RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
304 - Testo della trasmissione di sabato
30 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Nel Vangelo di domani la conversione di Zaccheo: la riflessione
del teologo padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
L’arcivescovo
di Milano, cardinale Tettamanzi, intervenendo alla presentazione di un progetto
di solidarietà, ha sottolineato l’importanza di dare credito alla
volontà di riscatto
Iraq: smentita la morte dell’ostaggio giapponese e
rapito un sudanese
Nuovo messaggio di Bin Laden: invito agli
americani a non votare Bush
Primi esami clinici per il leader palestinese Arafat
dopo il ricovero a Parigi
30
ottobre 2004
RAFFORZARE IL DIALOGO E IL RISPETTO RECIPROCO,
PER RIPORTARE ALL’UNITA’ L’ISOLA CIPRIOTA.
L’INVITO DEL PAPA AL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA DI CIPRO, RICEVUTO IN UDIENZA
- A cura di Alessandro De Carolis -
Un’esortazione a tutta la
popolazione perché prosegua negli sforzi “di incoraggiare il dialogo e la
tolleranza tra i diversi gruppi etnici e religiosi nel Paese”. E’ quanto
Giovanni Paolo II ha detto stamani, nell’udienza al presidente della Repubblica
di Cipro, Tassos Papadopoulos. Riferendosi alla difficile situazione politica
dell’isola - divisa in due entità: una greca, a sud, una controllata dai
turchi, a nord – il Papa ha affermato che solo con l’impegno nel mutuo rispetto
e nella comprensione potranno essere risolte le tensioni e giungere ad una
“unità basata sui principi della solidarietà e della giustizia”.
Oggi l’isola è divisa in due
parti: la Repubblica di Cipro a maggioranza greca, entrata lo scorso maggio nell’Unione
Europea a 25, ma con il solo riconoscimento della Turchia, e la Repubblica
Turca di Cipro del Nord, sotto il controllo di circa 60 mila militari. Si
tratta, infatti, della zona occupata dalle forze turche nel 1974. Nell’aprile
2003, è fallito il tentativo dell’ONU di riunificare l’isola in una
confederazione. Ma per la prima volta da quel momento, ai cittadini delle due
entità è stato consentito di attraversare la linea verde che divide Cipro. Dopo
la secessione del ’74, oltre 180 mila greci si sono trasferiti a sud e 50 mila
turchi a nord. Gli abitanti della parte greca sono oggi circa 700 mila, su una
superficie di quasi 6 mila Kmq. Poco più di 200 mila sono quelli della parte
turca, su un territorio più piccolo di circa la metà.
La Repubblica di Cipro è a
maggioranza ortodossa (95%). I cattolici sono circa l’1,5% della popolazione
totale.
LE ANTICHE RADICI
CRISTIANE DELL’EUROPA CONTINUINO AD ISPIRARE
GLI SFORZI DELLA NUOVA COMUNITA’ DI NAZIONI
SANCITA DAL TRATTATO COSTITUZIONALE.
L’AUSPICIO DEL PAPA NELL’UDIENZA AL PRIMO MINISTRO
POLACCO
- A cura di Alessandro De Carolis -
“Non ci sarà l’unità
dell’Europa fino a quando essa non si fonderà nell’unità dello spirito”.
L’affermazione di Giovanni Paolo II, pronunciata a Gniezno nel 1997, è
risuonata oggi in Vaticano, quando il Papa ha ricevuto il presidente del
Consiglio dei ministri polacco, Marek Belka, con la consorte e il seguito.
L’udienza ha permesso al Pontefice di ritornare sulla questione delle radici
cristiane del Vecchio continente, delle quali non vi è riferimento esplicito
nel Trattato costituzionale europeo, firmato ieri a Roma.
Lo storico evento di
ieri, è stata la considerazione del Papa, “in un certo senso
conclude il processo dell’allargamento della Comunità a quegli Stati che sempre
hanno cooperato alla formazione delle fondamenta spirituali ed istituzionali
del Vecchio Continente, ma che durante gli ultimi decenni sono rimasti per così
dire ai margini di esso”. “La Sede Apostolica e io personalmente - ha aggiunto
- abbiamo cercato di sostenere tale processo affinché, l’Europa potesse
respirare pienamente con due polmoni: con lo spirito dell’Occidente e
dell’Oriente”. Oggi, con la nuova Costituzione comunitaria, dalla quale manca
il riferimento alle radici cristiane, l’auspicio di Giovanni Paolo II si
rivolge al presente e al futuro. “Ho fiducia – ha detto - che, pur mancando nella
Costituzione Europea un esplicito riferimento alle radici cristiane della
cultura di tutte le nazioni che compongono oggi la Comunità, i valori perenni
elaborati sul fondamento del Vangelo dalle generazioni di coloro che ci hanno
preceduto continueranno ad ispirare gli sforzi di coloro che si assumono la
responsabilità della formazione del volto del nostro continente”. Il Papa ha
anche detto di sperare che l’Unione Europea, comunità di libere nazioni, non
soltanto “farà il possibile” per “non privare se stessa del suo patrimonio
spirituale, ma anche di credere che essa lo “custodirà come fondamento
dell’unità”.
Il Pontefice ha poi
ringraziato i governi e il Parlamento polacchi “per la comprensione di questa
sfida e per averla accolta”. Infine, il Papa ha augurato alla sua terra di
ottenere, nel più breve tempo possibile, frutti abbondanti “di prosperità” per
tutti i polacchi.
STRUMENTI DI PROVVIDENZA PER I POVERI E I MALATI,
CON UN APOSTOLATO ALL’AVANGUARDIA DEI TEMPI. COSI’
GIOVANNI PAOLO II
ALLE FAMIGLIE RELIGIOSE DELL’OPERA DON GUANELLA,
RICEVUTE IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DI PRESENZA
DELL’OPERA A ROMA
- Servizio di Alessandro De Carolis -
“Buoni samaritani” dei poveri,
dei malati senza più speranza, da un secolo esatto presenti a Roma con numerose
opere di assistenza. Si tratta dei Guanelliani, i membri delle Famiglie
religiose fondate dal Beato don Luigi Guanella. Giovanni Paolo II li ha
ricevuti questa mattina in Aula Paolo VI, in occasione del pellegrinaggio nel
centenario della loro presenza a Roma. Oggi pomeriggio, nella Basilica romana
di San Giuseppe al Trionfale, l’anniversario verrà celebrato con la
rappresentazione dell’opera lirica “Il mistero del Corporale”, su musica di
Alberico Vitalini e testi di mons. Raffaello Lavagna, nell’esecuzione
dell’Orchestra di Roma e del Lazio. Sull’intervento del Pontefice, il servizio
di Alessandro De Carolis:
**********
“Il bene bisogna farlo bene”. Il
motto di don Guanella, uno dei “Santi sociali” italiani di fine Ottocento, non cessa
di essere uno sprone per i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della
Provvidenza, gli istituti fondati dal Beato, nato nel 1842 e morto nel 1915, a
Como. Originario di un Paese di Sondrio, don Guanella fondò numerose case
dell’Opera che porta il suo nome nel nord e nel centro Italia. Cento anni fa
poi - ha ricordato Giovanni Paolo II in udienza, davanti a 2.500 persone, tra
cui diversi malati e portatori di handicap – “il beato Luigi Guanella entrava
in Roma, con alcuni collaboratori, 'per fare un po’ di bene a vantaggio del
prossimo'”. Un imperativo rimasto nell’anima dei suoi figli spirituali,
definiti dal Papa “buoni samaritani dei poveri”, protagonisti “di un apostolato
caritativo multiforme” che si avvale di “opere all’avanguardia”, al passo con i
tempi di oggi.
Una
dedizione che arriva al sostegno e al conforto dei malati terminali, una delle
categorie nel cuore dei Guanelliani. “Da
sempre - ha osservato il Pontefice - la morte e il morire costituiscono una
sfida non priva di angoscia per l’uomo. Fondando la “Pia Unione del Transito di san Giuseppe” per i morenti, don
Guanella ha saputo suscitare una corrente di preghiera per aiutare quanti
stanno per varcare la soglia dell’eternità”.
Dal
vostro Fondatore - ha proseguito Giovanni Paolo II - “avete appreso che, per
dare amore ai fratelli, occorre attingerlo alla fornace della carità divina,
grazie a un contatto costante con Cristo nella preghiera”. Nella tensione verso
la santità, “misura alta” della vita cristiana, vi animi - ha concluso il Papa
- “quel forte spirito di fede che faceva ripetere a don Guanella: 'E’ Dio che
fa, noi siamo solo strumenti della Provvidenza'”.
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I bambini, i giovani, gli
ammalati e gli anziani furono oggetto dell’attenzione di don Guanella, fin da
quando, giovane seminarista, tornava al paese per le vacanze autunnali,
immergendosi nella povertà delle valli alpine. Ma perché il Beato decise di
impiantare la propria Opera nella capitale? Francesco Rossi lo ha chiesto a don
Mario Carrera, postulatore delle Cause dei Santi dell’Opera Don Guanella:
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R. – L’essere presente a Roma per don Guanella era un sogno che aveva
coltivato da quando iniziò a fondare le sue Congregazioni: Roma è il cuore
della cristianità e Roma possiede la terra bagnata dal sangue dei martiri. Don
Guanella voleva ripercorrere un cammino di martirio, non attraverso il
versamento del sangue per la testimonianza di Cristo, ma per testimoniare
Cristo Gesù attraverso il martirio della carità, cioè nell’assistenza alle
persone più bisognose e più povere.
D. – Chi era don Luigi Guanella?
R. – E’ uno dei Santi della fine
del XVIII secolo e l’inizio del Novecento. Era il momento dei Santi della
carità perché la situazione era piuttosto disagiata, i poveri erano
innumerevoli e soprattutto lo erano le persone indifese, i portatori di
handicap e gli anziani. Don Guanella si è
rivolto con generosità verso queste persone ed ha avuto un’attenzione
particolare anche nei confronti dei ragazzi materialmente o spiritualmente
abbandonati.
D. – Quale il carisma specifico
dell’opera di Don Guanella?
R. – Il carisma è l’innamorarsi
di Dio Padre. Don Guanella sentiva Dio come padre e quindi voleva che tutti
avessero questo amore attorno a loro. Un amore che si manifestava attraverso la
familiarità con cui la persona era accolta, assistita, curata e soprattutto
amata.
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ALTRE UDIENZE
Durante la
mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto il cardinale Crescenzo Sepe, prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli.
LA LETTURA DEL
MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II AL CENTRO
DELL’XI CONFERENZA INTERNAZIONALE
DELLA FRATERNITÀ CATTOLICA DELLE COMUNITÀ E
ASSOCIAZIONI CARISMATICHE
DI DIRITTO
PONTIFICIO, APERTASI IERI A FIUGGI
La lettura del messaggio di
Giovanni Paolo II, a firma del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, al
centro dell’XI Conferenza internazionale della Fraternità cattolica delle
comunità e associazioni carismatiche di diritto pontificio, che si è aperta
ieri a Fiuggi.
Tre giorni di lavori della
Fraternità cattolica che vedono la partecipazione di oltre 1.200 delegati,
provenienti da 70 nazioni di tutti i continenti. Partecipano, tra gli altri, il
cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti; l’arcivescovo Stanislao Rylko, presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici; il vescovo Renato Boccardo, segretario del
Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali; il professor Andrea
Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e Chiara Lubich, fondatrice e
presidente del Movimento dei Focolari. Il servizio è di Giovanni Peduto:
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Momento saliente della mattinata
è stata la lettura del messaggio del Santo Padre, a firma del cardinale Angelo
Sodano, segretario di Stato, recato da mons. Rylko. Il Pontefice confida “che
le comunità carismatiche, alle quali esprime tutta la sua simpatia ed imparte
la sua benedizione, si impegnino in quest’anno eucaristico a prendere
iniziative affinché l’Eucaristia diventi sempre più fattore di unione e
coesione nel popolo di Dio, in questo mondo segnato da violenze e divisione”.
L’arcivescovo Rylko ha quindi svolto una relazione sui movimenti ecclesiali
come risorsa di evangelizzazione.
Matteo Calisi, presidente della
Fraternità, una delle più importanti organizzazioni internazionali di
coordinamento del Rinnovamento Carismatico cattolico riconosciute dalla Santa
Sede, aprendo i lavori della Conferenza ha affermato che la nuova sfida è
quella di diffondere il messaggio eucaristico, ribadire la presenza di Cristo
nella società per ridare speranza ad un mondo e ad un’Europa sempre più
secolarizzati.
Stasera è previsto uno
spettacolo di musica, canti e danze nella comunità “Canzone nuova” del Brasile.
Da Fiuggi, Giovanni Peduto,
Radio Vaticana.
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NEL 40.MO ANNIVERSARIO DEL DECRETO CONCILIARE AD
GENTES
LA MISSIONARIETA’ DELLA CHIESA IN ASIA AL CONVEGNO
ALL’URBANIANA
- Intervista con il cardinale Telesforo Toppo -
A 40 anni dal decreto conciliare
Ad gentes sull’attività missionaria della Chiesa e per il 15.mo
anniversario dell’Enciclica Redemptoris missio sulla perenne validità
del mandato missionario, si è svolto presso la Pontificia Università Urbaniana
il Convegno dal titolo ‘Missio ad gentes: orizzonti del Terzo
Millennio’. Tra i relatori, l’arcivescovo di Ranchi, in India, il cardinale
Telesforo Placido Toppo. Nel suo intervento ha parlato delle Chiese locali in
Asia. Ascoltiamo nell’intervista di Giovanni Peduto:
**********
R. – Io
penso che la Chiesa in Asia, la Chiesa cattolica, seppur piccola, deve essere
molto cosciente della sua natura missionaria. Non è possibile parlare dei
progetti concreti per tutta l’Asia perché è molto vasta e molto diversa.
Comunque, la Confederazione delle Conferenze episcopali dell’Asia, attraverso
il suo ufficio di evangelizzazione, sta preparando i missionari, diciamo, in
modo particolare per la Cina. In India abbiamo tante vocazioni, mentre circa la
Cina, io penso che sia una questione di tempo. Aspettiamo il tempo giusto, il
momento giusto. Dio ci indicherà la via. E poi, per questo, noi stiamo
preparando anche le Filippine, la Thailandia, l’India, Goa, dove abbiamo la
sede di questo ufficio per l’evangelizzazione.
D. – Quali sono, eminenza, le
principali sfide per la Chiesa cattolica in Asia?
R. – Le sfide sono tante, ma, in
modo particolare, la testimonianza della vita, l’unità tra i cristiani
cattolici. L’Asia è un Continente essenzialmente religioso e, come il Santo
Padre Paolo VI aveva detto, “la gente ascolta la testimonianza più che le
parole”. Per questo Madre Teresa rimane una sfida per noi, anche un dono, una
grazia di Dio per continuare quest’opera di evangelizzazione, opera di
testimonianza.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Non ci sarà l'unità dell'Europa fino a quando
essa non si fonderà nell'unità dello spirito": Giovanni Paolo II, durate
l'udienza al Presidente del Consiglio dei Ministri della Polonia, rinnova il
solenne appello lanciato da Gniezno nel 1997.
Nelle
vaticane, nel discorso al Presidente della Repubblica di Cipro il Papa afferma
di incoraggiare gli sforzi che si stanno compiendo per giungere all'unità sui
principi di solidarietà e di giustizia.
L'udienza
del Santo Padre ai partecipanti al pellegrinaggio delle Famiglie Religiose
fondate dal beato Luigi Guanella.
Due
pagine dedicate, rispettivamente, alla Solennità di Tutti i Santi e alla
commemorazione dei Defunti.
Due pagine
sull'VIII Congresso internazionale dedicato al tema "Il Volto dei volti e
la riparazione".
Nelle
estere, in rilievo l'Iraq: incertezza sulla sorte dell'ostaggio giapponese;
rilasciato il bambino libanese di sette anni rapito la scorsa settimana.
Per
la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe
Fiorentino dal titolo "Usa: l'11 settembre incombe sul martedì elettorale.
Nella
pagina culturale, un articolo di Massimiliano Porzia dal titolo "Da
Oriente a Occidente alla scoperta del 'Patrimonio dell'umanità' ":
un itinerario storico ed artistico attraverso i complessi monumentali
segnalati dall'Unesco.
Una
monografica sul tema "Le iscrizioni dei martiri dalle origini al VII
secolo".
Nelle
pagine italiane, si apre la strada per un rimpasto di Governo.
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30
ottobre 2004
SODDISFAZIONE
DELLA COMECE PER IL RICONOSCIMENTO,
NELLA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA,
DEL RUOLO DELLE CHIESE
E DELLA RELIGIONE NELLA VITA PUBBLICA IN EUROPA
- Intervista con mons. Noel
Treanor -
“Il futuro dell’Unione Europea
sarà positivo con la presenza moltiplicata di uomini giusti che riconoscano la
dignità della persona umana e il diritto alla libertà religiosa nella sua
triplice dimensione: individuale, collettiva e istituzionale”. Lo dichiara
l’arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, all’indomani della firma
della Costituzione europea. “I padri della Chiesa hanno contribuito in maniera
fondamentale e definitiva al dialogo tra ragione e fede”, spiega il porporato sottolineando
anche come “l’Europa sia nata dalla simbiosi della cultura classica con il
cristianesimo”. Ma come viene affrontato il tema della relazione tra Stato e
Chiesa nella Costituzione europea? Ascoltiamo mons. Noel Treanor, segretario
generale della Commissione degli episcopati presso l’UE (COMECE),
intervistato da Charles Collins:
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R. - ARTICLE 52 IN PART ONE, ON THE ROLE OF THE
CHURCHES AND RELIGIOUS ...
L’articolo
52 sul ruolo delle Chiese e delle comunità religiose, è stato incluso in questo
testo costituzionale. Questo sta ad indicare un progresso incredibilmente
significativo per quanto riguarda il riconoscimento del ruolo delle Chiese e
della religione nella vita pubblica in Europa. Questo è un grande passo avanti:
nella Legge fondamentale dell’Unione Europea, dove appare la parola “Chiese”,
esiste un esplicito e chiaro riferimento alle relazioni tra Stato e Chiesa.
Queste devono essere stabilite a livello di Stati membri e non possono esistere
Chiese dove non esistano comunità cristiane. In questo senso, la tradizione
cristiana è riconosciuta nel corpo stesso del testo costituzionale. E se è
compreso nel suo “corpus”, quindi, il che è molto più importante ancora che non
nel solo Preambolo. Questo non è un “privilegio” per le Chiese; è qualcosa che,
peraltro, le Chiese non hanno mai cercato. Esse chiedevano semplicemente che la
loro voce fosse ascoltata. Chiedevano di avere la possibilità, e quindi il
diritto, come ogni altra organizzazione in questa società ormai democratica, di
esprimere la propria opinione e che questa fosse ascoltata.
**********
Con il Consiglio dei ministri straordinario di ieri
pomeriggio, l’Italia è stata il primo Paese ad avviare il procedimento di
ratifica della nuova Costituzione europea. Passi analoghi dovranno essere
compiuti, ora, dagli altri 24 governi firmatari. Ma come ha ricordato ieri in
Campidoglio lo stesso Josè Barroso, presidente designato della Commissione,
“non si tratta di una decisione che si possa dare per scontata”. Il servizio di
Andrea Sarubbi:
**********
Che la firma in
Campidoglio non fosse un punto di arrivo era già chiaro a tutti. Ma quando,
ieri pomeriggio, i leader dei 25 hanno lasciato Roma, molti di loro si sono
trovati con un nodo in più da sciogliere. “La Spagna sarà un esempio”, ha
garantito Zapatero, annunciando che, dopo il sì dell’Italia, per via
parlamentare, il suo Paese sarà il primo a ratificare il nuovo Trattato con un
referendum. Antonio Pelayo, corrispondente a Roma di “Antena tres”:
“C’è molta attesa per questo
impegno. Il prossimo 20 febbraio saremo convocati al referendum per votare e
dare il sì, che è scontato, a questa Costituzione. Perché noi siamo tra gli
ultimi arrivati e allora adesso vogliamo rifarci del tempo perso. Per noi
essere europei conta veramente molto”.
Anche Londra cercherà la via
popolare, ma i rischi per Blair non sono minori di quelli che lo hanno indotto,
finora, a tenersi lontano da un referendum sull’euro. Lo conferma David Willey,
della “Bbc”:
“Il rischio per Tony Blair è
grande, perché lui ha scommesso sul referendum, che tenterà di vincere, ma non
è detto che i britannici siano d’accordo. Sono stati sempre sospettosi sul
Trattato di Roma, per paura di non poter più controllare la loro sovranità. E
non sono del tutto sicuro che Tony Blair vincerà”.
Altri Paesi, poi, sono ancora al
bivio. La Francia, ad esempio, ha lasciato aperte entrambe le strade, quella
parlamentare e quella del referendum. Dando per scontato il sì di gran parte
del Centrodestra, il problema è l’orientamento dell’opposizione, che mantiene
le riserve su alcuni punti. Robert Kudelka, “Radio France”:
“Il dibattito sarà: l’Europa
sociale o no? Il rischio è che il partito socialista francese scelga di andare
verso il ‘no’. Quello sarebbe l’unico problema”.
Al di là della ratifica, infine,
c’è un altro aspetto da non sottovalutare. Lo ha sottolineato lo stesso Romano
Prodi, proprio ai microfoni della Radio vaticana: in uno dei Paesi più
motivati, come l’Italia, la spinta europeista si è un po’ affievolita, rispetto
all’entusiasmo dei padri fondatori. Il commento di Andrea Bonanni, esperto di
questioni europee del quotidiano “La Repubblica”:
“Non è che si sia affievolita. È
che l’Europa è diventata più politica, è diventata più importante e
naturalmente crea anche maggiori distinguo. Quando l’Europa era una cosa vaga
era facile essere tutti d’accordo. Adesso è una cosa più precisa ed essere
d’accordo comporta tutta una serie di scelte politiche che evidentemente
disturbano qualcuno”.
**********
L’altra questione aperta in
questo momento per l’Unione è l’elezione della nuova Commissione. La settimana
scorsa il presidente designato Barroso ha chiesto più tempo per presentare una
nuova squadra. E proprio questa mattina, Rocco Buttiglione, ha dichiarato di
rinunciare all’incarico, dopo la bocciatura seguita alla sua audizione in
Parlamento. “Una vittima innocente cui addebitare colpe e nefandezze”: così si
è espresso il filosofo italiano aggiungendo che è compito del politico
assumersi anche responsabilità non proprie. Lo ha fatto nella conferenza stampa
tenuta questa mattina a Roma che ha seguito per noi Stefano Leszczynsky:
***********
“Sono pronto a farmi da parte e quindi
do le mie dimissioni, per favorire il percorso della Commissione Barroso.
Ringrazio Barroso per avermi difeso fino a quando è stato possibile”. Così ha
esordito Rocco Buttiglione, comunicando la decisione di dimettersi
dall’incarico di commissario europeo alla stampa riunita presso la Stampa
estera. Rocco Buttiglione ha sottolineato come la sua posizione sia stata
‘deformata’ in molti modi e si è detto preoccupato per la polemica ordita ad
arte contro di lui, in particolare per quel che riguarda la libertà di
espressione, che si è dovuta colpire da parte di alcuni in Europa. Buttiglione
ha anche ribadito le sue convinzioni in materia di etica e di politica e di
pensiero cattolico. “Sono lieto di testimoniare i valori in cui credo e per i
quali ho sofferto”: lo ha spiegato l’ex ministro senza tuttavia rispondere ai
giornalisti, che gli chiedevano se sarebbe tornato ad occupare una posizione
nell’attuale governo Berlusconi. Chi gli chiede perché solo ora il suo passo
indietro, Buttiglione ha risposto che erano pronte da tempo ma che non l’aveva
potute presentare, altrimenti il Partito popolare europeo non avrebbe votato la
Commissione Barroso.
Stefano Leszczynski, Radio
Vaticana.
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UN’UTOPIA DI PACE DIVENTATA REALTÀ: CON QUESTO
SPIRITO
IL MOVIMENTO DEI FOCOLARI FESTEGGIA I 40 ANNI DI
LOPPIANO,
LA SUA
CITTADELLA INTERNAZIONALE SORTA NEI PRESSI DI FIRENZE
- Intervista con Umberto Giannettoni e Paolo
Balduzzi -
Un’utopia di pace diventata
realtà: si potrebbero definire così i 40 anni di Loppiano, la cittadella
internazionale del Movimento dei Focolari, sorta nei pressi di Firenze che si
celebrano oggi. Nell’occasione stamani è stata inaugurata, alla presenza del
card. Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, la Chiesa realizzata con il
contributo della Conferenza episcopale italiana e dedicata a “Maria Theotòkos”,
Maria, madre di Dio. Un edificio di culto che vuol essere testimonianza in
pietra della fraternità, basata sul Vangelo, vissuta in questi anni da tante
“pietre vive”: i cittadini di Loppiano. Un migliaio gli abitanti attuali
provenienti da tutti i Continenti, giovani ma anche famiglie, sacerdoti e
religiosi. Adriana Masotti ha sentito uno dei responsabili della cittadella,
Umberto Giannettoni e uno dei suoi abitanti, Paolo Balduzzi:
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R. – L’idea centrale viene da
un’ispirazione di Chiara Lubich, fondatrice del movimento. Era di rendere
visibile la vita del Vangelo, la vita cristiana. In un punto della terra, in
continuità con tutti gli aspetti della vita, quindi nel lavoro, nello studio,
nella cultura, dove tutti potevano venire, vedere e vivere anche loro il
Vangelo insieme con noi. Dopo 40 anni di vita, Loppiano è una vera cittadella,
con scuole, aziende, case ... la maggioranza degli abitanti sono cristiani
cattolici, però ci sono anche cristiani di altre denominazioni e partecipano
alla vita della cittadella anche persone che hanno altre fedi ...
D. – Come si vive a Loppiano?
R. – A Loppiano si vive come in
un paese normale, dove però il denominatore comune sono una profonda unità e
una profonda gioia che derivano proprio dal fatto che c’è la carità fra tutti.
Sono tante famiglie che vivono qui stabili: noi vorremmo dare uno spettacolo di
fraternità. Chi viene a Loppiano deve trovare questa fraternità aperta al
mondo, dove il Vangelo brilla proprio.
D. – Dopo 40 anni,
l’inaugurazione della Chiesa della cittadella: una realizzazione che forse
arriva adesso forse anche per quel desiderio di essere prima “pietre vive”,
“testimonianza viva”, e di avere poi anche “pietre” fisiche...
R. – Questo è stato anche il
pensiero di Chiara: che la vita va avanti a tutte le realizzazioni, alle
strutture. Prima bisogna che noi viviamo il Vangelo momento per momento. Quando
c’è questa vita, diventa quasi naturale avere anche la casa che accoglie i suoi
cittadini.
D. – Paolo, che cosa vuol dire
per te essere un abitante di Loppiano?
R. – E’ un grande dono. Essere
nato e cresciuto qua è stata proprio una grande fortuna, come dicono alcuni
miei amici, perché mi ha dato la possibilità di vedere il mondo unito fatto
realtà, attraverso il rapporto e il dialogo con tante persone di culture
diverse e di religioni diverse ... Mi ha dato anche una grande speranza, che
sicuramente il mondo unito è possibile ovunque.
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L’ESTRO DI PICASSO DA OGGI IN MOSTRA A PALAZZO RUSPOLI A ROMA.
L’ARTISTA
SPAGNOLO RACCONTATO ATTRAVERSO 40 DIPINTI,
PER LA
PRIMA VOLTA IN ITALIA
- Ai
nostri microfoni, il prof. Pepe Karmel -
“L’epoca
di Picasso. Donazioni a Musei Americani”: è questo il titolo della mostra
ospitata a Roma, allestita dalla Fondazione Memmo a Palazzo Ruspoli, da oggi
all'8 gennaio 2005. Si tratta di circa 40 dipinti, provenienti da musei
americani. Molte delle opere dello straordinario artista vengono esposte per la
prima volta in Italia. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(musica)
Ripercorrere la parabola
artistica del maestro del Cubismo e del Surrealismo. E’ questo l’ambizioso
obiettivo della mostra su Picasso a Palazzo Ruspoli. Una rassegna che si
propone, da un lato, di studiare l’influenza dell’autore di Guernica sugli
artisti della sua epoca. Dall’altro, di mettere l’accento sulle straordinarie
collezioni di arte moderna, presenti nei musei americani. Collezioni, queste,
frutto di una lunga consuetudine di donazioni ad enti pubblici da parte dei
privati. La mostra presenta un Picasso che dialoga con altri grandi artisti
europei ed americani, come sottolinea il curatore, il prof. Pepe Karmel della New
York University:
“Mi sembrava interessante fare ‘Picasso e la sua epoca’. Lavorare sugli
altri artisti che sono stati influenzati da Picasso e mostrare questa
‘conversazione’ tra Picasso e gli altri: Georges Braques, Fernand Léger, Mirò.
E, poi, per gli americani, abbiamo qualche artista della prima metà del secolo,
del cubismo, e i grandi maestri dell’espressionismo astratto”.
Tra i dipinti di maggior
rilievo, che i visitatori potranno ammirare a Palazzo Ruspoli: “Nudo di donna”,
“Donna con cappello” e “Natura morta davanti a una finestra aperta”. Anche
nella mostra romana emerge la potenza innovativa di Picasso. Aspetto
sottolineato da Pepe Karmel:
“Picasso voleva
cambiare sempre, fare qualcosa di nuovo ... Ogni anno portava qualche
innovazione e gli altri artisti seguivano i suoi cambiamenti. Un po’ come ha detto
Benedetto Croce: ‘La storia dell’arte moderna è come la storia della libertà,
della possibilità, dei cambiamenti, di trovare sempre qualcosa di nuovo”.
La mostra ci racconta, dunque,
una delle mille sfaccettature di Picasso, un genio poliedrico, che a trent’anni
dalla morte continua ad essere fonte d’ispirazione per il mondo dell’arte
contemporanea.
(musica)
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Domani 31 ottobre, 31a Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta
il Vangelo della conversione di Zaccheo.
Ricco capo dei pubblicani, e da tutti ritenuto peccatore, Zaccheo sale
su un sicomoro per poter vedere Gesù tra la folla. Lo sguardo di Gesù incontra
Zaccheo, nonostante il mormorare della gente, e lo converte. Zaccheo pieno di
gioia accoglie a casa il Maestro e dice:
“Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni
ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli risponde:
“Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di
Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto”.
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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Gerico in ebraico significa luna. Il cieco di Gerico, difatti, vuol dire
che l’uomo non è la fonte della luce, non è il sole, ma è la luna che riceve la
luce. E’ Cristo il sole della giustizia che sana e salva. Zaccheo era un
pubblicano, un peccatore riconosciuto come tale. Nella sua statura piccola
troviamo di nuovo l’immagine dell’insufficienza dell’uomo, ma il suo desiderio
di vedere Cristo è forte. Come il cieco che grida più forte quando la folla
cerca di azzittirlo, così Zaccheo corre avanti alla folla e sale sull’albero
per vedere Cristo. Viene Cristo e per vedere il piccolo Zaccheo deve guardare
in alto. Cristo-Dio si fa il più piccolo per entrare in casa dei peccatori. La
salvezza viene donata a coloro che la desiderano ammettendo la propria
insufficienza. Chi invece si chiude e dalla propria insufficienza crea
autosufficienza rimane solo.
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30
ottobre 2004
GRANDI FESTEGGIAMENTI IERI A SOFIA PER IL 90.ESIMO
COMPLEANNNO
DEL
PATRIARCA DELLA CHIESA ORTODOSSA BULGARA MAKSIM. PER L’OCCASIONE,
CHE
COINCIDE CON I 33 ANNI DEL MINISTERO PATRIARCALE, ANCHE
GIOVANNI
PAOLO II HA INVIATO UN MESSAGGIO AUGURALE
SOFIA. = Il Patriarca della Chiesa ortodossa
bulgara, Sua Beatitudine Maksim, ha festeggiato ieri il suo 90.esimo compleanno
ed anche la ricorrenza di 33 anni da quando, nel lontano 1971, fu eletto per
pascolare il gregge ortodosso bulgaro. Un messaggio augurale, per l’occasione,
è stato inviato da Giovanni Paolo II. Il Santo Padre vi ricorda, tra l’altro,
l’incontro avuto con lo stesso Patriarca nel corso della visita pastorale in
Bulgaria, nel maggio del 2002. Ai festeggiamenti di ieri a Sofia hanno preso
parte anche il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e rappresentanti di tutto
il mondo ortodosso. In un indirizzo di saluto il Patriarca Bartolomeo ha voluto
sottolineare il ruolo di salvatore che il Patriarca Maksim ha ricoperto per i
bulgari e per la Chiesa bulgara durante il regime comunista. Nell’omelia,
tenuta nella cattedrale di Sant’Alessandro Nevski durante la solenne liturgia
eucaristica, lo stesso Patriarca di Costantinopoli ha detto che la vita di
Maksim è un esempio di vita monastica e di vita cristiana. In un’intervista
alla Tv bulgara, il Patriarca Maksim ha voluto ricordare gli anni del
comunismo. Come è noto, dopo la caduta del regime, il patriarca bulgaro è stato
accusato di collaborazionismo. Per questa accusa ci fu una scissione con
l’istituzione di un sinodo alternativo e con l’elezione di un secondo
patriarca. “In quel tempo – ha detto nell’intervista alla Tv nazionale il patriarca
Maksim - tanti morivano, ma ancor più difficile era capire come vivere e come
svolgere il proprio ministero. Io sempre, e prima di tutto, ho badato agli
interessi della Chiesa, anche se ho vissuto momenti molto difficili”. Quando
l’intervistatore gli chiede quali peccati si sente di avere, il patriarca
Maksim riconosce di aver fatto degli sbagli “ma – aggiunge – non ho mai fatto
compromessi che non portassero al bene della Chiesa”. (A.M.)
SIAMO UNA FAMIGLIA E INSIEME
DOBBIAMO COMBATTERE CONTRO
OGNI FORMA DI VIOLENZA, PROMUOVENDO LA CULTURA
DELLA VITA.
COSI’ L’ARCIVESCOVO DI SAN JUAN, MONS. GONZALES
NIEVES, ALLA VIGILIA
DELLE ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL GOVERNATORE DEL
PORTO RICO
SAN JUAN.
= “Recarsi alle urne è un imperativo morale”. Alla vigilia delle elezioni per
il rinnovo del governatore del Porto Rico, l’arcivescovo di San Juan, mons.
Roberto Octavio Gonzàlez Nieves, lancia un appello alla popolazione,
invitandola ad andare a votare il prossimo 2 novembre. “Non andando a votare –
ha sottolineato il presule – si rinuncia a far parte della famiglia
portoricana”. “Alimenteremmo, in questo modo, un sistema corrotto e andremmo a
peggiorare ulteriormente le cose”, ha insistito mons. Gonzalez, auspicando che
le elezioni si tengano in modo “limpido e pacifico” e che i candidati eletti
“si comportino con umiltà e servano disinteressatamente il popolo”. Agli
sconfitti l’arcivescovo di San Juan ha chiesto di essere “generosi di spirito”.
Infine, un richiamo: “Prima, durante e dopo la votazione, combattiamo ogni
forma di violenza e impegniamoci affinché prevalga la cultura della vita”.
(D.D.)
“L’EUCARISTIA
COSTITUISCE IL MEZZO PER ECCELLENZA PER RILANCIARE
LA
MISSIONE AD GENTES”: E’ LA RIFLESSIONE CONTENUTA IN UN MESSAGGIO
DI
MONS. MANUEL NETO QUINTAS, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE
PER LE
MISSIONI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE PORTOGHESE
LISBONA. = “Ogni volta che la
Chiesa si raduna per celebrare l’Eucaristia, celebra la sua stessa origine e
accoglie, con lo stesso vigore con cui Cristo glielo ha conferito, il mandato
di portare il lieto messaggio a tutte le nazioni”. Così si esprime mons. Manuel
Neto Quintas, vescovo ausiliare di Faro e presidente della Commissione
Episcopale per le Missioni, nella sua riflessione intitolata “Eucaristia e
Missione, binomio inseparabile”, pubblicata nella pagina web delle POM del
Portogallo. Il presule sottolinea che la comunione sacramentale, come
espressione piena di partecipazione al sacrificio eucaristico, rinnova e
consolida l’incorporazione a Cristo realizzata nel Battesimo e rinvia ogni
cristiano e tutta la Chiesa, quale segni e strumenti della salvezza operata da
Cristo, attraverso l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. “Nell’Eucaristia
convergono la vita della Chiesa e di ogni cristiano – si legge ancora –
mediante un continuo processo di configurazione a Cristo e nell’esercizio della
sua azione evangelizzatrice”. In questa prospettiva, “l’Eucaristia costituisce
il mezzo per eccellenza per rilanciare, in modo audace, la missione ad gentes,
poiché essa è la fonte da cui nasce ogni impulso dinamizzatore dell’azione
evangelizzatrice della Chiesa: è l’alimento con il quale ogni cristiano deve
nutrirsi per portare a tutti l’amore di Dio rivelatosi in pienezza in Cristo”.
“La forza evangelizzatrice che nasce dall’Eucaristia – conclude – conduce il
cristiano ad un impegno missionario nell’ambiente dove vive e negli altri
ambienti”. (B.C.)
“CI VUOLE UN AMICO, PERCHE’ LA DIGNITA’ FERITA
DALLA POVERTA’
POSSA RIEMERGERE”. INTERVENENDO ALLA PRESENTAZIONE
DI UN PROGETTO
DI SOLIDARIETA’, L’ARCIVESCOVO DI MILANO,
CARDINALE TETTAMANZI,
HA SOTTOLINEATO L’IMPORTANZA DI DARE CREDITO ALLA
VOLONTA’ DI RISCATTO
MILANO. = “Le banche devono dar
credito alla volontà di riscatto”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo di Milano,
cardinale Dionigi Tettamanzi, parlando ieri nella sede milanese della Banca
Popolare, per la presentazione dell’iniziativa “Assegno Amico”. Il progetto di
solidarietà, che creando un circuito fiduciario e garantito, rassicura il
benefattore e quindi stimola il flusso delle donazioni, è nato a Genova per
iniziativa della Fondazione Gaslini ed è stato portato a Milano da Caritas
Ambrosiana, Acli milanesi e il gruppo Ticket Accor Services. Nell’erogare il
credito - ha detto il cardinale Tettamanzi - “uno dei compiti principali di
qualsiasi banca è quello di essere attenta non solo alle garanzie economiche
fornite, ma anche alla capacità di sviluppare il proprio talento”. Il porporato
ha citato poi l’esperienza della Banca Gramehen, meglio nota come “la banca dei
poveri del Bangladesh”, ai quali presta cifre modeste ma decisive per fondare
sul lavoro una “sopravvivenza dignitosa”. “In oltre il 99% dei casi – ha
aggiunto – il disperatamente povero ha risposto alle attese, recuperando se
stesso e restituendo il prestito”. “Ci vuole un amico – ha proseguito – perché
la dignità ferita dalla povertà possa riemergere: è l’amicizia che restituisce,
a chi l’abbia perduta, la consapevolezza della sua dignità”. L’arcivescovo di
Milano ha, quindi, concluso che amicizia, carità e solidarietà devono stare
sempre insieme. (B.C.)
IL MARATONETA ITALIANO STEFANO SARTORI HA
PERCORSO I SENTIERI
DELL’HIMALAYA PER PORTARE UN MESSAGGIO DI PACE NEL NEPAL,
PAESE SCONVOLTO DALLA GUERRA CIVILE
KATMANDU. = E’ stata forse
la maratona più difficile della carriera di Stefano Sartori, 39 anni, campione
del mondo della specialità a squadre. In quattro giorni, correndo anche di
notte, ha percorso in Nepal i sentieri mozzafiato del monte Annapurna.
Sportivamente è stato un record assoluto, ma il motivo che ha spinto l’atleta
trentino a sfidare l’aria rarefatta dell'Himalaya non è stato agonistico.
Sartori ha, infatti, corso per finanziare l’associazione italiana “Apeiron”,
che da anni si occupa dei bambini e delle donne vittime di violenze nel piccolo
regno, insanguinato da una guerra già costata migliaia di vittime. Durante la
maratona, sono stati superati problemi legati a difficoltà tecniche, ma anche
al diffuso clima di sospetto. Molte delle aree attraversate da Sartori sono,
infatti, controllate dai guerriglieri maoisti. Nessuno, tuttavia, lo ha
fermato, né per chiedergli la “tassa”, che spesso i ribelli pretendono anche da
trekker e da turisti, né per intimargli di tornare indietro. L’impresa è stata
realizzata nei giorni della più importante festa hinduista del Paese, il
‘Dasain’. E’ una ricorrenza dedicata simbolicamente all’unione e all’armonia
familiare. Da molti anni, però, ben pochi affrontano il viaggio reso molto più
rischioso dal clima di terrore instaurato non solo dalla guerriglia, ma anche
dalle continue rappresaglie dell’esercito governativo. Per questo ha assunto
ancora più valore questa corsa, che ha trovato un’accoglienza calorosa al di là
di ogni aspettativa. Per parlare con lui, qualcuno si è addirittura messo a
correre al suo fianco per qualche chilometro, altri gli hanno offerto fiori ed
altri ancora cibo. (A.L.)
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30 ottobre 2004
- A cura
di Salvatore Sabatino -
L’Iraq infiammato dalla
guerriglia. Scontri con morti e feriti vengono segnalati in tutto il Paese. E
mentre i soldati britannici sono arrivati a Baghdad, a Najaf il grande
ayatollah sciita Alì Sistani ha incontrato una delegazione guidata dai leader
delle chiese cristiane in Iraq. Ancora incerta, invece, la sorte dell’ostaggio
giapponese finito in mano ai terroristi di Al Zarqawi. Il servizio è di
Salvatore Sabatino:
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Una
pioggia di conferme e smentite sull’identità del cadavere ritrovato ieri tra
Baghdad e Tikrit. Le prime informazioni ufficiali lo identificavano con Shosei
Koda, l’ostaggio giapponese finito nelle mani degli uomini del terrorista
giordano Abu Mussab Al Zarqawi. Questa mattina, però, il colpo di scena: il
portavoce ufficiale del governo di Tokyo ha riferito che il corpo rinvenuto non
è quello del giovane. Speranze riaccese, dunque, per la famiglia del temerario,
giunto in Iraq per aiutare la popolazione in difficoltà. Quasi
contemporaneamente, invece, un gruppo armato ha rapito un sudanese che lavora
come interprete per una ditta statunitense.
Sul
campo proseguono le violenze. In nottata scontri tra guerriglieri e militari
sono scoppiati a Samarra: un civile ucciso e sette agenti della Guardia
nazionale irachena feriti gravemente. L'esplosione di una bomba artigianale,
nella parte nord-occidentale di Baghdad, ha provocato il ferimento di cinque
civili. A Fallujah ancora nessun attacco da parte dei marines che circondano la
roccaforte sunnita. La soluzione della delicata vicenda legata alla città è ora
in mano ad una delegazione irachena, che sta facendo tutto il possibile per
evitare l’ennesimo spargimento di sangue. A Ramadi, dove tra l’altro è stata
raddoppiata la presenza militare americana, un soldato statunitense è rimasto ucciso
durante un attacco suicida con un’autobomba. A Najaf, invece, il grande
ayatollah sciita Alì Sistani ha incontrato ieri una delegazione guidata dai
leader delle chiese cristiane in Iraq, per discutere delle prossime elezioni,
previste per il gennaio del 2005. Nel comunicato emesso dopo l'incontro, il
leader religioso ha esortato tutti i cristiani a partecipare alla
consultazione.
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Ma in queste ore, l’attenzione del mondo è stata attirata
dal ritorno in video di Osama Bin Laden. Il capo di Al Qaeda, in un video trasmesso dalla
televisione araba Al Jazeera a pochi giorni dalle presidenziali americane del 2
novembre, ha parlato per la prima volta degli attentati dell’11 settembre cui
aveva pensato – ha detto – sin dal 1982. Lo “sceicco
del terrore”, apparso in buone condizioni, ha pure accennato a possibili nuovi
attacchi agli Stati Uniti ed ha accusato apertamente Bush di aver ingannato gli
americani. Ma a chi è rivolto, in
particolare, il messaggio di Bin Laden? Giada Aquilino lo ha
chiesto a Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:
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R. – Si rivolge
all’elettorato americano. E’ ormai una costante, questa di al Qaeda e dei
gruppi legati ad al Qaeda, di cercare di incidere sulle elezioni, sui processi
elettorali. E come abbiamo visto anche in Spagna, le opinioni pubbliche – se
vogliono evitare attentati – devono fare pressioni sui rispettivi governi.
Questa è una forma di ricatto che si è visto già funzionare molto bene in
Spagna, con il ritiro, poi, dall’Iraq. Non sarà la stessa cosa negli Stati
Uniti, ma sicuramente è un tentativo di Bin Laden di incidere nel teatro
politico di un Paese.
D. –
Perché rivendicare ora gli attentati dell’11 settembre?
R. – Al Qaeda
è legata a quell’operazione. Se vuole rendere più forte il messaggio,
soprattutto rivolgendosi al pubblico americano, dove è avvenuto l’attacco, è
chiaro che deve far riferimento all’11 settembre: ricorda immediatamente a
tutti quella ferita.
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Hanno dato esito negativo i primi accertamenti
radiologici, cui il presidente palestinese Yasser Arafat è stato sottoposto
questa mattina dagli specialisti dell'ospedale militare di Clamart, a Parigi.
In giornata saranno eseguiti altri esami. "E' ancora presto per trarre
conclusioni – ha riferito una fonte vicina al leader palestinese- i medici
dicono che le sue condizioni sono gravi, ma che non vi è un pericolo
imminente".
Intanto, nella Striscia di Gaza
proseguono le violenze: un bambino palestinese è morto questa mattina dopo
esser stato colpito da una pallottola
sparata da soldati israeliani a Jenin. Lo riferiscono fonti ospedaliere
palestinesi.
Si allunga in Iran la lista degli operatori dell’informazione
finiti in carcere nelle ultime settimane. Questa volta a finire in manette,
dopo essere stata convocata davanti ad
un giudice, è Fereshteh Qazi, una
giornalista del giornale 'Etemad'.
Sconosciute le accuse rivolte nei suoi confronti, mentre i familiari dicono di non essere ancora riusciti
a mettersi in contatto con lei.
I sequestratori dei tre dipendenti Onu rapiti due giorni fa in
Afghanistan hanno posto il ritiro delle truppe straniere dal Paese quale
condizione per il rilascio degli ostaggi. A riferirlo il portavoce
dell’Esercito dei musulmani, un’organizzazione riconducibile ai Taleban. I
rapiti sono di nazionalità kosovara, britannica-irlandese e filippina.
Torna
la violenza in Nepal. Uccisi 12 ribelli maoisti a Kathmandu, dopo uno scontro a
fuoco con le truppe nazionali. La battaglia di oggi segue l’appello al dialogo
che il re Gyanendra aveva rivolto loro sabato scorso.
Sono
oltre 37 i milioni di elettori chiamati domani alle urne in Ucraina per le
presidenziali. La sfida è tra il “delfino” del presidente uscente Kuchma e il
leader dell’opposizione filo-europeista. Sentiamo Giuseppe D’Amato:
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24 sono i candidati, ma sono
solo in due a giocarsi la presidenza di uno dei più estesi Stati d’Europa, con
circa 50 milioni di abitanti. Da una parte, il premier Yanukovich,
rappresentante dei gruppi al potere. Dall’altra, il leader dell’opposizione
Yushchenko, campione di una visione nuova dell’Ucraina. I sondaggi prevedono il
ballottaggio. L’Ucraina è a metà strada tra l’Unione Europea e la Russia:
presto dovrà ancorarsi ad una delle due orbite. Proteste per come i mass media
coprono le elezioni provengono dalla comunità internazionale. Numerose anche le
denunce di intimidazioni e di poca trasparenza.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Vigilia elettorale per le presidenziali anche in Uruguay. Per la
prima volta nella sua storia potrebbe essere eletto un presidente di sinistra.
Super favorito è, infatti, Tabaré Vasquez, ex sindaco di Montevideo: i sondaggi
lo accreditano del 47-48% per quanto riguarda le intenzioni di voto, contro il
27-34% del suo avversario, l'esponente della destra nazionalista Jorge
Larranaga. Maurizio Salvi:
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Il clima che si
respira a Montevideo, dove vive oltre la metà degli uruguayani, e anche
nell’interno del Paese prevalentemente rurale, è di attesa per un cambiamento
che fra l’altro chiude un circolo nella regione, dove pure il Brasile, con Luis
Ignacio Lula da Silva, e l’Argentina, con Nestor Kirchner, possono essere
classificati tra i residenti progressisti. Durante la campagna elettorale i
partiti tradizionali uruguayani, il Blanco e soprattutto il Colorado, hanno
cercato di mettere in risalto l’eterogeneità della coalizione di sinistra,
denominata Incontro progressista, Frante ampio e Nuova maggioranza, integrata
fra l’altro da esponenti degli ex guerriglieri Tupamaros. Marques ha ribadito
che tutte le forze della coalizione hanno sottoscritto un programma di azione
comune e assicurato il massimo rispetto della Costituzione.
Da Montevideo, Maurizio Salvi, per
la Radio Vaticana.
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Urne già aperte da questa
mattina, invece, in Botswana. Si tratta della nona tornata elettorale generale
del piccolo Paese dell’Africa australe. Poco più di mezzo milione gli aventi
diritto, chiamati a scegliere i 57 deputati del Parlamento. L’economia
nazionale si basa sull’estrazione ed il commercio dei diamanti.
Con una larga maggioranza, è
stata approvata ieri dalla Duma la proposta di legge avanzata dal presidente
Vladimir Putin, per l’abolizione diretta dei governatori delle 89 regioni
russe. Immediata la reazione delle Opposizioni, scese in piazza con numerosi
cortei. La legge prevede che il presidente abbia diritto di sciogliere ogni
assemblea regionale che per due volte si rifiutasse di convalidare la nomina del
governatore da lui designato.
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DOMENICA TERMINA L'ORA LEGALE
E SI TORNA ALL'ORA SOLARE
Questa notte, esattamente alle 3.00,
si torna all'ora solare dopo sette mesi di
ora legale,
ossia dal 28 marzo. Le lancette degli orologi
dovranno essere spostate indietro di 60
minuti.