RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 298  - Testo della trasmissione di domenica 24 ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nell’odierna Giornata Missionaria Mondiale, all’Angelus, il Papa ringrazia i missionari per il loro impegno nel diffondere il Vangelo e ricorda il sacrificio dei martiri cristiani

 

Una vita in missione: la testimonianza dei missionari comboniani e delle missionarie carmelitane.  Con noi, padre Teresino Serra e suor Gloria Conti

 

Inizia domani la plenaria del pontificio consiglio Giustizia e Pace: nell’occasione, il cardinale Martino, presidente del dicastero vaticano, presenterà il Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Intervista con il porporato.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Giorni cruciali per il futuro del Vecchio Continente: mercoledì, il voto sulla nuova Commissione; venerdì la firma della Costituzione europea. La riflessione di mons. Aldo Giordano

 

Nell’odierna Giornata delle Nazioni Unite, in primo piano la riforma del Consiglio di Sicurezza. Ai nostri microfoni, il prof. Luigi Bonanate

 

A Roma, la Terza Assemblea Nazionale del volontariato nel settore della giustizia. Ce ne parlano Livio Ferrari e don Albino Bazzotto

 

CHIESA E SOCIETA’:

Per la Giornata missionaria mondiale, l’Agenzia Fides pubblica un rapporto sulla situazione della Chiesa nel mondo

 

Essere missionari in Africa. La testimonianza di padre Mario Pulcini, missionario saveriano

 

La difficile situazione dei Paesi latinoamericani nella nota redatta al termine del quarto Incontro continentale della pastorale per i diritti umani, svoltosi a Caracas

 

Preoccupazione per il progetto di riforma della Costituzione, approvato dal Parlamento, e riaffermazione dell’importanza della tutela della vita umana fin dal concepimento al centro di due documenti approvati dal Congresso nazionale del MEIC

 

Un progetto culturale unico: così padre Ottaviano Raimondo, direttore dell’EMI, sottolinea l’orginalità della casa editrice missionaria italiana

 

Stamani ad Alessandria d’Egitto, l’intronizzazione del nuovo patriarca greco-ortodosso di tutta l’Africa, Teodoro II

 

24 ORE NEL MONDO:

 Il terremoto di ieri in Giappone ha provocato almeno 19 morti e 60 mila sfollati. Oltre 250 le scosse di assestamento registrate nelle ultime 24 ore

 

Le forze di polizia irachena nel mirino della guerriglia. 49 reclute uccise a sud di Baghdad

 

Elezioni in Kosovo senza incidenti: il partito di Rugova verso la vittoria; i serbi non hanno votato.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 ottobre 2004

 

 

NELL’ODIERNA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, ALL’ANGELUS,

IL PAPA RINGRAZIA I MISSIONARI PER IL LORO IMPEGNO

 NEL DIFFONDERE IL VANGELO E RICORDA IL SACRIFICIO DEI MARTIRI CRISTIANI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Preghiera e sostegno concreto per le missioni. E’ quanto chiesto dal Papa, all’Angelus in piazza San Pietro, nell’odierna 78.ma Giornata missionaria mondiale. Giovanni Paolo II ha così ringraziato il cardinale prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e le Pontificie Opere Missionarie che, a suo nome, promuovono questo significativo evento. Il servizio di Alessandro Gisotti.

 

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Nella Giornata Missionaria Mondiale, quest’anno dedicata al tema Eucaristia e Missione, “tutti i credenti sono invitati a ravvivare la propria responsabilità nell’annuncio del Vangelo a tutte le genti”. E’ la viva esortazione di Giovanni Paolo II, che ha rivolto “un profondo ringraziamento a tutti i missionari e le missionarie, impegnati sulle frontiere dell’evangelizzazione:

 

“A loro assicuro uno speciale ricordo nella preghiera. In modo particolare, penso a quanti hanno coronato col sacrificio della vita la testimonianza a Cristo e il servizio all’uomo”.

 

Il Santo Padre ha così invocato Maria, Regina delle Missioni, perché “ottenga ovunque nella Chiesa il dono di numerose vocazioni alla vita missionaria”. Dopo l’Angelus, in una mattinata dalla temperatura quasi estiva, il Pontefice ha salutato i fedeli, rivolgendo un pensiero speciale al gruppo parrocchiale di San Pancrazio, vicino Ravenna, venuto in occasione del 17.mo centenario del martirio del santo patrono. In piazza San Pietro, anche una macchina barocca per sostenere una immagine di Gesù, “Il Signore dei miracoli”, portata a braccia da squadre di pellegrini latinoamericani. A loro il Papa ha riservato un particolare saluto in spagnolo

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NELLA 78.MA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, DEDICATA AL TEMA

 “MISSIONE ED EUCARISTIA”, LA TESTIMONIANZA DEI MISSIONARI COMBONIANI

E DELLE MISSIONARIE CARMELITANE

- Intervista con padre Teresino Serra e suor Gloria Conti -

 

“Un binomio inscindibile”: così Giovanni Paolo II ha definito “Eucaristia e Missione”, ovvero il tema dell’odierna 78.ma Giornata Missionaria Mondiale. “Ogni cristiano che incontra Gesù nell’Eucaristia – scrive, infatti, il Papa nel suo messaggio per l’occasione – deve essere anche missionario e proclamare con la vita l’amore misericordioso del Redentore, che è morto per la salvezza di tutti”. Per avere un’idea dell’attuale impegno missionario della Chiesa nel mondo, basti pensare che le circoscrizioni ecclesiastiche affidate a Propaganda Fide sono 1081, alle quali vanno aggiunte altre 153 circoscrizioni della cosiddetta “zona del silenzio”, come Cina e Cambogia. Il tutto costituisce il 40 per cento della Chiesa universale. I sacerdoti (tra clero diocesano e religioso) sono più di 85 mila, le suore 450 mila. Sul tema dell’odierna Giornata Missionaria, la riflessione di padre Teresino Serra, Superiore Generale dei Missionari Comboniani del cuore di Gesù, al microfono di Dorotea Gambardella:

 

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R. – Il messaggio missionario del Santo Padre quest’anno insiste molto su due aspetti: primo, la comunione tra gli uomini, soprattutto questo sforzo dei cristiani di fare comunione con ogni uomo e con ogni cultura. Poi, c’è l’aspetto eucaristico: il Santo Padre insiste su questo punto. Il cristiano, missionario ogni giorno, dev’essere persona eucaristica, deve donarsi, consumarsi per gli altri, nel senso che la vita ci è stata data per essere donata e la Giornata missionaria mondiale insiste su questo essere cittadini del mondo nel nome di un Cristo che va annunciato, il Cristo della fraternità, il Cristo dell’unità, il Cristo della pace in questi tempi così “sanguinanti”.

 

D. – Qual è quindi l’obiettivo principale della missione?

 

R. – Predicare il Cristo totalmente: il Cristo che accarezza il bambino e il Cristo che cambia l’acqua in vino, che guarisce l’infermo, il Cristo che dà speranza al prigioniero, però anche il Cristo che caccia i mercanti dal tempio, il Cristo che usa aggettivi pesanti contro Ponzio Pilato, che si annuncia e denuncia ... soprattutto il Cristo che predica: “L’amore deve sempre vincere”, che dice: “La società è come un campo. Nel campo è nato il grano, però c’è anche la zizzania”. Il Cristo che ci dice: “Non guardate troppo alla zizzania, guardate al grano perché il grano è molto di più, e la zizzania non prenderà mai il posto del grano!”.

 

D. – L’impegno missionario della Chiesa – scrive ancora il Pontefice – costituisce anche in questo inizio del terzo millennio un’urgenza. Ascoltiamo la testimonianza di suor Gloria Conti, consigliera generale delle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù, da poco tornata dall’arcipelago delle Filippine:

 

R. – Mi chiedo come si possa ancora tollerare, oggi, all’alba del terzo millennio che nelle strade di Manila possano vivere in una maniera disumana 136 mila bambini sotto i sei anni, completamente abbandonati, dei quali non si conosce più l’identità, non hanno più famiglia ... completamente nudi ... li ho visti girare per le strade, più neri del carbone, i figli di Dio umiliati ... Ho visto, però, una povertà dignitosa, ho visto gente che comunque vuole vivere e non soltanto sopravvivere. Sono proprio i poveri che in questo caso mi hanno evangelizzato, con questa grande speranza che a nessun’altra cosa è attaccata se non a Dio!

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INIZIA DOMANI LA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE:

NELL’OCCASIONE, IL CARDINALE MARTINO, PRESIDENTE DEL DICASTERO VATICANO, PRESENTERA’ IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

- Intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino -

 

Domani, inizia a Roma l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul tema dell’azione pastorale della Chiesa in ambito sociale dalla Gaudium et Spes ad oggi. In questa occasione, alle 11.30 nella Sala Stampa vaticana il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero, presenterà il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa ed alcuni altri progetti: un Dizionario dei diritti umani, il sito web del dicastero e il Direttorio di pastorale sociale. Sugli obiettivi della plenaria, Giovanni Peduto ha sentito lo stesso cardinal Martino:

 

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R. – Si vuole fare il punto sull’azione pastorale della Chiesa in ambito sociale dal Concilio ad oggi, sottolineando tra l’altro l’attualità della Gaudium et Spes riguardo alla globalizzazione economica, la democrazia politica, la guerra e la pace e i diritti umani.

 

D. – Cosa ha cambiato la Gaudium et Spes nell’azione sociale della Chiesa?

 

R. – Ha precisato in maniera innovativa il vitale rapporto del cristiano nel confronto delle realtà terrene, riaffermando la retta concezione dell’autonomia di queste ultime, ed insieme l’imprescindibile dovere del seguace di Cristo ad animarle con il fermento vitale del Vangelo. Ha sviluppato il magistero di Pio XII e di Giovanni XXIII al riguardo, ed ha aperto la strada alle importanti novità di Paolo VI e di Giovanni Paolo II in campo sociale.

 

D. – La Chiesa a volte è accusata di ingerenze in campo sociale ...

 

R. – La Chiesa non può non far sentire la sua voce, che vuole essere quella di Gesù, quando sono in discussione la dignità della persona umana, i suoi diritti fondamentali, il retto ordinamento della vita economica e sociale, nazionale e internazionale, soprattutto quando è in gioco il grande bene della pace. Mancherebbe ad un suo preciso dovere: “Ciò che avete udito all’orecchio, predicatelo dai tetti”. Del resto, la Chiesa, che viene accusata di ingerenze, è proprio lei a difendere la laicità dello Stato, incitando tutti a dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare.

 

D. – L’autonomia dei cattolici in campo sociale come va armonizzata con la dottrina sociale della Chiesa?

 

R. – Anzitutto, va sottolineato che tutta la comunità ecclesiale – sacerdoti, religiosi e laici – concorre a costituire la dottrina sociale, secondo la diversità dei compiti, carismi e ministri al suo interno. Dunque, non ci può esser conflitto ma collaborazione. Poi va detto che tale dottrina non limita l’autonomia dei laici, ma la supporta, l’indirizza alla luce del Vangelo.

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 ottobre 2004

 

 

PER L’UNIONE EUROPEA, INIZIA DOMANI UNA SETTIMANA PARTICOLARMENTE

SIGNIFICATIVA: MERCOLEDI’ IL VOTO PER LA NUOVA COMMISSIONE E, SOPRATTUTTO,

VENERDI’ LA FIRMA A ROMA DEL TRATTATO COSTITUZIONALE.

UN SENTIMENTO DI “PRUDENTE FIDUCIA” ESPRESSO DAI VESCOVI EUROPEI

- Intervista con mons. Aldo Giordano -

 

Per l’Unione europea si apre domani una settimana particolarmente significativa, innanzitutto per la firma del Trattato costituzionale, venerdì, ma anche per il voto dell’Europarlamento sulla nuova Commissione di Barroso. Lo stesso presidente designato si dice convinto di superare, mercoledì, l’esame di Strasburgo, dopo il compromesso che ha offerto agli europarlamentari: in sostanza una supervisione su aspetti chiave del portafoglio da affidare a  Rocco  Bottiglione, le cui audizioni a Bruxelles hanno portato a forti riserve, o bocciature, da parte degli europarlamentari, per il rischio – a loro giudizio – di discriminazioni in tema di omosessuali e donne. 

 

Resta tutta l’importanza della firma di venerdì 29 a Roma: 25 capi di Stato e di governo sottoscriveranno il primo Trattato costituzionale dell’Unione, che dovrà poi essere varato da ogni singolo Paese. In attesa di analizzare gli aspetti giuridici e la stessa efficacia sul piano politico della Carta, oggi offriamo la riflessione dei vescovi europei. Come guarda il Consiglio delle Conferenze episcopali europee al testo in questione, ma anche come valuta questo che è senz’altro un passo storico? Fausta Speranza ha intervistato il segretario generale, mons. Aldo Giordano:

 

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R. – Abbiamo avuto, all’inizio del mese di ottobre, l’occasione di discutere di questo durante l’incontro di tutti i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa, che si sono incontrati in Inghilterra a Leeds. Si potrebbe dire che nell’insieme c’è uno sguardo di prudente fiducia in questo passo della firma del Trattato. I vescovi confermano ancora una volta che ogni passo verso una unificazione è importante ed è in qualche maniera da interpretare come un segno dei tempi. Tutto ciò che si fa verso una Europa più solidale o più giusta eccetera, è visto in conformità al Vangelo. D’altra parte c’è un po’ l’impressione anche di una certa stanchezza perché sembra che manchi uno scopo a questo processo, uno scopo concreto. Sembra che l’aspetto burocratico abbia un certo sopravvento, l’aspetto di compromesso. Se l’Europa decidesse chiaramente di unirsi per uno scopo a livello mondiale diventerebbe molto interessante. Ad esempio l’Europa si impegna a sradicare la fame nel mondo, cominciando dall’Africa. In questa maniera gli europei si impegnerebbero a costruire questa Europa.

 

D. – Nel testo torna la Carta dei diritti e l’esplicitazione di forti valori comuni. Quali le speranze dei vescovi in rapporto proprio ai valori a partire da quello della pace?

 

R. -   I vescovi riconoscono che nel Trattato ci sono dei valori che condividiamo e che sono importanti, come il tema della pace, ma pensiamo anche al valore della dignità della persona umana o il tema in genere dei diritti o il tema della libertà religiosa o del riconoscimento del ruolo delle Chiese o del riconoscimento anche del valore comunitario dell’esperienza religioso. Questo si ritrova nel Trattato e noi citiamo volentieri quello che è attualmente l’art. 52, un buon articolo per garantire questi elementi. Riguardo a questi valori le parole adesso ci sono e il compito che si sente è che dobbiamo dare un contenuto a queste parole. In Europa non è chiaro che cosa sia la dignità umana, cosa sia la libertà, cosa sia la stessa pace, cosa sia la libertà religiosa. Abbiamo il grosso compito di dare un contenuto a questi concetti. Nel preambolo c’è la parola religione, adesso abbiamo il compito di dare un contenuto più preciso e non lasciare questo concetto a livello molto generico e senza un contenuto. Nell’art. 52 si parla di un dialogo regolare con le istituzioni politiche, tra le istituzioni e le Chiese. Adesso si tratterà di dare un contenuto, cosa vorrà dire questo dialogo regolare, quali strutture creeremo. Dall’altro, i vescovi vedono degli elementi problematici nel Trattato. La cosa più visibile è stato che quanti hanno scritto il Trattato non abbiano voluto introdurre un riferimento esplicito nel preambolo alle radici cristiane. Questo dibattito ha lasciato delusione in molti Paesi. Ci si domanda perché, in fondo, il contenuto del cristianesimo non è esplicitamente conosciuto, riconosciuto e non si voglia dare uno spazio a questa dimensione che appartiene alla nostra realtà. D’altra parte ci sono altri elementi, quali il tema della famiglia, certi problemi della bioetica, come quello della clonazione eccetera… Sembra che manchi di una chiarezza in maniera fondamentale. Questi sono elementi critici e noi speriamo che anche l’occasione della firma del Trattato e soprattutto il dibattito che ci sarà nei vari Paesi per la ratifica - importante perché una serie di Paesi prevede un referendum – siano l’occasione ancora una volta per una riflessione calma su questi valori. C’è bisogno di pensare, c’è bisogno di riflettere, c’è bisogno di una buona presentazione del Trattato, c’è bisogno che i laici cristiani veramente siano presenti in questo dibattito e possano dare un certo contenuto positivo a quello spazio che il Trattato offre e a correggere quello che noi vediamo come limiti anche gravi del Trattato.

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NELL’ODIERNA GIORNATA DELLE NAZIONI UNITE, IN PRIMO PIANO LA RIFORMA

DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU PER RIDARE CREDIBILITA’

 ALL’INTERO SISTEMA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE

- Ai nostri microfoni, il prof. Luigi Bonanate -

 

Si celebra oggi la Giornata delle Nazioni Unite, organizzazione creata 59 anni fa come strumento di pace, a tutela dei diritti dell’uomo e per lo sviluppo dei Paesi. “Se ora il mondo è migliore – ci ricorda in un messaggio il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan – è grazie all’ONU. Ma violenza, oppressione, povertà analfabetismo e malattie mietono ancora oggi troppe vittime.” E dunque, Annan si rivolge a tutti i governi del mondo: “Possiamo e dobbiamo fare di più”. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Nazioni Unite nell’occhio del ciclone in questo anno 2004, in un mondo certamente trasformato dal lontano 1945, quando l’ONU nasceva sulle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, ponendo le fondamenta per una società globale pacifica e rispettosa dei diritti umani, portatrice di sviluppo per l’intera umanità. Da allora un percorso in salita, di luci ed ombre: una pace globale mai raggiunta, un benessere per tutti che è ancora un miraggio, ma anche tanti progressi per la condizione dei popoli più oppressi, per l’emancipazione delle donne, per la difesa dei bambini, per la lotta alla povertà, per la salute, per le libertà fondamentali.

 

Ma oggi s’impone con urgenza una riforma dell’intero sistema delle Nazioni Unite, cui aderiscono attualmente 191 Stati, che chiedono una più equa rappresentanza, soprattutto nell’organo esecutivo dell’ONU, il Consiglio di Sicurezza, che conta 5 seggi permanenti con diritto di veto, riservati a Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, e 10 seggi a rotazione biennale tra tutti gli altri membri dell’ONU. Di questo parliamo con il prof. Luigi Bonanate, ordinario di Relazioni internazionali all’Università di Torino.

 

D. – Professore, sappiamo che il dibattito è aperto e molto acceso …

 

R. – Il problema che noi dobbiamo davvero porci è che cosa serve per far funzionare democraticamente un’istituzione? Gli serve di più avere sette, otto o dieci Stati con potere di veto? E io rispondo: non credo che questa sia la soluzione! O un diverso modo in cui gli Stati, attraverso i loro rappresentanti diplomatici, andranno a porsi nei confronti dell’ONU? In fondo, non dimentichiamo che oggi tutti i Paesi del mondo mandano dei rappresentanti diplomatici all’Assemblea generale e nelle varie istituzioni, cioè dei funzionari,       non dei rappresentanti politici. Questo a me sembra il vero, grande problema del funzionamento democratico di un’istituzione internazionale. Vogliamo o no rendere l’Organizzazione delle Nazioni Unite quella struttura universale con delle capacità di intervento planetario? Cosa che quasi tutti dicono di auspicare. Nello stesso tempo, quasi tutti gli Stati del mondo in questi ultimi cinquant’anni, in qualche occasione si sono tolti lo sfizio di nuocere all’ONU. E’ questo che noi dobbiamo considerare. L’ONU siamo noi: non è un corpo estraneo che ci dovrebbe governare da lontano e ogni tanto ci accorgiamo che non funziona!

 

D. – Nazioni Unite in crisi d’identità e di conseguenza in crisi di autorità, soprattutto nel dirimere i conflitti: tutti ne invocano l’intervento ma poi le stesse missioni di pace dell’ONU sono sempre più spesso messe sotto accusa …

 

R. – Dunque, da una parte noi abbiamo, oggi, il dato che le missioni di peace-keeping, peace enforcement e così via. Le operazioni paramilitari dell’ONU sono almeno quindici nel mondo e sono tutte utilissime. Molto sovente ce le dimentichiamo, ma servono moltissimo. D’altra parte, giustamente possiamo osservare però che nessuno crede oggi alla capacità dell’ONU di impedire nuove crisi. E’ vero. Ma perché? Abbiamo un esempio sotto agli occhi, purtroppo, che è doloroso; lo voglio citare non in senso polemico, ma proprio nel senso dell’affetto  che noi possiamo portare all’ONU. Quando un Paese si comporta come gli Stati Uniti nei confronti della crisi irachena, andando in Consiglio di Sicurezza a raccontare, chiamiamole con il loro nome, delle bugie, perché poi lo hanno ammesso loro stessi che le cose che Powell andava a dire erano false; magari lui era in buona fede quel giorno, ma le notizie sapevamo tutti che non erano buone…. Ora è qui il problema: non che l’ONU non abbia credibilità; non ha credibilità chi calpesta i principi su cui si è fondata la Carta dell’ONU. Ora, di nuovo, l’ONU non può impedire che scoppino delle crisi; ma l’ONU è l’unica organizzazione al mondo che può mandare delle truppe di interposizione, di intervento rapido, di separazione delle forze ... Naturalmente, l’ONU non può condurre guerre: ma questo, per fortuna! Saremmo molto contenti che nessuno potesse condurre delle guerre! Dunque, l’ONU non è che non abbia dei meriti: continua ad averne ed è utilissima. Ma potrebbe funzionare molto meglio!

 

D. – Prof. Bonanate, come dire che importanti sono i contenuti che i singoli Paesi riescono a portare nella Casa comune dell’ONU?

 

R. – Esattamente. Ecco, un’agenda di problemi, non di interessi.

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TRE GIORNI PER FARE IL PUNTO SU GIUSTIZIA, CARCERE E VOLONTARIATO:

A ROMA, LA TERZA ASSEMBLEA NAZIONALE

DEL VOLONTARIATO NEL SETTORE DELLA GIUSTIZIA

- Intervista con Livio Ferrari e don Albino Bazzotto -

 

Uno spazio di riflessione su giustizia, solidarietà, volontariato e carcere. Responsabili di amministrazioni penitenziarie, del Ministero di Giustizia, ed esponenti di organismi ecclesiali, movimenti e associazioni si sono riuniti a Roma per la Terza Assemblea Nazionale del volontariato nel settore della giustizia. Ce ne parla Paolo Ondarza:

 

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Una presenza in crescita quella dei circa 8 mila volontari nelle carceri in Italia. Il numero di quelli attivi in modo non episodico vede un aumento del 17,5 per cento rispetto allo scorso anno. Si tratta, tuttavia, di un trend non omogeneo: particolarmente florido nel centro del Paese, dove si colloca un terzo del fenomeno. Il numero dei volontari scende decisamente al sud sia per la presenza nelle carceri di detenuti appartenenti alla criminalità organizzata che per la resistenza di alcuni direttori di istituto ad accettare presenze esterne. Principale ostacolo al lavoro del volontariato è il sovraffollamento, ragione dello sciopero pacifico di questi giorni, che inibisce la possibilità di arricchire la vita dei detenuti di spazi formativi, sostegno psicologico, assistenza materiale, attività religiose. L’attuale sistema - denunciano le organizzazioni di volontariato - fa acqua da tutte le parti: il carcere è ancora quella faccia dell’umanità che l’umanità stessa non vuole vedere. Livio Ferrari, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia:

 

“Facciamo fatica a guardarci dentro quando sbagliamo, ma dobbiamo farlo. Se siamo un’umanità che vuole percorrere quel Vangelo che ci è stato indicato, dobbiamo avere la forza e la capacità di saper perdonare”.

 

E’ quanto mai opportuno stabilire priorità nell’attenzione ai vari agenti del problema carcere. Don Albino Bizzotto presidente dei Beati Costruttori di Pace:

 

“Chi è il soggetto? La persona che è in carcere è il soggetto primo dei diritti. E tutti gli altri dovrebbero girare attorno”.

 

E parlando di carcere non può mancare il ricordo di quel 70-90 per cento di arresti in Iraq portati a segno, secondo fonti di intelligence Usa, per errore. Una riflessione che non poteva non provenire dalle parole di Fabio Alberti, presidente di “Un ponte per”, l’organizzazione delle due volontarie italiane rapite:

 

         “Tutta la popolazione italiana ha vissuto cosa significa avere dei propri cari imprigionati senza motivo, senza sapere dove siano, ma questa è la condizione quotidiana di decine di migliaia di persone in Iraq”.

 

Una tre giorni, quella romana, per ribadire che investire sul destino sociale dei detenuti significa garantire la sicurezza di tutti i cittadini ed uscire da un’inumana logica di vendetta.

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CHIESA E SOCIETA’

24 ottobre 2004

 

 

PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, L’AGENZIA FIDES HA PRESENTATO

UN RAPPORTO SULLA SITUAZIONE DELLA CHIESA NEL MONDO ED UN DOSSIER SU AIDS, MALARIA ED ALTRE FORME INFETTIVE

 

CITTA’ DEL VATICANO. = In occasione dell’odierna Giornata missionaria mondiale, l’Agenzia Fides ha stilato un dossier riportando dati che si riferiscono alla situazione della Chiesa nel mondo. Le tavole sono tratte dall’ultimo ‘Annuario statistico della Chiesa’ aggiornato al 31 dicembre 2002. Su una popolazione mondiale di oltre 6 miliardi di persone, il numero dei cattolici è di un miliardo e 70 milioni. Nel mondo i sacerdoti sono più di 405 mila, i missionari laici circa 143 mila e i catechisti oltre due milioni e 700 mila. Gli istituti di beneficenza e assistenza gestiti dalla Chiesa sono in totale 113 mila. Per quanto riguarda le opere sostenute da Propaganda Fide, le scuole sono 42 mila, 1600 gli ospedali, 6 mila i dispensari medici e 12 mila le strutture caritative e sociali. Per la Giornata Mondiale delle Missioni, l’Agenzia Fides ha presentato anche un rapporto su Aids, malaria ed altre forme infettive che ogni giorno colpiscono milioni di innocenti, spesso assistiti solo da missionari. Ogni giorno – rileva il rapporto - almeno 6.000 giovani rimangono vittime, nel mondo, del virus dell’AIDS. Dal 1985 ad oggi, inoltre, sono morti circa sette milioni di lavoratori del settore agricolo nei 25 Paesi più colpiti ed altri 16 milioni potrebbero morire entro il 2020. Nel 2003 l’UNAIDS ha calcolato un totale di 40 milioni di persone infettate dall’HIV nel mondo, dei quali almeno 26 milioni in Africa. (A.L.)

 

 

ESSERE MISSIONARI IN AFRICA. IL SIGNIFICATO DI QUESTA ESPERIENZA

NELLA TESTIMONIANZA DI PADRE MARIO PULCINI, MISSIONARIO SAVERIANO

 CHE HA TRASCORSO 15 ANNI IN BURUNDI

 

BUJUMBURA. = La maggior parte del nostro tempo lo dedichiamo ad aiutare in maniera concreta la gente, la nostra gente. Viviamo situazioni disperate, contesti dove la fame, la povertà e la malattia, non impediscono comunque alla vita di emergere con forza. Così padre Mario Pulcini, missionario saveriano che ha trascorso 15 anni in Burundi, spiega all’agenzia MISNA il senso delle missioni in Africa. “La gente continua ancora oggi a ringraziarci - aggiunge il missionario – e riconosce l'impegno ed il coraggio di aver accettato di vivere in condizioni spesso difficili”. Queste persone danno a tutta la Chiesa la forza di proseguire il cammino intrapreso. “Gli africani, con il loro impegno e il loro entusiasmo – aggiunge padre Pulcini - ci spronano a rinnovarci, a non invecchiare”. In Burundi, spiega ancora il religioso, celebriamo questa giornata soprattutto per sottolineare il carattere missionario della Chiesa. Sono moltissimi i sacerdoti, le missionarie e i missionari burundesi in Africa e nel resto del mondo. “Religiosi – conclude padre Pulcini - che arricchiscono la Chiesa invitandola a mettersi sempre in cammino”. (A.L.)

 

 

LA DIFFICILE SITUAZIONE DEI PAESI LATINOAMERICANI NELLA NOTA REDATTA

AL TERMINE DEL QUARTO INCONTRO CONTINENTALE DELLA PASTORALE

 PER I DIRITTI UMANI, RECENTEMENTE SVOLTOSI A CARACAS

 

CARACAS. = L’impoverimento, l’esclusione sociale e i fenomeni di corruzione soprattutto nelle democrazie più deboli sono le principali minacce ai diritti dei popoli latinoamericani. E’ il quadro tracciato dai 68 delegati, provenienti da 19 Paesi del Cono Sur, nella loro dichiarazione conclusiva a margine del Quarto incontro continentale della pastorale per i diritti umani, conclusosi recentemente a Caracas. L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle Chiese locali, è stata promossa dal Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), dal Segretariato per l’America Latina e i Caraibi, dalla Caritas e dalla Conferenza episcopale venezuelana. “La povertà diffusa e l’emarginazione sono l’effetto di un modello di sviluppo che promuove una distribuzione iniqua delle ricchezze, l’aumento della dipendenza e, di conseguenza, impone ai Paesi un debito estero più oneroso” recita la nota finale. Sono presenti nello scritto riferimenti al valore della vita e i ripetuti episodi di violazione dei diritti umani, tra i quali la violenza quotidiana e l’allontanamento forzato delle persone. “Il narcotraffico cresce nella maggior parte dei Paesi con conseguenze nefaste” prosegue il comunicato. Quella che è stata denominata la dichiarazione di Caracas ribadisce, infine, che la democrazia “è il miglior sistema per lottare contro questi mali”. (D.D.)

 

 

PREOCCUPAZIONE PER IL PROGETTO DI RIFORMA DELLA COSTITUZIONE, APPROVATO

DAL PARLAMENTO, E RIAFFERMAZIONE DELL’IMPORTANZA DELLA TUTELA DELLA VITA UMANA FIN DAL CONCEPIMENTO SONO AL CENTRO DI DUE DOCUMENTI

 APPROVATI DAL CONGRESSO NAZIONALE DEL MEIC, IL MOVIMENTO ECCLESIALE

DI IMPEGNO CULTURALE, CHE SI E’ CONCLUSO OGGI A ROMA

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

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ROMA. = Con due documenti finali, approvati all’unanimità, si è concluso oggi a Roma il Congresso nazionale del MEIC, il Movimento ecclesiale di impegno culturale, che ha riunito oltre 250 delegati provenienti dagli oltre 100 gruppi sparsi in tutta l’Italia. Gli intellettuali cattolici esprimono forte preoccupazione per il progetto di riforma costituzionale approvato dalla Camera dei deputati. “La qualità della democrazia - si legge nel documento finale - e della stessa convivenza civile in Italia corre il rischio di un ulteriore degrado se la forma di governo e la distribuzione delle competenze a livello statale, regionale e locale vengono riviste nel conflitto e nella contrapposizione muro contro muro”. Quanto alla discussione sulla legge e sulla fecondazione assistita, il MEIC ribadisce l’importanza della tutela della vita umana fin dal concepimento. Gli intellettuali cattolici auspicano che questo principio possa essere di efficace orientamento sia nel caso che si giunga alla celebrazione dei referendum, sia che si proceda a modificare la legge stessa.

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UN PROGETTO CULTURALE UNICO. COSÌ PADRE OTTAVIANO RAIMONDO, DIRETTORE DELL’EMI, SOTTOLINEA L’ORGINALITÀ DELLA CASA EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA

 

BOLOGNA. = Novanta titoli all’anno, quasi due alla settimana. Sono questi i principali dati dell’Editrice Missionaria Italiana (EMI), casa editrice che “non si sente in concorrenza con nessuno”. Così padre Ottavio Raimondo, missionario comboniano e direttore dell’EMI, spiega all’Agenzia MISNA l’originalità di questo progetto culturale che dopo oltre 30 anni ha consolidato il proprio spazio in termini di diffusione di copie e di apprezzamento da parte dei lettori. “C’è una parte di umanità bisognosa di una ‘cassa di risonanza’, di qualcuno che si metta in ascolto e faccia sentire questa voce”, spiega il missionario. “Siamo contenti - aggiunge - quando si pubblicano iniziative editoriali sulla storia, sulla cultura e sui popoli del sud del mondo”. I punti cardinali che orientano le scelte della casa editrice sono l’attenzione alle scommesse interculturali e la sensibilità ai fenomeni sociali in continuo cambiamento come la globalizzazione. “Cerchiamo di offrire ai lettori riflessioni che non riempiano semplicemente la testa, ma che portino ad un cambio nello lo stile di vita”, aggiunge padre Raimondo. Nata a Bologna nel 1973 su iniziativa di alcuni istituti missionari, la EMI continua ad essere un punto di riferimento in Italia, anche per la sensibilità data a temi spesso trascurati dalle grandi case editrici. (A.L.)

 

 

STAMANI AD ALESSANDRIA D’EGITTO, L’INTRONIZZAZIONE DEL NUOVO PATRIARCA

GRECO-ORTODOSSO DI TUTTA L’AFRICA, TEODORO II

 

ALESSANDRIA.= Si è svolta stamani ad Alessandria d’Egitto la cerimonia di intronizzazione del nuovo Patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa, Teodoro II (Nicholas Chorevtakos), finora Metropolita dello Zimbabwe, eletto all'unanimità dai tredici metropoliti del Santo Sinodo del Patriarcato di Alessandria. La cerimonia – riferisce l’agenzia France Presse – si è svolta alla presenza del presidente greco Stefanopoulos e di circa due mila fedeli. Teodoro II succede al Patriarca  Petros VII, morto l’11 settembre scorso in un incidente di elicottero, mentre si stava recando con altre 16 persone al Monte Athos. Nato nell’isola di Creta, nel 1954, Teodoro II – che ha studiato teologia all’università di Salonicco – è stato consacrato vescovo nel 1978. Nel 1997 è stato eletto Metropolita del Camerun, nel 2002 dello Zimbabwe. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 ottobre 2004

 

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

E’ salito ad almeno 19 morti, oltre mille feriti e 61.000 sfollati il bilancio del violento sciame sismico, che ieri ha investito il Giappone centro-occidentale. Oggi la terra ha tremato ancora nella prefettura di Niigata, lungo il Mar di Giappone. Il nostro servizio:

 

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Sono state oltre 250 le scosse di terremoto che hanno colpito nelle ultime 24 ore il Giappone. Uno sciame sismico senza precedenti; con movimenti tellurici che hanno raggiunto anche 6,8 gradi della scala Richter. E’ il maggior evento sismico nel Paese nipponico dal 1995, quando ad essere colpita fu soprattutto Kobe, con oltre 6.400 vittime. I danni maggiori, questa volta, si concentrano nell’area di Niigata, epicentro del sisma, dove sono oltre 60 mila gli sfollati. Ad essere colpita soprattutto la zona costiera, dove sono decine gli smottamenti segnalati. Il sistema viario è praticamente in tilt. Ma anche quello ferroviario ha subito pesanti rallentamenti, dopo che il famoso Shinkansen, il treno superveloce, ha deragliato per la prima volta in 40 anni di servizio. Solo danni materiali, in questo caso, ma nessuna vittima.

 

Numerose le aree isolate, raggiunte solo nelle ultime ore dagli elicotteri dell'esercito. La Croce Rossa nipponica ha inviato un centinaio di medici e infermieri negli ospedali e nei rifugi della regione per assistere i pazienti e distribuire beni di prima necessità. Secondo gli esperti se l’epicentro fosse stato più vicino a Tokyo, sarebbe stata una vera tragedia. Un sisma di tale potenza avrebbe, infatti, potuto provocare più di 7 mila morti. Il Giappone convive quotidianamente con i terremoti: ogni anno solo a Tokyo sono almeno un migliaio le scosse registrate dagli osservatori sismici.

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Ci trasferiamo in Iraq: 49 corpi di soldati iracheni sono stati trovati a Baquba, nel nord del Paese. Lo riferiscono fonti ufficiali irachene. Un diplomatico statunitense, invece, è stato ucciso nei pressi dell’aeroporto di Baghdad. E mentre le truppe americane proseguono nei loro raid su Falluja, prosegue la strategia dei rapimenti.  La cronaca nel nostro servizio:

 

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In questa ennesima giornata di sangue in Iraq, ancora le forze dell’ordine nel mirino della guerriglia. I cadaveri di 49 reclute dell'esercito iracheno, infatti, sono stati trovati nei pressi di Baquba, a nord-est di Baghdad. Le nuove reclute stavano tornando da un addestramento svolto nel deserto meridionale vicino al confine con l'Iran. Durante il viaggio verso la loro base di Kirkush, i guerriglieri hanno intercettato i militari, che sono stati fatti sdraiare e poi uccisi a sangue freddo. Solo ieri, almeno 17 agenti, erano morti in due attacchi con autobombe a nord-ovest di Baghdad e vicino a Samarra, a nord della capitale. E se a Kerbala un nuovo agguato ha causato  la morte di un dignitario sciita iracheno e un poliziotto, i militari statunitensi proseguono, invece, i loro raid contro Falluja, dove almeno 5 persone sono rimaste uccise.

 

Un diplomatico americano è stato, invece, ucciso oggi in un attacco a colpi di mortaio presso l'aeroporto di Baghdad. A confermare la notizia un responsabile del dipartimento di Stato americano. Un sito islamico ha, invece, mostrato le foto e un video della decapitazione di una “spia” irachena, mentre cresce l'ansia per la sorte dell'operatrice umanitaria anglo-irachena Margaret Hassan, ostaggio di un gruppo armato non identificato. Responsabili di cinque diversi gruppi della guerriglia di Falluja hanno affermato di non tenerla in ostaggio. Sempre sul fronte dei rapimenti, c’è da segnalare quello lampo avvenuto ieri sempre a Falluja, dove un giornalista francese è stato trattenuto per alcune ore da miliziani. Il rilascio è avvenuto su intervento del consiglio della Shura della città. Sul fronte interno statunitense, invece, crescono le polemiche sul trasferimento di una decina di detenuti iracheni fuori dall'Iraq. Lo spostamento sarebbe avvenuto in segreto da parte della Cia, per essere sottoposti altrove a interrogatori. A rivelarlo il “Washington Post”, sottolineando come il trasferimento potrebbe rappresentare una violazione della  convenzione di Ginevra sui diritti dei prigionieri di guerra.

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Il presidente uscente Hamid Karzai ha matematicamente vinto le elezioni presidenziali afgane, le prime dalla fine del regime dei Taleban. A comunicarlo la commissione elettorale nazionale. Nel Paese asiatico la tensione resta comunque alta. Ieri un attacco kamikaze in una affollata via commerciale di Kabul ha provocato 3 morti: l’attentatore, una bambina ed una donna americana. Almeno 8, invece, i feriti. L’attacco è stato rivendicato da un portavoce del movimento dei Taleban, anche se le autorità stanno verificando la veridicità della notizia.

 

Il governo israeliano ha approvato con tredici voti a favore e sei contrari il disegno di legge sugli indennizzi agli ottomila coloni di Gaza e della Cisgiordania settentrionale, che l'anno prossimo dovranno lasciare gli insediamenti in base al piano di ritiro di Ariel Sharon.

 

Da Tokyo, dove si trova in visita ufficiale, il segretario di Stato Usa,  Colin Powell, ha respinto le “condizioni” delle Corea del Nord per riprendere i negoziati multilaterali sullo smantellamento del suo arsenale nucleare. Washington, ha poi fatto intendere il capo della diplomazia statunitense, ha intenzione di chiedere che la questione sia esaminata il mese prossimo dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

 

Sempre sul fronte nucleare, l'Iran ha bocciato le proposte avanzate da Francia, Germania e Gran Bretagna per risolvere la crisi innescata dal suo programma. Teheran ha, inoltre, respinto la richiesta di sospendere tutte le attività del ciclo dell'arricchimento dell'uranio. “Quella europea - ha affermato il portavoce del ministero egli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi - è una proposta preliminare e non definitiva ma è sbilanciata”.

 

In Kosovo vince la linea dura imposta da Belgrado, e i serbi disertano in massa le elezioni, mentre il partito del presidente moderato Ibrahim  Rugova, pur apparendo in calo, si conferma la prima forza politica della provincia. Da Pristina, ci riferisce Emiliano Bos:

 

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Già ieri sera, appena dopo la chiusura dei seggi, la Lega democratica del Kosovo, guidata dal presidente Ibrahim Rugova, aveva gridato alla vittoria. Le prime proiezioni di oggi confermerebbero il successo del leader moderato albanese, ma il suo partito non sembra superare la metà dei voti necessari per governare da solo la provincia jugoslava a maggioranza albanese. Probabilmente sarà costretto a cercare un alleato politico per dar vita ad una coalizione. Ma il vero dato politico del secondo voto del dopoguerra è il boicottaggio dei serbi. Le urne sono rimaste praticamente vuote nei villaggi e nelle cittadine dove vivono circa 120 mila serbi rimasti in Kosovo. Nell’enclave di Gorazevac, dove la popolazione vive sotto scorta armata dei militari della Nato, alla chiusura delle operazioni avevano votato in meno di 20 sui quasi 800 iscritti nelle liste elettorali. Ben pochi, dunque, si sono recati ai seggi.

 

Una protesta dura, alimentata anche dal primo ministro Kostunica, da Belgrado, che ha accusato la comunità internazionale di non garantire loro sicurezza e diritti. Le operazioni elettorali nella provincia amministrata da cinque anni dalle Nazioni Unite si sono comunque svolte senza incidenti di rilievo, nonostante i timori della vigilia. Il risultato di questo voto per ora sembra complicare il quadro dei colloqui internazionali tra serbi e albanesi, per decidere il futuro status della regione, che chi ha votato – praticamente solo la maggioranza albanese – vorrebbe indipendente al più presto.

 

Da Pristina, per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.

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Urne aperte anche in Tunisia per designare un nuovo presidente e un nuovo parlamento.  Oltre quattro milioni e mezzo gli elettori chiamati ad esprimere il proprio voto. Scontato l’esito della tornata elettorale: a vincere dovrebbe essere Zine el Abidine Ben Ali, già da 17 anni sulla poltrona di presidente. Nelle passate elezioni ricevette il 99% dei voti.

 

Secondo turno delle legislative, invece, in Lituania, dove i seggi si sono aperti questa mattina. Scontato l’ingresso nel Governo del partito populista del multimilionario russo Viktor Ouspaskitch, già uscito vincitore nel primo turno del 10 ottobre scorso. Si tratta delle prime elezioni legislative in Lituania dalla sua adesione, la scorsa primavera, alla Nato e all’Unione Europea.

 

Elezioni suppletive della Camera dei deputati, invece, in Italia. Sei le regioni coinvolte: Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia. Sette, invece, i collegi, per votare i nuovi rappresentanti, che andranno ad occupare le poltrone rimaste vacanti dopo le rinunce per le Europee. Le operazioni di voto, iniziate questa mattina alle 8, termineranno alle ore 22, per riprendere domani dalle 7 alle 15. Gli elettori interessati alle consultazioni saranno oltre 730mila.

 

Il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, è stato dimesso stamani dalla clinica Pio XI di Roma, dove ieri mattina gli è stato applicato un pacemaker. Il capo dello Stato dovrebbe riprendere le sue normali attività già martedì.

 

Ventiquattro morti in meno di 24 ore. Una nuova ondata di violenze si è abbattuta sull’Algeria. Ieri sera militanti islamici hanno fermato ad un falso posto di blocco un pullman carico di giovani tifosi diretti a una partita di calcio ad Algeri e ne hanno uccisi otto e feriti quattro. Oggi, invece, un commando armato ha compiuto un agguato nei pressi di Medea, 80 chilometri a sud di Algeri, uccidendo sedici persone.

 

La maggior parte dei comandanti dei gruppi ribelli del Darfur hanno raggiunto in queste ore Abuja. Nella capitale nigeriana, domani verrà dato il via ai colloqui per risolvere la crisi nella martoriata regione occidentale del Sudan. Intanto l’“Esercito di liberazione del Sudan”, uno dei due gruppi ribelli del Darfur, ha accusato l’aviazione di Karthoum di aver bombardato ieri la città di Aid, causando la morte di dieci persone.

 

La capsula russa Soyuz con a bordo due cosmonauti russi e un americano, di ritorno dalla stazione spaziale orbitante internazionale Iss, è atterrata  nelle steppe del Kazakhstan.  “Tutto si è svolto secondo le previsioni - ha dichiarato Valeri Lindin, portavoce al centro voli spaziali - sono atterrati all'ora e nella zona previste”.

 

 

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