RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
297 - Testo della trasmissione di sabato
23 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Con una preghiera a Maria, si è concluso a Malta il Congresso internazionale per i sacerdoti
CHIESA E SOCIETA’:
Al via oggi a Parigi il Congresso internazionale per la nuova evangelizzazione
Iraq senza pace: oltre 10 morti in due attentati
kamikaze provocano. Angoscia in Gran Bretagna per la sorte della volontaria rapita
Elezioni blindate in Kosovo: si vota per il
rinnovo del Parlamento. Una comunità serba boicotta il voto.
23
ottobre 2004
ANDATE CONTRO CORRENTE, VINCENDO
L’INDIVIDUALISMO,
LA PIGRIZIA E IL DISIMPEGNO.
E’ L’INVITO CHE IL PAPA HA
RIVOLTO AGLI SCOUT DEL MASCI E DELL’AGESCI, RICEVUTI IN OCCASIONE DEL 50.MO E
DEL 30.MO DI FONDAZIONE
L’entusiasmo e i colori degli
scout hanno inondato oggi piazza San Pietro, in occasione dell’incontro tra Giovanni
Paolo II e i partecipanti al raduno dell’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI) e del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI). L’appuntamento ha avuto i toni di una
grande festa, per celebrare il 26.esimo anno di Pontificato del Papa, il
50.esimo anniversario di fondazione del MASCI e il 30.esimo dell’AGESCI.
Presenti in piazza oltre 40 mila persone. Tra queste, la “coccinella” più
piccola che ha sette anni e mezzo, e lo scout più anziano che ne ha 97. Il
servizio di Barbara Castelli:
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“Rendete possibile
l’impossibile”, “vincete individualismo, pigrizia e disimpegno”. Volando alto
ricordate che “il futuro del mondo e della Chiesa dipende anche dalla vostra
passione educativa”. Con affetto e simpatia, questa mattina in una soleggiata
Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha incoraggiato gli scout a prendere il
largo al soffio dello Spirito Santo. Ad accogliere l’invito un folto stuolo di
quarantamila camicie celesti, che non si sono risparmiate nel manifestare il proprio
entusiasmo per un’occasione tanto speciale: il 26.esimo di Pontificato, i 30
anni dell’AGESCI e i 50 del MASCI.
“Il
Papa guarda a voi con fiducia e con speranza, e vi accompagna nella grande avventura
della vita con la sua preghiera e la sua simpatia”. (applausi)
(canto)
“Il prossimo – ha proseguito il
Papa – attende da voi il dono di un impegno veramente umano e cristiano” e in
questo impegno di fedeltà vi aiuta la Legge scout, mediante la quale, come il vostro
fondatore Lord Baden-Powell amava dire, “voi potete rendere possibile
l’impossibile”. Il Pontefice poi ha riservato una raccomandazione alle
differenti aggregazioni: alle “coccinelle” e ai “lupetti” ha chiesto di fare
ogni giorno del loro meglio per “crescere gioiosamente nel Cerchio e nel
Branco, scoprendo le meraviglie del Creato”. A guide ed esploratori di “essere
sempre pronti per il bene”. A “scolte” e “rovers” ha chiesto di impegnarsi “a
fare del verbo ‘servire’ il motto della vita”, rendendo così più bella e
feconda l’esistenza. Ai capi, infine, di essere “uomini e donne che, facendo
riferimento al Vangelo di Gesù, sanno educare altri a vivere la libertà e la
responsabilità, a nuotare contro corrente per vincere la tentazione
dell’individualismo, della pigrizia e del disimpegno”. “‘Duc in altum’,
AGESCI!, ‘Duc in altum’, MASCI! – ha concluso il Papa – Non abbiate
paura di avanzare con fantasia, sapienza, coraggio, sulle strade
dell’educazione delle giovani generazioni. Il futuro del mondo e della Chiesa
dipende anche dalla vostra passione educativa”.
Nel corso dell’incontro i
numerosi pellegrini hanno rinnovato davanti al Papa la “promessa scout”. Ma
cosa vuol dire oggi essere uno scout, qual è il suo impegno? Lo abbiamo chiesto
ad alcuni dei presenti in Piazza:
R. – Aiutare gli altri in ogni
circostanza. Ognuno di noi cerca di fare del proprio meglio per aiutare il
fratello vicino e anche quello lontano.
R. – Il nostro operato è teso a
portare i nostri valori, quindi la nostra è una proposta educativa. Vogliamo
essere un’agenzia educativa un po’ a supporto della famiglia, a supporto di
questi ragazzi che stanno crescendo.
R. – Rinnovare sempre la
promessa nell’impegno, soprattutto con la fedeltà ai grandi valori dello
scoutismo e del Vangelo.
(canto)
Numerosi, poi, i bambini con un
personale messaggio per il Papa:
R. – Grazie per essere qui con
noi in questo giorno!
R. – Ciao, Papa! Grazie Papa che
fai molta bontà!
R. – Ti voglio tanto bene, Papa!
R. – (tutti insieme): Viva il
Papa!
Al termine del discorso papale
sono stati donati al Papa vari oggetti fabbricati dagli scout e una donazione
per un progetto di sostegno ai bambini etiopi.
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GLI AUGURI DEL PAPA DI PRONTA GUARIGIONE PER IL
PRESIDENTE CIAMPI,
DOPO L’IMPIANTO DI UN PACEMAKER
- Intervista con Joaquín Navarro Valls -
“Affettuosi auguri” ha rivolto il Papa, in una telefonata, al presidente
della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che questa mattina è stato
operato per l’impianto di un pacemaker. L’intervento – come ha informato
una nota del Quirinale - è avvenuto in anestesia locale ed il presidente Ciampi
potrà riprendere già all’inizio della prossima settimana i previsti impegni di
lavoro. Ma sui contenuti del breve colloquio telefonico tra Giovanni Paolo II e
Carlo Azeglio Ciampi ascoltiamo il portavoce vaticano Joaquín Navarro Valls:
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Il Santo Padre ha trasmesso
telefonicamente al presidente Carlo Azeglio Ciampi la sua vicinanza con
l’augurio di rinnovata giovinezza, al servizio dell’Italia.
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L’ANNO
ACCADEMICO DELLE UNIVERSITA’ PONTIFICIE INAUGURATO IERI POMERIGGIO CON UNA
CONCELEBRAZIONE IN SAN PIETRO. IL PAPA AI GIOVANI:
“PONETE
I VOSTRI TALENTI AL SERVIZIO DELLA CHIESA
IN
TUTTA UMILTA’ E DISPONIBILITA’”.
- A
cura di Salvatore Sabatino -
Umiltà
e disponibilità: sono tra le parole usate, ieri pomeriggio, da Giovanni Paolo
II per parlare dell’impegno dei giovani universitari alla concelebrazione per
l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie, nella Basilica di
San Pietro. La cerimonia è stata presieduta dal cardinale Zenon Grocholewski,
prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Il servizio è di
Salvatore Sabatino:
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Oltre
700 i professori e gli studenti presenti alla concelebrazione nella Basilica di
San Pietro per l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie. Un
appuntamento ormai tradizionale, che segna l’inizio del nuovo anno di studi
delle università ecclesiastiche romane, simbolo dell’unità e dell’universalità
della Chiesa. Un concetto, questo, ribadito anche da Giovanni Paolo II durante
l’omelia, letta in parte da mons. Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di
Stato. Il Papa ha invitato gli studenti a far sì che la formazione di questi
anni li aiuti a comportarsi sempre più “in maniera degna della vocazione”
cristiana. Vi esorto - ha poi aggiunto - a porre i vostri talenti al servizio
della Chiesa in tutta umiltà e disponibilità.
Nell’Eucaristia – ha poi riferito il Santo Padre - troviamo
una chiave di lettura sintetica di quanto la parola di Dio ci dice nell’odierna
liturgia. Da una parte, l’Eucaristia è il principio dell’unità nella carità,
della comunione nella molteplicità dei doni. Dall’altra, essa è il Mysterium
Fidei che contiene in sé l’invito a passare dalla superficie alla realtà
profonda che sta sotto le apparenze. Giovanni Paolo II ha poi tenuto a
precisare che “quest’anno accademico coincide con l’Anno dell’Eucaristia”:
“Sull’esempio
di san Tommaso d’Aquino e di tutti i Dottori della Chiesa impegnatevi a trarre
dal Sacramento dell’Altare rinnovata luce di sapienza e costante forza di vita
evangelica”.
Poi, il
saluto finale: “All’Eucaristia – ha concluso Giovanni Paiolo II - inesauribile fonte di salvezza, vi
accompagni e vi guidi ogni giorno Maria, “Donna eucaristica” e Vergine
dell’ascolto obbediente.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata il Papa
ha ricevuto due presuli dell’Angola in visita “ad Limina Apostolorum” ed il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.
Il Santo
Padre ha nominato il cardinale Jan P. Schotte, presidente dell'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, Suo Inviato
Speciale alle solenni Celebrazioni di chiusura dell'anno dedicato al 150°
Anniversario della proclamazione del Dogma
dell'Immacolata Concezione, in programma nel Santuario Nazionale di Washington, l'8 dicembre 2004.
Il Santo Padre
ha nominato inoltre membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze William
D. Phillips, professore di Fisica all'University of Maryland, College Park, e
al National Institute of Standards and Technology, Gaithersburg (U.S.A.); e Veerabhadran
(Ram) Ramanathan, professore di Scienze dell'Atmosfera all'University of
California, San Diego, e Direttore del Centro per le Scienze dell'Atmosfera
dello Scripps Institution of Oceanography, La Jolla (U.S.A.).
DOMANI, DOMENICA 24
OTTOBRE, GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE
- Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe -
“Eucaristia e Missione” al
centro della Giornata mondiale missionaria, che si celebrerà domani. Un tema
che richiama la coscienza di ogni cristiano a comprendere l’urgenza
dell’impegno missionario in questo inizio del terzo Millennio, come Giovanni
Paolo II sottolinea con vigore nel suo messaggio per la Giornata. Il Papa ci invita
a “rilanciare con coraggio la missione” a tutte le genti partendo dall’annuncio
di Cristo, Redentore di ogni creatura umana, per diventare “testimoni del suo
amore sino agli estremi confini della terra”. In preparazione di questa
importante ricorrenza, oggi pomeriggio alle 17.00 nella Chiesa romana di Santo
Spirito in Sassia, il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei
popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, presiederà una veglia di preghiera.
Nell’intervista di Giovanni Peduto, il porporato ricorda che“Eucaristia e
missione formano un binomio inscindibile”.
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R. – Eucaristia come forma e centro della missione. Eucaristia significa
sostenere non solo il missionario che ha bisogno di questa presenza di Cristo,
di questa forza che Cristo gli dà attraverso l’Eucaristia, ma anche colui che
porta il pane di vita, Cristo, agli uomini che hanno fame e sete di Dio.
D. – Ma i cristiani sono
consapevoli del loro dovere di essere missionari nei luoghi in cui vivono?
R. – E’ una coscientizzazione
che stiamo cercando di dare un po’ a tutti i cristiani, a tutti i battezzati,
perché ogni battezzato per il fatto stesso di essere battezzato è
essenzialmente un missionario. Vorrei che tutti prendessero coscienza, come
insegna il Santo Padre, di questo invito che il sacerdote fa al termine della
celebrazione eucaristica, di andare, ritornare al proprio lavoro, alle proprie
case, alle proprie occupazioni, preoccupazioni e gioie, e testimoniarlo nel
proprio ambiente, nelle famiglie in cui ci si trova a vivere.
D. – Il Papa sottolinea
l’urgenza della missione, che è ancora ben lontana dal suo compimento…
R. – E’ una missione che ancora
presenta il quadro di una messe, che è numerosa, e dove purtroppo ci sono
ancora pochi operai. Se consideriamo che l’umanità oggi è costituita da più di
6 miliardi di persone e che soltanto un miliardo e 100 milioni sono cattolici,
e circa 2 miliardi cristiani, si vede come la stragrande maggioranza ancora non
abbia ricevuto il messaggio evangelico. E allora ecco l’invito a tutta la
Chiesa di prendere coscienza di questo comandamento del Signore e di essere
degli autentici missionari o ai confini della terra o nell’ambiente in cui ci
si trova a vivere.
D. – Un pensiero ai tanti
missionari che anche oggi versano il sangue per l’annuncio del Vangelo…
R. – Sono tanti anche oggi i
missionari che continuano a scrivere il martirologio della Chiesa, iniziato fin
dai primi secoli, che trova in Cristo il primo martire, il primo testimone dell’amore
di Dio verso gli uomini. Sono situazioni alle volte socioeconomiche, situazioni
politiche e a volte situazioni in contesti religiosi, che provocano questa
sfida enorme al missionario, il quale per essere coerente, per essere testimone
fino in fondo non ha paura di versare il suo sangue. La Chiesa continua a
crescere soprattutto attraverso il sangue dei suoi missionari.
D. – Quanti missionari ci sono
oggi nel mondo?
R. – Possiamo calcolare che
siano circa 75 mila i missionari che lasciano la propria patria, la propria
terra, la propria famiglia, la propria lingua, la propria cultura e che si
mettono a disposizione dei fratelli per annunciare Cristo, il pane vivo disceso
dal cielo, colui che dà la vita al mondo. Sono missionari che ancora continuano
questa meravigliosa avventura di Dio, per essere il Dio con noi, il Dio che
salva, il Dio che perdona, il Dio che riconcilia.
D. – Eminenza, lei gira molto
nei Paesi di missione, si sentono sostenuti dai fedeli questi missionari?
R. – Qualche volta sì, qualche
volta no. Devo dire che soprattutto negli ultimi tempi si è creata una specie
di osmosi tra chi si trova alle frontiere della missionarietà e chi invece è
nelle retroguardie. Molti cristiani oggi stanno prendendo coscienza dell’aiuto
insostituibile che devono dare a coloro che vivono in queste condizioni, in
queste situazioni.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Rendete possibile l'impossibile!": il
paterno abbraccio di Giovanni Paolo II agli oltre 35.000 scout italiani che, in
Piazza San Pietro, hanno dato vita ad un entusiasmante incontro di festa e di
testimonianza ecclesiale.
Nelle
vaticane, l'omelia del Papa nella Santa Messa per le Università Ecclesiastiche.
Il Santo Padre ha esortato a vivere il mistero eucaristico per testimoniare la
verità nella carità.
Il
Comunicato al termine del quarto incontro, a Grottaferrata, della Commissione
congiunta ebraico-cattolica.
Due pagine
dedicate alla 78.ma Giornata Mondiale Missionaria, che si celebra il 24
ottobre: tra i contributi, quello del cardinale Crescenzio Sepe.
Nelle
estere, in evidenza l'Iraq, con un articolo dal titolo "La disperazione
dell'ostaggio Margaret Hassan": diffuso su "Al Jazeera" un video
con l'operatrice umanitaria che, in lacrime, chiede il ritiro delle truppe
britanniche.
Nella
pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano in merito ai recenti
dati sulla lingua italiana.
Il
titolo dell'articolo è "Sempre più diffusa all'estero ma trascurata in
patria".
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.
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23
ottobre 2004
AL
PALAZZO DI VETRO, PROSEGUONO I NEGOZIATI SULLA MESSA AL BANDO
DELLA
CLONAZIONE. AI NOSTRI MICROFONI, L’ARCIVESCOVO MIGLIORE,
OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU,
SPIEGA
IL “NO” AD OGNI PRATICA DI CLONAZIONE UMANA
Il dibattito all’Onu sul bando totale della clonazione si è
concluso ieri senza un voto. I negoziati tra i Paesi che vogliono il divieto
totale degli esperimenti e quelli che preferiscono lasciare spazio alla
clonazione terapeutica proseguono a livello ristretto in vista di un
pronunciamento che potrebbe arrivare la prossima settimana. Da New York, Paolo
Mastrolilli:
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Il Costa Rica ha presentato una
risoluzione appoggiata da 63 Paesi, inclusi Stati Uniti ed Italia, che chiede
il divieto completo. Secondo questo testo, anche la clonazione terapeutica deve
essere proibita perché comporta la distruzione dell’embrione e quindi di una
vita umana a favore di un’altra. Ieri, l’ambasciatore italiano Spatafora è
intervenuto all’Assemblea generale condividendo questa posizione. Il
diplomatico ha detto che non c’è differenza tra clonazione terapeutica e
riproduttiva e ha sollecitato, invece, la ricerca sulle cellule staminali
adulte. Così si è espresso anche il rappresentante degli Stati Uniti dove la
questione delle staminali è diventata un tema della campagna elettorale per la
Casa Bianca col presidente Bush contrario all’uso delle cellule di derivazione
embrionale ed il senatore Kerry favorevole. Il Belgio, però, ha presentato una
risoluzione concorrente che vieta la clonazione riproduttiva ma consente quella
terapeutica. A favore di questo testo si sono espressi Gran Bretagna, Giappone
e lo stesso segretario generale Kofi Annan.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Nel dibattito all’Assemblea
generale è intervenuto anche l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore
permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, che – intervistato da
Alessandro Gisotti – spiega le ragioni del “no” ad ogni pratica di clonazione:
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R. – ‘No’ alla clonazione
embrionica proprio perché c’è una ragione etica profonda: non si può utilizzare
una vita umana per salvarne un’altra e in questo caso sarebbe un utilizzo di
grandissime quantità di embrioni. E’ un ‘no’ che allo stesso tempo è un ‘sì’,
anzi un incoraggiamento, all’acquisizione e all’uso delle cellule staminali
adulte proprio per l’uso terapeutico. La clonazione umana embrionica ancora non
ha dato alcuna prospettiva di successo terapeutico, mentre l’uso delle cellule
staminali adulte già ha salvato migliaia di persone in tantissimi casi. Quindi,
anche dal punto di vista della sensibilità verso coloro che sono affetti da
queste malattie incurabili e che attendono, giustamente, una terapia, si tratta
di non deviare l’attenzione, le risorse e la ricerca, ma di insistere,
investire maggiormente, su quella che già esiste e che non solleva controversie
morali.
D. – Che cosa si aspetta da
questo confronto al Palazzo di Vetro, che vede i Paesi membri dell’ONU
dividersi su clonazione terapeutica e riproduttiva?
R. – Noi ci aspettiamo non un
confronto tra scienza ed etica, ma un confronto tra una scienza, che è
eticamente responsabile, e determinate procedure scientifiche che non lo sono.
Ciò che ci attendiamo è che, in base a questo dibattito, risulti, poi, un
orientamento verso un progresso della scienza eticamente responsabile.
D. – Dopo la crisi irachena che
ha marginalizzato le Nazioni Unite, quale clima si respira, ora, al Palazzo di
Vetro in questa 59.ma sessione dei lavori dell’Assemblea generale?
R. – Un clima di intenso lavoro.
Attualmente si respira un clima di volontà in vista della riforma dell’ONU, una
volontà di lavorare in modo tale che tutte le voci, tutti gli Stati, in base al
principio dell’eguaglianza, abbiano la possibilità di intervenire ed incidere
sulla vita internazionale. Questo è anche il senso del nostro lavoro, del
nostro intervento: lavorare perché la riforma dell’ONU vada verso una maggior
sussidiarietà e solidarietà.
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CON UNA PREGHIERA A MARIA, SI È CONCLUSO A MALTA
IL CONGRESSO INTERNAZIONALE PER I SACERDOTI,
ORGANIZZATO DALLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO
- Servizio di Riccardo Maccioni -
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“Tu che sei tutta santa,
sostieni la santità del nostro sacerdozio affinché sia segno efficace levato
tra i popoli come città collocata sopra un monte, lucerna sopra il lucerniere,
perché faccia luce”. E’ il passaggio finale dell’Atto di consacrazione alla
Madonna che chiude il sesto Congresso internazionale dei sacerdoti. Il prefetto
della Congregazione per il Clero, il cardinale Darío Castrillón Hoyos, guida la
preghiera nel Santuario di Tapinu. Siamo al centro dell’isola di Gozo, nella
chiesa costruita dove il 22 giugno 1883 apparve la Vergine. Subito prima, dopo
la recita del Santo Rosario, il cardinale Angelo Sodano ha presieduto la
solenne concelebrazione eucaristica. Durante l’omelia, il segretario di Stato
vaticano ha volto lo sguardo al Cenacolo di Gerusalemme, dove iniziò la grande
missione dei cristiani. “Da Maria, regina degli apostoli – dice – arriva il
triplice richiamo alla fede intensa e viva, alla santità, allo zelo
apostolico”. Di nuovo il pensiero torna al Cenacolo, “edificio materiale –
osserva il porporato – che purtroppo non è più nelle mani dei cristiani, anche
se vi sono speranze per il futuro che le autorità israeliane possano restituirlo”.
L’ultima riflessione è sulla gioia, che si traduce “gozo”, in spagnolo, come il
nome di quest’isola da cui risuonano le parole dell’apostolo Paolo:
“Rallegratevi nel Signore, sempre: ve lo ripeto ancora, rallegratevi! Ed il Dio
della pace sarà con voi!”.
Da Malta, per la Radio Vaticana,
Riccardo Maccioni.
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LE
NINFEE DI MONET PROTAGONISTE INSIEME CONLA SENNA DI UNA GRANDE MOSTRA NEL MUSEO
DI SANTA GIULIA A BRESCIA: DA OGGI FINO A MARZO 2005, 110 TELE DEL MAESTRO FRANCESE
E DEI SUOI PRECURSORI
-
Intervista con Marco Goldin -
Le
ninfee di Monet protagoniste con la Senna di una grande mostra nel Museo di
Santa Giulia a Brescia: un evento artistico che prende il via oggi per
concludersi poi a marzo 2005. L’esposizione ha per tema il grande fiume
francese e presenta 110 preziose tele non solo di Monet, ma anche di
precursori. Sempre al museo di Santa Giulia troveranno posto, per la mostra
“Tiziano e la pittura del cinquecento”, anche dieci capolavori della pittura italiana
del 500 conservati al Louvre. Servizio di Francesca Sabatinelli:
(musica)
Un
affascinante viaggio attorno alla Senna, per poi voltarsi e scorgere la
campagna e prati fioriti di papaveri. Il cammino di Monet, parte dalla foce per
arrivare, seguendo l’evoluzione della sua pittura, al giardino di Giverny. Ad
introdurre l’opera di Monet, due grandi precursori del paesaggio
impressionista che non poco
influenzarono la generazione successiva, Corot e Daubigny. E poi i quattro
amici di Monet lungo la senna, Renoir, Sisley, Pissarro e Caillebotte. Si
arriva agli anni di esordio di Monet. Ad aprire la sua sezione, Il promontorio
della Heve con la bassa marea, proveniente dagli Stati Uniti, seguito da La
marina al chiaro di luna, del museo di Edimburgo, riconosciuto dalla critica
come il più bel ‘notturno’ impressionista. Marco Goldin è il curatore della
mostra:
“Sei sezioni
dedicate all’evoluzione di Monet dalle prime pitture proprio sul mare di
Normandia davanti alla foce della Senna, tra Honnefleur e Le Havre, fino alle
ninfee finali che sono non più l’esaltazione della natura ma l’artificio della
natura. Monet inventa la natura, deviando addirittura il corso della Senna
all’interno del suo stagno ed ecco perché la mostra si chiude con questa decina
di ninfee e di ponti, cioè per sottolineare che qualcosa di radicale è arrivato
nella pittura, non solo di Monet ma di tutta Europa”.
Un percorso cronologico, con
un’importante novità considerata il centro dell’esposizione, il bateau-atelier,
un battello acquistato da Monet nel 1872, così da poter dipingere la Senna non
più guardandola da lontano, ma standovi nel mezzo. Ancora Marco Goldin:
“Questa novità
importantissima è la ricostruzione del suo battello, in dimensione naturale
poiché la mostra gira molto dal punto di vista critico attorno al tema del
battello che ha consentito a Monet di cambiare completamente il suo punto
prospettico nell’atto di dipingere la Senna. Non è più soltanto l’atto del
guardare ma l’atto di entrare direttamente nella natura, di annullare la
distanza e di vivere la prossimità con la natura. E’ venuto abbastanza naturale
e logico mostrare l’oggetto, il bateau-atelier, e quindi un maestro d’ascia
veneziano sta ultimando la costruzione di questo bateau-atelier nelle sue dimensioni
naturali: sette metri di lunghezza, 1 metro e 70 di larghezza e la famosa
cabina dentro cui Monet spesso dipingeva lungo la Senna, autorizzando anche il
rapporto con l’altra famosa barca che viene prima di Monet quella di Daubigny,
che si chiamava botin. Avremo questo rapporto in mostra tra Monet e
Daubigny proprio legato al tema dell’imbarcazione”.
(musica)
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Domani, 24 ottobre, 30.ma Domenica
del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il brano del Vangelo in cui Gesù racconta una parabola per quelli che presumono di
esser giusti e disprezzano gli altri: la parabola del fariseo che prega nel
tempio ringraziando Dio di non essere come i peccatori, e del pubblicano che
riconoscendosi peccatore chiede a Dio di avere pietà di lui. Gesù allora dice:
”Io vi dico: questi tornò a casa sua
giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi
si umilia sarà esaltato”.
Su queste parole, il commento del teologo
gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo con l’esempio del Fariseo
e del pubblicano, ci mette in guardia sul fatto che non tutto ciò che sembra preghiera,
è preghiera. Lo è se porta chiunque la pratichi all’Autore della legge. Se la
legge perde la sua dimensione religiosa diventa moralismo e allora serve per
giustificarsi, per sentirsi a posto, creando una religione senza amore, dove si
afferma se stessi con pesanti giudizi sugli altri.
La propria presunta bravura
diventa discriminante verso gli altri, ma non fa avvicinare a Dio. “Mai fidarsi
dei propri giudizi su di sé nella vita spirituale”: ripetevano i Santi Padri.
Ma il cuore semplice, entrando nel luogo di Dio, avverte fortemente la propria
povertà, il proprio peccato e perciò esprime al Signore la domanda di
misericordia, di perdono, di salvezza. Chiede al Signore di vederlo così come è
e di prenderlo con sé, per non lasciarlo più nel peccato. E’ il significato
dell’invocazione “Abbia pietà di me”.
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23
ottobre 2004
AL
VIA OGGI A PARIGI IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE.
MOLTI GLI EVENTI PREVISTI,
TRA CUI 300 LABORATORI
DI RIFLESSIONE E DI SCAMBIO CHE SI SVOLGERANNO
NELLE PARROCCHIE DELLA
CITTA’
PARIGI. = "Le grandi città
rappresentano un luogo decisivo per l’evangelizzazio-ne". Con questa
convinzione, da oggi fino al primo novembre, Parigi ospiterà il Congresso
internazionale per la nuova evangelizzazione, manifestazione promossa insieme
con altre tre arcidiocesi europee: di Vienna, di Bruxelles e di Lisbona. L’idea
di promuovere ogni anno in una metropoli europea diversa un congresso per
l’evangelizzazione nacque, l’anno scorso, dall'incontro proprio degli
arcivescovi di Parigi, di Vienna, di Bruxelles e di Lisbona, i cardinali
Jean-Marie Lustiger, Christoph Schönborn, Godfried Danneels, e José da Cruz
Policarpo. Centinaia gli eventi previsti nella capitale transalpina. La
manifestazione entrerà, però, nel vivo domenica prossima, quando una croce alta
16 metri verrà eretta davanti alla cattedrale di Notre-Dame. Protagoniste del
Congresso saranno le parrocchie dove durante la settimana si svolgeranno oltre
300 laboratori di riflessione e di scambio. La cattedrale e la basilica del
Sacre-Coeur rimarranno aperte giorno e notte per il raccoglimento e per la
preghiera. "La grande città, sempre così luminosa e caotica - spiega il
cardinale Lustiger in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico La Croix
che all’evento ha dedicato uno speciale - è in realtà una città di solitudine,
per molti un deserto affettivo”. “Sono in tanti a soffrirne – prosegue – fino a
rimanerne spesso feriti nel proprio equilibrio personale. La vita urbana è
anche luogo privilegiato della violenza che abita nei cuori e nelle menti.
Anche se mi si accusa di drammatizzare la situazione, mi sembra che la morte
sia presente quasi ovunque, spesso è repressa e camuffata". Di fronte a
questa situazione la Chiesa vuole portare "la speranza che Dio ha voluto
farci dono". (A.M.)
PADRE PIERBATTISTA PIZZABALLA, CUSTODE DI TERRA
SANTA, LANCIA UN APPELLO
PER RIPRENDERE I PELLEGRINAGGI NELLA ZONA, AL FINE
DI AIUTARE I CRISTIANI
DI PALESTINA A NON SENTIRSI ABBANDONATI.
“NESSUN PROBLEMA O PERICOLO”, AFFERMA
GERUSALEMME. = Un appello per
“riprendere” i pellegrinaggi in Terra Santa, bloccati dalla nuova Intifada, è
stato ancora una volta lanciato da padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di
Terra Santa. “I cristiani di Palestina - spiega il padre Custode - hanno
soprattutto bisogno di non sentirsi abbandonati. Chiedono un appoggio di tipo
morale. Le esigenze concrete arrivano solo in un secondo momento, pur nella
loro urgenza”. Riprendere, dunque, la tradizione dei pellegrinaggi sarebbe
l'aiuto migliore. “Per i pellegrini che vengono in Terra Santa non ci sono
problemi o pericoli, - sostiene padre Pizzaballa - i luoghi santi non sono
l'obiettivo dell’Intifada. Gli stessi cristiani che vivono lì sanno di non
essere a rischio e le méte religiose non si trovano in località turistiche,
anche se ovviamente non è questa la questione: in realtà è un dramma che ci
siano luoghi turistici così duramente colpiti dal terrorismo, come abbiamo
tragicamente visto pochi giorni fa a Taba”. Secondo il religioso, è davvero
possibile condurre una vita normale in una regione così segnata dalla violenza.
“La gente è condizionata da quello che vede in tv, ma le cose non stanno solo
così - racconta il Custode - esistono realtà collaterali dove si vive la pace:
gemellaggi tra chiese e chiese, tra scuole palestinesi e scuole israeliane. Ci
sono israeliani che aiutano senza risparmiarsi i bambini palestinesi bisognosi
di cure. Certo è un Paese difficile, ma estremamente bello nell’accavallarsi
delle sue culture e dei suoi riti e dove si lavora anche per far convivere le
diversità”.
LA CATTEDRALE DELLA DORMIZIONE
DI BUDAPEST DEVE RIMANERE
SOTTO LA GIURISDIZIONE DEL PATRIARCATO ORTODOSSO
DI MOSCA.
A DECIDERLO IL TRIBUNALE PER L’ARBITRATO
BUDAPEST.
= A Budapest il Tribunale per l’arbitrato ha confermato che nella capitale la
Cattedrale della Dormizione deve rimanere sotto la giurisdizione del
Patriarcato ortodosso di Mosca. Il tribunale in tal modo ha respinto la
richiesta dell'Esarcato ungherese del Patriarcato di Costantinopoli di
riappropriarsi della giurisdizione della Cattedrale della Dormizione.
L'edificio sacro e le pertinenze vennero edificati nel 18.mo secolo da greci,
da macedoni e da ungheresi. Fino alla metà del Novecento la cattedrale rimase
sotto la giurisdizione dell’esarca serbo di Boudai. Nel 1950, quando Budapest
era occupata dai sovietici, la cattedrale venne ascritta alla giurisdizione del
Patriarcato di Mosca. (A.M.)
L’EX PRESIDENTE
INDONESIANO ABDURRAHMAN WAHID HA ESPRESSO DURA CONDANNA PER LA CHIUSURA DI UNA
SCUOLA CATTOLICA DA PARTE DEI FONDAMENTALISTI ISLAMICI. L’EDIFICIO OSPITA UNA
PALESTRA USATA
PER CELEBRARE LA MESSA
JAKARTA.
= “Il governo locale deve far aprire di nuovo la scuola”. Sono le parole
dell’ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid, il quale ha condannato
duramente la chiusura della scuola cattolica di santa Bernadetta a Cileduk da
parte di alcuni militanti islamici. Wahid, parlando nella sede della più grande
organizzazione musulmana del Paese, ha invitato con forza le autorità locali a
riaprire il complesso gestito dalle suore di Gesù Bambino. L’edificio, una
quarantina di chilometri da Jakarta, è stato bloccato con un muro eretto
davanti alle entrate, per impedire ai cattolici di accedere alla palestra della
scuola. Da 10 anni la utilizzavano per celebrare la messa, perché
l’amministrazione locale si rifiutava di dare il permesso per costruire una vera
chiesa. Secondo Wahid i funzionari locali “sono responsabili della chiusura del
complesso di Santa Bernadette” e “hanno costretto i preti e le suore a firmare
una dichiarazione in cui assicurano di non usare più la palestra come chiesa
provvisoria”. Un fatto grave, denuncia l’uomo politico: “A nome mio e della
comunità musulmana del Paese - ha detto - invito il sindaco di Tangerang e il
capo villaggio a non impedire nessun servizio religioso nel complesso di Santa
Bernadetta”. Wahid ha minacciato il ricorso legale se le autorità non
prenderanno i provvedimenti adeguati. (S.S.)
LA
BANCA PER LO SVILUPPO DEI CARAIBI HA CONCESSO AL GOVERNO GIAMAICANO
PRESTITI A TASSO
AGEVOLATO PER RIPARARE I DANNI CAUSATI
DAL PASSAGGIO DELL’URAGANO IVAN
KINGSTONE. = La Banca per lo sviluppo dei Caraibi
ha concesso al governo giamaicano prestiti a tasso agevolato per accelerare la
ricostruzione delle case e delle infrastrutture devastate un mese fa
dall’uragano “Ivan”. La cifra complessiva ammonta a 4,6 milioni di dollari, con
i quali dovranno essere riparate circa il 90 per cento delle case del Paese,
scoperchiate o abbattute dai forti venti dell’uragano. Ad essere parzialmente
ricostruiti saranno anche gli impianti di illuminazione ed erogazione
dell’acqua potabile, strade, scuole e quant’altro sia strettamente necessario
alla sopravvivenza della popolazione. Immediatamente dopo il passaggio di
“Ivan”, l’esecutivo giamaicano aveva chiesto aiuto alla comunità
internazionale, sostenendo di non avere i mezzi necessari per riavviare la
macchina produttiva del Paese e per riparare gli ingenti danni. In Giamaica il
20 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il reddito
medio pro-capite è di 3.900 dollari, con un tasso di disoccupazione vicino al
20 per cento e un debito pubblico pari al 145,6 per cento del prodotto interno
lordo. L’economia del Paese caraibico si basa principalmente sul turismo e
sull’esportazione di canna da zucchero, caffè, banane e crostacei. (S.S.)
SEMPRE
PIU’ DIFFICILE LA SITUAZIONE IN GUINEA BISSAU. LE NAZIONI UNITE
CHIEDONO L’INTERVENTO DELLA COMUNITA’
INTERNAZIONALE
PER EVITARE IL PEGGIO
BISSAU.
= Se la
comunità internazionale non si impegnerà a sostenerla, la Guinea Bissau rischia
il fallimento completo. A riferirlo il presidente del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, parlando ai giornalisti al termine di un incontro dedicato
all'analisi della situazione in cui versa l'ex colonia portoghese dell'Africa
occidentale. La Guinea Bissau è stata recentemente teatro dell'ammutinamento di
un gruppo di soldati che aveva fatto temere un nuovo golpe. Dalle analisi della
riunione è emersa l'immagine di una nazione povera e in cui il peso delle
autorità è ridotto al minimo. "Stati in queste condizioni hanno bisogno
d’aiuto. Se non li sosteniamo, ne pagheremo le conseguenze", ha detto
Jones Parry, ambasciatore inglese e presidente di turno del Consiglio di
Sicurezza. È un Paese - ha proseguito Parry - per cui, “come comunità internazionale,
dobbiamo unirci e cercare di aiutarlo a risollevarsi". A tal fine, a
dicembre, alle Nazioni Unite si dovrebbe tenere una conferenza di donatori per
la Guinea Bissau. L’ex-colonia portoghese è di 36 mila chilometri quadrati, ha
1,2 milioni di abitanti, trenta dialetti locali e due lingue nazionali, una
ufficiosa, il guineese-creolo, l’altra ufficiale, il portoghese. Ha vissuto nel 1998 un feroce conflitto
interno che ha aggravato ancora di più la situazione del Paese, facendolo
precipitare tra i più poveri del pianeta. Lo scorso maggio un nuovo governo si
è insediato con il compito di proseguire il cammino verso il rafforzamento
delle istituzioni, dopo il golpe incruento del 14 settembre scorso, fino ad
arrivare alle elezioni già fissate per il marzo 2005. (S.S.)
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23 ottobre 2004
- A cura di Alessandro Gisotti -
Non c’è
pace per l'Iraq. Nelle ultime ore, due attentati kamikaze a Ramadi e Samarra hanno
provocato oltre 10 morti. Intanto, la Gran Bretagna vive ore d’angoscia per la
sorte della volontaria rapita nei giorni scorsi. Il nostro servizio:
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Sabato
di sangue in Iraq: un’autobomba è esplosa contro un centro di reclutamento
della polizia irachena presso una base americana vicino Ramadi, a 200 km a
ovest dalla capitale. Fonti locali parlano di almeno dieci morti e di decine di
feriti. Una seconda autobomba, anch’essa guidata da un kamikaze, è scoppiata
vicino a un ceck point controllato dalla Guardia nazionale irachena vicino
Samarra, a nord di Baghdad. Quattro guardie sono morte e sei ferite. A Mossul,
invece, due camionisti turchi sono stati uccisi e altri due sono rimasti feriti
in un'imboscata. E un gruppo di sabotatori hanno bombardato oggi un oleodotto
che porta il greggio dal nordest dell'Iraq. Nelle ultime ore, intanto, le forze
americane, che continuano a bombardare Falluja hanno affermato di aver
arrestato nella città sunnita sei uomini della rete terroristica di al Zarqawi.
Uno di loro sarebbe uno dei capi dell’organizzazione. Secondo testimoni sul
posto, i raid nella notte hanno fatto a Falluja due morti e tre feriti tra i
civili. Intanto, la Gran Bretagna teme una nuova tragedia come quella
dell’ingegnere Ken Bigley: Margaret Hassan, l'operatrice umanitaria di CARE
sequestrata in Iraq, ha implorato aiuto al governo con la voce rotta dal pianto
in un drammatico video trasmesso ieri dalla tv al Jazeera. La volontaria ha
chiesto il ritiro delle truppe britanniche dal Paese, proprio mentre Blair, su
richiesta americana, ha deciso di ridispiegarle a Baghdad. Finora Downing
Street tace, preferendo non reagire al disperato appello, non dissimile da
quello lanciato da Bigley, ostaggio britannico decapitato dopo tre drammatiche
settimane di prigionia. Un vibrante appello, affinché la volontaria sia
liberata, è stato lanciato dal segretario generale di CARE International.
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Elezioni
blindate in Kosovo: ventimila soldati della Nato vigilano sulle consultazioni in
corso oggi nella provincia balcanica per rinnovare il Parlamento e scegliere il
nuovo governo. I seggi si sono aperti stamani in un clima teso, giacché
permangono quei contrasti tra serbi ed albanesi che scatenarono la guerra alla
fine degli anni ‘90. “Queste elezioni sono importanti per il riconoscimento
formale della nostra indipendenza”: ha dichiarato stamani il presidente
kosovaro, l’albanese Ibrahim Rugova, recandosi a votare a Pristina. Dal Kosovo,
il servizio di Emiliano Bos:
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La provincia a maggioranza
albanese mostra le luci e le ombre irrisolte, a partire dalla minoranza serba.
“Il voto di oggi non interessa la gente che chiede solo la pace”, ci dice
Dragomir Miric. Non andrà alle urne, sta lavorando per ricostruire la sua casa
devastata dal pogrom serbo del marzo scorso per mano degli estremisti albanesi.
Ora l’enclave serba è sorvegliata dai militari italiani della NATO, come molte
altre. Circa cinque mila serbi rimasti in Kosovo hanno minacciato il
boicottaggio della consultazione per protestare contro la mancanza di diritti.
Eppure, tra i 120 nuovi deputati che emergeranno dalle urne, 20 dovranno
rappresentare proprio le minoranze, non solo serbi, ma anche bosniaci, rom e
turchi. Anche gli albanesi, però, ammettono la propria disaffezione al voto
dopo cinque anni di presenza massiccia dell’ONU e del contingente
internazionale. E’ sufficiente camminare per la città di Peja per raccogliere
la loro delusione. Ad entusiasmare gli elettori non bastano nemmeno le promesse
di manifesti elettorali lungo la strada per Djakova, dove anche i leader, ex
guerriglieri albanesi, ammiccano in giacca e cravatta agli automobilisti di
passaggio.
Per la
Radio Vaticana, Emiliano Bos.
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Al
voto anche la Tunisia. I tunisini sono chiamati domani alle urne per l'elezione
del presidente della Repubblica e per scegliere i propri rappresentanti in
parlamento. L'attuale presidente in carica, Ben Alì, da 17 anni alla guida del
Paese, si ricandida per un quarto mandato quinquennale reso possibile dalla
modifica costituzionale del maggio 2002. Il risultato è scontato per tutti, Ben
Alì dovrebbe ottenere un risultato vicino a quello delle precedenti elezioni,
cioè oltre il 99 per cento dei consensi.
Una
serie scosse di terremoto, la più potente di 6,8 gradi Richter, ha scosso oggi
il Giappone e in particolare la città di Nigata, lungo il mar del Giappone. Il
sisma avrebbe provocato almeno due morti e cento feriti. Panico nella capitale
Tokyo, distante circa 250 km dall’epicentro, dove è stato visto oscillare uno
dei più alti grattacieli. Secondo quanto reso noto dalle autorità nipponiche,
parecchie case sono state distrutte nella zona vicina all'epicentro. Una frana
ha seppellito tre auto, mentre un treno superveloce proveniente da Tokyo ha
deragliato, sembra senza causare vittime.
L’Unione
Europea sta cercando di mettere a punto un “piano di accompagnamento” al ritiro
israeliano dalla Striscia di Gaza nel quadro di un’iniziativa che avrà “una
dimensione euro-araba”. Lo ha detto ieri a Parigi il ministro degli esteri
francese, Michel Barnier,al termine di un incontro con il suo omologo
palestinese, Nabil Shaath. Intanto, il movimento integralista palestinese Hamas
ha giurato vendetta dopo la morte, la notte scorsa, nel sud della Striscia di
Gaza del “numero due” del suo braccio armato le Brigate al Qassam, ucciso da un
missile esploso da un elicottero israeliano. Secondo fonti palestinesi, un
gruppo di miliziani di Hamas ha ucciso oggi a Gaza a colpi di arma da fuoco un
giovane palestinese di 19 anni, accusato di “collaborare” con Israele. Il corpo
del ragazzo, stando alle fonti locali, portava segni di tortura.
Una
notizia degli ultimi minuti dall’Afghanistan: tre esplosioni hanno scosso oggi
il centro di Kabul. Secondo un portavoce del ministro dell’Interno afghano ci
sarebbe un morto ed alcuni feriti.
Mary
McAleese è stata riconfermata per un secondo mandato settennale alla carica di
presidente della Repubblica irlandese. Avvocato cattolico, la McAleese è il
primo presidente originario dell'Irlanda del Nord. La sua riconferma è stata,
tuttavia, scontata come spiega Paolo Romani, esperto di questioni irlandesi per
il settimanale Famiglia Cristiana, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – E’ un normale avvicendamento democratico ed
istituzionale. Il mandato di Mary McAleese per sette anni è scaduto e quindi
ci sarebbe dovuta essere una nuova elezione presidenziale. L’elezione non c’è
stata perché Mary McAleese si è ricandidata e non aveva di
fronte a sé altri candidati. C’erano vari candidati e candidate indipendenti
che avrebbero voluto presentarsi, però sembra che non siano riusciti a
raccogliere le firme o perché sono entrati in pista troppo tardi, o perché
gliele hanno negate. Fatto sta che per potersi candidare alla presidenza della
Repubblica, in Irlanda bisogna raccogliere un certo numero di firme di deputati
o di eletti locali… sindaci, assessori.
D. – Mary McAleese è nata
e cresciuta in Ulster. Qual è il suo ruolo nel processo di pacificazione tra
unionisti e repubblicani in Irlanda del Nord?
R. – E’
proprio molto rappresentativa di questa comunità cattolica dell’Irlanda del
Nord. Mary McAleese, una
volta entrata in politica in Irlanda del Sud, ha dato prova di una grande moderazione,
ha sempre appoggiato tutti i tentativi per arrivare agli accordi di pace in
Irlanda del Nord fra protestanti e cattolici. Credo che sia universalmente
stimata.
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L’Alto
Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e la sicurezza Javier
Solana è arrivato ieri sera a Addis Abeba per discutere della crisi umanitaria
nella regione sudanese del Darfur. Solana, prima di partire per Khartum,
incontrerà il presidente della Commissione dell'Unione Africana, Konaré. L’Unione
Africana - la cui sede è proprio ad Addis Abeba - intende inviare oltre 3.000
soldati nel Darfur dove continuano le violenze. Solana avrà nei prossimi giorni
colloqui, oltre che con i governanti sudanesi, anche con il leader della
ribellione.
La
Duma russa ha ratificato, ieri, l’adesione di Mosca al Trattato di Kyoto per la
riduzione dei gas serra. I deputati russi hanno approvato la legge con 334 voti
a favore, 73 contrari e due astensioni. Nonostante la ferrea opposizione dei
nazionalisti e dei comunisti, l’appoggio unanime del gruppo vicino al Cremlino
“Russia Unita”, ha consentito il rapido “via libera” alla ratifica. Adesso il
provvedimento andrà alla Camera alta del Parlamento e poi alla firma del suo
principale sponsor, il presidente Vladimir Putin.
Negli
Stati Uniti, mentre si fa sempre più serrato il confronto per la Casa Bianca
tra Bush e Kerry, i servizi segreti hanno fatto sapere di non avere trovato
alcuna prova chiara di piani di attacchi terroristici legati alle elezioni del
2 novembre. La notizia viene diffusa dal quotidiano “Washington Post”.
Il
Governo italiano ha accettato di accogliere i 13 curdi a bordo della nave
tedesca “Lydia Oldendorff” ferma al largo di Malta. Lo ha riferito il portavoce
dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, Laura Boldrini. I 13
cittadini turchi imbarcati clandestinamente sulla nave mercantile hanno
espresso la volontà di richiedere asilo politico in Italia.
Sempre
in Italia, test elettorale domani per governo ed opposizione. Si vota, infatti,
per le elezioni suppletive in sette collegi uninominali della Camera. La
tornata elettorale riguarderà circa 750 mila elettori.
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