RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
257 - Testo della trasmissione di lunedì 13 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
In Iraq almeno 15 morti
in un raid americano su Falluja. Il ministro italiano degli Esteri, Franco
Frattini, è in Kuwait nel tentativo di ottenere la liberazione delle due
volontarie rapite.
13 settembre 2004
DI FRONTE AD UN MONDO CHE STA PERDENDO IL SENSO
DELL’ESISTENZA,
I CRISTIANI ESCANO DA UNA FEDE INTIMISTA
PER
ANNUNCIARE CON PASSIONE IL MESSAGGIO LIBERANTE DI
CRISTO:
COSI’ IL
PAPA AI VESCOVI NEOZELANDESI,
GIUNTI A CASTEL GANDOLFO PER LA VISITA AD LIMINA
E’ oggi più che mai urgente che
i cristiani ardano dal desiderio di parlare di Cristo e di farlo vedere ad una
umanità che sembra perdere sempre di più il senso dell’esistenza. Questo il
messaggio di Giovanni Paolo II ai vescovi neozelandesi giunti stamane a Castel
Gandolfo per la visita “ad Limina”. Il servizio di Sergio Centofanti.
***********
Il Papa sprona i cristiani ad
uscire dall’intimismo e da una vita di fede vissuta soltanto all’interno delle
proprie comunità. Il mondo – ha detto - ha urgente “bisogno del messaggio
liberante di Cristo”. L’annuncio del Vangelo è “un dovere che nessun credente
può ignorare”. La società, permeata da
un “esagerato individualismo”, sta sperimentando “le tragiche conseguenze
dell’eclissi del senso di Dio”: l’allontanamento dalla Chiesa, lo scardinamento
della vita familiare, l’aborto, la prostituzione, una visione della vita che
“cerca il piacere e il successo piuttosto che il bene e la saggezza”. “La
frattura tra Vangelo e cultura” – ha aggiunto il Pontefice - è ormai radicale e
si manifesta come “crisi di senso”. I cristiani sono chiamati a diffondere “con
passione lo splendore della verità di Cristo che disperde le tenebre”. Gesù ci
invita a non avere paura.
“E’ solo contemplando
l’insondabile bellezza del destino finale dell’umanità, la vita eterna nel
Paradiso, che la moltitudine delle gioie e dei dolori quotidiani possono essere
adeguatamente spiegati, rendendo capaci gli uomini ad accogliere le sfide della
vita con la fiducia che nasce dalla fede e dalla speranza”. “Il discepolo di
Cristo – afferma il Papa – non ha tempo per stare ozioso nelle piazze”. Ma anzi
deve ardere dal “desiderio di parlare di Cristo e di farlo vedere al mondo”:
nelle case, nelle scuole, negli ambienti di lavoro, dovunque. Per questo il
cristiano anzitutto deve vivere la sua fede in modo coerente. Il Papa qui fa
sua la preoccupazione dei vescovi neozelandesi riguardo l’osservanza della Messa
domenicale che sta venendo meno tra i fedeli. La domenica - osserva Giovanni Paolo
II – è “il supremo giorno della fede” e
“il giorno della speranza cristiana”: sempre di più invece si sta trasformando
nel concetto popolare di weekend ed è dominata unicamente dal divertimento e
dallo sport. La conseguenza è che le persone restano intrappolate in una
ricerca di novità senza senso. Attraverso questa strada non si giungerà mai a
fare esperienza della “freschezza dell’acqua viva di Cristo”.
Quindi Giovanni Paolo II lancia
un nuovo appello a difendere” la santità e l’unicità del matrimonio”, che non
può essere equiparato ad “altre forme di coabitazione”, ed esprime il suo vivo
apprezzamento per le scuole cattoliche neozelandesi che forniscono uno straordinario
contributo alla evangelizzazione della cultura.
**********
IL DOLORE DEL PAPA PER LA TRAGICA SCOMPARSA DEL
PATRIARCA ORTODOSSO
DI ALESSANDRIA
E DI TUTTA L’AFRICA, PIETRO VII.
NEL TELEGRAMMA IL PAPA RICORDA IN PARTICOLAR MODO
IL SUO IMPEGNO
PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI E PER LA PACE NEL MONDO
- A cura di Barbara
Castelli -
“Ricordo
con gratitudine il nostro fraterno scambio di lettere, la nostra vicinanza
spirituale”, la partecipazione ad eventi come la Giornata mondiale per la pace
di Assisi nel 2002 ed ancora il suo “costruttivo contributo nel dialogo tra le
Chiese” sorelle sul cammino dell’unità, “nell’ambito della Commissione mista”.
Con queste parole, in un telegramma indirizzato al Santo Sinodo del Patriarcato
greco-ortodosso di Alessandria, Giovanni Paolo II ha espresso oggi il proprio
rammarico per la scomparsa del Patriarca ortodosso di Alessandria e di tutta
l’Africa, Pietro VII, morto sabato mattina, insieme con altre 16 persone, in un
incidente di elicottero. Il velivolo, sul quale viaggiavano anche altri
religiosi, è precipitato nell’Egeo, a una trentina di chilometri dalla penisola
che ospita i monasteri del Monte Athos. Ancora ignote le cause del disastro. Il
Papa esprime tutta la sua vicinanza al Patriarcato di Alessandria in questo
momento di dolore, invocando la grazia di Dio per questi suoi fedeli servi.
LA CONTEMPLAZIONE, LA COMUNIONE E LA MISSIONE COME STRUMENTI
PER RIDARE SPERANZA AL GENERE UMANO.
ALL’ANGELUS DI IERI IL PAPA E’
TORNATO A PARLARE DELL’URGENZA DI PACE
AI NOSTRI GIORNI, TORMENTATI DA
TANTA VIOLENZA
- Intervista con padre Raniero Cantalamessa -
Dinanzi
alle “sconvolgenti esplosioni di violenza” dei nostri giorni, i cristiani sono
chiamati ad “essere generosi testimoni del lieto annuncio evangelico, per ridare
speranza all’odierna società, in cerca di pace”. Questo, in sintesi, l’invito espresso
ieri da Giovanni Paolo II nel corso dell’Angelus, nel cortile del Palazzo
Apostolico di Castel Gandolfo. Ma come i fedeli possono concretamente
trasformarsi in germogli di speranza? Barbara Castelli lo ha chiesto al teologo
padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:
**********
R. – Le parole di Gesù operano quello che significano. Quando Lui dice
“non abbiate paura”, quindi, offre ai credenti una forza interiore, una
certezza, uno sguardo così ampio da permettere di relativizzare anche le cose
umanamente più atroci, come quelle che stiamo vivendo. Ci sono momenti nella
Bibbia che assomigliano un po’ ai nostri giorni. Ho presente, ad esempio, in
questo momento il profeta Abacuc. I caldei stanno per fare irruzione, il
profeta non capisce e si lamenta con Dio: “E’ vero che abbiamo peccato, ma Tu punisci
il peccato con un peccato ancora maggiore”. Ed è qui che il Signore fa ascoltare
quella parola che risuona fino ai nostri giorni attraverso San Paolo:
“Sussisterà chi ha fede, perché il giusto vive per la sua fede”. Quello che il
Vangelo ha da offrire ai nostri giorni è una cosa difficile, ma preziosa: la fede.
D. –
Ancora una volta Giovanni Paolo II ha affidato all’amore materno di Maria il
genere umano, una consegna che il Papa non si stanca mai di operare?
R. –
La nostra esperienza, la nostra storia dice che nei momenti più difficili la cristianità,
la Chiesa, ha spontaneamente sempre rivolto lo sguardo a Maria. Io credo, però,
che di Maria in questo momento dovremmo tener presente soprattutto un aspetto:
il suo silenzio. Forse la cosa che impressiona di più nel film “La Passione di
Cristo” di Mel Gibson è proprio questo silenzio di Maria, che accompagna le
cose atroci che vede e che vive il Figlio con questo atteggiamento di forza e
di silenzio. Quando l’orrore, come quello che viviamo noi, per esempio dopo i
fatti di Beslan, va oltre le forze umane, io credo che le parole ad un certo
momento debbano cedere il posto al silenzio, che diventa più eloquente delle
parole. Con questo moltiplicare troppo le parole, come sta avvenendo anche in
Italia, a livello politico e dei mass media, sembra che ognuno voglia scaricare
la propria coscienza. Forse il cristiano deve fare qualcosa di meglio, come
Maria: in silenzio adorare i misteriosi disegni di Dio.
D. –
Ricordando il recente incontro di Loreto, il Papa ha riacceso l’attenzione del
fedele su tre principi chiave: la contemplazione, la comunione e la missione.
Il fedele come può mettere in pratica nella vita di tutti i giorni queste tre
priorità?
R. –
Ecco, mi piace insistere sulla prima parola, la contemplazione, che è proprio
questo atteggiamento di cui parlavo. Occorre sfuggire alla “rissa delle lingue”,
come la chiama la Bibbia, e concentrare lo sguardo – contemplare significa
questo – su Colui che attraverso tutte le vicissitudini non cambia, non si
muove: l’Immobile.
**********
ALTRE UDIENZE
Nel corso della mattina il Papa
ha ricevuto in successive udienze a Castel Gandolfo anche il professor Aurelian
Bondrea, rettore dell'Università "Spiru Haret" di Bucarest, in Romania,
e l’arcivescovo Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio
Consiglio per i Laici, col vescovo Josef Clemens, segretario del medesimo
dicastero.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Vegli
Maria sull'umanità" è il titolo che apre la prima pagina: nella festa del
Nome di Maria, Giovanni Paolo II si fa voce dell'accorata aspirazione ad un
mondo di giustizia e di pace colta durante il pellegrinaggio di una settimana
fa a Loreto con l'Azione Cattolica Italiana.
Sempre in prima, in rilievo, quanto ha ancora sottolineato il Papa:
"All'Azione Cattolica guardo con grande fiducia".
Nelle
vaticane, nel discorso ai vescovi della Conferenza episcopale di Nuova Zelanda
il Santo Padre ha affermato con forza che vita familiare minata, aborto, ricerca
del piacere e del successo sono le tragiche conseguenze dell'eclissi del senso
di Dio nella società.
Nelle
estere, in evidenza l'Iraq, dove imperversano sanguinosi combattimenti e
scontri.
Grecia:
cordoglio per la morte del Patriarca ortodosso di Alessandria. Il telegramma
del Santo Padre.
Nella
pagina culturale, un articolo di Pietro Addante dal titolo "Cristianesimo
senza teodicea?": il quinto Corso dei "Simposi Rosminiani" a
Stresa.
Nelle
pagine italiane, in primo piano l'articolo dal titolo "Ultimatum scaduto
in Iraq: ore d'angoscia per la sorte delle due volontarie".
Il
Ministro degli esteri Frattini in missione nel Golfo.
=======ooo=======
13
settembre 2004
FIRMATA IERI A ROMA LA CARTA EUROPEA PER LE
POLITICHE DELL’INTERDIPENDENZA.
IL DOCUMENTO FISSA LE PRIORITA’ PER UNA NUOVA CONVIVENZA MONDIALE
- Intervista con Benjamin Barber -
Dialogo
interculturale e religioso, cooperazione internazionale, libera circolazione
delle persone, diritto di voto ai cittadini stranieri, accesso all’acqua
potabile e diritto alla salute per tutti. Sono alcuni principi chiave contenuti
nella Carta Europea per le politiche dell’Interdipendenza. Il documento, messo
a punto dal Comune di Roma, Acli, Legambiente, Comunità di Sant'Egidio,
Movimento dei Focolari e Civ-World, è stato firmato ieri a Roma, in occasione
della celebrazione della seconda giornata dell’Interdipendenza. “Per risolvere
le disuguaglianze e gli orrori che affliggono il mondo – scrive il segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per l’occasione – non
basta semplicemente la cooperazione di governi lungimiranti, ma è necessario
che uomini e donne di tutti i Paesi sviluppino una loro percezione di essere
cittadini nel mondo”. Ma cosa significa in concreto il termine
‘interdipendenza’? Gabriella Ceraso ha girato la domanda al politologo
americano Benjamin Barber:
**********
R. – WELL, OF COURSE, I
COME FROM A COUNTRY …
Ovviamente,
va tenuto presente che io vengo da un Paese, gli Stati Uniti, che da 225 anni
si basa sulla premessa che indipendenza, giustizia, felicità e sicurezza vadano
di pari passo; che se le persone volevano essere giuste, democratiche e sicure,
dovevano essere indipendenti. Noi abbiamo una Dichiarazione d’Indipendenza. E
tutti gli Stati nazionali – Italia, Francia, Cina – partono dagli stessi
presupposti. Ma quello che voglio dire è che oggi questa premessa di
indipendenza non è più sufficiente, che per un Paese non esistono allo stesso
tempo giustizia e sicurezza; che finché i bambini di Baghdad sono affamati ed
arrabbiati, i bambini di New York non possono dormire tranquilli nei loro
letti. Interdipendenza significa che noi possiamo creare un mondo che sia
sicuro per tutti, oppure un mondo che non è sicuro per nessuno.
D. –
Lei nutre speranze positive, nonostante gli eventi recenti di violenze e di terrorismo
crescente?
R. – WELL, TERRORISM IS A
SYMPTOM …
Il
terrorismo è sintomo di una malattia nascosta, ma la buona notizia è che qui in
Europa, dove per 300 anni le singole Nazioni si sono fatte la guerra e hanno
compiuto genocidi una nei riguardi dell’altra, oggi si riconosce francamente
l’interdipendenza. La Francia, l’Italia, la Spagna, la Germania, l’Inghilterra,
tutte nazioni che sono state in guerra l’una contro l’altra per millenni, oggi
vivono una condizione di interdipendenza civile ed economica. Ecco che l’Europa
dimostra come l’interdipendenza sia un principio politico fattibile e
realistico, sempre che i singoli individui abbiano la volontà di realizzarla.
Quello che manca oggi, in alcuni Paesi come gli Stati Uniti, è proprio questa
volontà. Noi stiamo cercando di costruire proprio questa volontà politica per
attuare una sempre maggiore interdipendenza.
D. –
Signor Barber, quale ruolo ha o potrebbe avere la Chiesa nella vostra iniziativa?
R. – THE CATHOLIC CHURCH …
Negli
ultimi decenni, la Chiesa cattolica è diventata una sorta di ‘modello’
nell’impegno di riconoscere ed accettare l’interdipendenza dei popoli. Ovviamente,
tutte le religioni guardano sostanzialmente all’anima, non tanto ai cittadini.
L’anima non riconosce frontiere e la Chiesa cattolica ha lavorato in tutto il
mondo allo scopo di creare una comunità interdipendente. Quei gruppi con i
quali noi collaboriamo, in particolar modo, cioè Sant’Egidio e i Focolari, rappresentano
organizzazioni che hanno lavorato superando ogni frontiera proprio per formare
la volontà, per formare la comunità e per far crescere il dialogo interreligioso.
La Chiesa ha un ruolo formidabile, soprattutto perché uno dei problemi di oggi
è che alcune piccole minoranze di zeloti e fanatici religiosi – non solo
musulmani: ci sono anche protestanti fanatici, ebrei fanatici, indù fanatici –
hanno distorto le religioni trasformandole in una premessa che giustifichi
guerra e terrorismo, mentre, invece, tradizionalmente le grandi religioni del
mondo hanno levato la loro voce in favore di un’umanità comune e di una fede
comune. Credo che la Chiesa cattolica e il Papa abbiano svolto un’opera
importantissima per rendere la religione cattolica una forza in funzione
dell’unità tra i popoli.
**********
DOPO GLI SBARCHI RECORD DI CLANDESTINI
A LAMPEDUSA
- Intervista con padre Bruno Mioli -
Saranno completati nella serata
di oggi i trasferimenti di immigrati da Lampedusa. L’isola si trova in piena
emergenza dopo l’arrivo di quasi 800 clandestini avvenuto tra sabato notte e
ieri mattina. E si riaccende la polemica sugli sbarchi sulle nostre coste
mentre il ministero degli esteri italiano ha convocato l’ambasciatore libico
per sollecitare una maggiore collaborazione. Il servizio di Ignazio Ingrao
**********
Sono già 12.500 gli immigrati
arrivati in Sicilia dall’inizio dell’anno ed è ancora vivo il ricordo della
tragedia avvenuta lo scorso 8 agosto quando 28 immigrati sono morti di stenti e
di sete durante la traversata verso l’isola di Lampedusa. Di fronte a questa
nuova ondata di sbarchi c’è chi paventa il rischio di un’invasione programmata
dal Nord Africa. Abbiamo chiesto a padre Bruno Mioli, direttore dell’Ufficio
per la pastorale degli immigrati e profughi della Fondazione Migrantes, come
giudica questi timori:
R. – Che si tratti di una
programmazione da parte dei Paesi di esodo è ben difficile dimostrarlo. La
programmazione non è altro che l’istinto di sopravvivenza di tanta gente disperata
che tenta il tutto per tutto anche con la chiara previsione di consegnarsi in
mano a queste cosche malavitose che possono portare, in qualche modo, a termine
il loro progetto.
D. - Occorre un maggior
controllo da parte dei Paesi di partenza?
R. – L’Italia ha il diritto di
chiedere e pretendere un maggior controllo da parte dei Paesi della sponda
opposta del Mediterraneo. A riguardo della Libia, si può benissimo fare
l’ipotesi che non sia semplicemente impotente, al momento attuale, di
effettuare questo controllo, ma che veramente lasci correre in modo tale da
avanzare altre richieste verso l’Europa.
D. - Come valuta l’atteggiamento
dell’Unione Europea di fronte a questa emergenza?
R. – Io credo che occorra un
intervento di carattere legislativo, cioè attraverso una direttiva esplicita.
L’Italia dovrebbe fare una concertazione con gli altri Paesi dell’Unione Europea
che guardano direttamente verso il Mediterraneo - intendo dire con Malta e con
la Spagna -, fare una pressione comune verso l’Unione Europea perché si assuma,
se non altro, il carico finanziario di questo enorme problema.
D. - I centri di accoglienza
traboccano in attesa di rimpatriare i clandestini, ma intanto gli imprenditori
hanno bisogno di manodopera al Nord. Occorre modificare la legislazione?
R. – Si continua a tamponare
evadendo il discorso di fondo, cioè quegli interventi di aiuto, di sostegno ai
Paesi subsahariani che fanno questa forte pressione migratoria. Certo l’Italia
potrebbe allargare anche le possibilità di ingresso regolare proprio in base a
queste richieste del nostro mercato di lavoro. 29 mila ingressi per il 2004, ma
di questi la quasi totalità riguarda alcuni Paesi con i quali è stato fatto
questo accordo bilaterale. Per gli altri Paesi, per esempio per quelli subsahariani,
o anche per l’Est europeo, come l’Ucraina, non si è provveduto per niente e si
è chiusa quasi completamente la porta d’ingresso.
**********
OGGI LA CHIESA
CELEBRA LA MEMORIA DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO,
VESCOVO E
DOTTORE DELLA CHIESA:
GRANDE DIFENSORE
DEI POVERI, VEDEVA IN LORO CRISTO STESSO
- Il servizio
di Rosa Praticò -
**********
Spirito
cristiano e filantropia ellenica, rigore morale e senso pratico, insieme nella
figura eccezionale di un Santo che della imitazione di Cristo fece la sua massima
di vita. Sacerdote di Antiochia prima e grande patriarca di Costantinopoli nel
397, San Giovanni Crisostomo, termine greco che significa “bocca d’oro”, è il
patrono dei predicatori cristiani. Poco incline alla speculazione fine a se
stessa seppe infondere alla sua incredibile capacità oratoria intelligenza,
cuore e semplicità. Esempi, paragoni e digressioni sui temi di interesse comune
animavano le sue omelie trasformate in efficaci esortazioni morali ed ascetiche,
vivo dialogo tra il pastore e i fedeli. In particolare puntò il dito contro la
mondanità e lo sfarzo del clero del tempo bandendo il lusso e la solennità dei
ricevimenti. Questo gli valse diversi nemici. Primo fra tutti il vescovo di
Alessandria Teofilo che, con la complicità della imperatrice Eudossia, gli fece
assaporare, se pure per poco, l’esilio. San Giovanni, infatti, non era
abbastanza diplomatico per far fronte agli intrighi dei ricchi e dei potenti.
Era semplicemente il difensore dei diseredati, di cui sostenne con insistenza
la dignità e i diritti e da cui fu sempre profondamente amato. Di fronte ai
poveri – diceva - non si possono preferire gli ornamenti superflui delle chiese
e la suppellettile preziosa del culto divino; al contrario, potrebbe essere
obbligatorio vendere questi beni per dar pane, bevanda, vestito e casa a chi ne
è privo: parole, queste,
riprese anche da Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Sollecitudo rei socialis”.
San Giovanni Crisostomo così spiegava il suo invito:
“Vuoi
onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle
sue membra cioè nei poveri. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio
è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima
sazia l’affamato e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane”.
Parole
intense, dettate da una fede straordinaria che gli permise di sopportare con
tenacia persecuzioni e ingiustizie.
Anche se tutto il mondo è
sconvolto – dice San Giovanni Crisostomo – non temo nulla: né morte, né esilio,
né confisca di beni, perché Gesù è la mia sicurezza e la mia difesa. Lui è la
mia roccia.
**********
LE SPOGLIE DI SANT’AGOSTINO PER UNA SETTIMANA A
ROMA.
DIVERSE LE INIZIATIVE ORGANIZZATE
PER FA CONOSCERE LA VITA E IL PENSIERO
DEL NOTO VESCOVO E FILOSOFO AFRICANO, A 1650 ANNI
DELLA NASCITA
- Intervista con padre Pietro Bellini -
Le spoglie di Sant’Agostino a
Roma. Per celebrare i 1650 anni dalla sua nascita, le reliquie giungeranno da
Pavia nella Capitale il 7 novembre prossimo e per una settimana resteranno nella
chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio. L’Ordine agostiniano ha organizzato
diversi momenti per far conoscere il pensiero e la vita del grande vescovo e
filosofo africano, che è stato anche uno dei padri del monachesimo in
Occidente. Il servizio di Tiziana Campisi:
**********
E’ nato 17 secoli fa, ma il suo
pensiero è vivo ancora oggi: nella cultura contemporanea, nella dottrina della
Chiesa cattolica e nella ricerca del vero. Gli ha dato i natali, il 13 novembre
354, un’Africa florida e un po’ ribelle all’Impero Romano: Sant’Agostino ne ha ereditato
la vivacità. Quest’anno ricorre il 1650.mo anniversario della sua nascita e
l’Ordine agostiniano lo ricorderà con una settimana di eventi a Roma, in
Italia. Le reliquie del vescovo di Ippona, custodite dal 725 a Pavia, nella
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro per volere di Liutprando, saranno esposte
dal 7 al 15 novembre prossimi nella chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio.
Ogni giornata sarà dedicata ad alcuni dei temi per i quali il noto dottore della
Chiesa si è speso in scritti e dispute. Sono previste mostre, un convegno,
letture commentate delle opere e l’esposizione dell’edizioni in latino e
italiano appena ultimate dalla casa editrice Città Nuova. L’urna con le spoglie
di Sant’Agostino sarà ospitata anche nella Cappella privata del Papa e ad
Ostia, che lo ha recentemente proclamato suo Patrono. La provincia agostiniana
d’Italia ha scelto a far da sfondo alla settimana lo slogan “Sant’Agostino tra
noi”. Ne abbiamo chiesto il significato al priore provinciale padre Pietro
Bellini:
R. – Agostino in mezzo a noi,
perché alla sua dottrina si ispira, in modo particolare, l’ecclesiologia del
Vaticano II. Credo che il tempo che la società civile e la società cristiana
stanno vivendo oggi si accosti molto bene a quello che ha vissuto
Sant’Agostino.
D. – Che cosa può dare ancora
oggi Agostino alla Chiesa?
R. – Può insegnare alla Chiesa
che cosa la Chiesa deve essere, che percezione deve avere di se stessa; quindi,
una Chiesa come comunione, come popolo di Dio, che cammina insieme, che sfida
il tempo, che sfida le difficoltà. Soltanto attraverso l’unità la Chiesa può
presentarsi come presenza storica di Cristo e della salvezza di Gesù.
D. – Che cosa proporranno gli
agostiniani nella settimana dal 7 al 15 novembre?
R. – Noi vorremmo avvicinare
questa figura così eminente nella Chiesa alla gente comune, alla gente che ha
bisogno di guardare dentro se stessa, alla gente che ha bisogno di trovare pace
nella famiglia, alla gente che vuol capire perché le cose vanno in questo modo.
D. – Che cosa potrebbe lasciare
Agostino a Roma?
R. – Credo che Agostino possa
lasciare la vivacità del suo messaggio, l’entu-siasmo della sua esperienza,
l’amore appassionato a Cristo, alla Chiesa, al popolo in genere, all’umanità. Quest’uomo
appassionato che cerca la verità, che non la trova, fa fatica a vedere chiaro
nella sua mente, nella sua vita ... L’uomo di oggi, che è l’uomo di sempre, sta
cercando la verità a qualunque livello e in qualunque situazione. Credo che
vivacizzare questa ricerca della verità sia il dono più bello che Sant’Agostino
possa fare ancora oggi alla Chiesa di Roma e, in generale, a tutta l’umanità.
**********
=======ooo=======
13
settembre 2004
CHE GERUSALEMME NON DIVENTI UN MUSEO DI PIETRE E SANTUARI
PER LA VISITA DEI PELLEGRINI, MA CONTINUI AD ESSERE UNA
CITTÀ VIVA,
CROCEVIA DI PACE TRA EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI. QUESTO,
IL MESSAGGIO
DEL CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN
NELL’INCONTRO DI STUDIO DELLA RIVISTA
“IL REGNO” SUL TEMA “DOVE DIMORA IL TUO NOME,
GERUSALEMME?”,
CONCLUSOSI IERI A CAMALDOLI, IN PROVINCIA DI AREZZO
CAMALDOLI. = “Gerusalemme, fulcro di una possibile soluzione della
controversia israelo-palestinese; Gerusalemme, città della pace, elemento di
unione e di pacificazione tra arabi e israeliani, tra ebrei, cristiani e
musulmani”. Con la relazione dedicata a
“Gerusalemme, crocevia della pace!” il cardinale Jean-Louis Tauran, per 13 anni
segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, ha aperto l’ultima giornata
di lavori dell’incontro di studio della rivista Il Regno sul tema “Dove dimora il tuo Nome, Gerusalemme?”,
organizzato presso il monastero di Camaldoli, in provincia di Arezzo, dal 10 al
12 settembre. Il porporato ha illustrato la convinzione della Santa Sede che “per salvaguardare il carattere sacro e
unico di Gerusalemme sia necessario elaborare uno statuto speciale per le parti
più sacre della città (cioè i luoghi santi delle tre religioni),
internazionalmente garantito” e ne ha ripercorso la genesi storica attraverso
i pontificati di Pio XII, Paolo VI, e naturalmente Giovanni Paolo II, che vi ha
impresso una sua propria impronta, legando la questione dei “luoghi” alle garanzie
per le comunità che vi abitano. In sintesi, tre sono le preoccupazioni della
Santa Sede, secondo il cardinale Tauran: la salvaguardia del carattere sacro di Gerusalemme; la sopravvivenza
delle comunità religiose e in particolare della comunità cattolica; la pace in
Terra Santa. “Vi sono pochissimi altri casi nella storia del diritto
internazionale - ha concluso con grande convinzione il porporato - in cui religione
e politica sono così strettamente intessute. I papi sono stati consapevoli che
Gerusalemme offre un’immagine di tre mondi e che nessuna delle tre religioni
monoteiste deve vantare una piena egemonia sulla città. Ciò che si deve evitare
è che questa Città santa diventi un museo di pietre e di santuari, per la
visita dei pellegrini. Per le Chiese cristiane, in particolare, è preoccupante
il fenomeno dell’emigrazione dei cristiani: per noi i santuari sono e debbono
essere immersi in comunità viventi, con le proprie scuole, ospedali, artigianato,
ecc. Se a seguito di un lento ma continuo esodo le comunità cristiane dovessero
scomparire, Gerusalemme diventerebbe come il Colosseo a Roma. E se siamo qui, è
proprio per evitare questa sciagura!”. E si terrà proprio a Gerusalemme, e non
più a Camaldoli, la 25.ma edizione del Colloquio ebraico-cristiano, fissata per
la fine di novembre: lo ha annunciato ieri il superiore generale dei
Camaldolesi, padre Emanuele Bargellini. (R.M.)
I
MESSAGGI AUGURALI DEL PATRIARCA BARTOLOMEO E DEL CARDINALE WALTER
KASPER AI PARTECIPANTI AL 12.MO CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE
DI SPIRITUALITA’ ORTODOSSA A BOSE, IN PIEMONTE
- A cura di Giovanni Peduto -
BOSE. = La prima giornata del
12.mo Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, apertasi a
Bose con la prolusione del priore della comunità monastica, Enzo Bianchi, è
stata caratterizzata dai messaggi augurali del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo
I e del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani. “L’ininterrotta consuetudine degli
incontri spirituali di Bose – ha scritto Bartolomeo I – apporta certamente un
grande profitto spirituale a tutti quelli che vi partecipano. Il monachesimo
del Monte Athos ha costituito certamente un punto di riferimento per le Chiese
ortodosse in ogni luogo e in particolare per i loro monaci, che guardano alla
maestosa figura di Sant’Atanasio quale loro iniziatore spirituale”. Vogliamo
precisare che il tema dell’incontro di Bose verte per l’appunto su “Atanasio e
il monachesimo al Monte Athos”. I lavori dureranno fino a mercoledì. Seguirà, a
partire da giovedì, un altro convegno su: “La preghiera di Gesù nella
spiritualità russa del XIX secolo”. Dal canto suo, il cardinale Walter Kasper,
nel suo messaggio, dopo aver ricordato alcuni importanti eventi recenti nelle
relazioni ecumeniche tra Roma e le Chiese ortodosse, come la visita di
Bartolomeo al Papa e la consegna dell’icona della Madonna di Kazan al Patriarca
Alessio, ha messo l’accento su quel costante interesse e quella vigile
attenzione che devono caratterizzare ogni vero incontro nell’amore tra cristiani
impegnati nella ricerca della piena visibile unità. L’apertura dei lavori è
stata purtroppo segnata dalla triste notizia della morte del Patriarca di
Alessandria, Petros VII, precipitato sabato scorso con l’elicottero che lo
portava al Monte Athos. Il Convegno di Bose vede raccolti insieme monaci e cristiani
d’Oriente e d’Occidente, uniti nella ricerca dell’unità nel nome di Cristo.
EVACUATE PIU’ DI 1 MILIONE E 600 MILA PERSONE
DALL’AREA OCCIDENTALE DI CUBA PER L’ARRIVO IMMINENTE DELL’URAGANO
IVAN CHE HA GIA’ CAUSATO 65 MORTI
E DANNI INESTIMABILI NELLA REGIONE CARAIBICA.
LA PROSSIMA DESTINAZIONE POTREBBE ESSERE LA
FLORIDA
-
A cura di Roberta Moretti –
**********
L’AVANA.
= Più di 1 milione 600 mila persone, di cui 7 mila turisti, sono state evacuate
a Cuba, dall'area occidentale dell'isola per l’arrivo imminente dell’uragano
Ivan, che ha già provocato almeno 65 morti e danni inestimabili nella regione
caraibica, in particolare a Grenada e in Giamaica. Ivan ha raggiunto “forza 5”,
la massima della scala di Safir-Simpson, con venti che raggiungono i 260
chilometri orari. Soltanto il 20 per cento delle persone evacuate sono state
sistemate in luoghi pubblici, l'altro 80 per cento ha chiesto ospitalità ad
amici e parenti. Secondo i meteorologi, Ivan colpirà nelle prossime ore la
provincia occidentale di Pinar del Rio per poi abbattersi con tutta la sua
potenza devastante nel centro di Cuba e all'Avana, dove già si registrano forti
raffiche di vento, che toccano i 117 chilometri orari. I voli internazionali
sono stati annullati e i trasporti marittimi e ferroviari sospesi fino a nuovo
ordine. Il direttore dell'Istituto cubano di Meteorologia, Josè Rubiera, ha
definito l’uragano “gigantesco”, con un diametro di 500 chilometri. Ieri, Ivan
si è abbattuto sulle isole Cayman, con venti a 240 chilometri orari, piogge torrenziali
e onde enormi. L'aeroporto di Grand Cayman è stato sommerso. Le previsioni non
sono riuscite a individuare con esattezza dove l'uragano, una volta passato per
Cuba, colpirà gli Stati Uniti, anche se è probabile che si abbatta sulla
Florida Panhandle, nel Nord-Est dello Stato americano. Due settimane fa la
stessa Florida era stata colpita da un altro tifone, Frances, che ha causato
danni per più di 11 miliardi di dollari.
**********
SARA’ COMPOSTA DA 3
MILA SOLDATI LA BRIGATA DELL’AFRICA ORIENTALE,
LA NUOVA FORZA MILITARE
VOLUTA DALL’UNIONE AFRICANA
PER INTERVENIRE RAPIDAMENTE
IN CASO DI CONFLITTI NELL’EST DEL CONTINENTE
KIGALI. = Sarà composta
da 3 mila soldati, provenienti da 11 Paesi, la Brigata dell’Africa orientale
che, insieme ad altre quattro forze militari di nord, sud, centro ed ovest del
continente, costituirà parte della Forza d'intervento rapido voluta dall’Unione
Africana (UA) per intervenire in caso di conflitti con operazioni di 'peacekeeping'
o di interposizione. I capi di Stato di 11 Paesi africani si sono accordati
venerdì scorso nella capitale ruandese, Kigali, sulla composizione di questa
brigata che sarà operativa al più presto. Il quartier generale della nuova
forza sarà ad Addis Abeba, in Etiopia e la segreteria a Nairobi, in Kenya. Il
comando della brigata ruoterà con cadenza annuale in base all'ordine alfabetico
dei Paesi che hanno aderito. In giugno i Paesi dell'Africa occidentale erano
arrivati a un accordo analogo per un contingente di 6 mila e 500 uomini. La
forza militare d'intervento rapido è una delle priorità dell'Unione Africana e
insieme al Consiglio per la pace e la sicurezza creato lo scorso maggio, e
studiato sulla falsariga del Consiglio di sicurezza dell'Onu, dovrebbe fornire
uno strumento per intervenire politicamente e fisicamente bloccando sul nascere
i conflitti del continente. (R.M.)
CONTINUA NELLA DIOCESI
DI DRESDA, IN GERMANIA,
IL CAMMINO DELLA CROCE
DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’,
IN PELLEGRINAGGIO VERSO LA PROSSIMA GMG A COLONIA NEL 2005
DRESDA. = Prosegue la
“marcia” di avvicinamento della croce, donata dal Santo Padre ai giovani, verso
la Giornata mondiale della gioventù di Colonia del 2005. Dal 5 settembre ad
oggi, la croce è stata ospitata dalla diocesi di Dresda nel suo “pellegrinaggio
della riconciliazione” verso la ventesima Gmg. Si tratta, ricordano i giovani
cattolici di Korazym, di una semplice croce di legno consegnata 20 anni fa dal
Papa alle nuove generazioni come “segno della riconciliazione”. Da quel momento
viaggia attraverso il mondo e unisce i grandi appuntamenti delle Giornate
mondiali della gioventù. Come segno precursore del prossimo appuntamento di
Colonia, la croce è in viaggio dalla domenica delle Palme del 4 aprile 2004
attraverso la Germania, accompagnata dall'icona della Madre di Dio. (R.M.)
=======ooo=======
13
settembre 2004
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq, almeno 15 persone sono
rimaste uccise, stamani, in seguito ad un ennesimo attacco compiuto dalle forze
americane su Falluja. L’operazione militare, condotta con l’impiego di carri
armati, di aerei e dell’artiglieria è scattata all’alba e ha colpito l’area
dove si trova l’ospedale. Nella notte un altro bombardamento compiuto
dall’aviazione statunitense sulla città sunnita ha causato, inoltre, il
ferimento di dodici persone. Sullo scenario iracheno ci riferisce Amedeo
Lomonaco:
**********
Commentando la difficile
situazione irachena il premier Iyad Allawi ha dichiarato che gli attentati
della guerriglia hanno provocato, finora, più di tremila morti e dodicimila
feriti. Il primo ministro ha anche assicurato che, malgrado l’interminabile
catena di attentati, le elezioni si svolgeranno, come previsto, nel mese di
gennaio. La consultazione – ha aggiunto – potrebbe subire un rinvio solo in
alcune città. E per garantire un’adeguata cornice di sicurezza nel Paese arabo,
dove ieri la guerriglia ha ucciso tre soldati polacchi ad Hilla, il presidente
della Polonia, Kwasniewski, ha detto che il governo di Varsavia non ritirerà il
proprio contingente. Dall’Iran, intanto, l’ayatollah Ali Khamenei, ha chiamato
oggi il mondo musulmano all’unità e a “resistere in ogni luogo e in ogni forma”
di fronte all’arrogante aggressione in
atto contro l'Islam. Nel drammatico capitolo relativo agli ostaggi continua
l’angoscia e l’attesa per la sorte delle volontarie italiane
rapite in Iraq con due collaboratori locali. L’ultimatum dei presunti sequestratori
di Simona Pari e Simona Torretta è scaduto. Ma sul messaggio diffuso via
internet ci sono molti dubbi. Per favorire il rilascio delle due operatrici
umanitarie, il ministro degli Esteri Franco Frattini, è arrivato stamani in
Kuwait per una missione nella regione del Golfo. Cresce la preoccupazione anche
per i due giornalisti francesi sequestrati dal sedicente ‘Esercito
islamico’, lo stesso gruppo che ha rapito e ucciso Enzo Baldoni. Il ministro
degli Interni, Dominique de Villepin, ha dichiarato che i due reporter “sono
vivi”. Ma ha anche affermato che “il contesto è estremamente difficile perché a
Baghdad si intensificano i combattimenti”. Da rimarcare, infine, che il giudice
Nueim al-Okeili, al quale era stata assegnata la presidenza del tribunale
speciale che dovrà processare Saddam Hussein e 11 suoi fedelissimi, ha
rinunciato all’incarico ufficialmente per motivi personali. Ma secondo gli
osservatori la decisione è stata presa per ragioni legate alla sicurezza.
**********
La lotta al terrorismo e la
situazione in Iraq saranno alcuni dei temi dell’incontro di oggi pomeriggio a
Madrid tra il premier spagnolo Rodriguez Zapatero, il presidente francese
Jacques Chirac ed il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Durante il Vertice
si parlerà anche del Patto di Stabilità e della Costituzione europea sulla
quale Francia e Spagna sono pronte al referendum. La stampa spagnola ha
sottolineato che l’odierno incontro segna formalmente l’inizio di una nuova
fase politica europea e internazionale di Madrid con il suo ritorno, come ha
detto Zapatero, al “cuore dell’Europa”.
In Afghanistan 22 talebani sono
morti in seguito a furiosi scontri con le forze americane. I combattimenti sono
avvenuti nella provincia meridionale di Zabol, roccaforte
della resistenza al governo di Kabul. Il segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, ha condannato, intanto, gli attacchi di ieri, avvenuti nella
provincia di Herat, contro uffici dell’Onu. Annan ha anche ribadito l’impegno
delle Nazioni Unite a sostenere il processo di pace nel Paese.
“Occorre una radicale
ricostruzione del potere dello Stato nel Paese”. Lo ha dichiarato oggi il
presidente russo, Vladimir Putin, in un incontro al Cremlino con tutti i capi
della Federazione russa, dei ministeri e dei servizi di sicurezza. Durante il
Vertice è stato affrontato anche il delicato tema del terrorismo. “I terroristi
– ha spiegato Putin - devono essere stanati nei loro stessi covi e, se necessario,
devono essere attaccati anche all'estero”. Intanto, oggi riaprono le scuole in
Ossezia del Nord, dove invece rimarranno chiuse fino a mercoledì prossimo le
porte dell’istituto di Beslan, recente teatro del tragico sequestro di circa
1200 ostaggi. L’esecutivo di Mosca parla di risarcimento per le vittime.
In Medio Oriente, un membro
dell’ala militare di Hamas, ferito in un raid aereo israeliano lo scorso 7
settembre, è morto oggi a Gaza. Sul piano politico, il ministro delle Finanze
israeliane Benjamin Netanyahu ha chiesto, intanto, di indire un referendum
nazionale sul progetto del governo di ritirare soldati e coloni dalla Striscia
di Gaza.
Un’esplosione finalizzata a
demolire parte di un montagna per consentire la costruzione di una centrale
idroelettrica. E’ questa la spiegazione ufficiale fornita dalla Corea del nord
per l’esplosione avvenuta giovedì scorso nel nord del Paese. La deflagrazione,
che ha formato nell’aria un fungo di quattro chilometri fotografato dai
satelliti, aveva inizialmente fatto pensare ad un test nucleare.
L’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (AIEA) non ha stabilito una scadenza entro la quale completare la
propria inchiesta sul programma nucleare iraniano. Ad affermarlo è stato il
direttore generale dell’AIEA, Mohammed El Baradei. “Si tratta di un processo
aperto”, ha spiegato in apertura di una riunione del Consiglio dei governatori,
l’esecutivo dell’AIEA. L’agenzia dell’Onu sta indagando da febbraio 2003 sul programma
nucleare iraniano per stabilire se tale piano ha scopi militari, come
sostengono gli Stati Uniti, oppure solo pacifici, come invece afferma Teheran.
Alle elezioni per il rinnovo del
Consiglio Legislativo di Hong Kong, la partecipazione al voto è stata positiva
ed i democratici dell’ex colonia britannica hanno ottenuti risultati inferiori
rispetto alle aspettative. Hong Kong è stata restituita alla Cina nel '97, ma
gli accordi fra Londra e Pechino prevedevano per il territorio un limitato
grado di autonomia. Le organizzazioni umanitarie hanno accusato la Cina di aver
creato un “clima intimidatorio” attorno alle consultazioni. Il servizio di Bernardo
Cervellera:
**********
Le elezioni dirette per il
Consiglio legislativo sono state un referendum per la democrazia, segnando un
record di presenze. Ha votato il 53 per cento degli elettori. La massa di
votanti è una sconfitta per Pechino, che mesi fa ha giudicato Hong Kong
immatura per avere il suffragio universale e l’elezione diretta del capo del
governo. Il problema della democrazia ad Hong Kong rimane quindi aperto.
Nessuno capisce perché 3 milioni e mezzo di elettori devono votare per 30 parlamentari,
mentre gli altri 30 sono eletti da un gruppo di 200 mila persone delle
corporazioni del business, del turismo e dei giuristi. I democratici guadagnano
almeno 3 seggi in più rispetto al 2000, ma non hanno la maggioranza al
Parlamento. Pechino e la comunità degli imprenditori avevano riversato contro
di loro una campagna di ingiurie, accuse, scandali, chiamandoli traditori della
patria e piantagrane. Nei giorni scorsi mons. Joseph Zen, il vescovo di Hong
Kong ha chiesto ai cattolici di votare con coraggio. Egli ha anche chiesto ai democratici
a Pechino di lavorare insieme per il bene del territorio.
Per la Radio Vaticana, Bernardo
Cervellera.
**********
Il
governo sudanese deve ancora fare molto per risolvere la situazione dei
rifugiati della martoriata regione del Darfur. E’ quanto ha affermato oggi il
ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, all’ingresso al Consiglio
dell’Unione Europea a Bruxelles. “Sul Sudan abbiamo preso una posizione molto
dura dall’inizio. C’è qualche miglioramento, ma il governo di Khartoum deve
ancora fare molto per rendere il Paese sicuro”, ha detto Straw, aggiungendo che
la questione “sarà posta all’attenzione dell’assemblea generale dell’Onu a New
York”.
In Italia due donne sono morte
questa mattina, a Cuneo, per il deragliamento di un treno. Le vittime sono il
capotreno e una viaggiatrice. Altre 30 persone sono al pronto soccorso, 23
delle quali in gravi condizioni. Le cause dell’incidente, verificatosi in
località Madonna dell’Olmo, sulla tratta Torino-Cuneo, sono da accertare.
Cordoglio alle famiglie delle vittime è stato espresso dal ministro delle
Infrastrutture, Pietro Lunardi, che ha nominato una commissione d’inchiesta.
=======ooo=======