RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 259 - Testo della trasmissione di mercoledì 15 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La storia è affidata alla libertà umana che genera bene e male. Ma Dio è il Signore della storia e la conduce verso la meta finale: il suo Regno di pace e amore. Così Giovanni Paolo II oggi all’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Santo Padre nell’odierna memoria della Beata Vergine Addolorata  invita i fedeli a trovare in lei sostegno nelle difficoltà: il commento di padre Stefano De Fiores.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Il confronto tra Santa Sede e Stato d’Israele sulle questioni dei visti d’ingresso e del trattamento fiscale da riservare alle istituzioni ecclesiastiche: interviste con p. David Jaeger e il ministro israeliano Avraham Poraz

  

Rapporto dell’ONU sulla popolazione a 10 anni dalla conferenza mondiale del Cairo:  sfide enormi ancora da affrontare e questioni irrisolte sui temi della pianificazione familiare e della salute riproduttiva

 

Prosegue a Bose il XII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa: intervista con l’archimandrita Ignazio Sotiriadis

             

Grazie ad Amref alcuni ragazzi di strada di Nairobi diventano attori di teatro: con noi John Muiruri

 

Nei giorni scorsi la città spagnola di Cordoba ha celebrato l’VIII centenario della morte di Maimonide, il filosofo ebreo della tolleranza: ce ne parla Mauro Perani.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa colombiana favorevole ad un faccia a faccia fra governo e Farc

 

Invito del vescovo di Portsmouth ai cattolici di Inghilterra e Galles ad annunciare il Vangelo

 

No ai contraccettivi per il controllo delle nascite: è la posizione della Chiesa nelle Filippine, mentre nel Paese si dibatte sull’adozione della “legge sui 2 figli”

 

Sempre drammatica la situazione nella regione sudanese del Darfur

 

Identificati in Indonesia gli autori dell’attacco contro una Chiesa cattolica.

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq almeno 10 morti a Ramadi per scontri tra forze americane e guerriglia.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 settembre 2004

 

LA STORIA E’ AFFIDATA ALLA LIBERTA’ UMANA CHE GENERA BENE E MALE.

MA DIO E’ IL SIGNORE DELLA STORIA E LA CONDUCE VERSO LA META FINALE:

IL SUO REGNO DI PACE E AMORE. COSI’ GIOVANNI PAOLO II OGGI

ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO.

Il SANTO PADRE NELL’ODIERNA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA

INVITA I FEDELI A TROVARE IN LEI SOSTEGNO NELLE DIFFICOLTA’

- Intervista con padre Stefano De Fiores -

 

La storia è affidata alla libertà umana che genera bene e male. Ma Dio è il Signore della storia e attraverso misteriosi disegni la conduce verso la meta finale: il suo Regno di pace e di felicità. Questo in sintesi il contenuto della catechesi del Papa questa mattina durante l’udienza generale in Piazza san Pietro. Al centro della meditazione un cantico dell’Apocalisse. Alla fine dell’udienza Giovanni Paolo II  nell’odierna memoria della Beata Vergine  Addolorata  ha invitato tutti a trovare nella Madre di Gesù sostegno e conforto nei momenti difficili. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa ha proseguito oggi la sua catechesi sulla liturgia dei vespri, soffermandosi sul contenuto del cantico dell’Apocalisse al capitolo 19: nel cielo la folla immensa dei santi loda  Dio in un canto corale di gioia e di festa. Recitando questo cantico – ha detto Giovanni Paolo II – “la Chiesa sulla terra si unisce con i giusti che già contemplano il volto di Dio”. “Si stabilisce così un canale di comunicazione tra storia ed eternità”. La preghiera diventa contemplazione “dell’oceano di luce e di amore che è Dio”, fede certa nel “Signore dell’universo e della storia”:

 

“Questa è certo affidata alla libertà umana che genera bene e male, ma ha il suo ultimo suggello nelle scelte della provvidenza divina”.

 

Così “pur tra le tempeste, le lacerazioni, le devastazioni compiute dal male, dall’uomo e da Satana” la storia  è condotta  attraverso i misteriosi ma efficaci  disegni di Dio, alla “meta definitiva”: quella “dell’incontro nuziale tra l’Agnello che è Cristo e la sposa purificata e trasfigurata che è l’umanità redenta”. “Le nozze dell’Agnello” - spiega il Papa - stanno a significare l’intimità tra creatura e Creatore, una profonda unione “nell’amore, nella gioia e nella pace della salvezza”: è quanto si realizza nel Regno di Dio, dove il male non avrà più accesso. Finché siamo pellegrini sulla terra - ha affermato il Pontefice - cantiamo la lode a Dio “come consolazione per essere fortificati lungo la via; … percorrendo questa via faticosa, tendiamo a quella patria dove ci sarà il riposo, dove scomparse tutte le faccende che ci impegnano adesso non resterà altro che” la lode a Dio. E alla fine dell’udienza Giovanni Paolo II ha ricordato l’odierna memoria della Beata Vergine Maria Addolorata, che con fede è rimasta presso la Croce di Gesù:

 

 “Il mio augurio è che possiate trovare in lei conforto e sostegno per superare ogni ostacolo nella vostra quotidiana esistenza”.

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Per la Chiesa universale, come ricordato dal Papa, il 15 settembre è il giorno della Vergine Addolorata. Ma forse è meno noto che, all’origine di questa festa liturgica, vi è un’antica motivazione politico-religiosa. Fu Papa Pio VII che introdusse la celebrazione dei dolori di Maria, in ricordo delle sofferenze inflitte da Napoleone alla Chiesa. La devozione popolare verso la compartecipazione della Madonna alle sofferenze salvifiche di Cristo nacque però ancor prima, grazie soprattutto all’apostolato dei Serviti e dei Passionisti. Una devozione tuttora ampia e sentita, come conferma il mariologo padre Stefano De Fiores, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

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R. – Lo è perché il popolo si identifica in Maria e trova in lei l’espressione del suo dolore. Un dolore, però, che è salvifico, che non è disperato. Un dolore che, nonostante la durezza di questa sofferenza, è mitigato dalla fede nella risurrezione. Perché Maria precede gli altri nella fede: avendo sentito che Gesù dopo tre giorni sarebbe risuscitato, lei ha conservato nel cuore questa fede e l’ha mantenuta per tutta la Chiesa, il Sabato Santo.

 

D. – San Bernardo usa un’espressione precisa: parla di “martirio dello spirito” della Vergine...

 

R. – Certamente, c’è questo martirio, perché la parola di Simeone a Maria è molto chiara: Gesù è un segno di contraddizione. Ci sarà un’opposizione contro di Lui. E tu stessa, dice a Maria, avrai l’anima trafitta da una spada. In altre parole, Maria è dalla parte di Gesù, soffre con lui, quindi senz’altro Maria ha partecipato nello spirito - con un martirio quindi di tipo spirituale – alle sofferenze di Gesù, che ha avuto, attraverso la crocifissione, un martirio non solo spirituale ma anche fisico. Però, va anche detta una cosa: non sempre la vita di Maria è stata un martirio, perché ha avuto anche momenti di gioia, momenti di contemplazione...

 

D. – Dunque, anche sotto la Croce quel dolore infinito assume poi il volto della pietà, dell’amore?

 

R. – Stranamente, il Vangelo di Giovanni non ci dice che Maria soffriva ai piedi della Croce, tanto che Sant’Ambrogio dice “stantem lego, flentem non lego”: leggo che sta sotto la Croce, ma non leggo che piange. Certamente quella fu l’ora in cui doveva avverarsi nel modo sommo questa opposizione verso Gesù e, di riflesso, la profezia della spada per il cuore di Maria: quindi la sofferenza ci fu realmente. Detto questo, però, aggiungo che non dobbiamo cedere al “dolorismo”: il dolorismo non è il cristianesimo. Il cristianesimo consiste in quello che ha fatto Gesù, a cui si è unita anche Maria: e cioè nel trasformare anche il dolore più acerbo, il dolore più ignominioso, in spazio di salvezza. Quel dolore salvifico di cui tante volte ha parlato il Santo Padre, e di cui Maria è un’icona viva. Questo è il Vangelo della sofferenza: la lieta notizia che anche la solitudine, anche i momenti più terribili che può attraversare la psiche umana, possono essere trasformati in atti di fede, di speranza e di amore.

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NOMINE

 

 

Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Bielorussia  mons. Martin Vidovic, officiale della Segreteria di Stato, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Nona, con dignità di arcivescovo. Nato a Vidonje, nella Contea di Dubrovnik‑Neretva, in Croazia, il 15 luglio nel 1953, mons. Vidovic è stato ordinato sacerdote il 28 maggio 1989. Ha lavorato come giornalista nel programma croato della Radio Vaticana, dal 1983 al 1994. Tra le lingue conosciute: l’italiano, il russo, il francese, lo spagnolo e il tedesco.

 

Il Papa ha quindi accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Luziânia in Brasile, presentata da mons. Agostinho Stefan Januszewicz, in conformità al Canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Afonso Fioreze, dei Passionisti, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

 

Infine il Santo Padre ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliari dell'Ordinariato Militare per gli Stati Uniti d'America presentata da mons. Joseph Madera e da mons. Francis X. Roque  per raggiunti limiti di età.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Il terrorismo non si vince con la forza delle armi": presentato un rapporto all'apertura della 59 Assemblea generale delle Nazioni Unite.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Una pagina con le Lettere pastorali di vescovi italiani.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq con un articolo dal titolo "Ancora sangue lungo il faticoso cammino di ricostruzione"; dieci morti, nella città di Ramadi, negli scontri fra le forze statunitensi e la guerriglia irachena.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Luciana Frapiselli sull'inaugurazione - il 26 settembre - del restauro dell'antica chiesa romana di san Lazzaro dei Lebbrosi sulla via Trionfale.

Università di Parma: Laurea "ad honorem" in Medicina e Chirurgia a Biagio Agnes.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'articolo dal titolo "Non si spegne la speranza di salvare le due volontarie in Iraq"; terminata la missione del Ministro degli esteri Frattini nella regione del Golfo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 settembre 2004

 

 

IL CONFRONTO TRA SANTA SEDE E STATO D’ISRAELE

SULLE QUESTIONI DEI VISTI D’INGRESSO E DEL TRATTAMENTO FISCALE

DA RISERVARE ALLE ISTITUZIONI ECCLESIASTICHE

- Interviste con p. David Jaeger e il ministro israeliano Avraham Poraz -

 

Il regime dei visti d’ingresso in Israele per il personale religioso della Chiesa Cattolica e la definizione dell’accordo per un regime fiscale relativo alle istituzioni ecclesiastiche presenti nello Stato ebraico sono le questioni principali affrontate nell’incontro avvenuto ieri in Vaticano tra il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e il ministro dell’Interno israeliano, Avraham Poraz. Ma quel è la situazione attuale in merito alle due questioni? Ci risponde padre David Jaeger, esperto giurista della Custodia di Terra Santa, intervistato dalla collega del Programma inglese, Tracey McClure:

 

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R. – In qualità di giurista, quello che mi disturba di più in tutta questa questione dei visti di ingresso e di soggiorno è la segretezza delle norme adoperate, seguite dal personale governativo, nel ricevere, valutare, concedere o rifiutare i permessi di ingresso o di soggiorno per il personale ecclesiastico. Credo che lo Stato di diritto richiederebbe la pubblicazione ufficiale delle norme sostanziali e procedurali, perché tutti le conoscano e possano usarle nei contatti con il governo.

 

D. – Le tasse sulla proprietà sono una delle cose di cui si è parlato…

 

R. – E’ chiaro che la Chiesa non ha mai goduto e non ha mai preteso le esenzioni fiscali, rispetto ad opere, stabilimenti commerciali eventualmente di proprietà della Chiesa, se ce ne sono in Israele. Questo non è mai stato un problema. Del resto, però, la Chiesa, per le istituzioni a carattere religioso e caritativo, ha avuto da sempre l’esenzione dall’imposta sulle proprietà. Ora, tutte queste esenzioni sono state consolidate in una legge del 1938. Meno di due anni fa, mentre erano in corso le trattative per fare entrare in vigore questa legge, il governo israeliano l’ha fatta modificare in modo da ridurre drasticamente le storiche esenzioni per la Chiesa, unilateralmente, prima ancora di negoziare il relativo accordo.

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Sulle stesse questioni, ecco la posizione dello Stato di Israele, espressa dal ministro dell’Interno, Poraz, sempre al microfono di Tracey McClure:

 

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R. – I PROMISED THAT OUR MINISTRY WILL FACILITATE ALL THE PROCEDURES ...

Io ho promesso che il nostro ministero faciliterà tutte le procedure per permettere ai religiosi cattolici di recarsi in Terra Santa. Ho spiegato anche che alcune persone vengono da Paesi che hanno rapporti ostili con Israele. Purtroppo, non siamo in pace con i nostri vicini e quindi siamo costretti a controllare attentamente chiunque venga da Paesi come Libano, Siria o Giordania. Abbiamo anche raggiunto l’accordo per cui in alcuni casi sarà il Vaticano stesso a garantire per alcune persone in modo che noi possiamo essere sicuri e tranquilli che queste persone non ci creeranno problemi.

 

D. – Quali altri argomenti sono stati affrontati?

 

R. – THE SECOND ISSUE WAS THE ISSUE OF LOCAL TAXATION. ...

Il secondo tema all’ordine del giorno è stato quello delle imposte. L’accordo di fondo consiste nel fatto che ogni attività commerciale come negozi, alberghi, hotel o simili dovranno pagare le tasse. Ovviamente le chiese stesse, come luoghi di culto, saranno esentate da ogni imposta. Le scuole non dovranno pagare niente. Per quanto riguarda i monasteri, pagheranno per i servizi resi dal comune come le fognature, la fornitura elettrica, dell’acqua, la manutenzione ordinaria eccetera: ma questa non è un’imposta, è solamente la copertura delle spese.

 

D. – Quale orientamento le piacerebbe che prendessero i rapporti tra Israele e Santa Sede?

 

R. – WELL, IT IS VERY IMPORTANT TO IMPROVE THE RELATIONS. ...

E’ importantissimo migliorare i rapporti esistenti. Sappiamo che la Santa Sede segue con grande interesse le vicende della Terra Santa. Israele e i Luoghi santi non sono un ‘posto qualsiasi’. E’ nostro scopo e dovere garantire l’accesso a tutti e rendere possibile qualsiasi attività. Ovviamente, abbiamo grossi problemi di sicurezza: se Betlemme è sotto assedio, sarà un problema raggiungerla. Ma il mio scopo è garantire a tutte le Chiese e a tutte le fedi religiose che vivono in Gerusalemme di muoversi ed agire nella maniera più libera possibile.

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RAPPORTO DELL’ONU SULLA POPOLAZIONE

A 10 ANNI DALLA CONFERENZA MONDIALE DEL CAIRO:

SFIDE ENORMI ANCORA DA AFFRONTARE  E QUESTIONI IRRISOLTE

SUI TEMI DELLA PIANIFICAZIONE FAMILIARE E DELLA SALUTE RIPRODUTTIVA

 

Presentato stamane in una conferenza stampa a Roma il rapporto su “Lo stato della popolazione nel mondo 2004”, curato dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa). Luci ed ombre in questo studio, e polemiche irrisolte, come ci riferisce Roberta Gisotti:

 

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10 anni fa la Conferenza mondiale della popolazione al Cairo impegnava 179 Paesi a sottoscrivere impegni ambiziosi per promuovere lo sviluppo economico e rallentare la crescita demografica. Gli obiettivi fissati erano: dimezzare il numero dei più poveri; ridurre di 3/4 la mortalità materna e di 2/3 quella infantile; garantire a tutti servizi per la salute sessuale e riproduttiva; fermare l’epidemia di Aids; assicurare l’uguaglianza tra i sessi. Tutto ciò entro il 2015. “Ma le sfide erano - e permangono – enormi”, dichiara oggi il Fondo dell’Onu per la popolazione nel suo Rapporto 2004, dove presenta i risultati di un censimento su ciò che è stato fatto nei Paesi del Nord e del Sud. Ne hanno parlato stamane nella conferenza stampa, tra gli altri, il prof. Antonio Golini, demografo dell’Università di Roma e la dott. ssa Mari Simonen, dell’Agenzia dell’Onu, che ha curato la verifica del Programma d’azione del Cairo. E proprio lei ha denunciato che il maggior impedimento è stato il venire meno dei finanziamenti promessi: solo il 50 per cento da parte dei Paesi più ricchi del Nord. Altri ostacoli si sono rivelati i pregiudizi sulle donne e la mancata risposta ai bisogni dei più poveri ed anche la dovuta attenzione agli adolescenti, mai cosi numerosi nella storia dell’umanità, 1 miliardo e 300 milioni.

 

Per quanto riguarda la popolazione totale del Pianeta oggi siamo a quota 6 miliardi e 400 milioni e le proiezioni al 2050 - sebbene ritoccate al ribasso - indicano un aumento fino a 8 miliardi e 900 milioni, per cui ben 50 Paesi più poveri triplicheranno la loro popolazione. Il prof. Golini ha lamentato che nel Rapporto paradossalmente il dato demografico appare sottovalutato, a favore di una lettura tutta incentrata sui diritti individuali, ed ha pure osservato che le accese polemiche sorte al Cairo – che ricordiamo opposero anche la Santa Sede all’Unfpa - sui temi della salute riproduttiva, e quindi anche dell’aborto, ed anche della pianificazione familiare e dell’educazione sessuale degli adolescenti sono al momento solo apparentemente sopite ma non risolte.

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GRAZIE AD AMREF ALCUNI RAGAZZI DI STRADA DI NAIROBI

DIVENTANO ATTORI DI TEATRO

- Intervista con John Muiruri -

 

Fino a due anni fa a Nairobi, in Kenya, i ragazzi di strada erano considerati “Chokora”, cioè spazzatura. Oggi, grazie all’aiuto dell’organizzazione umanitaria Amref, Fondazione africana per la medicina e la ricerca, e con la collaborazione del regista teatrale Marco Baliani, alcuni di loro sono diventati attori. Il loro spettacolo teatrale “Pinocchio nero” è arrivato in questi giorni in Italia, ed è stato presentato a Roma e a Palermo. Ma qual è la situazione dei minori a Nairobi? Marina Tomarro ha sentito John Muiruri, responsabile del progetto “Children in Need” per Amref:

 

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R. – (parole in portoghese)

Ci sono tanti ragazzi di strada a Nairobi; sono tanti per tre motivi. Il primo è che l’AIDS causa tanti orfani; il secondo è che dove le famiglie sono povere, i ragazzi non trovano da mangiare a casa. Il terzo motivo è che ci sono anche genitori che non stanno bene, e allora i ragazzi scappano.

 

D. – In che modo l’Amref cerca di aiutare questi ragazzi ad uscire dalla strada e dalla loro condizione?

 

R. – (parole in portoghese)

Il teatro è uno dei tanti mezzi per questi ragazzi. Li aiutiamo anche con un sostegno finanziario: quelli che vogliono tornare a scuola, quelli che non sono mai andati a scuola ... aiutiamo anche i genitori con qualche piccolo progetto, affinché il ragazzo fuggito a causa della povertà, possa tornare a casa. Cerchiamo di aiutarli anche rendendoli consapevoli del pericolo dell’AIDS.

 

D. – Ascoltiamo l’esperienza di Namsum Chabò, uno dei ragazzi protagonisti dello spettacolo:

 

R. – (parole in portoghese)

A casa mia, poteva succedere che per due-tre sere non ci fosse nulla da mangiare. Allora, io sono scappato, sono andato a vivere con altri ragazzi sulla strada, intorno ai mercati di Nairobi. Poi, ho cominciato anche a fumare un po’ di droga. Un giorno è venuto Nicolas, ci ha radunati, ci ha portati al centro di Amref, dove c’erano molte persone bianche; tra queste c’era Marco Baliani che ci ha proposto quest’attività del teatro.

 

D. – Cosa farai da grande?

 

R. – (parole in portoghese)

Sono consapevole che il teatro mi fa progredire; già il fatto di essere venuto in Italia è un piccolo passo. Non ho genitori, ho tre fratelli minori, sono sicuro che con il teatro aiuterò me stesso e anche i miei fratelli.

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PROSEGUE A BOSE IL XII CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE

DI SPIRITUALITA’ ORTODOSSA

- Intervista con l’archimandrita Ignazio Sotiriadis -

 

Si concluderà il prossimo 18 settembre a Bose, in Piemonte, il XII Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, organizzato dal Patriarcato di Mosca e di Costantinopoli e dalla Comunità monastica di Bose. L’incontro è articolato in due sessioni: “Sant'Atanasio e il Monte Athos” e “La preghiera di Gesù nella spiritualità russa del XIX secolo”. Al convegno partecipano metropoliti, vescovi e monaci delle Chiese ortodosse, della Chiesa cattolica e delle Chiese della Riforma, insieme con specialisti e ricercatori. Ma quale spiritualità specifica viene dal Monte Athos? Giovanni Peduto ha rivolto la domanda all’archimandrita Ignazio Sotiriadis, rappresentante della Chiesa di Grecia:

 

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R. – La spiritualità del Monte Athos è fedeltà alla tradizione ininterrotta della Chiesa, rinuncia al mondo per amore verso Cristo, dedizione alla preghiera e alla ascesi incessanti. In un mondo tentato oggi fortemente dall’arroganza della tecnologia e della globalizzazione, il Monte Athos rappresenta un richiamo alle origini, alle radici cristiane ed un invito a ritornare ad esse.

 

D. – La preghiera cristiana in Oriente: quali sono le sue caratteristiche?

 

R. – La preghiera viene sempre accompagnata dal digiuno nei giorni prestabiliti dalla Chiesa e dal servizio verso i fratelli più bisognosi, come richiesto d’altronde dal Vangelo. Indispensabile è la lettura dei Padri della Chiesa, la confessione e la partecipazione all’Eucaristia.

 

D. – Oggi la vita è sempre più frenetica e rumorosa, come pregare?

 

R. – Bisogna pregare col cuore, pregare incessantemente, ovunque, per amore di Cristo e dei fratelli. Occorre creare spazi di silenzio nel rumore del mondo, per non perdere di vista l’eternità e la salvezza.

 

D. – Questi incontri di Bose avvicinano Oriente ed Occidente cristiano. Come vede lei il dialogo ecumenico?

 

R. – Gli incontri di Bose rappresentano un vero ponte tra Oriente e Occidente. Sono una testimonianza della nostra fraternità, la fraternità dei cristiani, e rappresentano una collaborazione forse insignificante ma sincera e dinamica con lo Spirito Santo verso la futura riunificazione della Chiesa di Cristo. Nel dialogo ecumenico, a mio parere, sono necessari meno diplomatici e più persone genuine. La nostra collaborazione in un’Europa che non riconosce più le sue radici cristiane e la sua eredità evangelica è indispensabile, e tutti noi cristiani dobbiamo essere più coraggiosi nel pregare e nell’agire.

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NEI GIORNI SCORSI LA CITTA’ SPAGNOLA DI CORDOBA

HA CELEBRATO L’VIII CENTENARIO

 DELLA MORTE DI MAIMONIDE, IL FILOSOFO EBREO DELLA TOLLERANZA

- Intervista con il prof. Mauro Perani -

 

Dopo otto secoli di storia, è quanto mai attuale il pensiero del filosofo ebreo Maimonide, che nella sua opera, la “Guida degli smarriti”, parlava di tolleranza davanti alle guerre di religione. A 800 anni dalla morte, proprio per riscoprirne la figura, Cordoba, città natale del filosofo, ha dedicato a Maimonide un interessante congresso. Per saperne di più, Roberta Moretti ha intervistato il professor Mauro Perani, docente di ebraico e storia dell’ebraismo all’Università di Bologna, che ha partecipato all’incontro:

 

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R. – Maimonide è arrivato a teorizzare proprio la positività delle altre due grandi religioni monoteiste. Questo spirito di tolleranza penso sia un esempio attualissimo per noi, di fronte ad un emergere di tendenze di intolleranza nelle religioni, soprattutto nell’Islam e in alcuni settori del giudaismo ultra-ortodosso.

 

D. – L’insegnamento di Maimonide, dunque, andrebbe riscoperto e riattualizzato?

 

R. – In un mondo laicizzato, il cui Dio è ormai oggi il business, ci sono tanti denominatori comuni al Giudaismo, al Cristianesimo e all’Islam, su cui noi dobbiamo fare leva, prendendo esempio da Maimonide. Quando una religione scivola nell’intolleranza, si snatura in maniera veramente radicale. Esiste, infatti, un Islam che non è terroristico ed esiste un Islam che ha dei grandi valori condivisibili con il Cristianesimo e con l’Ebraismo. Quindi bisogna assolutamente cercare di evitare di sbandierare lo scontro di civiltà e di religioni. E’ dimostrato storicamente che questa evoluzione del concetto di Jihad, nel senso con cui oggi chiamiamo Jihad il terrorismo arabo, è un fenomeno assolutamente recente, di natura politica, che è nato alla fine dell’800, nella penisola arabica. Queste cose si dovrebbero sapere.

 

D. – Maimonide non si occupò soltanto di filosofia…

 

R. – Non è stato solo filosofo, ma è stato anche medico e ha scritto delle opere di medicina. Maimonide ha riscoperto il senso dell’uomo che soffre anche attraverso la sua opera di medico.

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CHIESA E SOCIETA’

15 settembre 2004

 

 

LA CHIESA COLOMBIANA FAVOREVOLE AD UN FACCIA A FACCIA FRA GOVERNO E FARC.

AL CENTRO DELLE TRATTATIVE, LA LIBERAZIONE DI ALCUNE DECINE DI OSTAGGI

DA DIVERSI ANNI IN MANO ALLA GUERRIGLIA

BOGOTA’. = La Chiesa colombiana è favorevole ad un confronto diretto sul delicato tema dello scambio di prigionieri tra il governo del presidente, Alvaro Uribe, e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc). Lo ha sottolienato ieri l’arcivescovo di Bogotà, cardinale Pedro Rubiano Sáenz. Da tempo impegnato nell’ardua impresa di rendere possibile un accordo che permetta la liberazione di molte decine di ostaggi in mano alla guerriglia, il porporato ha spiegato che “in un dialogo faccia a faccia è possibile rendersi conto meglio se le parti stanno dicendo la verità”. Per quanto concerne, invece, il cammino di riconciliazione fra il governo e l’Esercito di liberazione della Colombia (Eln), il presidente della Conferenza episcopale colombiana, ha osservato che “fa ben sperare che la seconda guerriglia di sinistra del Paese abbia risposto prontamente all’offerta governativa”. Nel Paese latinoamericano, comunque, la tensione resta alta. La polizia colombiana, infatti, ha rinvenuto ieri i corpi senza vita dell’ex governatore dello stato di Meta, Carlos Sabogal, della deputata regionale Nubia Sanchez e dell’ex candidato all’incarico di sindaco di una città della zona, Eusse Rondon. Tutte e tre le vittime appartenevano al Partito Liberale al governo. Ancora sconosciute le cause del triplice omicidio. (B.C.)

 

 

“OGNI FEDELE E’ CHIAMATO AD ANNUNCIARE IL VANGELO.
 SE NON SIAMO DIRETTAMENTE COINVOLTI NELLA MISSIONE SIAMO FUORI
DAL PIANO CHE CRISTO HA DISEGNATO PER LA SUA CHIESA”:
COSI’ IL VESCOVO DI PORTSMOUTH,
 RIVOLTO AI CATTOLICI DI INGHILTERRA E DEL GALLES

 

LONDRA. = “Tutti i membri della comunità cattolica devono attivamente partecipare al lavoro di evangelizzazione, presentandosi come fedeli di Gesù Cristo e della sua Chiesa”. E’ l’invito di mons. Roger Francis Crispian Hollis, vescovo di Portsmouth, rivolto ai cattolici di Inghilterra e Galles prima della chiusura ufficiale della Home Mission Sunday, un’iniziativa lanciata dal Case (Agenzia cattolica di supporto all’evangelizzazione), l’organismo istituito all’inizio dell’anno dai vescovi inglesi e gallesi, che supporta tanto la Chiesa locale, quanto quella nazionale. “Non credo esista altra scelta: se siamo fedeli, allora dobbiamo annunciare il Vangelo e farlo con tutte le nostre forze. E’ un impegno a cui è chiamato ciascun battezzato”. “Così come ha fatto Gesù con i suoi discepoli – ha sottolineato il presule – anche noi dobbiamo proclamare la Buona Novella, e nessun posto è importante, per centrare tale obiettivo, come il luogo dove abitualmente viviamo”. Tema scelto per l’edizione 2004 della Home Mission Sunday è “Amministratori del Vangelo”. “Se non siamo direttamente coinvolti nella missione – ha continuato mons. Crispian Hollis – siamo fuori dal piano che Cristo ha disegnato per la sua Chiesa. Se non partecipiamo, non siamo quella Chiesa che Gesù stesso intende”. “Vorrei precisare – ha concluso il vescovo di Portsmouth – che non è importante solo l’attivismo, ma anche la preghiera e l’aiuto economico”. Per la campagna sono stati inviati a ciascuna parrocchia dell’Inghilterra e del Galles pacchi contenenti materiale informativo, ausili liturgici e supporti al servizio di evangelizzazione. “La Home Mission è una priorità per la Chiesa – ha ribadito il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster – ciascuno deve sentirsi direttamente impegnato in una causa che gli stessi vescovi reputano strategica e vitale”. (D.D.)

 

 

NO AI CONTRACCETTIVI PER IL CONTROLLO DELLE NASCITE:

E’ LA POSIZIONE DELLA CHIESA NELLE FILIPPINE,

MENTRE NEL PAESE SI DIBATTE SULL’ADOZIONE DELLA “LEGGE SUI 2 FIGLI”.

LA POVERTA’ DEL PAESE, SOSTIENE MONS. CRUZ, E’ INDIVIDUABILE

NELLA CATTIVA GESTIONE ECONOMICA E NON NEL TASSO DEMOGRAFICO

 

MANILA. = I contraccettivi sono “un primo passo” verso “l’omicidio di un essere non nato” e sono “strumenti che favoriscono l’aborto”. E’ la forte presa di posizione di mons. Oscar V. Cruz, arcivescovo di Lingayen-Dagupan, mentre nelle Filippine si discute una legge per il controllo delle nascite. I sostenitori della pianificazione familiare indicano nei contraccettivi un metodo di controllo demografico, mentre il presule sostiene che “più contraccettivi vengono utilizzati, maggiore è il numero degli aborti”. A conferma di questa teoria mons. Cruz porta un esempio eloquente: “La dichiarazione del governo americano sul controllo delle nascite cita contemporaneamente i contraccettivi e l’aborto”. Il motivo è chiaro: si tratta di due opzioni pratiche di uno stesso principio-guida: “Chi ha ideato e scritto quel documento – dice il presule – è abbastanza esperto per sapere che una cosa rimanda all’altra: quando il contraccettivo non funziona, la soluzione è l’aborto”. Il problema della crescita demografica è  molto dibattuto in questi mesi nelle Filippine. Di recente, infatti, il deputato Edcel Lagman ha presentato in Parlamento la “Legge sulla salute riproduttiva”, conosciuta come “Legge sui 2 figli”. La norma promuove il controllo demografico spingendo le coppie a non avere più di 2 figli. La Chiesa filippina è così scesa subito in campo contro la normativa, giudicando la “Legge sui 2 figli” “un velato sistema coercitivo” contro la libertà di coscienza delle famiglie. Mons. Cruz  e l’intera Chiesa filippina, inoltre, sottolineano che il motivo della povertà nel Paese non è il tasso demografico, come invece dichiara la “Legge sui 2 figli”. La miseria di molti filippini, conclude mons. Cruz, è causata dalla cattiva gestione dell’economia nazionale. (B.C.)

 

 

CRISI NEI COLLOQUI DI PACE PER IL DARFUR

 MENTRE IL MINISTRO DEGLI ESTERI SUDANESE, MUSTAFA OSMAN ISMAIL,

HA RIGETTATO LA BOZZA DI RISOLUZIONE DELLE NAZIONI UNITE

 

KHARTOUM. = Indagare sulla situazione attuale nel Darfur e verificare i problemi del rispetto dei diritti umani. Sono gli obiettivi della visita in Sudan di una delegazione di Amnesty International, giunta ieri a Khartoum. Prima di recarsi nella martoriata regione sudanese, la delegazione ha avuto incontri con il ministro della Giustizia, Ali Mohamed Osman Yassin, quello degli Affari Umanitari, Ibrahim Mahmud Hamed e quello degli Interni, Abdel Rahim Hussein. Nel Darfur, comunque, la situazione resta drammatica. Secondo quanto ha riferito l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, ogni mese muoiono tra i 6.000 ed i 10.000 profughi. Moltissime tra le vittime sono i bambini, spesso per malattie che potrebbero essere facilmente evitate o curate. Intanto ieri, ad Abuja, capitale della Nigeria, i colloqui negoziali tra governo di Khartoum e gruppi ribelli – condotti sotto l’egida dell’Unione Africana – non sono neanche ripresi. Il dibattito procede ormai da tre settimane stancamente, senza raggiungere traguardi concreti. Contemporaneamente, fonti Onu lanciano un appello per lo stanziamento di 200 milioni di dollari, per evitare che la catastrofe umanitaria assuma proporzioni maggiori. Politicamente, tuttavia, le Nazioni Unite si dibattono tra veti: gli Stati Uniti, dopo aver bollato la tragedia del Darfur come “genocidio” e aver presentato una risoluzione dura, in cui si parlava esplicitamente di embargo, si accinge ora a presentarne una più sfumata. La Cina, infatti, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, aveva chiaramente lasciato intendere che avrebbe opposto il suo veto. E la tragedia così continua. Negli ultimi 18 mesi in Darfur si sono registrati circa 50.000 morti, villaggi incendiati, donne stuprate, bimbi resi schiavi, quasi sempre opera dei miliziani arabi, musulmani, che colpiscono le popolazioni indigene, nere ed in larga misura animista. (B.C)

 

 

IDENTIFICATI IN INDONESIA GLI AUTORI DELL’ATTACCO

CONTRO UNA CHIESA CATTOLICA.

IL BARBARO GESTO SI E’ VERIFICATO LO SCORSO 9 GIUGNO NEL JAVA CENTRALE

 

JAKARTA. = La polizia indonesiana ha identificato i quattro presunti responsabili dell’attacco dinamitardo contro la chiesa cattolica di St. Joseph, avvenuto lo scorso 9 giugno a Yogyakarta (Java centrale). Le forze dell’ordine hanno arrestato i quattro giovani a fine luglio, ma solo ora sono stati resi noti i nomi: Ina Yudha, Agung Widodo, Adita Agus e Aljupri Isnangun. Gli assalitori, riferisce l’agenzia Asianews, hanno lanciato una bomba molotov contro la chiesa, distruggendone il cancello d’ingresso e la staccionata ma senza fortunatamente causare vittime. Sigit Sudharmanto, capo della polizia del distretto di Sleman, ha riferito che due dei quattro arrestati, che “vivevano nelle vicinanze della parrocchia di St Joseph”, “sono esperti nel fabbricare ordigni rudimentali”. Nelle loro abitazioni, infatti, la polizia ha rinvenuto diverse armi illegali. Sudharmanto, tuttavia, non ha commentato la possibilità che dietro l’attacco si nascondano moventi politici. Lo scorso anno una cappella cattolica nel villaggio di Sayegan, sempre nel distretto di Sleman, ha subito un attacco dello stesso tipo. Anche se la maggior parte della popolazione – l’84,7 per cento su 212 milioni di abitanti – è musulmana, in Indonesia l’Islam non è la religione ufficiale. I cristiani rappresentano l’8 per cento della popolazione – 3 per cento cattolici e 5 per cento protestanti. La costituzione prevede la libertà religiosa. (B.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 settembre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

In Iraq dieci persone sono rimaste uccise in seguito a violenti scontri avvenuti stamani tra ribelli iracheni e truppe statunitensi nella città sunnita di Ramadi. E a Suwayrah, nei pressi di Baghdad, l’esplosione di una bomba ha causato la morte di almeno due persone. La polizia irachena ha riferito inoltre che, nel nord del Paese, sono stati trovati i corpi decapitati di tre uomini arabi. Proseguono intanto gli sforzi per ottenere la liberazione dei 4 volontari dell’associazione “Un ponte per” rapiti nel Paese arabo. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

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Questa mattina centinaia di persone hanno marciato nel centro di Baghdad chiedendo la liberazione di Simona Pari, Simona Torretta e di altri due collaboratori tenuti in ostaggio. Il presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, si è rivolto, inoltre, direttamente ai sequestratori invocando con forza il rilascio delle due ragazze. E dall’aula del Parlamento il leader dei Ds, Massimo D'Alema, ha lanciato un appello al governo iracheno e alle forze della coalizione affinché si sospendano i bombardamenti che “non aiutano a trovare un clima adatto per il negoziato teso a salvare le persone tenute in prigionia”. A chiedere la liberazione delle due operatrici anche Radi Al Ayashi, ritenuto il leader della cellula di ‘Al Ansar’ che ha reclutato, tra Italia e Germania, decine di giovani combattenti. “Nel nome di Allah, nel nome dell’onnipotente unico Dio - scrive - liberate le due ragazze italiane. Il loro rapimento non è una cosa ammissibile nell’Islam”. Sul fronte ostaggi, da rimarcare anche che una società di Amman per la quale lavora un giordano, recentemente sequestrato della guerriglia, ha deciso di lasciare l’Iraq per salvare la vita dell’uomo. E l’Australia ha inviato inoltre, nel Paese arabo, una squadra speciale per liberare due guardie di sicurezza australiane rapite da un gruppo di estremisti che hanno rivendicato il rapimento con un comunicato. Ma sull’attendibilità di questo messaggio ci sono ancora molti dubbi. Sul versante politico, il presidente dell’Iraq, Ghazi Al Yawar, incontrando ieri a Bruxelles il segretario della Nato, Jaap De Hoop Scheffer, ha chiesto un maggiore impegno dell’Alleanza Atlantica nell’addestramento dell’esercito iracheno. Al Yawar ha successivamente avuto un colloquio con l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Esteri, Javier Solana. Il politico spagnolo gli ha assicurato il sostegno dell’Europa per un Iraq “sicuro, unito e prospero”. Le forze statunitensi hanno rilasciato, infine, 750 iracheni detenuti nella famigerata prigione di Abu Ghraib, teatro degli episodi di maltrattamenti e torture denunciati nei mesi scorsi.

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Retata antiterrorismo in Spagna. A Barcellona, la polizia ha arrestato nella notte 10 persone, la maggior parte delle quali di nazionalità pakistana, per presunti legami con le cellule fondamentaliste islamiche. Nelle ispezioni non sono state trovate armi, ha spiegato la polizia, ritenendo che non ci siano legami fra gli attivisti arrestati stanotte e gli attentati dell’11 marzo.

 

In Medio Oriente sono stati uccisi sei attivisti palestinesi nel corso di un’incursione dell’esercito israeliano a Nablus, nel nord della Cisgiordania. Nell’azione è stata uccisa anche una bambina di undici anni. A Jenin un altro raid delle unità speciali dello Stato ebraico ha causato la morte di quattro palestinesi appartenenti alle Brigate dei martiri di Al Aqsa.

 

In Ossezia del Nord, dopo la chiusura nei giorni scorsi delle scuole di Beslan in seguito al tragico attentato costato la vita ad almeno 339 persone, i bambini della cittadina osseta sono tornati oggi tra i banchi. Intanto, il segretario di Stato americano, Colin Powell ha affermato che le riforme annunciate in Russia dopo la strage di Beslan “sollevano inquietudini”. Il timore, espresso dall’amministrazione americana, è che il Cremlino abbia intrapreso una via troppo autoritaria nella gestione degli affari interni. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha risposto a queste critiche sottolineando che il processo in corso rientra nel quadro della costituzione.

 

Sarà impossibile tenere entro la fine di settembre il quarto round dei negoziati a sei sul programma nucleare della Corea del nord. Lo ha dichiarato il viceministro degli esteri russo Aleksandr Alekseiev, capo della delegazione inviata da Mosca per le  trattative. Il viceministro ha anche sottolineato che la Russia “non ha ragione di dubitare” della versione data da Pyongyang sulla forte esplosione che aveva fatto pensare la scorsa settimana a un test nucleare, e che la Corea del nord ha attribuito invece ai lavori per un impianto idroelettrico.

 

L’introduzione della democrazia in Cina è, per ora, da escludere. Lo ha detto oggi il presidente della Repubblica popolare, Hu Jintao, spiegando che “copiare indiscriminatamente il sistema occidentale porterebbe il Paese in un vicolo cieco”. Hu Jintao, che è anche leader del Partito Comunista, ha sottolineato inoltre l’importanza della funzione di controllo dell’Assemblea del popolo, di cui oggi ricorre il 50.mo anniversario della fondazione, sull’operato del governo di Pechino.

 

E’ allarme rosso, negli Stati Uniti, per l’imminente arrivo sulle coste sud-orientali dell’uragano Ivan che potrebbe investire, in particolare, New Orleans. Il sindaco della città, Ray Nagin, continua a lanciare appelli alla cittadinanza, circa un milione e mezzo di persone, perché abbandoni l’abitato. Intervenendo sui drammatici effetti del cambiamento climatico per il pianeta, il premier britannico Tony Blair, ha sottolineato, intanto, la necessità di una nuova “rivoluzione industriale ambientale”.

 

 

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