RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 256 - Testo della trasmissione di domenica 12 settembre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’Angelus invita i cristiani ad essere testimoni del Vangelo per ridare speranza al mondo in cerca di pace e torna a pregare: “Maria, vegli sull’umanità in questa ora segnata da sconvolgenti esplosioni di violenza”.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Profondo cordoglio nel mondo cristiano per la scomparsa del Patriarca ortodosso d’Alessandria d’Egitto, Pietro VII, morto ieri con altre 16 persone in un incidente di elicottero nel Mare Egeo. Il ricordo del Metropolita d’Italia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, Gennadios Zervos

 

Ieri negli Stati Uniti è stato il giorno della memoria e del silenzio nel terzo anniversario degli attentati dell’11 settembre.  Il presidente Bush avverte: la guerra contro il terrorismo continua. Il commento del cardinale Paul Poupard

 

Firmata oggi a Roma la Carta Europea dell’Interdipendenza per costruire un mondo di pace e senza più frontiere

 

Si apre oggi a Bose il Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa: ce ne parla il priore Enzo Bianchi

 

Concluso a Castel Gandolfo il convegno sull’economia di comunione promosso dai Focolari: con noi il prof. Luigino Bruni

 

Al via a Catania la 56.ma edizione del Prix Italia il più antico premio radiotelevisivo internazionale: ce lo illustra Alessandro Feroldi

 

Si è conclusa a Venezia, con l’assegnazione dei Premi, la 61.ma Mostra del Cinema: “Il segreto di Vera Drake, dell’inglese Mike Leigh vince il Leone d’Oro

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’uragano Ivan devasta i Caraibi:  ha già colpito l’isola di Grenada e la Giamaica e si sta dirigendo su Cuba e Florida

 

Oltre 100 le vittime degli scontri a Port Harcourt, in Nigeria

 

Sbarchi record di clandestini a Lampedusa: in poche ore oltre 700 immigrati provenienti dall’Africa approdano sull’isola.

 

In mostra in Perù, la Bibbia più piccola del mondo: la principale attrazione della manifestazione ExpoBibilia 2004, in corso a Lima

 

E’ il “Cammino di Santiago” il vincitore del Premio Principe delle Asturie de la Concordia 2004.  Rappresenta il simbolo della convivenza e del legame tra gli uomini costruttori dell’attuale Europa

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovo ultimatum per le due volontarie italiane rapite in Iraq: violenti scontri con morti e feriti al centro di Baghdad

 

Il programma nucleare iraniano di nuovo all’esame dell’ONU

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 settembre 2004

 

 

VEGLI MARIA SULL’UMANITA’ IN QUEST’ORA

 SEGNATA DA SCONVOLGENTI ESPLOSIONI DI VIOLENZA:

COSI’ IL PAPA OGGI ALL’ANGELUS A CASTEL GANDOLFO

 

Il Papa ha invitato oggi i cristiani ad essere testimoni del Vangelo per ridare speranza al mondo in cerca di pace. Durante l’Angelus nel cortile del Palazzo Apostolico, alla presenza di alcune centinaia di fedeli, è quindi tornato a pregare Maria, perché “vegli sull’umanità in quest’ora segnata da sconvolgenti esplosioni di violenza.” Il servizio di Sergio Centofanti.

 

******** 

 Secondo un’antica tradizione si celebra oggi la festa del Nome di Maria. “Legato indissolubilmente a quello di Gesù - ha detto Giovanni Paolo II - questo nome è per i cristiani il più dolce, perché a tutti ricorda la Madre comune. A Lei Gesù morente ci ha tutti affidati come figli”.

 

“Vegli Maria sull’umanità in quest’ora segnata da sconvolgenti esplosioni di violenza. Vegli specialmente sulle nuove generazioni, desiderose di costruire un futuro di speranza per tutti”.

 

Il Papa ha sottolineato di aver colto “questa viva aspirazione ad un mondo di giustizia e di pace anche nei ragazzi, nei giovani e negli adulti dell’Azione Cattolica Italiana” che ha incontrato domenica scorsa a Loreto in occasione del loro pellegrinaggio nazionale, culminato nella proclamazione di tre nuovi Beati: Alberto Marvelli, Pina Suriano e Pietro Tarrés i Claret.

 

Ricordando la loro testimonianza, Giovanni Paolo II ha richiamato le tre consegne che a Loreto ha affidato all’Azione Cattolica: “la ‘contemplazione’ per camminare sulla strada della santità; la ‘comunione’ per promuovere la spiritualità dell’unità; la ‘missione’ per essere fermento evangelico in ogni luogo”. 

 

“La Madonna - ha continuato - aiuti l’Azione Cattolica a proseguire con entusiasmo nel proprio impegno di testimonianza apostolica, operando sempre in stretto legame con la Gerarchia, e partecipando in modo responsabile alla pastorale parrocchiale e diocesana”.

 

La Chiesa - ha aggiunto - conta sull’attiva presenza dell’Azione Cattolica e sulla sua fedele dedizione alla grande causa del Regno di Cristo. E all’Azione Cattolica – ha concluso il Papa – “guardo con grande fiducia anch’io e ne incoraggio tutti i membri ad essere generosi testimoni del lieto annuncio evangelico, per ridare speranza all’odierna società in cerca di pace”.

**********                   

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

12 settembre 2004

 

 

PROFONDO CORDOGLIO IN TUTTA LA CRISTIANITA’

PER LA SCOMPARSA DEL PATRIARCA ORTODOSSO DI ALESSANDRIA D’EGITTO PIETRO VII, MORTO IERI IN UN INCIDENTE D’ELICOTTERO CON ALTRE 16 PERSONE

- Intervista col metropolita Gennadios Zervos -

 

Profondo cordoglio in tutto il mondo cristiano per la tragica scomparsa ieri del Patriarca ortodosso di Alessandria d’Egitto e di tutta l’Africa, Pietro VII, morto insieme ad altre 16 persone in un incidente di elicottero.

 

Il velivolo, che stava portando il Patriarca da Atene al Monte Athos, è precipitato, per cause ancora ignote, nel Mare Egeo. Nato a Cipro, il Patriarca Pietro VII aveva 55 anni ed era salito nel 1997 alla sede Patriarcale di Alessandria, considerata nella Chiesa ortodossa la seconda per autorità spirituale dopo quella di Costantinopoli.

 

Ma ascoltiamo la testimonianza del Metropolita d’Italia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli   Gennadios Zervos, che ha avuto rapporti molto stretti con il Patriarca Pietro VII:

 

**********

E’ veramente un grande dolore per il mondo ortodosso ed una grande perdita per la Chiesa ortodossa. Il Patriarca Pietro VII aveva veramente una grande personalità ed è stato sempre sostenitore dei messaggi cristiani sulla pace, sulla giustizia, sulla libertà e sui diritti umani. E’ stato un grande collaboratore di Sua Santità il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, riguardo all’unità dei cristiani. Ammirava i messaggi di Sua Santità Giovanni Paolo II ed i suoi sforzi per il raggiungimento dell’unità dei cristiani. E’ stato veramente un grande apostolo dell’unità dei cristiani. E’ stato particolarmente un uomo caritatevole; ha istituito molte scuole, molti ospedali e molti ospizi per l’assistenza e la cura degli anziani. Lui ha fatto molto dal punto di vista dell’amore sociale. Era una persona di squisita semplicità, umiltà e cordialità umana. Per noi è una grande perdita ed è da ieri che stiamo pregando per la sua anima e per le altre persone, che sono morte.

**********

 

 

IERI NEGLI STATI UNITI È STATO IL GIORNO DELLA MEMORIA E DEL SILENZIO

NEL TERZO ANNIVERSARIO DEGLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE.

  IL PRESIDENTE BUSH AVVERTE: LA GUERRA CONTRO IL TERRORISMO CONTINUA

- Commento del l cardinale Paul Poupard -

 

Ieri, nel terzo anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, negli Stati Uniti è stato il giorno del silenzio e della memoria. Anche i toni della campagna elettorale per le presidenziali di novembre sono stati, per un giorno, meno accesi. “Siamo in guerra contro il terrorismo e ci fermeremo solo quando gli assassini del nostro popolo saranno stati sistemati”, ha dichiarato il presidente Bush in diretta televisiva dalla Casa Bianca. Il centro delle commemorazioni è stato Ground Zero, a New York, dove si sono riuniti i parenti delle vittime e dove l’anno prossimo inizierà la costruzione della “Freedom Tower” con il memoriale ai caduti dell’11 settembre. Il servizio di Elena Molinari:

 

**********

La cerimonia è stata la stessa dello scorso anno, ma non per questo meno toccante. Il primo minuto di silenzio a Ground Zero, in mattinata, è scattato alle 8.46, il momento esatto in cui tre anni fa il primo degli aerei dirottati colpì il World Trade Center. Sono seguiti altri tre minuti di raccoglimento: uno per ognuno dei tre schianti contro le due torri ed ognuno dei devastanti crolli. Prima e dopo i familiari dei 2749 - uomini, donne e bambini di ogni nazionalità che perirono nell’attacco - hanno ascoltato la litanica lettura dei nomi delle vittime.

 

Intanto al Pentagono venivano ricordate le 184 persone uccise dallo schianto del volo dell’American Airlines 77 e a Shanksville, in Pennsylvania, le 44 persone che cercarono invano di ristrappare ai dirottatori il controllo del volo 93 della United.

 

Quella limpida mattina di settembre non è più una presenza costante nella memoria dei newyorkesi, ma è facile rievocarne lo shock e l’orrore. Anche se da tempo gli abitanti della metropoli sono tornati alla loro vita di sempre, di quelle ore resta, comunque, la diffusa consapevolezza che i terroristi possono attaccare di nuovo e in qualsiasi momento. Lo ha ricordato lo stesso presidente americano che, nello Studio Ovale, a Washington, ha detto alla nazione che “l’America non è ancora al sicuro. La missione del nostro Paese nel mondo – ha aggiunto Bush – è di sconfiggere il terrorismo”.

 

Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

**********

 

“L’11 settembre rappresenta l’inizio di una nuova fase di crudeltà e disumanità”: il terrorismo ha trasformato “uomini e donne in animali feroci, incapaci di qualsiasi segno di umanità”. Parole forti, pronunciate ieri dal cardinale Paul Poupard a Roma durante l’incontro in Campidoglio per la Giornata dell’Interdipendenza. Il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha detto che di fronte a tanta barbarie la nostra umanità sembra regredita di millenni. Tuttavia – ha aggiunto – “non possiamo abituarci a vivere questa perdita del senso dell’esistenza umana”: dobbiamo invece “sconfiggere il male, impegnarci tutti in una riscossa collettiva, in un impegno di speranza”. Ma ascoltiamo lo stesso cardinale Poupard intervistato da  Fabio Colagrande:

 

**********

D. - Eminenza, a tre anni dagli attentati dell’11 settembre 2001 gli attacchi terroristici si sono moltiplicati in molte parti del mondo. Perché le strategie adottate si sono rivelate sbagliate?

 

R. - In questi ultimi tra anni abbiamo assistito ad una vera e propria escalation di violenza. Si ha l'impressione che sia stata accesa una miccia che dà fuoco ad eventi sempre più tragici. Bisogna spezzare questa catena. La semplice risposta armata ad un'azione di violenza non basta, anzi rafforza questo drammatico dinamismo, questa spirale di morte. Le apparenti prove di forza si rivelano, in realtà, situazioni di debolezza, che fomentano l'odio e la paura. Non si può combattere la violenza e il terrorismo con i suoi stessi metodi, bisogna adottare strategie realmente alternative, che facciano il vuoto attorno a coloro che tentano di terrorizzare i popoli del mondo e le democrazie che li governano. Bisogna intervenire nelle aree più critiche per fare in modo che l'ideologia della violenza non possa attecchire e trovare proseliti. Questo significa intervenire per colmare disuguaglianze e ingiustizie, per restituire dignità e un tenore di vita accettabile a milioni di uomini e donne che vivono ai limiti della sopravvivenza, bisogna soprattutto favorire e promuovere una cultura del dialogo, della riconciliazione, del servizio reciproco, della interdipendenza, presupposti essenziali della pace.

 

D. - Nel recente messaggio alla Comunità di Sant'Egidio il Papa sottolinea che si è diffusa una mentalità per cui il conflitto tra civiltà è considerato inevitabile. Come è possibile combattere questa cultura?

 

R. - Innanzitutto smascherando la strategia di chi vuole sostenere e avvalorare questa tesi. Una strategia che mira esplicitamente ad uno scontro di culture e religioni diverse per creare la situazione più adatta alle proprie pretese egemoniche. A questa visione distorta e falsa bisogna, con coraggio e lucidità, opporre una cultura, una visione delle cose, che non demonizza il pluralismo e la diversità, ma in cui si accoglie l'altro, pur diverso da me, con rispetto, in un incontro che è una opportunità di arricchimento reciproco.

 

D. - Il Papa ha parlato anche della forza della preghiera. Come può servire questo strumento 'debole' contro la violenza dei terroristi?

 

R. - Per i credenti, di ogni religione, quello della preghiera è il momento più alto, più importante e profondo. E' il momento in cui ci si mette nelle mani di Dio e ci si affida a lui. Penso poi a tanti uomini e donne, ai martiri di ieri come di oggi, che nel momento più tragico e cruciale della loro esistenza hanno pregato, e nella preghiera hanno trovato il senso e la luce di tutta l'esistenza. Dobbiamo anche noi tornare a pregare con insistenza perché Dio conceda alla nostra povera umanità il dono della pace.

**********

 

 

 

FIRMATA OGGI A ROMA LA CARTA EUROPEA PER L’INTERDIPENDENZA

PER COSTRUIRE UN MONDO DI PACE E SENZA PIU’ FRONTIERE

        

Costruire un mondo dove violenze e terrorismo siano sconfitti e dove per le persone non ci siano più frontiere. Con questo scopo è stata firmata oggi a Roma, alla fine di un convegno, la Carta Europea per le politiche dell’interdipenzenza. Tra gli intervenuti tanti esponenti del mondo civile, di movimenti religiosi e delle più svariate associazioni, arrivati nella capitale per celebrare la II Giornata dell’Interdipendenza. Il servizio di Alessandro Guarasci:

 

**********

Chi è arrivato oggi a Roma per la II Giornata dell’Interdipendenza lo ha fatto perché crede che i popoli, le persone e gli Stati possano davvero essere più uniti. Nella Carta europea si afferma, prima di tutto, che è indispensabile sradicare il terrorismo e questo lo si può fare attraverso la costruzione di salde reti sociali e linguistiche, così da favorire il dialogo. L’obiettivo è far sì anche che la Giornata dell’Interdipendenza sia celebrata ogni anno in ogni comune. Ne consegue che in Europa le persone e le merci dovranno circolare liberamente, come è necessario rafforzare il diritto di asilo e dare il voto agli stranieri.

 

Ma l’interdipendenza è anche abbattere il divario economico tra nord e sud del mondo: se ogni cittadino europeo versasse in media 400 euro l’anno, potrebbe raddoppiare il reddito di un cittadino del terzo mondo. Altro nodo cruciale il diritto alla salute: per sradicare l’AIDS basterebbe da parte di Europa, Stati Uniti e del resto dei Paesi industrializzati lo stanziamento di 3 miliardi di euro nel biennio 2004-2005. Infine le risorse energetiche. Nella Carta si chiede che vengano sviluppate fonti di energia alternativa, come l’eolica o la fotovoltaica, per non far dipendere il mondo dal petrolio.

 

Nel suo messaggio il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, afferma che “i tempi ci chiedono di essere lungimiranti, di superare le divisioni che in passato hanno separato i popoli”. Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ribadisce che l’interdipendenza è l’altra faccia della globalizzione:

 

“L’ultimo rapporto sullo sviluppo umano dice che per 26 Paesi, soprattutto Paesi africani, la ricchezza è diminuita invece di crescere”.

 

Serve quindi rafforzare gli organismi – vedi l’ONU – che governano il Pianeta. Per Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, interdipendenza ha un significato ben preciso: far prevalere il dialogo rispetto all’egemonia.

 

Alessandro Guarasci, Radio Vaticana.

**********

 

 

OGGI A BOSE L’APERTURA DEL CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE

DI SPIRITUALITA’ ORTODOSSA

- Intervista col priore di Bose Enzo Bianchi -

 

Prima giornata oggi al monastero di Bose del XII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dai Patriarcati di Costantinopoli e di Mosca e dalla Comunità monastica di Bose. I lavori del Convegno saranno articolati in due sessioni: ‘Sant’Atanasio ed il Monte Athos’, e ‘La Preghiera di Gesù nella spiritualità russa del XIX secolo’. Dunque, il dialogo tra occidente ed oriente cristiano continua. Giovanni Peduto ne ha parlato col priore di Bose Enzo Bianchi:

 

***********

R. – Sì, il dialogo continua nonostante le difficoltà che a volte appaiono, magari, anche più grandi di quello che sono in realtà. Certamente non è facile, dopo secoli che le Chiese d’Oriente e d’Occidente non hanno avuto un dialogo o un confronto. Si deve tener conto anche del fatto che non c’è sempre una contemporaneità, ma tuttavia il dialogo continua e mi sembra che le autorità delle Chiese vogliono tutte che l’ecumenismo sia una prassi normale che fa parte del loro vissuto ecclesiale.

 

D. – Cosa si potrebbe fare per favorire l’avvicinamento?

 

R. – Sono convinto che dobbiamo conoscerci di più fino a vivere insieme. La nostra speranza, che già si è in parte realizzata qui a Bose, è che vivano insieme monaci cattolici e monaci ortodossi. Soltanto in una vita insieme, in cui ci si conosce, ci si impara a rispettare, in cui si vede la volontà della fedeltà a Cristo, al Vangelo, gli uni degli altri, sarà possibile avviare delle strade che non siano più di diffidenza e che non siano sempre schiacciate dal peso del ricordo del passato, delle ostilità, delle concorrenze di quanto certamente ci ha diviso.

 

D. – Cosa è la Preghiera di Gesù nella spiritualità russa del XIX secolo e cosa vuol dire esichìa?

 

R. – Esichìa vuol dire soprattutto quiete, pace, quella pace che viene da Dio, quella pace che viene da una vita spirituale di unificazione nel cuore del credente cristiano e, certamente, uno strumento per questa pace della tradizione orientale è stata questa semplice Preghiera di Gesù, l’invocazione del nome di Gesù: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatore”; questa preghiera è fiorita in tutto l’Oriente a partire dal V-VI secolo, ma ha avuto, soprattutto all’interno della spiritualità russa, un grande risveglio ed una grande epifania nel XIX secolo. Noi vogliamo conoscere, approfondire questa spiritualità che, tra l’altro, oggi è anche conosciuta e praticata qualche volta nell’Occidente cattolico. Non è più una preghiera estranea. Si respira a due polmoni davvero, in certi luoghi ed in certi ambienti, soprattutto nella tradizione monastica.

 

D. – Il Papa più volte ha detto che oggi abbiamo più che mai bisogno di fare silenzio, ma come pregare nelle nostre rumorose città occidentali?

 

R. – Credo che i modi siano tanti. Certamente noi dobbiamo riprendere il silenzio, anzi, oserei dire fare una pratica profetica del silenzio in mille maniere sia nei rapporti, sia nella stessa vita della Chiesa e poi, come creazione di un ambiente in cui è possibile ascoltare la parola di Dio, pregare. In verità, io penso alla preghiera che può essere fatta attraverso la Lectio divina, come più volte ha raccomandato Giovanni Paolo II, ma anche ad una semplice preghiera che si può fare sul metrò, in tram, in autobus, in mezzo alla gente, quasi a spander fra loro la benedizione con la preghiera di Gesù, dicendo semplicemente, nel cuore: “Signore Gesù, Figlio del Dio vivente, abbia pietà di me peccatore; abbi pietà di questi uomini miei fratelli”. Io credo che noi potremmo spandere la benedizione nel mondo se fossimo autentici ministri di preghiera in mezzo agli uomini.

**********     

 

 

CONCLUSO A CASTEL GANDOLFO IL CONVEGNO

SULL’ECONOMIA DI COMUNIONE PROMOSSO DAI FOCOLARI

- Intervista con il prof. Luigino Bruni -

 

Si è concluso oggi a Castel Gandolfo il convegno sui “Nuovi orizzonti dell’economia di comunione”, promosso dal Movimento dei Focolari. Al Centro Mariapoli è stata illustrata l’esperienza dei poli imprenditoriali che sorgono in Brasile, Argentina e quello nascente in Italia, a Loppiano nei pressi di Firenze. Sono stati definiti “laboratorio di una economia nuova, punto di riferimento per gli imprenditori che intendono aderire al progetto di Economia di comunione, che prevede, tra l’altro, la destinazione sociale degli utili. Nell’occasione è stato avviato anche il dialogo  con i fautori dell’ economia sociale indiana: così è stata  presentata un’esperienza di microcredito a favore dei villaggi indiani più poveri. 

 

Ma che cos’è l’economia di comunione?  Carla Cotignoli ne ha parlato con il prof. Luigino Bruni, docente di economia politica alla Bocconi di Milano, presente al convegno:

 

**********

R. – Oggi, il dibattito è tra due grandi alternative. C’è chi dice: ‘Il mercato è buono di per sé, con la libertà economica arriveranno le altre libertà, i diritti’. Quindi, la soluzione a tutti i problemi del mondo sarebbe: sviluppare i mercati, ‘laissez-faire’, ‘laissez-passer’ – come dicevano nell’Ottocento. Dall’altra parte, c’è chi dice: ‘No: tutto ciò che è mercato è cattivo, perché il mercato distrugge i legami sociali, dove arriva il mercato si ritira il buono dei rapporti umani; quindi, bisogna limitare, controllare il mercato perché – appunto – distrugge il civile’. Bene, tra queste due visioni, noi abbiamo una nostra proposta, che non nasce a tavolino, da studiosi, ma nasce dalla vita, nasce da un carisma, il carisma dell’unità, e che è un’attività economica a più dimensioni. Cioè non affermiamo: ‘L’economia è buona sempre e comunque’. E’ buona se, al suo interno, dà spazio a più principi, e non solo al profitto. Dà spazio alla condivisione, dà spazio al diritto, alla fraternità, al dono. Allora non sarà un’economia che distrugge il civile, ma sarà un’economia, arricchita, trasformata dal di dentro. Parlare di comunione in economia, significa già pensare l’economia come qualcos’altro rispetto al semplice tornaconto, al semplice interesse personale, al profitto.

 

D. – Al convegno hanno preso la parola anche esponenti dell’Università Ghandiana del Tamil Nadu, di Coimbatore. Ecco: è un dialogo originale questo, a livello economico, tra un’università di ispirazione ghandiana, indù, e un progetto e un movimento economico che ha radici nel cristianesimo…

 

R. – Qual è la base comune? La base è che noi siamo convinti che la comunione non sia una sovrastruttura che si aggiunge all’essere umano, ma è la vocazione originaria. E’ una vocazione che ogni essere umano – sia esso indiano, africano, europeo, orientale o occidentale – ha iscritto nel suo DNA. E’ su questa base che è possibile incontrarsi, perché si sente che si parla un linguaggio comune. Questa vocazione originaria e profonda alla comunione,  era anche l’intuizione di Gandhi. Quando Gandhi proponeva un’economia della sobrietà, un’economia essenziale, come dice il suo famoso motto: ‘la terra ha abbastanza per i bisogni umani, non ha abbastanza per l’avarizia umana’, è in fondo l’idea di un’economia della sobrietà. Questa comunione in economia funziona ed è un progetto che affascina ed è sostenibile quando non è solo un progetto di benefattori che fanno qualcosa per i poveri, ma quando – come è realmente – diventa un’esperienza dove tutti condividono una cultura della sobrietà, una cultura della fraternità.

**********

 

 

AL VIA OGGI A CATANIA LA 56.MA EDIZIONE DEL PRIX ITALIA,

IL PIU’ ANTICO PREMIO RADIOTELEVISIVO INTERNAZIONALE

- Intervista con Alessandro Feroldi -

 

Con un concerto sinfonico al teatro greco di Taormina si inugurerà questa sera la 56ma edizione del Prix Italia, creato dalla Rai nel 1948, il più antico premio radiotelevisivo internazionale. Quest’anno il concorso avrà luogo a Catania fino a sabato 18 settembre. A parlarcene Antonella Palermo.

 

**********

Per il terzo anno consecutivo è la Sicilia ad ospitare il Prix Italia, una manifestazione che, oltre a premiare la qualità dei prodotti radiotelevisivi e on-line è anche l’occasione per presentare alcune delle novità del palinsesto delle tre reti Rai. In gara 211 programmi da oltre 42 organismi radiotelevisivi e web di tutti i continenti. Il Premio si articola in 6 concorsi televisivi, 6 radiofonici e 3 per le realizzazioni web. Saranno 7 le giurie internazionali composte da registi, produttori, studiosi di comunicazione. Alessandro Feroldi, segretario generale del Premio.

 

“La tradizionale forza d’urto, enorme, del mezzo radiofonico, del mezzo televisivo, qui è considerata nel suo carisma. La radio ha la velocità della simultaneità, la televisione è una storia ben raccontata e ben filmata. La televisione che viene in concorso al Prix Italia è la vecchia televisione, cioè un racconto, una storia. L’anno scorso ha vinto un programma della Bbc, secondo me straordinario, un musical sull’Achille Lauro, con lo stile con cui lo possono fare gli inglesi, e  non era irriverente. Ecco, il Prix Italia è questo”.

 

Nel 50.mo anno di vita della televisione, a Catania si verificherà lo stato di salute dell’emittenza italiana. Se ne parlerà nel corso della presentazione del libro-intervista “Tv-qualità” realizzato dal direttore del Tg2 Mauro Mazza con Biagio Agnes, già direttore Rai.

 

Uno dei momenti più attesi dell’intera settimana è la tavola rotonda prevista a chiusura della manifestazione dedicata al rapporto media-terrorismo, in cui verranno presentati i risultati di una ricerca condotta dall’università di Milano e dalla University of Westmister di Londra. Anche quest’anno l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione assegnerà il Premio Speciale Signis al programma televisivo che meglio contribuisca alla promozione dei valori umani. Dal Quirinale arriverà un Premio speciale. E’ pronta una coppa d’argento da parte del presidente della Repubblica Ciampi come riconoscimento al programma che meglio abbia trattato le problematiche sociali e dei minori. In questo caso la giuria sarà composta soltanto da donne giornaliste. Come accade da alcuni anni al Prix Italia si affianca il Premio “Comunicazione per la vita”: 25 mila euro che l’azienda agroalimentare Granarolo offre al programma televisivo che meglio abbia descritto le situazioni di emergenza nel mondo, i soprusi umani e le catastrofi naturali.

**********

 

 

SI E’ CONCLUSA A VENEZIA, CON L’ASSEGNAZIONE DEI PREMI,

LA 61.MA MOSTRA DEL CINEMA:

“IL SEGRETO DI VERA DRAKE” DELL’INGLESE MIKE LEIGH VINCE IL LEONE D’ORO

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

**********

La giuria veneziana ha dato prova di autonomia e d’indipendenza dai poteri forti della politica e della cultura cinematografica e mediatica, scegliendo di premiare doppiamente due titoli dati sì in dirittura d'arrivo, ossia "Il segreto di Vera Drake" di Mike Leigh con il Leone d'oro e "Mare dentro" di Alejandro Amenábar con quello d'Argento, ma al seguito dell'applaudito e quasi certo della vittoria "Le chiavi di casa" di Gianni Amelio, che, invece, torna a casa a mani vuote. Ciò non toglie che l'encomiabile opera di Amelio, che affronta con abilità e intelligenza, anche se personalmente con qualche riserva, il difficile problema del rapporto tra un padre e il figlio disabile, possa trovare quella meritata soddisfazione di pubblico che non ha avuto tra i giurati di questo Concorso n. 61.

 

Difficili problematiche e temi forti anche per i due titoli premiati, ossia l'aborto e l'eutanasia, scelta ribadita anche dall'aver assegnato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile e maschile ai loro due protagonisti, ossia rispettivamente alla stupenda Imelda Staunton nel ruolo di Vera e all'assai più scontato Javier Bardem in quello di Ramón.

 

La prima, già lo sappiamo, è una signora che nella Londra del 1950 pratica aborti clandestini a donne poverissime e disperate. Ma Leigh tratta la dolente e terribile storia di Vera, paurosamente allibita davanti al suo operato dettato da un misto di ignoranza e di ingenuità, con pudico distacco e assoluto rigore. Per questo, pur nelle inevitabili riflessioni etiche che innesca, il regista è capace di non offendere il credente e portarlo, anzi, ad una maggiore presa di coscienza. Mentre un film problematico e per alcuni aspetti inaccettabile risulta quello di Amenábar con la vera storia di un tetraplegico suicida: una visione della sofferenza e della fede che, qui sì, risulta antitetica e offensiva per chi pensa in modo diverso e in modo diverso vive il mistero, insondabile, del dolore, della morte e dell'eternità. 

 

Applausi meritatissimi al gioiello del coreano Kim Ki-duk, "La casa vuota", che riceve il premio per la migliore regia e si afferma come uno dei più straordinari e geniali talenti di oggi. Incomprensibile la scelta di assegnare il Premio "Marcello Mastroianni" ai giovani emergenti ai due italiani Tommaso Ramenghi e Marco Luisi di "Lavorare con lentezza" di Guido Chiesa, una soluzione che, dicono, essere stata di urgente ripiego. Premi assegnati nel corso di un’impacciata e triste serata di gala, ravvivata solo dalla bellezza di Sofia Loren e dallo humor di Stanley Donen, regista americano di musical che ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera.

 

Da Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

12 settembre 2004

 

 

L’URAGANO IVAN DEVASTA I CARAIBI:

HA GIA’ COLPITO L’ISOLA DI GRENADA E LA GIAMAICA

 E SI STA DIRIGENDO SU CUBA E LA FLORIDA

 

L’AVANA. = La forza distruttiva dell’uragano Ivan non si arresta. Sarebbero già 50 le vittime nei Caraibi a causa del forte vento che soffia a 250 chilometri orari e che ha raggiunto forza 5, il livello massimo della scala Saffir-Simpson. Ingenti i danni, l’isola di Grenada è stata devastata all’85% e la Giamaica, nella giornata di venerdì, è stata colpita con raffiche di vento a oltre 200 chilometri orari e ondate alte 8 metri con tetti divelti, alberi sradicati, strade allagate e pantani di fango ovunque. Secondo fonti locali, sono almeno 5 le vittime di Ivan in Giamaica. Ieri intanto è scattato l’allarme anche a Cuba, dove le prime avvisaglie dell’uragano si sono manifestate sulle coste orientali dell’isola. Le autorità hanno provveduto a far evacuare all’Avana la popolazione a rischio e tutti i turisti sui “cayos” e a Trinidad, nel sud del Paese, mentre a Varadero sono circa 13000 i turisti rimasti bloccati. Anche gli abitanti della Florida, già colpiti nelle ultime settimane dai due altri uragani Charley e Frances, si stanno preparando all’impatto con Ivan, sebbene sia previsto un calo di intensità dei venti, calcolata in circa 200 chilometri orari pari ad una forza 4. Stato di allerta anche per le autorità messicane, poiché non è escluso un cambiamento di rotta dell’uragano che avanza con una velocità di 20 chilometri l’ora spazzando con i suoi forti venti zone circolari di 500 chilometri di diametro. ( F.S.)

 

 

OLTRE 100 LE VITTIME DEGLI SCONTRI A PORT HARCOURT,

NELLO STATO DI RIVERS, IN NIGERIA

 

PORT HARCOURT. = Sono oltre 100 i morti e più di 6000 gli sfollati a Port Harcourt, nello Stato di Rivers, uno dei maggiori centri della produzione di petrolio nigeriana nel sudest del Paese africano, a causa delle violenze scoppiate da circa un mese tra bande armate e conseguenti interventi da parte delle forze di sicurezza. A renderlo noto, il Comitato per la difesa dei diritti umani (CDHR) che ha sede a Lagos, spiegando che gli scontri coinvolgono almeno due milizie armate del posto, con legami politici, che si autofinanziano sottraendo il petrolio agli oleodotti locali per poi rivenderlo, contendendosi così il controllo della zona. La Nigeria è il principale produttore di petrolio in Africa, con 2,5 milioni di barili al giorno nel territorio del Delta del Niger. Secondo il CDHR, l’aggravarsi delle condizioni di sicurezza a Port Harcourt potrebbe mettere in crisi il governo dello Stato di Rivers, guidato da Peter Odili e dal suo Partito Democratico del Popolo, che secondo fonti ufficiali, ha ricevuto nelle elezioni dell’anno scorso il 98% dei voti. Intanto la scorsa settimana le autorità federali hanno preso ulteriori provvedimenti inviando pattuglie di rinforzo per vigilare sulla città che conta circa 3 milioni di abitanti. (F.S.)

 

 

CONTINUA L’ONDATA DI SBARCHI SULLE COSTE MERIDIONALI ITALIANE.

GIUNTI QUESTA MATTINA NEL SIRACUSANO E NEL PORTO DI LAMPEDUSA

ALTRE IMBARCAZIONI CHE TRASPORTANO CLANDESTINI

- A cura di Francesca Smacchia -

 

 

**********

SIRACUSA. = Giornata record ieri per gli sbarchi di clandestini: sono 486 le persone provenienti dall’Africa approdate in tarda serata a Lampedusa e trasferite al centro di accoglienza dell’isola, ormai stracolmo. La situazione, infatti, nel centro resta difficile, a causa dell’elevato numero di persone: sono circa 900 i clandestini che sono ospitati sull’isola. E non si arresta l’ondata di arrivi sulle coste meridionali italiane: 784 gli immigrati approdati con vecchi barconi sulle coste siciliane, con tre sbarchi, nelle ultime nove ore. Intanto sono giunti a Marzanemi, sulla costa meridionale della Sicilia in provincia di Siracusa, 129 extracomunitari tra i quali donne e bambini mentre a Lampedusa altri 169 clandestini sono stati intercettati dalle motovedette della Guardia costiera. Sempre in mattinata, unità della Marina militare tunisina e motovedette della Guardia costiera sono intervenute per bloccare un gommone su cui viaggiavano 5 clandestini diretti a Pantelleria, che è stato poi fatto rientrare in Tunisia. (F.S.)

**********

 

 

IN MOSTRA IN PERU’, LA BIBBIA PIU’ PICCOLA DEL MONDO:

 LA PRINCIPALE ATTRAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE EXPOBIBILIA 2004

CHE SI TIENE A LIMA.

IN PROGRAMMA ANCHE L’ESPOSIZIONE DI FOTOGRAFIE E TRADUZIONI

DEL TESTO SACRO IN LINGUE E DIALETTI PERUVIANI

 

LIMA. = E’ in assoluto la Bibbia più piccola del mondo: solo quattro centimetri per sei. E’ stata stampata in Indonesia e viene esposta a Lima, in Peru’, nell’ambito della manifestazione “ExpoBibilia 2004”. L’iniziativa si tiene nell’ambito del “Mese della Bibbia”, organizzato presso la sede della Associazione cristiana dei giovani (Ymca). In questa cornice sono esposte al pubblico anche fotografie e traduzioni del testo sacro nelle diverse lingue e dialetti delle comunità indigene peruviane, nonché il fac-simile della prima traduzione in spagnolo della Sacra Scrittura. Fino alla fine di settembre, inoltre, sono previste conferenze, giochi per l’infanzia e concorsi per le scuole. (R.P.)

 

E’ IL CAMMINO DI SANTIAGO IL VINCITORE

DEL PREMIO PRINCIPE DELLE ASTURIE DE LA CONCORDIA 2004.

 RAPPRESENTA IL SIMBOLO DELLA CONVIVENZA E DEL LEGAME

TRA GLI UOMINI COSTRUTTORI DELL’ATTUALE EUROPA

 

MADRID. = E’ stato assegnato al Cammino di Santiago il Premio Principe delle Asturie de la Concordia 2004 in quanto “simbolo di fraternità e formatore di una coscienza europea attraverso i secoli”. Nel corso della proclamazione, che si è tenuta ieri nella spagnola Oviedo, il capo del governo asturiano , Vicente Alvarez Areces, ha spiegato: “Il Cammino è il luogo di pellegrinaggio e di incontro tra persone e popoli, un simbolo di convivenza e di legame tra uomini che hanno costruito l’attuale Europa”. Sul nesso con il Vecchio Continente ha insistito anche l’arcivescovo di Santiago, Mons. Julian Barrio. Il Premio è stato ritirato dai vertici di tutte le comunità autonome interessate dalla rotta giacobea e si unisce ad una lunga serie di  riconoscimenti. Già nel 1993 l’UNESCO aveva definito il Cammino Patrimonio culturale dell’umanità, mentre due anni dopo era arrivata la consacrazione ufficiale del Consiglio Europeo che lo aveva proclamato Primo itinerario culturale d’ Europa. (R. P.)

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

12 settembre 2004

 

 

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

Un nuovo ultimatum per la liberazione delle volontarie italiane rapite in Iraq è stato lanciato stamattina via Internet dall'Organizzazione per la Jihad islamica. I terroristi danno al governo italiano 24 ore di tempo per ritirare le truppe prima di uccidere gli ostaggi. Le autorità stanno valutando l’attendibilità di questo messaggio. Intanto stamattina a Baghdad una violenta esplosione e scontri in centro città sono costati la vita a più di venti persone. Il nostro servizio:

 

**********

La capitale irachena si è svegliata questa mattina all’alba col fragore degli scontri tra le truppe statunitensi e i miliziani lungo la via Haifa che attraversa il centro della città. L’offensiva è stata lanciata dagli americani per riprendere il controllo dei quartieri in mano alla guerriglia. Il bilancio provvisorio degli scontri, durati diverse ore, è pesantissimo: si parla di almeno 19 morti e 77 feriti. Tra le vittime c’è anche un giornalista palestinese inviato dall’emittente televisiva al-Arabiya, colpito mentre filmava l’esultanza della folla intorno ad un blindato americano distrutto. Due agenti di polizia e un bambino di 12 anni sono poi rimasti uccisi dallo scoppio di un’autobomba nella parte occidentale di Baghdad. E altri due bambini sono stati feriti a Balad, a nord della capitale, durante un raid americano. E’ fallito invece un attacco kamikaze contro il carcere di Abu Ghraib. Buone notizie arrivano dal fronte dei rapimenti, con la liberazione, da parte della polizia, di sette ostaggi di nazionalità turca, irachena e di paesi arabi, sequestrati la notte scorsa. E un altro ostaggio iracheno è stato liberato anche a nord della capitale. Mentre nuove minacce sono giunte al premier Allawi con un messaggio audio trasmesso via Internet e attribuito al terrorista giordano al-Zarqawi, sul quale pesa una taglia di 25 milioni di dollari da parte degli Stati Uniti.

**********

 

Sette morti negli scontri con la polizia a Herat in Afghanistan dove una folla di manifestanti questa mattina ha attaccato e dato alle fiamme gli uffici delle Nazioni Unite.  Centinaia di persone hanno protestato contro la rimozione del signore della guerra afghano Ismail Khan da governatore della provincia, decisa dal presidente Hamid Karzai.

 

 “Siamo testimoni di una campagna dell’estrema destra che incita alla guerra civile”: è l’allarme lanciato dal primo ministro Israeliano Ariel Sharon mentre i coloni si apprestano a manifestare a Gerusalemme contro il piano di ritiro dalla striscia di Gaza. Secondo il piano Sharon, entro il settembre 2005 dovrebbero essere smantellate 21 colonie ed evacuati 8 mila civili.

 

Il programma nucleare iraniano torna all’esame dell’Onu. Da domani si riunisce a Vienna l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che su richiesta degli Stati Uniti potrebbe decidere di rinviare la questione al Consiglio di sicurezza, per eventuali sanzioni. Anche Francia, Gran Bretagna e Germania sollecitano un intervento della comunità internazionale. Ma il governo di Teheran rifiuta di accettare qualunque restrizione al suo programma nucleare e definisce un “problema marginale” la costruzione di nuovi impianti per l’arricchimento dell’uranio. Ma quali sono i motivi di questo atteggiamento dell’Iran? Andrea Sarubbi lo ha chiesto all’iraniano Ahmad Rafat, già segretario della stampa estera in Italia:

 

**********

R. - C’è una forte resistenza, non tanto dalla parte politica, ma dalla parte dei Pasdaran, le guardie della rivoluzione, che sono fermamente convinti che l’Iran si debba dotare al più presto di un’arma nucleare e non lo nascondono. Mentre il governo parla di energia ad uso civile, molti leader Pasdaran, i militari, fanno pensare che l’Iran sia sotto minaccia dei Paesi vicini, soprattutto Israele, dotati di armi nucleari. Pertanto l’unica forma per difendere il Paese è dotarsi di un’arma nucleare per essere alla pari.

 

D. - Questa scelta del nucleare è legata ai Pasdaran o è una scelta condivisa?

 

R. - Il sogno nucleare è un sogno iraniano, precedente alla rivoluzione. Già ai tempi dello scià, negli anni ’70, l’Iran iniziò a costruire la prima centrale, che poi fu distrutta dagli iracheni durante la guerra. E in Iran le ultime inchieste fatte tra la popolazione, da organismi indipendenti, dimostra che la maggioranza degli iraniani crede ed è fermamente convinta che l’Iran debba avere l’arma nucleare, perché si trova in una regione, dove un Paese confinante, il Pakistan, ce l’ha, dove un Paese molto vicino, Israele, ce l’ha, ed anche l’India. Quindi, l’Iran si sente minacciato e pensa che l’unica forma per avere diritto a sedersi al tavolo dei grandi sia quella di dotarsi di armi nucleari.

********** 

 

Affluenza record alle urne ad Hong Kong, dove si vota per il rinnovo del consiglio legislativo. A metà giornata avevano già votato oltre il 60% degli aventi diritto, contro il 43% delle precedenti elezioni. Nell’ex colonia britannica, tornata nel 1997 sotto la sovranità della Cina, sono stati chiamati al voto 3 milioni e 200 mila elettori, su una popolazione di quasi sette milioni di abitanti. I 60 membri del Parlamento resteranno in carica fino al 2008: la metà sono eletti dai cittadini, gli altri sono nominati dalle organizzazioni economiche e professionali.

 

Smentite le voci su un possibile test nucleare compiuto dalla Corea del Nord che sarebbe avvenuto tre giorni fa al confine con la Cina. L’allarme per una gigantesca esplosione con la formazione di un fungo atomico era stato lanciato nella notte tra ieri e oggi dall'agenzia di stampa sudcoreana “Yohnap”. Ma lo stesso governo di Seoul ha escluso che l’esplosione fosse legata ad un esperimento nucleare.

 

 

=======ooo=======