevelaer, in Germania. Con il Congresso,
promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli
Itineranti in collaborazione con il Santuario di Kevelaer, si vuole offrire
l’occasione per riflettere sul ruolo che possono svolgere i pellegrinaggi e, di
conseguenza, i santuari, nel potenziamento di un ‘ecumenismo della santità’. Il
tutto nella consapevolezza degli impegni da assumere a livello europeo, come
spiega nell’intervista di Giovanni Peduto l’arcivescovo Agostino Marchetto,
segretario dello stesso Pontificio Consiglio:
**********
R. - Il Continente europeo si
presenta, oggi, con un accresciuto “bisogno di speranza”, secondo quanto ha
fatto notare il Papa nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, e
tale necessità spinge ad “annunciare all’Europa il Vangelo della speranza”. Ma
per sperare e testimoniare bisogna essere uniti, ed ecco, dunque, la finalità
ecumenica dell’incontro.
D. – La santità, dunque, come
via per camminare verso l’unità: quali sono le esperienze vissute in concreto?
R. – Fra le tante esperienze che
saranno presentate al Congresso, desidero menzionarne due: quella in atto da
diversi anni presso la Cattedrale di Trondheim, in Norvegia, dove c’è la tomba
di Sant’Olaf Haraldson. E’ visitata da numerosi pellegrini luterani e cattolici
e, in particolari ricorrenze, c’è collaborazione ecumenica per i preparativi e
lo svolgimento dei festeggiamenti. Altre iniziative da segnalare ci sono state
per la celebrazione del nuovo Millennio, nel 2000. Ad esse hanno partecipato,
per esempio, vari gruppi protestanti dell’Europa Centrale, con crescente
interesse per la pratica del pellegrinaggio.
D. – Cosa vuol dire per un
cristiano fare un pellegrinaggio?
R. – Il pellegrinaggio è una
manifestazione religiosa da compiere con fedeltà alla tradizione, con
sentimento religioso intenso e come attuazione di vita pasquale, che implica
morte e risurrezione, conversione e riconciliazione. Lo svolgimento del pellegrinaggio,
che è anche simbolo della vita dell’uomo, mostra alcune tappe da raggiungere
che diventano un modello per tutta la vita di fede del pellegrino: la partenza,
che manifesta la sua decisione di avanzare fino alla meta; il cammino, che lo
conduce anche alla solidarietà con i fratelli e alla preparazione all’incontro
con il Signore; la visita al Santuario, che lo invita all’ascolto della Parola
di Dio e alla celebrazione dei Sacramenti; il ritorno, infine, che ricorda al
pellegrino che è rinviato alla sua missione nel mondo, come testimone di
salvezza e costruttore di pace.
D. – Come vivere nel modo più
proficuo un pellegrinaggio?
R. – Innanzitutto il credente
deve compiere un itinerario di fede, speranza e carità. Con un’opportuna
catechesi e un attento accompagnamento da parte degli operatori pastorali, la
presentazione degli aspetti fondamentali del pellegrinare cristiano apre nuove
prospettive nella vita della Chiesa. L’annunzio, la lettura e la meditazione
del Vangelo, che dovrebbe arrivare a un po’ di contemplazione, devono
accompagnare i passi del pellegrino e la visita al Santuario.
D. – Cosa dicono i pellegrinaggi
a questo mondo sempre più secolarizzato?
R. – Anzitutto costato un
rinnovato interesse. Il pellegrinaggio, del resto, è una componente del vasto
movimento incessante dell’umanità. L’uomo, infatti, appare nella sua storia
come homo viator, alla ricerca di nuovi orizzonti e aperto all’assoluto,
all’infinito, al mistero. Ai nostri giorni l’umanità sembra, da una parte,
incamminata verso nuove e positive mete, ma, d’altra parte, incontra gravi
ostacoli all’essere un’umanità in pace con giustizia. Molti sentono il
desiderio di un luogo, che potrebbe anche essere un Santuario, ove riposare,
uno spazio di libertà che renda possibile il dialogo con se stessi, con gli
altri e con Dio. Il pellegrinaggio del cristiano esprime questa ricerca
dell’umanità e offre la sicurezza di una meta da raggiungere, dov’è una presenza
speciale del Signore.
**********
SI E’ CONCLUSA IERI SERA LA 56.MA EDIZIONE DEL
PRIX ITALIA.
IN PRIMO PIANO LA DRAMMATICA QUESTIONE DEL
TERRORISMO
E IL SUO
DIFFICILE RAPPORTO CON I MEDIA
La 56.ma edizione del Prix
Italia ha chiuso ieri sera la settimana di lavori, manifestando un’attenzione
alla drammatica questione del terrorismo e al rapporto con i media. A Luca De
Mata, ideatore e regista del documentario Rai “I Dieci Comandamenti” è stata
assegnata la Coppa d’Argento offerta dal Presidente della Repubblica. Sugli
altri riconoscimenti sentiamo l’inviata a Catania Antonella Palermo.
**********
Nonostante qualche disagio
logistico, causato dalla pioggia che ieri si è rovesciata su Catania, smorzando
l’afa degli ultimi giorni, la cerimonia di premiazione dei vincitori del Prix
Italia si è svolta secondo programma. Alle diverse tipologie di premi assegnati
è stato affiancato anche il Premio “Archimede” della Regione Sicilia, giunto
alla seconda edizione. Quest’anno a riceverlo il cardinale Salvatore Pappalardo
e il poeta Mario Luzi, che tra un mese compirà 90 anni. Il prelato si è “sempre
distinto per il forte impegno a favore della Sicilia e dei siciliani ovunque
presenti” così recita la motivazione “raccogliendone le ansie, le gioie, i
dolori e gli aneliti di speranza”. Luzi è stato insignito del riconoscimento
per “Il fiore del dolore”, un esemplare poema moderno sul martirio e la
testimonianza cristiana di don Pino Puglisi, che con rara tenacia si dedicò
alla lotta alla mafia. Proprio la nuova mafia, tra l’altro, sarà protagonista
di una miniserie che il direttore di Rai Fiction ha qui annunciato: le riprese
inizieranno il mese prossimo a Venezia, Istanbul e nei Balcani.
Dal Prix Italia è emersa,
dunque, un’attenzione abbastanza forte ai temi sociali e soprattutto alle
questioni più attuali che toccano la collettività mondiale, in primis il
terrorismo e il suo rapporto con i media. Di questo si è voluto parlare ieri a
chiusura della manifestazione, presenti i giornalisti e docenti universitari
italiani e stranieri. Il pensiero è andato alle due italiane ancora in mano ai rapitori.
“I terroristi islamici hanno capito la modernità più di quanto si immagini” ha
detto Caprarica del Tg1 “e ne usano i mezzi tecnologici fino all’ultima
goccia”. “Il terrorismo segue la logica dello spot pubblicitario, addirittura”,
ha precisato il rettore dell’Università di Westminster a Londra. “E’ una vera e
propria forma di piece teatrale, con una precisa sceneggiatura e registi ben
attrezzati. Il rischio che il giornalismo ne diventi complice è alto se si
continua ad eccedere nel sensazionalismo”.
Da Catania, per la Radio
Vaticana, Antonella Palermo.
**********
19
settembre 2004
APPROVATO
DAL PARLAMENTO DEL BURUNDI IL PROGETTO DI NUOVA COSTITUZIONE CHE ENTRERA’ IN
VIGORE IL 1° NOVEMBRE PROSSIMO
BUJUMBURA.
= “Un passo irreversibile verso la pace” è quanto afferma padre Luigi Arnoldi,
superiore regionale dei missionari saveriani, all’agenzia MISNA alla notizia
che il Parlamento del Burundi, riunito in seduta straordinaria, ha approvato
due giorni fa il progetto di nuova Costituzione che entrerà in vigore dal
prossimo 1° novembre. “E’ una notizia che ha liberato gli animi dei burundesi”,
ha aggiunto padre Arnoldi, insegnante nel seminario che prepara i futuri
sacerdoti. Sono oltre 300.000 le persone uccise, in gran parte civili, nel
conflitto che affligge il Paese dal 1993. L’introduzione del nuovo dettato
costituzionale è visto da molti come il vero primo passo verso la pacificazione
del Paese. Il nuovo testo costituzionale è stato approvato all’unanimità da 189
deputati su un totale di 271, mentre alcuni parlamentari Tutsi, che
costituiscono circa il 14% della popolazione, hanno boicottato la seduta
affermando che la Carta è troppo sbilanciata a favore della componente Hutu,
pari a circa l’85% dei 7 milioni di abitanti del Burundi. La nuova Costituzione
sarà sottoposta a referendum, fissato per il 20 ottobre. Con la sua entrata in
vigore, finirà il periodo di transizione iniziato nel novembre 2001, durante il
quale si sono alternati al potere un presidente Tutsi e uno Hutu. La
Costituzione tiene conto della composizione etnica del Paese dei Grandi Laghi
nella distribuzione del potere politico: il 60% dei ministri sarà Hutu e il 40%
Tutsi. I seggi della Camera dei deputati rispecchieranno questa proporzione, mentre
al Senato le due etnie saranno rappresentate in ugual misura. “Credo che si
stia andando nella giusta direzione per applicare gli accordi di Arusha”
sostiene padre Arnoldi precisando che gli accordi di pace sono stati
sottoscritti in Tanzania nel 2000 e che prevedevano un’alternanza al potere per
tre anni tra Tutsi e Hutu e la conclusione della transizione entro il 31
ottobre 2004 con l’entrata in vigore della nuova Carta il giorno dopo. (F.S.)
SI E’ RIPETUTO OGGI A NAPOLI IL MIRACOLO DEL SANGUE DI SAN GENNARO.
IN OCCASIONE DI QUESTA SOLENNITA’
LITURGICA, IL CARDINALE MICHELE GIORDANO HA ANNUNCIATO CHE A SETTEMBRE 2005 SI
SVOLGERA’ UN CONVEGNO INTERNAZIONALE PER FESTEGGIARE IL 17° CENTENARIO DEL
MARTIRIO DEL SANTO
NAPOLI. = Si è ripetuto oggi a
Napoli il miracolo del sangue di San
Gennaro, che si scioglie di solito tre volte l’anno. Ad annunciare la
liquefazione del sangue, il Cardinale Michele Giordano davanti a migliaia di
fedeli che stamattina hanno affollato la cattedrale, in occasione della solennità
liturgica del Santo, patrono di Napoli. Secondo l’antica tradizione, sono stati
fatti esplodere ventuno colpi di cannone da Castel dell’Ovo. E in occasione
delle celebrazioni, il Cardinale giordano ha annunciato che la chiesa
napoletana ricorderà il 17° centenario del martirio di San Gennaro promuovendo,
a settembre 2005, un convegno internazionale di studi sulla figura del Santo.
Diversi i temi collegati al culto del martire che verranno trattati:
dall’archeologia all’antropologia, dalla storia dell’arte a quella della
musica. (F.S.)
SI E’ CONCLUSO PRESSO LA PONTIFICIA UNIVERSITA’ DELLA SANTA CROCE, A
ROMA,
IL CORSO DI AGGIORNAMENTO PER
OPERATORI DEL DIRITTO SULLA REVISIONE
DEL PROCESSO DI NULLITA’ DEL MATRIMONIO
ROMA. = “Di fronte al crescente
aumento delle cause per l’accertamento della nullità del matrimonio, oggi la
sfida della Chiesa sta nell’impostare una corretta preparazione dei candidati
al sacramento”. E’ ciò che ha affermato il prof. Eduardo Baura, decano della facoltà
di Diritto Canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, a
margine del corso di aggiornamento sulla revisione del processo di nullità del
matrimonio. Ha inoltre precisato che “il ruolo dei tribunali ecclesiastici
resta sempre quello di accertare la verità al momento in cui si è ricevuto il
sacramento e non allo stato attuale in cui si introduce una causa”. Il corso ha
accolto circa 200 partecipanti, tra giudici, avvocati, difensori del vincolo,
vicari giudiziali, provenienti da 33 nazioni del mondo e da 4 continenti. Tra
le motivazioni addotte per la richiesta di annullamento del sacramento, ci sono
quelle per “simulazione”, a causa della non piena condivisione dei dettami
della fede cattolica in materia di unioni, e quelle per “incapacità”, che
spesso si traduce in anomalie psichiche di uno dei convenuti, dunque privi
della facoltà di fare coscientemente le proprie scelte. (F.S.)
E’ STATA RIAPERTA AL PUBBLICO L’ANTICA BIBLIOTECA QUARAOUIYINE DI FEZ,
UNA DELLE PIU’ ANTICHE E
PRESTIGIOSE DEL MAROCCO E DEL MONDO ISLAMICO
FEZ. = Ha riaperto le porte al
pubblico l’antica e prestigiosa biblioteca Quaraouiyine a Fez, in Marocco, dopo
un restauro durato cinque anni. Il luogo dispone adesso di due sale di lettura,
un laboratorio di restauro e uno di micro-film, nuove tecnologie per una migliore
conservazione del patrimonio costituito da 21250 volumi, 6000 manoscritti e più
di 400 litografie. Considerata una delle più importanti biblioteche del Marocco
e del mondo islamico, è stata fondata nel 1350 accanto all’omonima moschea e ha
beneficiato nel tempo di donazioni di sultani e studiosi di fama
internazionale, come lo storico e filosofo tunisino Ibn Khaldoun. Fu poi
ampliata nel 1549 e venne trasferita nella sede attuale, durante il secolo
scorso. (F.S.)
NASCE
UN MONASTERO ORTODOSSO MASCHILE IN UZBEKISTAN
A CIRCA 30 KM A NORDEST DALLA CAPITALE
TASHKENT
TASHKENT. = E’ stato fondato da
cinque monaci a Chirchik, a circa 30 km a nordest dalla capitale Tashkent, il
primo monastero ortodosso maschile in Uzbekistan. Il Paese conta 25 milioni di
abitanti, per la maggior parte musulmani (88%), mentre gli ortodossi sono il 9%
e i cattolici solo 500. “Accoglieremo
anche i pellegrini che vogliono passare dei giorni in preghiera secondo la regola monastica”, ha
affermato il padre superiore Gregory Palekhov precisando che il monastero non
sarà solo un luogo di culto ma anche un centro di ricerca intellettuale.
Costruito nel 1996, l’edificio è abitato dai monaci solo da giugno e comprende
la chiesa della Santa Trinità che risale al 1900 e che un tempo rappresentava
la cappella di riferimento per i fedeli russi residenti nella capitale.
“Contribuire alla presenza cristiana in un Paese a maggioranza musulmana” è
quanto sottolinea padre Danat Misykov, monaco russo giunto a Chirchik per
contribuire alla fondazione del monastero. (F.S.)
=======ooo=======
19
settembre 2004
- A cura di Dorotea Gambardella -
Non si arresta la
spirale di sangue in Iraq. Secondo la polizia locale, sette camionisti turchi
sono stati uccisi ed altri cinque rapiti nelle ultime 24 ore, nel triangolo
sunnita a nord di Baghdad. In merito al sequestro delle due volontarie
italiane, Simona Pari e Simona Torretta, la loro organizzazione “Un ponte per…”
ha inviato un video alle televisioni arabe Al Arabya e Al Jazeera, nel quale
parla delle due ragazze e lancia un appello per la liberazione loro e degli
altri due colleghi iracheni. Il nostro servizio:
**********
Un bambino di quattro
anni è stato ucciso nell’esplosione di un’autobomba, in un villaggio 60 km a
sud di Baghdad. Ancora morti nella roccaforte sunnita di Falluja: dopo le
cinque vittime del raid americano della scorsa notte, oggi tre civili iracheni
hanno perso la vita sotto il fuoco statunitense. Sul fronte dei rapimenti, sta
per scadere l’ultimatum per il rilascio dei due ingegneri americani e del loro
collega britannico rapiti nei giorni scorsi in Iraq. I sequestratori,
appartenenti ad un gruppo legato al terrorista giordano al Zarqawi, hanno
chiesto la liberazione delle detenute irachene, pena la decapitazione dei tre
ostaggi. Un accorato appello per il loro rilascio è stato lanciato dalla moglie
di uno dei tre uomini, lo statunitense Jack Hensely. Continuano, intanto, in
tutt’Italia dimostrazioni di solidarietà per le famiglie di Simona Pari e
Simona Torretta. Le due giovani, secondo il portavoce della resistenza
irachena, Abu Moussa, non sono, come qualcuno ha ipotizzato, a Falluja. Intanto,
il fenomeno dei sequestri in Iraq non accenna a diminuire. Dal ministero degli
Esteri di Beirut, fanno sapere che tre cittadini libanesi sono stati rapiti,
venerdì scorso, sulla strada tra Baghdad e Falluja. Con loro è stato sequestrato
da uomini armati anche l’autista iracheno. In merito alla vicenda delle
torture, due militari statunitensi saranno giudicati per omicidio da una Corte
marziale. Sono accusati di avere provocato la morte per annegamento di un
iracheno, costringendolo a saltare da un ponte dopo averlo catturato. E
all’alba di oggi, a Baghdad, si registra l’arresto di due fedelissimi del
leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr: si tratta di suo fratello e di un suo
stretto collaboratore, Hazem al Araji. Sul piano diplomatico, nella sua visita
a Londra per incontrare l’omologo britannico, Tony Blair, il primo ministro
iracheno, Iyad Allawi, ha ribadito che le elezioni in Iraq si svolgeranno come
previsto nel gennaio prossimo, nonostante il dilagare della violenza.
**********
Il governo del Sudan
ha definito “ingiusta” la risoluzione dell’Onu sulla regione sudanese del
Darfur, approvata ieri sera dal Consiglio di sicurezza, ma si è impegnato ad
applicarla. È quanto riferisce, stamani, la stampa locale. Nella risoluzione,
messa a punta dagli Stati Uniti, il Palazzo di Vetro minaccia sanzioni contro
l’industria petrolifera sudanese e contro gli stessi membri dell’esecutivo se
Khartoum non interverrà per porre fine ai massacri nella tormentata provincia
nord-occidentale. La risoluzione, che segue un’altra del 30 luglio in buona
parte disattesa dal Sudan, dà anche ampio margine di manovra ad una missione di
monitoraggio nel Darfur da parte dell’Unione Africana e chiede alla comunità
internazionale di incrementare i propri aiuti umanitari.
Medio
Oriente. Un palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano presso il valico di
Karni, a Gaza. Lo hanno riferito fonti ospedaliere locali, secondo cui la
vittima è un militante della Jihad islamica. Sul piano politico, il ministro
degli esteri israeliano, Silvan Shalom, ha definito "ineluttabile"
l’esilio di Yasser Arafat dai Territori. Inoltre, secondo quanto riportato dal
quotidiano Haaretz, l’Egitto, allarmato per la crescente cooperazione fra i militanti
delle 'Brigate al-Aqsa' ed i guerriglieri libanesi e filo-iraniani Hezbollah,
ha chiesto ad Arafat di sciogliere subito il movimento e di requisirne le armi.
Nessuna conferma, per il momento, da parte palestinese.
Sono
state accettate dal partito comunista cinese le dimissioni presentate dall'ex
presidente cinese Jiang Zemin come capo dell'esercito. Lo riferisce l'agenzia
ufficiale Nuova Cina. Zemin lascia il suo posto al successore Hu Jintao, che
diventa ora leader incontrastato del Paese asiatico, ricoprendo sia il ruolo di
capo dello Stato sia quello al vertice delle forze armate. Jintao aveva
sostituito Zemin nel novembre 2002 alla guida del Partito Comunista e nella
primavera del 2003 come presidente della Repubblica Popolare.
Le
truppe ugandesi hanno ucciso, nel corso di un violento scontro con l'Esercito
di liberazione del signore, 25 ribelli. Lo riferiscono fonti militari del Paese
africano. I soldati dell'Uganda hanno dovuto sconfinare nel Sudan meridionale
per dare la caccia a Joseph Kony, leader del movimento, latitante da 18 anni.
Secondo fonti ugandesi, la cattura di Kony sarebbe ormai prossima.
È
salito a 45 il numero dei morti per il passaggio dell'uragano Ivan negli Stati
Uniti. Nella sola Florida, le vittime sono state 17. Dopo aver colpito gli
Stati meridionali, Ivan ha perso di intensità, ma ha continuato comunque a
provocare danni considerevoli. Nei Caraibi, il passaggio dell'uragano aveva
causato la morte di 70 persone.
Il
premier afghano ad interim, Hamid Karzai, è diretto a New York, dove incontrerà
il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, e parteciperà all'Assemblea
generale dell'Onu, i cui lavori cominceranno martedì prossimo. Lo ha riferito
il portavoce del governo di Kabul, Khaleeq Ahmed, precisando che Karzai parlerà
della situazione attuale in Afghanistan e delle elezioni presidenziali che si
terranno il 9 ottobre prossimo.
Per la
seconda volta nel giro di un mese, una delegazione dell'Agenzia internazionale
per l’energia atomica ispezionerà la Corea del Sud. Quattro funzionari
dell’Aiea sono giunti oggi a Seul dove rimarranno per una settimana. Due i siti
nucleari da visionare e previsti anche incontri con scienziati coreani. La
prima visita risale a tre settimane fa, quando Seul aveva rivelato che nel 1982
era stato estratto del plutonio e che nel 2000 era stato arricchito
dell’uranio.
Conflitto
a fuoco nel villaggio di Talgi, nella repubblica autonoma russa del Daghestan,
tra sospetti guerriglieri ceceni ed agenti di polizia. Nello scontro sono morte
almeno due persone. Lo riferiscono i media locali.
Il maltempo che venerdì scorso ha
colpito Panama ha causato dieci morti ed almeno altrettanti dispersi. Inondazioni,
frane e smottamenti provocati dalle piogge torrenziali hanno coinvolto circa
100 mila persone. Il bilancio è stato reso noto dalle autorità locali che hanno
proclamato lo stato d'emergenza. Tra le vittime, ci sarebbero otto bambini.
======ooo=======