RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
248 - Testo della trasmissione di sabato 4 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Tragico
il bilancio del sequestro a Beslan. Interviste
con Fabrizio Dragosei, Guido Olimpio, Fulvio Scaglione e
mons. Claudio Gugerotti
Anche temi impegnativi come l’eutanasia al Festival del Cinema di Venezia. Con noi,Angela Prudenzi.
CHIESA E SOCIETA’:
Al via
domenica, a Milano, il confronto fra le grandi religioni monoteiste nel segno
della pace
In Iraq, dove stamani sono scoppiati nuovi scontri a Mossul, non si sblocca la situazione dei due ostaggi francesi
In Italia approvata una modifica alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione.
4 settembre 2004
DOLORE E
CONDANNA DI GIOVANNI PAOLO II PER IL TRAGICO EPILOGO IERI
DEL SEQUESTRO NELLA SCUOLA OSSETA DI BESLAN.
DEPLORANDO OGNI FORMA DI TERRORISMO, IL PAPA
AUSPICA
CHE NON PREVALGA LA SPIRALE DELL’ODIO E DELLA
VIOLENZA
- A cura di Barbara Castelli -
All’indomani
del cruento e tragico epilogo del maxi sequestro della scuola di Beslan, in
Ossezia del Nord, costato la vita a centinaia di persone, fra cui molti
bambini, Giovanni Paolo II condanna con forza “ogni forma di terrorismo” e “auspica
che non prevalga la spirale dell’odio e della violenza”. Inviando a Mosca un
telegramma al nunzio apostolico, mons. Antonio Pennini, rappresentante della
Santa Sede nella Federazione Russa, a firma del segretario di Stato Vaticano,
cardinale Angelo Sodano, il Papa deplora la “vile e spietata aggressione ai bambini
e alle famiglie inermi”, pregando per le vittime, i feriti e i loro famigliari.
Dopo tre giorni di terrore, infatti, le forze speciali russe hanno fatto
irruzione ieri nella scuola della repubblica caucasica per cercare di mettere
in salvo le oltre 1000 persone prese in ostaggio dai terroristi ceceni.
Auspicando che la “Vergine Santa, tanto venerata dai cristiani della Russia”,
possa “suscitare nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace e
riconciliazione”, il Pontefice affida “alla misericordia dell’Altissimo le
vittime di questa tragedia” ed esprime il proprio “affetto per il popolo russo
in quest’ora di sgomento e angoscia”.
L’APERTURA VERSO GLI IMMIGRATI, L’ASSISTENZA AI BISOGNOSI
E LA PROMOZIONE
DEL DIALOGO ECUMENICO AL CENTRO DEL DISCORSO
DEL PAPA
ALL’AMBASCIATORE
DELL’IRLANDA, RICEVUTO A CASTEL GANDOLFO
PER LA
PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI
La
sensibilità verso gli immigrati, la lunga tradizione di assistenza verso i più
bisognosi e l’impegno per promuovere il dialogo ecumenico sono tra i principali
temi sottolineati dal Papa nel suo discorso al nuovo ambasciatore dell’Irlanda
presso la Santa Sede, Philip Mc Donagh. Il diplomatico è stato ricevuto stamani
a Castel Gandolfo, per la presentazione delle lettere credenziali. Ce ne parla
Dorotea Gambardella:
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Ricordando
l’antica tradizione di emigrazione dell’Irlanda, il Papa ha sottolineato come
essa abbia reso la popolazione di questo Paese più sensibile verso le
difficoltà, spesso affrontate da quanti giungono in una terra straniera per iniziare
una nuova vita. Questa sensibilità – ha osservato Giovanni Paolo II – rappresenta
una grande risorsa per lo sviluppo di una matura cultura dell’acco-glienza.
“Cultura – ha precisato - che si esprime anche mediante il rispetto delle
diversità e l’impegno per trovare forme adeguate d’integrazione”. A tal
proposito, la Santa Sede – ha detto - auspica che la politica di apertura nei
confronti dei migranti adottata durante il semestre di presidenza irlandese
dell’Unione europea, continui ad ispirare lo spirito comunitario. Nel suo
discorso, il Santo Padre si è soffermato anche sulla lunga esperienza di
solidarietà testimoniata dall’Irlanda verso i più bisognosi, rivolgendo un pensiero a mons. Michael Courtney, il
nunzio apostolico in Burundi ucciso il 29 dicembre scorso, che “ha offerto la
propria vita per portare la pace alla martoriata popolazione del Paese africano”.
Il Papa ha poi notato che il medesimo spirito di generosa solidarietà, basato
sull’amore cristiano verso il prossimo, spinge tanti giovani irlandesi ad
impegnarsi nel volontariato, “mettendo a disposizione degli altri i propri
talenti e le proprie abilità professionali”. In risposta alle speranze
dell’Irlanda circa il processo di pace, accennate dallo stesso ambasciatore
Philip Mc Donagh, il Pontefice ha messo in evidenza l’impegno della chiesa
cattolica irlandese nel collaborare con le altre comunità cristiane. A tal
proposito, ha osservato che “l’opera di evangelizzazione non può essere isolata
dall’ecumenismo e dall’apertura verso gli altri culti” ed ha rivolto una
preghiera affinché ogni sforzo in tal senso sia realizzato nell’ambito
dell’Accordo di pace del Venerdì Santo, stipulato nel 1998 tra le comunità
unionista e lealista. Infine, Giovanni Paolo II si è detto fiducioso che, restando
ancorata ai valori che l’hanno forgiata come nazione fin dai tempi della sua
evangelizzazione, “l’Irlanda potrà offrire un contributo decisivo al futuro
dell’Europa”.
**********
IL DIRITTO DELLA TUTELA LEGALE DA PARTE DELLO STATO
SPETTA
ALLA
FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO. ANALOGHE TUTELE
NON
SONO APPLICABILI AD ALTRI TIPI DI UNIONI.
LO HA
RIBADITO IL PAPA NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE DEL CANADA,
PRESSO
LA SANTA SEDE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Lo
Stato garantisca un’adeguata tutela alle famiglie fondate sul matrimonio, che
assicurano un futuro alla società. Tutela diversamente non applicabile allo
stesso modo ad altre forme di unione tra persone dello stesso sesso. Giovanni
Paolo II è tornato a ribadire un concetto più volte proposto all’attenzione
degli uomini di governo di ogni Paese, nel ricevere questa mattina il nuovo
ambasciatore del Canada presso la Santa Sede, Donald Smith, ricevuto a Castel
Gandolfo per la presentazione delle lettere credenziali.
Il Papa
ha usato due aggettivi: “specifico” e “categorico” per riaffermare il dovere
“del riconoscimento legale” dello Stato verso i coniugi. I coniugi - ha detto
il Pontefice - “partecipando all’attività creativa di Dio attraverso la
procreazione dei figli”, assicurano “la sopravvivenza della società e della
cultura” del Paese. Tutti i tentativi di cambiare il significato della parola
“sposo” contraddicono questa “giusta ragione” - ha osservato ancora Giovanni
Paolo II - “garanzie legali analoghe a quelle assegnate al matrimonio non
possono essere applicate alle unioni fra le persone dello stesso sesso, senza
generare una falsa comprensione della natura del matrimonio stesso”.
In
apertura di discorso, il Pontefice aveva messo in risalto la lunga tradizione
di solidarietà che ha sempre contraddistinto il Canada: con la sua presenza
nelle missioni di pace; con la produzione “di medicinali a basso costo per le nazioni
più povere”; per essere stata il centro propulsore di importanti prese di posizione
internazionali, come la Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo; per il
contributo di pace, insieme con la Santa Sede, alla regione dei Grandi Laghi,
in Africa. Inoltre - ha aggiunto il Papa - l’apertura del Canada
all’immigrazione, oltre a portare “arricchimento” alla cultura del Paese, ha
messo bene in luce le “caratteristiche di tolleranza e ospitalità” proprie
dello Stato nordamericano. E la “riuscita integrazione” che le varie comunità
etniche hanno trovato nel vostro Paese - ha concluso il Giovanni Paolo II -
“dimostra alle altre nazioni che il rispetto dovuto ad ogni persona è radicato
nell'origine comune di tutti gli uomini e donne, piuttosto che nel fatto delle
differenze fra la gente”. Origine che risiede nella verità della creazione
dell’uomo e della donna “a immagine di Dio”.
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LO STUDIO DELLA MUSICA SACRA OFFRE UN VALIDO CONTRIBUTO
ALLA RIFORMA LITURGICA, INIZIATA DAL CONCILIO
VATICANO II.
COSI’
IL PONTEFICE NELL’UDIENZA ALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA SANTA CECILIA
E ALLA
FEDERAZIONE DEI PUERI CANTORES
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Il canto e la musica sacri sono un mezzo per
esprimere in maniera adeguata, nella liturgia, “il Mistero accolto nella
pienezza della fede”. Con queste parole Giovanni Paolo II ha ricevuto questa
mattina, nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, una trentina di
giovani appartenenti alla Federazione internazionale dei Pueri Cantores
e 130 partecipanti al Convegno internazionale di Canto Gregoriano, in corso a
Roma fino a domani, promosso dall’Associazione Italiana Santa Cecilia in
occasione del 14.mo centenario della morte di San Gregorio Magno.
“Esprimo un grato apprezzamento per l’impegno che
ponete nel campo della musica sacra, sempre attenti agli insegnamenti del
Magistero”, ha detto il Papa ai presenti, ai quali ha riconosciuto il “valido
contributo” offerto con il loro studio e il loro canto “all’attuazione della
riforma liturgica del Vaticano II”.
ALTRE UDIENZE
Giovanni Paolo II ha ricevuto
nel corso della mattinata, in successive udienze, il sig. Oto Agripino Maia,
ambasciatore del Brasile, e il sig. Kelebert Nkomani, ambasciatore dello
Zimbabwe, entrambi in visita di congedo.
DOMANI, A LORETO, IL
PAPA PRESIEDERA’ LA CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE
DI TRE “FIGLI” DELL’AZIONE CATTOLICA
A CONCLUSIONE DEL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE
DELL’ASSOCIAZIONE
Domani
Giovanni Paolo II presiederà una cerimonia di beatificazione lontano da piazza
S. Pietro. L’avvenimento è in programma a Loreto, il centro internazionale di
spiritualità mariana della regione Marche che il Papa visiterà per la quinta
volta in 26 anni di pontificato. L’occasione è il pellegrinaggio nazionale
dell’Azione Cattolica che il Pontefice concluderà beatificando tre figli
dell’Associazione confermandone così la vocazione di scuola di santità. Da
Loreto il servizio di Fabio Colagrande:
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Bentornato
a Loreto: con questo saluto il popolo dell’Azione Cattolica accoglierà Giovanni
Paolo II che torna nel santuario mariano italiano che ha visitato più volte dal
giorno della sua elezione. Dopo quattro giorni di festa, dibattiti e momenti di
preghiera, migliaia di pellegrini giunti dall’Italia e dall’Europa si preparano
ad abbracciarlo. Due anni fa aveva invitato l’Azione Cattolica ad avere il
coraggio del futuro. Oggi il Papa giunge a Loreto per incoraggiare
personalmente il rinnovamento della più grande realtà dell’associazionismo
laicale della Chiesa italiana.
Per il
suo 144.mo viaggio in Italia il Papa si sposterà da Castelgandolfo in
elicottero. Ad attenderlo troverà, secondo le previsioni, circa duecentomila
fedeli provenienti da 50 paesi del mondo assistiti da 1500 volontari coordinati
dalla regione sotto l’attenta regia della Protezione civile. Teatro della
celebrazione sarà un palco di duemila metri, incorniciato dall’azzurro
dell’Adriatico nella verde piana di Montorso, dove già il Santo Padre incontrò
i giovani europei nel ‘95. Un evento ricordato dalla nascita, sullo stesso
pianoro, del Centro di formazione spirituale giovanile intitolato a Giovanni
Paolo II, dove il Papa pranzerà dopo la celebrazione eucaristica e la recita
dell’Angelus, prima di ripartire per la sua residenza estiva. Ma già stasera, durante
la festa spettacolo dei giovani dell’Azione Cattolica, il Papa sarà presente a
Montorso con un video-messaggio, registrato in occasione della consegna da
parte di un gruppo di giovani della carta europea della speranza. Insomma, non
è ancora qui ma il suo invito a prendere il largo risuona più forte che mai.
Da Loreto, Fabio Colagrande,
Radio Vaticana.
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Sempre al microfono del nostro
inviato Fabio Colagrande, alcuni giovani che si preparano alla veglia di questa
sera:
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R. – Spero ci sia qualcosa oltre
la festa, soprattutto stasera con la veglia di preghiera. Lì mi aspetto tanto.
Speriamo che sia un momento bello per noi e per tutti i presenti.
D. – L’Azione Cattolica ha un
grande rinnovamento quest’anno. Perché secondo te si è rinnovata?
R. – Rischiamo di rimanere
chiusi in quelli che volevano essere stereotipi di un tempo che è passato.
Quindi, come cambia il mondo cambia anche l’Azione Cattolica, si rinnova
davanti alle esigenze delle persone, in una fede che cambia.
D. – E dal Papa cosa vi
aspettate?
R. – Che ci dia coraggio, che ci
dia forza…
R. – Che ci dia un messaggio di
pace, visti gli ultimi giorni, gli ultimi avvenimenti.
D. – Secondo voi, i cattolici
hanno una voce che si sente nei temi della politica, della società,
dell’educazione?
R. – Sono molto più presenti
nella società, nelle realtà sociali, di quanto non siano presenti nel mondo
dell’informazione. Credo sia molto vera l’espressione del Papa, quando dice:
“so che voi ci siete”.
D. – Come si inserisce l’arrivo
del Papa in questo pellegrinaggio nazionale dell’Azione Cattolica, secondo voi?
Come lo vivete questo arrivo del Papa?
R. – Per me è una “botta” di
gioia, se si può dire, usando un’espressione molto semplice. Porta con sé un
formidabile messaggio di fiducia nel futuro.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"L'innocenza
crocifissa" è il titolo che, con drammatica evidenza, apre la prima
pagina, in riferimento alla tragedia consumatasi in Ossezia del Nord. In gran
parte bambini gli oltre trecento morti nel blitz a Beslan. Il telegramma di
cordoglio del Santo Padre. Sempre in prima, un articolo di Giampaolo Mattei sul
pellegrinaggio, domani, del Papa a Loreto con l'Azione Cattolica per la
proclamazione di tre nuovi beati.Allegato al giornale un inserto speciale di 32
pagine dedicato all'evento.
Nelle
vaticane, nel discorso al nuovo Ambasciatore del Canada, Giovanni Paolo II sottolinea
che di fronte alle sofferenze e alle divisioni che affliggono l'umanità sempre
più si acuisce il bisogno di trovare soluzioni definitive ai conflitti. Nel discorso
al nuovo Ambasciatore d'Irlanda, il Papa ricorda che l'ospitalità e l'assistenza
ai bisognosi basate sull'amore cristiano sono tra le risorse più preziose dell'
"anima" del Paese. Il discorso del Santo Padre al Consiglio Direttivo
della Federazione Internazionale dei Pueri Cantores e ai partecipanti al
Convegno internazionale promosso dall'Associazione italiana Santa Cecilia
Nelle estere, in rilievo l'Iraq: sanguinosi
combattimenti a Mossul e a Ramadi. Ancora bombardamenti a Falluja.
Nella pagina culturale, un elzevito di
Mario Gabriele Giordano dal titolo "Discorso 'inutile' sulle
vacanze".
Nelle
pagine italiane, il servizio dell'inviato Gaetano Vallini sulla festa-pellegrinaggio
dell'Azione Cattolica italiana a Loreto. Il titolo dell'articolo è "Cattolici
e politica: la lezione di La Pira".
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4
settembre 2004
322 LE VITTIME, DI CUI 155
BAMBINI: E’ IL TRAGICO BILANCIO DEL SEQUESTRO
NELLA SCUOLA OSSETA DI BESLAN. LA COMUNITA’
INTERNAZIONALE HA ESPRESSO
SENTIMENTI DI ORRORE E CONDANNA. MOSCA RIBADISCE
IL PUGNO DI FERRO
NELLA LOTTA AL TERRORISMO
- A cura di Barbara Castelli -
A 24
ore dalla battaglia tra le forze speciali russe e il commando terrorista
ceceno-arabo che il primo settembre ha preso in ostaggio 1200 persone, soprattutto
bambini, nella scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord, la vicenda sta assumendo
contorni sempre più drammatici per il sacrificio di tante vite umane. Il vice
procuratore generale russo ha riferito di 322 morti, tra cui 155 bambini, e centinaia
di feriti. La comunità internazionale ha espresso sentimenti di orrore, sgomento
e condanna, mentre Mosca ha ribadito la propria posizione: “combattere il
terrorismo internazionale con risolutezza e inflessibilità e essere in prima
linea al fianco di coloro che hanno fatto della difesa dei diritti umani, della
libertà e del diritto alla vita la loro priorità”. Il servizio di Giuseppe
D’Amato:
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Vladimir
Putin è arrivato nella notte per parlare direttamente con gli ex ostaggi, ora
ricoverati, e con chi ha diretto il blitz e i soccorsi. “Tutta la Russia piange
con voi”, ha affermato il capo del Cremlino, che ha dato ordine di chiudere le
frontiere dell’Ossezia e ha promesso aiuti alle famiglie di Beslan. L’assalto,
continuano a ripetere le autorità russe, è scattato all’improvviso e non
programmato, quando alcuni ostaggi hanno tentato di fuggire e il commando ha
aperto il fuoco contro di loro. Tanti sono i morti colpiti alle spalle.
Contemporaneamente i kamikaze si sono fatti saltare in aria. Forse l’accordo
per rimuovere alcuni cadaveri era una trappola preparata per sondare la
reazione delle truppe speciali russe. I terroristi erano una trentina, tutti
uccisi tranne 3 fatti prigionieri e 4 che sono scappati, cambiando i propri
abiti e mischiandosi ai soccorritori. Una decina erano mercenari arabi e
questo, sottolineano le autorità di Mosca, dimostra chiaramente i legami tra i
ribelli del Caucaso ed Al Qaeda. Si fanno i nomi dei finanziatori e degli
organizzatori di questo assalto, trasformatosi in massacro, preparato, secondo
i servizi segreti, durante l’estate, quando nella scuola sono stati portati e
nascosti esplosivi ed armi. Reazioni di sdegno e solidarietà giungono alla
Russia da tutto il mondo. Il segretario dell’Onu Annan si dichiara
semplicemente sconvolto. “E’ un atto di barbarie”, commenta dall’Ue Romano
Prodi. “Ecco – rimarca il presidente Usa Bush – di cosa sono capaci i
terroristi”.
Per la Radio Vaticana Giuseppe D’Amato.
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Ma
Beslan come sta vivendo queste ore dopo i drammatici eventi di ieri? Roberto
Piermarini ha raggiunto telefonicamente nella città osseta l’inviato speciale
del Corriere della Sera, Fabrizio Dragosei che
ieri si è trovato nel vivo degli scontri con i terroristi e che ha abbandonato
il taccuino del cronista per prestare i primi soccorsi ai bambini che fuggivano
terrorizzati dalla scuola:
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R. – Guarda, oggi purtroppo c’è
il macabro lavoro all’interno della scuola per recuperare i resti di quelli
rimasti sotto l’esplosione e per i familiari. Noi siamo in questo momento
nell’ospedale di Beslan dove c’è ancora la triste incombenza della ricerca dei
feriti, per chi ha questa speranza, e dell’identificazione dei morti per tutti
gli altri. Purtroppo, quello che abbiamo appurato è che i morti sono ancora di
più di quelli che si sapeva ieri: oggi si parla di oltre 300. Quello che sappiamo
per certo è che è stato un grande massacro, una grande tragedia. Il presidente
Putin è venuto qui, a Beslan, nella notte, ha affermato che non c’era alcuna intenzione
di fare irruzione nella scuola, non erano stati elaborati piani per un assalto
dei gruppi speciali, come era stato fatto, invece, a Mosca nel caso del teatro
Dubrovka. Tutto sarebbe accaduto per un ‘caso fortuito’, per un’esplosione avvenuta
all’interno della palestra, che ha scatenato il finimondo.
D. – Ecco, Fabrizio, cosa ti ha
lasciato l’esperienza di ieri, che da giornalista ti ha fatto diventare
volontario, con il soccorso alle prime persone riuscite a fuggire dalla scuola?
R. – Mi ha lasciato una grande
tristezza, una grande partecipazione. Vivendo qui, anche se solo per due giorni,
vivendo in una famiglia osseta - un nostro amico poi aveva la moglie dentro la
scuola -, siamo entrati nella vita del Paese, nella vita di questa popolazione
... E ad un certo punto, come ho scritto sul “Corriere della Sera” di oggi, uno
non riesce più a stare lì solamente a guardare e a fare il testimone. Adesso
stiamo girando per gli ospedali per parlare con i sopravvissuti, ricostruire
l’accaduto ma anche, contemporaneamente, per cercare la moglie di questo nostro
amico, di cui non si trova traccia.
D. – Fabrizio, c’è un’immagine,
una cosa che non dimenticherai di ieri?
R. – Sicuramente, sicuramente i
bambini che mi venivano incontro in braccio ai soldati, sudati, sporchi,
carichi di armi, di caricatori, di pallottole e che tenevano in mano questi bambini
e correvano, correvano all’impazzata verso di noi, verso le ambulanze per
portarli in salvo. Quella credo è un’immagine che mi fa venire in mente una
famosa fotografia del Vietnam, in cui si vede una bambina nuda che scappa da
esplosioni al napalm alle sue spalle, un’immagine che ha fatto il giro di tutto
il mondo e che è rimasta come un’icona di quella guerra per questi
trenta-quarant’anni. Ecco per me, qui a Beslan, l’immagine è questa immagine
dei bambini portati in braccio verso di me, verso le ambulanze dove mi trovavo
io.
D. – Fabrizio, che cosa ti ha
lasciato questa esperienza?
R. – Sicuramente, un grande
affetto per questa popolazione e anche una grande preoccupazione per il nostro
futuro, perché purtroppo il terrorismo, la vediamo, è una cosa che colpisce
ovunque, colpisce alla cieca, non ha alcun limite, né alcuna barriera.
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Ma poteva essere evitata l’improvvisa operazione
delle forze speciali russe? Ci risponde l’esperto di terrorismo del Corriere
della Sera Guido Olimpio, intervistato da Roberto Piermarini:
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R – Penso che non potesse essere
evitato perché era accaduto qualcosa di catastrofico nella scuola. Si pensa ad
un’esplosione accidentale di una carica piazzata sul tetto. E quindi i soldati
sono dovuti intervenire, anche perché i civili incominciavano a scappare.
Quindi, se è andata così, non c’era altro da fare. Certamente, di fronte ad una
presa di ostaggi così consistente e in presenza di combattenti così feroci e
determinati, qualsiasi operazione militare, anche una perfetta, è destinata a
provocare molte vittime.
D. – Anche perché è stata più
una risposta che un’operazione premeditata ...
R. – Questo sì. Non c’è stato il
tempo per organizzare. Io ritengo che il blitz ci sarebbe potuto essere, ma
occorreva più tempo per prepararlo e poi certamente non alla luce del sole,
dove i terroristi hanno sicuramente più vantaggi.
D. – Che significato dare alla
presenza di terroristi arabi all’interno del commando ceceno?
R. – Diciamo che non è stata una
sorpresa. Sono anni che i mujaheddin vanno in Cecenia a combattere. A parte la
propaganda russa, che può insistere su questo elemento, è la stessa propaganda
di questi gruppi a raccontare, a mettere le foto, a mettere le immagini, a
diffondere i video sulla presenza di questi militanti! Per molti, soprattutto
per quelli che appartengono a una linea musulmana radicale, andare in Cecenia è
un dovere, perché la Cecenia, come l’Afghanistan, è terra di Jihad.
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Ma il massacro dei bambini di Beslan potrà avere
conseguenze politiche per il governo del presidente russo Putin? Alessandro
Guarasci lo ha chiesto al vice-direttore di “Famiglia Cristiana” Fulvio Scaglione,
esperto di questioni russe:
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R. – Non sarei così sicuro che
questo dramma abbia necessariamente ripercussioni negative su Putin. Non
bisogna dimenticare che Putin è diventato presidente, praticamente, nell’onda
d’urto di una serie di attentati ceceni, che fecero molte vittime a Mosca e San
Pietroburgo. Ecco, io credo che i russi si siano affidati a Putin proprio per
cercare con lui più stabilità e sicurezza e anche – ahimé! – più durezza nella
gestione dell’ordine pubblico, per usare un termine generico.
D. – A questo punto, però, c’è
il pericolo che scatti una vasta azione militare dei russi in Cecenia ...
R. – Se Putin è intelligente, e
Putin non è certo uno sciocco, eviterà almeno per il momento, ad elezioni
politiche del presidente ceceno appena realizzate, di accentuare la pressione
militare.
D. – C’è chi ha fortemente
criticato la decisione del blitz. C’era un’alternativa, secondo lei?
R. – Personalmente, sono sempre
stato molto pessimista e ho sempre avuto molto timore, in questi due-tre giorni
della crisi, che lo sbocco potesse essere questo. Per due ragioni: perché la
strategia politica del Cremlino è sempre stata quella, anche prima di Putin, di
punire dirottatori, sequestratori, rapitori, guerriglieri, terroristi, anche a
scapito delle vite degli ostaggi. Poi, qui c’è da considerare la variabile che
la versione ufficiale delle autorità è quella che c’è stata una fuga di ragazzi
con i ceceni che sparavano loro addosso e che, quindi, l’intervento era
inevitabile. Speriamo che sia questa la verità ...
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Colpire bambini come è accaduto in Ossezia mostra
che non esiste limite al terrorismo: sono le tristi parole di mons. Claudio Gugerotti,
nunzio apostolico nel Caucaso meridionale. Una regione - afferma ai nostri
microfoni il nunzio - che dovrebbe diventare luogo di soluzione pacifica e non
detonatore di conflitti più ampi. Ascoltiamo le sue parole, nell’intervista di
Francesca Sabatinelli:
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R. – Io credo
che il pericolo sia reale. Le potenzialità esplosive ci sono. Queste esplosioni
possono essere evitate soltanto con un’attenzione particolare internazionale a
livello politico e possibilmente anche con iniziative di carattere
interreligioso, in modo da sventare l’immagine che si vuole accreditare, cioè
che siano le religioni alla base dei conflitti attualmente in atto. Potrebbe
prospettarsi una situazione simile a quella balcanica, dove accanto alle differenze
etniche possono manifestarsi anche le differenze religiose, prese come scusa
per mobilitare le masse in funzione violenta. Proprio per questo ho incontrato
il capo dei musulmani del Caucaso, che mi ha assicurato la volontà di mantenere
la pace e la tolleranza a tutti i costi e di lavorare insieme con le comunità
di altra fede religiosa, perché il Caucaso non diventi un luogo di lotte
religiose.
D. – La crescita del
fondamentalismo è un pericolo reale?
R. – La crescita del
fondamentalismo è un pericolo reale. In queste regioni l’Islam non era
fondamentalista e nella gran parte non lo è nemmeno ora. E’ chiaro, tuttavia,
che le infiltrazioni da fuori possono essere estremamente pericolose perché,
trovando facile campo nel conflitto già esistente tra popoli, possono dare una
copertura religiosa a questi conflitti. Quello che è successo è un campanello
di allarme molto serio. Bisogna fare qualcosa prima, in maniera da disinnescare
la mina prima che scoppi.
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ANCHE TEMI
IMPEGNATIVI COME L’EUTANASIA
AL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA.
IERI OSSERVATO UN MINUTO DI SILENZIO PER LA STRAGE
IN OSSEZIA
-
Servizio di Luca Pellegrini -
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Realismo
all’italiana e realismo alla cinese. Il primo guarda al recente passato per
capire forse meglio il presente. E il secondo guarda al presente per intravedere
quale sarà il suo futuro. Si tratta di due film del concorso: “Lavorare con
lentezza” di Guido Chiesa e “Il mondo” di Jia Zhang-Ke. Ambedue con pochi meriti,
se non lo scrutare la storia ed il riflettere sulla società. Chiesa aveva già
poco entusiasmato quattro anni fa con “Il partigiano Johnny”. Affronta questa
volta il 1977 a Bologna, prologo a quelli che saranno gli anni di piombo, degli
scontri di piazza, degli autonomi e dei carabinieri, dei morti e
dell’incomuni-cabilità, gli anni di una malattia, quella della democrazia
italiana. Lo fa attraverso un parallelismo singolare: due giovani scavano un
buco per una difficile rapina, molti giovani scavano nella mentalità borghese
attraverso la voce della famosa Radio Alice. Si sgretolano non solamente la
terra, ma anche molte sicurezze, miti, mentalità. Ma partorendo quale
convivenza, proponendo quali soluzioni? Domande che si pone anche il regista
cinese: nel parco tematico alla periferia di Pechino ove il popolo può “girare
il mondo in un giorno” nel falso turistico di una ricostruzione in scala dei
monumenti più belli del pianeta, si muovono altre storie vere di giovani che
annaspano verso il benessere e la libertà. Con molte delusioni. Che personalmente
accompagnano l’arrivo di uno dei film più attesi alla Mostra, “Mar adentro”, di
Alejandro Amenábar.
Tema
difficile e problematico, l’eutanasia. E’ ricavato dalla lettura di un fatto
realmente accaduto in Galizia: Ramón è vissuto per 28 anni e 4 mesi totalmente
paralizzato a seguito di un tuffo sbagliato, cerca disperatamente la morte. La
ottiene nel 1998 attraverso il coinvolgimento frammentato di molti amici, per
questo non perseguibili dalla legge. La prova di Javier Bardem è toccante, le lacrime
si sprecano. Ma è troppo facile, pur condividendo e partecipando alla sofferenza
e ai dubbi, inguainare i diversi punti di vista, stritolare col melodramma la
vera libertà di giudizio convogliando l’adesione del pubblico all’unico
desiderio di Ramón, quello di morire. Quasi che non contassero, dall’altra, le
lacrime di un padre che afferma non essere dolorosa la morte di un figlio tanto
quanto un figlio che vuole la morte. O ridicolizzando l’intervento e le parole
di un sacerdote, anche lui paraplegico, “costringendolo”, inoltre, negli schemi
teorici, sempre esigenti, della morale cattolica, che chiede di essere vissuta
con fede e partecipata con amore. Mentre altre malattie arrivano sullo schermo,
con un film del quale ci parla Angela Prudenzi, critico della Rivista del
Cinematografo:
“Ancora
emozioni per il film di Stefano Rulli, sceneggiatore di successo che al Lido ha
presentato ‘Un silenzio particolare’, un documentario dedicato al figlio
Matteo. Non è un ragazzo come gli altri, la sua mente risponde diversamente
agli stimoli. I problemi mentali ne fanno un figlio difficile, ma immensamente
amato. La lezione che se ne trae è una lezione di continua umiltà: quella
manifestata da Rulli e dalla moglie Chiara Sereni che a questo figlio hanno
dedicato la vita fondando anche un’associazione ‘La città del Sole’ nella quale
si ritrovano ragazzi diversamente abili. E’ una lezione d’amore, dunque, una
lezione che non si dimenticherà facilmente”.
Ieri è stato osservato un minuto di silenzio, in Sala
Grande, per la tragedia di Beslan. L’8 settembre approderà nella sezione
Orizzonti un film finlandese di Pirjo Honkasalo, “I tre stati della
melanconia”, che racconta la vita in una scuola militare per bambini,
addestrati a uccidere ribelli ceceni. Lo sa bene, il cinema: meglio parlare
degli orrori piuttosto che tacerli. Fa bene alle nostre coscienze assopite.
Da Venezia, Luca Pellegrini per
Radio Vaticana.
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Domani, 23.ma Domenica del Tempo ordinario, il
brano della liturgia ci racconta che siccome in quel tempo era seguito da molta
gente, Gesù si voltò e disse:
“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la
moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può
essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me,
non può essere mio discepolo”.
Sul significato di questo
brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan
Rupnik:
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Il discorso
di Gesù è apparentemente duro, ma in realtà del tutto salvifico. Non è
sufficiente venire da Gesù e rimanere con legami non liberi, possessivi. Lui si
rifà soprattutto ai legami familiari. In un altro passo, infatti, dice che il
principio dell’unità è la volontà del Padre e, quindi, la sua Parola e non il
sangue. Cristo avverte che si possono possedere le persone nei rapporti, ma
dice anche che si può possedere se stessi. Il peccato cerca di convincere
l’uomo a possedersi, ad autogestirsi, a stringere i pugni per salvarsi. Ma la
via della salvezza è l’amore, e amore significa fare di sé un dono, senza
tornaconto. Questa è la massima antitesi che l’uomo sperimenta: da sé salvare
se stesso oppure donare se stesso in una Pasqua che nessuno si prepara da solo.
Questa è la croce di ognuno e questa croce trova il suo significato nella croce
di Cristo, che ci invita a seguirlo. In qualche modo, l’identità dell’uomo è la
croce, per mezzo di essa è venuta la salvezza. Evitare la croce significa
evitare la salvezza.
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4
settembre 2004
“fra speranza e rassegnazione: la gioventù nei Paesi della Mittel
e Est Europa”:
è
questo il titolo del Congresso annuale dell’opera cattolica tedesca Renovabis
che si
conclude oggi a Freising, in Germania
FREISING. = E’ la speranza il tema scelto quest’anno dal
congresso internazionale di Renovabis, l’opera di aiuto della Chiesa tedesca ai
cristiani e alle popolazioni nei Paesi ex-comunisti nell’Europa orientale e sud
orientale. L’iniziativa, dal titolo “Fra speranza e rassegnazione: la gioventù
nei Paesi della Mittel e Est Europa”, si conclude oggi a Freising, in Germania.
Vi hanno preso parte circa 400 rappresentanti provenienti da 25 Stati, dai
Paesi Baltici all’Albania. E diversi sono stati i messaggi di saluto dei
politici fra cui quello del presidente della Germania, Horst Köhler. Uno spunto di carattere spirituale è stato
offerto dal cardinale Joachim Meisner, presidente di Renovabis, che ha
sottolineato l’importanza della Chiesa nel dare segni di fiducia nella gioventù
seguendo l’esempio del Pontefice. Il cardinale ha anche espresso il proprio
rammarico per i gravi danni morali prodotti dal tentativo dei regimi comunisti
di allontanare i giovani dalle rispettive famiglie. E ha invitato i ragazzi
dell’Est a partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù, che si terrà a
Colonia nel 2005, per trarne nuove energie. I diversi relatori, infatti, hanno
concordato nel ritenere che slancio e speranza sono costantemente fiaccati in
un mondo afflitto dalla disoccupazione e in cui la Chiesa perde progressivamente
influenza sociale. Anche per questo Renovabis si è impegnata in una serie di progetti
tra cui rientrano le borse di studio per i sacerdoti e gli aiuti per la realizzazione
di edifici per i lavori sociali. Solo nel 2003 a tal fine sono stati stanziati
40 milioni di euro. Inoltre, nell’arco di più di 10 anni, l’opera cattolica
tedesca ha dato centinaia di milioni di Euro per la ricostruzione delle Chiese
dell’Europa orientale. (R.P.)
AL VIA DOMENICA, NELLA CITTÀ
ITALIANA DI MILANO, IL CONFRONTO
FRA LE GRANDI RELIGIONI MONOTEISTE NEL SEGNO DELLA
PACE.
SI PARLERÀ ANCHE DI MIGRAZIONI, GIUSTIZIA E
PERDONO
MILANO. = Soffia su Milano lo
spirito di Assisi e proprio dal capoluogo lombardo partirà un rinnovato
messaggio di pace nel segno del dialogo e del confronto fra le grandi religioni
monoteiste. Le giornate milanesi si prospettano ricche di stimoli sia per
l’annunciata presenza di esponenti islamici di primo piano, provenienti da zone
di conflitto come l’Iraq e la Palestina, sia per i confronti a 360 gradi su
argomenti presentati come presupposti di pace. Con i rappresentanti burundese e
del Rwanda, per esempio, si parlerà di migrazioni, di giustizia e di perdono.
Mentre il vescovo Athanasius della Chiesa ortodossa greca si confronterà con un
rappresentante del patriarcato di Mosca sul tema dell’Unione Europea e sulla prospettiva
di una grande Europa. Agli incontri sarà presente anche il presidente del
Congo, Joseph Kabila. Domenica: la giornata inaugurale con diverse personalità
di spicco del mondo politico e religioso. Accanto al presidente uscente della
Commissione Europea, Romano Prodi, e al ministro degli Esteri italiano, Franco
Frattini, saranno presenti anche il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, e il presidente della
Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini. La chiusura:
martedì 7 settembre. Alla preghiera nei luoghi simbolo delle varie tradizioni
religiose, seguirà, in Piazza Duomo, la lettura del messaggio di impegno a
lavorare insieme per la pace. (F.B.)
In
Italia, a Genova, credenti di diverse confessioni religiose
si confronteranno dal 10
al 12 settembre nell’ambito del convegno
“i media e le religioni
in Europa”. L’iniziativa è promossa
dalla Conferenza Mondiale
delle Religioni
GENOVA. = Discutere di integrazione
e dialogo tra popoli sviluppando le tematiche legate all’ecumenismo: è questo
l’obiettivo del Convegno “I media e le religioni in Europa” che si terrà a
Genova dal 10 al 12 settembre nell’ambito del programma della Capitale Europea
della Cultura. L’iniziativa, promossa dalla Conferenza Mondiale delle Religioni
per la pace (WCRP), vedrà confrontarsi credenti delle varie confessioni del
mondo all’insegna del motto “non c’è pace tra gli uomini se non c’è pace tra le
religioni”. Il tutto tenendo ben presente l’insegnamento e gli scritti di
Ghandi. Nel corso delle tre giornate, inoltre, docenti universitari e
giornalisti si confronteranno sui temi della globalizzazione, del pluralismo
informativo e del ruolo sociale di gruppi ed istituzioni interreligiose. Accanto
ai dibattiti si prevedono anche uno spettacolo ed una fiaccolata che toccherà i
luoghi simbolo delle diverse comunità religiose presenti a Genova. (R.P.)
IL GOVERNO DECRETA L’URGENZA NAZIONALE E
AUTORIZZA LA PRODUZIONE LOCALE DEI FARMACI ANTIRETROVIRALI
LUSAKA. = E’ “urgenza nazionale”
in Zambia per la grave epidemia di HIV/AIDS che sta piegando il Paese. Il
governo ha infatti decretato che per i prossimi cinque anni sarà consentita la
produzione locale di farmaci antiretrovirali generici in sostituzione di quelli
coperti da brevetto importati dall’estero. Lo ha annunciato stamane in un
comunicato il segretario permanente al Commercio e all’Industria, Davisdon
Chilipamuschi, precisando che la decisione è stata presa a causa
dell’aggravarsi “della pandemia e visto il costo elevato dei farmaci
antiretrovirali”. Il provvedimento, in particolare, va in sostegno delle fasce
più povere della popolazione e delle donne in età riproduttiva che sono
maggiormente colpite dalla sindrome di immunodeficienza acquisita. Il governo, fino al 2009, assegnerà le
licenze per la produzione, l’uso e la vendita dei farmaci a beneficio del 21,5
per cento dei bambini e degli adulti d’età compresa tra i 15 e i 49 anni, su
una popolazione totale di circa 11 milioni di abitanti, colpiti dal virus
dell’HIV. (R.P.)
EMERGENZA SFOLLATI IN CIAD ORIENTALE E DARFUR.
OGGI IL NUOVO APPELLO DELL’ALTO COMMISSARIATO
DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI:
SERVONO FONDI PER OLTRE 100 MILIONI DI DOLLARI
KHARTUM. = Nuovo appello
dell’UNCHR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, a
sostegno dei profughi di Ciad Orientale e Darfur. L’organismo dell’Onu chiede
complessivamente più di 100 milioni di dollari per portare avanti le sue
attività di protezione e assistenza agli sfollati. I fondi, infatti, consentiranno
all’Agenzia di proseguire le operazioni di trasferimento dei rifugiati dalle
aree di confine ai campi interni del Ciad, di migliorare le condizioni di chi
già vive in queste zone e di prepararsi ai nuovi afflussi. Quanto alla regione
del Darfur, i nuovi finanziamenti permetteranno in particolare di porre le basi
per un eventuale rimpatrio dei profughi sudanesi attualmente riparati in Ciad e
di garantire condizioni minimali di sicurezza a quanti hanno già fatto ritorno
in patria. Proprio la scorsa settimana un team di operatori dell’UNCHR, inviato
nel Darfur occidentale, ha registrato la presenza di oltre 500 famiglie
rientrate dallo scorso mese di luglio da zone di confine. Si tratta di persone
che avevano avuto notizia della possibilità di ricevere sostegno anche nel
proprio Paese e che, una volta rientrate, hanno visto disattese le proprie
aspettative. Nonostante un leggero miglioramento della situazione, infatti, i
miliziani Janjaweed continuerebbero a compiere ogni genere di violenza: dai
furti di bestiame alle aggressioni fisiche, dagli omicidi agli attacchi ai
villaggi. Il tutto malgrado le autorità locali abbiano rafforzato la presenza
delle forze delle ordine nella regione inviando nuovi veicoli e agenti di polizia
per un aumento da 15 a circa 100 in ogni villaggio. (R.P.)
MARI ITALIANI
SEMPRE PIU’ A RISCHIO, PERCHE’ SAREBBERO IMBOTTITI
DI SOSTANZE TOSSICHE. IN PERICOLO SOPRATTUTTO
TARTARUGHE E DELFINI:
E’ IL NUOVO ALLARME DEL WWF
ROMA. =
Sostanze tossiche di diverso genere, spesso di natura cancerogena, imbottiscono
i mari italiani mettendo inevitabilmente a rischio la nostra salute. L’allarme
è stato lanciato stamani dal WWF che ha diffuso i risultati della campagna di
biomonitoraggio condotta da un’equipe di ricercatori guidata da Silvano
Focardi, preside della Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali
dell’Uni-versità di Siena e membro del Comitato scientifico dell’associazione
ambientalista. Inquietante il dato relativo alle tartarughe marine
caratteristiche della fauna acquatica del Bel Paese nonché più vulnerabili alle
modifiche dell’habitat. Le analisi condotte su campioni di muscolo, fegato e
adipe di questi rettili marini hanno, infatti, rilevato concentrazioni di
idrocarburi usati diffusamente in passato come plastificanti e solventi. Il
tutto potrebbe spiegare, secondo i ricercatori, i ritrovamenti delle tartarughe
spiaggiate sulle coste del mar Adriatico. Ma a rischio sarebbero anche altre
specie protette. Nei tessuti e nel sangue dei cetacei, per esempio, è stata
registrata una preoccupante presenza di insetticidi e composti chimici
estremamente nocivi. “E’ necessaria una linea d’azione più severa”: lo ha
affermato il WWF, sottolineando la necessità “di maggiori controlli delle coste
italiane per evitare che l’attività umana incida negativamente sulla qualità
delle acque e l’importanza di una regolamentazione idonea che impedisca alle
sostanze pericolose di essere immesse nell’ambiente o addirittura di essere
prodotte”. (R.P.)
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4
settembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq sono ancora ore di
attesa per la sorte di Christian
Chesnot e Georges Malbrunot: dopo la smentita della notizia diffusa ieri del
rilascio dei due ostaggi, si continua a trattare per la loro liberazione. Fonti
diplomatiche francesi a Baghdad hanno dichiarato di non avere informazioni su
dove si trovino i due reporter rapiti. E nell’ambasciata di Parigi ad Amman è
stata approntata un’unità di crisi per coordinare le trattative. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
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“Sui due giornalisti abbiamo
informazioni positive, ma ci sono ancora ostacoli da superare per il loro
rilascio. Siamo prudenti ma fiduciosi”. Lo ha dichiarato il primo ministro
francese, Jean Pierre Raffarin, rimarcando come la Francia abbia mostrato di
saper unirsi dopo le reazioni suscitate dal sequestro dei due reporter. “Altri
Paesi, in circostanze del genere – ha aggiunto il premier - hanno conosciuto la
divisione. La Francia, invece, ha saputo dare prova di coerenza e di coesione”. Una
fonte della guerriglia ha annunciato, inoltre, che i due prigionieri non sono
stati consegnati ad un gruppo di intermediari come invece aveva riferito ieri
‘Radio France’. I due ostaggi – ha aggiunto la fonte - sono sempre nelle mani
dell’Esercito islamico e si trovano nella regione di Baghdad. Lo
stesso gruppo che ha sequestrato i due giornalisti, ha rivendicato intanto
l’attentato di mercoledì scorso contro il convoglio del leader del Congresso
nazionale iracheno, Ahmad Chalabi, uscito illeso dall’agguato. E nel Paese
arabo, dove i ribelli hanno sabotato stamani due oleodotti nei pressi di
Bassora e di Kirkuk, continua l’ormai consueta striscia di violenze e di
sequestri: almeno dodici persone, secondo quanto riferito da Al Jazeera, sono
rimaste uccise durante furiosi scontri scoppiati a Mossul tra forze americane e
combattenti iracheni. Episodi di violenza sono avvenuti anche a Ramadi, dove è
morta una donna, e a Kirkuk dove l’esplosione nei pressi di una scuola di
polizia ha causato almeno 15 morti. E la polizia ha rivelato oggi che la
guerriglia ha rapito, nell’ultima settimana, diversi funzionari dei servizi
pubblici nella provincia occidentale di Al Anbar, accusati dai ribelli di
“collaborare con gli americani”.
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E’ sempre più imponente
la caccia al capo di ‘Al Qaeda’: oltre alle truppe inviate da Washington sono,
infatti, almeno 70 mila gli uomini dispiegati da Islamabad lungo il confine tra
Afghanistan e Pakistan. E secondo quanto dichiarato a due quotidiani pachistani
dal coordinatore dell’antiterrorismo del dipartimento di Stato americano,
Joseph Cofer Black, le forze statunitensi sono vicine alla cattura di Osama Bin
Laden e del suo braccio destro Ayman al Zawahiri. Con l’approssimarsi delle
elezioni presidenziali in Afghanistan, in programma il prossimo 9 ottobre, si
stanno intensificando, intanto, gli attacchi contro le truppe americane dislocate
nel Paese asiatico. Questa mattina un civile è morto e tre sono stati feriti in
seguito all’esplosione di quattro razzi nei pressi della base militare
statunitense di Jalalabad, 125 chilometri ad est di Kabul.
In Medio Oriente un diciottenne
palestinese, Hossam Abu Zarka, è morto oggi in ospedale, a Gaza, a causa delle
gravi lesioni subite durante una recente incursione delle truppe israeliane nel
campo profughi di Khan Younis. Il decesso del giovane porta ad almeno 4.277 il
numero complessivo delle persone che hanno perso la vita nei quasi quattro anni
trascorsi dalla fine del settembre 2000, quando è esplosa la rivolta chiamata
‘Intifada di al-Aqsa’, tuttora in corso. Tra le vittime, 3.263 erano
palestinesi e 943 cittadini di Israele. Sul fronte politico, il capo della
commissione centrale palestinese per le elezioni, Ali Jarbawi, ha annunciato stamani
che l’anno prossimo potrebbero tenersi consultazioni generali in tutti i Territori.
Shimon Peres, ex ministro degli
esteri israeliano, ha invitato la comunità internazionale a “tenere d’occhio”
l’Iran. “Ritengo – ha detto stamani Peres in una conferenza stampa a Cernobbio,
in Italia, al Workshop Ambrosetti - che sia necessario prendere delle misure
per fermare gli sforzi iraniani tesi a formare terroristi e a produrre armi
nucleari”.
Con una maggioranza di due
terzi, il parlamento libanese ha approvato ieri un emendamento all’articolo 49
della Costituzione che permette di prorogare di tre anni il mandato del
presidente filo-siriano Emile Lahoud. La decisione ha incontrato le critiche di
gran parte della comunità internazionale, preoccupata per il forte condizionamento
della Siria nelle scelte politiche di Beirut.
Il settimanale ‘Der Spiegel’ ha
riferito che il prossimo 15 ottobre è prevista, in Libia, la visita del
cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. La ripresa dei rapporti tra i governi di
Berlino e Tripoli è stata favorita dalla recente firma di un accordo che
prevede il risarcimento, da parte delle Libia, di 35 milioni di dollari da destinare
a 168 delle 263 vittime dell’attentato dinamitardo avvenuto, nel 1986, in una
discoteca di Berlino. L’esplosione aveva provocato la morte di tre persone.
L’Unione Europea
potrebbe aumentare la sua pressione sul Sudan per mettere fine alle azioni
della guerriglia che stanno devastando la regione occidentale del Darfur. Al
termine della riunione informale dei ministri degli Esteri, che si sta
svolgendo nei pressi Maastricht, i venticinque dovranno decidere, infatti, se
ricorrere alla minaccia di sanzioni per convincere il governo di Khartoum a
disarmare le milizie ‘janjaweed’.
In Italia sarà il giudice di
pace e non più il giudice monocratico a convalidare o meno il provvedimento di
espulsione disposto nei confronti dei clandestini. E' quanto stabilisce
l'articolo 1 del decreto correttivo della legge Bossi-Fini, approvato ieri sera
dal Consiglio dei ministri. Il servizio di Roberta Moretti:
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Ad ‘imporre’ al governo questa
correzione della legge sull’immi-grazione era stata la Consulta, che il 15
luglio scorso aveva giudicato “incostituzionale” l’espulsione in via amministrativa,
senza la pronuncia di un tribunale, di un clandestino. In virtù del decreto
approvato ieri, il provvedimento di espulsione viene comunicato entro 48 ore
dal questore al giudice di pace ed è quest'ultimo, entro le successive 48 ore,
a deciderne la convalida o meno. Il tutto, alla presenza di un difensore. Il
clandestino aspetta la decisione in un Centro di permanenza temporanea e, nel
caso in cui l’espulsione venga convalidata, può presentare ricorso in
Cassazione senza però che per questo l’efficacia del provvedimento venga
sospesa. La legge del luglio 2002 non ha subito invece le modifiche previste
dall’articolo 2 del decreto correttivo, sulla creazione di Centri di accoglienza
direttamente nei Paesi di provenienza degli immigrati. Il Consiglio ha deciso
di stralciare momentaneamente l’articolo, rimandando l'esame della questione al
momento in cui il decreto verrà convertito in legge.
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L’ex presidente
americano Bill Clinton sarà sottoposto, all’inizio della prossima settimana, ad
un intervento al cuore per un quadruplo bypass coronarico. Inizialmente,
sembrava che l’operazione fosse in programma per oggi. Clinton è stato
ricoverato ieri mattina in ospedale dopo forti dolori al petto.
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