RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
298 - Testo della trasmissione di domenica
24 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Essere
missionari in Africa. La testimonianza di padre Mario Pulcini, missionario
saveriano
Il terremoto di ieri in Giappone ha provocato
almeno 19 morti e 60 mila sfollati. Oltre 250 le scosse di assestamento
registrate nelle ultime 24 ore
Le
forze di polizia irachena nel mirino della guerriglia. 49 reclute uccise a sud
di Baghdad
Elezioni
in Kosovo senza incidenti: il partito di Rugova verso la vittoria; i serbi non
hanno votato.
24
ottobre 2004
NELL’ODIERNA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE,
ALL’ANGELUS,
IL PAPA RINGRAZIA I MISSIONARI PER IL LORO IMPEGNO
NEL
DIFFONDERE IL VANGELO E RICORDA IL SACRIFICIO DEI MARTIRI CRISTIANI
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Preghiera
e sostegno concreto per le missioni. E’ quanto chiesto dal Papa, all’Angelus in
piazza San Pietro, nell’odierna 78.ma Giornata missionaria mondiale. Giovanni
Paolo II ha così ringraziato il cardinale prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli e le Pontificie Opere Missionarie che, a suo
nome, promuovono questo significativo evento. Il servizio di Alessandro
Gisotti.
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Nella
Giornata Missionaria Mondiale, quest’anno dedicata al tema Eucaristia e
Missione, “tutti i credenti sono invitati a ravvivare la propria responsabilità
nell’annuncio del Vangelo a tutte le genti”. E’ la viva esortazione di Giovanni
Paolo II, che ha rivolto “un profondo ringraziamento a tutti i missionari e le
missionarie, impegnati sulle frontiere dell’evangelizzazione:
“A
loro assicuro uno speciale ricordo nella preghiera. In modo particolare, penso
a quanti hanno coronato col sacrificio della vita la testimonianza a Cristo e
il servizio all’uomo”.
Il Santo
Padre ha così invocato Maria, Regina delle Missioni, perché “ottenga ovunque
nella Chiesa il dono di numerose vocazioni alla vita missionaria”. Dopo
l’Angelus, in una mattinata dalla temperatura quasi estiva, il Pontefice ha
salutato i fedeli, rivolgendo un pensiero speciale al gruppo parrocchiale di
San Pancrazio, vicino Ravenna, venuto in occasione del 17.mo centenario del
martirio del santo patrono. In piazza San Pietro, anche una macchina barocca
per sostenere una immagine di Gesù, “Il Signore dei miracoli”, portata a
braccia da squadre di pellegrini latinoamericani. A loro il Papa ha riservato
un particolare saluto in spagnolo
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NELLA 78.MA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE,
DEDICATA AL TEMA
“MISSIONE ED EUCARISTIA”, LA TESTIMONIANZA
DEI MISSIONARI COMBONIANI
E
DELLE MISSIONARIE CARMELITANE
-
Intervista con padre Teresino Serra e suor Gloria Conti -
“Un
binomio inscindibile”: così Giovanni Paolo II ha definito “Eucaristia e
Missione”, ovvero il tema dell’odierna 78.ma Giornata Missionaria Mondiale.
“Ogni cristiano che incontra Gesù nell’Eucaristia – scrive, infatti, il Papa
nel suo messaggio per l’occasione – deve essere anche missionario e proclamare
con la vita l’amore misericordioso del Redentore, che è morto per la salvezza
di tutti”. Per avere un’idea dell’attuale impegno missionario della Chiesa nel
mondo, basti pensare che le circoscrizioni ecclesiastiche affidate a Propaganda
Fide sono 1081, alle quali vanno aggiunte altre 153 circoscrizioni della
cosiddetta “zona del silenzio”, come Cina e Cambogia. Il tutto costituisce il
40 per cento della Chiesa universale. I sacerdoti (tra clero diocesano e
religioso) sono più di 85 mila, le suore 450 mila. Sul tema dell’odierna
Giornata Missionaria, la riflessione di padre Teresino Serra, Superiore
Generale dei Missionari Comboniani del cuore di Gesù, al microfono di Dorotea
Gambardella:
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R. – Il messaggio missionario
del Santo Padre quest’anno insiste molto su due aspetti: primo, la comunione
tra gli uomini, soprattutto questo sforzo dei cristiani di fare comunione con
ogni uomo e con ogni cultura. Poi, c’è l’aspetto eucaristico: il Santo Padre
insiste su questo punto. Il cristiano, missionario ogni giorno, dev’essere
persona eucaristica, deve donarsi, consumarsi per gli altri, nel senso che la
vita ci è stata data per essere donata e la Giornata missionaria mondiale
insiste su questo essere cittadini del mondo nel nome di un Cristo che va
annunciato, il Cristo della fraternità, il Cristo dell’unità, il Cristo della
pace in questi tempi così “sanguinanti”.
D. – Qual è quindi l’obiettivo
principale della missione?
R. – Predicare il Cristo
totalmente: il Cristo che accarezza il bambino e il Cristo che cambia l’acqua
in vino, che guarisce l’infermo, il Cristo che dà speranza al prigioniero, però
anche il Cristo che caccia i mercanti dal tempio, il Cristo che usa aggettivi
pesanti contro Ponzio Pilato, che si annuncia e denuncia ... soprattutto il
Cristo che predica: “L’amore deve sempre vincere”, che dice: “La società è come
un campo. Nel campo è nato il grano, però c’è anche la zizzania”. Il Cristo che
ci dice: “Non guardate troppo alla zizzania, guardate al grano perché il grano
è molto di più, e la zizzania non prenderà mai il posto del grano!”.
D. – L’impegno missionario della
Chiesa – scrive ancora il Pontefice – costituisce anche in questo inizio del
terzo millennio un’urgenza. Ascoltiamo la testimonianza di suor Gloria Conti,
consigliera generale delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del
Bambin Gesù, da poco tornata dall’arcipelago delle Filippine:
R. – Mi chiedo come si possa ancora tollerare, oggi, all’alba del terzo
millennio che nelle strade di Manila possano vivere in una maniera disumana 136
mila bambini sotto i sei anni, completamente abbandonati, dei quali non si conosce
più l’identità, non hanno più famiglia ... completamente nudi ... li ho visti
girare per le strade, più neri del carbone, i figli di Dio umiliati ... Ho
visto, però, una povertà dignitosa, ho visto gente che comunque vuole vivere e
non soltanto sopravvivere. Sono proprio i poveri che in questo caso mi hanno
evangelizzato, con questa grande speranza che a nessun’altra cosa è attaccata
se non a Dio!
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INIZIA DOMANI LA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
GIUSTIZIA E PACE:
NELL’OCCASIONE, IL CARDINALE MARTINO, PRESIDENTE
DEL DICASTERO VATICANO, PRESENTERA’ IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA
CHIESA
- Intervista con il cardinale Renato Raffaele
Martino -
Domani, inizia a Roma
l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul
tema dell’azione pastorale della Chiesa in ambito sociale dalla Gaudium et
Spes ad oggi. In questa occasione, alle 11.30 nella Sala Stampa vaticana il
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero, presenterà il
Compendio della Dottrina sociale della Chiesa ed alcuni altri progetti: un
Dizionario dei diritti umani, il sito web del dicastero e il Direttorio di
pastorale sociale. Sugli obiettivi della plenaria, Giovanni Peduto ha sentito
lo stesso cardinal Martino:
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R. – Si vuole fare il punto
sull’azione pastorale della Chiesa in ambito sociale dal Concilio ad oggi,
sottolineando tra l’altro l’attualità della Gaudium et Spes riguardo
alla globalizzazione economica, la democrazia politica, la guerra e la pace e i
diritti umani.
D. – Cosa ha cambiato la Gaudium
et Spes nell’azione sociale della Chiesa?
R. – Ha
precisato in maniera innovativa il vitale rapporto del cristiano nel confronto
delle realtà terrene, riaffermando la retta concezione dell’autonomia di queste
ultime, ed insieme l’imprescindibile dovere del seguace di Cristo ad animarle
con il fermento vitale del Vangelo. Ha sviluppato il magistero di Pio XII e di
Giovanni XXIII al riguardo, ed ha aperto la strada alle importanti novità di
Paolo VI e di Giovanni Paolo II in campo sociale.
D. – La Chiesa a volte è
accusata di ingerenze in campo sociale ...
R. – La Chiesa
non può non far sentire la sua voce, che vuole essere quella di Gesù, quando
sono in discussione la dignità della persona umana, i suoi diritti fondamentali,
il retto ordinamento della vita economica e sociale, nazionale e
internazionale, soprattutto quando è in gioco il grande bene della pace.
Mancherebbe ad un suo preciso dovere: “Ciò che avete udito all’orecchio,
predicatelo dai tetti”. Del resto, la Chiesa, che viene accusata di ingerenze,
è proprio lei a difendere la laicità dello Stato, incitando tutti a dare a Dio
quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare.
D. – L’autonomia dei cattolici
in campo sociale come va armonizzata con la dottrina sociale della Chiesa?
R. – Anzitutto, va sottolineato
che tutta la comunità ecclesiale – sacerdoti, religiosi e laici – concorre a
costituire la dottrina sociale, secondo la diversità dei compiti, carismi e
ministri al suo interno. Dunque, non ci può esser conflitto ma collaborazione.
Poi va detto che tale dottrina non limita l’autonomia dei laici, ma la
supporta, l’indirizza alla luce del Vangelo.
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24
ottobre 2004
PER L’UNIONE EUROPEA,
INIZIA DOMANI UNA SETTIMANA PARTICOLARMENTE
SIGNIFICATIVA: MERCOLEDI’ IL VOTO PER LA NUOVA
COMMISSIONE E, SOPRATTUTTO,
VENERDI’ LA FIRMA A ROMA DEL TRATTATO
COSTITUZIONALE.
UN SENTIMENTO DI “PRUDENTE FIDUCIA” ESPRESSO DAI
VESCOVI EUROPEI
- Intervista con mons. Aldo Giordano -
Per l’Unione europea si apre
domani una settimana particolarmente significativa, innanzitutto per la firma
del Trattato costituzionale, venerdì, ma anche per il voto
dell’Europarlamento sulla nuova Commissione di Barroso. Lo stesso presidente
designato si dice convinto di superare, mercoledì, l’esame di Strasburgo, dopo
il compromesso che ha offerto agli europarlamentari: in sostanza una
supervisione su aspetti chiave del portafoglio da affidare a Rocco
Bottiglione, le cui audizioni a Bruxelles hanno portato a forti riserve,
o bocciature, da parte degli europarlamentari, per il rischio – a loro giudizio
– di discriminazioni in tema di omosessuali e donne.
Resta tutta l’importanza della
firma di venerdì 29 a Roma: 25 capi di Stato e di governo sottoscriveranno il
primo Trattato costituzionale dell’Unione, che dovrà poi essere varato da ogni
singolo Paese. In attesa di analizzare gli aspetti giuridici e la stessa efficacia
sul piano politico della Carta, oggi offriamo la riflessione dei vescovi
europei. Come guarda il Consiglio delle Conferenze episcopali europee al testo
in questione, ma anche come valuta questo che è senz’altro un passo storico?
Fausta Speranza ha intervistato il segretario generale, mons. Aldo Giordano:
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R. – Abbiamo avuto,
all’inizio del mese di ottobre, l’occasione di discutere di questo durante
l’incontro di tutti i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa, che si
sono incontrati in Inghilterra a Leeds. Si potrebbe dire che nell’insieme c’è
uno sguardo di prudente fiducia in questo passo della firma del Trattato. I
vescovi confermano ancora una volta che ogni passo verso una unificazione è
importante ed è in qualche maniera da interpretare come un segno dei tempi.
Tutto ciò che si fa verso una Europa più solidale o più giusta eccetera, è
visto in conformità al Vangelo. D’altra parte c’è un po’ l’impressione anche di
una certa stanchezza perché sembra che manchi uno scopo a questo processo, uno
scopo concreto. Sembra che l’aspetto burocratico abbia un certo sopravvento,
l’aspetto di compromesso. Se l’Europa decidesse chiaramente di unirsi per uno
scopo a livello mondiale diventerebbe molto interessante. Ad esempio l’Europa
si impegna a sradicare la fame nel mondo, cominciando dall’Africa. In questa
maniera gli europei si impegnerebbero a costruire questa Europa.
D. – Nel testo torna la
Carta dei diritti e l’esplicitazione di forti valori comuni. Quali le speranze
dei vescovi in rapporto proprio ai valori a partire da quello della pace?
R. - I vescovi riconoscono che nel Trattato ci
sono dei valori che condividiamo e che sono importanti, come il tema della
pace, ma pensiamo anche al valore della dignità della persona umana o il tema
in genere dei diritti o il tema della libertà religiosa o del riconoscimento
del ruolo delle Chiese o del riconoscimento anche del valore comunitario
dell’esperienza religioso. Questo si ritrova nel Trattato e noi citiamo
volentieri quello che è attualmente l’art. 52, un buon articolo per garantire
questi elementi. Riguardo a questi valori le parole adesso ci sono e il compito
che si sente è che dobbiamo dare un contenuto a queste parole. In Europa non è
chiaro che cosa sia la dignità umana, cosa sia la libertà, cosa sia la stessa
pace, cosa sia la libertà religiosa. Abbiamo il grosso compito di dare un
contenuto a questi concetti. Nel preambolo c’è la parola religione, adesso abbiamo
il compito di dare un contenuto più preciso e non lasciare questo concetto a
livello molto generico e senza un contenuto. Nell’art. 52 si parla di un
dialogo regolare con le istituzioni politiche, tra le istituzioni e le Chiese.
Adesso si tratterà di dare un contenuto, cosa vorrà dire questo dialogo regolare,
quali strutture creeremo. Dall’altro, i vescovi vedono degli elementi
problematici nel Trattato. La cosa più visibile è stato che quanti hanno
scritto il Trattato non abbiano voluto introdurre un riferimento esplicito nel
preambolo alle radici cristiane. Questo dibattito ha lasciato delusione in
molti Paesi. Ci si domanda perché, in fondo, il contenuto del cristianesimo non
è esplicitamente conosciuto, riconosciuto e non si voglia dare uno spazio a
questa dimensione che appartiene alla nostra realtà. D’altra parte ci sono
altri elementi, quali il tema della famiglia, certi problemi della bioetica,
come quello della clonazione eccetera… Sembra che manchi di una chiarezza in
maniera fondamentale. Questi sono elementi critici e noi speriamo che anche
l’occasione della firma del Trattato e soprattutto il dibattito che ci sarà nei
vari Paesi per la ratifica - importante perché una serie di Paesi prevede un
referendum – siano l’occasione ancora una volta per una riflessione calma su
questi valori. C’è bisogno di pensare, c’è bisogno di riflettere, c’è bisogno
di una buona presentazione del Trattato, c’è bisogno che i laici cristiani
veramente siano presenti in questo dibattito e possano dare un certo contenuto
positivo a quello spazio che il Trattato offre e a correggere quello che noi
vediamo come limiti anche gravi del Trattato.
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NELL’ODIERNA GIORNATA
DELLE NAZIONI UNITE, IN PRIMO PIANO LA RIFORMA
DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU PER RIDARE
CREDIBILITA’
ALL’INTERO
SISTEMA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE
- Ai nostri microfoni, il prof. Luigi Bonanate -
Si celebra oggi
la Giornata delle Nazioni Unite, organizzazione creata 59 anni fa come
strumento di pace, a tutela dei diritti dell’uomo e per lo sviluppo dei Paesi.
“Se ora il mondo è migliore – ci ricorda in un messaggio il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan – è grazie all’ONU. Ma violenza, oppressione, povertà
analfabetismo e malattie mietono ancora oggi troppe vittime.” E dunque, Annan
si rivolge a tutti i governi del mondo: “Possiamo e dobbiamo fare di più”. Il
servizio di Roberta Gisotti:
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Nazioni Unite
nell’occhio del ciclone in questo anno 2004, in un mondo certamente trasformato
dal lontano 1945, quando l’ONU nasceva sulle ceneri della Seconda Guerra
Mondiale, ponendo le fondamenta per una società globale pacifica e rispettosa
dei diritti umani, portatrice di sviluppo per l’intera umanità. Da allora un
percorso in salita, di luci ed ombre: una pace globale mai raggiunta, un
benessere per tutti che è ancora un miraggio, ma anche tanti progressi per la
condizione dei popoli più oppressi, per l’emancipazione delle donne, per la
difesa dei bambini, per la lotta alla povertà, per la salute, per le libertà
fondamentali.
Ma oggi
s’impone con urgenza una riforma dell’intero sistema delle Nazioni Unite, cui
aderiscono attualmente 191 Stati, che chiedono una più equa rappresentanza,
soprattutto nell’organo esecutivo dell’ONU, il Consiglio di Sicurezza, che
conta 5 seggi permanenti con diritto di veto, riservati a Stati Uniti, Russia,
Cina, Francia e Gran Bretagna, e 10 seggi a rotazione biennale tra tutti gli
altri membri dell’ONU. Di questo parliamo con il prof. Luigi Bonanate,
ordinario di Relazioni internazionali all’Università di Torino.
D. –
Professore, sappiamo che il dibattito è aperto e molto acceso …
R. – Il
problema che noi dobbiamo davvero porci è che cosa serve per far funzionare democraticamente
un’istituzione? Gli serve di più avere sette, otto o dieci Stati con potere di
veto? E io rispondo: non credo che questa sia la soluzione! O un diverso modo
in cui gli Stati, attraverso i loro rappresentanti diplomatici, andranno a
porsi nei confronti dell’ONU? In fondo, non dimentichiamo che oggi tutti i
Paesi del mondo mandano dei rappresentanti diplomatici all’Assemblea generale e
nelle varie istituzioni, cioè dei funzionari, non dei rappresentanti politici. Questo a me sembra il vero,
grande problema del funzionamento democratico di un’istituzione internazionale.
Vogliamo o no rendere l’Organizzazione delle Nazioni Unite quella struttura universale
con delle capacità di intervento planetario? Cosa che quasi tutti dicono di
auspicare. Nello stesso tempo, quasi tutti gli Stati del mondo in questi ultimi
cinquant’anni, in qualche occasione si sono tolti lo sfizio di nuocere all’ONU.
E’ questo che noi dobbiamo considerare. L’ONU siamo noi: non è un corpo
estraneo che ci dovrebbe governare da lontano e ogni tanto ci accorgiamo che
non funziona!
D. – Nazioni
Unite in crisi d’identità e di conseguenza in crisi di autorità, soprattutto
nel dirimere i conflitti: tutti ne invocano l’intervento ma poi le stesse missioni
di pace dell’ONU sono sempre più spesso messe sotto accusa …
R. – Dunque, da
una parte noi abbiamo, oggi, il dato che le missioni di peace-keeping, peace
enforcement e così via. Le operazioni paramilitari dell’ONU sono almeno
quindici nel mondo e sono tutte utilissime. Molto sovente ce le dimentichiamo,
ma servono moltissimo. D’altra parte, giustamente possiamo osservare però che
nessuno crede oggi alla capacità dell’ONU di impedire nuove crisi. E’ vero. Ma
perché? Abbiamo un esempio sotto agli occhi, purtroppo, che è doloroso; lo
voglio citare non in senso polemico, ma proprio nel senso dell’affetto che noi possiamo portare all’ONU. Quando un
Paese si comporta come gli Stati Uniti nei confronti della crisi irachena,
andando in Consiglio di Sicurezza a raccontare, chiamiamole con il loro nome,
delle bugie, perché poi lo hanno ammesso loro stessi che le cose che Powell
andava a dire erano false; magari lui era in buona fede quel giorno, ma le
notizie sapevamo tutti che non erano buone…. Ora è qui il problema: non che
l’ONU non abbia credibilità; non ha credibilità chi calpesta i principi su cui
si è fondata la Carta dell’ONU. Ora, di nuovo, l’ONU non può impedire che
scoppino delle crisi; ma l’ONU è l’unica organizzazione al mondo che può mandare
delle truppe di interposizione, di intervento rapido, di separazione delle
forze ... Naturalmente, l’ONU non può condurre guerre: ma questo, per fortuna!
Saremmo molto contenti che nessuno potesse condurre delle guerre! Dunque, l’ONU
non è che non abbia dei meriti: continua ad averne ed è utilissima. Ma potrebbe
funzionare molto meglio!
D. – Prof.
Bonanate, come dire che importanti sono i contenuti che i singoli Paesi riescono
a portare nella Casa comune dell’ONU?
R. – Esattamente. Ecco,
un’agenda di problemi, non di interessi.
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TRE
GIORNI PER FARE IL PUNTO SU GIUSTIZIA, CARCERE E VOLONTARIATO:
A
ROMA, LA TERZA ASSEMBLEA NAZIONALE
DEL
VOLONTARIATO NEL SETTORE DELLA GIUSTIZIA
- Intervista con Livio
Ferrari e don Albino Bazzotto -
Uno spazio di
riflessione su giustizia, solidarietà, volontariato e carcere. Responsabili di
amministrazioni penitenziarie, del Ministero di Giustizia, ed esponenti di
organismi ecclesiali, movimenti e associazioni si sono riuniti a Roma per la
Terza Assemblea Nazionale del volontariato nel settore della giustizia. Ce ne
parla Paolo Ondarza:
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Una presenza in
crescita quella dei circa 8 mila volontari nelle carceri in Italia. Il numero
di quelli attivi in modo non episodico vede un aumento del 17,5 per cento
rispetto allo scorso anno. Si tratta, tuttavia, di un trend non
omogeneo: particolarmente florido nel centro del Paese, dove si colloca un
terzo del fenomeno. Il numero dei volontari scende decisamente al sud sia per
la presenza nelle carceri di detenuti appartenenti alla criminalità organizzata
che per la resistenza di alcuni direttori di istituto ad accettare presenze
esterne. Principale ostacolo al lavoro del volontariato è il sovraffollamento,
ragione dello sciopero pacifico di questi giorni, che inibisce la possibilità
di arricchire la vita dei detenuti di spazi formativi, sostegno psicologico,
assistenza materiale, attività religiose. L’attuale sistema - denunciano le
organizzazioni di volontariato - fa acqua da tutte le parti: il carcere è ancora
quella faccia dell’umanità che l’umanità stessa non vuole vedere. Livio
Ferrari, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia:
“Facciamo fatica a guardarci dentro quando sbagliamo,
ma dobbiamo farlo. Se siamo un’umanità che vuole percorrere quel Vangelo che ci
è stato indicato, dobbiamo avere la forza e la capacità di saper perdonare”.
E’ quanto mai opportuno stabilire priorità
nell’attenzione ai vari agenti del problema carcere. Don Albino Bizzotto
presidente dei Beati Costruttori di Pace:
“Chi è il soggetto? La persona che è in carcere è il
soggetto primo dei diritti. E tutti gli altri dovrebbero girare attorno”.
E parlando di carcere non può mancare il ricordo di
quel 70-90 per cento di arresti in Iraq portati a segno, secondo fonti di
intelligence Usa, per errore. Una riflessione che non poteva non provenire
dalle parole di Fabio Alberti, presidente di “Un ponte per”, l’organizzazione
delle due volontarie italiane rapite:
“Tutta
la popolazione italiana ha vissuto cosa significa avere dei propri cari imprigionati
senza motivo, senza sapere dove siano, ma questa è la condizione quotidiana di
decine di migliaia di persone in Iraq”.
Una tre giorni, quella romana, per ribadire che
investire sul destino sociale dei detenuti significa garantire la sicurezza di
tutti i cittadini ed uscire da un’inumana logica di vendetta.
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24
ottobre 2004
PER LA GIORNATA MISSIONARIA
MONDIALE, L’AGENZIA FIDES HA PRESENTATO
UN RAPPORTO SULLA SITUAZIONE DELLA
CHIESA NEL MONDO ED UN DOSSIER SU AIDS, MALARIA ED ALTRE FORME INFETTIVE
CITTA’
DEL VATICANO. = In occasione dell’odierna Giornata missionaria mondiale,
l’Agenzia Fides ha stilato un dossier riportando dati che si riferiscono alla
situazione della Chiesa nel mondo. Le tavole sono tratte dall’ultimo ‘Annuario
statistico della Chiesa’ aggiornato al 31 dicembre 2002. Su una popolazione
mondiale di oltre 6 miliardi di persone, il numero dei cattolici è di un
miliardo e 70 milioni. Nel mondo i sacerdoti sono più di 405 mila, i missionari
laici circa 143 mila e i catechisti oltre due milioni e 700 mila. Gli istituti
di beneficenza e assistenza gestiti dalla Chiesa sono in totale 113 mila. Per
quanto riguarda le opere sostenute da Propaganda Fide, le scuole sono 42 mila,
1600 gli ospedali, 6 mila i dispensari medici e 12 mila le strutture caritative
e sociali. Per la Giornata Mondiale delle Missioni, l’Agenzia Fides ha
presentato anche un rapporto su Aids, malaria ed altre forme infettive che ogni
giorno colpiscono milioni di innocenti, spesso assistiti solo da missionari.
Ogni giorno – rileva il rapporto - almeno 6.000 giovani rimangono vittime, nel
mondo, del virus dell’AIDS. Dal 1985 ad oggi,
inoltre, sono morti circa sette milioni di lavoratori del settore agricolo
nei 25 Paesi più colpiti ed altri 16 milioni potrebbero morire entro il 2020.
Nel 2003 l’UNAIDS ha calcolato un totale di 40 milioni di persone infettate
dall’HIV nel mondo, dei quali almeno 26 milioni in Africa. (A.L.)
ESSERE MISSIONARI IN AFRICA. IL
SIGNIFICATO DI QUESTA ESPERIENZA
NELLA TESTIMONIANZA DI PADRE
MARIO PULCINI, MISSIONARIO SAVERIANO
CHE HA TRASCORSO 15 ANNI IN BURUNDI
BUJUMBURA. = La maggior
parte del nostro tempo lo dedichiamo ad aiutare in maniera concreta la gente,
la nostra gente. Viviamo situazioni disperate, contesti dove la fame, la
povertà e la malattia, non impediscono comunque alla vita di emergere con
forza. Così padre Mario Pulcini, missionario saveriano che ha trascorso 15 anni
in Burundi, spiega all’agenzia MISNA il senso delle missioni in Africa. “La
gente continua ancora oggi a ringraziarci - aggiunge il missionario – e
riconosce l'impegno ed il coraggio di aver accettato di vivere in condizioni
spesso difficili”. Queste persone danno a tutta la Chiesa la forza di proseguire
il cammino intrapreso. “Gli africani, con il loro impegno e il loro entusiasmo
– aggiunge padre Pulcini - ci spronano a rinnovarci, a non invecchiare”. In
Burundi, spiega ancora il religioso, celebriamo questa giornata soprattutto per
sottolineare il carattere missionario della Chiesa. Sono moltissimi i
sacerdoti, le missionarie e i missionari burundesi in Africa e nel resto del
mondo. “Religiosi – conclude padre Pulcini - che arricchiscono la Chiesa
invitandola a mettersi sempre in cammino”. (A.L.)
LA DIFFICILE SITUAZIONE
DEI PAESI LATINOAMERICANI NELLA NOTA REDATTA
AL TERMINE DEL QUARTO INCONTRO
CONTINENTALE DELLA PASTORALE
PER I DIRITTI UMANI, RECENTEMENTE SVOLTOSI A CARACAS
CARACAS. = L’impoverimento,
l’esclusione sociale e i fenomeni di corruzione soprattutto nelle democrazie
più deboli sono le principali minacce ai diritti dei popoli latinoamericani. E’
il quadro tracciato dai 68 delegati, provenienti da 19 Paesi del Cono Sur,
nella loro dichiarazione conclusiva a margine del Quarto incontro continentale
della pastorale per i diritti umani, conclusosi recentemente a Caracas.
L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle Chiese
locali, è stata promossa dal Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), dal
Segretariato per l’America Latina e i Caraibi, dalla Caritas e dalla Conferenza
episcopale venezuelana. “La povertà diffusa e l’emarginazione sono l’effetto di
un modello di sviluppo che promuove una distribuzione iniqua delle ricchezze,
l’aumento della dipendenza e, di conseguenza, impone ai Paesi un debito estero
più oneroso” recita la nota finale. Sono presenti nello scritto riferimenti al
valore della vita e i ripetuti episodi di violazione dei diritti umani, tra i
quali la violenza quotidiana e l’allontanamento forzato delle persone. “Il
narcotraffico cresce nella maggior parte dei Paesi con conseguenze nefaste”
prosegue il comunicato. Quella che è stata denominata la dichiarazione di
Caracas ribadisce, infine, che la democrazia “è il miglior sistema per lottare
contro questi mali”. (D.D.)
PREOCCUPAZIONE PER IL PROGETTO DI RIFORMA DELLA
COSTITUZIONE, APPROVATO
DAL PARLAMENTO, E RIAFFERMAZIONE DELL’IMPORTANZA
DELLA TUTELA DELLA VITA UMANA FIN DAL CONCEPIMENTO SONO AL CENTRO DI DUE
DOCUMENTI
APPROVATI
DAL CONGRESSO NAZIONALE DEL MEIC, IL MOVIMENTO ECCLESIALE
DI IMPEGNO CULTURALE, CHE SI E’ CONCLUSO OGGI A
ROMA
- A cura di Ignazio Ingrao -
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ROMA. = Con due documenti
finali, approvati all’unanimità, si è concluso oggi a Roma il Congresso
nazionale del MEIC, il Movimento ecclesiale di impegno culturale, che ha
riunito oltre 250 delegati provenienti dagli oltre 100 gruppi sparsi in tutta
l’Italia. Gli intellettuali cattolici esprimono forte preoccupazione per il
progetto di riforma costituzionale approvato dalla Camera dei deputati. “La
qualità della democrazia - si legge nel documento finale - e della stessa
convivenza civile in Italia corre il rischio di un ulteriore degrado se la
forma di governo e la distribuzione delle competenze a livello statale, regionale
e locale vengono riviste nel conflitto e nella contrapposizione muro contro
muro”. Quanto alla discussione sulla legge e sulla fecondazione assistita, il
MEIC ribadisce l’importanza della tutela della vita umana fin dal concepimento.
Gli intellettuali cattolici auspicano che questo principio possa essere di
efficace orientamento sia nel caso che si giunga alla celebrazione dei
referendum, sia che si proceda a modificare la legge stessa.
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UN PROGETTO CULTURALE UNICO. COSÌ PADRE OTTAVIANO
RAIMONDO, DIRETTORE DELL’EMI, SOTTOLINEA L’ORGINALITÀ DELLA CASA EDITRICE MISSIONARIA
ITALIANA
BOLOGNA.
= Novanta titoli all’anno, quasi due alla settimana. Sono questi i principali
dati dell’Editrice Missionaria Italiana (EMI), casa editrice che “non si sente
in concorrenza con nessuno”. Così padre Ottavio Raimondo, missionario comboniano
e direttore dell’EMI, spiega all’Agenzia MISNA l’originalità di questo progetto
culturale che dopo oltre 30 anni ha consolidato il proprio spazio in termini di
diffusione di copie e di apprezzamento da parte dei lettori. “C’è una parte di
umanità bisognosa di una ‘cassa di risonanza’, di qualcuno che si metta in
ascolto e faccia sentire questa voce”, spiega il missionario. “Siamo contenti -
aggiunge - quando si pubblicano iniziative editoriali sulla storia, sulla
cultura e sui popoli del sud del mondo”. I punti cardinali che orientano le
scelte della casa editrice sono l’attenzione alle scommesse interculturali e la
sensibilità ai fenomeni sociali in continuo cambiamento come la
globalizzazione. “Cerchiamo di offrire ai lettori riflessioni che non riempiano
semplicemente la testa, ma che portino ad un cambio nello lo stile di vita”,
aggiunge padre Raimondo. Nata a Bologna nel 1973 su iniziativa di alcuni
istituti missionari, la EMI continua ad essere un punto di riferimento in
Italia, anche per la sensibilità data a temi spesso trascurati dalle grandi
case editrici. (A.L.)
STAMANI AD ALESSANDRIA D’EGITTO, L’INTRONIZZAZIONE
DEL NUOVO PATRIARCA
GRECO-ORTODOSSO
DI TUTTA L’AFRICA, TEODORO II
ALESSANDRIA.= Si è svolta
stamani ad Alessandria d’Egitto la cerimonia di intronizzazione del nuovo
Patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa, Teodoro II (Nicholas Chorevtakos),
finora Metropolita dello Zimbabwe, eletto all'unanimità
dai tredici metropoliti del Santo Sinodo del Patriarcato di Alessandria.
La cerimonia – riferisce l’agenzia France Presse – si è svolta alla presenza
del presidente greco Stefanopoulos e di circa due mila fedeli. Teodoro II
succede al Patriarca Petros VII, morto
l’11 settembre scorso in un incidente di elicottero, mentre si stava recando
con altre 16 persone al Monte Athos. Nato nell’isola di Creta, nel 1954,
Teodoro II – che ha studiato teologia all’università di Salonicco – è stato
consacrato vescovo nel 1978. Nel 1997 è stato eletto Metropolita del Camerun,
nel 2002 dello Zimbabwe. (A.G.)
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24 ottobre 2004
- A cura
di Salvatore Sabatino -
E’
salito ad almeno 19 morti, oltre mille feriti e 61.000 sfollati il bilancio del
violento sciame sismico, che ieri ha investito il Giappone centro-occidentale.
Oggi la terra ha tremato ancora nella prefettura di Niigata, lungo il Mar di
Giappone. Il nostro servizio:
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Sono
state oltre 250 le scosse di terremoto che hanno colpito nelle ultime 24 ore il
Giappone. Uno sciame sismico senza precedenti; con movimenti tellurici che
hanno raggiunto anche 6,8 gradi della scala Richter. E’ il maggior evento
sismico nel Paese nipponico dal 1995, quando ad essere colpita fu soprattutto
Kobe, con oltre 6.400 vittime. I danni maggiori, questa volta, si concentrano
nell’area di Niigata, epicentro del sisma, dove sono oltre 60 mila gli
sfollati. Ad essere colpita soprattutto la zona costiera, dove sono decine gli
smottamenti segnalati. Il sistema viario è praticamente in tilt. Ma anche
quello ferroviario ha subito pesanti rallentamenti, dopo che il famoso
Shinkansen, il treno superveloce, ha deragliato per la prima volta in 40 anni
di servizio. Solo danni materiali, in questo caso, ma nessuna vittima.
Numerose
le aree isolate, raggiunte solo nelle ultime ore dagli elicotteri
dell'esercito. La Croce Rossa nipponica ha inviato un centinaio di medici e infermieri
negli ospedali e nei rifugi della regione per assistere i pazienti e distribuire
beni di prima necessità. Secondo gli esperti se l’epicentro fosse stato più
vicino a Tokyo, sarebbe stata una vera tragedia. Un sisma di tale potenza
avrebbe, infatti, potuto provocare più di 7 mila morti. Il Giappone convive
quotidianamente con i terremoti: ogni anno solo a Tokyo sono almeno un migliaio
le scosse registrate dagli osservatori sismici.
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Ci
trasferiamo in Iraq: 49 corpi di soldati iracheni sono stati trovati a Baquba,
nel nord del Paese. Lo riferiscono fonti ufficiali irachene. Un diplomatico
statunitense, invece, è stato ucciso nei pressi dell’aeroporto di Baghdad. E
mentre le truppe americane proseguono nei loro raid su Falluja, prosegue la
strategia dei rapimenti. La cronaca nel
nostro servizio:
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In
questa ennesima giornata di sangue in Iraq, ancora le forze dell’ordine nel
mirino della guerriglia. I cadaveri di 49 reclute dell'esercito iracheno,
infatti, sono stati trovati nei pressi di Baquba, a nord-est di Baghdad. Le
nuove reclute stavano tornando da un addestramento svolto nel deserto
meridionale vicino al confine con l'Iran. Durante il viaggio verso la loro base
di Kirkush, i guerriglieri hanno intercettato i militari, che sono stati fatti
sdraiare e poi uccisi a sangue freddo. Solo ieri, almeno 17 agenti, erano morti
in due attacchi con autobombe a nord-ovest di Baghdad e vicino a Samarra, a
nord della capitale. E se a Kerbala un nuovo agguato ha causato la morte di un dignitario sciita iracheno e
un poliziotto, i militari statunitensi proseguono, invece, i loro raid contro
Falluja, dove almeno 5 persone sono rimaste uccise.
Un
diplomatico americano è stato, invece, ucciso oggi in un attacco a colpi di
mortaio presso l'aeroporto di Baghdad. A confermare la notizia un responsabile
del dipartimento di Stato americano. Un sito islamico ha, invece, mostrato le
foto e un video della decapitazione di una “spia” irachena, mentre cresce
l'ansia per la sorte dell'operatrice umanitaria anglo-irachena Margaret Hassan,
ostaggio di un gruppo armato non identificato. Responsabili di cinque diversi
gruppi della guerriglia di Falluja hanno affermato di non tenerla in ostaggio.
Sempre sul fronte dei rapimenti, c’è da segnalare quello lampo avvenuto ieri
sempre a Falluja, dove un giornalista francese è stato trattenuto per alcune
ore da miliziani. Il rilascio è avvenuto su intervento del consiglio della
Shura della città. Sul fronte interno statunitense, invece, crescono le
polemiche sul trasferimento di una decina di detenuti iracheni fuori dall'Iraq.
Lo spostamento sarebbe avvenuto in segreto da parte della Cia, per essere
sottoposti altrove a interrogatori. A rivelarlo il “Washington Post”,
sottolineando come il trasferimento potrebbe rappresentare una violazione
della convenzione di Ginevra sui
diritti dei prigionieri di guerra.
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Il
presidente uscente Hamid Karzai ha matematicamente vinto le elezioni
presidenziali afgane, le prime dalla fine del regime dei Taleban. A comunicarlo
la commissione elettorale nazionale. Nel Paese asiatico la tensione resta comunque
alta. Ieri un attacco kamikaze in una affollata via commerciale di Kabul ha
provocato 3 morti: l’attentatore, una bambina ed una donna americana. Almeno 8,
invece, i feriti. L’attacco è stato rivendicato da un portavoce del movimento
dei Taleban, anche se le autorità stanno verificando la veridicità della
notizia.
Il
governo israeliano ha approvato con tredici voti a favore e sei contrari il
disegno di legge sugli indennizzi agli ottomila coloni di Gaza e della Cisgiordania
settentrionale, che l'anno prossimo dovranno lasciare gli insediamenti in base
al piano di ritiro di Ariel Sharon.
Da
Tokyo, dove si trova in visita ufficiale, il segretario di Stato Usa, Colin Powell, ha respinto le “condizioni”
delle Corea del Nord per riprendere i negoziati multilaterali sullo
smantellamento del suo arsenale nucleare. Washington, ha poi fatto intendere il
capo della diplomazia statunitense, ha intenzione di chiedere che la questione
sia esaminata il mese prossimo dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Sempre
sul fronte nucleare, l'Iran ha bocciato le proposte avanzate da Francia,
Germania e Gran Bretagna per risolvere la crisi innescata dal suo programma.
Teheran ha, inoltre, respinto la richiesta di sospendere tutte le attività del
ciclo dell'arricchimento dell'uranio. “Quella europea - ha affermato il
portavoce del ministero egli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi - è una proposta
preliminare e non definitiva ma è sbilanciata”.
In
Kosovo vince la linea dura imposta da Belgrado, e i serbi disertano in massa le
elezioni, mentre il partito del presidente moderato Ibrahim Rugova, pur apparendo in calo, si conferma
la prima forza politica della provincia. Da Pristina, ci riferisce Emiliano
Bos:
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Già ieri sera, appena dopo la chiusura dei seggi, la Lega democratica del
Kosovo, guidata dal presidente Ibrahim Rugova, aveva gridato alla vittoria. Le
prime proiezioni di oggi confermerebbero il successo del leader moderato
albanese, ma il suo partito non sembra superare la metà dei voti necessari per
governare da solo la provincia jugoslava a maggioranza albanese. Probabilmente
sarà costretto a cercare un alleato politico per dar vita ad una coalizione. Ma
il vero dato politico del secondo voto del dopoguerra è il boicottaggio dei
serbi. Le urne sono rimaste praticamente vuote nei villaggi e nelle cittadine
dove vivono circa 120 mila serbi rimasti in Kosovo. Nell’enclave di Gorazevac,
dove la popolazione vive sotto scorta armata dei militari della Nato, alla
chiusura delle operazioni avevano votato in meno di 20 sui quasi 800 iscritti
nelle liste elettorali. Ben pochi, dunque, si sono recati ai seggi.
Una protesta dura, alimentata
anche dal primo ministro Kostunica, da Belgrado, che ha accusato la comunità
internazionale di non garantire loro sicurezza e diritti. Le operazioni
elettorali nella provincia amministrata da cinque anni dalle Nazioni Unite si
sono comunque svolte senza incidenti di rilievo, nonostante i timori della
vigilia. Il risultato di questo voto per ora sembra complicare il quadro dei
colloqui internazionali tra serbi e albanesi, per decidere il futuro status
della regione, che chi ha votato – praticamente solo la maggioranza albanese –
vorrebbe indipendente al più presto.
Da Pristina, per la Radio
Vaticana, Emiliano Bos.
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Urne
aperte anche in Tunisia per designare un nuovo presidente e un nuovo
parlamento. Oltre quattro milioni e
mezzo gli elettori chiamati ad esprimere il proprio voto. Scontato l’esito
della tornata elettorale: a vincere dovrebbe essere Zine el Abidine Ben Ali,
già da 17 anni sulla poltrona di presidente. Nelle passate elezioni ricevette
il 99% dei voti.
Secondo
turno delle legislative, invece, in Lituania, dove i seggi si sono aperti
questa mattina. Scontato l’ingresso nel Governo del partito populista del
multimilionario russo Viktor Ouspaskitch, già uscito vincitore nel primo turno
del 10 ottobre scorso. Si tratta delle prime elezioni legislative in Lituania
dalla sua adesione, la scorsa primavera, alla Nato e all’Unione Europea.
Elezioni
suppletive della Camera dei deputati, invece, in Italia. Sei le regioni
coinvolte: Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia.
Sette, invece, i collegi, per votare i nuovi rappresentanti, che andranno ad
occupare le poltrone rimaste vacanti dopo le rinunce per le Europee. Le
operazioni di voto, iniziate questa mattina alle 8, termineranno alle ore 22,
per riprendere domani dalle 7 alle 15. Gli elettori interessati alle
consultazioni saranno oltre 730mila.
Il
presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, è stato dimesso
stamani dalla clinica Pio XI di Roma, dove ieri mattina gli è stato applicato
un pacemaker. Il capo dello Stato dovrebbe riprendere le sue normali attività
già martedì.
Ventiquattro
morti in meno di 24 ore. Una nuova ondata di violenze si è abbattuta
sull’Algeria. Ieri sera militanti islamici hanno fermato ad un falso posto di
blocco un pullman carico di giovani tifosi diretti a una partita di calcio ad
Algeri e ne hanno uccisi otto e feriti quattro. Oggi, invece, un commando armato
ha compiuto un agguato nei pressi di Medea, 80 chilometri a sud di Algeri,
uccidendo sedici persone.
La
maggior parte dei comandanti dei gruppi ribelli del Darfur hanno raggiunto in
queste ore Abuja. Nella capitale nigeriana, domani verrà dato il via ai
colloqui per risolvere la crisi nella martoriata regione occidentale del Sudan.
Intanto l’“Esercito di liberazione del Sudan”, uno dei due gruppi ribelli del
Darfur, ha accusato l’aviazione di Karthoum di aver bombardato ieri la città di
Aid, causando la morte di dieci persone.
La
capsula russa Soyuz con a bordo due cosmonauti russi e un americano, di ritorno
dalla stazione spaziale orbitante internazionale Iss, è atterrata nelle steppe del Kazakhstan. “Tutto si è svolto secondo le previsioni -
ha dichiarato Valeri Lindin, portavoce al centro voli spaziali - sono atterrati
all'ora e nella zona previste”.
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