RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
250 - Testo della trasmissione di lunedì 6 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Presentato a Parma il decalogo per una economia in favore dell’uomo: ce ne parla Giulio Marcon
Applausi
e qualche contestazione alla Mostra del cinema di Venezia.
CHIESA E SOCIETA’:
Strage in una chiesa evangelica colombiana
“Noi siamo inviati”, è il titolo della lettera
pastorale dell’arcivescovo di Melbourne
Si conclude oggi in Argentina il Congresso
Eucaristico nazionale
Emessa negli Stati Uniti la prima condanna per
l’omicidio dell’arcivescovo Romero
Disastrosa invasione di locuste in diversi Stati
dell’Africa occidentale.
In Iraq, almeno 7
soldati americani uccisi in un attacco a Falluja. Non è Al Douri l’uomo
catturato ieri. Liberati cinque ostaggi
Prorogato
il cessate-il-fuoco in Kashmir
Il
governo israeliano torna a minacciare l’espulsione di Yasser Arafat.
6 settembre 2004
UNA
GENEROSA TESTIMONIANZA A CRISTO, GIUNTA INTATTA A NOI,
DOPO
DIECI SECOLI: COSÌ IL PAPA RICORDA SAN GUIDO DELL’ACQUESANA,
NEL
MILLENARIO DELLA SUA NASCITA. DELL’ESEMPIO DEL VESCOVO, GIOVANNI PAOLO II RICORDA,
IN PARTICOLARE, LO ZELO NELLA FORMAZIONE SACERDOTALE
“Una generosa testimonianza a
Cristo, che è giunta intatta sino a noi, dieci secoli dopo”: il Papa parla così
di San Guido dell’Acquesana, in un messaggio in occasione del millenario della
sua nascita, affidato al cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato che ha preso
parte alle celebrazioni, ieri, ad Aqui. Il servizio di Fausta Speranza:
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Giovanni Paolo II ricorda in
particolare l’impegno del vescovo, divenuto santo, nella formazione del clero,
sottolineando l’importanza di riscoprire il suo esempio oggi per assicurare
“agli aspiranti sacerdoti una formazione umana, intellettuale e spirituale adeguata
alle complesse esigenze del mondo”. Nell’opera del santo di Aqui - spiega il
Papa - è “mirabile l’armonia tra fedeltà al deposito della Chiesa e spirito di
rinnovamento, che sempre dimostrò nell’azione pastorale”. E a proposito di
spirito di iniziativa, il Papa ricorda “l’impegno nell’istituire e consolidare
le Pievi rurali, sparse nel territorio, facendone punti di riferimento per la
vita religiosa e sacramentale dei fedeli, in un tempo in cui il tessuto
pastorale della Diocesi versava in difficili e precarie condizioni a motivo di
invasioni, guerre e carestie”. “Tutto questo - commenta il Papa - ben si
coniuga con la rinnovata attenzione alla parrocchia, che i vescovi d’Italia
stanno promuovendo in questi anni, per rispondere alle odierne sfide spirituali
e pastorali”.
C’è poi il ricordo della generosità con cui, San Guido una volta
diventato vescovo, donò tutti i suoi averi alla Chiesa di Aqui. E ricordando
quanto tempo è passato da quando il vescovo Guido ha segnato con il suo
episcopato, dal 1034 al 1070, una svolta nella storia della città e della diocesi
di Aqui, Giovanni Paolo II sottolinea che “è la stessa fede, lo stesso
Battesimo, la grazia dello stesso Spirito, al di là delle pur grandi differenze
epocali, a caratterizzare l’esperienza del Popolo di Dio”. E il Papa definisce
questa continuità uno “stupendo mistero della comunione dei santi!”.
***********
Per approfondire la figura
storica di San Guido si svolgerà ad Acqui Terme, il 17 e 18 di questo mese, il
convegno storico aperto ad accademici e studiosi del Medioevo, sul tema:
"Organizzazione ecclesiastica nel tempo di S. Guido (XI secolo):
territorio e istituzioni".
RINNOVARSI SULLA SCIA DI UNA TRADIZIONE CHE HA GENERATO SANTI:
L’IMPEGNO
DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA DOPO L’INCONTRO A LORETO COL PAPA,
CHE HA
ESORTATO IL LAICATO AD “ESSERE” E A TESTIMONIARE IL VANGELO
-
Intervista con Paola Bignardi -
Contemplazione, comunione, missione: sono le tre
“consegne” lasciate da Giovanni Paolo II all’Azione Cattolica, dopo il grande
incontro di ieri nella Piana di Montorso, durante il quale il Papa ha
beatificato tre giovani soci dell’organismo ecclesiale, vissuti nel ‘900. Ma in
che modo queste consegne orienteranno il rinnovamento di Azione cattolica e, in
senso generale, del laicato italiano e non solo? Alessandro De Carolis lo ha
chiesto alla presidente nazionale di AC, Paola Bignardi.
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R. – Il primo
messaggio che ci ha dato Giovanni Paolo II è stata la sua presenza: che il Papa
ci abbia dedicato questo viaggio, mi pare che sia il suo modo di dirci che è
con noi in questo cammino di rinnovamento, che in qualche modo conferma le
scelte che l’Azione Cattolica è andata facendo nel corso di questi ultimi anni
e che ieri hanno avuto, per così dire, una “celebrazione”. E poi, accanto a
questo, fondamentali sono state le tre parole che ci ha consegnato al termine
della celebrazione: l’Azione Cattolica del futuro è l’Azione Cattolica della
contemplazione, della comunione e della missione.
D. – A questo
proposito, volevo chiederle: dal momento che il vostro nome indica una fede da
vivere in modo attivo, dinamico, in che modo le tre parole che vi ha lasciato
il Papa orienteranno il rinnovamento di questa azione, dell’Azione Cattolica?
R. – Penso ci
impegneranno ad essere scuola di santità, così come è stata nel passato.
L’Azione Cattolica delle fasi più attive della sua storia è stata l’Azione
Cattolica della santità. I Beati che sono stati elevati ieri agli onori degli
altari sono nati e vissuti, in fondo, negli anni della maggiore espressione
attiva dell’Azione Cattolica. Ciò vuol dire che l’azione non è mero “attivismo”:
l’azione è espressione missionaria, l’azione è testimonianza. Per questo, c’è
un legame inscindibile tra santità e testimonianza. La santità si esprime poi
nella missione e nella testimonianza nel mondo, ma una missione e una testimonianza
che non siano radicate in una vita cristiana autentica, non significano nulla.
Tutto questo, da vivere in un legame molto forte con la Chiesa – un legame di
comunione – per poter essere una forza di comunione nel mondo.
D. – Lei ha
definito, in termini ampi, l’incontro con il Papa “una festa del laicato”, e lo
stesso don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, vi ha inviato
un messaggio molto bello di amicizia e di apertura. Come considera, l’Azione
Cattolica, la necessità della collaborazione tra le varie realtà dei movimenti
ecclesiali?
R. –
Collaborazione è prima di tutto comunione, cioè prima che fare delle cose insieme, è quello spirito di fraternità, di
stima, di rispetto reciproco, di rispetto delle nostre originalità che ci porta
a gioire del bene gli uni degli altri, ad aiutarci a camminare, anche a
correggerci, nel dialogo e nel confronto. Credo che questa sia una
testimonianza che rende il laicato ecclesiale anche una straordinaria forza politica.
D. – Un
pensiero finale alla tragedia di Beslan: la notizia vi ha colti mentre ribadivate
a Loreto, tra l’altro, il vostro impegno per la pace. Cosa ha provocato nella
vostra riflessione di quei giorni, soprattutto tra i giovani di Azione Cattolica,
questa pagina di indicibile violenza?
R. – Ha provocato
una volontà più decisa di pace, dono da chiedere a Dio ma anche come
testimonianza di speranza da dare in questo mondo, che non può abbandonarsi al
pessimismo e non può sentirsi sconfitto sulla causa della pace.
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UDIENZE
Il Santo Padre stamane ha
ricevuto nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale Jozef Tomko,
presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali
con il segretario, padre Ferdinand Pratzner; successivamente ha ricevuto
l’arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio apostolico a Cuba e, infine, alcuni presuli
della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America (Regione III), in
visita "ad Limina".
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Il
titolo d’apertura della prima pagina è “Il Papa con l’Azione Cattolica. Una luminosa
giornata di storia”.
Giovanni
Paolo II pellegrino a Loreto con oltre trecentomila fedeli di ogni generazione
proclama tre nuovi beati ed affida all’associazione la formidabile impresa di
donare santità alla Chiesa e al mondo del terzo millennio.
Nelle
vaticane, il dettagliato resoconto del solenne avvenimento. Gli articoli di
Giampaolo Mattei e di Gaetano Vallini.
Il
messaggio di Giovanni Paolo II videotrasmesso durante l’incontro dei giovani di
Azione Cattolica svoltosi, sabato, nella Piana di Montorso: essere testimoni di
Cristo per costruire un’Europa della speranza.
La
lettera del Papa al vescovo di Aqui in occasione del millenario della nascita
del vescovo San Guido, suo principale Patrono.
Nelle
estere, in riferimento alla tragedia consumatasi nell’Ossezia del Nord, un
articolo dal titolo “Beslan attende di poter piangere tutti i suoi morti”.
Ancora incerto il numero delle persone uccise e dei dispersi nella carneficina
che ha concluso il feroce sequestro di alunni, genitori e insegnanti nella
scuola.
Iraq:
autobomba a Falluja causa la morte di sette soldati Usa.
Nella
pagina culturale, un articolo di Armando Rigobello dal titolo “La dialettica
tra Platone e Aristotele”: in margine ad un recente volume di Enrico Berti.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.
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6 settembre 2004
OLTRE 200 RIMANGONO I DISPERSI PER LA TRAGEDIA DI
BESLAN.
DUE LE GIORNATE DI LUTTO NAZIONALE IN RUSSIA. AGLI
ARRESTI UN TERRORISTA DEL COMMANDO CHE ERA FORMATO DA 32 PERSONE DI DIVERSE NAZIONALITA’
- Intervista con Fabrizio Dragosei -
“Con il cuore e con il pensiero
siamo lì a Beslan: con queste parole il presidente Putin ha aperto una riunione
di governo per poi chiedere un minuto di silenzio. Sono due le giornate di
lutto e ovunque le bandiere sono a mezz’asta. Il numero dei morti è salito a
335, di cui 156 bambini. Negli ospedali rimangono 565 feriti, oltre la metà dei
quali sono piccoli alunni della scuola. Anche dei 115 ricoverati in gravi
condizioni la metà sono sempre bambini. Intanto, i canali televisivi mandano in
onda le immagini della tragedia. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Oggi a Beslan sono previsti 170 funerali. Il centro cittadino è pieno
di bare. Il cimitero non potrà accogliere tutti. Sono state scavate fosse in un
campo limitrofo. Indescrivibile è l’atmosfera di lutto. La cittadinanza continua a portare fiori e
candele nella scuola. Tanti sono quelli che si ostinano a cercare tra le
macerie un segno dei propri familiari. Oltre 200 rimangono i dispersi. Nella
confusione più completa i feriti, molti dei quali privi di sensi, sono stati
portati nei più diversi ospedali della Russia meridionale. Il commando, ha
comunicato il vice procuratore generale Fridinskij, era composto da 32 persone
delle nazionalità più diverse: un terzo erano mercenari arabi, qualche ceceno,
degli ingusci e degli slavi. Un terrorista è stato arrestato e mostrato in
televisione. L’uomo ha urlato: “Non ho sparato. Lo giuro su Allah”. Adesso le
autorità federali mirano ad evitare la destabilizzazione del Caucaso con
possibili teste calde che vadano a cercar vendetta. “Questa – ha detto il
Patriarca Alessio II – è stata un’azione contro l’unità del nostro popolo. La nostra
storia ci spiega come superare questo momento”.
Per
la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Ma come sta vivendo in queste
ore Beslan? Dalla martoriata città osseta la testimonianza dell’inviato del
Corriere della Sera, Fabrizio Dragosei, al microfono di Roberto Piermarini.
**********
R. – Ecco, oggi diciamo che
tutta Beslan è un grande funerale. Ci sono le strade completamente intasate; ci
sono macchine, furgoncini con le bare, dietro, autobus carichi di parenti,
macchine private … Non c’è nessuno nelle case, nei negozi, perché ognuno ha un
parente; ognuno, anzi, dovrebbe essere in più luoghi, dovrebbe essere in più
funerali perché contemporaneamente ce ne sono tantissimi. Nel cimitero, abbiamo
visto ieri, hanno dovuto adibire un enorme campo, grande come due campi da
calcio, alle nuove fosse, dentro le quali ognuno mette, appunto, i propri cari.
Vi è una fossa per una famiglia, in altri casi due, tre, quattro … Ieri abbiamo
visto una famiglia completamente spazzata via: una madre coi suoi quattro
figli.
D. – Cosa rimane della scuola di
Beslan?
R. – La scuola è lì con degli
occhi giganteschi, buchi provocati dalle esplosioni innescate dalla TNT che
avevano portato i terroristi, e dalle altre esplosioni provocate dagli assaltatori,
dalle truppe speciali e dai miliziani locali che, dopo aver sparato da fuori,
per difendere la fuga dei ragazzini, dei bambini e delle donne, hanno iniziato
ad avanzare, e quindi a sparare verso i terroristi. Questo è quello che rimane
di una vita normale che poteva esserci in questa scuola prima di questi fatti:
ci sono le aule, ci sono i quaderni buttati a terra, ci sono gli zainetti dei
bambini ancora rimasti da qualche parte e tanti tanti parenti che ancora vanno
lì in pellegrinaggio.
D. – Quali sono le condizioni
dei bambini sopravvissuti al massacro?
R. – Purtroppo sembra che
parecchi bambini siano ancora in pericolo. Sicuramente ci sono stati altri
morti negli ospedali, in questi due giorni. Le condizioni fisiche sono difficili
ed altrettanto difficili sono quelle psicologiche anche per i bambini che non
hanno subito gravi ferite perché devono superare questo shock terribile di
questa prigionia. Da tutte le parti arrivano soccorsi, giocattoli, ci sono,
dicono, psicologi che aiutano i bambini. Certo molto, moltissimo dovranno fare
soprattutto i genitori. Questo, purtroppo, è un bilancio che potremmo fare solo
in un secondo momento.
D. – Che cosa raccontano i
superstiti?
R. – Raccontano di sofferenze
indicibili, inutili ed assurde. Raccontano di terroristi che, senza alcun
motivo, impedivano ai bambini di bere. Non c’è alcun motivo logico, alcun
motivo di difesa. Impedire ai bambini di bere non ha alcuna giustificazione. E’
pura crudeltà ingiustificata.
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L’IMPEGNO DELLE
RELIGIONI PER LA PACE NELL’INCONTRO INTERNAZIONALE
ORGANIZZATO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO A
MILANO
- Intervista con rabbino capo d’Israele, Yona
Metzger -
Le
migrazioni, l’unità dei cristiani e la pace nel mondo, la civiltà della convivenza:
alcuni dei titoli dei forum che oggi hanno fatto entrare nel vivo a Milano i
lavori della 18ma edizione di Uomini e Religioni, annuale incontro organizzato
dalla Comunità di Sant’Egidio. Importanti le testimonianze che hanno ribadito
come il messaggio di pace debba partire soprattutto dai cristiani. A Milano c’è
per noi Francesca Sabatinelli:
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Avvicinare
le persone diverse da noi nella cultura, nella civiltà, nella religione per
superare le discordie, dialogare con loro per vincere i pregiudizi. Le parole
di mons. Shlemon Warduni, vescovo cattolico iracheno testimoniano fortemente lo
spirito che ha accompagnato i lavori dei primi forum, che hanno attraversato
alcuni degli argomenti più difficili, la lotta alla povertà, la cura dell’Aids
in Africa, bioetica e nuovo umanesimo. Un unico filo conduttore ha idealmente
unito alcune delle tavole rotonde, l’importante e determinante ruolo dei
cristiani nel combattere ed abolire la violenza e la guerra una volta per
tutte.
I
cristiani d’oriente devono diventare la passerella tra l’occidente cristiano ed
il mondo dell’Islam, è l’indicazione dell’editore libanese Ghassan Tueni. Lui
che proviene da una regione teatro di drammi storici parla della minaccia che
ossessiona oggi il Libano, l’Iraq, Gerusalemme, Paesi che vedono sempre più
precaria l’esistenza stessa dei cristiani. Tueni parla dell’esempio libanese,
Paese uscito dalle guerre riuscendo a salvare barlumi di democrazia grazie al
dialogo tra le componenti religiose. Oggi i cristiani piuttosto che pensare a
priori di far fronte all’invasione dell’islam, dice Tueni, devono partecipare
alla sua rinascita, l’islam autentico, deve capire che solo una pace con i
cristiani gli permetterà di modernizzarsi senza complessi.
La vera
sfida per i cristiani è riconoscere i propri errori del passato e attraverso
questi rifiutare la violenza e la teoria della giusta guerra. E’ la
testimonianza della britannica Mairead Maguire, premio Nobel per la pace, che
ripercorre il conflitto che ha insanguinato l’Irlanda del Nord, che oggi, testimoniano
i relatori, presenta un esempio di come molti cristiani e non stiano investendo
le loro vite nell’opera di lavoro per la pace. Anche oggi, nel ricordo dei
relatori, la tragedia della scuola di Beslan, dopo le drammatiche parole che
ieri hanno aperto l’incontro. Quelle di Theofan Ashurkov, vescovo ortodosso
dell’Ossezia del Nord. Testimone oculare della strage, tra i soccorritori delle
piccole vittime, lui che ha invano cercato di trattare con i terroristi. La sua
testimonianza ha ripercorso attimo dopo attimo quanto accaduto, poi l’accorato
appello alla platea, attraverso l’uccisione dei bambini non si lotta per la
libertà, la violenza può colpire tutti, l’umanità non ha altra scelta se non
unirsi contro il male del terrorismo, per non farlo passare, una lotta che
viene prima delle differenze politiche.
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Ma
sull’incontro interreligioso di Milano ascoltiamo il rabbino capo di Israele
Yona Metzger, al microfono di Francesca Sabatinelli :
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R. – IT’S A VERY IMPORTANT MEETING, BECAUSE IN THIS
CONFERENCE ...
E’ un incontro importantissimo, perché in questa occasione si incontrano
nuovi volti, nuove idee, ci si fa conoscere. Invece di essere nemici, è meglio
essere in pace e se non conosci l’altra parte, ti viene da pensare che le altre
idee siano strane o particolari ... ecco perché questi incontri sono veramente
importanti!
D. – Quale messaggio ha
lanciato?
R. – MY
MESSAGE WAS THAT WE MUST CONTINUE ...
Il mio messaggio è stato che è necessario continuare con questi incontri
con una nuova idea: come a New York abbiamo le Nazioni Unite, e ciascun Paese
invia il proprio ambasciatore, noi dobbiamo creare una nuova istituzione:
l’Unione delle religioni di tutto il mondo, alla quale ciascuna religione
invierà il proprio ambasciatore dal proprio Paese, per dialogare, per
dimostrare a tutto il mondo, per esempio ai musulmani, che la maggioranza non è
con Bin Laden, che la maggioranza non è al-Qaeda! E’ necessario riunirsi, scambiarsi
le idee. Loro ascolteranno me e noi ascolteremo loro e tutti noi insieme
possiamo aiutare il mondo perché tantissimi conflitti e guerre non nascono da
conflitti territoriali, ma dalle idee dei capi religiosi.
D. – Lei si riferisce ai
conflitti religiosi?
R. – FOR EXAMPLE, AL-QAEDA: WHAT IS THE IDEA OF
AL-QAEDA? IT IS A RELIGIOUS ...
Prendiamo ad esempio al-Qaeda: qual è il concetto-guida di al-Qaeda? E’
un concetto religioso. Lottano e finiscono in prigione, ma perché? Perché credono
che tutto il mondo debba essere musulmano. Noi dobbiamo invece dimostrare al
mondo che la maggior parte dei musulmani non è come loro! Ecco perché dobbiamo
istituire una sorta di ‘Nazioni Unite’ tra i capi religiosi. E secondo me, la
sede dovrebbe essere a Gerusalemme, città santa per tutti i figli di Abramo.
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PRESENTATO A PARMA IL DECALOGO
PER UNA ECONOMIA IN FAVORE DELL’UOMO
- Intervista con Giulio Marcon -
“Un economia in favore dell’uomo
e non del profitto” è la sfida lanciata a Parma dal Forum di “Sbilanciamoci”
cartello di oltre 90 associazioni tra cui Beati Costruttori di Pace, Un Ponte
per..., Pax Christi. A conclusione di quattro giorni di lavori è stato
presentato il “Decalogo di un’economia diversa”; punti centrali: l’uso
della leva fiscale per sostenere la solidarietà sociale, la finanza etica, il
commercio equo e solidale. Ma quali le urgenze? Massimiliano Menichetti lo ha
chiesto a Giulio Marcon presidente di Sbilanciamoci.
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R. – Una finanziaria che si
discuterà già dal prossimo mese che difenda e promuova le spese sociali, in
particolare l’istruzione, la sanità e l’assistenza, e poi un sostegno
all’economia di solidarietà e, in generale, una politica economica che tenga
conto dei problemi internazionali del nostro pianeta, che quindi sia di
cooperazione, di pace, di solidarietà con i popoli.
D. – Ma che cosa bisogna fare
per innescare un cambiamento economico?
R. – Promuovere quelle forme di
intervento pubblico come servizi sociali per i più bisognosi, politiche di
solidarietà che possano essere rappresentate dall’e-sperienza del Terzo
Settore, per fare in modo che avanzi un’economia che abbia le caratteristiche
di coinvolgimento della comunità stessa.
D. – Parlare di Terzo Settore
vuol dire mettere l’accento sul mondo del volontariato, il commercio
eco-solidale e banca etica, cioè Istituti che finanziano per il 95 per cento il
mondo del no profit …
R. – Le politiche neoliberiste
che in qualche modo hanno dimostrato il fallimento di non aver prodotto più
ricchezza per tutti, ma di aver prodotto più ricchezza solamente per il profit,
tant’è vero che negli ultimi anni le disuguaglianze tra il Nord ricco ed il Sud
povero del mondo sono aumentate ancora di più. Quindi, è necessario rimettere
al centro alcuni valori, i valori del bene comune, i valori della solidarietà,
i valori di una società che non può essere trattata come merce, che non ha al
centro esclusivamente il profitto, che non ha al centro esclusivamente
l’interesse individuale, ma che mette, diciamo, al primo posto l’interesse
collettivo, i beni comuni e l’uomo.
D. – Ma quindi, in concreto, c’è
la possibilità di abbattere la logica del profitto?
R. - Questo è un problema che
non ci poniamo solo noi che facciamo parte di organizzazioni sociali, di
movimenti, di istituzioni no profit. Ormai, negli ultimi anni, il tema del
rapporto tra economia ed etica è un rapporto che interessa anche molti imprenditori
e anche nel mondo dell’Impresa privata in molti si interrogano sul senso del
loro lavoro e sulla missione sociale che deve avere l’impresa. L’impresa è
sempre più chiamata ad essere responsabile, perché deve considerare il proprio
compito non staccato dai bisogni generali di una società, non guardando
semplicemente al profitto e all’interesse privato.
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APPLAUSI
E QUALCHE CONTESTAZIONE, ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA:
ACCOLTO
CON FAVORE IL FILM DELL’INGLESE MIKE LEIGH,
SUL
TEMA DELICATO DELL’ABORTO
-
Servizio di Luca Pellegrini
Dopo i
primi giorni di proiezioni e di applausi, alla Mostra del cinema di Venezia
sono arrivate dalla sala le prime contestazioni. “Bersaglio” delle critiche degli
addetti ai lavori, il regista italiano Michele Placido, come ci riferisce dal
Lido, Luca Pellegrini:
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Ecco la
Mostra del Cinema di Venezia, 61. ma edizione: contestazioni per la dirigenza,
fischi per Michele Placido, applausi per Mike Leigh. Le prime derivano da una
vera e propria giornata di caos, un “calvario” per spettatori e addetti ai
lavori: ritardi interminabili, proiezioni abbandonate, qualche cosa davvero non
funziona. I fischi sono, invece, tutti per Placido ed il suo film, “Ovunque
sei”. Tratta di una storia a metà tra il naturale – la prima parte, la più
interessante – e il sovrannaturale.
Poi è
arrivata oggi “Vera Drake” col suo pesante segreto, ed al regista inglese Mike
Leigh sono stati tributati consensi unanimi. Il film è difficile e interessante.
Londra, 1950: Vera ha una famiglia felice. Non è ricca, ma la solidarietà ed il
rispetto suppliscono all’indigenza. Vera è una madre modello e una donna che si
prodiga per tutti, col sorriso. Vera, però, si dedica anche ad un’altra attività
che tiene ben nascosta: senza farsi pagare, aiuta giovani donne ad interrompere
gravidanze indesiderate (quelle ricche trovano, versando ingenti somme di
denaro, dottori più che compiacenti). Un lavoro clandestino, pericoloso,
triste, compiuto con una generosità affetta da molta ignoranza, che viene da
Leigh giustamente soltanto raccontato, descritto con pudicizia e senza
tentativi di facili, univoche spiegazioni. E’ posto soltanto un dilemma morale
che, ben lo sappiamo, un film e questo film, non possono risolvere. Bravo Mike
Leigh: evita la propaganda, pone domande, non trae alcuna facile e scontata
conclusione. Vera sarà arrestata e condannata a due anni e mezzo di prigione
per aver messo a repentaglio la vita di una ragazza. Avere scovato il suo segreto
non interromperà la catena dell’illegalità e degli aborti, ma attiverà però il
senso di pietà e di perdono, scuotendo, lo speriamo, le coscienze di molti.
Da Venezia, Luca Pellegrini per
la Radio Vaticana.
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6 settembre 2004
STRAGE
IN UNA CHIESA EVANGELICA COLOMBIANA.
UOMINI
ARMATI E INCAPPUCCIATI FANNO IRRUZIONE NEL LUOGO DI CULTO
E
APRONO IL FUOCO CONTRO I PRESENTI.
QUATTRO
LE VITTIME E QUATTORDICI I FERITI
BOGOTA’.
= Barbara fiammata di violenza in Colombia. Un gruppo di uomini armati e incappucciati
ha fatto irruzione in una chiesa evangelica a Puerto Asís, nel sudest del Paese,
uccidendo quattro persone, tra le quali una bambina di sei anni, e ferendone
altre quattordici. L’aggressione è avvenuta sabato sera, mentre si celebrava il
rito religioso nella chiesa ‘Alleanza cristiana’, nel centro di Puerto Asís,
dipartimento di Putumayo, oltre 600 chilometri a sud della capitale Bogotà.
Secondo alcune testimonianze, gli uomini si sono precipitati all’interno del
luogo di culto e hanno cominciato a sparare all’impazzata contro tutti i
presenti, per poi fuggire a bordo di motociclette. Dei feriti, cinque sono
gravi e alcuni sono minorenni. Al momento, non si hanno notizie sull’identità
dei responsabili. Il pastore della chiesa, José Maria Pinto, ha, tuttavia,
detto di aver “ricevuto minacce da gruppi di estrema sinistra” in passato.
Secondo quanto riferisce la fondazione “Cristiani per la pace”, negli ultimi
quattro anni, oltre 80 pastori protestanti sono stati assassinati, mentre sono
stati chiusi più di 300 luoghi di culto. (B.C.)
IL GOVERNO SEMBRA INDIFFERENTE ALLA POVERTÀ DEL
PAESE, DOBBIAMO AIUTARCI
GLI UNI CON GLI ALTRI. E’ IL MONITO DEL VESCOVO
FILIPPINO OSCAR CRUZ,
IN UNA LETTERA ALLA COMUNITA’ LOCALE
MANILA.
= “Inondiamo il cielo di preghiere. Siamo per la maggior parte gente povera, ma
proprio per questo il Signore ci ama e ascolterà le nostre preghiere”. Questo,
in sintesi, l’invito che il vescovo di Lingayen-Dagupan, Oscar V. Cruz, rivolge
alla comunità filippina in una lettera circolare. La popolazione filippina versa
in questo periodo in una situazione difficile. Il presidente, Gloria
Macapagal-Arroyo, ha recentemente ammesso che il Paese sta affrontando una
“crisi finanziaria”, invitando tutti al sacrificio. Il deficit statale è
talmente alto che è stato chiesto ai politici, senatori e deputati di cedere
parte dei milioni di pesos dei “fondi destinati allo sviluppo” o del “denaro
pubblico speso per la campagne elettorali” per alleviare la crisi. La crisi
economica pesa praticamente solo sui poveri e su quella che una volta era la
classe media, i cosiddetti “nuovi poveri”. Secondo stime ufficiali, cinque
milioni di filippini sono disoccupati. I beni primari, soprattutto le medicine,
sono diventati molto costosi, mentre i prezzi dell’energia crescono di
settimana in settimana. “I prezzi continuano a salire e i salari rimangono
uguali – scrive ancora il presule – e questa è la situazione presente, ma è
probabile che essa peggiori nel futuro”. Il vescovo invita, comunque, “a non perdere
la speranza, perché con l’aiuto di Dio i filippini hanno superato momenti
peggiori in passato e riusciranno a farlo anche in futuro”. “Dobbiamo aiutarci
da soli – ha concluso mons. Cruz – il nostro governo non sembra essere in grado
di farlo!”. (B.C.)
“NOI
SIAMO INVIATI”: E’ IL TITOLO DELLA LETTERA PASTORALE
DELL’ARCIVESCOVO
DI MELBOURNE, CHE HA RECENTEMENTE APERTO UN NUOVO UFFICIO PER
L’EVANGELIZZAZIONE.
DOBBIAMO
FAR RISCOPRIRE - SCRIVE IL PRESULE - GESU’ CRISTO ALLA GENTE
MELBOURNE. = Una lettera
pastorale e un nuovo ufficio diocesano per l’evange-lizzazione: sono le
iniziative lanciate all’inizio di settembre dall’arcivescovo di Melbourne,
mons. Denis James Hart, che ha definito “una priorità pastorale” l’evangelizzazione
del territorio e l’annuncio della Buona Novella a quanti non conoscono ancora
Gesù Cristo. Nella lettera pastorale “Noi siamo inviati”, il presule ricorda le
parole di Giovanni Paolo II, sottolineando che nella società odierna vi è
“mancanza del senso di Dio”, mentre si impongono all’attenzione della Chiesa le
nuove sfide del terrorismo, della ricerca genetica e della rivoluzione nelle
nuove tecnologie e nell’economia globale. E’ proprio in questo scenario che
nasce l’urgenza di evangelizzare. Nella missiva l’arcivescovo Hart evidenzia, inoltre,
i problemi della scarsa conoscenza della fede cristiana da parte dei fedeli e
della poca influenza che la fede esercita sulla moralità pubblica. Le energie,
dunque, devono concentrarsi nel lavoro di formazione nelle scuole, parrocchie e
centri pastorali, dove “urgono nuovi metodi di evangelizzazione”. L’Ufficio si
offre, quindi, come mezzo fondamentale di supporto alle parrocchie per svolgere
questo importante compito. “Vogliamo concentrare la nostra attenzione in modo
sistematico sull’evangelizzazione – conclude mons. Hart – attraverso
l’istruzione, la formazione, le risorse e le strategie promosse dall’ufficio”.
(B.C.)
GIORNATA CONCLUSIVA OGGI IN ARGENTINA DEL
CONGRESSO EUCARISTICO.
NEL SUO DISCORSO, L’INVIATO SPECIALE DEL PAPA HA
RIBADITO
L’URGENZA DI UNA “SOLIDARIETA’ PROFONDA” TRA I
POPOLI
BUENOS
AIRES. = “L’Eucarestia non solo rincuora, ma spinge all’unità, alla
riconciliazione, alla solidarietà e a nuovi impegni necessari per le urgenze di
oggi”. Così oggi il cardinale Julio Terrazas Sandoval, della Congregazione del
Santissimo Redentore, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), a
conclusione del Congresso eucaristico argentino. Il porporato, inviato speciale
del Papa per questa importante occasione, ha criticato quanti “asfissiano
popoli interi con imposizioni schiavizzanti”, sottolineando che ci sono persone
che “si aggrappano a sistemi di corruzione o depredano il creato per assicurare
tesori al servizio del lucro egoista”. Il cardinale Terrazas Sandoval ha
parlato davanti al vice-presidente della Repubblica, Daniel Scioli,
all’ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Carlos Custer, e al segretario
di culto, Guillermo Oliveti, chiamando gli argentini ad una “solidarietà
profonda”. Parlando davanti a 150.000 persone, l’inviato speciale di Giovanni
Paolo II ha, infine, esortato il governo di Buenos Aires ad investire nella
“giusta amministrazione della giustizia”, “nell’istruzione dei giovani” e nel
combattere “definitivamente la delinquenza e l’ingiustizia”. (B.C.)
EMESSA
NEGLI STATI UNITI LA PRIMA CONDANNA PER L’OMICIDIO
DELL’ARCIVESCOVO
ROMERO. UN TRIBUNALE CIVILE DELLA CALIFORNIA
GIUDICA
RESPONSABILE IL CAPITANO DELL’AVIAZIONE SALVADOREGNA
FRESNO.
= Per la prima volta, dopo 24 anni, un tribunale ha emesso una sentenza di
condanna per uno dei presunti responsabili dell'assassinio dell’arcivescovo di
San Salvador, mons. Oscar Arnulfo Romero, ucciso nel 1980 mentre celebrava la
messa. Il giudice federale della città di Fresno, Oliver Wagner – riferisce
l’agenzia Misna – ha considerato convincenti le prove contro Alvaro Rafael Saravia,
capitano dell’aviazione del Salvador e braccio destro di Roberto D’Aubuisson,
il defunto capo dei famigerati “squadroni della morte” salvadoregni. Il
procedimento legale è stato avviato dal “Center for justice and
accountability” di San Francisco, un’associazione per la tutela dei diritti
umani, a nome di un familiare di Romero, grazie a una normativa statunitense
del XVIII secolo. Matthew Eisenbrand, avvocato del Centro che ha presentato la
denuncia, sottolinea che la sentenza oltre ad avere una forte valenza simbolica
fornisce all’ufficio immigrazione statunitense gli estremi legali per espellere
Saravia dall’America. Monsignor Romero fu assassinato il 24 marzo 1980 da un
commando di estrema destra, mentre officiava messa nella cattedrale di San
Salvador. Il religioso era divenuto la voce dei più deboli e degli oppressi
durante la violenta crisi salvadoregna, scoppiata alla fine degli anni ’70 e protrattasi fino al 1992. L’arcivescovo
Romero, in particolare, denunciava le violenze dei militari e degli “squadroni
della morte” contro la popolazione civile. Nei 25 anni successivi alla morte
dell’arcivescovo la giustizia salvadoregna si è dimostrata inefficace nel
ricercare i colpevoli. Nel 2000 un pronunciamento della Commissione
interamericana per i diritti umani (Cidh), ha sottolineato che “lo Stato
salvadoregno ha mancato al suo dovere di investigare in forma diligente ed
efficace, così come a quello di processare e assicurare alla giustizia i
responsabili, attraverso un processo imparziale e obiettivo, come esige la
Convenzione Americana”. (B.C.)
DISASTROSA
INVASIONE DELLE LOCUSTE
IN
DIVERSI STATI DELL’AFRICA OCCIDENTALE.
IL
PRESIDENTE E IL GOVERNO DEL MALI DECIDONO DI RINUNCIARE PER UN MESE
AL
PROPRIO STIPENDIO PER RACCOGLIERE FONDI NELLA LOTTA AI VORACI INSETTI
BAMAKO.
= Singolare iniziativa del Mali per far fronte alla disastrosa invasione delle
locuste. Il presidente Amadou Toumani Touré, il suo premier e tutti i ministri
del governo hanno rinunciato a un mese di stipendio per destinare i loro salari
alla lotta contro i voraci insetti, protagonisti della peggiore invasione
registrata negli ultimi 15 anni. Nei giorni scorsi, i Paesi dell’Africa occidentale
hanno deciso di utilizzare l’esercito per fronteggiare l’invasione delle
locuste che ormai prosegue da alcune settimane. Il Paese maggiormente colpito
dagli sciami di insetti, secondo l’ultimo rapporto della Fao, l’Agenzia delle
Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, resta la Mauritania, dove
gli insetti hanno distrutto oltre un milione di ettari di campi. La Fao,
tuttavia, sottolinea che la situazione si sta deteriorando anche in Mali e
Niger, mentre locuste sono segnalate in Burkina Faso, Capo Verde, Ciad e
Senegal. Gli esperti concordano nel sostenere che l’eccezionale invasione di
quest’anno stia minacciando seriamente le attività agricole di molti Paesi
africani e i raccolti di mais e grano della prossima stagione. (B.C.)
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6 settembre 2004
- A cura di
Alessandro Gisotti -
In primo piano l’Iraq dove almeno sette soldati americani sono
rimasti uccisi, a Falluja, in un’imboscata tesa dai guerriglieri. Intanto, un
cittadino turco preso in ostaggio è stato rilasciato dai suoi rapitori, secondo
quanto riferito dalla tv “al-Arabiya”. Dal canto suo, il governo di Amman ha
annunciato la liberazione di 4 ostaggi, tre giordani e un sudanese. Nessuna
novità invece sui due giornalisti francesi rapiti. Sembra risolto il giallo
sulla cattura di Ibrahim al Douri, il vice di Saddam Hussein di cui ieri era
stata annunciata la cattura per poi essere smentita poche ore dopo. Il nostro
servizio:
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Escalation di violenza
stamani a Falluja: almeno sette soldati americani sono morti ed 8 sono rimasti
feriti nell'esplosione di un’autobomba nella città irachena ad ovest di Baghdad.
Lo rivelano fonti militari americane, aggiungendo che il bilancio dell'attacco
è probabilmente destinato ad aggravarsi. L'agguato è avvenuto alla periferia
nord di Falluja. E al computo delle vittime straniere della violenza in tutto
l'Iraq va aggiunta anche una giovane norvegese, che sarebbe stata uccisa a
colpi di arma da fuoco da un aggressore in Kurdistan. La notizia viene riferita
oggi da un quotidiano di Oslo. Un importante gasdotto è stato sabotato stamani
nel nord del Paese, mentre è particolarmente calda la situazione anche nel
centro di Baghdad. Numerosi colpi di mortaio sono stati, infatti, sparati
contro una caserma della polizia irachena e contro un edificio adiacente nel
quale sono ospitati alcuni ministeri, tra cui quello del Petrolio. Intanto,
dopo un susseguirsi di notizie contrastanti, la cattura vicino a Tikrit di uno
dei vice presidenti di Saddam Hussein, Ibrahim al Douri, è stata smentita
definitivamente. Il ministero dell'interno iracheno ha oggi confermato che
l'uomo catturato ieri non è l’ex braccio destro del rais, ma un suo parente. “Dopo
adeguati accertamenti medici” si legge in una nota del dicastero, è stato accertato
che “la persona arrestata non è al Douri, ma un suo familiare, anche lui
ricercato”. Confermato invece l’arresto di Shiran Ahmad Khalaf, capo dei servizi di sicurezza a Samara durante la
dittatura di Saddam e sospettato di aver organizzato diversi attentati. Su un
altro fronte, agenti della Guardia Nazionale e della polizia irachena hanno
circondato in queste ore a Najaf gli uffici del movimento del leader radicale
sciita al-Sadr e si preparerebbero a farvi irruzione.
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In Darfur non accenna a migliorare la situazione
umanitaria: l’Onu ha registrato ancora oltre 3 mila profughi solo negli ultimi
giorni nella martoriata regione occidentale del Sudan. Prosegue, intanto, tra
mille difficoltà una conferenza di pace ad Abuja, capitale della Nigeria,
mediata dall’Unione Africana. Le Nazioni Unite continuano dunque il pressing
sul governo di Khartoum, ritenuto responsabile di non aver ottemperato
all'impegno di disarmare i miliziani arabi, i famigerati Janjaweed che stanno
devastando il Darfur. Tuttavia, il rappresentante speciale di Kofi Annan per il
Darfur, Jan Pronk, ha detto oggi che il momento di imporre sanzioni al governo
del Sudan non è ancora venuto. Dal canto suo, il ministro degli Esteri
sudanese, Ismail - oggi in visita a Tokyo - ha detto che la comunità
internazionale dovrebbe impegnarsi di più per alleviare le sofferenze della
popolazione del Darfur.
Diplomazia al lavoro per il Kashmir: India e
Pakistan hanno concordato di prorogare il cessate-il-fuoco nella contesa
regione e di “approfondire” il dialogo per portare la pace nel sud dell'Asia.
L’annuncio è stato dato dal ministro degli Esteri di New Delhi, Natwar Singh,
al termine di due giornate di colloqui con il collega di Islamabad, Khursheed
Kasuri. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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La disputa del Kashmir rimane centrale nel processo di pace tra
India e Pakistan, ma la discussione per ora è rimandata. Dopo due giorni di colloqui
a New Delhi il ministro degli Esteri indiano e il suo omologo pachistano hanno
deciso di continuare gli incontri bilaterali nei prossimi mesi. Nella
conferenza stampa congiunta i due ministri hanno annunciato una serie di
accordi, in particolare sul proseguimento del cessate-il-fuoco lungo la linea
di controllo, siglato nel novembre del 2003. E, ancora, nuovi incontri tecnici
per discutere di collegamenti ferroviari e di bus speciali per i pellegrinaggi
religiosi. Si sono impegnati, inoltre, a prendere altre misure per la sicurezza
degli armamenti convenzionali e nucleari. Ma l’attenzione, ora, è puntata sul
summit previsto tra 15 giorni tra il premier indiano Manmohan Singh e il presidente pachistano Musharraf a margine
dell’assemblea dell’Onu a New York.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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“Israele troverà il momento opportuno e il modo di
esiliare Yasser Arafat”: è quanto affermato oggi dal ministro della difesa,
Mofaz, in un’intervista alla Radio militare israeliana. Intanto, Il ministro
degli Esteri egiziano e il capo dei servizi di intelligence sono oggi a
Ramallah per un incontro con il presidente palestinese Arafat. Il ministro
palestinese Saeb Erekat ha spiegato che da parte palestinese vi è la richiesta
che il ritiro israeliano da Gaza sia inserito nel contesto della Road Map, il
piano di pace elaborato da Stati Uniti, Russia, Onu e Unione Europea. Sul
terreno, ieri sono cominciati i lavori per la costruzione del tratto
meridionale del muro di difesa israeliano. A quattro giorni dal duplice,
sanguinoso attentato suicida su due autobus di Beersheva, le ruspe sono al
lavoro per spianare il terreno attorno al villaggio palestinese di Beit Awwa,
non lontano dalla frontiera riconosciuta fra Israele e la Cisgiordania.
L'ex presidente Bill Clinton è sotto i ferri, per
subire un quadruplo by-pass coronarico programmato. L'indicazione, ripresa
dalla Cnn e da altri media, viene dal New York “Presbyterian Hospital
Columbia”. L'ex presidente è ricoverato
da venerdì, dopo avere accusato giovedì dei dolori al petto e difficoltà di
respirazione.
Almeno 90 morti: è questo il tragico bilancio
dell'eccezionale ondata di maltempo che ha investito la Cina su-occidentale:
secondo quanto reso noto da fonti locali della Protezione Civile, ci sarebbero
anche decine di dispersi.
Sempre in Asia: si contano almeno 40 feriti in
Giappone per due violenti terremoti, che ieri hanno colpito una vasta zona
centrale dell'arcipelago attorno alle
due antiche capitali di Nara e Kyoto. Intanto, il tifone Songda sta per
colpire l'isola di Kyushu. Nel week
end, ha devastato l'arcipelago meridionale di Okinawa, con un bilancio provvisorio
di 24 feriti.
Anche la Florida alle prese con la forza devastante
della natura. L’uragano Frances perde potenza ma le autorità lanciano l’allarme
alluvioni. La situazione rimane ancora critica per le prossime ore nella parte
meridionale dello Stato, dove sono state evacuate tre milioni di persone.
Intanto, il centro anti-uragani americano annuncia un nuovo ciclone a 2mila
chilometri dalle Antille. Si tratta dell’uragano Ivan che potrebbe colpire le
coste della Florida già nei prossimi giorni.
Tre poliziotti sauditi sono stati uccisi oggi
durante un’operazione condotta nella regione di Bureida, a nord-ovest di Ryad,
che si è conclusa con l'arresto di sette sospetti militanti radicali. A darne
notizia sono fonti della sicurezza saudita.
Solo un incidente: l’elicottero
militare russo scomparso ieri dopo la partenza dalla Cecenia, è stato ritrovato
e gli uomini dell’equipaggio sono salvi. Il velivolo aveva avuto un problema
meccanico e aveva effettuato un atterraggio di emergenza vicino a Nazran.
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