RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 248 - Testo della trasmissione di sabato 4 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dolore e condanna di Giovanni Paolo II per il tragico epilogo ieri del sequestro nella scuola di Beslan

 

L’apertura verso gli immigrati, l’assistenza ai bisognosi e la promozione del dialogo ecumenico al centro del discorso del Papa all’ambasciatore dell’Irlanda

 

‘Il diritto della tutela legale da parte dello Stato spetta alla famiglia. Analoghe tutele non sono applicabili ad altri tipi di unioni’: così il Papa nel discorso al nuovo ambasciatore del Canada

 

Dallo studio della musica sacra un valido contributo alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II: così il Pontefice nell’Udienza all’Associazione italiana Santa Cecilia e alla Federazione dei pueri cantores

 

Domani, a Loreto, il Papa presiederà la cerimonia di beatificazione di tre “figli” dell’azione cattolica a conclusione del pellegrinaggio nazionale dell’associazione.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Tragico il bilancio del sequestro a Beslan. Interviste con Fabrizio Dragosei, Guido Olimpio, Fulvio Scaglione e mons. Claudio Gugerotti

                                       

Anche temi impegnativi come l’eutanasia al Festival del Cinema di Venezia. Con noi,Angela Prudenzi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La speranza è il tema scelto quest’anno dal Congresso internazionale dell’Opera cattolica tedesca Renovabis che si conclude oggi a Freising, in Germania

 

Al via domenica, a Milano, il confronto fra le grandi religioni monoteiste nel segno della pace

 

A Genova, dal 10 al 12 settembre “I media e le religioni in Europa”, Convegno con credenti di differenti confessioni religiose

 

In Zambia è emergenza AIDS

 

Nuovo appello dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati a sostegno dei profughi del Ciad orientale e del Darfur

 

Nuovo allarme WWF per l’inquinamento dei mari italiani che risulterebbero imbottiti di sostanze tossiche

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq, dove stamani sono scoppiati nuovi scontri a Mossul, non si sblocca la situazione dei due ostaggi francesi

 

In Italia approvata una modifica alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 settembre 2004

 

 

DOLORE E CONDANNA DI GIOVANNI PAOLO II PER IL TRAGICO EPILOGO IERI

DEL SEQUESTRO NELLA SCUOLA OSSETA DI BESLAN.

DEPLORANDO OGNI FORMA DI TERRORISMO, IL PAPA AUSPICA

CHE NON PREVALGA LA SPIRALE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA

- A cura di Barbara Castelli -

 

All’indomani del cruento e tragico epilogo del maxi sequestro della scuola di Beslan, in Ossezia del Nord, costato la vita a centinaia di persone, fra cui molti bambini, Giovanni Paolo II condanna con forza “ogni forma di terrorismo” e “auspica che non prevalga la spirale dell’odio e della violenza”. Inviando a Mosca un telegramma al nunzio apostolico, mons. Antonio Pennini, rappresentante della Santa Sede nella Federazione Russa, a firma del segretario di Stato Vaticano, cardinale Angelo Sodano, il Papa deplora la “vile e spietata aggressione ai bambini e alle famiglie inermi”, pregando per le vittime, i feriti e i loro famigliari. Dopo tre giorni di terrore, infatti, le forze speciali russe hanno fatto irruzione ieri nella scuola della repubblica caucasica per cercare di mettere in salvo le oltre 1000 persone prese in ostaggio dai terroristi ceceni. Auspicando che la “Vergine Santa, tanto venerata dai cristiani della Russia”, possa “suscitare nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace e riconciliazione”, il Pontefice affida “alla misericordia dell’Altissimo le vittime di questa tragedia” ed esprime il proprio “affetto per il popolo russo in quest’ora di sgomento e angoscia”.

 

 

L’APERTURA VERSO GLI IMMIGRATI, L’ASSISTENZA AI BISOGNOSI E LA PROMOZIONE

 DEL DIALOGO ECUMENICO AL CENTRO DEL DISCORSO DEL PAPA

ALL’AMBASCIATORE DELL’IRLANDA, RICEVUTO A CASTEL GANDOLFO

PER LA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI

 

La sensibilità verso gli immigrati, la lunga tradizione di assistenza verso i più bisognosi e l’impegno per promuovere il dialogo ecumenico sono tra i principali temi sottolineati dal Papa nel suo discorso al nuovo ambasciatore dell’Irlanda presso la Santa Sede, Philip Mc Donagh. Il diplomatico è stato ricevuto stamani a Castel Gandolfo, per la presentazione delle lettere credenziali. Ce ne parla Dorotea Gambardella:

 

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Ricordando l’antica tradizione di emigrazione dell’Irlanda, il Papa ha sottolineato come essa abbia reso la popolazione di questo Paese più sensibile verso le difficoltà, spesso affrontate da quanti giungono in una terra straniera per iniziare una nuova vita. Questa sensibilità – ha osservato Giovanni Paolo II – rappresenta una grande risorsa per lo sviluppo di una matura cultura dell’acco-glienza. “Cultura – ha precisato - che si esprime anche mediante il rispetto delle diversità e l’impegno per trovare forme adeguate d’integrazione”. A tal proposito, la Santa Sede – ha detto - auspica che la politica di apertura nei confronti dei migranti adottata durante il semestre di presidenza irlandese dell’Unione europea, continui ad ispirare lo spirito comunitario. Nel suo discorso, il Santo Padre si è soffermato anche sulla lunga esperienza di solidarietà testimoniata dall’Irlanda verso i più bisognosi, rivolgendo  un pensiero a mons. Michael Courtney, il nunzio apostolico in Burundi ucciso il 29 dicembre scorso, che “ha offerto la propria vita per portare la pace alla martoriata popolazione del Paese africano”. Il Papa ha poi notato che il medesimo spirito di generosa solidarietà, basato sull’amore cristiano verso il prossimo, spinge tanti giovani irlandesi ad impegnarsi nel volontariato, “mettendo a disposizione degli altri i propri talenti e le proprie abilità professionali”. In risposta alle speranze dell’Irlanda circa il processo di pace, accennate dallo stesso ambasciatore Philip Mc Donagh, il Pontefice ha messo in evidenza l’impegno della chiesa cattolica irlandese nel collaborare con le altre comunità cristiane. A tal proposito, ha osservato che “l’opera di evangelizzazione non può essere isolata dall’ecumenismo e dall’apertura verso gli altri culti” ed ha rivolto una preghiera affinché ogni sforzo in tal senso sia realizzato nell’ambito dell’Accordo di pace del Venerdì Santo, stipulato nel 1998 tra le comunità unionista e lealista. Infine, Giovanni Paolo II si è detto fiducioso che, restando ancorata ai valori che l’hanno forgiata come nazione fin dai tempi della sua evangelizzazione, “l’Irlanda potrà offrire un contributo decisivo al futuro dell’Europa”.

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IL DIRITTO DELLA TUTELA LEGALE DA PARTE DELLO STATO SPETTA

ALLA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO. ANALOGHE TUTELE

NON SONO APPLICABILI AD ALTRI TIPI DI UNIONI.

LO HA RIBADITO IL PAPA NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE DEL CANADA,

PRESSO LA SANTA SEDE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Lo Stato garantisca un’adeguata tutela alle famiglie fondate sul matrimonio, che assicurano un futuro alla società. Tutela diversamente non applicabile allo stesso modo ad altre forme di unione tra persone dello stesso sesso. Giovanni Paolo II è tornato a ribadire un concetto più volte proposto all’attenzione degli uomini di governo di ogni Paese, nel ricevere questa mattina il nuovo ambasciatore del Canada presso la Santa Sede, Donald Smith, ricevuto a Castel Gandolfo per la presentazione delle lettere credenziali.       

 

Il Papa ha usato due aggettivi: “specifico” e “categorico” per riaffermare il dovere “del riconoscimento legale” dello Stato verso i coniugi. I coniugi - ha detto il Pontefice - “partecipando all’attività creativa di Dio attraverso la procreazione dei figli”, assicurano “la sopravvivenza della società e della cultura” del Paese. Tutti i tentativi di cambiare il significato della parola “sposo” contraddicono questa “giusta ragione” - ha osservato ancora Giovanni Paolo II - “garanzie legali analoghe a quelle assegnate al matrimonio non possono essere applicate alle unioni fra le persone dello stesso sesso, senza generare una falsa comprensione della natura del matrimonio stesso”.

 

In apertura di discorso, il Pontefice aveva messo in risalto la lunga tradizione di solidarietà che ha sempre contraddistinto il Canada: con la sua presenza nelle missioni di pace; con la produzione “di medicinali a basso costo per le nazioni più povere”; per essere stata il centro propulsore di importanti prese di posizione internazionali, come la Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo; per il contributo di pace, insieme con la Santa Sede, alla regione dei Grandi Laghi, in Africa. Inoltre - ha aggiunto il Papa - l’apertura del Canada all’immigrazione, oltre a portare “arricchimento” alla cultura del Paese, ha messo bene in luce le “caratteristiche di tolleranza e ospitalità” proprie dello Stato nordamericano. E la “riuscita integrazione” che le varie comunità etniche hanno trovato nel vostro Paese - ha concluso il Giovanni Paolo II - “dimostra alle altre nazioni che il rispetto dovuto ad ogni persona è radicato nell'origine comune di tutti gli uomini e donne, piuttosto che nel fatto delle differenze fra la gente”. Origine che risiede nella verità della creazione dell’uomo e della donna “a immagine di Dio”.

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LO STUDIO DELLA MUSICA SACRA OFFRE UN VALIDO CONTRIBUTO

 ALLA RIFORMA LITURGICA, INIZIATA DAL CONCILIO VATICANO II.

COSI’ IL PONTEFICE NELL’UDIENZA ALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA SANTA CECILIA

E ALLA FEDERAZIONE DEI PUERI CANTORES

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Il canto e la musica sacri sono un mezzo per esprimere in maniera adeguata, nella liturgia, “il Mistero accolto nella pienezza della fede”. Con queste parole Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina, nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, una trentina di giovani appartenenti alla Federazione internazionale dei Pueri Cantores e 130 partecipanti al Convegno internazionale di Canto Gregoriano, in corso a Roma fino a domani, promosso dall’Associazione Italiana Santa Cecilia in occasione del 14.mo centenario della morte di San Gregorio Magno.

 

“Esprimo un grato apprezzamento per l’impegno che ponete nel campo della musica sacra, sempre attenti agli insegnamenti del Magistero”, ha detto il Papa ai presenti, ai quali ha riconosciuto il “valido contributo” offerto con il loro studio e il loro canto “all’attuazione della riforma liturgica del Vaticano II”.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il sig. Oto Agripino Maia, ambasciatore del Brasile, e il sig. Kelebert Nkomani, ambasciatore dello Zimbabwe, entrambi in visita di congedo.

 

 

DOMANI, A LORETO, IL PAPA PRESIEDERA’ LA CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE

DI TRE “FIGLI” DELL’AZIONE CATTOLICA

A CONCLUSIONE DEL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE

 

Domani Giovanni Paolo II presiederà una cerimonia di beatificazione lontano da piazza S. Pietro. L’avvenimento è in programma a Loreto, il centro internazionale di spiritualità mariana della regione Marche che il Papa visiterà per la quinta volta in 26 anni di pontificato. L’occasione è il pellegrinaggio nazionale dell’Azione Cattolica che il Pontefice concluderà beatificando tre figli dell’Associazione confermandone così la vocazione di scuola di santità. Da Loreto il servizio di Fabio Colagrande:

 

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Bentornato a Loreto: con questo saluto il popolo dell’Azione Cattolica accoglierà Giovanni Paolo II che torna nel santuario mariano italiano che ha visitato più volte dal giorno della sua elezione. Dopo quattro giorni di festa, dibattiti e momenti di preghiera, migliaia di pellegrini giunti dall’Italia e dall’Europa si preparano ad abbracciarlo. Due anni fa aveva invitato l’Azione Cattolica ad avere il coraggio del futuro. Oggi il Papa giunge a Loreto per incoraggiare personalmente il rinnovamento della più grande realtà dell’associazionismo laicale della Chiesa italiana.

 

Per il suo 144.mo viaggio in Italia il Papa si sposterà da Castelgandolfo in elicottero. Ad attenderlo troverà, secondo le previsioni, circa duecentomila fedeli provenienti da 50 paesi del mondo assistiti da 1500 volontari coordinati dalla regione sotto l’attenta regia della Protezione civile. Teatro della celebrazione sarà un palco di duemila metri, incorniciato dall’azzurro dell’Adriatico nella verde piana di Montorso, dove già il Santo Padre incontrò i giovani europei nel ‘95. Un evento ricordato dalla nascita, sullo stesso pianoro, del Centro di formazione spirituale giovanile intitolato a Giovanni Paolo II, dove il Papa pranzerà dopo la celebrazione eucaristica e la recita dell’Angelus, prima di ripartire per la sua residenza estiva. Ma già stasera, durante la festa spettacolo dei giovani dell’Azione Cattolica, il Papa sarà presente a Montorso con un video-messaggio, registrato in occasione della consegna da parte di un gruppo di giovani della carta europea della speranza. Insomma, non è ancora qui ma il suo invito a prendere il largo risuona più forte che mai.

 

Da Loreto, Fabio Colagrande, Radio Vaticana.

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Sempre al microfono del nostro inviato Fabio Colagrande, alcuni giovani che si preparano alla veglia di questa sera:

 

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R. – Spero ci sia qualcosa oltre la festa, soprattutto stasera con la veglia di preghiera. Lì mi aspetto tanto. Speriamo che sia un momento bello per noi e per tutti i presenti.

 

D. – L’Azione Cattolica ha un grande rinnovamento quest’anno. Perché secondo te si è rinnovata?

 

R. – Rischiamo di rimanere chiusi in quelli che volevano essere stereotipi di un tempo che è passato. Quindi, come cambia il mondo cambia anche l’Azione Cattolica, si rinnova davanti alle esigenze delle persone, in una fede che cambia.

 

D. – E dal Papa cosa vi aspettate?

 

R. – Che ci dia coraggio, che ci dia forza…

 

R. – Che ci dia un messaggio di pace, visti gli ultimi giorni, gli ultimi avvenimenti.

 

D. – Secondo voi, i cattolici hanno una voce che si sente nei temi della politica, della società, dell’educazione?

 

R. – Sono molto più presenti nella società, nelle realtà sociali, di quanto non siano presenti nel mondo dell’informazione. Credo sia molto vera l’espressione del Papa, quando dice: “so che voi ci siete”.

 

D. – Come si inserisce l’arrivo del Papa in questo pellegrinaggio nazionale dell’Azione Cattolica, secondo voi? Come lo vivete questo arrivo del Papa?

 

R. – Per me è una “botta” di gioia, se si può dire, usando un’espressione molto semplice. Porta con sé un formidabile messaggio di fiducia nel futuro.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"L'innocenza crocifissa" è il titolo che, con drammatica evidenza, apre la prima pagina, in riferimento alla tragedia consumatasi in Ossezia del Nord. In gran parte bambini gli oltre trecento morti nel blitz a Beslan. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre. Sempre in prima, un articolo di Giampaolo Mattei sul pellegrinaggio, domani, del Papa a Loreto con l'Azione Cattolica per la proclamazione di tre nuovi beati.Allegato al giornale un inserto speciale di 32 pagine dedicato all'evento. 

 

Nelle vaticane, nel discorso al nuovo Ambasciatore del Canada, Giovanni Paolo II sottolinea che di fronte alle sofferenze e alle divisioni che affliggono l'umanità sempre più si acuisce il bisogno di trovare soluzioni definitive ai conflitti. Nel discorso al nuovo Ambasciatore d'Irlanda, il Papa ricorda che l'ospitalità e l'assistenza ai bisognosi basate sull'amore cristiano sono tra le risorse più preziose dell' "anima" del Paese. Il discorso del Santo Padre al Consiglio Direttivo della Federazione Internazionale dei Pueri Cantores e ai partecipanti al Convegno internazionale promosso dall'Associazione italiana Santa Cecilia

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq: sanguinosi combattimenti a Mossul e a Ramadi. Ancora bombardamenti a Falluja.

 

Nella pagina culturale, un elzevito di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Discorso 'inutile' sulle vacanze". 

 

Nelle pagine italiane, il servizio dell'inviato Gaetano Vallini sulla festa-pellegrinaggio dell'Azione Cattolica italiana a Loreto. Il titolo dell'articolo è "Cattolici e politica: la lezione di La Pira".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 settembre 2004

 

 

322 LE VITTIME, DI CUI 155 BAMBINI: E’ IL TRAGICO BILANCIO DEL SEQUESTRO

NELLA SCUOLA OSSETA DI BESLAN. LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE HA ESPRESSO

SENTIMENTI DI ORRORE E CONDANNA. MOSCA RIBADISCE IL PUGNO DI FERRO

NELLA LOTTA AL TERRORISMO

- A cura di Barbara Castelli -

 

A 24 ore dalla battaglia tra le forze speciali russe e il commando terrorista ceceno-arabo che il primo settembre ha preso in ostaggio 1200 persone, soprattutto bambini, nella scuola di Beslan, nell’Ossezia del Nord, la vicenda sta assumendo contorni sempre più drammatici per il sacrificio di tante vite umane. Il vice procuratore generale russo ha riferito di 322 morti, tra cui 155 bambini, e centinaia di feriti. La comunità internazionale ha espresso sentimenti di orrore, sgomento e condanna, mentre Mosca ha ribadito la propria posizione: “combattere il terrorismo internazionale con risolutezza e inflessibilità e essere in prima linea al fianco di coloro che hanno fatto della difesa dei diritti umani, della libertà e del diritto alla vita la loro priorità”. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Vladimir Putin è arrivato nella notte per parlare direttamente con gli ex ostaggi, ora ricoverati, e con chi ha diretto il blitz e i soccorsi. “Tutta la Russia piange con voi”, ha affermato il capo del Cremlino, che ha dato ordine di chiudere le frontiere dell’Ossezia e ha promesso aiuti alle famiglie di Beslan. L’assalto, continuano a ripetere le autorità russe, è scattato all’improvviso e non programmato, quando alcuni ostaggi hanno tentato di fuggire e il commando ha aperto il fuoco contro di loro. Tanti sono i morti colpiti alle spalle. Contemporaneamente i kamikaze si sono fatti saltare in aria. Forse l’accordo per rimuovere alcuni cadaveri era una trappola preparata per sondare la reazione delle truppe speciali russe. I terroristi erano una trentina, tutti uccisi tranne 3 fatti prigionieri e 4 che sono scappati, cambiando i propri abiti e mischiandosi ai soccorritori. Una decina erano mercenari arabi e questo, sottolineano le autorità di Mosca, dimostra chiaramente i legami tra i ribelli del Caucaso ed Al Qaeda. Si fanno i nomi dei finanziatori e degli organizzatori di questo assalto, trasformatosi in massacro, preparato, secondo i servizi segreti, durante l’estate, quando nella scuola sono stati portati e nascosti esplosivi ed armi. Reazioni di sdegno e solidarietà giungono alla Russia da tutto il mondo. Il segretario dell’Onu Annan si dichiara semplicemente sconvolto. “E’ un atto di barbarie”, commenta dall’Ue Romano Prodi. “Ecco – rimarca il presidente Usa Bush – di cosa sono capaci i terroristi”.

 

 Per la Radio Vaticana Giuseppe D’Amato.

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Ma Beslan come sta vivendo queste ore dopo i drammatici eventi di ieri? Roberto Piermarini ha raggiunto telefonicamente nella città osseta l’inviato speciale del Corriere della Sera, Fabrizio Dragosei che ieri si è trovato nel vivo degli scontri con i terroristi e che ha abbandonato il taccuino del cronista per prestare i primi soccorsi ai bambini che fuggivano terrorizzati dalla scuola:

 

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R. – Guarda, oggi purtroppo c’è il macabro lavoro all’interno della scuola per recuperare i resti di quelli rimasti sotto l’esplosione e per i familiari. Noi siamo in questo momento nell’ospedale di Beslan dove c’è ancora la triste incombenza della ricerca dei feriti, per chi ha questa speranza, e dell’identificazione dei morti per tutti gli altri. Purtroppo, quello che abbiamo appurato è che i morti sono ancora di più di quelli che si sapeva ieri: oggi si parla di oltre 300. Quello che sappiamo per certo è che è stato un grande massacro, una grande tragedia. Il presidente Putin è venuto qui, a Beslan, nella notte, ha affermato che non c’era alcuna intenzione di fare irruzione nella scuola, non erano stati elaborati piani per un assalto dei gruppi speciali, come era stato fatto, invece, a Mosca nel caso del teatro Dubrovka. Tutto sarebbe accaduto per un ‘caso fortuito’, per un’esplosione avvenuta all’interno della palestra, che ha scatenato il finimondo.

 

D. – Ecco, Fabrizio, cosa ti ha lasciato l’esperienza di ieri, che da giornalista ti ha fatto diventare volontario, con il soccorso alle prime persone riuscite a fuggire dalla scuola?

 

R. – Mi ha lasciato una grande tristezza, una grande partecipazione. Vivendo qui, anche se solo per due giorni, vivendo in una famiglia osseta - un nostro amico poi aveva la moglie dentro la scuola -, siamo entrati nella vita del Paese, nella vita di questa popolazione ... E ad un certo punto, come ho scritto sul “Corriere della Sera” di oggi, uno non riesce più a stare lì solamente a guardare e a fare il testimone. Adesso stiamo girando per gli ospedali per parlare con i sopravvissuti, ricostruire l’accaduto ma anche, contemporaneamente, per cercare la moglie di questo nostro amico, di cui non si trova traccia.

 

D. – Fabrizio, c’è un’immagine, una cosa che non dimenticherai di ieri?

 

R. – Sicuramente, sicuramente i bambini che mi venivano incontro in braccio ai soldati, sudati, sporchi, carichi di armi, di caricatori, di pallottole e che tenevano in mano questi bambini e correvano, correvano all’impazzata verso di noi, verso le ambulanze per portarli in salvo. Quella credo è un’immagine che mi fa venire in mente una famosa fotografia del Vietnam, in cui si vede una bambina nuda che scappa da esplosioni al napalm alle sue spalle, un’immagine che ha fatto il giro di tutto il mondo e che è rimasta come un’icona di quella guerra per questi trenta-quarant’anni. Ecco per me, qui a Beslan, l’immagine è questa immagine dei bambini portati in braccio verso di me, verso le ambulanze dove mi trovavo io.

 

D. – Fabrizio, che cosa ti ha lasciato questa esperienza?

 

R. – Sicuramente, un grande affetto per questa popolazione e anche una grande preoccupazione per il nostro futuro, perché purtroppo il terrorismo, la vediamo, è una cosa che colpisce ovunque, colpisce alla cieca, non ha alcun limite, né alcuna barriera.

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Ma poteva essere evitata l’improvvisa operazione delle forze speciali russe? Ci risponde l’esperto di terrorismo del Corriere della Sera Guido Olimpio, intervistato da Roberto Piermarini:

 

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R – Penso che non potesse essere evitato perché era accaduto qualcosa di catastrofico nella scuola. Si pensa ad un’esplosione accidentale di una carica piazzata sul tetto. E quindi i soldati sono dovuti intervenire, anche perché i civili incominciavano a scappare. Quindi, se è andata così, non c’era altro da fare. Certamente, di fronte ad una presa di ostaggi così consistente e in presenza di combattenti così feroci e determinati, qualsiasi operazione militare, anche una perfetta, è destinata a provocare molte vittime.

 

D. – Anche perché è stata più una risposta che un’operazione premeditata ...

 

R. – Questo sì. Non c’è stato il tempo per organizzare. Io ritengo che il blitz ci sarebbe potuto essere, ma occorreva più tempo per prepararlo e poi certamente non alla luce del sole, dove i terroristi hanno sicuramente più vantaggi.

 

D. – Che significato dare alla presenza di terroristi arabi all’interno del commando ceceno?

 

R. – Diciamo che non è stata una sorpresa. Sono anni che i mujaheddin vanno in Cecenia a combattere. A parte la propaganda russa, che può insistere su questo elemento, è la stessa propaganda di questi gruppi a raccontare, a mettere le foto, a mettere le immagini, a diffondere i video sulla presenza di questi militanti! Per molti, soprattutto per quelli che appartengono a una linea musulmana radicale, andare in Cecenia è un dovere, perché la Cecenia, come l’Afghanistan, è terra di Jihad.

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Ma il massacro dei bambini di Beslan potrà avere conseguenze politiche per il governo del presidente russo Putin? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al vice-direttore di “Famiglia Cristiana” Fulvio Scaglione, esperto di questioni russe:

 

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R. – Non sarei così sicuro che questo dramma abbia necessariamente ripercussioni negative su Putin. Non bisogna dimenticare che Putin è diventato presidente, praticamente, nell’onda d’urto di una serie di attentati ceceni, che fecero molte vittime a Mosca e San Pietroburgo. Ecco, io credo che i russi si siano affidati a Putin proprio per cercare con lui più stabilità e sicurezza e anche – ahimé! – più durezza nella gestione dell’ordine pubblico, per usare un termine generico.

 

D. – A questo punto, però, c’è il pericolo che scatti una vasta azione militare dei russi in Cecenia ...

 

R. – Se Putin è intelligente, e Putin non è certo uno sciocco, eviterà almeno per il momento, ad elezioni politiche del presidente ceceno appena realizzate, di accentuare la pressione militare.

 

D. – C’è chi ha fortemente criticato la decisione del blitz. C’era un’alternativa, secondo lei?

 

R. – Personalmente, sono sempre stato molto pessimista e ho sempre avuto molto timore, in questi due-tre giorni della crisi, che lo sbocco potesse essere questo. Per due ragioni: perché la strategia politica del Cremlino è sempre stata quella, anche prima di Putin, di punire dirottatori, sequestratori, rapitori, guerriglieri, terroristi, anche a scapito delle vite degli ostaggi. Poi, qui c’è da considerare la variabile che la versione ufficiale delle autorità è quella che c’è stata una fuga di ragazzi con i ceceni che sparavano loro addosso e che, quindi, l’intervento era inevitabile. Speriamo che sia questa la verità ...

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Colpire bambini come è accaduto in Ossezia mostra che non esiste limite al terrorismo: sono le tristi parole di mons. Claudio Gugerotti, nunzio apostolico nel Caucaso meridionale. Una regione - afferma ai nostri microfoni il nunzio - che dovrebbe diventare luogo di soluzione pacifica e non detonatore di conflitti più ampi. Ascoltiamo le sue parole, nell’intervista di Francesca Sabatinelli:

 

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R. – Io credo che il pericolo sia reale. Le potenzialità esplosive ci sono. Queste esplosioni possono essere evitate soltanto con un’attenzione particolare internazionale a livello politico e possibilmente anche con iniziative di carattere interreligioso, in modo da sventare l’immagine che si vuole accreditare, cioè che siano le religioni alla base dei conflitti attualmente in atto. Potrebbe prospettarsi una situazione simile a quella balcanica, dove accanto alle differenze etniche possono manifestarsi anche le differenze religiose, prese come scusa per mobilitare le masse in funzione violenta. Proprio per questo ho incontrato il capo dei musulmani del Caucaso, che mi ha assicurato la volontà di mantenere la pace e la tolleranza a tutti i costi e di lavorare insieme con le comunità di altra fede religiosa, perché il Caucaso non diventi un luogo di lotte religiose.

 

D. – La crescita del fondamentalismo è un pericolo reale?

 

R. – La crescita del fondamentalismo è un pericolo reale. In queste regioni l’Islam non era fondamentalista e nella gran parte non lo è nemmeno ora. E’ chiaro, tuttavia, che le infiltrazioni da fuori possono essere estremamente pericolose perché, trovando facile campo nel conflitto già esistente tra popoli, possono dare una copertura religiosa a questi conflitti. Quello che è successo è un campanello di allarme molto serio. Bisogna fare qualcosa prima, in maniera da disinnescare la mina prima che scoppi.

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ANCHE TEMI IMPEGNATIVI COME L’EUTANASIA

AL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA.

IERI OSSERVATO UN MINUTO DI SILENZIO PER LA STRAGE IN OSSEZIA

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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Realismo all’italiana e realismo alla cinese. Il primo guarda al recente passato per capire forse meglio il presente. E il secondo guarda al presente per intravedere quale sarà il suo futuro. Si tratta di due film del concorso: “Lavorare con lentezza” di Guido Chiesa e “Il mondo” di Jia Zhang-Ke. Ambedue con pochi meriti, se non lo scrutare la storia ed il riflettere sulla società. Chiesa aveva già poco entusiasmato quattro anni fa con “Il partigiano Johnny”. Affronta questa volta il 1977 a Bologna, prologo a quelli che saranno gli anni di piombo, degli scontri di piazza, degli autonomi e dei carabinieri, dei morti e dell’incomuni-cabilità, gli anni di una malattia, quella della democrazia italiana. Lo fa attraverso un parallelismo singolare: due giovani scavano un buco per una difficile rapina, molti giovani scavano nella mentalità borghese attraverso la voce della famosa Radio Alice. Si sgretolano non solamente la terra, ma anche molte sicurezze, miti, mentalità. Ma partorendo quale convivenza, proponendo quali soluzioni? Domande che si pone anche il regista cinese: nel parco tematico alla periferia di Pechino ove il popolo può “girare il mondo in un giorno” nel falso turistico di una ricostruzione in scala dei monumenti più belli del pianeta, si muovono altre storie vere di giovani che annaspano verso il benessere e la libertà. Con molte delusioni. Che personalmente accompagnano l’arrivo di uno dei film più attesi alla Mostra, “Mar adentro”, di Alejandro Amenábar.

 

Tema difficile e problematico, l’eutanasia. E’ ricavato dalla lettura di un fatto realmente accaduto in Galizia: Ramón è vissuto per 28 anni e 4 mesi totalmente paralizzato a seguito di un tuffo sbagliato, cerca disperatamente la morte. La ottiene nel 1998 attraverso il coinvolgimento frammentato di molti amici, per questo non perseguibili dalla legge. La prova di Javier Bardem è toccante, le lacrime si sprecano. Ma è troppo facile, pur condividendo e partecipando alla sofferenza e ai dubbi, inguainare i diversi punti di vista, stritolare col melodramma la vera libertà di giudizio convogliando l’adesione del pubblico all’unico desiderio di Ramón, quello di morire. Quasi che non contassero, dall’altra, le lacrime di un padre che afferma non essere dolorosa la morte di un figlio tanto quanto un figlio che vuole la morte. O ridicolizzando l’intervento e le parole di un sacerdote, anche lui paraplegico, “costringendolo”, inoltre, negli schemi teorici, sempre esigenti, della morale cattolica, che chiede di essere vissuta con fede e partecipata con amore. Mentre altre malattie arrivano sullo schermo, con un film del quale ci parla Angela Prudenzi, critico della Rivista del Cinematografo:

 

“Ancora emozioni per il film di Stefano Rulli, sceneggiatore di successo che al Lido ha presentato ‘Un silenzio particolare’, un documentario dedicato al figlio Matteo. Non è un ragazzo come gli altri, la sua mente risponde diversamente agli stimoli. I problemi mentali ne fanno un figlio difficile, ma immensamente amato. La lezione che se ne trae è una lezione di continua umiltà: quella manifestata da Rulli e dalla moglie Chiara Sereni che a questo figlio hanno dedicato la vita fondando anche un’associazione ‘La città del Sole’ nella quale si ritrovano ragazzi diversamente abili. E’ una lezione d’amore, dunque, una lezione che non si dimenticherà facilmente”.

 

Ieri è stato osservato un minuto di silenzio, in Sala Grande, per la tragedia di Beslan. L’8 settembre approderà nella sezione Orizzonti un film finlandese di Pirjo Honkasalo, “I tre stati della melanconia”, che racconta la vita in una scuola militare per bambini, addestrati a uccidere ribelli ceceni. Lo sa bene, il cinema: meglio parlare degli orrori piuttosto che tacerli. Fa bene alle nostre coscienze assopite. 

 

Da Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

 

Domani, 23.ma Domenica del Tempo ordinario, il brano della liturgia ci racconta che siccome in quel tempo era seguito da molta gente, Gesù si voltò e disse:

 

“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”.

 

Sul significato di questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il discorso di Gesù è apparentemente duro, ma in realtà del tutto salvifico. Non è sufficiente venire da Gesù e rimanere con legami non liberi, possessivi. Lui si rifà soprattutto ai legami familiari. In un altro passo, infatti, dice che il principio dell’unità è la volontà del Padre e, quindi, la sua Parola e non il sangue. Cristo avverte che si possono possedere le persone nei rapporti, ma dice anche che si può possedere se stessi. Il peccato cerca di convincere l’uomo a possedersi, ad autogestirsi, a stringere i pugni per salvarsi. Ma la via della salvezza è l’amore, e amore significa fare di sé un dono, senza tornaconto. Questa è la massima antitesi che l’uomo sperimenta: da sé salvare se stesso oppure donare se stesso in una Pasqua che nessuno si prepara da solo. Questa è la croce di ognuno e questa croce trova il suo significato nella croce di Cristo, che ci invita a seguirlo. In qualche modo, l’identità dell’uomo è la croce, per mezzo di essa è venuta la salvezza. Evitare la croce significa evitare la salvezza.

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CHIESA E SOCIETA’

4 settembre 2004

 

 

“fra speranza e rassegnazione: la gioventù nei Paesi della Mittel e Est Europa”:

è questo il titolo del Congresso annuale dell’opera cattolica tedesca Renovabis

che si conclude oggi a Freising, in Germania

 

FREISING. = E’ la speranza il tema scelto quest’anno dal congresso internazionale di Renovabis, l’opera di aiuto della Chiesa tedesca ai cristiani e alle popolazioni nei Paesi ex-comunisti nell’Europa orientale e sud orientale. L’iniziativa, dal titolo “Fra speranza e rassegnazione: la gioventù nei Paesi della Mittel e Est Europa”, si conclude oggi a Freising, in Germania. Vi hanno preso parte circa 400 rappresentanti provenienti da 25 Stati, dai Paesi Baltici all’Albania. E diversi sono stati i messaggi di saluto dei politici fra cui quello del presidente della Germania, Horst Köhler. Uno spunto di carattere spirituale è stato offerto dal cardinale Joachim Meisner, presidente di Renovabis, che ha sottolineato l’importanza della Chiesa nel dare segni di fiducia nella gioventù seguendo l’esempio del Pontefice. Il cardinale ha anche espresso il proprio rammarico per i gravi danni morali prodotti dal tentativo dei regimi comunisti di allontanare i giovani dalle rispettive famiglie. E ha invitato i ragazzi dell’Est a partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù, che si terrà a Colonia nel 2005, per trarne nuove energie. I diversi relatori, infatti, hanno concordato nel ritenere che slancio e speranza sono costantemente fiaccati in un mondo afflitto dalla disoccupazione e in cui la Chiesa perde progressivamente influenza sociale. Anche per questo Renovabis si è impegnata in una serie di progetti tra cui rientrano le borse di studio per i sacerdoti e gli aiuti per la realizzazione di edifici per i lavori sociali. Solo nel 2003 a tal fine sono stati stanziati 40 milioni di euro. Inoltre, nell’arco di più di 10 anni, l’opera cattolica tedesca ha dato centinaia di milioni di Euro per la ricostruzione delle Chiese dell’Europa orientale. (R.P.)

 

 

AL VIA DOMENICA, NELLA CITTÀ ITALIANA DI MILANO, IL CONFRONTO

FRA LE GRANDI RELIGIONI MONOTEISTE NEL SEGNO DELLA PACE.

SI PARLERÀ ANCHE DI MIGRAZIONI, GIUSTIZIA E PERDONO

 

MILANO. = Soffia su Milano lo spirito di Assisi e proprio dal capoluogo lombardo partirà un rinnovato messaggio di pace nel segno del dialogo e del confronto fra le grandi religioni monoteiste. Le giornate milanesi si prospettano ricche di stimoli sia per l’annunciata presenza di esponenti islamici di primo piano, provenienti da zone di conflitto come l’Iraq e la Palestina, sia per i confronti a 360 gradi su argomenti presentati come presupposti di pace. Con i rappresentanti burundese e del Rwanda, per esempio, si parlerà di migrazioni, di giustizia e di perdono. Mentre il vescovo Athanasius della Chiesa ortodossa greca si confronterà con un rappresentante del patriarcato di Mosca sul tema dell’Unione Europea e sulla prospettiva di una grande Europa. Agli incontri sarà presente anche il presidente del Congo, Joseph Kabila. Domenica: la giornata inaugurale con diverse personalità di spicco del mondo politico e religioso. Accanto al presidente uscente della Commissione Europea, Romano Prodi, e al ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, saranno presenti anche il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, e il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini. La chiusura: martedì 7 settembre. Alla preghiera nei luoghi simbolo delle varie tradizioni religiose, seguirà, in Piazza Duomo, la lettura del messaggio di impegno a lavorare insieme per la pace. (F.B.)

 

 

In Italia, a Genova, credenti di diverse confessioni religiose

si confronteranno dal 10 al 12 settembre nell’ambito del convegno

“i media e le religioni in Europa”. L’iniziativa è promossa

dalla Conferenza Mondiale delle Religioni

 

GENOVA. = Discutere di integrazione e dialogo tra popoli sviluppando le tematiche legate all’ecumenismo: è questo l’obiettivo del Convegno “I media e le religioni in Europa” che si terrà a Genova dal 10 al 12 settembre nell’ambito del programma della Capitale Europea della Cultura. L’iniziativa, promossa dalla Conferenza Mondiale delle Religioni per la pace (WCRP), vedrà confrontarsi credenti delle varie confessioni del mondo all’insegna del motto “non c’è pace tra gli uomini se non c’è pace tra le religioni”. Il tutto tenendo ben presente l’insegnamento e gli scritti di Ghandi. Nel corso delle tre giornate, inoltre, docenti universitari e giornalisti si confronteranno sui temi della globalizzazione, del pluralismo informativo e del ruolo sociale di gruppi ed istituzioni interreligiose. Accanto ai dibattiti si prevedono anche uno spettacolo ed una fiaccolata che toccherà i luoghi simbolo delle diverse comunità religiose presenti a Genova. (R.P.)

 

 

E’ EMERGENZA AIDS IN ZAMBIA.

IL GOVERNO DECRETA L’URGENZA NAZIONALE E

AUTORIZZA LA PRODUZIONE LOCALE DEI FARMACI ANTIRETROVIRALI

 

LUSAKA. = E’ “urgenza nazionale” in Zambia per la grave epidemia di HIV/AIDS che sta piegando il Paese. Il governo ha infatti decretato che per i prossimi cinque anni sarà consentita la produzione locale di farmaci antiretrovirali generici in sostituzione di quelli coperti da brevetto importati dall’estero. Lo ha annunciato stamane in un comunicato il segretario permanente al Commercio e all’Industria, Davisdon Chilipamuschi, precisando che la decisione è stata presa a causa dell’aggravarsi “della pandemia e visto il costo elevato dei farmaci antiretrovirali”. Il provvedimento, in particolare, va in sostegno delle fasce più povere della popolazione e delle donne in età riproduttiva che sono maggiormente colpite dalla sindrome di immunodeficienza acquisita.  Il governo, fino al 2009, assegnerà le licenze per la produzione, l’uso e la vendita dei farmaci a beneficio del 21,5 per cento dei bambini e degli adulti d’età compresa tra i 15 e i 49 anni, su una popolazione totale di circa 11 milioni di abitanti, colpiti dal virus dell’HIV. (R.P.)

 

 

EMERGENZA SFOLLATI IN CIAD ORIENTALE E DARFUR.

OGGI IL NUOVO APPELLO DELL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI:

SERVONO FONDI PER OLTRE 100 MILIONI DI DOLLARI

 

KHARTUM. = Nuovo appello dell’UNCHR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, a sostegno dei profughi di Ciad Orientale e Darfur. L’organismo dell’Onu chiede complessivamente più di 100 milioni di dollari per portare avanti le sue attività di protezione e assistenza agli sfollati. I fondi, infatti, consentiranno all’Agenzia di proseguire le operazioni di trasferimento dei rifugiati dalle aree di confine ai campi interni del Ciad, di migliorare le condizioni di chi già vive in queste zone e di prepararsi ai nuovi afflussi. Quanto alla regione del Darfur, i nuovi finanziamenti permetteranno in particolare di porre le basi per un eventuale rimpatrio dei profughi sudanesi attualmente riparati in Ciad e di garantire condizioni minimali di sicurezza a quanti hanno già fatto ritorno in patria. Proprio la scorsa settimana un team di operatori dell’UNCHR, inviato nel Darfur occidentale, ha registrato la presenza di oltre 500 famiglie rientrate dallo scorso mese di luglio da zone di confine. Si tratta di persone che avevano avuto notizia della possibilità di ricevere sostegno anche nel proprio Paese e che, una volta rientrate, hanno visto disattese le proprie aspettative. Nonostante un leggero miglioramento della situazione, infatti, i miliziani Janjaweed continuerebbero a compiere ogni genere di violenza: dai furti di bestiame alle aggressioni fisiche, dagli omicidi agli attacchi ai villaggi. Il tutto malgrado le autorità locali abbiano rafforzato la presenza delle forze delle ordine nella regione inviando nuovi veicoli e agenti di polizia per un aumento da 15 a circa 100 in ogni villaggio. (R.P.)      

 

 

MARI ITALIANI SEMPRE PIU’ A RISCHIO, PERCHE’ SAREBBERO IMBOTTITI

DI SOSTANZE TOSSICHE. IN PERICOLO SOPRATTUTTO TARTARUGHE E DELFINI:

E’ IL NUOVO ALLARME DEL WWF

 

ROMA. = Sostanze tossiche di diverso genere, spesso di natura cancerogena, imbottiscono i mari italiani mettendo inevitabilmente a rischio la nostra salute. L’allarme è stato lanciato stamani dal WWF che ha diffuso i risultati della campagna di biomonitoraggio condotta da un’equipe di ricercatori guidata da Silvano Focardi, preside della Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell’Uni-versità di Siena e membro del Comitato scientifico dell’associazione ambientalista. Inquietante il dato relativo alle tartarughe marine caratteristiche della fauna acquatica del Bel Paese nonché più vulnerabili alle modifiche dell’habitat. Le analisi condotte su campioni di muscolo, fegato e adipe di questi rettili marini hanno, infatti, rilevato concentrazioni di idrocarburi usati diffusamente in passato come plastificanti e solventi. Il tutto potrebbe spiegare, secondo i ricercatori, i ritrovamenti delle tartarughe spiaggiate sulle coste del mar Adriatico. Ma a rischio sarebbero anche altre specie protette. Nei tessuti e nel sangue dei cetacei, per esempio, è stata registrata una preoccupante presenza di insetticidi e composti chimici estremamente nocivi. “E’ necessaria una linea d’azione più severa”: lo ha affermato il WWF, sottolineando la necessità “di maggiori controlli delle coste italiane per evitare che l’attività umana incida negativamente sulla qualità delle acque e l’importanza di una regolamentazione idonea che impedisca alle sostanze pericolose di essere immesse nell’ambiente o addirittura di essere prodotte”. (R.P.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 settembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq sono ancora ore di attesa per la sorte di Christian Chesnot e Georges Malbrunot: dopo la smentita della notizia diffusa ieri del rilascio dei due ostaggi, si continua a trattare per la loro liberazione. Fonti diplomatiche francesi a Baghdad hanno dichiarato di non avere informazioni su dove si trovino i due reporter rapiti. E nell’ambasciata di Parigi ad Amman è stata approntata un’unità di crisi per coordinare le trattative. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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“Sui due giornalisti abbiamo informazioni positive, ma ci sono ancora ostacoli da superare per il loro rilascio. Siamo prudenti ma fiduciosi”. Lo ha dichiarato il primo ministro francese, Jean Pierre Raffarin, rimarcando come la Francia abbia mostrato di saper unirsi dopo le reazioni suscitate dal sequestro dei due reporter. “Altri Paesi, in circostanze del genere – ha aggiunto il premier - hanno conosciuto la divisione. La Francia, invece, ha saputo dare prova di coerenza e di coesione”. Una fonte della guerriglia ha annunciato, inoltre, che i due prigionieri non sono stati consegnati ad un gruppo di intermediari come invece aveva riferito ieri ‘Radio France’. I due ostaggi – ha aggiunto la fonte - sono sempre nelle mani dell’Esercito islamico e si trovano nella regione di Baghdad. Lo stesso gruppo che ha sequestrato i due giornalisti, ha rivendicato intanto l’attentato di mercoledì scorso contro il convoglio del leader del Congresso nazionale iracheno, Ahmad Chalabi, uscito illeso dall’agguato. E nel Paese arabo, dove i ribelli hanno sabotato stamani due oleodotti nei pressi di Bassora e di Kirkuk, continua l’ormai consueta striscia di violenze e di sequestri: almeno dodici persone, secondo quanto riferito da Al Jazeera, sono rimaste uccise durante furiosi scontri scoppiati a Mossul tra forze americane e combattenti iracheni. Episodi di violenza sono avvenuti anche a Ramadi, dove è morta una donna, e a Kirkuk dove l’esplosione nei pressi di una scuola di polizia ha causato almeno 15 morti. E la polizia ha rivelato oggi che la guerriglia ha rapito, nell’ultima settimana, diversi funzionari dei servizi pubblici nella provincia occidentale di Al Anbar, accusati dai ribelli di “collaborare con gli americani”.

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E’ sempre più imponente la caccia al capo di ‘Al Qaeda’: oltre alle truppe inviate da Washington sono, infatti, almeno 70 mila gli uomini dispiegati da Islamabad lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan. E secondo quanto dichiarato a due quotidiani pachistani dal coordinatore dell’antiterrorismo del dipartimento di Stato americano, Joseph Cofer Black, le forze statunitensi sono vicine alla cattura di Osama Bin Laden e del suo braccio destro Ayman al Zawahiri. Con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali in Afghanistan, in programma il prossimo 9 ottobre, si stanno intensificando, intanto, gli attacchi contro le truppe americane dislocate nel Paese asiatico. Questa mattina un civile è morto e tre sono stati feriti in seguito all’esplosione di quattro razzi nei pressi della base militare statunitense di Jalalabad, 125 chilometri ad est di Kabul.

 

In Medio Oriente un diciottenne palestinese, Hossam Abu Zarka, è morto oggi in ospedale, a Gaza, a causa delle gravi lesioni subite durante una recente incursione delle truppe israeliane nel campo profughi di Khan Younis. Il decesso del giovane porta ad almeno 4.277 il numero complessivo delle persone che hanno perso la vita nei quasi quattro anni trascorsi dalla fine del settembre 2000, quando è esplosa la rivolta chiamata ‘Intifada di al-Aqsa’, tuttora in corso. Tra le vittime, 3.263 erano palestinesi e 943 cittadini di Israele. Sul fronte politico, il capo della commissione centrale palestinese per le elezioni, Ali Jarbawi, ha annunciato stamani che l’anno prossimo potrebbero tenersi consultazioni generali in tutti i Territori.

 

Shimon Peres, ex ministro degli esteri israeliano, ha invitato la comunità internazionale a “tenere d’occhio” l’Iran. “Ritengo – ha detto stamani Peres in una conferenza stampa a Cernobbio, in Italia, al Workshop Ambrosetti - che sia necessario prendere delle misure per fermare gli sforzi iraniani tesi a formare terroristi e a produrre armi nucleari”.

 

Con una maggioranza di due terzi, il parlamento libanese ha approvato ieri un emendamento all’articolo 49 della Costituzione che permette di prorogare di tre anni il mandato del presidente filo-siriano Emile Lahoud. La decisione ha incontrato le critiche di gran parte della comunità internazionale, preoccupata per il forte condizionamento della Siria nelle scelte politiche di Beirut.

 

Il settimanale ‘Der Spiegel’ ha riferito che il prossimo 15 ottobre è prevista, in Libia, la visita del cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. La ripresa dei rapporti tra i governi di Berlino e Tripoli è stata favorita dalla recente firma di un accordo che prevede il risarcimento, da parte delle Libia, di 35 milioni di dollari da destinare a 168 delle 263 vittime dell’attentato dinamitardo avvenuto, nel 1986, in una discoteca di Berlino. L’esplosione aveva provocato la morte di tre persone.

 

L’Unione Europea potrebbe aumentare la sua pressione sul Sudan per mettere fine alle azioni della guerriglia che stanno devastando la regione occidentale del Darfur. Al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri, che si sta svolgendo nei pressi Maastricht, i venticinque dovranno decidere, infatti, se ricorrere alla minaccia di sanzioni per convincere il governo di Khartoum a disarmare le milizie ‘janjaweed’.

 

In Italia sarà il giudice di pace e non più il giudice monocratico a convalidare o meno il provvedimento di espulsione disposto nei confronti dei clandestini. E' quanto stabilisce l'articolo 1 del decreto correttivo della legge Bossi-Fini, approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Ad ‘imporre’ al governo questa correzione della legge sull’immi-grazione era stata la Consulta, che il 15 luglio scorso aveva giudicato “incostituzionale” l’espulsione in via amministrativa, senza la pronuncia di un tribunale, di un clandestino. In virtù del decreto approvato ieri, il provvedimento di espulsione viene comunicato entro 48 ore dal questore al giudice di pace ed è quest'ultimo, entro le successive 48 ore, a deciderne la convalida o meno. Il tutto, alla presenza di un difensore. Il clandestino aspetta la decisione in un Centro di permanenza temporanea e, nel caso in cui l’espulsione venga convalidata, può presentare ricorso in Cassazione senza però che per questo l’efficacia del provvedimento venga sospesa. La legge del luglio 2002 non ha subito invece le modifiche previste dall’articolo 2 del decreto correttivo, sulla creazione di Centri di accoglienza direttamente nei Paesi di provenienza degli immigrati. Il Consiglio ha deciso di stralciare momentaneamente l’articolo, rimandando l'esame della questione al momento in cui il decreto verrà convertito in legge.

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L’ex presidente americano Bill Clinton sarà sottoposto, all’inizio della prossima settimana, ad un intervento al cuore per un quadruplo bypass coronarico. Inizialmente, sembrava che l’operazione fosse in programma per oggi. Clinton è stato ricoverato ieri mattina in ospedale dopo forti dolori al petto.

 

 

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