RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 305  - Testo della trasmissione di domenica 31  ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Tener conto delle radici cristiane significa avvalersi di un patrimonio spirituale fondamentale.  All’Angelus, il Papa ricorda la firma del Trattato costituzionale come “un momento altamente significativo”: “Alla nuova Europa – dice – continuiamo a guardare con fiducia”

 

Sulla nuova stagione della storia europea, intervista con mons. Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati      

 

Ricorre oggi il V anniversario dell’Accordo luterano-cattolico di Augusta sulla Dottrina della Giustificazione.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Concluso a Roma il primo Congresso mondiale degli Organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace: la testimonianza di suor Marie-Bernard Alima

 

E’ in corso dal 15 ottobre a Grottaferrata, nei pressi di Roma, il Sinodo intereparchiale delle circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche bizantine in Italia: ai nostri microfoni, il prof. Domenico Morelli

 

“Pace in tempi di guerra – culture, religioni e democrazia nel Mediterraneo e il ruolo dell’Unione Europea”, tema del Convegno promosso dall’Istituto Jacques Maritain: ce ne parla il prof. Roberto Papini

 

I 100 anni dell’Opera Don Guanella festeggiati anche con un grande evento musicale, ieri, nella basilica di San Giuseppe al Trionfale: con noi, il Maestro Alberico Vitalini e don Raffaele Lavagna.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Venerdì scorso a Najaf, l’incontro tra una delegazione della Chiesa caldea e l’ayatollah al Sistani

 

Celebrati ieri nella Basilica dell’Immacolata Concezione di Washington i funerali del cardinale James Hickey, arcivescovo emerito della città

 

Si è tenuto a Lecce, venerdì scorso, un convegno della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), sui temi dell’immigrazione e della cittadinanza

 

Il “mago di Sales” propone a tutti i bambini di consegnare, il prossimo 8 dicembre, le loro armi-giocattolo in cambio di una bacchetta magica, simbolo di un dono di pace

 

Topolino & Co. sbarcano a Hong Kong

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovi raid aerei americani su Falluja. Confermata da Tokyo la morte del giovane Koda

 

Usa: dopo il messaggio di Bin Laden, Bush e Kerry, ancora più concentrati sul terrorismo internazionale

 

Italia verso il rimpasto di Governo

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 ottobre 2004

 

I CRISTIANI CONTINUINO A PORTARE NELLE ISTITUZIONI EUROPEE

I FERMENTI EVANGELICI. TENER CONTO DELLE RADICI CRISTIANE SIGNIFICA

AVVALERSI DI UN PATRIMONIO SPIRITUALE FONDAMENTALE:

IL PAPA ALL’ANGELUS RICORDA  LA FIRMA DEL TRATTATO COSTITUZIONALE 

COME “UN MOMENTO ALTAMENTE SIGNIFICATIVO”.

“ALLA NUOVA EUROPA – DICE – CONTINUIAMO A GUARDARE CON FIDUCIA”

- Servizio di Fausta Speranza -

 

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Un momento altamente significativo di un cammino che sarà ancora lungo e che appare sempre più impegnativo: con queste parole il Papa fotografa i cambiamenti in atto in Europa. Parla dell’Unione Europea che nasce con il Trattato costituzionale, firmato – dice – “qui a Roma in Campidoglio”, venerdì scorso. Spiega che si tratta della “costruzione della nuova Europa alla quale – conferma – continuiamo a guardare con fiducia”. 

        

“La Santa Sede – ricorda Giovanni Paolo II – è sempre stata favorevole alla promozione di un’Europa unita sulla base di quei comuni valori che fanno parte della sua storia”. Per poi spiegare che cosa significa non dimenticare le radici cristiane:

 

“Tener conto delle radici cristiane del Continente significa avvalersi di un patrimonio spirituale che rimane fondamentale per i futuri sviluppi dell’Unione.”

 

Da tutto ciò nasce l’auspicio espresso da Giovanni Paolo II in questo Angelus all’indomani della cerimonia con la quale i capi di Stato e di governo dei 25 Paesi membri dell’Unione, con al fianco i rappresentanti dei Paesi sulla via dell’integrazione, e cioè Romania, Bulgaria e Croazia, hanno firmato la Carta che dovrebbe dare spessore politico a un’entità europea che finora ha parlato soprattutto il linguaggio dell’economia. E l’auspicio del Papa è che “anche negli anni a venire, i cristiani continuino a portare in tutti gli ambiti delle istituzioni europee quei fermenti evangelici che sono garanzia di pace e di collaborazione tra tutti i cittadini nell’impegno condiviso di servire il bene comune.”

 

Il consueto appello domenicale a Maria si avvale oggi dell’appellativo di Regina dell'Europa. A Lei Giovanni Paolo II affida nella preghiera tutti i popoli del Continente.

 

Dopo la recita della preghiera mariana, il saluto alle autorità e ai bambini partecipanti alla ideale “Staffetta del Cuore” con la corsa podistica “Peoples Run”, in partenza a Tirana, in Albania, con l’augurio di un pieno successo per l’iniziativa, intitolata alla memoria della beata Teresa di Calcutta, e tesa a promuovere la donazione del sangue.

 

Nell’ambito della manifestazione podistica ‘Peoples Run’, giunta alla seconda edizione e promossa dall’associazione sportiva ‘Maratona dei popoli’, è stata anche organizzata una raccolta di fondi sponsorizzata dal segretariato sociale della Rai e destinata all’emergenza sangue in Albania e nei Paesi in via di sviluppo. Durante l’Angelus, erano presenti in Piazza San Pietro i bambini più piccoli della corsa ‘Blood Runner’: le ‘Goccioline’, impegnate nel promuovere la raccolta del sangue. La partenza, a Tirana e a Roma, delle due manifestazioni podistiche è avvenuta in concomitanza con la benedizione del Papa.

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SUL TRATTATO COSTITUZIONALE E SULLA NUOVA STAGIONE DELLA STORIA EUROPEA,

 L’INTERVISTA CON MONS. GIOVANNI LAJOLO,

SEGRETARIO VATICANO PER I RAPPORTI CON GLI STATI     

 

 

Con il Trattato Costituzionale, che in ogni caso aspetta ora la ratifica da parte di ogni Paese, l’Unione europea entra in una nuova stagione. Per una valutazione al proposito, il nostro direttore dei Programmi, padre Federico Lombardi, ha parlato con mons. Giovanni Lajolo, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati:

 

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R. – Indubbiamente si è compiuto un passo di rilevanza storica. Lo scenario romano lo ha ben sottolineato. L’Unione Europea abbraccia ora 25 Stati, con un totale di oltre 450 milioni di abitanti, e si aprirà ad altri Paesi ancora. Questo movimento verso una più grande unità nella pace ed una più intensa compartecipazione democratica in campi di comune interesse, da parte di popoli con forti connotazioni nazionali, non può che essere salutato con favore.

 

D. – Il Papa ha accolto con rammarico il mancato riconoscimento delle radici cristiane nel testo del Trattato. Secondo lei, è in atto un progressivo distacco dei popoli europei da quei valori cristiani che hanno plasmato la storia e la cultura del Vecchio Continente?

 

R. – Noi da oggi assistiamo, o meglio, siamo immersi in una mutazione culturale di carattere epocale, per quanto concerne la presenza dei valori cristiani nella società. Da una parte, c’è come uno sfaldamento nell’adesione di vasti strati sociali ai valori cristiani, anzi, a valori umani naturali tradizionali, sfaldamento favorito da complessi fattori; dall’altra, v’è un impegno assai più consapevole e più generoso che in passato, da parte di molti laici che si identificano con la Chiesa, impegnandosi attivamente anche in campo sociale, nello spirito del Vaticano II. Io non dubito affatto che nel “Vecchio Continente” la Chiesa sia destinata a restare una forza sempre giovane e vivace, ed anche dotata di forte impatto nella società, non esclusa l’arena politica. Mi piace ripeterlo: la Chiesa è la “città posta sul monte”. Del resto, per rimanere nel linguaggio evangelico, la parabola del seminatore e del seme che cade su diverso terreno è sempre attuale, e il terreno buono non manca!

 

D. – Uno dei temi maggiormente dibattuti a livello politico nel Vecchio Continente è l’adesione della Turchia all’Unione Europea. Qual è la posizione della Santa Sede?

 

R. – Non mi è noto che la Santa Sede abbia espresso in materia una posizione ufficiale. Essa è peraltro interessata a che la Turchia dia garanzie reali di tutela della libertà di religione, senza alcuna discriminazione, a tutti i livelli: cioè non solo nelle leggi scritte, ma anche nella vita vissuta. Vi sono poi altri aspetti di grande rilevanza storica, di diverso segno, circa i quali i politici, europei e turchi, dovranno ben riflettere prima di prendere l’ultima decisione.

 

D. – Il Papa ha più volte messo l’accento sulla rilevanza dell’ONU e del diritto internazionale, quali strumenti per costruire la pace globale. Come può l’Unione Europea contribuire a rispondere a questa sfida lanciata dal Pontefice?

 

R. – Nella guerra dell’Iraq, l’Europa non ha potuto contribuire a preservare la pace, perché mancava di unità e, quindi, di peso politico. Ciò non solo nei confronti del presidente Bush, ma ancor più di Saddam Hussein. Del resto, la pace non la si conserva e promuove solo con strumenti giuridici, per quanto essenziali ed inderogabili, ma non meno mediante strumenti di collaborazione politica, economica e culturale. Né dovrebbe dimenticarsi quanto proprio l’ispirazione cristiana possa contribuire ad essere attivi ed inventivi nel favorire la concordia fra i popoli e la pace. Spetterà ai politici cristiani d’intraprendere iniziative politiche concrete, con grande attenzione allo scenario internazionale, anzi con preveggenza sulle tendenze e sugli sviluppi in atto, coinvolgendo anche forze di matrice ideologica diversa, ma non contraria.

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RICORRE OGGI IL V ANNIVERSARIO DELL’ACCORDO LUTERANO CATTOLICO

 SULLA DOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE

- Intervista con il reverendo Matthias Türk -

 

Ricorre oggi il V anniversario della firma, ad Augusta, in Germania, della Dichiarazione congiunta tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale sulla Dottrina della giustificazione, da parte del cardinale Edward Cassidy, presidente allora del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e del presidente della Federazione luterana mondiale, sempre di allora, il vescovo Christian Kraus, insieme con altri responsabili delle due confessioni cristiane. Giovanni Peduto ha intervistato l’esperto per il settore del dialogo con i luterani nel Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il reverendo Matthias Türk:

 

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R. – Il nostro Santo Padre, Giovanni Paolo II, ha indicato questa Dichiarazione come una pietra miliare per i nostri contatti con le Chiese e le comunità ecclesiali luterane. Abbiamo potuto fare un passo importante nel nostro cammino insieme, anche se non siamo arrivati allo scopo finale.

 

D. – Vogliamo ricordare quel è il contenuto saliente di questa Dichiarazione congiunta?

 

R. – Il contenuto riguarda la domanda, importante per Martin Lutero, di come il Signore Gesù Cristo ci salva come esseri umani e di come saremo ‘giustificati’ di fronte a Dio. La ‘giustificazione’ è una parola che sta ad indicare la salvezza dell’uomo operata da Dio. Questa domanda di base, per quanto riguarda il rapporto fra Dio e l’uomo, sta all’inizio del messaggio della Buona Novella di Cristo. Su questa domanda di base siamo stati d’accordo sui contenuti e ciò vuol dire che di fronte a questa domanda, su come il buon Dio salva l’uomo, non siamo divisi.

 

D. – Quindi, possiamo dire che non esista più contrasto sul motivo principale che portò concretamente alla Riforma protestante…

 

R. – Abbiamo potuto chiarificare il contenuto. Adesso rimangono da discutere i passi concreti. Il Signore ha fondato la sua Chiesa come strumento di grazia. E su questa nozione della Chiesa, ossia cosa sia la Chiesa, siamo ancora divisi. Il lavoro futuro dovrebbe concentrarsi su cosa sia la Chiesa, quali siano i sacramenti, i ministeri della Chiesa ed il magistero ecclesiale.

 

D. – In questi cinque anni, a partire cioè dalla firma di quella Dichiarazione, quali passi sono stati fatti nel dialogo tra cattolici e luterani?

 

R. – Sono stati fatti passi importanti. Prima c’è stata la normalizzazione dei rapporti, che in principio erano ostili. Ci sono stati gravi problemi di convivenza fra le parrocchie, soprattutto in Germania, dove per il 50 per cento sono luterani, e ciò vuol dire protestanti, ed il 50 per cento cattolici. Una situazione, quindi, speciale nel mondo. Questo rapporto, comunque, è stato migliorato. C’è stata una collaborazione fra protestanti e cattolici in vari campi della vita quotidiana: nel settore sociale, nelle cose riguardanti la politica, nelle iniziative comuni. Questa, dunque, è una normalizzazione.

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 ottobre 2004

 

 

“OCCHI APERTI, CUORE SENSIBILE E MANO PRONTA”:

I CRITERI INDICATI A NOME DEL PAPA DAL CARDINALE SODANO

NEL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DEGLI ORGANISMI ECCLESIALI

OPERANTI PER LA GIUSTIZIA E LA PACE, CONCLUSOSI STAMANI A ROMA

- Intervista con suor Marie-Bernard Alima -

 

 

“Occhi aperti, cuore sensibile e mano pronta”. Questi, i criteri indicati a nome del Papa dal segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano. L’occasione, il primo Congresso mondiale degli Organismi ecclesiali operanti per la Giustizia e la Pace, conclusosi stamani a Roma. Al centro dell’iniziativa del Pontificio Consiglio Justitia et Pax, la questione del Congo, a due anni dalla fine di una lunga e sanguinosa guerra civile. Presente, infatti, anche il ministro per i Diritti Umani della Repubblica Democratica del Congo, Marie-Madeleine Kalala, che ha richiamato l’attenzione sul difficile processo di normalizzazione e di pacificazione del Paese, in attesa delle elezioni del giugno 2005. Al microfono di Roberta Moretti, ascoltiamo suor Marie-Bernard Alima, segretaria delle Commissioni Giustizia e Pace del Congo-Kinshasa e della Regione dei Grandi Laghi:

 

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R. – A livello internazionale, quello che incoraggia è il sostegno che il Paese riceve dall’Unione Europea nel preparare le elezioni. Lo scopo della transizione, prima di tutto, prevede la riconciliazione del popolo, il consolidamento di uno Stato di diritto e la lotta contro una “balcanizzazione” del Congo. Quindi, sostenere la transizione significa darci la possibilità di andare alle elezioni e di avere istituzioni abbastanza stabili. Anche la Banca Mondiale cerca di tagliare i debiti. Altri aiuti riguardano la smobilitazione dei bambini-soldato: questi sono segni di speranza. Però, ci vuole maggiore collaborazione da parte di altri Paesi più forti, per vedere almeno come ricominciare a ricreare un popolo, umanizzare questa regione.

 

D. – Cosa sta facendo la Chiesa nel territorio?

 

R. – A luglio scorso, per la prima volta i vescovi hanno creato una Commissione per la giustizia e la pace dei Grandi Laghi che riunisce Rwanda, Burundi e Repubblica del Congo. In questa sede cerchiamo di definire una visione comune della pace nella regione. Nel Congo, la Conferenza episcopale ha elaborato un programma di educazione civica elettorale che ora sta portando alle comunità. Questa è una novità: una Chiesa che elabora dei moduli, che forma più di 50 mila formatori che possano preparare il popolo a queste elezioni politiche. Accanto a questa, vi sono altre attività, soprattutto con le donne. Proprio loro che  che sono vittime solo perché sono donne, si impegnano oggi con altri gruppi di donne nella preparazione a queste elezioni politiche. La Chiesa, come tale, non agisce da sola: agisce con le altre confessioni religiose, in modo ecumenico e interconfessionale.

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DAL 15 OTTOBRE A GROTTAFERRATA, NEI PRESSI DI ROMA,

È IN SVOLGIMENTO IL SINODO INTEREPARCHIALE

DELLE CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE CATTOLICHE BIZANTINE IN ITALIA.

TERMINERÀ I LAVORI TRA TRE MESI, IL 14 GENNAIO 2005

- Intervista con il professor Domenico Morelli -

 

 

Dal 15 ottobre a Grottaferrata, nei pressi di Roma, è in svolgimento il sinodo intereparchiale delle circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche bizantine in Italia. Si tratta del sinodo delle eparchie italo-albanesi (arbereshe), di Lungo, in Calabria; di Piana degli Albanesi, in Sicilia, e del monastero ezarchiale di Santa Maria in Grottaferrata. I credenti delle due eparchie sono discendenti degli albanesi di tradizione bizantina che immigrarono nel XV secolo verso l’Italia, per scampare all’occupazione ottomana. Il  Monastero di Grattaferrata, invece,  ha la sua origine dalla tradizione monastica degli italo-greci dell’Italia del sud del XI secolo. Il sinodo terminerà fra tre mesi, il 14 gennaio 2005. Sui lavori e sulla realtà religiosa ed ecclesiastica degli italo-albanesi (arberesh), dispersi in altre regioni, ci parla il professor Domenico Morelli, presidente del Comitato nazionale delle minoranze linguistiche d’Italia, che partecipa al sinodo. L’intervista è di Katarina Nushi:

 

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R. – Come sapete, il Sinodo è soprattutto, per noi, un consiglio di famiglia. Vuol dire che questo Sinodo è il consiglio di famiglia di tutti gli arberesh. Quando una famiglia, anche piccola, ha dei problemi, si riunisce, discute e cerca di trovare una soluzione a questi problemi. Dal lato spirituale, poi, il Sinodo è la visita dello Spirito Santo. Il Sinodo ha un partecipante nascosto, invisibile: lo Spirito Santo. I problemi attuali della Chiesa arberesh sono molti e li possiamo sintetizzare in due che sono i più gravi. Dal punto di vista ecclesiale, i sacerdoti affermano che progressivamente, quelli che vanno a Messa sono sempre di meno. Cresce l’individualismo, il relativismo, il materialismo. Dal punto di vista culturale, poi, si va perdendo giorno per giorno la nostra lingua. Cioè, il popolo arberesh si uniforma agli altri, con gli italiani e sembra talvolta che la gente arberesh. non ami più la propria tradizione. Il Sinodo ha questo scopo: cioè vuole orientare tutta la Chiesa greca in Italia verso un punto, per lavorare insieme. Il Sinodo intende proprio aiutare gli arberesh a stare insieme, metterli insieme perché si aiutino l’un l’altro, che collaborino, così la Chiesa avrà maggiore forza per divulgare il Vangelo e in questo modo raccogliere la gioventù e creare un futuro migliore.

 

D. – Non dimentichiamo che stiamo celebrando l’Anno internazionale dell’Euca-ristia. Qual è la prospettiva dell’eparchia arberesh nella tradizione bizantina riguardo alla liturgia?

 

R. – Nella Chiesa bizantina l’Eucaristia ha un posto centrale perché l’Eucaristia fa la Chiesa, le dà forma, la fa crescere. Essa raccoglie i cristiani che si comunicano al corpo di Cristo e in tal modo unisce la comunità. E’ questa la vera comunità dei cristiani, cioè la Chiesa cristiana che si chiama anche Corpo mistico di Cristo.

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“PACE IN TEMPI DI GUERRA – CULTURE, RELIGIONI E DEMOCRAZIA

NEL MEDITERRANEO E IL RUOLO DELL’UNIONE EUROPEA”. TEMA DEL

CONVEGNO PROMOSSO DALL’ISTITUTO JACQUES MARITAIN

- Intervista con il prof. Papini -

 

La recrudescenza dei conflitti nell’area del Mediterraneo ha riproposto con forza all’Europa il tema della cooperazione euro-mediterranea. Per focalizzare gli elementi alla base del dialogo interculturale tra le due grandi aree, l’Istituto Internazionale Jacques Maritain e il Lions Club Senigallia hanno promosso nella cittadina marchigiana, l’incontro dal titolo: “La pace in tempi di guerra – Culture, religioni e democrazia nel Mediterraneo: il ruolo dell’Unione Europea”. L’incontro cominciato venerdì scorso si conclude oggi. Nell’intervista di Roberta Moretti, ascoltiamo il prof. Roberto Papini, segretario generale dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain:

 

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R. – La prima idea di fondo di questa cooperazione è capire che l’Europa non è un’isola e che se apre le sue frontiere, oggi, verso l’Est, deve anche stabilire rapporti di collaborazione con il Mediterraneo. Gli Accordi di Barcellona hanno segnato i primi passi importanti, ma dobbiamo andare avanti. E questa relazione deve articolarsi su diverse direttrici: Egitto e Medio Oriente, Paesi del Mediterraneo centroccidentale, Turchia, Balcani. In quest’ottica, lo sviluppo della cosiddetta “politica di vicinato” dell’Unione Europea può giocare un ruolo importante per condividere i benefici dell’allargamento con i Paesi confinanti e per rafforzare stabilità, sicurezza e benessere. Questo per i popoli di quest’area e, naturalmente, anche per noi che siamo sull’altra sponda del Mediterraneo.

 

D. – Religioni e democrazia: quali sono i contrasti e quali le affinità?

 

R. – Sono problemi che il mondo dell’islam storicamente ha: è il problema della difficoltà di distinguere il piano spirituale dal piano temporale, cioè il problema della laicità dello Stato. Questo è uno dei problemi più seri nei rapporti tra il mondo occidentale e il mondo dell’islam, anche se in alcuni Paesi l’islam è più laico. Maritain sposa completamente la laicità della politica perché distingue il piano spirituale dal piano temporale. Allo stesso tempo, insiste sul fatto che le religioni sono produttrici di senso, di valori e che una democrazia non può vivere asfitticamente, solo come democrazia “formale”, “procedurale”, solo come momento del voto. Sostiene, invece,  che ha bisogno, per essere vivificata, di questi valori. Solo così i cittadini potranno legarsi alla democrazia, perché c’è un humus che tiene questa coesione sociale che è la base, poi, per un assetto democratico.

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I 100 ANNI DELL’OPERA DON GUANELLA, RICORDATI IERI DAL PAPA

ALL’UDIENZA CON MOLTE DELLE FAMIGLIE LEGATE AL SANTO, SONO STATI FESTEGGIATI ANCHE CON UN GRANDE EVENTO MUSICALE

NELLA BASILICA DI SAN GIUSEPPE AL TRIONFALE, A ROMA

 

 

I 100 anni dell’Opera don Guanella, ricordati ieri dal Papa all’udienza con molte delle famiglie legate al Santo, sono stati festeggiati anche con un grande evento musicale, ieri pomeriggio, nella Basilica di san Giuseppe al Trionfale. Protagonisti: l’orchestra sinfonica di Roma e del Lazio, diretta da Piero Gallo, il coro lirico sinfonico della capitale e il coro delle voci bianche della Regione, diretti da Stefano Cucci. Hanno rappresentato l’opera lirica “Il mistero del Corporale” di Alberico Vitalini su testo di Raffaello Lavagna. Il servizio è di Laura De Luca:

 

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Composta per il Congresso eucaristico internazionale di Roma dell’anno 2000, l’opera si basa sulla vicenda di un prete di montagna dubbioso circa la verità della transustanziazione. La caduta di gocce di sangue dall’ostia, il miracolo del corporale appunto, toglierà ogni ombra alla sua fede. Ma che accostamento c’è tra questa figura e Don Guanella? Ascoltiamo in proposito gli autori, il maestro Alberico Vitalini e mons. Raffaello Lavagna:

 

“L’accostamento può essere quello che lui era un ‘devoto’, ed è dire poco, dell’Eucaristia. Sentiva l’Eucaristia certamente molto di più che non il prete di montagna. Il prete di montagna aveva dei dubbi, don Guanella sicuramente non ne aveva. Lo dimostrano poi la sua grande umanità, il suo altruismo. Egli è stato veramente santo, nel vero senso della parola”.   

 

“Posso raccontare un aneddoto. Quando viveva a Como aveva la sua stanza rasente alla chiesa. Mise in croce gli architetti, gli ingegneri per far bucare le pareti perimetrali perché lui voleva poter vedere il tabernacolo per pregare”.

 

Una novità è certamente nella scelta del luogo: la Basilica di San Giuseppe al Trionfale, sede storica dei guanelliani a Roma. Una scelta che musicalmente ha penalizzato l’acustica, ma che ha rappresentato, in compenso, per tutti, un’indubbia emozione. Ecco il maestro Pierluigi Capanni, fondatore dell’orchestra di Roma e del Lazio e suo direttore artistico, e poi il maestro del coro Stefano Cucci:

 

“E’ giusto che anche l’orchestra faccia la sua parte insieme con un coro così bravo e professionale come quello diretto dal maestro Stefano Cucci. Che ben vengano di tanto in tanto queste iniziative”.

 

“Siamo molto contenti di fare questo lavoro, un lavoro che valorizza molto l’intervento del coro in quanto è una composizione concepita con un linguaggio ecclesiastico, con delle forme tipiche di un certo modo di cantare in chiesa, che mette proprio in luce la sonorità, la vocalità del coro”.

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CHIESA E SOCIETA’

31 ottobre 2004

 

 

“ENTRAMBI SAPPIAMO CHE L’IRAQ E’ AMMALATO, MA VOGLIAMO TROVARE INSIEME

LE MEDICINE PER GUARIRLO”. LO HA DETTO IL PATRIARCA CATTOLICO CALDEO,

EMMANUEL DELLY, COMMENTANDO L’INCONTRO DI VENERDÌ SCORSO A NAJAF

TRA UNA DELEGAZIONE DELLA CHIESA CALDEA E L’AYATOLLAH AL SISTANI

 

BAGHDAD. = “E’ stato un incontro molto cordiale, fra due fratelli che si amano, e si è parlato delle strade da percorrere per poter guarire un Paese ammalato”. Con queste parole il patriarca cattolico caldeo Emmanuel Delly, ricorda ad AsiaNews l’incontro di venerdì scorso fra una delegazione della Chiesa caldea e l’ayatollah Al Sistani: “Siamo stati accolti con un caloroso benvenuto da Al Sistani, nella sua casa a Najaf”, ha detto il patriarca. Speriamo che questo episodio – ha aggiunto – porti i frutti desiderati. Noi lavoriamo insieme per la pace e dobbiamo farlo, come ha ricordato in settimana il Papa che non smette mai di pensare all’Iraq, con le opere e con la preghiera. L’unica cosa che possiamo fare - ha spiegato il patriarca - è continuare a pregare perché il Signore ci mostri le vie per condurre l’Iraq alla riconciliazione; dobbiamo anche incoraggiare – ha concluso - l’opera di quanti si battono per riportare la sicurezza e la stabilità nello Stato ara-bo. (A.L.)

 

 

CIRCA TREMILA FEDELI HANNO PARTECIPATO IERI A WASHINGTON,

NELLA BASILICA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE,

AI FUNERALI DEL CARDINALE JAMES HICKEY

- A cura di Paolo Mastrolilli -

 

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WASHINGTON. = “Non era un uomo che cercava l’attenzione del pubblico o amava camminare nei corridoi dei potere; eppure, ha avuto un impatto su di noi come pochi altri vescovi”. Con queste parole, il cardinale di Washington, Theodore McCarrick, ha celebrato la figura del suo predecessore, James Hickey, durante i funerali che si sono svolti ieri alla Basilica dell’Immacolata Concezione nella capitale americana. Il cardinale Hickey era stato nominato arcivescovo della città del Giovanni Paolo II nel 1980, ed è morto domenica scorsa all’età di 84 anni per le complicazioni di una polmonite. Circa tremila fedeli hanno affollato la Basilica per l’ultimo saluto e tra di loro c’erano anche 48 vescovi e sei cardinali. Tra questi, anche l’Inviato speciale del Papa, William Baum. L’arcivescovo McCarrick ha ricordato il porporato come una persona estremamente preparata, aggiungendo un aneddoto personale: “Ogni volta che mi viene in mente una grande idea per la diocesi di Washington – ha detto – scopro subito, con grande sorpresa, che il mio predecessore l’aveva già realizzata da anni”. Il vescovo di Cleveland, mons. Anthony M. Pilla, già presidente della Conferenza episcopale americana, ha parlato dell’impegno sociale dell’arcivescovo, tanto negli Stati Uniti quanto all’estero, dove si era adoperato in particolare per fermare le violenze in America Centrale. “Il cardinale Hickey si preoccupava dei poveri – ha detto mons. Pilla – e dello sradicamento dei pregiudizi, in modo da garantire davvero l’uguaglianza per tutti, l’accoglienza per gli immigrati e la comprensione fra genti di culture diverse”. A questo proposito il sindaco di Washington, Anthony Williams, ha raccontato che era impossibile resistere alle sue sollecitazioni: “Quando chiedeva di costruire alloggi per i disagiati – ha detto – lo faceva con un’autorità che non consentiva repliche”. Molti di questi fedeli, infatti, si sono uniti ieri ai potenti di Washington per dare l’ultimo saluto al loro pastore.

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“LA RISPOSTA AL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE NON È SOLO POLITICA,

MA ANCHE CULTURALE”. E’ QUANTO EMERGE DAL CONVEGNO DELLA FUCI,

SVOLTOSI VENERDÌ SCORSO A LECCE E INCENTRATO

SUI TEMI DELL’IMMIGRAZIONE E DELLA CITTADINANZA

 

 LECCE. = “Come cristiani sentiamo di dover testimoniare che difendere il diritto alla vita significa anche adoperarsi per offrire un’accoglienza non precaria, ma umana e solidale, a chi arriva in Italia alla ricerca di una vita dignitosa”. Con queste parole i presidenti nazionali della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI), Enrica Belli e Davide Paris, hanno aperto venerdì scorso, a Lecce, l’incontro sul tema “Alle porte della città: immigrazione, accoglienza, cittadinanza”. L’iniziativa ha coinvolto molti studenti universitari che si sono confrontati con politici, istituzioni, mondo del volontariato e dell’associazionismo. Particolare rilievo è stato dato alle risposte della legislazione italiana su questa materia. “Ci sembra – ha detto Paris – che l’approccio della nostra comunità sia quello di guardare all’immigrato in funzione delle nostre esigenze e, forse, anche delle nostre paure”. “Lo sforzo fondamentale – ha concluso - dovrebbe invece essere quello di cercare di fare del nostro Paese una terra di riscatto, liberazione e realizzazione umana”. (A.L.)

 

 

IN RICORDO DI TUTTE LE VITTIME INNOCENTI DELLE GUERRE E DEL TERRORISMO,

IL SALESIANO PADRE SILVIO MANTELLI, NOTO COME ‘MAGO SALES’,

PROPONE A TUTTI I BAMBINI DI DEPORRE, IL PROSSIMO 8 DICEMBRE,

LE LORO ARMI GIOCATTOLO. IN CAMBIO RICEVERANNO UNA BACCHETTA MAGICA,

SIMBOLO DI UN DONO DI PACE

 

TORINO. = “Consegnare o deporre le proprie armi giocattolo, con la promessa di non farne più uso e di vivere in pace con giochi sani e creativi”. E’ la proposta del salesiano torinese don Silvio Mantelli, conosciuto soprattutto dai più piccoli come “Mago Sales”. Il sacerdote invita tutti i bambini d'Italia a deporre le loro armi giocattolo domenica 8 dicembre. Chi farà questo gesto simbolico riceverà da ‘Mago Sales’ un attestato e una bacchetta magica, simbolo di un dono di pace. L’iniziativa è già stata avviata da alcuni anni, in occasione del Natale, dalla ‘Fondazione Mago Sales’: sono già 25.000 i bambini italiani che hanno accettato l’invito. “L’eccidio di Beslan è fin troppo presente nei nostri occhi – afferma don Mantelli. Chiediamo a tutti i bambini di ogni razza, religione o nazionalità di partecipare il prossimo 8 dicembre a questa manifestazione che ha lo scopo di stigmatizzare l’uso dei giochi di guerra”. L’evento si svolgerà nell’oratorio di Valdocco dove don Bosco l’8 dicembre del 1841, dando inizio alla sua opera, accoglieva migliaia di bambini e ragazzi. La ‘Fondazione Mago Sales’ intende ottenere la liberazione dei bambini soldato in Uganda e in Sierra Leone o per la costruzione di scuole in Madagascar. Per maggiori informazioni si può consultare il sito: www.sales.it (A.L.)

 

 

TOPOLINO E LA SIMPATICA FLOTTA DEI CARTONI ANIMATI AMERICANI

SBARCANO IN CINA, IN VISTA DELL’APERTURA, IL PROSSIMO ANNO,

DEL PARCO DIVERTIMENTI DELLA ‘WALT DISNEY’ AD HONG KONG

 

 HONG KONG. = ‘Walt Disney’, una delle icone del capitalismo, ha trovato un potente alleato: i bambini cinesi. La multinazionale americana, infatti, è ‘sbarcata’ in Cina per far conoscere i suoi celebri personaggi. Il progetto, iniziato 3 mesi fa a Guangzhou, propone a gruppi di bambini storie e rappresentazioni con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dei personaggi Disney in vista dell’apertura del parco di divertimenti a Penny Bay, sulla costa nord-orientale di Hong Kong, prevista per la fine del prossimo anno. Ma in Cina i personaggi Disney non sono ancora famosi e apprezzati. Il governo di Pechino ha sempre imposto, infatti, limiti alla diffusione di film e cartoni importati dall’occidente. La collaborazione fra il governo cinese ed un gigante dell’industria americana si presenta straordinaria. Quello di Penny Bay, infatti, è il primo parco divertimenti Disney a godere di un finanziamento governativo. La Disney ha avviato, inoltre, una serie di trattative con il governo centrale per la costruzione di un parco giochi anche a Shanghai. (A.L.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

31 ottobre 2004

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Il dolore lega l’Iraq al Giappone. Confermata la notizia che il cadavere ritrovato ieri nei pressi di Baghdad è quello del giovane ostaggio nipponico rapito giovedì. A Falluja, intanto, si torna a sparare, mentre si moltiplicano i rapimenti in tutto il Paese. Il nostro servizio:

 

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Un cadavere decapitato avvolto in una bandiera a stelle e strisce, fatto ritrovare a Baghdad. E’ quello dell’ostaggio giapponese finito nelle mani degli uomini del terrorista al Zarqawi nei giorni scorsi. La conferma ufficiale arriva dallo stesso governo di Tokyo, che ora deve fare i conti con l’opinione pubblica interna, sempre più contraria alla presenza nipponica in Iraq. Il premier Koizumi, grande alleato di Bush, per il momento si trincera dietro una cortina di silenzio, facendo solo sapere che le truppe giapponesi resteranno comunque nel Paese del Golfo. I rapimenti si moltiplicano e a finire nelle mani di vari gruppi sono stati nelle ultime ore un sudanese, una polacca, un somalo e due iracheni. E il cadavere di un giornalista curdo-iracheno, rapito invece mercoledì scorso, è stato ritrovato oggi a Baghdad.

 

Sul fronte dei combattimenti, torna il fuoco su Falluja. I militari americani hanno bombardato stamattina la roccaforte sunnita, dopo giorni di trattative con i ribelli. Distrutto in un raid aereo un bunker di armi usato dagli insorti. Anche l’altro bastione sunnita, Ramadi, è stato scenario di sanguinosi scontri: dieci gli iracheni rimasti uccisi e 15 quelli feriti. E' invece salito a nove il bilancio dei marines uccisi ieri nella provincia di Al Anbar, in quella che è stata la giornata più sanguinosa degli ultimi mesi per l’esercito di Washington. Ma anche per gli iracheni quello trascorso è stato un giorno da dimenticare, con oltre 30 morti in diversi attacchi della guerriglia. Nel frattempo, il premier iracheno ad interim Iyad Allawi ha detto che le autorità hanno arrestato 167 presunti militanti islamici nelle ultime settimane e che in gran parte si tratta di arabi non iracheni. Tra i fermati anche numerosi appartenenti alla rete di Al Zarqawi. Dal Pentagono, infine, arrivano dati aggiornati sulle perdite americane in Iraq, salite ad almeno 1.115. Le vittime alleate, invece, sarebbero 139.

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E negli Stati Uniti il terrorismo internazionale sta diventando l’argomento principale di questi ultimi giorni di campagna presidenziale. Dopo il messaggio video di Bin Laden circa le votazioni americane, il capo uscente della Casa Bianca, Bush ed il senatore democratico, Kerry, si stanno concentrando in una ridda di accuse sulla sicurezza nazionale. Per oggi previsti gli ultimi comizi negli Stati definiti indecisi.

 

L'emittente araba al Jazeera ha trasmesso un video con i tre funzionari    elettorali dell’Onu rapiti in Afghanistan. I sequestratori hanno detto che i prigionieri stranieri verranno uccisi entro le 7.30 di mercoledì prossimo, se non saranno accolte le loro richieste: oltre al ritiro delle truppe straniere dall'Afghanistan, la liberazione dei prigionieri afghani nella base statunitense di Guantanamo a Cuba, in quella di Bagram, a nord di Kabul e in tutti i luoghi di detenzione all'estero.

 

Le condizioni di Yasser Arafat sono gravi, ma non disperate: gli esponenti palestinesi hanno ridimensionato le voci allarmanti circolate sullo stato di salute del loro leader, ricoverato d’urgenza all’ospedale militare di Clamart, nella regione di Parigi. Intanto escludono che sia malato di leucemia. A Ramallah, invece, convocati il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Abu Ala, il Consiglio legislativo palestinese ed il Consiglio di sicurezza nazionale. Sul fronte israeliano, il premier Ariel Sharon ha fatto sapere che non intende rivedere i suoi progetti relativi a un ritiro unilaterale.

 

“Il compito del politico è assumersi anche delle responsabilità non sue quando questo serva per il bene della comunità”. Le parole con cui Buttiglione ha deciso ieri di fare un passo indietro sulla scena europea, hanno fatto eco per l’intera giornata nei Palazzi della politica italiana. Tra espressioni di solidarietà, accuse e tensioni, la Maggioranza già pensa al sostituto e all’inevitabile rimpasto di Governo. Ma anche il Parlamento di Strasburgo chiede nuove modifiche a Barroso. Il servizio è di Amedeo Lomonaco:

 

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Le dimissioni di Rocco Buttiglione da commissario europeo creano l’effetto domino sul Governo italiano, a tal punto che già ieri iniziava a circolare la parola “rimpasto”. Un cambiamento di pedine che propone al momento due sole certezze: il vice premier Gianfranco Fini e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, Commissario in Europa. Tutto il resto verrà deciso successivamente, come il nuovo ruolo di Buttiglione, al quale potrebbe andare il Ministero degli Affari Regionali o la Funzione Pubblica. Un toto-nomine che si arricchisce di ora in ora, dunque, ma che crea una nuova frattura con la Lega, esclusa dal vertice di ieri tra Berlusconi, Casini, Fini, Follini e Letta. Ed il ministro Maroni preferisce essere chiaro con i suoi alleati: “Senza il Carroccio – dice - non si prendono decisioni”. Tutto da rifare, dunque, o forse in parte. Per il momento è ancora Buttiglione ad essere al centro delle attenzioni politiche: incassa la solidarietà dal centrodestra; viene associato ad una brutta figura dal centrosinistra. L’opposizione, però, non calca la mano ed anzi chiede al Governo Berlusconi di decidere al più presto sull’altro candidato da spedire in Europa. Intanto, a Strasburgo i due principali partiti politici dell'Europarlamento, popolari e socialisti, chiedono a gran voce altri cambiamenti nella squadra di José Manuel Durao Barroso, sostituzioni concernenti l’ungherese Laszlo Kovacs (energia), la liberale lettone Ingrida Udre (fisco) e la liberale olandese Neelie Kroes (concorrenza).

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Il premier britannico Tony Blair vorrebbe organizzare le elezioni politiche nel prossimo febbraio anziché in maggio. Lo scrivono i domenicali Sunday Times e Sunday Telegraph. Secondo i due giornali, l’inquilino di Downing Street punta sull’anticipo della tornata per approfittare del margine di vantaggio del quale secondo i sondaggi dispone rispetto al suo rivale conservatore Michael Howard. Il premier conta inoltre di godere di un ritorno positivo dalle elezioni che si terranno il prossimo gennaio in Iraq.

   

Sono oltre 50 milioni gli elettori ucraini chiamati oggi alle urne per scegliere il prossimo presidente della repubblica. I due principali candidati che si contendono la vittoria elettorale sono: Viktor Janukovic, attuale primo ministro, e Viktor Yushchenko, leader del partito di opposizione. Secondo gli ultimi risultati, sarebbe proprio Yushchenko, delfino dell'attuale presidente uscente Leonid Kuchma, a spuntarla con il il 22% delle  preferenze di voto.  

 

Alle urne anche l’Uruguay, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica e rinnovare il Parlamento bicamerale. Quasi 2 milioni e mezzo gli aventi diritto al voto. In gioco vi è una possibile svolta storica perché la sinistra, con l'Encuentro progresista-Frente amplio di Tabaré Vazquez, ha la possibilità di andare al potere per la prima volta in 175 anni di storia del Paese.

 

E’ iniziato, invece, lo spoglio delle schede in Botswana, ieri alle urne per le elezioni generali. Poco più di mezzo milioni i votanti, che hanno scelto i loro 57 rappresentanti al Parlamento. Secondo i primi risultati, la vittoria sarebbe andata al Partito democratico, al potere da 38 anni, dall’indipendenza di questo piccolo Paese dell’Africa australe.

 

Situazione ad alta tensione nella regione separatista georgiana dell’Ab-khazia. All’indomani dell’annullamento delle elezioni presidenziali del 3 ottobre scorso, misure straordinarie di sicurezza da questa mattina sono state adottate intorno alla sede del Governo e della televisione. Il ministro della Difesa Viatcheslav Echba ha riferito di avere informazioni sicure circa la concentrazione di forze georgiane pronte ad invadere il territorio indipendentista, approfittando della situazione di caos che regna in Abkhazia da circa un mese.

 

E’ la giornata del ricordo a San Giuliano di Puglia, nella provincia italiana di Campobasso, dove due anni fa una forte scossa di terremoto provocò, nel crollo della scuola del paese, la morte di 27 bambini e di una insegnante. L’intera comunità si è riunita, nella chiesa del villaggio provvisorio, per la messa domenicale officiata dal parroco don Ulisse Marinucci, ricordando le sue piccole vittime.

 

 

 

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