RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 257 - Testo della trasmissione di lunedì 13 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Di fronte ad un mondo che sta perdendo il senso dell’esistenza, i cristiani escano da una fede intimista per annunciare con passione il messaggio liberante di Cristo: così il Papa ai vescovi neozelandesi, giunti a Castel Gandolfo per la visita ad Limina

 

Il profondo cordoglio del Papa per la tragica scomparsa del Patriarca ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa Pietro VII, morto sabato scorso con altre 16 persone in un incidente d’elicottero

 

La contemplazione, la comunione e la missione come strumenti per ridare speranza al genere umano. All’Angelus di ieri il Papa è tornato a parlare dell’urgenza di pace ai nostri giorni, tormentati da tanta violenza: il commento di padre Raniero Cantalamessa.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Firmata ieri a Roma la Carta Europea per le politiche dell’interdipendenza. Il documento fissa le priorità per una nuova convivenza mondiale: intervista con Benjamin Barber

 

Polemiche In Italia dopo gli sbarchi record di clandestini a Lampedusa: ai nostri microfoni padre Bruno Mioli

 

Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa: grande difensore dei poveri, vedeva in loro Cristo stesso

 

Le spoglie di Sant’Agostino per una settimana a Roma dal 7 novembre. Diverse le iniziative organizzate per far conoscere la vita e il pensiero del  vescovo e filosofo africano, a 1650 anni della nascita: ce ne parla padre Pietro Bellini

 

CHIESA E SOCIETA’:

Che Gerusalemme non diventi un museo di pietre e santuari per la visita dei pellegrini, ma continui ad essere una città viva, crocevia di pace tra ebrei, cristiani e musulmani. Questo, il messaggio del cardinale Jean-Louis Tauran nell’incontro di studio conclusosi ieri a Camaldoli

 

I messaggi augurali del Patriarca Bartolomeo e del cardinale Walter Kasper ai partecipanti al XII convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa a Bose, in Piemonte

 

Paura e preoccupazione nell’area occidentale di Cuba per l’arrivo imminente dell’uragano Ivan, che ha già causato 65 morti e danni inestimabili nella regione caraibica

 

Sarà composta da 3 mila soldati la brigata dell’Africa orientale, la nuova forza militare voluta dall’Unione Africana per intervenire rapidamente in caso di conflitti nell’est del continente

 

Continua nella diocesi di Dresda, in Germania, il cammino della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, in pellegrinaggio verso la prossima GMG a Colonia nel 2005

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq almeno 15 morti in un raid americano su Falluja. Il ministro italiano degli Esteri, Franco Frattini, è in Kuwait nel tentativo di ottenere la liberazione delle due volontarie rapite.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 settembre 2004

 

 

DI FRONTE AD UN MONDO CHE STA PERDENDO IL SENSO DELL’ESISTENZA,

I CRISTIANI ESCANO DA UNA FEDE INTIMISTA

 PER ANNUNCIARE CON PASSIONE IL MESSAGGIO LIBERANTE DI CRISTO:

 COSI’ IL PAPA AI VESCOVI NEOZELANDESI,

GIUNTI A CASTEL GANDOLFO PER LA VISITA AD LIMINA

 

E’ oggi più che mai urgente che i cristiani ardano dal desiderio di parlare di Cristo e di farlo vedere ad una umanità che sembra perdere sempre di più il senso dell’esistenza. Questo il messaggio di Giovanni Paolo II ai vescovi neozelandesi giunti stamane a Castel Gandolfo per la visita “ad Limina”. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa sprona i cristiani ad uscire dall’intimismo e da una vita di fede vissuta soltanto all’interno delle proprie comunità. Il mondo – ha detto - ha urgente “bisogno del messaggio liberante di Cristo”. L’annuncio del Vangelo è “un dovere che nessun credente può ignorare”.  La società, permeata da un “esagerato individualismo”, sta sperimentando “le tragiche conseguenze dell’eclissi del senso di Dio”: l’allontanamento dalla Chiesa, lo scardinamento della vita familiare, l’aborto, la prostituzione, una visione della vita che “cerca il piacere e il successo piuttosto che il bene e la saggezza”. “La frattura tra Vangelo e cultura” – ha aggiunto il Pontefice - è ormai radicale e si manifesta come “crisi di senso”. I cristiani sono chiamati a diffondere “con passione lo splendore della verità di Cristo che disperde le tenebre”. Gesù ci invita a non avere paura.

 

“E’ solo contemplando l’insondabile bellezza del destino finale dell’umanità, la vita eterna nel Paradiso, che la moltitudine delle gioie e dei dolori quotidiani possono essere adeguatamente spiegati, rendendo capaci gli uomini ad accogliere le sfide della vita con la fiducia che nasce dalla fede e dalla speranza”. “Il discepolo di Cristo – afferma il Papa – non ha tempo per stare ozioso nelle piazze”. Ma anzi deve ardere dal “desiderio di parlare di Cristo e di farlo vedere al mondo”: nelle case, nelle scuole, negli ambienti di lavoro, dovunque. Per questo il cristiano anzitutto deve vivere la sua fede in modo coerente. Il Papa qui fa sua la preoccupazione dei vescovi neozelandesi riguardo l’osservanza della Messa domenicale che sta venendo meno tra i fedeli. La domenica - osserva Giovanni Paolo II –  è “il supremo giorno della fede” e “il giorno della speranza cristiana”: sempre di più invece si sta trasformando nel concetto popolare di weekend ed è dominata unicamente dal divertimento e dallo sport. La conseguenza è che le persone restano intrappolate in una ricerca di novità senza senso. Attraverso questa strada non si giungerà mai a fare esperienza della “freschezza dell’acqua viva di Cristo”.

 

Quindi Giovanni Paolo II lancia un nuovo appello a difendere” la santità e l’unicità del matrimonio”, che non può essere equiparato ad “altre forme di coabitazione”, ed esprime il suo vivo apprezzamento per le scuole cattoliche neozelandesi che forniscono uno straordinario contributo alla evangelizzazione della cultura.

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IL DOLORE DEL PAPA PER LA TRAGICA SCOMPARSA DEL PATRIARCA ORTODOSSO

DI ALESSANDRIA  E DI TUTTA L’AFRICA, PIETRO VII.

NEL TELEGRAMMA IL PAPA RICORDA IN PARTICOLAR MODO IL SUO IMPEGNO

PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI E PER LA PACE NEL MONDO

- A cura di Barbara Castelli -

 

“Ricordo con gratitudine il nostro fraterno scambio di lettere, la nostra vicinanza spirituale”, la partecipazione ad eventi come la Giornata mondiale per la pace di Assisi nel 2002 ed ancora il suo “costruttivo contributo nel dialogo tra le Chiese” sorelle sul cammino dell’unità, “nell’ambito della Commissione mista”. Con queste parole, in un telegramma indirizzato al Santo Sinodo del Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria, Giovanni Paolo II ha espresso oggi il proprio rammarico per la scomparsa del Patriarca ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa, Pietro VII, morto sabato mattina, insieme con altre 16 persone, in un incidente di elicottero. Il velivolo, sul quale viaggiavano anche altri religiosi, è precipitato nell’Egeo, a una trentina di chilometri dalla penisola che ospita i monasteri del Monte Athos. Ancora ignote le cause del disastro. Il Papa esprime tutta la sua vicinanza al Patriarcato di Alessandria in questo momento di dolore, invocando la grazia di Dio per questi suoi fedeli servi.

 

 

LA CONTEMPLAZIONE, LA COMUNIONE E LA MISSIONE COME STRUMENTI

PER RIDARE SPERANZA AL GENERE UMANO.

 ALL’ANGELUS DI IERI IL PAPA E’ TORNATO A PARLARE DELL’URGENZA DI PACE

 AI NOSTRI GIORNI, TORMENTATI DA TANTA VIOLENZA

- Intervista con padre Raniero Cantalamessa -

 

Dinanzi alle “sconvolgenti esplosioni di violenza” dei nostri giorni, i cristiani sono chiamati ad “essere generosi testimoni del lieto annuncio evangelico, per ridare speranza all’odierna società, in cerca di pace”. Questo, in sintesi, l’invito espresso ieri da Giovanni Paolo II nel corso dell’Angelus, nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Ma come i fedeli possono concretamente trasformarsi in germogli di speranza? Barbara Castelli lo ha chiesto al teologo padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

 

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R. – Le parole di Gesù operano quello che significano. Quando Lui dice “non abbiate paura”, quindi, offre ai credenti una forza interiore, una certezza, uno sguardo così ampio da permettere di relativizzare anche le cose umanamente più atroci, come quelle che stiamo vivendo. Ci sono momenti nella Bibbia che assomigliano un po’ ai nostri giorni. Ho presente, ad esempio, in questo momento il profeta Abacuc. I caldei stanno per fare irruzione, il profeta non capisce e si lamenta con Dio: “E’ vero che abbiamo peccato, ma Tu punisci il peccato con un peccato ancora maggiore”. Ed è qui che il Signore fa ascoltare quella parola che risuona fino ai nostri giorni attraverso San Paolo: “Sussisterà chi ha fede, perché il giusto vive per la sua fede”. Quello che il Vangelo ha da offrire ai nostri giorni è una cosa difficile, ma preziosa: la fede.

 

D. – Ancora una volta Giovanni Paolo II ha affidato all’amore materno di Maria il genere umano, una consegna che il Papa non si stanca mai di operare?

 

R. – La nostra esperienza, la nostra storia dice che nei momenti più difficili la cristianità, la Chiesa, ha spontaneamente sempre rivolto lo sguardo a Maria. Io credo, però, che di Maria in questo momento dovremmo tener presente soprattutto un aspetto: il suo silenzio. Forse la cosa che impressiona di più nel film “La Passione di Cristo” di Mel Gibson è proprio questo silenzio di Maria, che accompagna le cose atroci che vede e che vive il Figlio con questo atteggiamento di forza e di silenzio. Quando l’orrore, come quello che viviamo noi, per esempio dopo i fatti di Beslan, va oltre le forze umane, io credo che le parole ad un certo momento debbano cedere il posto al silenzio, che diventa più eloquente delle parole. Con questo moltiplicare troppo le parole, come sta avvenendo anche in Italia, a livello politico e dei mass media, sembra che ognuno voglia scaricare la propria coscienza. Forse il cristiano deve fare qualcosa di meglio, come Maria: in silenzio adorare i misteriosi disegni di Dio.

 

D. – Ricordando il recente incontro di Loreto, il Papa ha riacceso l’attenzione del fedele su tre principi chiave: la contemplazione, la comunione e la missione. Il fedele come può mettere in pratica nella vita di tutti i giorni queste tre priorità?

 

R. – Ecco, mi piace insistere sulla prima parola, la contemplazione, che è proprio questo atteggiamento di cui parlavo. Occorre sfuggire alla “rissa delle lingue”, come la chiama la Bibbia, e concentrare lo sguardo – contemplare significa questo – su Colui che attraverso tutte le vicissitudini non cambia, non si muove: l’Immobile.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze a Castel Gandolfo anche il professor Aurelian Bondrea, rettore dell'Università "Spiru Haret" di Bucarest, in Romania, e l’arcivescovo Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, col vescovo Josef Clemens, segretario del medesimo dicastero.

  

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"Vegli Maria sull'umanità" è il titolo che apre la prima pagina: nella festa del Nome di Maria, Giovanni Paolo II si fa voce dell'accorata aspirazione ad un mondo di giustizia e di pace colta durante il pellegrinaggio di una settimana fa a Loreto con l'Azione Cattolica Italiana.

Sempre in prima, in rilievo, quanto ha ancora sottolineato il Papa: "All'Azione Cattolica guardo con grande fiducia".

 

Nelle vaticane, nel discorso ai vescovi della Conferenza episcopale di Nuova Zelanda il Santo Padre ha affermato con forza che vita familiare minata, aborto, ricerca del piacere e del successo sono le tragiche conseguenze dell'eclissi del senso di Dio nella società.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq, dove imperversano sanguinosi combattimenti e scontri.

Grecia: cordoglio per la morte del Patriarca ortodosso di Alessandria. Il telegramma del Santo Padre.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Pietro Addante dal titolo "Cristianesimo senza teodicea?": il quinto Corso dei "Simposi Rosminiani" a Stresa.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'articolo dal titolo "Ultimatum scaduto in Iraq: ore d'angoscia per la sorte delle due volontarie".

Il Ministro degli esteri Frattini in missione nel Golfo.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 settembre 2004

 

 

FIRMATA IERI A ROMA LA CARTA EUROPEA PER LE POLITICHE DELL’INTERDIPENDENZA.

IL DOCUMENTO FISSA LE PRIORITA’ PER UNA NUOVA CONVIVENZA MONDIALE

- Intervista con Benjamin Barber -

 

Dialogo interculturale e religioso, cooperazione internazionale, libera circolazione delle persone, diritto di voto ai cittadini stranieri, accesso all’acqua potabile e diritto alla salute per tutti. Sono alcuni principi chiave contenuti nella Carta Europea per le politiche dell’Interdipendenza. Il documento, messo a punto dal Comune di Roma, Acli, Legambiente, Comunità di Sant'Egidio, Movimento dei Focolari e Civ-World, è stato firmato ieri a Roma, in occasione della celebrazione della seconda giornata dell’Interdipendenza. “Per risolvere le disuguaglianze e gli orrori che affliggono il mondo – scrive il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per l’occasione – non basta semplicemente la cooperazione di governi lungimiranti, ma è necessario che uomini e donne di tutti i Paesi sviluppino una loro percezione di essere cittadini nel mondo”. Ma cosa significa in concreto il termine ‘interdipendenza’? Gabriella Ceraso ha girato la domanda al politologo americano Benjamin Barber:

 
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R. – WELL, OF COURSE, I COME FROM A COUNTRY …          

Ovviamente, va tenuto presente che io vengo da un Paese, gli Stati Uniti, che da 225 anni si basa sulla premessa che indipendenza, giustizia, felicità e sicurezza vadano di pari passo; che se le persone volevano essere giuste, democratiche e sicure, dovevano essere indipendenti. Noi abbiamo una Dichiarazione d’Indipendenza. E tutti gli Stati nazionali – Italia, Francia, Cina – partono dagli stessi presupposti. Ma quello che voglio dire è che oggi questa premessa di indipendenza non è più sufficiente, che per un Paese non esistono allo stesso tempo giustizia e sicurezza; che finché i bambini di Baghdad sono affamati ed arrabbiati, i bambini di New York non possono dormire tranquilli nei loro letti. Interdipendenza significa che noi possiamo creare un mondo che sia sicuro per tutti, oppure un mondo che non è sicuro per nessuno.

 

D. – Lei nutre speranze positive, nonostante gli eventi recenti di violenze e di terrorismo crescente?

 

R. – WELL, TERRORISM IS A SYMPTOM …

Il terrorismo è sintomo di una malattia nascosta, ma la buona notizia è che qui in Europa, dove per 300 anni le singole Nazioni si sono fatte la guerra e hanno compiuto genocidi una nei riguardi dell’altra, oggi si riconosce francamente l’interdipendenza. La Francia, l’Italia, la Spagna, la Germania, l’Inghilterra, tutte nazioni che sono state in guerra l’una contro l’altra per millenni, oggi vivono una condizione di interdipendenza civile ed economica. Ecco che l’Europa dimostra come l’interdipendenza sia un principio politico fattibile e realistico, sempre che i singoli individui abbiano la volontà di realizzarla. Quello che manca oggi, in alcuni Paesi come gli Stati Uniti, è proprio questa volontà. Noi stiamo cercando di costruire proprio questa volontà politica per attuare una sempre maggiore interdipendenza.

 

D. – Signor Barber, quale ruolo ha o potrebbe avere la Chiesa nella vostra iniziativa?

 

R. – THE CATHOLIC CHURCH …

Negli ultimi decenni, la Chiesa cattolica è diventata una sorta di ‘modello’ nell’impegno di riconoscere ed accettare l’interdipendenza dei popoli. Ovviamente, tutte le religioni guardano sostanzialmente all’anima, non tanto ai cittadini. L’anima non riconosce frontiere e la Chiesa cattolica ha lavorato in tutto il mondo allo scopo di creare una comunità interdipendente. Quei gruppi con i quali noi collaboriamo, in particolar modo, cioè Sant’Egidio e i Focolari, rappresentano organizzazioni che hanno lavorato superando ogni frontiera proprio per formare la volontà, per formare la comunità e per far crescere il dialogo interreligioso. La Chiesa ha un ruolo formidabile, soprattutto perché uno dei problemi di oggi è che alcune piccole minoranze di zeloti e fanatici religiosi – non solo musulmani: ci sono anche protestanti fanatici, ebrei fanatici, indù fanatici – hanno distorto le religioni trasformandole in una premessa che giustifichi guerra e terrorismo, mentre, invece, tradizionalmente le grandi religioni del mondo hanno levato la loro voce in favore di un’umanità comune e di una fede comune. Credo che la Chiesa cattolica e il Papa abbiano svolto un’opera importantissima per rendere la religione cattolica una forza in funzione dell’unità tra i popoli.

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POLEMICHE IN ITALIA

DOPO GLI SBARCHI RECORD DI CLANDESTINI A LAMPEDUSA

- Intervista con padre Bruno Mioli -

 

Saranno completati nella serata di oggi i trasferimenti di immigrati da Lampedusa. L’isola si trova in piena emergenza dopo l’arrivo di quasi 800 clandestini avvenuto tra sabato notte e ieri mattina. E si riaccende la polemica sugli sbarchi sulle nostre coste mentre il ministero degli esteri italiano ha convocato l’ambasciatore libico per sollecitare una maggiore collaborazione. Il servizio di Ignazio Ingrao

 

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Sono già 12.500 gli immigrati arrivati in Sicilia dall’inizio dell’anno ed è ancora vivo il ricordo della tragedia avvenuta lo scorso 8 agosto quando 28 immigrati sono morti di stenti e di sete durante la traversata verso l’isola di Lampedusa. Di fronte a questa nuova ondata di sbarchi c’è chi paventa il rischio di un’invasione programmata dal Nord Africa. Abbiamo chiesto a padre Bruno Mioli, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati e profughi della Fondazione Migrantes, come giudica questi timori:

 

R. – Che si tratti di una programmazione da parte dei Paesi di esodo è ben difficile dimostrarlo. La programmazione non è altro che l’istinto di sopravvivenza di tanta gente disperata che tenta il tutto per tutto anche con la chiara previsione di consegnarsi in mano a queste cosche malavitose che possono portare, in qualche modo, a termine il loro progetto.

 

D. - Occorre un maggior controllo da parte dei Paesi di partenza?

 

R. – L’Italia ha il diritto di chiedere e pretendere un maggior controllo da parte dei Paesi della sponda opposta del Mediterraneo. A riguardo della Libia, si può benissimo fare l’ipotesi che non sia semplicemente impotente, al momento attuale, di effettuare questo controllo, ma che veramente lasci correre in modo tale da avanzare altre richieste verso l’Europa.

 

D. - Come valuta l’atteggiamento dell’Unione Europea di fronte a questa emergenza?

 

R. – Io credo che occorra un intervento di carattere legislativo, cioè attraverso una direttiva esplicita. L’Italia dovrebbe fare una concertazione con gli altri Paesi dell’Unione Europea che guardano direttamente verso il Mediterraneo - intendo dire con Malta e con la Spagna -, fare una pressione comune verso l’Unione Europea perché si assuma, se non altro, il carico finanziario di questo enorme problema.

 

D. - I centri di accoglienza traboccano in attesa di rimpatriare i clandestini, ma intanto gli imprenditori hanno bisogno di manodopera al Nord. Occorre modificare la legislazione?

 

R. – Si continua a tamponare evadendo il discorso di fondo, cioè quegli interventi di aiuto, di sostegno ai Paesi subsahariani che fanno questa forte pressione migratoria. Certo l’Italia potrebbe allargare anche le possibilità di ingresso regolare proprio in base a queste richieste del nostro mercato di lavoro. 29 mila ingressi per il 2004, ma di questi la quasi totalità riguarda alcuni Paesi con i quali è stato fatto questo accordo bilaterale. Per gli altri Paesi, per esempio per quelli subsahariani, o anche per l’Est europeo, come l’Ucraina, non si è provveduto per niente e si è chiusa quasi completamente la porta d’ingresso.

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OGGI LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO,

VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA:

GRANDE DIFENSORE DEI POVERI, VEDEVA IN LORO CRISTO STESSO

- Il servizio di Rosa Praticò -

 

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Spirito cristiano e filantropia ellenica, rigore morale e senso pratico, insieme nella figura eccezionale di un Santo che della imitazione di Cristo fece la sua massima di vita. Sacerdote di Antiochia prima e grande patriarca di Costantinopoli nel 397, San Giovanni Crisostomo, termine greco che significa “bocca d’oro”, è il patrono dei predicatori cristiani. Poco incline alla speculazione fine a se stessa seppe infondere alla sua incredibile capacità oratoria intelligenza, cuore e semplicità. Esempi, paragoni e digressioni sui temi di interesse comune animavano le sue omelie trasformate in efficaci esortazioni morali ed ascetiche, vivo dialogo tra il pastore e i fedeli. In particolare puntò il dito contro la mondanità e lo sfarzo del clero del tempo bandendo il lusso e la solennità dei ricevimenti. Questo gli valse diversi nemici. Primo fra tutti il vescovo di Alessandria Teofilo che, con la complicità della imperatrice Eudossia, gli fece assaporare, se pure per poco, l’esilio. San Giovanni, infatti, non era abbastanza diplomatico per far fronte agli intrighi dei ricchi e dei potenti. Era semplicemente il difensore dei diseredati, di cui sostenne con insistenza la dignità e i diritti e da cui fu sempre profondamente amato. Di fronte ai poveri – diceva - non si possono preferire gli ornamenti superflui delle chiese e la suppellettile preziosa del culto divino; al contrario, potrebbe essere obbligatorio vendere questi beni per dar pane, bevanda, vestito e casa a chi ne è privo: parole, queste, riprese anche da Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Sollecitudo rei socialis”. San Giovanni Crisostomo così spiegava il suo invito:

 

“Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l’affamato e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane”.

 

Parole intense, dettate da una fede straordinaria che gli permise di sopportare con tenacia persecuzioni e ingiustizie.  Anche se tutto  il mondo è sconvolto – dice San Giovanni Crisostomo – non temo nulla: né morte, né esilio, né confisca di beni, perché Gesù è la mia sicurezza e la mia difesa. Lui è la mia roccia.

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LE SPOGLIE DI SANT’AGOSTINO PER UNA SETTIMANA A ROMA.

DIVERSE LE INIZIATIVE ORGANIZZATE PER FA CONOSCERE LA VITA E IL PENSIERO

DEL NOTO VESCOVO E FILOSOFO AFRICANO, A 1650 ANNI DELLA NASCITA

- Intervista con padre Pietro Bellini -

 

Le spoglie di Sant’Agostino a Roma. Per celebrare i 1650 anni dalla sua nascita, le reliquie giungeranno da Pavia nella Capitale il 7 novembre prossimo e per una settimana resteranno nella chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio. L’Ordine agostiniano ha organizzato diversi momenti per far conoscere il pensiero e la vita del grande vescovo e filosofo africano, che è stato anche uno dei padri del monachesimo in Occidente. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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E’ nato 17 secoli fa, ma il suo pensiero è vivo ancora oggi: nella cultura contemporanea, nella dottrina della Chiesa cattolica e nella ricerca del vero. Gli ha dato i natali, il 13 novembre 354, un’Africa florida e un po’ ribelle all’Impero Romano: Sant’Agostino ne ha ereditato la vivacità. Quest’anno ricorre il 1650.mo anniversario della sua nascita e l’Ordine agostiniano lo ricorderà con una settimana di eventi a Roma, in Italia. Le reliquie del vescovo di Ippona, custodite dal 725 a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro per volere di Liutprando, saranno esposte dal 7 al 15 novembre prossimi nella chiesa di Sant’Agostino in Campo Marzio. Ogni giornata sarà dedicata ad alcuni dei temi per i quali il noto dottore della Chiesa si è speso in scritti e dispute. Sono previste mostre, un convegno, letture commentate delle opere e l’esposizione dell’edizioni in latino e italiano appena ultimate dalla casa editrice Città Nuova. L’urna con le spoglie di Sant’Agostino sarà ospitata anche nella Cappella privata del Papa e ad Ostia, che lo ha recentemente proclamato suo Patrono. La provincia agostiniana d’Italia ha scelto a far da sfondo alla settimana lo slogan “Sant’Agostino tra noi”. Ne abbiamo chiesto il significato al priore provinciale padre Pietro Bellini:

 

R. – Agostino in mezzo a noi, perché alla sua dottrina si ispira, in modo particolare, l’ecclesiologia del Vaticano II. Credo che il tempo che la società civile e la società cristiana stanno vivendo oggi si accosti molto bene a quello che ha vissuto Sant’Agostino.

 

D. – Che cosa può dare ancora oggi Agostino alla Chiesa?

 

R. – Può insegnare alla Chiesa che cosa la Chiesa deve essere, che percezione deve avere di se stessa; quindi, una Chiesa come comunione, come popolo di Dio, che cammina insieme, che sfida il tempo, che sfida le difficoltà. Soltanto attraverso l’unità la Chiesa può presentarsi come presenza storica di Cristo e della salvezza di Gesù.

 

D. – Che cosa proporranno gli agostiniani nella settimana dal 7 al 15 novembre?

 

R. – Noi vorremmo avvicinare questa figura così eminente nella Chiesa alla gente comune, alla gente che ha bisogno di guardare dentro se stessa, alla gente che ha bisogno di trovare pace nella famiglia, alla gente che vuol capire perché le cose vanno in questo modo.

 

D. – Che cosa potrebbe lasciare Agostino a Roma?

 

R. – Credo che Agostino possa lasciare la vivacità del suo messaggio, l’entu-siasmo della sua esperienza, l’amore appassionato a Cristo, alla Chiesa, al popolo in genere, all’umanità. Quest’uomo appassionato che cerca la verità, che non la trova, fa fatica a vedere chiaro nella sua mente, nella sua vita ... L’uomo di oggi, che è l’uomo di sempre, sta cercando la verità a qualunque livello e in qualunque situazione. Credo che vivacizzare questa ricerca della verità sia il dono più bello che Sant’Agostino possa fare ancora oggi alla Chiesa di Roma e, in generale, a tutta l’umanità.

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CHIESA E SOCIETA’

13 settembre 2004

 

 

CHE GERUSALEMME NON DIVENTI UN MUSEO DI PIETRE E SANTUARI

PER LA VISITA DEI PELLEGRINI, MA CONTINUI AD ESSERE UNA CITTÀ VIVA,

CROCEVIA DI PACE TRA EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI. QUESTO, IL MESSAGGIO

DEL CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN NELL’INCONTRO DI STUDIO DELLA RIVISTA

“IL REGNO” SUL TEMA “DOVE DIMORA IL TUO NOME, GERUSALEMME?”,

CONCLUSOSI IERI A CAMALDOLI, IN PROVINCIA DI AREZZO

 

CAMALDOLI. = “Gerusalemme, fulcro di una possibile soluzione della controversia israelo-palestinese; Gerusalemme, città della pace, elemento di unione e di pacificazione tra arabi e israeliani, tra ebrei, cristiani e musulmani”. Con la relazione dedicata a “Gerusalemme, crocevia della pace!” il cardinale Jean-Louis Tauran, per 13 anni segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, ha aperto l’ultima giornata di lavori dell’incontro di studio della rivista Il Regno sul tema “Dove dimora il tuo Nome, Gerusalemme?”, organizzato presso il monastero di Camaldoli, in provincia di Arezzo, dal 10 al 12 settembre. Il porporato ha illustrato la convinzione della Santa Sede che “per salvaguardare il carattere sacro e unico di Gerusalemme sia necessario elaborare uno statuto speciale per le parti più sacre della città (cioè i luoghi santi delle tre religioni), internazionalmente garantito” e ne ha ripercorso la genesi storica attraverso i pontificati di Pio XII, Paolo VI, e naturalmente Giovanni Paolo II, che vi ha impresso una sua propria impronta, legando la questione dei “luoghi” alle garanzie per le comunità che vi abitano. In sintesi, tre sono le preoccupazioni della Santa Sede, secondo il cardinale Tauran: la salvaguardia del carattere sacro di Gerusalemme; la sopravvivenza delle comunità religiose e in particolare della comunità cattolica; la pace in Terra Santa. “Vi sono pochissimi altri casi nella storia del diritto internazionale - ha concluso con grande convinzione il porporato - in cui religione e politica sono così strettamente intessute. I papi sono stati consapevoli che Gerusalemme offre un’immagine di tre mondi e che nessuna delle tre religioni monoteiste deve vantare una piena egemonia sulla città. Ciò che si deve evitare è che questa Città santa diventi un museo di pietre e di santuari, per la visita dei pellegrini. Per le Chiese cristiane, in particolare, è preoccupante il fenomeno dell’emigrazione dei cristiani: per noi i santuari sono e debbono essere immersi in comunità viventi, con le proprie scuole, ospedali, artigianato, ecc. Se a seguito di un lento ma continuo esodo le comunità cristiane dovessero scomparire, Gerusalemme diventerebbe come il Colosseo a Roma. E se siamo qui, è proprio per evitare questa sciagura!”. E si terrà proprio a Gerusalemme, e non più a Camaldoli, la 25.ma edizione del Colloquio ebraico-cristiano, fissata per la fine di novembre: lo ha annunciato ieri il superiore generale dei Camaldolesi, padre Emanuele Bargellini. (R.M.)

 

 

I MESSAGGI AUGURALI DEL PATRIARCA BARTOLOMEO E DEL CARDINALE WALTER KASPER AI PARTECIPANTI AL 12.MO CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE

DI SPIRITUALITA’ ORTODOSSA A BOSE, IN PIEMONTE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

BOSE. = La prima giornata del 12.mo Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, apertasi a Bose con la prolusione del priore della comunità monastica, Enzo Bianchi, è stata caratterizzata dai messaggi augurali del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. “L’ininterrotta consuetudine degli incontri spirituali di Bose – ha scritto Bartolomeo I – apporta certamente un grande profitto spirituale a tutti quelli che vi partecipano. Il monachesimo del Monte Athos ha costituito certamente un punto di riferimento per le Chiese ortodosse in ogni luogo e in particolare per i loro monaci, che guardano alla maestosa figura di Sant’Atanasio quale loro iniziatore spirituale”. Vogliamo precisare che il tema dell’incontro di Bose verte per l’appunto su “Atanasio e il monachesimo al Monte Athos”. I lavori dureranno fino a mercoledì. Seguirà, a partire da giovedì, un altro convegno su: “La preghiera di Gesù nella spiritualità russa del XIX secolo”. Dal canto suo, il cardinale Walter Kasper, nel suo messaggio, dopo aver ricordato alcuni importanti eventi recenti nelle relazioni ecumeniche tra Roma e le Chiese ortodosse, come la visita di Bartolomeo al Papa e la consegna dell’icona della Madonna di Kazan al Patriarca Alessio, ha messo l’accento su quel costante interesse e quella vigile attenzione che devono caratterizzare ogni vero incontro nell’amore tra cristiani impegnati nella ricerca della piena visibile unità. L’apertura dei lavori è stata purtroppo segnata dalla triste notizia della morte del Patriarca di Alessandria, Petros VII, precipitato sabato scorso con l’elicottero che lo portava al Monte Athos. Il Convegno di Bose vede raccolti insieme monaci e cristiani d’Oriente e d’Occidente, uniti nella ricerca dell’unità nel nome di Cristo.

 

 

EVACUATE PIU’ DI 1 MILIONE E 600 MILA PERSONE DALL’AREA OCCIDENTALE DI CUBA PER L’ARRIVO IMMINENTE DELL’URAGANO IVAN CHE HA GIA’ CAUSATO 65 MORTI

E DANNI INESTIMABILI NELLA REGIONE CARAIBICA.

LA PROSSIMA DESTINAZIONE POTREBBE ESSERE LA FLORIDA

-                     A cura di Roberta Moretti –

 

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L’AVANA. = Più di 1 milione 600 mila persone, di cui 7 mila turisti, sono state evacuate a Cuba, dall'area occidentale dell'isola per l’arrivo imminente dell’uragano Ivan, che ha già provocato almeno 65 morti e danni inestimabili nella regione caraibica, in particolare a Grenada e in Giamaica. Ivan ha raggiunto “forza 5”, la massima della scala di Safir-Simpson, con venti che raggiungono i 260 chilometri orari. Soltanto il 20 per cento delle persone evacuate sono state sistemate in luoghi pubblici, l'altro 80 per cento ha chiesto ospitalità ad amici e parenti. Secondo i meteorologi, Ivan colpirà nelle prossime ore la provincia occidentale di Pinar del Rio per poi abbattersi con tutta la sua potenza devastante nel centro di Cuba e all'Avana, dove già si registrano forti raffiche di vento, che toccano i 117 chilometri orari. I voli internazionali sono stati annullati e i trasporti marittimi e ferroviari sospesi fino a nuovo ordine. Il direttore dell'Istituto cubano di Meteorologia, Josè Rubiera, ha definito l’uragano “gigantesco”, con un diametro di 500 chilometri. Ieri, Ivan si è abbattuto sulle isole Cayman, con venti a 240 chilometri orari, piogge torrenziali e onde enormi. L'aeroporto di Grand Cayman è stato sommerso. Le previsioni non sono riuscite a individuare con esattezza dove l'uragano, una volta passato per Cuba, colpirà gli Stati Uniti, anche se è probabile che si abbatta sulla Florida Panhandle, nel Nord-Est dello Stato americano. Due settimane fa la stessa Florida era stata colpita da un altro tifone, Frances, che ha causato danni per più di 11 miliardi di dollari.

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SARA’ COMPOSTA DA 3 MILA SOLDATI LA BRIGATA DELL’AFRICA ORIENTALE,

LA NUOVA FORZA MILITARE VOLUTA DALL’UNIONE AFRICANA

PER INTERVENIRE RAPIDAMENTE IN CASO DI CONFLITTI NELL’EST DEL CONTINENTE

 

KIGALI. = Sarà composta da 3 mila soldati, provenienti da 11 Paesi, la Brigata dell’Africa orientale che, insieme ad altre quattro forze militari di nord, sud, centro ed ovest del continente, costituirà parte della Forza d'intervento rapido voluta dall’Unione Africana (UA) per intervenire in caso di conflitti con operazioni di 'peacekeeping' o di interposizione. I capi di Stato di 11 Paesi africani si sono accordati venerdì scorso nella capitale ruandese, Kigali, sulla composizione di questa brigata che sarà operativa al più presto. Il quartier generale della nuova forza sarà ad Addis Abeba, in Etiopia e la segreteria a Nairobi, in Kenya. Il comando della brigata ruoterà con cadenza annuale in base all'ordine alfabetico dei Paesi che hanno aderito. In giugno i Paesi dell'Africa occidentale erano arrivati a un accordo analogo per un contingente di 6 mila e 500 uomini. La forza militare d'intervento rapido è una delle priorità dell'Unione Africana e insieme al Consiglio per la pace e la sicurezza creato lo scorso maggio, e studiato sulla falsariga del Consiglio di sicurezza dell'Onu, dovrebbe fornire uno strumento per intervenire politicamente e fisicamente bloccando sul nascere i conflitti del continente. (R.M.)

 

 

CONTINUA NELLA DIOCESI DI DRESDA, IN GERMANIA,

IL CAMMINO DELLA CROCE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’,

IN PELLEGRINAGGIO VERSO LA PROSSIMA GMG A COLONIA NEL 2005

 

DRESDA. = Prosegue la “marcia” di avvicinamento della croce, donata dal Santo Padre ai giovani, verso la Giornata mondiale della gioventù di Colonia del 2005. Dal 5 settembre ad oggi, la croce è stata ospitata dalla diocesi di Dresda nel suo “pellegrinaggio della riconciliazione” verso la ventesima Gmg. Si tratta, ricordano i giovani cattolici di Korazym, di una semplice croce di legno consegnata 20 anni fa dal Papa alle nuove generazioni come “segno della riconciliazione”. Da quel momento viaggia attraverso il mondo e unisce i grandi appuntamenti delle Giornate mondiali della gioventù. Come segno precursore del prossimo appuntamento di Colonia, la croce è in viaggio dalla domenica delle Palme del 4 aprile 2004 attraverso la Germania, accompagnata dall'icona della Madre di Dio. (R.M.)

 

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24 ORE NEL MONDO

13 settembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, almeno 15 persone sono rimaste uccise, stamani, in seguito ad un ennesimo attacco compiuto dalle forze americane su Falluja. L’operazione militare, condotta con l’impiego di carri armati, di aerei e dell’artiglieria è scattata all’alba e ha colpito l’area dove si trova l’ospedale. Nella notte un altro bombardamento compiuto dall’aviazione statunitense sulla città sunnita ha causato, inoltre, il ferimento di dodici persone. Sullo scenario iracheno ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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Commentando la difficile situazione irachena il premier Iyad Allawi ha dichiarato che gli attentati della guerriglia hanno provocato, finora, più di tremila morti e dodicimila feriti. Il primo ministro ha anche assicurato che, malgrado l’interminabile catena di attentati, le elezioni si svolgeranno, come previsto, nel mese di gennaio. La consultazione – ha aggiunto – potrebbe subire un rinvio solo in alcune città. E per garantire un’adeguata cornice di sicurezza nel Paese arabo, dove ieri la guerriglia ha ucciso tre soldati polacchi ad Hilla, il presidente della Polonia, Kwasniewski, ha detto che il governo di Varsavia non ritirerà il proprio contingente. Dall’Iran, intanto, l’ayatollah Ali Khamenei, ha chiamato oggi il mondo musulmano all’unità e a “resistere in ogni luogo e in ogni forma” di  fronte all’arrogante aggressione in atto contro l'Islam. Nel drammatico capitolo relativo agli ostaggi continua l’angoscia e l’attesa per la sorte delle volontarie italiane rapite in Iraq con due collaboratori locali. L’ultimatum dei presunti sequestratori di Simona Pari e Simona Torretta è scaduto. Ma sul messaggio diffuso via internet ci sono molti dubbi. Per favorire il rilascio delle due operatrici umanitarie, il ministro degli Esteri Franco Frattini, è arrivato stamani in Kuwait per una missione nella regione del Golfo. Cresce la preoccupazione anche per i due giornalisti francesi sequestrati dal sedicente ‘Esercito islamico’, lo stesso gruppo che ha rapito e ucciso Enzo Baldoni. Il ministro degli Interni, Dominique de Villepin, ha dichiarato che i due reporter “sono vivi”. Ma ha anche affermato che “il contesto è estremamente difficile perché a Baghdad si intensificano i combattimenti”. Da rimarcare, infine, che il giudice Nueim al-Okeili, al quale era stata assegnata la presidenza del tribunale speciale che dovrà processare Saddam Hussein e 11 suoi fedelissimi, ha rinunciato all’incarico ufficialmente per motivi personali. Ma secondo gli osservatori la decisione è stata presa per ragioni legate alla sicurezza.

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La lotta al terrorismo e la situazione in Iraq saranno alcuni dei temi dell’incontro di oggi pomeriggio a Madrid tra il premier spagnolo Rodriguez Zapatero, il presidente francese Jacques Chirac ed il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Durante il Vertice si parlerà anche del Patto di Stabilità e della Costituzione europea sulla quale Francia e Spagna sono pronte al referendum. La stampa spagnola ha sottolineato che l’odierno incontro segna formalmente l’inizio di una nuova fase politica europea e internazionale di Madrid con il suo ritorno, come ha detto Zapatero, al “cuore dell’Europa”.

 

In Afghanistan 22 talebani sono morti in seguito a furiosi scontri con le forze americane. I combattimenti sono avvenuti nella provincia meridionale di Zabol, roccaforte della resistenza al governo di Kabul. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha condannato, intanto, gli attacchi di ieri, avvenuti nella provincia di Herat, contro uffici dell’Onu. Annan ha anche ribadito l’impegno delle Nazioni Unite a sostenere il processo di pace nel Paese.

 

“Occorre una radicale ricostruzione del potere dello Stato nel Paese”. Lo ha dichiarato oggi il presidente russo, Vladimir Putin, in un incontro al Cremlino con tutti i capi della Federazione russa, dei ministeri e dei servizi di sicurezza. Durante il Vertice è stato affrontato anche il delicato tema del terrorismo. “I terroristi – ha spiegato Putin - devono essere stanati nei loro stessi covi e, se necessario, devono essere attaccati anche all'estero”. Intanto, oggi riaprono le scuole in Ossezia del Nord, dove invece rimarranno chiuse fino a mercoledì prossimo le porte dell’istituto di Beslan, recente teatro del tragico sequestro di circa 1200 ostaggi. L’esecutivo di Mosca parla di risarcimento per le vittime.

 

In Medio Oriente, un membro dell’ala militare di Hamas, ferito in un raid aereo israeliano lo scorso 7 settembre, è morto oggi a Gaza. Sul piano politico, il ministro delle Finanze israeliane Benjamin Netanyahu ha chiesto, intanto, di indire un referendum nazionale sul progetto del governo di ritirare soldati e coloni dalla Striscia di Gaza.

 

Un’esplosione finalizzata a demolire parte di un montagna per consentire la costruzione di una centrale idroelettrica. E’ questa la spiegazione ufficiale fornita dalla Corea del nord per l’esplosione avvenuta giovedì scorso nel nord del Paese. La deflagrazione, che ha formato nell’aria un fungo di quattro chilometri fotografato dai satelliti, aveva inizialmente fatto pensare ad un test nucleare.

 

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) non ha stabilito una scadenza entro la quale completare la propria inchiesta sul programma nucleare iraniano. Ad affermarlo è stato il direttore generale dell’AIEA, Mohammed El Baradei. “Si tratta di un processo aperto”, ha spiegato in apertura di una riunione del Consiglio dei governatori, l’esecutivo dell’AIEA. L’agenzia dell’Onu sta indagando da febbraio 2003 sul programma nucleare iraniano per stabilire se tale piano ha scopi militari, come sostengono gli Stati Uniti, oppure solo pacifici, come invece afferma Teheran.

 

Alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Legislativo di Hong Kong, la partecipazione al voto è stata positiva ed i democratici dell’ex colonia britannica hanno ottenuti risultati inferiori rispetto alle aspettative. Hong Kong è stata restituita alla Cina nel '97, ma gli accordi fra Londra e Pechino prevedevano per il territorio un limitato grado di autonomia. Le organizzazioni umanitarie hanno accusato la Cina di aver creato un “clima intimidatorio” attorno alle consultazioni. Il servizio di Bernardo Cervellera:

 

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Le elezioni dirette per il Consiglio legislativo sono state un referendum per la democrazia, segnando un record di presenze. Ha votato il 53 per cento degli elettori. La massa di votanti è una sconfitta per Pechino, che mesi fa ha giudicato Hong Kong immatura per avere il suffragio universale e l’elezione diretta del capo del governo. Il problema della democrazia ad Hong Kong rimane quindi aperto. Nessuno capisce perché 3 milioni e mezzo di elettori devono votare per 30 parlamentari, mentre gli altri 30 sono eletti da un gruppo di 200 mila persone delle corporazioni del business, del turismo e dei giuristi. I democratici guadagnano almeno 3 seggi in più rispetto al 2000, ma non hanno la maggioranza al Parlamento. Pechino e la comunità degli imprenditori avevano riversato contro di loro una campagna di ingiurie, accuse, scandali, chiamandoli traditori della patria e piantagrane. Nei giorni scorsi mons. Joseph Zen, il vescovo di Hong Kong ha chiesto ai cattolici di votare con coraggio. Egli ha anche chiesto ai democratici a Pechino di lavorare insieme per il bene del territorio.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.

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Il governo sudanese deve ancora fare molto per risolvere la situazione dei rifugiati della martoriata regione del Darfur. E’ quanto ha affermato oggi il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, all’ingresso al Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles. “Sul Sudan abbiamo preso una posizione molto dura dall’inizio. C’è qualche miglioramento, ma il governo di Khartoum deve ancora fare molto per rendere il Paese sicuro”, ha detto Straw, aggiungendo che la questione “sarà posta all’attenzione dell’assemblea generale dell’Onu a New York”.

 

In Italia due donne sono morte questa mattina, a Cuneo, per il deragliamento di un treno. Le vittime sono il capotreno e una viaggiatrice. Altre 30 persone sono al pronto soccorso, 23 delle quali in gravi condizioni. Le cause dell’incidente, verificatosi in località Madonna dell’Olmo, sulla tratta Torino-Cuneo, sono da accertare. Cordoglio alle famiglie delle vittime è stato espresso dal ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, che ha nominato una commissione d’inchiesta.

 

 

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