RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 304  - Testo della trasmissione di sabato 30  ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Rafforzare il dialogo e il rispetto reciproco, per riportare all’unita’ l’isola cipriota. L’invito del Papa al presidente della Repubblica di Cipro, ricevuto in udienza

 

Le antiche radici cristiane dell’Europa continuino ad ispirare gli sforzi della nuova comunità di nazioni sancita dal trattato costituzionale. L’auspicio del Papa nell’udienza al primo ministro polacco

 

Strumenti di provvidenza per i poveri e i malati, all’avanguardia dei tempi. Così Giovanni Paolo II alle famiglie dell’Opera don Guanella, ricevute nel centenario di presenza a Roma

 

Nel 40.mo anniversario del decreto conciliare Ad Gentes, la missionarietà della Chiesa in Asia al convegno all’Urbaniana: ce ne parla il cardinale Telesforo Toppo

 

La lettura del messaggio di Giovanni Paolo II al centro dell’XI Conferenza internazionale della fraternità cattolica delle comunità e associazioni carismatiche di diritto pontificio, apertasi ieri a Fiuggi

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Soddisfazione della Comece per il riconoscimento, nella nuova Costituzione europea, del ruolo delle chiese e della religione nella vita pubblica in Europa: con noi mons. Noel Treanor

 

Un’utopia di pace diventata realtà: con questo spirito il Movimento dei Focolari festeggia i 40 anni di Loppiano, la sua cittadella internazionale sorta nei pressi di Firenze: intervista con Umberto Giannettoni e Paolo Balduzzi

 

L’estro di Picasso da oggi in mostra a Palazzo Ruspoli a Roma. L’artista spagnolo raccontato attraverso 40 dipinti per la prima volta in Italia: ai nostri microfoni Pepe Karmel

 

Nel Vangelo di domani la conversione di Zaccheo: la riflessione del teologo padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Grandi festeggiamenti ieri a Sofia per il 90.mo compleanno del patriarca della Chiesa ortodossa bulgara Maksim

 

Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del governatore del Porto Rico, l’arcivescovo di San Juan lancia un appello alla popolazione, invitandola ad andare a votare

 

La riflessione di mons. Manuel Neto Quintas, vescovo ausiliare di Faro e presidente della Commissione episcopale per le missioni, intitolata “Eucaristia e missione, binomio inseparabile”, pubblicata nella pagina web delle POM del Portogallo

 

L’arcivescovo di Milano, cardinale Tettamanzi, intervenendo alla presentazione di un progetto

di solidarietà, ha sottolineato l’importanza di dare credito alla volontà di riscatto

 

Il maratoneta italiano Stefano Sartori ha percorso i sentieri dell’Himalaya per portare un messaggio di pace nel Nepal

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: smentita la morte dell’ostaggio giapponese e rapito un sudanese

 

Nuovo messaggio di Bin Laden: invito agli americani a non votare Bush

 

Primi esami clinici per il leader palestinese Arafat dopo il ricovero a Parigi

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 ottobre 2004

 

 

 

RAFFORZARE IL DIALOGO E IL RISPETTO RECIPROCO,

PER RIPORTARE ALL’UNITA’ L’ISOLA CIPRIOTA. L’INVITO DEL PAPA AL PRESIDENTE

DELLA REPUBBLICA DI CIPRO, RICEVUTO IN UDIENZA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Un’esortazione a tutta la popolazione perché prosegua negli sforzi “di incoraggiare il dialogo e la tolleranza tra i diversi gruppi etnici e religiosi nel Paese”. E’ quanto Giovanni Paolo II ha detto stamani, nell’udienza al presidente della Repubblica di Cipro, Tassos Papadopoulos. Riferendosi alla difficile situazione politica dell’isola - divisa in due entità: una greca, a sud, una controllata dai turchi, a nord – il Papa ha affermato che solo con l’impegno nel mutuo rispetto e nella comprensione potranno essere risolte le tensioni e giungere ad una “unità basata sui principi della solidarietà e della giustizia”.

 

Oggi l’isola è divisa in due parti: la Repubblica di Cipro a maggioranza greca, entrata lo scorso maggio nell’Unione Europea a 25, ma con il solo riconoscimento della Turchia, e la Repubblica Turca di Cipro del Nord, sotto il controllo di circa 60 mila militari. Si tratta, infatti, della zona occupata dalle forze turche nel 1974. Nell’aprile 2003, è fallito il tentativo dell’ONU di riunificare l’isola in una confederazione. Ma per la prima volta da quel momento, ai cittadini delle due entità è stato consentito di attraversare la linea verde che divide Cipro. Dopo la secessione del ’74, oltre 180 mila greci si sono trasferiti a sud e 50 mila turchi a nord. Gli abitanti della parte greca sono oggi circa 700 mila, su una superficie di quasi 6 mila Kmq. Poco più di 200 mila sono quelli della parte turca, su un territorio più piccolo di circa la metà.

 

La Repubblica di Cipro è a maggioranza ortodossa (95%). I cattolici sono circa l’1,5% della popolazione totale.

 

 

LE ANTICHE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA CONTINUINO AD ISPIRARE

GLI SFORZI DELLA NUOVA COMUNITA’ DI NAZIONI SANCITA DAL TRATTATO COSTITUZIONALE.

L’AUSPICIO DEL PAPA NELL’UDIENZA AL PRIMO MINISTRO POLACCO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“Non ci sarà l’unità dell’Europa fino a quando essa non si fonderà nell’unità dello spirito”. L’affermazione di Giovanni Paolo II, pronunciata a Gniezno nel 1997, è risuonata oggi in Vaticano, quando il Papa ha ricevuto il presidente del Consiglio dei ministri polacco, Marek Belka, con la consorte e il seguito. L’udienza ha permesso al Pontefice di ritornare sulla questione delle radici cristiane del Vecchio continente, delle quali non vi è riferimento esplicito nel Trattato costituzionale europeo, firmato ieri a Roma.

 

Lo storico evento di ieri, è stata la considerazione del Papa, “in un certo senso conclude il processo dell’allargamento della Comunità a quegli Stati che sempre hanno cooperato alla formazione delle fondamenta spirituali ed istituzionali del Vecchio Continente, ma che durante gli ultimi decenni sono rimasti per così dire ai margini di esso”. “La Sede Apostolica e io personalmente - ha aggiunto - abbiamo cercato di sostenere tale processo affinché, l’Europa potesse respirare pienamente con due polmoni: con lo spirito dell’Occidente e dell’Oriente”. Oggi, con la nuova Costituzione comunitaria, dalla quale manca il riferimento alle radici cristiane, l’auspicio di Giovanni Paolo II si rivolge al presente e al futuro. “Ho fiducia – ha detto - che, pur mancando nella Costituzione Europea un esplicito riferimento alle radici cristiane della cultura di tutte le nazioni che compongono oggi la Comunità, i valori perenni elaborati sul fondamento del Vangelo dalle generazioni di coloro che ci hanno preceduto continueranno ad ispirare gli sforzi di coloro che si assumono la responsabilità della formazione del volto del nostro continente”. Il Papa ha anche detto di sperare che l’Unione Europea, comunità di libere nazioni, non soltanto “farà il possibile” per “non privare se stessa del suo patrimonio spirituale, ma anche di credere che essa lo “custodirà come fondamento dell’unità”.

                     

Il Pontefice ha poi ringraziato i governi e il Parlamento polacchi “per la comprensione di questa sfida e per averla accolta”. Infine, il Papa ha augurato alla sua terra di ottenere, nel più breve tempo possibile, frutti abbondanti “di prosperità” per tutti i polacchi.

 

STRUMENTI DI PROVVIDENZA PER I POVERI E I MALATI,

CON UN APOSTOLATO ALL’AVANGUARDIA DEI TEMPI. COSI’ GIOVANNI PAOLO II

ALLE FAMIGLIE RELIGIOSE DELL’OPERA DON GUANELLA,

RICEVUTE IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DI PRESENZA DELL’OPERA A ROMA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

“Buoni samaritani” dei poveri, dei malati senza più speranza, da un secolo esatto presenti a Roma con numerose opere di assistenza. Si tratta dei Guanelliani, i membri delle Famiglie religiose fondate dal Beato don Luigi Guanella. Giovanni Paolo II li ha ricevuti questa mattina in Aula Paolo VI, in occasione del pellegrinaggio nel centenario della loro presenza a Roma. Oggi pomeriggio, nella Basilica romana di San Giuseppe al Trionfale, l’anniversario verrà celebrato con la rappresentazione dell’opera lirica “Il mistero del Corporale”, su musica di Alberico Vitalini e testi di mons. Raffaello Lavagna, nell’esecuzione dell’Orchestra di Roma e del Lazio. Sull’intervento del Pontefice, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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“Il bene bisogna farlo bene”. Il motto di don Guanella, uno dei “Santi sociali” italiani di fine Ottocento, non cessa di essere uno sprone per i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, gli istituti fondati dal Beato, nato nel 1842 e morto nel 1915, a Como. Originario di un Paese di Sondrio, don Guanella fondò numerose case dell’Opera che porta il suo nome nel nord e nel centro Italia. Cento anni fa poi - ha ricordato Giovanni Paolo II in udienza, davanti a 2.500 persone, tra cui diversi malati e portatori di handicap – “il beato Luigi Guanella entrava in Roma, con alcuni collaboratori, 'per fare un po’ di bene a vantaggio del prossimo'”. Un imperativo rimasto nell’anima dei suoi figli spirituali, definiti dal Papa “buoni samaritani dei poveri”, protagonisti “di un apostolato caritativo multiforme” che si avvale di “opere all’avanguardia”, al passo con i tempi di oggi.

 

Una dedizione che arriva al sostegno e al conforto dei malati terminali, una delle categorie nel cuore dei Guanelliani. “Da sempre - ha osservato il Pontefice - la morte e il morire costituiscono una sfida non priva di angoscia per l’uomo. Fondando la “Pia Unione del Transito di san Giuseppe” per i morenti, don Guanella ha saputo suscitare una corrente di preghiera per aiutare quanti stanno per varcare la soglia dell’eternità”.

 

Dal vostro Fondatore - ha proseguito Giovanni Paolo II - “avete appreso che, per dare amore ai fratelli, occorre attingerlo alla fornace della carità divina, grazie a un contatto costante con Cristo nella preghiera”. Nella tensione verso la santità, “misura alta” della vita cristiana, vi animi - ha concluso il Papa - “quel forte spirito di fede che faceva ripetere a don Guanella: 'E’ Dio che fa, noi siamo solo strumenti della Provvidenza'”.

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I bambini, i giovani, gli ammalati e gli anziani furono oggetto dell’attenzione di don Guanella, fin da quando, giovane seminarista, tornava al paese per le vacanze autunnali, immergendosi nella povertà delle valli alpine. Ma perché il Beato decise di impiantare la propria Opera nella capitale? Francesco Rossi lo ha chiesto a don Mario Carrera, postulatore delle Cause dei Santi dell’Opera Don Guanella:

 

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R. – L’essere presente a Roma per don Guanella era un sogno che aveva coltivato da quando iniziò a fondare le sue Congregazioni: Roma è il cuore della cristianità e Roma possiede la terra bagnata dal sangue dei martiri. Don Guanella voleva ripercorrere un cammino di martirio, non attraverso il versamento del sangue per la testimonianza di Cristo, ma per testimoniare Cristo Gesù attraverso il martirio della carità, cioè nell’assistenza alle persone più bisognose e più povere.

 

D. – Chi era don Luigi Guanella?

 

R. – E’ uno dei Santi della fine del XVIII secolo e l’inizio del Novecento. Era il momento dei Santi della carità perché la situazione era piuttosto disagiata, i poveri erano innumerevoli e soprattutto lo erano le persone indifese, i portatori di handicap e gli anziani. Don Guanella si è rivolto con generosità verso queste persone ed ha avuto un’attenzione particolare anche nei confronti dei ragazzi materialmente o spiritualmente abbandonati.

 

D. – Quale il carisma specifico dell’opera di Don Guanella?

 

R. – Il carisma è l’innamorarsi di Dio Padre. Don Guanella sentiva Dio come padre e quindi voleva che tutti avessero questo amore attorno a loro. Un amore che si manifestava attraverso la familiarità con cui la persona era accolta, assistita, curata e soprattutto amata.

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ALTRE UDIENZE

 

Durante la mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto il cardinale Crescenzo Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli.

 

 

LA LETTURA DEL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II AL CENTRO

DELL’XI CONFERENZA INTERNAZIONALE

DELLA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ E ASSOCIAZIONI CARISMATICHE

 DI DIRITTO PONTIFICIO, APERTASI IERI A FIUGGI

 

La lettura del messaggio di Giovanni Paolo II, a firma del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, al centro dell’XI Conferenza internazionale della Fraternità cattolica delle comunità e associazioni carismatiche di diritto pontificio, che si è aperta ieri a Fiuggi.

 

Tre giorni di lavori della Fraternità cattolica che vedono la partecipazione di oltre 1.200 delegati, provenienti da 70 nazioni di tutti i continenti. Partecipano, tra gli altri, il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; l’arcivescovo Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; il vescovo Renato Boccardo, segretario del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali; il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari. Il servizio è di Giovanni Peduto:

 

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Momento saliente della mattinata è stata la lettura del messaggio del Santo Padre, a firma del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, recato da mons. Rylko. Il Pontefice confida “che le comunità carismatiche, alle quali esprime tutta la sua simpatia ed imparte la sua benedizione, si impegnino in quest’anno eucaristico a prendere iniziative affinché l’Eucaristia diventi sempre più fattore di unione e coesione nel popolo di Dio, in questo mondo segnato da violenze e divisione”. L’arcivescovo Rylko ha quindi svolto una relazione sui movimenti ecclesiali come risorsa di evangelizzazione.

 

Matteo Calisi, presidente della Fraternità, una delle più importanti organizzazioni internazionali di coordinamento del Rinnovamento Carismatico cattolico riconosciute dalla Santa Sede, aprendo i lavori della Conferenza ha affermato che la nuova sfida è quella di diffondere il messaggio eucaristico, ribadire la presenza di Cristo nella società per ridare speranza ad un mondo e ad un’Europa sempre più secolarizzati.

 

Stasera è previsto uno spettacolo di musica, canti e danze nella comunità “Canzone nuova” del Brasile.

 

Da Fiuggi, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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NEL 40.MO ANNIVERSARIO DEL DECRETO CONCILIARE AD GENTES

LA MISSIONARIETA’ DELLA CHIESA IN ASIA AL CONVEGNO ALL’URBANIANA

- Intervista con il cardinale Telesforo Toppo -

 

A 40 anni dal decreto conciliare Ad gentes sull’attività missionaria della Chiesa e per il 15.mo anniversario dell’Enciclica Redemptoris missio sulla perenne validità del mandato missionario, si è svolto presso la Pontificia Università Urbaniana il Convegno dal titolo ‘Missio ad gentes: orizzonti del Terzo Millennio’. Tra i relatori, l’arcivescovo di Ranchi, in India, il cardinale Telesforo Placido Toppo. Nel suo intervento ha parlato delle Chiese locali in Asia. Ascoltiamo nell’intervista di Giovanni Peduto:

 

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R. – Io penso che la Chiesa in Asia, la Chiesa cattolica, seppur piccola, deve essere molto cosciente della sua natura missionaria. Non è possibile parlare dei progetti concreti per tutta l’Asia perché è molto vasta e molto diversa. Comunque, la Confederazione delle Conferenze episcopali dell’Asia, attraverso il suo ufficio di evangelizzazione, sta preparando i missionari, diciamo, in modo particolare per la Cina. In India abbiamo tante vocazioni, mentre circa la Cina, io penso che sia una questione di tempo. Aspettiamo il tempo giusto, il momento giusto. Dio ci indicherà la via. E poi, per questo, noi stiamo preparando anche le Filippine, la Thailandia, l’India, Goa, dove abbiamo la sede di questo ufficio per l’evangelizzazione.

 

D. – Quali sono, eminenza, le principali sfide per la Chiesa cattolica in Asia?

 

R. – Le sfide sono tante, ma, in modo particolare, la testimonianza della vita, l’unità tra i cristiani cattolici. L’Asia è un Continente essenzialmente religioso e, come il Santo Padre Paolo VI aveva detto, “la gente ascolta la testimonianza più che le parole”. Per questo Madre Teresa rimane una sfida per noi, anche un dono, una grazia di Dio per continuare quest’opera di evangelizzazione, opera di testimonianza.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

        

Apre la prima pagina il titolo "Non ci sarà l'unità dell'Europa fino a quando essa non si fonderà nell'unità dello spirito": Giovanni Paolo II, durate l'udienza al Presidente del Consiglio dei Ministri della Polonia, rinnova il solenne appello lanciato da Gniezno nel 1997.

 

Nelle vaticane, nel discorso al Presidente della Repubblica di Cipro il Papa afferma di incoraggiare gli sforzi che si stanno compiendo per giungere all'unità sui principi di solidarietà e di giustizia.

L'udienza del Santo Padre ai partecipanti al pellegrinaggio delle Famiglie Religiose fondate dal beato Luigi Guanella.

Due pagine dedicate, rispettivamente, alla Solennità di Tutti i Santi e alla commemorazione dei Defunti.

Due pagine sull'VIII Congresso internazionale dedicato al tema "Il Volto dei volti e la riparazione".

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq: incertezza sulla sorte dell'ostaggio giapponese; rilasciato il bambino libanese di sette anni rapito la scorsa settimana.

Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Usa: l'11 settembre incombe sul martedì elettorale.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Massimiliano Porzia dal titolo "Da Oriente a Occidente alla scoperta del 'Patrimonio dell'umanità' ": un itinerario storico ed artistico attraverso i complessi monumentali segnalati dall'Unesco. 

Una monografica sul tema "Le iscrizioni dei martiri dalle origini al VII secolo".

 

Nelle pagine italiane, si apre la strada per un rimpasto di Governo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 ottobre 2004

 

 

SODDISFAZIONE DELLA COMECE PER IL RICONOSCIMENTO,

NELLA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA, DEL RUOLO DELLE CHIESE

 E DELLA RELIGIONE NELLA VITA PUBBLICA IN EUROPA

- Intervista con mons. Noel Treanor -

 

“Il futuro dell’Unione Europea sarà positivo con la presenza moltiplicata di uomini giusti che riconoscano la dignità della persona umana e il diritto alla libertà religiosa nella sua triplice dimensione: individuale, collettiva e istituzionale”. Lo dichiara l’arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, all’indomani della firma della Costituzione europea. “I padri della Chiesa hanno contribuito in maniera fondamentale e definitiva al dialogo tra ragione e fede”, spiega il porporato sottolineando anche come “l’Europa sia nata dalla simbiosi della cultura classica con il cristianesimo”. Ma come viene affrontato il tema della relazione tra Stato e Chiesa nella Costituzione europea? Ascoltiamo mons. Noel Treanor, segretario generale della Commissione degli episcopati presso l’UE (COMECE), intervistato da Charles Collins:

 

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R. - ARTICLE 52 IN PART ONE, ON THE ROLE OF THE CHURCHES AND RELIGIOUS ...

L’articolo 52 sul ruolo delle Chiese e delle comunità religiose, è stato incluso in questo testo costituzionale. Questo sta ad indicare un progresso incredibilmente significativo per quanto riguarda il riconoscimento del ruolo delle Chiese e della religione nella vita pubblica in Europa. Questo è un grande passo avanti: nella Legge fondamentale dell’Unione Europea, dove appare la parola “Chiese”, esiste un esplicito e chiaro riferimento alle relazioni tra Stato e Chiesa. Queste devono essere stabilite a livello di Stati membri e non possono esistere Chiese dove non esistano comunità cristiane. In questo senso, la tradizione cristiana è riconosciuta nel corpo stesso del testo costituzionale. E se è compreso nel suo “corpus”, quindi, il che è molto più importante ancora che non nel solo Preambolo. Questo non è un “privilegio” per le Chiese; è qualcosa che, peraltro, le Chiese non hanno mai cercato. Esse chiedevano semplicemente che la loro voce fosse ascoltata. Chiedevano di avere la possibilità, e quindi il diritto, come ogni altra organizzazione in questa società ormai democratica, di esprimere la propria opinione e che questa fosse ascoltata.

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Con il Consiglio dei ministri straordinario di ieri pomeriggio, l’Italia è stata il primo Paese ad avviare il procedimento di ratifica della nuova Costituzione europea. Passi analoghi dovranno essere compiuti, ora, dagli altri 24 governi firmatari. Ma come ha ricordato ieri in Campidoglio lo stesso Josè Barroso, presidente designato della Commissione, “non si tratta di una decisione che si possa dare per scontata”. Il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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Che la firma in Campidoglio non fosse un punto di arrivo era già chiaro a tutti. Ma quando, ieri pomeriggio, i leader dei 25 hanno lasciato Roma, molti di loro si sono trovati con un nodo in più da sciogliere. “La Spagna sarà un esempio”, ha garantito Zapatero, annunciando che, dopo il sì dell’Italia, per via parlamentare, il suo Paese sarà il primo a ratificare il nuovo Trattato con un referendum. Antonio Pelayo, corrispondente a Roma di “Antena tres”:

 

“C’è molta attesa per questo impegno. Il prossimo 20 febbraio saremo convocati al referendum per votare e dare il sì, che è scontato, a questa Costituzione. Perché noi siamo tra gli ultimi arrivati e allora adesso vogliamo rifarci del tempo perso. Per noi essere europei conta veramente molto”.

 

Anche Londra cercherà la via popolare, ma i rischi per Blair non sono minori di quelli che lo hanno indotto, finora, a tenersi lontano da un referendum sull’euro. Lo conferma David Willey, della “Bbc”:

 

“Il rischio per Tony Blair è grande, perché lui ha scommesso sul referendum, che tenterà di vincere, ma non è detto che i britannici siano d’accordo. Sono stati sempre sospettosi sul Trattato di Roma, per paura di non poter più controllare la loro sovranità. E non sono del tutto sicuro che Tony Blair vincerà”.

 

Altri Paesi, poi, sono ancora al bivio. La Francia, ad esempio, ha lasciato aperte entrambe le strade, quella parlamentare e quella del referendum. Dando per scontato il sì di gran parte del Centrodestra, il problema è l’orientamento dell’opposizione, che mantiene le riserve su alcuni punti. Robert Kudelka, “Radio France”:

 

“Il dibattito sarà: l’Europa sociale o no? Il rischio è che il partito socialista francese scelga di andare verso il ‘no’. Quello sarebbe l’unico problema”.

 

Al di là della ratifica, infine, c’è un altro aspetto da non sottovalutare. Lo ha sottolineato lo stesso Romano Prodi, proprio ai microfoni della Radio vaticana: in uno dei Paesi più motivati, come l’Italia, la spinta europeista si è un po’ affievolita, rispetto all’entusiasmo dei padri fondatori. Il commento di Andrea Bonanni, esperto di questioni europee del quotidiano “La Repubblica”:

 

“Non è che si sia affievolita. È che l’Europa è diventata più politica, è diventata più importante e naturalmente crea anche maggiori distinguo. Quando l’Europa era una cosa vaga era facile essere tutti d’accordo. Adesso è una cosa più precisa ed essere d’accordo comporta tutta una serie di scelte politiche che evidentemente disturbano qualcuno”.

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L’altra questione aperta in questo momento per l’Unione è l’elezione della nuova Commissione. La settimana scorsa il presidente designato Barroso ha chiesto più tempo per presentare una nuova squadra. E proprio questa mattina, Rocco Buttiglione, ha dichiarato di rinunciare all’incarico, dopo la bocciatura seguita alla sua audizione in Parlamento. “Una vittima innocente cui addebitare colpe e nefandezze”: così si è espresso il filosofo italiano aggiungendo che è compito del politico assumersi anche responsabilità non proprie. Lo ha fatto nella conferenza stampa tenuta questa mattina a Roma che ha seguito per noi Stefano Leszczynsky:

 

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“Sono pronto a farmi da parte e quindi do le mie dimissioni, per favorire il percorso della Commissione Barroso. Ringrazio Barroso per avermi difeso fino a quando è stato possibile”. Così ha esordito Rocco Buttiglione, comunicando la decisione di dimettersi dall’incarico di commissario europeo alla stampa riunita presso la Stampa estera. Rocco Buttiglione ha sottolineato come la sua posizione sia stata ‘deformata’ in molti modi e si è detto preoccupato per la polemica ordita ad arte contro di lui, in particolare per quel che riguarda la libertà di espressione, che si è dovuta colpire da parte di alcuni in Europa. Buttiglione ha anche ribadito le sue convinzioni in materia di etica e di politica e di pensiero cattolico. “Sono lieto di testimoniare i valori in cui credo e per i quali ho sofferto”: lo ha spiegato l’ex ministro senza tuttavia rispondere ai giornalisti, che gli chiedevano se sarebbe tornato ad occupare una posizione nell’attuale governo Berlusconi. Chi gli chiede perché solo ora il suo passo indietro, Buttiglione ha risposto che erano pronte da tempo ma che non l’aveva potute presentare, altrimenti il Partito popolare europeo non avrebbe votato la Commissione Barroso.

 

Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.

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UN’UTOPIA DI PACE DIVENTATA REALTÀ: CON QUESTO SPIRITO

IL MOVIMENTO DEI FOCOLARI FESTEGGIA I 40 ANNI DI LOPPIANO,

 LA SUA CITTADELLA INTERNAZIONALE SORTA NEI PRESSI DI FIRENZE

- Intervista con Umberto Giannettoni e Paolo Balduzzi -

 

Un’utopia di pace diventata realtà: si potrebbero definire così i 40 anni di Loppiano, la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, sorta nei pressi di Firenze che si celebrano oggi. Nell’occasione stamani è stata inaugurata, alla presenza del card. Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, la Chiesa realizzata con il contributo della Conferenza episcopale italiana e dedicata a “Maria Theotòkos”, Maria, madre di Dio. Un edificio di culto che vuol essere testimonianza in pietra della fraternità, basata sul Vangelo, vissuta in questi anni da tante “pietre vive”: i cittadini di Loppiano. Un migliaio gli abitanti attuali provenienti da tutti i Continenti, giovani ma anche famiglie, sacerdoti e religiosi. Adriana Masotti ha sentito uno dei responsabili della cittadella, Umberto Giannettoni e uno dei suoi abitanti, Paolo Balduzzi:

 

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R. – L’idea centrale viene da un’ispirazione di Chiara Lubich, fondatrice del movimento. Era di rendere visibile la vita del Vangelo, la vita cristiana. In un punto della terra, in continuità con tutti gli aspetti della vita, quindi nel lavoro, nello studio, nella cultura, dove tutti potevano venire, vedere e vivere anche loro il Vangelo insieme con noi. Dopo 40 anni di vita, Loppiano è una vera cittadella, con scuole, aziende, case ... la maggioranza degli abitanti sono cristiani cattolici, però ci sono anche cristiani di altre denominazioni e partecipano alla vita della cittadella anche persone che hanno altre fedi ...

 

D. – Come si vive a Loppiano?

 

R. – A Loppiano si vive come in un paese normale, dove però il denominatore comune sono una profonda unità e una profonda gioia che derivano proprio dal fatto che c’è la carità fra tutti. Sono tante famiglie che vivono qui stabili: noi vorremmo dare uno spettacolo di fraternità. Chi viene a Loppiano deve trovare questa fraternità aperta al mondo, dove il Vangelo brilla proprio.

 

D. – Dopo 40 anni, l’inaugurazione della Chiesa della cittadella: una realizzazione che forse arriva adesso forse anche per quel desiderio di essere prima “pietre vive”, “testimonianza viva”, e di avere poi anche “pietre” fisiche...

 

R. – Questo è stato anche il pensiero di Chiara: che la vita va avanti a tutte le realizzazioni, alle strutture. Prima bisogna che noi viviamo il Vangelo momento per momento. Quando c’è questa vita, diventa quasi naturale avere anche la casa che accoglie i suoi cittadini.

 

D. – Paolo, che cosa vuol dire per te essere un abitante di Loppiano?

 

R. – E’ un grande dono. Essere nato e cresciuto qua è stata proprio una grande fortuna, come dicono alcuni miei amici, perché mi ha dato la possibilità di vedere il mondo unito fatto realtà, attraverso il rapporto e il dialogo con tante persone di culture diverse e di religioni diverse ... Mi ha dato anche una grande speranza, che sicuramente il mondo unito è possibile ovunque.

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L’ESTRO DI PICASSO DA OGGI IN MOSTRA A PALAZZO RUSPOLI A ROMA.

L’ARTISTA SPAGNOLO RACCONTATO ATTRAVERSO 40 DIPINTI,

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA

- Ai nostri microfoni, il prof. Pepe Karmel -

 

“L’epoca di Picasso. Donazioni a Musei Americani”: è questo il titolo della mostra ospitata a Roma, allestita dalla Fondazione Memmo a Palazzo Ruspoli, da oggi all'8 gennaio 2005. Si tratta di circa 40 dipinti, provenienti da musei americani. Molte delle opere dello straordinario artista vengono esposte per la prima volta in Italia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(musica)

 

Ripercorrere la parabola artistica del maestro del Cubismo e del Surrealismo. E’ questo l’ambizioso obiettivo della mostra su Picasso a Palazzo Ruspoli. Una rassegna che si propone, da un lato, di studiare l’influenza dell’autore di Guernica sugli artisti della sua epoca. Dall’altro, di mettere l’accento sulle straordinarie collezioni di arte moderna, presenti nei musei americani. Collezioni, queste, frutto di una lunga consuetudine di donazioni ad enti pubblici da parte dei privati. La mostra presenta un Picasso che dialoga con altri grandi artisti europei ed americani, come sottolinea il curatore, il prof. Pepe Karmel della New York University:

 

“Mi sembrava interessante fare ‘Picasso e la sua epoca’. Lavorare sugli altri artisti che sono stati influenzati da Picasso e mostrare questa ‘conversazione’ tra Picasso e gli altri: Georges Braques, Fernand Léger, Mirò. E, poi, per gli americani, abbiamo qualche artista della prima metà del secolo, del cubismo, e i grandi maestri dell’espressionismo astratto”.

 

Tra i dipinti di maggior rilievo, che i visitatori potranno ammirare a Palazzo Ruspoli: “Nudo di donna”, “Donna con cappello” e “Natura morta davanti a una finestra aperta”. Anche nella mostra romana emerge la potenza innovativa di Picasso. Aspetto sottolineato da Pepe Karmel:

 

“Picasso voleva cambiare sempre, fare qualcosa di nuovo ... Ogni anno portava qualche innovazione e gli altri artisti seguivano i suoi cambiamenti. Un po’ come ha detto Benedetto Croce: ‘La storia dell’arte moderna è come la storia della libertà, della possibilità, dei cambiamenti, di trovare sempre qualcosa di nuovo”.

 

La mostra ci racconta, dunque, una delle mille sfaccettature di Picasso, un genio poliedrico, che a trent’anni dalla morte continua ad essere fonte d’ispirazione per il mondo dell’arte contemporanea.

 

(musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 31 ottobre, 31a Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo della conversione di Zaccheo.  Ricco capo dei pubblicani, e da tutti ritenuto peccatore, Zaccheo sale su un sicomoro per poter vedere Gesù tra la folla. Lo sguardo di Gesù incontra Zaccheo, nonostante il mormorare della gente, e lo converte. Zaccheo pieno di gioia accoglie a casa il Maestro e dice:

 

“Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli risponde: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Gerico in ebraico significa luna. Il cieco di Gerico, difatti, vuol dire che l’uomo non è la fonte della luce, non è il sole, ma è la luna che riceve la luce. E’ Cristo il sole della giustizia che sana e salva. Zaccheo era un pubblicano, un peccatore riconosciuto come tale. Nella sua statura piccola troviamo di nuovo l’immagine dell’insufficienza dell’uomo, ma il suo desiderio di vedere Cristo è forte. Come il cieco che grida più forte quando la folla cerca di azzittirlo, così Zaccheo corre avanti alla folla e sale sull’albero per vedere Cristo. Viene Cristo e per vedere il piccolo Zaccheo deve guardare in alto. Cristo-Dio si fa il più piccolo per entrare in casa dei peccatori. La salvezza viene donata a coloro che la desiderano ammettendo la propria insufficienza. Chi invece si chiude e dalla propria insufficienza crea autosufficienza rimane solo.

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CHIESA E SOCIETA’

30 ottobre 2004

 

 

GRANDI FESTEGGIAMENTI IERI A SOFIA PER IL 90.ESIMO COMPLEANNNO

DEL PATRIARCA DELLA CHIESA ORTODOSSA BULGARA MAKSIM. PER L’OCCASIONE,

CHE COINCIDE CON I 33 ANNI DEL MINISTERO PATRIARCALE, ANCHE

GIOVANNI PAOLO II HA INVIATO UN MESSAGGIO AUGURALE

 

SOFIA. = Il Patriarca della Chiesa ortodossa bulgara, Sua Beatitudine Maksim, ha festeggiato ieri il suo 90.esimo compleanno ed anche la ricorrenza di 33 anni da quando, nel lontano 1971, fu eletto per pascolare il gregge ortodosso bulgaro. Un messaggio augurale, per l’occasione, è stato inviato da Giovanni Paolo II. Il Santo Padre vi ricorda, tra l’altro, l’incontro avuto con lo stesso Patriarca nel corso della visita pastorale in Bulgaria, nel maggio del 2002. Ai festeggiamenti di ieri a Sofia hanno preso parte anche il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e rappresentanti di tutto il mondo ortodosso. In un indirizzo di saluto il Patriarca Bartolomeo ha voluto sottolineare il ruolo di salvatore che il Patriarca Maksim ha ricoperto per i bulgari e per la Chiesa bulgara durante il regime comunista. Nell’omelia, tenuta nella cattedrale di Sant’Alessandro Nevski durante la solenne liturgia eucaristica, lo stesso Patriarca di Costantinopoli ha detto che la vita di Maksim è un esempio di vita monastica e di vita cristiana. In un’intervista alla Tv bulgara, il Patriarca Maksim ha voluto ricordare gli anni del comunismo. Come è noto, dopo la caduta del regime, il patriarca bulgaro è stato accusato di collaborazionismo. Per questa accusa ci fu una scissione con l’istituzione di un sinodo alternativo e con l’elezione di un secondo patriarca. “In quel tempo – ha detto nell’intervista alla Tv nazionale il patriarca Maksim - tanti morivano, ma ancor più difficile era capire come vivere e come svolgere il proprio ministero. Io sempre, e prima di tutto, ho badato agli interessi della Chiesa, anche se ho vissuto momenti molto difficili”. Quando l’intervistatore gli chiede quali peccati si sente di avere, il patriarca Maksim riconosce di aver fatto degli sbagli “ma – aggiunge – non ho mai fatto compromessi che non portassero al bene della Chiesa”. (A.M.)

 

 

SIAMO UNA FAMIGLIA E INSIEME DOBBIAMO COMBATTERE CONTRO

OGNI FORMA DI VIOLENZA, PROMUOVENDO LA CULTURA DELLA VITA.

COSI’ L’ARCIVESCOVO DI SAN JUAN, MONS. GONZALES NIEVES, ALLA VIGILIA

DELLE ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL GOVERNATORE DEL PORTO RICO

 

SAN JUAN. = “Recarsi alle urne è un imperativo morale”. Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del governatore del Porto Rico, l’arcivescovo di San Juan, mons. Roberto Octavio Gonzàlez Nieves, lancia un appello alla popolazione, invitandola ad andare a votare il prossimo 2 novembre. “Non andando a votare – ha sottolineato il presule – si rinuncia a far parte della famiglia portoricana”. “Alimenteremmo, in questo modo, un sistema corrotto e andremmo a peggiorare ulteriormente le cose”, ha insistito mons. Gonzalez, auspicando che le elezioni si tengano in modo “limpido e pacifico” e che i candidati eletti “si comportino con umiltà e servano disinteressatamente il popolo”. Agli sconfitti l’arcivescovo di San Juan ha chiesto di essere “generosi di spirito”. Infine, un richiamo: “Prima, durante e dopo la votazione, combattiamo ogni forma di violenza e impegniamoci affinché prevalga la cultura della vita”. (D.D.)

 

 

“L’EUCARISTIA COSTITUISCE IL MEZZO PER ECCELLENZA PER RILANCIARE

LA MISSIONE AD GENTES”: E’ LA RIFLESSIONE CONTENUTA IN UN MESSAGGIO

DI MONS. MANUEL NETO QUINTAS, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE

PER LE MISSIONI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE PORTOGHESE

 

LISBONA. = “Ogni volta che la Chiesa si raduna per celebrare l’Eucaristia, celebra la sua stessa origine e accoglie, con lo stesso vigore con cui Cristo glielo ha conferito, il mandato di portare il lieto messaggio a tutte le nazioni”. Così si esprime mons. Manuel Neto Quintas, vescovo ausiliare di Faro e presidente della Commissione Episcopale per le Missioni, nella sua riflessione intitolata “Eucaristia e Missione, binomio inseparabile”, pubblicata nella pagina web delle POM del Portogallo. Il presule sottolinea che la comunione sacramentale, come espressione piena di partecipazione al sacrificio eucaristico, rinnova e consolida l’incorporazione a Cristo realizzata nel Battesimo e rinvia ogni cristiano e tutta la Chiesa, quale segni e strumenti della salvezza operata da Cristo, attraverso l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. “Nell’Eucaristia convergono la vita della Chiesa e di ogni cristiano – si legge ancora – mediante un continuo processo di configurazione a Cristo e nell’esercizio della sua azione evangelizzatrice”. In questa prospettiva, “l’Eucaristia costituisce il mezzo per eccellenza per rilanciare, in modo audace, la missione ad gentes, poiché essa è la fonte da cui nasce ogni impulso dinamizzatore dell’azione evangelizzatrice della Chiesa: è l’alimento con il quale ogni cristiano deve nutrirsi per portare a tutti l’amore di Dio rivelatosi in pienezza in Cristo”. “La forza evangelizzatrice che nasce dall’Eucaristia – conclude – conduce il cristiano ad un impegno missionario nell’ambiente dove vive e negli altri ambienti”. (B.C.)

 

 

“CI VUOLE UN AMICO, PERCHE’ LA DIGNITA’ FERITA DALLA POVERTA’

POSSA RIEMERGERE”. INTERVENENDO ALLA PRESENTAZIONE DI UN PROGETTO

DI SOLIDARIETA’, L’ARCIVESCOVO DI MILANO, CARDINALE TETTAMANZI,

HA SOTTOLINEATO L’IMPORTANZA DI DARE CREDITO ALLA VOLONTA’ DI RISCATTO

 

MILANO. = “Le banche devono dar credito alla volontà di riscatto”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, parlando ieri nella sede milanese della Banca Popolare, per la presentazione dell’iniziativa “Assegno Amico”. Il progetto di solidarietà, che creando un circuito fiduciario e garantito, rassicura il benefattore e quindi stimola il flusso delle donazioni, è nato a Genova per iniziativa della Fondazione Gaslini ed è stato portato a Milano da Caritas Ambrosiana, Acli milanesi e il gruppo Ticket Accor Services. Nell’erogare il credito - ha detto il cardinale Tettamanzi - “uno dei compiti principali di qualsiasi banca è quello di essere attenta non solo alle garanzie economiche fornite, ma anche alla capacità di sviluppare il proprio talento”. Il porporato ha citato poi l’esperienza della Banca Gramehen, meglio nota come “la banca dei poveri del Bangladesh”, ai quali presta cifre modeste ma decisive per fondare sul lavoro una “sopravvivenza dignitosa”. “In oltre il 99% dei casi – ha aggiunto – il disperatamente povero ha risposto alle attese, recuperando se stesso e restituendo il prestito”. “Ci vuole un amico – ha proseguito – perché la dignità ferita dalla povertà possa riemergere: è l’amicizia che restituisce, a chi l’abbia perduta, la consapevolezza della sua dignità”. L’arcivescovo di Milano ha, quindi, concluso che amicizia, carità e solidarietà devono stare sempre insieme. (B.C.)

 

 

IL MARATONETA ITALIANO STEFANO SARTORI HA PERCORSO I SENTIERI

DELL’HIMALAYA PER PORTARE UN MESSAGGIO DI PACE NEL NEPAL,

PAESE SCONVOLTO DALLA GUERRA CIVILE

 

KATMANDU. = E’ stata forse la maratona più difficile della carriera di Stefano Sartori, 39 anni, campione del mondo della specialità a squadre. In quattro giorni, correndo anche di notte, ha percorso in Nepal i sentieri mozzafiato del monte Annapurna. Sportivamente è stato un record assoluto, ma il motivo che ha spinto l’atleta trentino a sfidare l’aria rarefatta dell'Himalaya non è stato agonistico. Sartori ha, infatti, corso per finanziare l’associazione italiana “Apeiron”, che da anni si occupa dei bambini e delle donne vittime di violenze nel piccolo regno, insanguinato da una guerra già costata migliaia di vittime. Durante la maratona, sono stati superati problemi legati a difficoltà tecniche, ma anche al diffuso clima di sospetto. Molte delle aree attraversate da Sartori sono, infatti, controllate dai guerriglieri maoisti. Nessuno, tuttavia, lo ha fermato, né per chiedergli la “tassa”, che spesso i ribelli pretendono anche da trekker e da turisti, né per intimargli di tornare indietro. L’impresa è stata realizzata nei giorni della più importante festa hinduista del Paese, il ‘Dasain’. E’ una ricorrenza dedicata simbolicamente all’unione e all’armonia familiare. Da molti anni, però, ben pochi affrontano il viaggio reso molto più rischioso dal clima di terrore instaurato non solo dalla guerriglia, ma anche dalle continue rappresaglie dell’esercito governativo. Per questo ha assunto ancora più valore questa corsa, che ha trovato un’accoglienza calorosa al di là di ogni aspettativa. Per parlare con lui, qualcuno si è addirittura messo a correre al suo fianco per qualche chilometro, altri gli hanno offerto fiori ed altri ancora cibo. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 ottobre 2004

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

 

L’Iraq infiammato dalla guerriglia. Scontri con morti e feriti vengono segnalati in tutto il Paese. E mentre i soldati britannici sono arrivati a Baghdad, a Najaf il grande ayatollah sciita Alì Sistani ha incontrato una delegazione guidata dai leader delle chiese cristiane in Iraq. Ancora incerta, invece, la sorte dell’ostaggio giapponese finito in mano ai terroristi di Al Zarqawi. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

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Una pioggia di conferme e smentite sull’identità del cadavere ritrovato ieri tra Baghdad e Tikrit. Le prime informazioni ufficiali lo identificavano con Shosei Koda, l’ostaggio giapponese finito nelle mani degli uomini del terrorista giordano Abu Mussab Al Zarqawi. Questa mattina, però, il colpo di scena: il portavoce ufficiale del governo di Tokyo ha riferito che il corpo rinvenuto non è quello del giovane. Speranze riaccese, dunque, per la famiglia del temerario, giunto in Iraq per aiutare la popolazione in difficoltà. Quasi contemporaneamente, invece, un gruppo armato ha rapito un sudanese che lavora come interprete per una ditta statunitense.

 

Sul campo proseguono le violenze. In nottata scontri tra guerriglieri e militari sono scoppiati a Samarra: un civile ucciso e sette agenti della Guardia nazionale irachena feriti gravemente. L'esplosione di una bomba artigianale, nella parte nord-occidentale di Baghdad, ha provocato il ferimento di cinque civili. A Fallujah ancora nessun attacco da parte dei marines che circondano la roccaforte sunnita. La soluzione della delicata vicenda legata alla città è ora in mano ad una delegazione irachena, che sta facendo tutto il possibile per evitare l’ennesimo spargimento di sangue. A Ramadi, dove tra l’altro è stata raddoppiata la presenza militare americana, un soldato statunitense è rimasto ucciso durante un attacco suicida con un’autobomba. A Najaf, invece, il grande ayatollah sciita Alì Sistani ha incontrato ieri una delegazione guidata dai leader delle chiese cristiane in Iraq, per discutere delle prossime elezioni, previste per il gennaio del 2005. Nel comunicato emesso dopo l'incontro, il leader religioso ha esortato tutti i cristiani a partecipare alla consultazione.

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Ma in queste ore, l’attenzione del mondo è stata attirata dal ritorno in video di Osama Bin Laden. Il capo di Al Qaeda, in un video trasmesso dalla televisione araba Al Jazeera a pochi giorni dalle presidenziali americane del 2 novembre, ha parlato per la prima volta degli attentati dell’11 settembre cui aveva pensato – ha detto – sin dal 1982. Lo “sceicco del terrore”, apparso in buone condizioni, ha pure accennato a possibili nuovi attacchi agli Stati Uniti ed ha accusato apertamente Bush di aver ingannato gli americani. Ma a chi è rivolto, in particolare, il messaggio di Bin Laden? Giada Aquilino lo ha chiesto a Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:

 

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R. – Si rivolge all’elettorato americano. E’ ormai una costante, questa di al Qaeda e dei gruppi legati ad al Qaeda, di cercare di incidere sulle elezioni, sui processi elettorali. E come abbiamo visto anche in Spagna, le opinioni pubbliche – se vogliono evitare attentati – devono fare pressioni sui rispettivi governi. Questa è una forma di ricatto che si è visto già funzionare molto bene in Spagna, con il ritiro, poi, dall’Iraq. Non sarà la stessa cosa negli Stati Uniti, ma sicuramente è un tentativo di Bin Laden di incidere nel teatro politico di un Paese.

 

D. – Perché rivendicare ora gli attentati dell’11 settembre?

 

R. – Al Qaeda è legata a quell’operazione. Se vuole rendere più forte il messaggio, soprattutto rivolgendosi al pubblico americano, dove è avvenuto l’attacco, è chiaro che deve far riferimento all’11 settembre: ricorda immediatamente a tutti quella ferita.

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Hanno dato esito negativo i primi accertamenti radiologici, cui il presidente palestinese Yasser Arafat è stato sottoposto questa mattina dagli specialisti dell'ospedale militare di Clamart, a Parigi. In giornata saranno eseguiti altri esami. "E' ancora presto per trarre conclusioni – ha riferito una fonte vicina al leader palestinese- i medici dicono che le sue condizioni sono gravi, ma che non vi è un pericolo imminente".

 

Intanto, nella Striscia di Gaza proseguono le violenze: un bambino palestinese è morto questa mattina dopo esser stato colpito da una  pallottola sparata da soldati israeliani a Jenin. Lo riferiscono fonti ospedaliere palestinesi.

  

Si allunga in Iran la lista degli operatori dell’informazione finiti in carcere nelle ultime settimane. Questa volta a finire in manette, dopo essere stata convocata davanti  ad un  giudice, è  Fereshteh Qazi,  una giornalista  del giornale 'Etemad'. Sconosciute le accuse rivolte nei suoi confronti, mentre i  familiari dicono di non essere ancora riusciti a mettersi in  contatto con lei.

 

I sequestratori dei tre dipendenti Onu rapiti due giorni fa in Afghanistan hanno posto il ritiro delle truppe straniere dal Paese quale condizione per il rilascio degli ostaggi. A riferirlo il portavoce dell’Esercito dei musulmani, un’organizzazione riconducibile ai Taleban. I rapiti sono di nazionalità kosovara, britannica-irlandese e filippina.

 

Torna la violenza in Nepal. Uccisi 12 ribelli maoisti a Kathmandu, dopo uno scontro a fuoco con le truppe nazionali. La battaglia di oggi segue l’appello al dialogo che il re Gyanendra aveva rivolto loro sabato scorso.

 

Sono oltre 37 i milioni di elettori chiamati domani alle urne in Ucraina per le presidenziali. La sfida è tra il “delfino” del presidente uscente Kuchma e il leader dell’opposizione filo-europeista. Sentiamo Giuseppe D’Amato:

 

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24 sono i candidati, ma sono solo in due a giocarsi la presidenza di uno dei più estesi Stati d’Europa, con circa 50 milioni di abitanti. Da una parte, il premier Yanukovich, rappresentante dei gruppi al potere. Dall’altra, il leader dell’opposizione Yushchenko, campione di una visione nuova dell’Ucraina. I sondaggi prevedono il ballottaggio. L’Ucraina è a metà strada tra l’Unione Europea e la Russia: presto dovrà ancorarsi ad una delle due orbite. Proteste per come i mass media coprono le elezioni provengono dalla comunità internazionale. Numerose anche le denunce di intimidazioni e di poca trasparenza.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Vigilia elettorale per le presidenziali anche in Uruguay. Per la prima volta nella sua storia potrebbe essere eletto un presidente di sinistra. Super favorito è, infatti, Tabaré Vasquez, ex sindaco di Montevideo: i sondaggi lo accreditano del 47-48% per quanto riguarda le intenzioni di voto, contro il 27-34% del suo avversario, l'esponente della destra nazionalista Jorge Larranaga. Maurizio Salvi:

 

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Il clima che si respira a Montevideo, dove vive oltre la metà degli uruguayani, e anche nell’interno del Paese prevalentemente rurale, è di attesa per un cambiamento che fra l’altro chiude un circolo nella regione, dove pure il Brasile, con Luis Ignacio Lula da Silva, e l’Argentina, con Nestor Kirchner, possono essere classificati tra i residenti progressisti. Durante la campagna elettorale i partiti tradizionali uruguayani, il Blanco e soprattutto il Colorado, hanno cercato di mettere in risalto l’eterogeneità della coalizione di sinistra, denominata Incontro progressista, Frante ampio e Nuova maggioranza, integrata fra l’altro da esponenti degli ex guerriglieri Tupamaros. Marques ha ribadito che tutte le forze della coalizione hanno sottoscritto un programma di azione comune e assicurato il massimo rispetto della Costituzione.

 

Da Montevideo, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Urne già aperte da questa mattina, invece, in Botswana. Si tratta della nona tornata elettorale generale del piccolo Paese dell’Africa australe. Poco più di mezzo milione gli aventi diritto, chiamati a scegliere i 57 deputati del Parlamento. L’economia nazionale si basa sull’estrazione ed il commercio dei diamanti.

 

Con una larga maggioranza, è stata approvata ieri dalla Duma la proposta di legge avanzata dal presidente Vladimir Putin, per l’abolizione diretta dei governatori delle 89 regioni russe. Immediata la reazione delle Opposizioni, scese in piazza con numerosi cortei. La legge prevede che il presidente abbia diritto di sciogliere ogni assemblea regionale che per due volte si rifiutasse di convalidare la nomina del governatore da lui designato.

 

 

 

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DOMENICA TERMINA L'ORA LEGALE

E SI TORNA ALL'ORA SOLARE

 

 

Questa notte, esattamente alle 3.00,

si torna all'ora solare dopo sette mesi di ora legale,

ossia dal 28 marzo. Le lancette degli orologi

dovranno essere spostate indietro di 60 minuti.