RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 252 - Testo della trasmissione di mercoledì 8 settembre 2004

 

Sommario

 

 IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’udienza generale il grido di dolore del Papa per i bambini uccisi e oltraggiati nel mondo: dalle vittime della tragedia di Beslan all’Iraq, appello del Pontefice per la difesa dei più piccoli, per la salvezza delle due volontarie italiane rapite a Baghdad, per la pace e la giustizia nel mondo

 

Mai più la guerra, sconfitta della ragione e dell’umanità: è il messaggio del Santo Padre al 18.mo incontro “Uomini e religioni”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, che si è concluso ieri a Milano: con noi mons. Vincenzo Paglia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Ore di angoscia per la sorte delle due volontarie italiane rapite in Iraq. Governo e opposizione lavorano insieme per il loro rilascio. Nel Paese continua la violenza: sequestrato un vicegovernatore: ai nostri microfoni Alberto Negri, Abdallah Kabakebbji e Simona Pari, in una recente intervista

 

Combattere l’analfabetismo, causa di povertà per quasi un miliardo di persone: è l’impegno delle Nazioni Unite, che oggi celebrano la Giornata internazionale per l’alfabetizzazione: ce ne parla don Aldo Martini

 

Povertà, disoccupazione e disuguaglianze: da oggi, a Ouagadougou, l’Africa di fronte alle sfide di sempre: intervista con padre Giuseppe Caramazza

 

Mostra del cinema di Venezia: premio Bresson al regista Wim Wenders per il contenuto spirituale e meditativo dei suoi film: ne parliamo con mons. John Foley e Wim Wenders

 

CHIESA E SOCIETA’:

Con spirito di devozione e amore si celebra oggi la festa della Natività della Beata Vergine Maria

 

Monito di mons. Martin Rabago ad un maggiore rigore nella scelta delle nuove associazioni religiose, dinanzi alla preoccupante crescita dei gruppi integralisti che praticano il satanismo

 

Si svolgerà a Vienna, tra il 24 e il 26 settembre prossimi, l’incontro europeo dei delegati nazionali della pastorale universitaria

 

“Maria e la famiglia cristiana”: è il tema che ha accompagnato il 55.mo pellegrinaggio mariano nazionale in Pakistan

 

Morto in Sudafrica il pastore Beyers Naude, da decenni impegnato nella lotta contro il razzismo

 

Premio Balzan per la Comunità di Sant'Egidio.

 

24 ORE NEL MONDO:

La Russia pronta a colpire basi terroristiche in tutto il mondo. Ieri 130 mila persone hanno manifestato a Mosca contro il terrorismo

 

Il primo ministro palestinese, Abu Ala, ha minacciato di dimettersi in seguito ad un nuovo scontro con il presidente Yasser Arafat

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 settembre 2004

 

 

ALL’UDIENZA GENERALE IL GRIDO DI DOLORE DEL PAPA

PER I BAMBINI UCCISI E OLTRAGGIATI NEL MONDO:

DALLE VITTIME DELLA TRAGEDIA DI BESLAN ALL’IRAQ, APPELLO DEL PONTEFICE

PER LA DIFESA DEI PIU’ PICCOLI,

PER LA SALVEZZA DELLE DUE VOLONTARIE ITALIANE

RAPITE A BAGHDAD, PER LA PACE E LA GIUSTIZIA NEL MONDO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Un grido di dolore, forte, che non può lasciare indifferente nessuno, straziante nella sua compostezza. Un grido per piangere tutte le piccole vittime delle grandi tragedie del mondo: i bambini uccisi dalla violenza degli adulti, quelli mandati a combattere come i soldati che non sono, innocenti e maltrattati, inermi e umiliati, costretti alla fame, abbandonati, uccisi. Loro, “ricchezza del mondo”, depredati della dignità e del futuro. Con un tremito di commozione, oggi certamente più forte della fatica, Giovanni Paolo II ha stretto in un abbraccio l’infanzia oltraggiata di ogni angolo del pianeta, nel suo discorso all’udienza generale in Aula Paolo VI, tenuto davanti a oltre settemila pellegrini. Uno sguardo di pietà del Pastore universale ad abbracciare le zone divenute un infinito crogiolo di brutalità. Dai piccoli caduti nel “barbaro sequestro e tragicamente trucidati” nella scuola di Beslan, in Ossezia, alle due volontarie italiane rapite ieri in Iraq, per le quali il Papa ha invocato il rispetto dei sequestratori e la restituzione alle famiglie, unendo a questo appello quello per la tutela dei bambini, per le famiglie di chi li ha persi, per la pace e la giustizia del mondo.

 

Il Pontefice ha iniziato il suo breve intervento parlando dell’odierna festa della Natività di Maria Bambina. Guardando a lei, si è chiesto, “come non pensare ai tanti piccoli inermi di Beslan”, trucidati laddove si va per crescere e per scoprire il mondo? “Si trovavano all’interno di una scuola – ha osservato -  luogo in cui si apprendono i valori che danno senso alla storia, alla cultura e alla civiltà dei popoli: il rispetto reciproco, la solidarietà, la giustizia e la pace”. Ma così non è stato:

 

“Tra quelle mura essi hanno invece sperimentato l’oltraggio, l’odio e la morte”.

 

Conseguenze “nefaste”, ha affermato il Pontefice, “di un crudele fanatismo e di un insano disprezzo della persona umana”. Un paradosso lacerante, che ha spinto il Papa a ricordare “tutti i bimbi innocenti che, in ogni parte della terra, sono vittime della violenza degli adulti”. Un elenco drammatico, quello scandito da Giovanni Paolo II: “Bambini costretti ad impugnare le armi ed educati ad odiare ed uccidere; bambini indotti a mendicare nelle strade, sfruttati per facili guadagni; bambini maltrattati e umiliati dalla prepotenza e dai soprusi dei grandi; bambini abbandonati a se stessi, privati del calore della famiglia e di una prospettiva di futuro; bambini che muoiono di fame, bambini uccisi nei tanti conflitti in varie regioni del mondo”.

 

“E’ un alto grido di dolore dell’infanzia offesa nella sua dignità. Esso non può, non deve lasciare indifferente nessuno”.

 

Davanti alla culla di Maria Bambina, ha proseguito il Pontefice, “prendiamo rinnovata coscienza del dovere che tutti abbiamo di tutelare e difendere queste fragili creature e di costruire per loro un futuro di pace”:

 

“Preghiamo insieme perché siano create per loro le condizioni di un’esistenza serena e sicura”.

 

E poi cinque intenzioni di preghiera: per i bimbi di Beslan, per le famiglie straziate perché trovino la forza del perdono, perché Dio “pieghi la durezza del cuore” di chi colpisce i più piccoli, per le giovani volontarie in Iraq, “perché siano tutte trattate con rispetto e restituite presto incolumi all’affetto dei loro cari”, e infine per la giustizia e la pace nel mondo: perché, ha detto il Papa, il Signore illumini le menti di quanti sono soggiogati dalla funesta suggestione della violenza ed apra i cuori di tutti al dialogo e alla riconciliazione, per costruire un futuro di speranza e di pace”. “La violenza sugli altri è un vicolo cieco che non ha sbocco sul futuro”.

 

Tra i saluti oggi pronunciati in dieci lingue, Giovanni Paolo II ha avuto un pensiero di particolare affetto, tra gli altri, per i seminaristi di Trento, presenti all’udienza. “Vi esorto – ha detto – a lasciarvi sempre illuminare da Cristo, sorgente della nostra gioia”.

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MAI PIU’ LA GUERRA, SCONFITTA DELLA RAGIONE E DELL’UMANITA’:

E’ IL MESSAGGIO DEL PAPA AL 18.MO INCONTRO “UOMINI E RELIGIONI”,

PROMOSSO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO, CHE SI E’ CONCLUSO IERI A MILANO

- Intervista con mons. Vincenzo Paglia -

 

“Venga presto … un sussulto spirituale e culturale che porti gli uomini a bandire la guerra. Sì, mai più la guerra!”. E’ il passaggio principale del messaggio di Giovanni Paolo II letto ieri sera in Piazza Duomo, a Milano, durante la cerimonia conclusiva del 18° incontro “Uomini e Religioni” organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. “Con la guerra – scrive il Pontefice – tutto diventa possibile, anche quello che non ha logica alcuna”. Di qui l’appello a “non cedere alla logica della violenza, della vendetta e dell’odio” ma anzi a “perseverare nel dialogo”. Il servizio della nostra inviata a Milano, Francesca Sabatinelli:

 

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“Mai più la guerra”, “sconfitta della ragione e dell’umanità”: il messaggio di Giovanni Paolo II è risuonato di fronte ai leader religiosi di tutto il mondo all’immensa platea che ha gremito Piazza Duomo. Forti le sue parole: La pace è sempre possibile; il conflitto tra mondi non è “un inevitabile lascito della storia”. “La violenza genera sempre violenza, la guerra spalanca le porte all’abisso del male”. A questo bisogna opporre la pace che – e Milano lo dimostra – passa sempre per il dialogo, unico mezzo per “spezzare quella catena mortale che imprigiona e insanguina troppe parti del pianeta”.

 

Per rendere solida la pace, rafforzare le istituzioni internazionali, promuovere la riconciliazione serve – dice il Papa – lo “spirito di Assisi”, annualmente riproposto da Sant’Egidio. Di fronte alle notizie di violenze, di attentati, di operazioni militari, nonostante “l’impressione di una progressiva assuefazione all’uso della violenza e allo spargimento di sangue innocente”, il Papa ha chiesto che non si abbandoni la speranza di pace. Tra qualche giorno – ha ricordato – sarà l’11 settembre: tre anni fa, “portò la morte nel cuore degli Stati Uniti”. Da allora, “il terrorismo sembra aumentare le sue minacce di distruzione”: per questo servono “fermezza e decisione nel combattere gli operatori di morte. Allo stesso tempo, tuttavia, è necessario adoperarsi in ogni modo per sradicare quanto può favorire l’affermarsi di questa deriva del terrore: in particolare la miseria, la disperazione e il vuoto dei cuori”.

 

Il pensiero del Papa è andato all’Africa, all’amato popolo iracheno. Ed è proprio in Iraq, a chiusura di questo appuntamento, che si è rivolto lo sguardo di tutti, dove ieri sono stati rapiti due iracheni e due italiane. A chiederne la liberazione immediata e senza condizioni è stata la delegazione irachena presente a Milano: “Tali atti – è stato il loro appello – danneggiano l’interesse dell’Iraq e servono solo ai nemici del popolo iracheno”.

 

Di fronte a scenari così dolorosi, non bisogna cedere al pessimismo – è stato il richiamo di Andrea Riccardi nel suo intervento finale - né farsi dominare dalla paura. Qui, uomini e donne di diverse religioni hanno testimoniato che la parola ‘pace’ non è un sogno, né un’ennesima ingenuità, ma la più grande aspirazione concreta di milioni di donne e uomini. Da Milano, dunque, è sorta l’invocazione di pace e il tempo del coraggio di un nuovo umanesimo, che aiuti a dominare la paura. La violenza è una sconfitta per tutti: è con il dialogo che si costruisce la pace. Il cammino di Sant’Egidio continua, non è intimidito dalla violenza e dal terrorismo: tra un anno a Lione, in Francia, il nuovo appuntamento.

 

Da Milano, Francesca Sabatinelli, Radio Vaticana.

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Ma quali sono state le novità di questo 18.mo incontro interreligioso organizzato da Sant’Egidio? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto al vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia, che è stato tra i fondatori di questa Comunità ecclesiale:

 

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R. - Quest’anno abbiamo trovato nei tanti responsabili religiosi che sono venuti una maggiore coscienza delle responsabilità che le religioni hanno all’inizio di questo millennio. Persino nel mondo islamico, non voglio dire per la prima volta ma certamente in un modo molto più evidente, sono venute personalità che sanno dialogare con la cultura dell’Occidente, con la sua complessità. Non è stato più solo un Islam chiuso in se stesso, ma è stato un Islam che comincia ad aprire un dialogo vero. Per quanto riguarda il mondo ebraico è venuto il rabbino capo di Israele, sono venuti molti rabbini, il che sta ad indicare il bisogno che loro hanno di continuare a stringere un rapporto con le altre religioni, in particolare con la Chiesa cattolica, rapporto che essi sentono – dobbiamo dirlo – particolarmente vivo. Per passare ad un altro campo c’è stata la presenza della Chiesa ortodossa russa molto numerosa. Non c’ dubbio che sia un segno di un nuovo rapporto.

 

D. – Delegazione russa corredata di un messaggio del patriarca Alessio II…

 

R. – Certamente anche questo. Un messaggio, peraltro, molto sostanzioso e ciò sottolinea quanto, in questi ultimi tempi, il tessuto che con pazienza era stato elaborato in questi anni ha mostrato i suoi frutti.  Questo che cosa mi fa dire? Che il dialogo dell’amore è la via dell’ecumenismo. I dibattiti teologici non svegliano nessuno. L’amore sveglia.

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RINUNCE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha nominato nunzio apostolico in Niger l’arcivescovo Mario Roberto Cassari, finora nunzio apostolico in Costa d'Avorio e in Burkina Faso.

 

         Il Papa ha accolto la rinunzia, presentata per raggiunti limiti d'età, dall’arcivescovo Pier Giacomo De Nicolò, nunzio apostolico in Svizzera ed in Liechtenstein. Al suo posto, ha nominato l’arcivescovo Francesco Canalini, finora nunzio apostolico in Australia.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Il titolo che apre la prima pagina è "Un alto grido di dolore dell'infanzia offesa nella sua dignità".

All'udienza generale la paterna e vibrante preghiera di Giovanni Paolo II per i bambini di Beslan, per tutte le piccole vittime innocenti della violenza e per la pace nel mondo.

L'accorata preghiera del Santo Padre per le tante persone rapite in Iraq, in particolare per le due volontarie italiane.

Sempre in prima il dettagliato resoconto della drammatica vicenda del sequestro delle due giovani avvenuto a Baghdad. 

Il titolo all'articolo è "Donne di pace ostaggi di guerra".

 

Nelle vaticane, nel Messaggio al cardinale Kasper, - in occasione del XVIII Incontro internazionale "Uomini e Religioni" promosso dalla Comunità di Sant'Egidio" - il Papa ha sottolineato con forza che c'è bisogno del coraggio di globalizzare la solidarietà e la pace e, al contempo, ha ricordato che la guerra è sempre una sconfitta della ragione e dell'umanità.

L'omelia del Cardinale Angelo Sodano durante la Santa Messa per il Millenario della nascita del santo Patrono di Acqui.

 

Nelle estere, Sudan, Darfur: l'Onu denuncia ulteriori violenze.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica "Oggi", un articolo di Massimo Carrara dal titolo "Francesca e Filippo: un inno alla vita". La mamma colpita da una forma tumorale che ha scelto di far nascere il bambino che portava in grembo.

Nelle pagine italiane, in primo piano il rapimento, in Iraq, delle due giovani italiane.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 settembre 2004

 

 

VERTICE DI GOVERNO E OPPOSIZIONI PER IL RILASCIO

DELLE DUE DONNE ITALIANE RAPITE IN IRAQ,

DOVE QUESTA MATTINA UN VICEGOVERNATORE

E’ STATO SEQUESTRATO MENTRE IN UN AGGUATO SONO MORTE DUE PERSONE

- Con noi Alberto Negri, Abdallah Kabakebbji e Simona Pari in una recente intervista -

 

L'opposizione, ferma restando la sua contrarietà all'intervento militare in Iraq, ribadisce la volontà di salvare i due ostaggi italiani e per questo, offre piena disponibilità a collaborare con il governo. E' questo il senso della posizione espressa dal centrosinistra al termine della riunione, in fine settimana, con il governo a Palazzo Chigi. Ma per parlare della mobilitazione delle forze politiche in Italia dopo il rapimento ieri di Simona Torretta e Simona Pari e per avere aggiornamenti su quanto accade in Iraq, il servizio di Fausta Speranza:

 

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 Il rapimento delle due volontarie italiane potrebbe essere stato portato a termine da ''un gruppo composito di Baathisti ex fedeli del regime di Saddam Hussein con infiltrazioni di sunniti''. E’ quanto ha detto il ministro dell'interno Pisanu, secondo la dichiarazione del responsabile esteri dei Verdi, Bonelli, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi tra governo e opposizioni. C’è poi l’annuncio del governo: sono stati aperti canali con il Qatar, con gli Emirati arabi uniti e con il Kuwait ed è stata chiesta un’iniziativa ad Al Jazeera perché nella comunicazione su questa vicenda si sottolinei il lato umanitario delle donne rapite''. Da parte sua, il vicepresidente del Consiglio, Fini, ha sottolineato che ''i terroristi colpendo la cooperazione vogliono bloccare la ricostruzione dell'Iraq e la transizione verso la democrazia del Paese''.

 

Le opposizioni hanno poi chiesto al governo di ''evitare nelle dichiarazioni di suoi esponenti qualsiasi riferimento a contrapposizioni di civiltà'' e la richiesta sembra abbia riscosso ''un consenso unanime” nel governo.  Inoltre è stato ribadito che la trattativa compete al governo stesso, che l'opposizione collabora e che il luogo in cui questa collaborazione si esplica è il Parlamento''. L'esponente dei Verdi ha poi chiesto che il governo si faccia promotore con Usa e Gran Bretagna per un 'cessate il fuoco' in tutto l'Iraq.

 

Le due donne italiane sono state portate via ieri pomeriggio dall’ufficio della loro ONG a Baghdad insieme con una donna e un uomo iracheni. E va detto che questa mattina in Iraq è stato sequestrato da uomini armati il vice governatore della provincia sunnita di Anbar, mentre due persone sono rimaste uccise e tre ferite nel nord dell'Iraq in due tentati omicidi di due responsabili iracheni,  i quali invece  sono rimasti illesi. Inoltre, ci sono scontri a Falluja. E di fronte agli ultimi fatti, poco fa il coordinatore delle ONG presenti in Iraq ha fatto sapere che le organizzazioni si apprestano a ritirare tutto il personale.

 

Solidarietà all’Italia è stata espressa dalla Francia che è alle prese con la vicenda dei suoi due giornalisti rapiti il 20 agosto dalla stessa banda che ha catturato e ucciso Enzo Baldoni. E per fare il punto sulla situazione, vertice in tarda mattinata oggi anche a Palazzo Matignon.

 

Disappunto è stato espresso da tutti, a livello nazionale e internazionale, insieme con la sorpresa per il rapimento pianificato e non improvvisato e, dunque, per l’azione voluta proprio contro operatori umanitari e per di più donne. Le due rapite sono impegnate, la prima da molti anni, l’altra da meno tempo, nell’assistenza della popolazione irachena nell’ambito dell’Organizzazione non governativa “Un ponte per…”. Nell’intervista di Roberto Piermarini, ascoltiamo Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24Ore:

 

R. – Prima di tutto bisogna sottolineare che Simona Pari e Simona Torretta forse erano le uniche, ultime due donne che erano rimaste a Baghdad ad operare nel settore umanitario, settore che peraltro aveva ridotto di molto nelle Ong italiane ma anche in quelle straniere il personale operante sul territorio. Tra l’altro l’attività è soprattutto con gli iracheni che rimangono anche loro coinvolti in questa ondata di sequestri. Ondata che comunque a me pare oggi sia fine a se stessa, cioè coinvolga tutte le persone di tutte le categorie.

 

''E' il primo dei nostri attacchi contro l'Italia'': così, su un sito internet, il rapimento sembra rivendicato da un gruppo che si firma ''Ansar El Zawahri'' (I partigiani di El Zawahri). Nella rivendicazione giudicata inattendibile da molti esperti si legge anche: ''Noi minacciamo il governo Berlusconi di altri attacchi dolorosi come quelli che abbiamo inflitto alla Russia, grazie a Dio e grazie ai fratelli mujahiddin nel Caucaso''.  E di fronte a rivendicazioni come queste in nome di Allah, Fabio Colagrande ha chiesto quale sia la reazione di un credente come Abdallah Kabakebbji, delegato per il dialogo interreligioso dei “Giovani musulmani d’Italia”:

 

“Ai miei occhi appaiono come delle mistificazioni, come delle bestemmie. Non posso pensare assolutamente che possa essere utilizzato il nome di Dio per fare rapimenti, esecuzioni, eccidi. Il mio sdegno parte soprattutto dal fatto che viene calpestata la dignità della vita umana, qualcosa che viene conservato al massimo nella mia religione, nei miei insegnamenti religiosi. E questo in ogni parte del mondo: non fa differenza tra un musulmano occidentale e uno orientale. Ma la religione, purtroppo, è uno strumento molto forte che spesso viene utilizzato anche per questi scopi politici. Non vogliamo più parlare di fratelli che sbagliano, ma vogliamo dire effettivamente che c’è una fuoriuscita netta dagli insegnamenti del Corano”.

 

Dal mondo musulmano sono venuti molti appelli per la liberazione delle due donne italiane: tra questi quello di due ONG e dell’Associazione donne musulmane d’Italia. Ci sono poi le dichiarazioni a livello istituzionale: il presidente della Commissione europea, Prodi, ha chiesto il rilascio anche dei due iracheni rapiti con le italiane e ha sottolineato come “non può esistere alcuna giustificazione per azioni così disumane'' contro persone che cercano di “realizzare i programmi umanitari, a partire da quelli dell'Unione Europea”. E si è pronunciato anche il responsabile della politica estera e di sicurezza dell'UE, Solana. 

 

Resta da dire che una conferenza stampa per spiegare al mondo chi sono le due volontarie rapite in Iraq sarà tenuta nel primo pomeriggio da responsabili dell'ONG cui appartengono Simona Pari e Simona Torretta, ''Un ponte per…'', e dal comitato ''Fermiamo la guerra'', l'organismo che ha organizzato le mobilitazioni pacifiste degli ultimi due anni.

        

Noi scegliamo di rimandare in onda una testimonianza della stessa Simona Pari, raggiunta telefonicamente tempo fa a Baghdad da Andrea Sarubbi:

 

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R. - La stessa popolazione è spaventata, perché si tratta di attacchi che coinvolgono civili.

 

D. – Come la Croce Rossa anche un “Ponte per…” ha deciso di restare in Iraq, nonostante gli attentati, perché?

 

R. – Noi abbiamo deciso di rimanere perché il nostro compito è non solo portare aiuti, ma lavorare con la popolazione irachena, con cui siamo a stretto contatto. Per cui non abbassiamo assolutamente la soglia di attenzione, però abbiamo dei progetti iniziati, dei progetti che stanno iniziando, e quello che vogliamo fare è rimanere qua.

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COMBATTERE L’ANALFABETISMO, CAUSA DI POVERTA’ PER QUASI UN MILIARDO

DI PERSONE: E’ L’IMPEGNO DELLE NAZIONI UNITE, CHE OGGI CELEBRANO

LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ALFABETIZZAZIONE

- Intervista con don Aldo Martini -

 

Un drammatico paradosso: nell’epoca attuale, “l’era dell’informazione”, 860 milioni di essere umani sono analfabeti ed oltre cento milioni di bambini non hanno accesso alle scuole primarie. Una piaga da combattere: dove c’è analfabetismo, infatti, si radica la povertà. Aspetto sottolineato dalle Nazioni Unite, che oggi celebrano la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione. Un evento di particolare significato; l’anno scorso è stato infatti proclamato il Decennio di lotta all’analfabetismo. La vera sfida per l'umanità è l’analfabetismo, ha avvertito Koichiro Matsuura, direttore dell’Unesco, ente promotore della Giornata. Sul significato di questa sfida, Alessandro Gisotti ha intervistato don Aldo Martini, presidente dell’OPAM, l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo, fondata 32 anni fa da don Carlo Muratore:

 

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R. – Senza istruzione e senza cultura, l’uomo è un essere dimezzato; una persona che non è in grado di leggere e scrivere, è una persona che non può conoscere i propri diritti e doveri né sa farseli rispettare. Si tratta di una persona destinata per forza ad essere emarginata.

 

D. – L’analfabetismo si associa quasi endemicamente alla povertà?

 

R. – Vanno insieme e direi che è un po’ come il cane che si morde la coda. Una famiglia che non ha la possibilità di dare il minimo di istruzione ai figli non può trasmettere un sapere e questi figli quando crescono e, a loro volta, avranno altri figli che vanno ad ingrossare le file dell’analfabetismo, della povertà e dello sfruttamento. Noi puntiamo, ad esempio, molto sulla formazione e l’istruzione della donna: se la donna, che è la chiave e l’anello portante di tutta la catena della solidarietà umana, è un anello fragile e debole, allora tutto il resto della catena viene a mancare.

 

D. - Quali sono le regioni del mondo dove la piaga dell’analfabetismo è più profonda e cosa sta facendo la comunità internazionale per sanarla a partire dall’esperienza dell’OPAM?

 

R. – I Paesi che sono più colpiti dalla piaga dell’analfabetismo sono anche i Paesi più poveri ed anche i più destabilizzati e in guerra: abbiamo tutta la zona dell’Africa sub-sahariana. Ci sono poi grandi sacche di analfabetismo in Paesi come l’India, che per certi versi sono all’avanguardia e sono molto sviluppati, ma hanno poi regioni intere dove l’analfabetismo arriva a livelli spaventosi. Cosa fa la comunità internazionale? Purtroppo, dobbiamo dire che sulla carta ci sono molte buone intenzioni e molti proclami; l’ONU e l’UNESCO hanno fatto degli sforzi ed anche degli sforzi – questo si deve dire – intelligenti. Non sempre però c’è la rispondenza da parte di molti Paesi: il caso tipo è l’Uganda, dove l’accesso alla scuola è aperto a tutti ed è stato liberalizzato, ma dove poi, mancando i maestri, vengono promossi insegnanti sul campo ragazzi che hanno fatto fino alla terza media e magari con risultati assolutamente inaccettabili; oppure perché i soldi dati per questi nobili scopi e nobile cause, vengono poi dirottati per altre strade e vengono impiegati magari per armamenti ed altro.

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POVERTÀ, DISOCCUPAZIONE E DISUGUAGLIANZE:

DA OGGI, A OUAGADOUGOU,

L’AFRICA DI FRONTE ALLE SFIDE DI SEMPRE

- Intervista con padre Giuseppe Caramazza -

 

Povertà, disuguaglianze e disoccupazione in Africa sono al centro di un vertice straordinario che si è aperto stamattina a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Vi partecipano fino a domani una ventina di leader dei Paesi membri dell’Unione Africana, con l’obiettivo di cercare risposte a problemi apparentemente cronici. Ma cosa è cambiato, in questo campo, con l’arrivo della globalizzazione? Andrea Sarubbi lo ha chiesto a padre Giuseppe Caramazza, missionario comboniano, direttore dell’agenzia di stampa New People a Nairobi, in Kenya:

 

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R. – Senz’altro c’è stato un cambiamento anche positivo. Non bisogna vedere la globalizzazione solo in maniera negativa. In molti Paesi africani la globalizzazione ha voluto dire trasferire tecnologie e attività commerciali nel sud del mondo. Chiaramente, però, dall’altra parte, ci sono anche degli aspetti negativi. Per un certo numero di persone che trovano un impiego, ce ne sono altre che perdono totalmente il loro impiego. Sto pensando, ad esempio, nella regione dell’Africa orientale, a quante persone hanno perso il loro impiego nel campo dell’agricoltura. L’arrivo di nuove tecnologie, di nuovi macchinari, infatti, ha fatto vedere come servissero meno lavoratori per ottenere lo stesso risultato.

 

D. – Nel vertice di Ouagadougou si parla anche del problema delle disuguaglianze in Africa. Da quando lei è missionario nel continente che evoluzione c’è stata?

 

R. – Secondo me le cose sono cambiate non sempre per il meglio. Ci sono dei ricchi che sono diventati più ricchi, ma i poveri sono aumentati di numero. In alcuni Stati i poveri hanno anche avuto un miglioramento della vita. Qui in Uganda, in Tanzania, in Kenya si vede un livello di vita più elevato, però è pur sempre vero che il numero dei poveri è aumentato e i servizi di base sono di fatto diminuiti.

 

D. – L’invio di alcuni contingenti di pace sta facendo capire quale potrà essere l’importanza dell’Unione Africana in campo militare. In campo economico, secondo lei, può fare qualcosa questa Unione?

 

R. – L’Unione Africana può fare qualcosa perché può mettere insieme delle capacità che esistono in Africa, sia a livello manageriale che a livello industriale, pratico, della tecnica. Occorre però molto tempo. Non è possibile che in pochi anni l’Unione Africana sappia incidere veramente sulla vita degli africani.

 

D. – Padre Caramazza, se le chiedessero perché l’Africa è povera, lei cosa direbbe?

 

R. – Io direi che l’Africa non è povera, è uno dei continenti più ricchi che esistano. Mentre la povertà che si trova tra le persone che vivono in Africa è dovuta a scelte politiche, sia a livello internazionale che a livello nazionale. E dunque bisogna, come società in generale, aiutare l’Africa ad uscire da questa dipendenza dall’Occidente e dipendenza nei mercati.

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MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA: PREMIO BRESSON AL REGISTA WIM WENDERS PER IL CONTENUTO SPIRITUALE E MEDITATIVO DEI SUOI FILM:

- Intervista con mons. John Foley e Wim Wenders -

 

“Il cinema è un valido strumento per la diffusione di valori e di cultura”. Così l’arcivescovo John Foley, che ha consegnato questa mattina, nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia, il Premio Robert Bresson 2004 al regista tedesco Wim Wenders, riconoscimento istituito dall’Ente dello Spettacolo insieme ai Pontifici Consigli delle Comunicazioni Sociali e della Cultura. “Nel suo cinema - ha affermato Mons. Foley – troviamo molti momenti meditativi di alta spiritualità sul senso della vita, del male, della morte, dell’al di là”. Da Venezia Luca Pellegrini.

 

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E’ la giornata in cui la Chiesa si fa presente alla Mostra del Cinema di Venezia testimoniando attenzione al mondo del cinema e volontà di dialogo. E’ arrivato, infatti, al Lido mons. John Patrick Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per consegnare a Wim Wenders il Premio Robert Bresson 2004 dell’Ente dello Spettacolo. Il regista tedesco, che presenterà domani in concorso la sua ultima opera, “La terra dell’abbondanza”, un’intensa riflessione sull’America del dopo 11 settembre, ha ricevuto il riconoscimento, assegnato in collaborazione col Pontificio Consiglio della Cultura, nello stand della Rivista del Cinematografo affollata di personalità e di giornalisti. E’ lo stesso mons. Foley che ci spiega quali sono le ragioni della presenza della Santa Sede a Venezia e della consegna a Wenders di un Premio che vuole mettere in evidenza l’impegnativo cammino che un’artista compie alla ricerca del significato spirituale della vita:

 

“Prima di tutto, è importante che la Chiesa partecipi ad una Mostra come questa di Venezia; poi, è importante anche riconoscere il ruolo del registi nel cinema, perché loro possono toccare il cuore della gente. Il cinema non è soltanto un divertimento ma potrebbe essere anche una fonte di riflessione. Penso che Wim Wenders abbia assolto a questo compito nei suoi film: ha cercato di creare un’occasione per riflettere. Lui ha ottenuto la laurea in teologia all’Università di Friburgo, in Svizzera: quindi, lui stesso ha una formazione teologica importante e questo ha influito profondamente sul suo lavoro. Quindi, è stato un onore essere presenti con lui qui oggi e di consegnare il Premio Bresson proprio a lui”.

 

Ed ora sentiamo una dichiarazione del regista Wim Wenders:

 

I’M VERY HAPPY TO RECEIVE THIS AWARD NAMED AFTER ROBERT BRESSON. ...

“Sono veramente contento di questo premio, intitolato a Robert Bresson. Lui è un grande esempio per tutti coloro che oggi sono impegnati a fare film, perché in modo radicale ha sempre portato nella sua vita le sue convinzioni; ha vissuto in maniera molto modesta per tutta la sua vita. I suoi film sono stati prodotti con mezzi poveri e credo che la povertà sia uno degli ‘strumenti’ per vivere il cristianesimo. Mi sento profondamente ispirato dalla sua opera e da questo premio che porta il suo nome. Grazie!”.

 

Sono stati, infine, presentati gli Atti del Convegno internazionale “Cristo nel Cinema. Un canone cinematografico”.

 

Da Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

8 settembre 2004

 

 

CON SPIRITO DI DEVOZIONE E AMORE SI CELEBRA OGGI LA FESTA

DELLA NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA.

SIENA DEDICA PARTICOLARE ATTENZIONE AI BAMBINI

 

TINDARI.= Numerose e variegate le celebrazioni per l’odierna festa della Natività della Beata Vergine Maria. Tra i cinquanta e i sessantamila pellegrini si sono recati a Tindari, in Sicilia, per le tradizionali solennità religiose della città mariana, che quest’anno celebra il 25.esimo anniversario della Dedicazione del Santuario. Ieri sera si è svolta la consueta processione, guidata dal vescovo di Patti, Ignazio Zambito. E’ stato, invece, mons. Paolo Romero, nunzio apostolico in Italia, a presiedere oggi il solenne pontificale. La visita del rappresentante del Papa ha rinverdito le emozioni vissute in occasione del pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, il 12 giugno del 1988. “A te, madre degli uomini – ha detto in quell’occasione il Papa – affido la Chiesa di Patti, con i suoi generosi impegni, le sue cristiane aspirazioni, i suoi timori, le sue speranze. Non lasciarle mancare la luce della vera sapienza. Guidala nella ricerca della libertà, della giustizia per tutti, della santità”. Molto sentita la ricorrenza della Natività della Madonna anche nell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia. In due santuari sono previste celebrazioni e solenni, quello della Madonna di Loreto e quello della Madonna della Stella. Nell’Archicenobio di Monte Oliveto Maggiore (Siena), oggi pomeriggio, il Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, dopo la recita del Vespro, porrà tutti i bambini presenti sotto la protezione materna di Maria. Un atto di affidamento che non può non ricordare i piccoli morti della scuola osseta di Beslan. La Chiesa della Basilicata poi ha festeggiato, in forma solenne, la sua Patrona e Regina: la Madonna Nera di Viggiano (Potenza). Quest’anno, in particolare, è stato dedicato al 150.esimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. (B.C.)

 

 

OCCORRE UN MAGGIORE RIGORE NELLA SCELTA DELLE NUOVE ASSOCIAZIONI RELIGIOSE. E’ IL MONITO DI MONS. MARTIN RABAGO, DINANZI ALLA PREOCCUPANTE CRESCITA DEI GRUPPI INTEGRALISTI CHE PRATICANO IL SATANISMO

 

LEON.= I gruppi integralisti, che inoltre praticano il satanismo ottengono con troppa facilità il permesso di iscriversi nel registro ufficiale delle associazioni religiose. E’ la denuncia del numero uno dei vescovi messicani, mons. José Guadalupe Martin Rábago, che torna così sulla nota pubblicata dal settimanale della diocesi di León riguardo il riconoscimento da parte della Segob (Segreteria del Governo) della setta denominata “Santa Morte”. L’escamotage usato dai suoi adepti per ottenere l’iscrizione al registro sarebbe stato il cambio di nome, tanto è vero che nell’elenco ufficiale la setta satanica compare come Chiesa cattolica tradizionalista messicana-statunitense. Da qui l’appello del presidente della Cem all’organismo preposto, affinché “vengano stabiliti criteri precisi e avviate opportune verifiche prima e dopo la registrazione”. “Si accettano le richieste di adesione – ha sottolineato mons. Martin Rabago – con eccessiva superficialità”. “Stando anche alle testimonianze di tante famiglie, esistono gruppi dediti al satanismo che adescano i ragazzi e li violentano psicologicamente”. Il presule ha precisato, inoltre, che “la Chiesa non vuole assolutamente cercare di limitare la libertà religiosa nel Paese, bensì chiamare la Segob ad una maggiore accortezza nel selezionare le domande di iscrizione. Fino al 20 luglio scorso erano 6247 le chiese presenti in Messico, la maggior parte cristiane. (D.D.)

 

 

SI SVOLGERA’ A VIENNA, TRA IL 24 E IL 26 SETTEMBRE PROSSIMI,

L’INCONTRO EUROPEO

DEI DELEGATI NAZIONALI DELLA PASTORALE UNIVERSITARIA.

OLTRE MILLE IN EUROPA I CAPPELLANI UNIVERSITARI

 

CITTA’ DEL VATICANO.= In un mondo “caratterizzato dalla globalizzazione, dal multiculturalismo e dal confronto con il mondo islamico e dalle sette”, la pastorale universitaria è “annuncio e proposta del Vangelo alle nuove generazioni e al mondo della cultura, ma anche formazione culturale, professionale ed etica d’ispirazione cristiana”. In questa prospettiva, tra il 24 e il 26 settembre prossimi, i delegati europei della pastorale universitaria si incontreranno a Vienna, nella consapevolezza che gli studenti universitari e gli atenei svolgono un ruolo essenziale e strategico nella costruzione della nuova Europa. Al centro dei lavori dei delegati nazionali della pastorale nelle università, l’elaborazione e la proposta di un corpo di lineamenta, che siano approvate dalle 34 Conferenze episcopali europee e applicate e condivise dalle cappellanie di tutti gli atenei del nostro continente. I sacerdoti che si dedicano alla pastorale universitaria in Europa sono oltre mille. “Disporre di lineamenta comuni – si legge nel comunicato del Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE) – è imposto anche dalla straordinaria mobilità degli studenti universitari, che grazie ai progetti Erasmus, Socrates, Tempus ed altri, ogni anno frequentano atenei all’estero, all’interno dell’Unione Europea”. Altri temi in discussione: il sistema e la missione dei collegi universitari, la Giornata europea delle università, in programma per il 5 marzo 2005 a Roma, e la promozione della partecipazione degli universitari alla Giornata mondiale della gioventù a Colonia, dal 16 al 21 agosto 2005”. (B.C.)

 

 

“MARIA E LA FAMIGLIA CRISTIANA”: E’ IL TEMA CHE HA ACCOMPAGNATO

IL 55.MO PELLEGRINAGGIO MARIANO NAZIONALE IN PAKISTAN.

MIGLIAIA I FEDELI RIUNITI A MARIAMABAD

 

MARIAMABAD.= Mariamabad, la Lourdes del Pakistan, è stata nuovamente invasa da centinaia di migliaia di fedeli. Il villaggio, infatti, è stato meta del 55.mo pellegrinaggio mariano nazionale, che ha avuto per tema “Maria e la famiglia cristiana”. L’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha, ha presieduto il pellegrinaggio. Nell’occasione, il presule ha voluto propagandare una nuova edizione di audiocassette e di CD in lingua locali con numerosi inni mariani. “Maria è una speranza per tutti – ha sottolineato in un messaggio il sacerdote  domenicano,  Naveed Akther – e la Santa Famiglia un modello per i cristiani. L’amore della Madonna e l’obbedienza di Giuseppe sono importanti punti di riferimento. Una famiglia, che prega insieme, rimane unita”. Mariamabad è visitata ogni anno da un milione di pellegrini, anche musulmani. Il villaggio si estende su una superficie di 835 ettari, ad una ottantina di km dalla capitale del Punjab, Lahore. (A.M.)

 

 

MORTO IN SUDAFRICA IL PASTORE BEYERS NAUDE, DA DECENNI IMPEGNATO

NELLA LOTTA CONTRO IL RAZZISMO. IL RICORDO DELLA CONFERENZA

EPISCOPALE CATTOLICA SUDAFRICANA

 

PRETORIA.= “Un attivista indefesso contro l’apartheid, un pastore compassionevole, un uomo dal coraggio eroico, un promotore dell’unità dei cristiani, una persona di profonda fede e una leggenda del suo tempo”. Con queste parole la Conferenza episcopale cattolica sudafricana (Sacbc) ha ricordato Christian Frederick Beyers Naude, il pastore sudafricano bianco morto lunedì scorso all’età di 89 anni e divenuto negli ultimi decenni una delle voci più importanti contro la segregazione razziale. I presuli hanno sottolineato il percorso di vita del pastore Beyers Naude, che “realizzò l’intrinseca natura malefica del sistema dell’apartheid, ruppe con la Chiesa riformata olandese e lottò senza posa contro l’ingiustizia, venendo osteggiato e sperimentando sofferenze”. “È diventato un emarginato tra gli afrikaner (discendenti dei colonizzatori olandesi e francesi) – disse di lui Mandela nel 1995, in occasione del suo 80.mo compleanno – tra molti bianchi e nella Chiesa che lui amava, ma questo è il prezzo che devono pagare i profeti”. (B.C.)

 

 

PREMIO BALZAN PER LA COMUNITA’ DI SANT'EGIDIO.

IL PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO RESO PER IL PROGETTO “DREAM”,

PER LA LOTTA ALL’AIDS IN MOZAMBICO

  

MILANO.= “Per l’impegno nel rilanciare nel mondo la convivenza pacifica tra gruppi di etnia diversa e nel promuovere, indipendentemente dal credo religioso, l’azione umanitaria, di pace e di fratellanza fra i popoli”. E’ la motivazione con la quale la Fondazione Balzan ha assegnato ieri alla Comunità di Sant’Egidio il suo premio per la pace e la fratellanza tra i popoli. La Fondazione Balzan, voluta dall’erede di Eugenio Balzan, amministratore del Corriere della Sera d'inizio secolo, ha in particolare voluto premiare il lavoro svolto da Sant’Egidio con il programma “Dream”. Dal marzo 2002, il progetto consente a malati di Aids e donne sieropositive in gravidanza di accedere gratuitamente in Mozambico alla cura dell’infezione. “Dream” unisce prevenzione e terapia, in accordo con le autorità di Maputo e con la speranza di diventare un modello per tutta l’Africa. L’obiettivo principale è la prevenzione della trasmissione del virus Hiv dalla madre al bambino, nonché la creazione di strutture idonee a introdurre la terapia antiretrovirale nel Paese. Nell’albo d’oro del premio della Fondazione Balzan, che viene assegnato con cadenza non inferiore ai tre anni e che vale un assegno di un milione e 300 mila euro, figurano anche la Croce Rossa, madre Teresa di Calcutta e Papa Giovanni XXIII. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

8 settembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il presidente russo, Vladimir Putin, insiste nella linea dura e respinge gli appelli giunti dal mondo occidentale perché scelga la via del dialogo nella politica cecena: “non chiedetemi di trattare con questa gente”, ha dichiarato Putin che ieri sera ha pregato davanti a un’icona nella chiesa della Santa Trinità a Mosca, accendendo quattro candele in memoria delle vittime di Beslan. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il commando dei responsabili della strage – ha detto stamani il procuratore generale russo Vladimir Ustinov incontrando Putin – era composto da 31 terroristi ed almeno dodici corpi sono stati identificati. L’ultimo bilancio delle vittime - ha aggiunto il procuratore - è di 326 morti ed almeno 318 ex ostaggi sono ricoverati negli ospedali osseti. La Russia – ha inoltre affermato il generale Iouri Balouievski - è pronta ad attaccare basi terroristiche in tutto il mondo. Gli inquirenti proseguono, intanto, nell’analisi della confessione del presunto terrorista 24.enne Nur Pashi Kulayev che ha sottolineato come l’azione compiuta a Beslan sia stata pianificata dai due leader separatisti ceceni, Shamil Basayev e Aslan Maskhadov. Il portavoce di quest’ultimo ha negato qualsiasi responsabilità condannando l’uso della forza contro persone inermi. Ma i servizi segreti russi, che in Cecenia hanno arrestato due sospette ‘vedove nere’ di 16 e 34 anni, rimarcano l’esistenza di un saldo collegamento tra il sequestro della scuola osseta e la guerriglia cecena. Per arrivare alla cattura di Basayev e Maskhadov l’intelligence di Mosca ha messo sui due leader separatisti una taglia di trecento milioni di rubli, oltre 10 milioni di dollari, garantendo anonimato e protezione a chiunque sia in grado di fornire informazioni utili. Ed una dura condanna contro il terrorismo è stata ribadita ieri a Mosca da almeno 130 mila persone che hanno sfilato sotto le cupole colorate di San Basilio, a due passi dalla Piazza Rossa. Sull’orrore di Beslan la televisione russa ‘Ntv’ ha trasmesso, infine, un drammatico video girato nella scuola dal commando di terroristi. Nel filmato si vedono centinaia di persone radunate nella palestra ed alcuni sequestratori che si muovono mentre posizionano e preparano ordigni esplosivi tra gli sguardi di bambini terrorizzati.

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In Medio Oriente, il premier dell’Autorità palestinese, Abu Ala,  ha di nuovo rassegnato le dimissioni per protestare contro l’atteggiamento del presidente Arafat che, di fatto, non gli permetterebbe di esercitare le proprie funzioni di primo ministro. In Israele, intanto, il premier Ariel Sharon si appresta ad esaminare con i responsabili militari il nuovo tracciato del muro che divide lo Stato ebraico dalla Cisgiordania. Sul terreno, l’esplosione di un’autobomba al valico di Baka el-Gharbia, 50 chilometri a nord di Tel Aviv, ha provocato la morte dell’attentatore suicida.

 

Il presidente bielorusso, Alexandr Lukashenko, ha indetto un referendum il prossimo 17 ottobre, in coincidenza con le elezioni legislative, per ottenere il nulla osta ad un suo terzo mandato alla guida del Paese. Lukashenko chiederà ai suoi connazionali che sia modificata la Carta Costituzionale nella parte in cui si vieta ad un presidente di restare in carica per oltre due mandati.

 

In Afghanistan è cominciata, ieri, la campagna elettorale in vista delle presidenziali del prossimo nove ottobre. I 18 candidati, tra i quali l’attuale presidente Hamid Karzai, avranno un mese di tempo per presentare i loro programmi. Sulla consultazione gravano molte incognite: la minaccia più insidiosa è rappresentata dalla scarsa partecipazione degli elettori alla campagna elettorale.

 

Le forze di sicurezza pachistane hanno arrestato un cittadino saudita sospettato di legami con Al Qaeda. Lo hanno riferito funzionari dei servizi di intelligence di Islamabad precisando che l’arresto è il risultato di un’estesa operazione compiuta nelle zone tribali dell’ovest del Paese.

 

Lotta al terrorismo in Gran Bretagna. Quattro uomini sono stati fermati ieri a Southampton, nel sud ovest del Paese. Lo ha riferito la polizia, senza fornire ulteriori dettagli. In Gran Bretagna sono stati fermati oltre 600 sospetti terroristi dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington.

 

Gli Stati Uniti presenteranno oggi al Consiglio di sicurezza dell’Onu una nuova proposta di risoluzione per affrontare la crisi del Darfur e per rinnovare le pressioni sul governo del Sudan, affinché intervenga per mettere fine alle sofferenze della popolazione locale. L’Onu, intanto, ha denunciato nuovi attacchi dei miliziani arabi Janjaweed nella martoriata regione del Sudan occidentale. Sul fronte politico, il governo sudanese ha arrestato un certo numero di esponenti dell’opposizione islamica accusati di “sovversione”.

 

Sono 24 i morti accertati, 700 i feriti e 15 le persone che ancora risultano disperse in Giappone dopo l’arrivo del tifone Songda, che ieri ha colpito la parte sudoccidentale del Paese. Questa mattina Songda ha investito la prefettura settentrionale di Hokkaido con raffiche di vento fino a 108 chilometri orari.

 

Otto persone sono rimaste uccise e altre tre ferite in Vietnam ieri, in due esplosioni distinte di ordigni risalenti alla guerra terminata quasi trent’anni fa. L’esercito americano sostiene di aver impiegato fino a 15 milioni di tonnellate di bombe, mine e altre munizioni durante il conflitto in Vietnam, terminato nel 1975. Il dieci per cento di questo arsenale sarebbe rimasto inesploso.

 

 

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