RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 297  - Testo della trasmissione di sabato 23 ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Andate contro corrente, vincendo individualismo e pigrizia: l’invito del  Papa agli Scout del MASCI e dell’AGESCI, a 50 e 30 anni dalla fondazione

 

Gli auguri del Papa di pronta guarigione per il presidente Ciampi, dopo l’impianto di un pacemaker: ce ne parla Joaquin Navarro-Valls

 

“I vostri talenti al servizio della Chiesa”: così il Papa ai giovani delle Pontificie Università all’inaugurazione, ieri pomeriggio, dell’anno accademico

 

Domani, domenica 24 ottobre, Giornata missionaria mondiale: intervista con il cardinale Crescenzio Sepe.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Al Palazzo di vetro, proseguono i negoziati sulla messa al bando della clonazione: ai nostri microfoni l’arcivescovo Celestino Migliore

 

Con una preghiera a Maria, si è concluso a Malta il Congresso internazionale per i sacerdoti

 

Le ninfee di Monet protagoniste con la Senna di una mostra a Brescia: da oggi 110 tele del maestro francese e dei suoi precursori. Con noi Marco Goldin

 

Nel Vangelo di domani, il monito di Gesù: “chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”: la riflessione di padre Marko Ivan Rupnik.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al via oggi a Parigi il Congresso internazionale per la nuova evangelizzazione

 

Padre Pizzaballa, custode di Terrasanta, lancia un appello per riprendere i pellegrinaggi nella zona, al fine di aiutare i cristiani di Palestina a non sentirsi abbandonati

 

La Cattedrale della Dormizione di Budapest deve rimanere sotto la giurisdizione del Patriarcato ortodosso di Mosca. A deciderlo il Tribunale per l’arbitrato

 

L’ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid ha espresso dura condanna per la chiusura di una scuola cattolica da parte dei fondamentalisti islamici

 

La banca per lo sviluppo dei Caraibi ha concesso al governo giamaicano prestiti a tasso agevolato per riparare i danni causati dal passaggio dell’uragano Ivan

 

Sempre più difficile la situazione in Guinea Bissau. Le Nazioni Unite chiedono l’intervento della comunità internazionale per evitare il peggio.

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq senza pace: oltre 10 morti in due attentati kamikaze provocano. Angoscia in Gran Bretagna per la sorte della volontaria rapita

 

Elezioni blindate in Kosovo: si vota per il rinnovo del Parlamento. Una comunità serba boicotta il voto.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 ottobre 2004

 

 

ANDATE CONTRO CORRENTE, VINCENDO L’INDIVIDUALISMO,

LA PIGRIZIA E IL DISIMPEGNO.

E’ L’INVITO CHE IL PAPA HA RIVOLTO AGLI SCOUT DEL MASCI E DELL’AGESCI, RICEVUTI IN OCCASIONE DEL 50.MO E DEL 30.MO DI FONDAZIONE

 

L’entusiasmo e i colori degli scout hanno inondato oggi piazza San Pietro, in occasione dell’incontro tra Giovanni Paolo II e i partecipanti al raduno dell’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI) e del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI). L’appuntamento ha avuto i toni di una grande festa, per celebrare il 26.esimo anno di Pontificato del Papa, il 50.esimo anniversario di fondazione del MASCI e il 30.esimo dell’AGESCI. Presenti in piazza oltre 40 mila persone. Tra queste, la “coccinella” più piccola che ha sette anni e mezzo, e lo scout più anziano che ne ha 97. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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“Rendete possibile l’impossibile”, “vincete individualismo, pigrizia e disimpegno”. Volando alto ricordate che “il futuro del mondo e della Chiesa dipende anche dalla vostra passione educativa”. Con affetto e simpatia, questa mattina in una soleggiata Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha incoraggiato gli scout a prendere il largo al soffio dello Spirito Santo. Ad accogliere l’invito un folto stuolo di quarantamila camicie celesti, che non si sono risparmiate nel manifestare il proprio entusiasmo per un’occasione tanto speciale: il 26.esimo di Pontificato, i 30 anni dell’AGESCI e i 50 del MASCI.

 

“Il Papa guarda a voi con fi­du­cia e con speranza, e vi accompagna nella grande av­ventura del­la vita con la sua preghiera e la sua simpatia”. (applausi)

 

(canto)

 

“Il prossimo – ha proseguito il Papa – attende da voi il dono di un impegno veramente umano e cristiano” e in questo impegno di fedeltà vi aiuta la Legge scout, mediante la quale, come il vostro fondatore Lord Baden-Powell amava dire, “voi potete rendere possibile l’impossibile”. Il Pontefice poi ha riservato una raccomandazione alle differenti aggregazioni: alle “coccinelle” e ai “lupetti” ha chiesto di fare ogni giorno del loro meglio per “crescere gioiosamente nel Cerchio e nel Branco, scoprendo le meraviglie del Creato”. A guide ed esploratori di “essere sempre pronti per il bene”. A “scolte” e “rovers” ha chiesto di impegnarsi “a fare del verbo ‘servire’ il motto della vita”, rendendo così più bella e feconda l’esistenza. Ai capi, infine, di essere “uomini e donne che, facendo riferimento al Vangelo di Gesù, sanno educare altri a vivere la libertà e la responsabilità, a nuotare contro corrente per vincere la tentazione dell’individualismo, della pigrizia e del disimpegno”. “‘Duc in altum’, AGESCI!, ‘Duc in altum’, MASCI! – ha concluso il Papa – Non abbiate paura di avanzare con fantasia, sapienza, coraggio, sulle strade dell’educazione delle giovani generazioni. Il futuro del mondo e della Chiesa dipende anche dalla vostra passione educativa”.

 

Nel corso dell’incontro i numerosi pellegrini hanno rinnovato davanti al Papa la “promessa scout”. Ma cosa vuol dire oggi essere uno scout, qual è il suo impegno? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei presenti in Piazza:

 

R. – Aiutare gli altri in ogni circostanza. Ognuno di noi cerca di fare del proprio meglio per aiutare il fratello vicino e anche quello lontano.

 

R. – Il nostro operato è teso a portare i nostri valori, quindi la nostra è una proposta educativa. Vogliamo essere un’agenzia educativa un po’ a supporto della famiglia, a supporto di questi ragazzi che stanno crescendo.

 

R. – Rinnovare sempre la promessa nell’impegno, soprattutto con la fedeltà ai grandi valori dello scoutismo e del Vangelo.

 

(canto)

 

Numerosi, poi, i bambini con un personale messaggio per il Papa:

 

R. – Grazie per essere qui con noi in questo giorno!

 

R. – Ciao, Papa! Grazie Papa che fai molta bontà!

 

R. – Ti voglio tanto bene, Papa!

 

R. – (tutti insieme): Viva il Papa!

 

Al termine del discorso papale sono stati donati al Papa vari oggetti fabbricati dagli scout e una donazione per un progetto di sostegno ai bambini etiopi.

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GLI AUGURI DEL PAPA DI PRONTA GUARIGIONE PER IL PRESIDENTE CIAMPI,

DOPO L’IMPIANTO DI UN PACEMAKER

- Intervista con Joaquín Navarro Valls -

 

“Affettuosi auguri” ha rivolto il Papa, in una telefonata, al presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che questa mattina è stato operato per l’impianto di un pacemaker. L’intervento – come ha informato una nota del Quirinale - è avvenuto in anestesia locale ed il presidente Ciampi potrà riprendere già all’inizio della prossima settimana i previsti impegni di lavoro. Ma sui contenuti del breve colloquio telefonico tra Giovanni Paolo II e Carlo Azeglio Ciampi ascoltiamo il portavoce vaticano Joaquín Navarro Valls:

 

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Il Santo Padre ha trasmesso telefonicamente al presidente Carlo Azeglio Ciampi la sua vicinanza con l’augurio di rinnovata giovinezza, al servizio dell’Italia.

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L’ANNO ACCADEMICO DELLE UNIVERSITA’ PONTIFICIE INAUGURATO IERI POMERIGGIO CON UNA CONCELEBRAZIONE IN SAN PIETRO. IL PAPA AI GIOVANI:

“PONETE I VOSTRI TALENTI AL SERVIZIO DELLA CHIESA

IN TUTTA UMILTA’ E DISPONIBILITA’”.

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Umiltà e disponibilità: sono tra le parole usate, ieri pomeriggio, da Giovanni Paolo II per parlare dell’impegno dei giovani universitari alla concelebrazione per l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie, nella Basilica di San Pietro. La cerimonia è stata presieduta dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

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Oltre 700 i professori e gli studenti presenti alla concelebrazione nella Basilica di San Pietro per l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie. Un appuntamento ormai tradizionale, che segna l’inizio del nuovo anno di studi delle università ecclesiastiche romane, simbolo dell’unità e dell’universalità della Chiesa. Un concetto, questo, ribadito anche da Giovanni Paolo II durante l’omelia, letta in parte da mons. Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di Stato. Il Papa ha invitato gli studenti a far sì che la formazione di questi anni li aiuti a comportarsi sempre più “in maniera degna della vocazione” cristiana. Vi esorto - ha poi aggiunto - a porre i vostri talenti al servizio della Chiesa in tutta umiltà e disponibilità.

 

Nell’Eucaristia – ha poi riferito il Santo Padre - troviamo una chiave di lettura sintetica di quanto la parola di Dio ci dice nell’odierna liturgia. Da una parte, l’Eucaristia è il principio dell’unità nella carità, della comunione nella molteplicità dei doni. Dall’altra, essa è il Mysterium Fidei che contiene in sé l’invito a passare dalla superficie alla realtà profonda che sta sotto le apparenze. Giovanni Paolo II ha poi tenuto a precisare che “quest’anno accademico coincide con l’Anno dell’Eucaristia”:

 

“Sull’esempio di san Tommaso d’Aquino e di tutti i Dottori della Chiesa impegnatevi a trarre dal Sacramento dell’Altare rinnovata luce di sapienza e costante forza di vita evangelica”.

 

Poi, il saluto finale: “All’Eucaristia – ha concluso Giovanni Paiolo II -  inesauribile fonte di salvezza, vi accompagni e vi guidi ogni giorno Maria, “Donna eucaristica” e Vergine dell’ascolto obbediente.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto due presuli dell’Angola in visita “ad Limina Apostolorum” ed il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

Il Santo Padre ha nominato il cardinale Jan P. Schotte, presidente dell'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, Suo Inviato Speciale alle solenni Celebrazioni di chiusura dell'anno dedicato al 150° Anniversario della proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione, in programma nel Santuario Nazionale di Washington, l'8 dicembre 2004.

 

Il Santo Padre ha nominato inoltre membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze William D. Phillips, professore di Fisica all'University of Maryland, College Park, e al National Institute of Standards and Technology, Gaithersburg (U.S.A.); e Veerabhadran (Ram) Ramanathan, professore di Scienze dell'Atmosfera all'University of California, San Diego, e Direttore del Centro per le Scienze dell'Atmosfera dello Scripps Institution of Oceanography, La Jolla (U.S.A.).

 

 

DOMANI, DOMENICA 24 OTTOBRE, GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

- Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe -

 

“Eucaristia e Missione” al centro della Giornata mondiale missionaria, che si celebrerà domani. Un tema che richiama la coscienza di ogni cristiano a comprendere l’urgenza dell’impegno missionario in questo inizio del terzo Millennio, come Giovanni Paolo II sottolinea con vigore nel suo messaggio per la Giornata. Il Papa ci invita a “rilanciare con coraggio la missione” a tutte le genti partendo dall’annuncio di Cristo, Redentore di ogni creatura umana, per diventare “testimoni del suo amore sino agli estremi confini della terra”. In preparazione di questa importante ricorrenza, oggi pomeriggio alle 17.00 nella Chiesa romana di Santo Spirito in Sassia, il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, presiederà una veglia di preghiera. Nell’intervista di Giovanni Peduto, il porporato ricorda che“Eucaristia e missione formano un binomio inscindibile”.

 

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R. – Eucaristia come forma e centro della missione. Eucaristia significa sostenere non solo il missionario che ha bisogno di questa presenza di Cristo, di questa forza che Cristo gli dà attraverso l’Eucaristia, ma anche colui che porta il pane di vita, Cristo, agli uomini che hanno fame e sete di Dio.

 

D. – Ma i cristiani sono consapevoli del loro dovere di essere missionari nei luoghi in cui vivono?

 

R. – E’ una coscientizzazione che stiamo cercando di dare un po’ a tutti i cristiani, a tutti i battezzati, perché ogni battezzato per il fatto stesso di essere battezzato è essenzialmente un missionario. Vorrei che tutti prendessero coscienza, come insegna il Santo Padre, di questo invito che il sacerdote fa al termine della celebrazione eucaristica, di andare, ritornare al proprio lavoro, alle proprie case, alle proprie occupazioni, preoccupazioni e gioie, e testimoniarlo nel proprio ambiente, nelle famiglie in cui ci si trova a vivere.

 

D. – Il Papa sottolinea l’urgenza della missione, che è ancora ben lontana dal suo compimento…

 

R. – E’ una missione che ancora presenta il quadro di una messe, che è numerosa, e dove purtroppo ci sono ancora pochi operai. Se consideriamo che l’umanità oggi è costituita da più di 6 miliardi di persone e che soltanto un miliardo e 100 milioni sono cattolici, e circa 2 miliardi cristiani, si vede come la stragrande maggioranza ancora non abbia ricevuto il messaggio evangelico. E allora ecco l’invito a tutta la Chiesa di prendere coscienza di questo comandamento del Signore e di essere degli autentici missionari o ai confini della terra o nell’ambiente in cui ci si trova a vivere.

 

D. – Un pensiero ai tanti missionari che anche oggi versano il sangue per l’annuncio del Vangelo…

 

R. – Sono tanti anche oggi i missionari che continuano a scrivere il martirologio della Chiesa, iniziato fin dai primi secoli, che trova in Cristo il primo martire, il primo testimone dell’amore di Dio verso gli uomini. Sono situazioni alle volte socioeconomiche, situazioni politiche e a volte situazioni in contesti religiosi, che provocano questa sfida enorme al missionario, il quale per essere coerente, per essere testimone fino in fondo non ha paura di versare il suo sangue. La Chiesa continua a crescere soprattutto attraverso il sangue dei suoi missionari.

 

D. – Quanti missionari ci sono oggi nel mondo?

 

R. – Possiamo calcolare che siano circa 75 mila i missionari che lasciano la propria patria, la propria terra, la propria famiglia, la propria lingua, la propria cultura e che si mettono a disposizione dei fratelli per annunciare Cristo, il pane vivo disceso dal cielo, colui che dà la vita al mondo. Sono missionari che ancora continuano questa meravigliosa avventura di Dio, per essere il Dio con noi, il Dio che salva, il Dio che perdona, il Dio che riconcilia.

 

D. – Eminenza, lei gira molto nei Paesi di missione, si sentono sostenuti dai fedeli questi missionari?

 

R. – Qualche volta sì, qualche volta no. Devo dire che soprattutto negli ultimi tempi si è creata una specie di osmosi tra chi si trova alle frontiere della missionarietà e chi invece è nelle retroguardie. Molti cristiani oggi stanno prendendo coscienza dell’aiuto insostituibile che devono dare a coloro che vivono in queste condizioni, in queste situazioni.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Rendete possibile l'impossibile!": il paterno abbraccio di Giovanni Paolo II agli oltre 35.000 scout italiani che, in Piazza San Pietro, hanno dato vita ad un entusiasmante incontro di festa e di testimonianza ecclesiale.

 

Nelle vaticane, l'omelia del Papa nella Santa Messa per le Università Ecclesiastiche. Il Santo Padre ha esortato a vivere il mistero eucaristico per testimoniare la verità nella carità.

Il Comunicato al termine del quarto incontro, a Grottaferrata, della Commissione congiunta ebraico-cattolica.

Due pagine dedicate alla 78.ma Giornata Mondiale Missionaria, che si celebra il 24 ottobre: tra i contributi, quello del cardinale Crescenzio Sepe. 

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq, con un articolo dal titolo "La disperazione dell'ostaggio Margaret Hassan": diffuso su "Al Jazeera" un video con l'operatrice umanitaria che, in lacrime, chiede il ritiro delle truppe britanniche. 

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano in merito ai recenti dati sulla lingua italiana.

Il titolo dell'articolo è "Sempre più diffusa all'estero ma trascurata in patria".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 ottobre 2004

 

 

AL PALAZZO DI VETRO, PROSEGUONO I NEGOZIATI SULLA MESSA AL BANDO

DELLA CLONAZIONE. AI NOSTRI MICROFONI, L’ARCIVESCOVO MIGLIORE,

OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU,

SPIEGA IL “NO” AD OGNI PRATICA DI CLONAZIONE UMANA

 

         Il dibattito all’Onu sul bando totale della clonazione si è concluso ieri senza un voto. I negoziati tra i Paesi che vogliono il divieto totale degli esperimenti e quelli che preferiscono lasciare spazio alla clonazione terapeutica proseguono a livello ristretto in vista di un pronunciamento che potrebbe arrivare la prossima settimana. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Il Costa Rica ha presentato una risoluzione appoggiata da 63 Paesi, inclusi Stati Uniti ed Italia, che chiede il divieto completo. Secondo questo testo, anche la clonazione terapeutica deve essere proibita perché comporta la distruzione dell’embrione e quindi di una vita umana a favore di un’altra. Ieri, l’ambasciatore italiano Spatafora è intervenuto all’Assemblea generale condividendo questa posizione. Il diplomatico ha detto che non c’è differenza tra clonazione terapeutica e riproduttiva e ha sollecitato, invece, la ricerca sulle cellule staminali adulte. Così si è espresso anche il rappresentante degli Stati Uniti dove la questione delle staminali è diventata un tema della campagna elettorale per la Casa Bianca col presidente Bush contrario all’uso delle cellule di derivazione embrionale ed il senatore Kerry favorevole. Il Belgio, però, ha presentato una risoluzione concorrente che vieta la clonazione riproduttiva ma consente quella terapeutica. A favore di questo testo si sono espressi Gran Bretagna, Giappone e lo stesso segretario generale Kofi Annan.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Nel dibattito all’Assemblea generale è intervenuto anche l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, che – intervistato da Alessandro Gisotti – spiega le ragioni del “no” ad ogni pratica di clonazione:


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R. – ‘No’ alla clonazione embrionica proprio perché c’è una ragione etica profonda: non si può utilizzare una vita umana per salvarne un’altra e in questo caso sarebbe un utilizzo di grandissime quantità di embrioni. E’ un ‘no’ che allo stesso tempo è un ‘sì’, anzi un incoraggiamento, all’acquisizione e all’uso delle cellule staminali adulte proprio per l’uso terapeutico. La clonazione umana embrionica ancora non ha dato alcuna prospettiva di successo terapeutico, mentre l’uso delle cellule staminali adulte già ha salvato migliaia di persone in tantissimi casi. Quindi, anche dal punto di vista della sensibilità verso coloro che sono affetti da queste malattie incurabili e che attendono, giustamente, una terapia, si tratta di non deviare l’attenzione, le risorse e la ricerca, ma di insistere, investire maggiormente, su quella che già esiste e che non solleva controversie morali.

 

D. – Che cosa si aspetta da questo confronto al Palazzo di Vetro, che vede i Paesi membri dell’ONU dividersi su clonazione terapeutica e riproduttiva?

 

R. – Noi ci aspettiamo non un confronto tra scienza ed etica, ma un confronto tra una scienza, che è eticamente responsabile, e determinate procedure scientifiche che non lo sono. Ciò che ci attendiamo è che, in base a questo dibattito, risulti, poi, un orientamento verso un progresso della scienza eticamente responsabile.

 

D. – Dopo la crisi irachena che ha marginalizzato le Nazioni Unite, quale clima si respira, ora, al Palazzo di Vetro in questa 59.ma sessione dei lavori dell’Assemblea generale?

 

R. – Un clima di intenso lavoro. Attualmente si respira un clima di volontà in vista della riforma dell’ONU, una volontà di lavorare in modo tale che tutte le voci, tutti gli Stati, in base al principio dell’eguaglianza, abbiano la possibilità di intervenire ed incidere sulla vita internazionale. Questo è anche il senso del nostro lavoro, del nostro intervento: lavorare perché la riforma dell’ONU vada verso una maggior sussidiarietà e solidarietà.

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CON UNA PREGHIERA A MARIA, SI È CONCLUSO A MALTA

IL CONGRESSO INTERNAZIONALE PER I SACERDOTI,

ORGANIZZATO DALLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO

- Servizio di Riccardo Maccioni -

 

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“Tu che sei tutta santa, sostieni la santità del nostro sacerdozio affinché sia segno efficace levato tra i popoli come città collocata sopra un monte, lucerna sopra il lucerniere, perché faccia luce”. E’ il passaggio finale dell’Atto di consacrazione alla Madonna che chiude il sesto Congresso internazionale dei sacerdoti. Il prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale Darío Castrillón Hoyos, guida la preghiera nel Santuario di Tapinu. Siamo al centro dell’isola di Gozo, nella chiesa costruita dove il 22 giugno 1883 apparve la Vergine. Subito prima, dopo la recita del Santo Rosario, il cardinale Angelo Sodano ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica. Durante l’omelia, il segretario di Stato vaticano ha volto lo sguardo al Cenacolo di Gerusalemme, dove iniziò la grande missione dei cristiani. “Da Maria, regina degli apostoli – dice – arriva il triplice richiamo alla fede intensa e viva, alla santità, allo zelo apostolico”. Di nuovo il pensiero torna al Cenacolo, “edificio materiale – osserva il porporato – che purtroppo non è più nelle mani dei cristiani, anche se vi sono speranze per il futuro che le autorità israeliane possano restituirlo”. L’ultima riflessione è sulla gioia, che si traduce “gozo”, in spagnolo, come il nome di quest’isola da cui risuonano le parole dell’apostolo Paolo: “Rallegratevi nel Signore, sempre: ve lo ripeto ancora, rallegratevi! Ed il Dio della pace sarà con voi!”.

 

Da Malta, per la Radio Vaticana, Riccardo Maccioni.

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LE NINFEE DI MONET PROTAGONISTE INSIEME CONLA SENNA DI UNA GRANDE MOSTRA NEL MUSEO DI SANTA GIULIA A BRESCIA: DA OGGI FINO A MARZO 2005, 110 TELE DEL MAESTRO FRANCESE E DEI SUOI PRECURSORI

- Intervista con Marco Goldin -

 

Le ninfee di Monet protagoniste con la Senna di una grande mostra nel Museo di Santa Giulia a Brescia: un evento artistico che prende il via oggi per concludersi poi a marzo 2005. L’esposizione ha per tema il grande fiume francese e presenta 110 preziose tele non solo di Monet, ma anche di precursori. Sempre al museo di Santa Giulia troveranno posto, per la mostra “Tiziano e la pittura del cinquecento”, anche dieci capolavori della pittura italiana del 500 conservati al Louvre. Servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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(musica)

 

Un affascinante viaggio attorno alla Senna, per poi voltarsi e scorgere la campagna e prati fioriti di papaveri. Il cammino di Monet, parte dalla foce per arrivare, seguendo l’evoluzione della sua pittura, al giardino di Giverny. Ad introdurre l’opera di Monet, due grandi precursori del paesaggio impressionista  che non poco influenzarono la generazione successiva, Corot e Daubigny. E poi i quattro amici di Monet lungo la senna, Renoir, Sisley, Pissarro e Caillebotte. Si arriva agli anni di esordio di Monet. Ad aprire la sua sezione, Il promontorio della Heve con la bassa marea, proveniente dagli Stati Uniti, seguito da La marina al chiaro di luna, del museo di Edimburgo, riconosciuto dalla critica come il più bel ‘notturno’ impressionista. Marco Goldin è il curatore della mostra:

 

“Sei sezioni dedicate all’evoluzione di Monet dalle prime pitture proprio sul mare di Normandia davanti alla foce della Senna, tra Honnefleur e Le Havre, fino alle ninfee finali che sono non più l’esaltazione della natura ma l’artificio della natura. Monet inventa la natura, deviando addirittura il corso della Senna all’interno del suo stagno ed ecco perché la mostra si chiude con questa decina di ninfee e di ponti, cioè per sottolineare che qualcosa di radicale è arrivato nella pittura, non solo di Monet ma di tutta Europa”.

 

Un percorso cronologico, con un’importante novità considerata il centro dell’esposizione, il bateau-atelier, un battello acquistato da Monet nel 1872, così da poter dipingere la Senna non più guardandola da lontano, ma standovi nel mezzo. Ancora Marco Goldin:

 

“Questa novità importantissima è la ricostruzione del suo battello, in dimensione naturale poiché la mostra gira molto dal punto di vista critico attorno al tema del battello che ha consentito a Monet di cambiare completamente il suo punto prospettico nell’atto di dipingere la Senna. Non è più soltanto l’atto del guardare ma l’atto di entrare direttamente nella natura, di annullare la distanza e di vivere la prossimità con la natura. E’ venuto abbastanza naturale e logico mostrare l’oggetto, il bateau-atelier, e quindi un maestro d’ascia veneziano sta ultimando la costruzione di questo bateau-atelier nelle sue dimensioni naturali: sette metri di lunghezza, 1 metro e 70 di larghezza e la famosa cabina dentro cui Monet spesso dipingeva lungo la Senna, autorizzando anche il rapporto con l’altra famosa barca che viene prima di Monet quella di Daubigny, che si chiamava botin. Avremo questo rapporto in mostra tra Monet e Daubigny proprio legato al tema dell’imbarcazione”.

 

(musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 24 ottobre, 30.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il brano del Vangelo in cui Gesù racconta una parabola per quelli che presumono di esser giusti e disprezzano gli altri: la parabola del fariseo che prega nel tempio ringraziando Dio di non essere come i peccatori, e del pubblicano che riconoscendosi peccatore chiede a Dio di avere pietà di lui. Gesù allora dice:


”Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.

 

Su queste parole, il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo con l’esempio del Fariseo e del pubblicano, ci mette in guardia sul fatto che non tutto ciò che sembra preghiera, è preghiera. Lo è se porta chiunque la pratichi all’Autore della legge. Se la legge perde la sua dimensione religiosa diventa moralismo e allora serve per giustificarsi, per sentirsi a posto, creando una religione senza amore, dove si afferma se stessi con pesanti giudizi sugli altri.

 

La propria presunta bravura diventa discriminante verso gli altri, ma non fa avvicinare a Dio. “Mai fidarsi dei propri giudizi su di sé nella vita spirituale”: ripetevano i Santi Padri. Ma il cuore semplice, entrando nel luogo di Dio, avverte fortemente la propria povertà, il proprio peccato e perciò esprime al Signore la domanda di misericordia, di perdono, di salvezza. Chiede al Signore di vederlo così come è e di prenderlo con sé, per non lasciarlo più nel peccato. E’ il significato dell’invocazione “Abbia pietà di me”.

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CHIESA E SOCIETA’

23 ottobre 2004

 

 

AL VIA OGGI A PARIGI IL CONGRESSO INTERNAZIONALE

PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE. MOLTI GLI EVENTI PREVISTI,

TRA CUI 300 LABORATORI DI RIFLESSIONE E DI SCAMBIO CHE SI SVOLGERANNO

NELLE PARROCCHIE DELLA CITTA’

 

PARIGI. = "Le grandi città rappresentano un luogo decisivo per l’evangelizzazio-ne". Con questa convinzione, da oggi fino al primo novembre, Parigi ospiterà il Congresso internazionale per la nuova evangelizzazione, manifestazione promossa insieme con altre tre arcidiocesi europee: di Vienna, di Bruxelles e di Lisbona. L’idea di promuovere ogni anno in una metropoli europea diversa un congresso per l’evangelizzazione nacque, l’anno scorso, dall'incontro proprio degli arcivescovi di Parigi, di Vienna, di Bruxelles e di Lisbona, i cardinali Jean-Marie Lustiger, Christoph Schönborn, Godfried Danneels, e José da Cruz Policarpo. Centinaia gli eventi previsti nella capitale transalpina. La manifestazione entrerà, però, nel vivo domenica prossima, quando una croce alta 16 metri verrà eretta davanti alla cattedrale di Notre-Dame. Protagoniste del Congresso saranno le parrocchie dove durante la settimana si svolgeranno oltre 300 laboratori di riflessione e di scambio. La cattedrale e la basilica del Sacre-Coeur rimarranno aperte giorno e notte per il raccoglimento e per la preghiera. "La grande città, sempre così luminosa e caotica - spiega il cardinale Lustiger in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico La Croix che all’evento ha dedicato uno speciale - è in realtà una città di solitudine, per molti un deserto affettivo”. “Sono in tanti a soffrirne – prosegue – fino a rimanerne spesso feriti nel proprio equilibrio personale. La vita urbana è anche luogo privilegiato della violenza che abita nei cuori e nelle menti. Anche se mi si accusa di drammatizzare la situazione, mi sembra che la morte sia presente quasi ovunque, spesso è repressa e camuffata". Di fronte a questa situazione la Chiesa vuole portare "la speranza che Dio ha voluto farci dono".  (A.M.)

 

 

PADRE PIERBATTISTA PIZZABALLA, CUSTODE DI TERRA SANTA, LANCIA UN APPELLO

PER RIPRENDERE I PELLEGRINAGGI NELLA ZONA, AL FINE DI AIUTARE I CRISTIANI

DI PALESTINA A NON SENTIRSI ABBANDONATI.

“NESSUN PROBLEMA O PERICOLO”, AFFERMA

 

GERUSALEMME. = Un appello per “riprendere” i pellegrinaggi in Terra Santa, bloccati dalla nuova Intifada, è stato ancora una volta lanciato da padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. “I cristiani di Palestina - spiega il padre Custode - hanno soprattutto bisogno di non sentirsi abbandonati. Chiedono un appoggio di tipo morale. Le esigenze concrete arrivano solo in un secondo momento, pur nella loro urgenza”. Riprendere, dunque, la tradizione dei pellegrinaggi sarebbe l'aiuto migliore. “Per i pellegrini che vengono in Terra Santa non ci sono problemi o pericoli, - sostiene padre Pizzaballa - i luoghi santi non sono l'obiettivo dell’Intifada. Gli stessi cristiani che vivono lì sanno di non essere a rischio e le méte religiose non si trovano in località turistiche, anche se ovviamente non è questa la questione: in realtà è un dramma che ci siano luoghi turistici così duramente colpiti dal terrorismo, come abbiamo tragicamente visto pochi giorni fa a Taba”. Secondo il religioso, è davvero possibile condurre una vita normale in una regione così segnata dalla violenza. “La gente è condizionata da quello che vede in tv, ma le cose non stanno solo così - racconta il Custode - esistono realtà collaterali dove si vive la pace: gemellaggi tra chiese e chiese, tra scuole palestinesi e scuole israeliane. Ci sono israeliani che aiutano senza risparmiarsi i bambini palestinesi bisognosi di cure. Certo è un Paese difficile, ma estremamente bello nell’accavallarsi delle sue culture e dei suoi riti e dove si lavora anche per far convivere le diversità”.

 

 

LA CATTEDRALE DELLA DORMIZIONE DI BUDAPEST DEVE RIMANERE

SOTTO LA GIURISDIZIONE DEL PATRIARCATO ORTODOSSO DI MOSCA.

A DECIDERLO IL TRIBUNALE PER L’ARBITRATO

 

BUDAPEST. = A Budapest il Tribunale per l’arbitrato ha confermato che nella capitale la Cattedrale della Dormizione deve rimanere sotto la giurisdizione del Patriarcato ortodosso di Mosca. Il tribunale in tal modo ha respinto la richiesta dell'Esarcato ungherese del Patriarcato di Costantinopoli di riappropriarsi della giurisdizione della Cattedrale della Dormizione. L'edificio sacro e le pertinenze vennero edificati nel 18.mo secolo da greci, da macedoni e da ungheresi. Fino alla metà del Novecento la cattedrale rimase sotto la giurisdizione dell’esarca serbo di Boudai. Nel 1950, quando Budapest era occupata dai sovietici, la cattedrale venne ascritta alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca. (A.M.)

 

 

L’EX PRESIDENTE INDONESIANO ABDURRAHMAN WAHID HA ESPRESSO DURA CONDANNA PER LA CHIUSURA DI UNA SCUOLA CATTOLICA DA PARTE DEI FONDAMENTALISTI ISLAMICI. L’EDIFICIO OSPITA UNA PALESTRA USATA

 PER CELEBRARE LA MESSA

 

JAKARTA. = “Il governo locale deve far aprire di nuovo la scuola”. Sono le parole dell’ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid, il quale ha condannato duramente la chiusura della scuola cattolica di santa Bernadetta a Cileduk da parte di alcuni militanti islamici. Wahid, parlando nella sede della più grande organizzazione musulmana del Paese, ha invitato con forza le autorità locali a riaprire il complesso gestito dalle suore di Gesù Bambino. L’edificio, una quarantina di chilometri da Jakarta, è stato bloccato con un muro eretto davanti alle entrate, per impedire ai cattolici di accedere alla palestra della scuola. Da 10 anni la utilizzavano per celebrare la messa, perché l’amministrazione locale si rifiutava di dare il permesso per costruire una vera chiesa. Secondo Wahid i funzionari locali “sono responsabili della chiusura del complesso di Santa Bernadette” e “hanno costretto i preti e le suore a firmare una dichiarazione in cui assicurano di non usare più la palestra come chiesa provvisoria”. Un fatto grave, denuncia l’uomo politico: “A nome mio e della comunità musulmana del Paese - ha detto - invito il sindaco di Tangerang e il capo villaggio a non impedire nessun servizio religioso nel complesso di Santa Bernadetta”. Wahid ha minacciato il ricorso legale se le autorità non prenderanno i provvedimenti adeguati. (S.S.)

 

 

LA BANCA PER LO SVILUPPO DEI CARAIBI HA CONCESSO AL GOVERNO GIAMAICANO

PRESTITI A TASSO AGEVOLATO PER RIPARARE I DANNI CAUSATI

 DAL PASSAGGIO DELL’URAGANO IVAN

 

KINGSTONE. = La Banca per lo sviluppo dei Caraibi ha concesso al governo giamaicano prestiti a tasso agevolato per accelerare la ricostruzione delle case e delle infrastrutture devastate un mese fa dall’uragano “Ivan”. La cifra complessiva ammonta a 4,6 milioni di dollari, con i quali dovranno essere riparate circa il 90 per cento delle case del Paese, scoperchiate o abbattute dai forti venti dell’uragano. Ad essere parzialmente ricostruiti saranno anche gli impianti di illuminazione ed erogazione dell’acqua potabile, strade, scuole e quant’altro sia strettamente necessario alla sopravvivenza della popolazione. Immediatamente dopo il passaggio di “Ivan”, l’esecutivo giamaicano aveva chiesto aiuto alla comunità internazionale, sostenendo di non avere i mezzi necessari per riavviare la macchina produttiva del Paese e per riparare gli ingenti danni. In Giamaica il 20 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il reddito medio pro-capite è di 3.900 dollari, con un tasso di disoccupazione vicino al 20 per cento e un debito pubblico pari al 145,6 per cento del prodotto interno lordo. L’economia del Paese caraibico si basa principalmente sul turismo e sull’esportazione di canna da zucchero, caffè, banane e crostacei. (S.S.)

 

 

SEMPRE PIU’ DIFFICILE LA SITUAZIONE IN GUINEA BISSAU. LE NAZIONI UNITE

 CHIEDONO L’INTERVENTO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

 PER EVITARE IL PEGGIO

 

BISSAU. = Se la comunità internazionale non si impegnerà a sostenerla, la Guinea Bissau rischia il fallimento completo. A riferirlo il presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, parlando ai giornalisti al termine di un incontro dedicato all'analisi della situazione in cui versa l'ex colonia portoghese dell'Africa occidentale. La Guinea Bissau è stata recentemente teatro dell'ammutinamento di un gruppo di soldati che aveva fatto temere un nuovo golpe. Dalle analisi della riunione è emersa l'immagine di una nazione povera e in cui il peso delle autorità è ridotto al minimo. "Stati in queste condizioni hanno bisogno d’aiuto. Se non li sosteniamo, ne pagheremo le conseguenze", ha detto Jones Parry, ambasciatore inglese e presidente di turno del Consiglio di Sicurezza. È un Paese - ha proseguito Parry - per cui, “come comunità internazionale, dobbiamo unirci e cercare di aiutarlo a risollevarsi". A tal fine, a dicembre, alle Nazioni Unite si dovrebbe tenere una conferenza di donatori per la Guinea Bissau. L’ex-colonia portoghese è di 36 mila chilometri quadrati, ha 1,2 milioni di abitanti, trenta dialetti locali e due lingue nazionali, una ufficiosa, il guineese-creolo, l’altra ufficiale, il portoghese.  Ha vissuto nel 1998 un feroce conflitto interno che ha aggravato ancora di più la situazione del Paese, facendolo precipitare tra i più poveri del pianeta. Lo scorso maggio un nuovo governo si è insediato con il compito di proseguire il cammino verso il rafforzamento delle istituzioni, dopo il golpe incruento del 14 settembre scorso, fino ad arrivare alle elezioni già fissate per il marzo 2005. (S.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 ottobre 2004

 

 

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

 

Non c’è pace per l'Iraq. Nelle ultime ore, due attentati kamikaze a Ramadi e Samarra hanno provocato oltre 10 morti. Intanto, la Gran Bretagna vive ore d’angoscia per la sorte della volontaria rapita nei giorni scorsi. Il nostro servizio:

 

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Sabato di sangue in Iraq: un’autobomba è esplosa contro un centro di reclutamento della polizia irachena presso una base americana vicino Ramadi, a 200 km a ovest dalla capitale. Fonti locali parlano di almeno dieci morti e di decine di feriti. Una seconda autobomba, anch’essa guidata da un kamikaze, è scoppiata vicino a un ceck point controllato dalla Guardia nazionale irachena vicino Samarra, a nord di Baghdad. Quattro guardie sono morte e sei ferite. A Mossul, invece, due camionisti turchi sono stati uccisi e altri due sono rimasti feriti in un'imboscata. E un gruppo di sabotatori hanno bombardato oggi un oleodotto che porta il greggio dal nordest dell'Iraq. Nelle ultime ore, intanto, le forze americane, che continuano a bombardare Falluja hanno affermato di aver arrestato nella città sunnita sei uomini della rete terroristica di al Zarqawi. Uno di loro sarebbe uno dei capi dell’organizzazione. Secondo testimoni sul posto, i raid nella notte hanno fatto a Falluja due morti e tre feriti tra i civili. Intanto, la Gran Bretagna teme una nuova tragedia come quella dell’ingegnere Ken Bigley: Margaret Hassan, l'operatrice umanitaria di CARE sequestrata in Iraq, ha implorato aiuto al governo con la voce rotta dal pianto in un drammatico video trasmesso ieri dalla tv al Jazeera. La volontaria ha chiesto il ritiro delle truppe britanniche dal Paese, proprio mentre Blair, su richiesta americana, ha deciso di ridispiegarle a Baghdad. Finora Downing Street tace, preferendo non reagire al disperato appello, non dissimile da quello lanciato da Bigley, ostaggio britannico decapitato dopo tre drammatiche settimane di prigionia. Un vibrante appello, affinché la volontaria sia liberata, è stato lanciato dal segretario generale di CARE International.

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Elezioni blindate in Kosovo: ventimila soldati della Nato vigilano sulle consultazioni in corso oggi nella provincia balcanica per rinnovare il Parlamento e scegliere il nuovo governo. I seggi si sono aperti stamani in un clima teso, giacché permangono quei contrasti tra serbi ed albanesi che scatenarono la guerra alla fine degli anni ‘90. “Queste elezioni sono importanti per il riconoscimento formale della nostra indipendenza”: ha dichiarato stamani il presidente kosovaro, l’albanese Ibrahim Rugova, recandosi a votare a Pristina. Dal Kosovo, il servizio di Emiliano Bos:

 

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La provincia a maggioranza albanese mostra le luci e le ombre irrisolte, a partire dalla minoranza serba. “Il voto di oggi non interessa la gente che chiede solo la pace”, ci dice Dragomir Miric. Non andrà alle urne, sta lavorando per ricostruire la sua casa devastata dal pogrom serbo del marzo scorso per mano degli estremisti albanesi. Ora l’enclave serba è sorvegliata dai militari italiani della NATO, come molte altre. Circa cinque mila serbi rimasti in Kosovo hanno minacciato il boicottaggio della consultazione per protestare contro la mancanza di diritti. Eppure, tra i 120 nuovi deputati che emergeranno dalle urne, 20 dovranno rappresentare proprio le minoranze, non solo serbi, ma anche bosniaci, rom e turchi. Anche gli albanesi, però, ammettono la propria disaffezione al voto dopo cinque anni di presenza massiccia dell’ONU e del contingente internazionale. E’ sufficiente camminare per la città di Peja per raccogliere la loro delusione. Ad entusiasmare gli elettori non bastano nemmeno le promesse di manifesti elettorali lungo la strada per Djakova, dove anche i leader, ex guerriglieri albanesi, ammiccano in giacca e cravatta agli automobilisti di passaggio.

 

Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.

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Al voto anche la Tunisia. I tunisini sono chiamati domani alle urne per l'elezione del presidente della Repubblica e per scegliere i propri rappresentanti in parlamento. L'attuale presidente in carica, Ben Alì, da 17 anni alla guida del Paese, si ricandida per un quarto mandato quinquennale reso possibile dalla modifica costituzionale del maggio 2002. Il risultato è scontato per tutti, Ben Alì dovrebbe ottenere un risultato vicino a quello delle precedenti elezioni, cioè oltre il 99 per cento dei consensi.

 

Una serie scosse di terremoto, la più potente di 6,8 gradi Richter, ha scosso oggi il Giappone e in particolare la città di Nigata, lungo il mar del Giappone. Il sisma avrebbe provocato almeno due morti e cento feriti. Panico nella capitale Tokyo, distante circa 250 km dall’epicentro, dove è stato visto oscillare uno dei più alti grattacieli. Secondo quanto reso noto dalle autorità nipponiche, parecchie case sono state distrutte nella zona vicina all'epicentro. Una frana ha seppellito tre auto, mentre un treno superveloce proveniente da Tokyo ha deragliato, sembra senza causare vittime.

 

L’Unione Europea sta cercando di mettere a punto un “piano di accompagnamento” al ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza nel quadro di un’iniziativa che avrà “una dimensione euro-araba”. Lo ha detto ieri a Parigi il ministro degli esteri francese, Michel Barnier,al termine di un incontro con il suo omologo palestinese, Nabil Shaath. Intanto, il movimento integralista palestinese Hamas ha giurato vendetta dopo la morte, la notte scorsa, nel sud della Striscia di Gaza del “numero due” del suo braccio armato le Brigate al Qassam, ucciso da un missile esploso da un elicottero israeliano. Secondo fonti palestinesi, un gruppo di miliziani di Hamas ha ucciso oggi a Gaza a colpi di arma da fuoco un giovane palestinese di 19 anni, accusato di “collaborare” con Israele. Il corpo del ragazzo, stando alle fonti locali, portava segni di tortura.

 

Una notizia degli ultimi minuti dall’Afghanistan: tre esplosioni hanno scosso oggi il centro di Kabul. Secondo un portavoce del ministro dell’Interno afghano ci sarebbe un morto ed alcuni feriti.

 

Mary McAleese è stata riconfermata per un secondo mandato settennale alla carica di presidente della Repubblica irlandese. Avvocato cattolico, la McAleese è il primo presidente originario dell'Irlanda del Nord. La sua riconferma è stata, tuttavia, scontata come spiega Paolo Romani, esperto di questioni irlandesi per il settimanale Famiglia Cristiana, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – E’ un normale avvicendamento democratico ed istituzionale. Il mandato di Mary McAleese per sette anni è scaduto e quindi ci sarebbe dovuta essere una nuova elezione presidenziale. L’elezione non c’è stata perché Mary McAleese si è ricandidata e non aveva di fronte a sé altri candidati. C’erano vari candidati e candidate indipendenti che avrebbero voluto presentarsi, però sembra che non siano riusciti a raccogliere le firme o perché sono entrati in pista troppo tardi, o perché gliele hanno negate. Fatto sta che per potersi candidare alla presidenza della Repubblica, in Irlanda bisogna raccogliere un certo numero di firme di deputati o di eletti locali… sindaci, assessori.

 

D. – Mary McAleese è nata e cresciuta in Ulster. Qual è il suo ruolo nel processo di pacificazione tra unionisti e repubblicani in Irlanda del Nord?

 

R. – E’ proprio molto rappresentativa di questa comunità cattolica dell’Irlanda del Nord. Mary McAleese, una volta entrata in politica in Irlanda del Sud, ha dato prova di una grande moderazione, ha sempre appoggiato tutti i tentativi per arrivare agli accordi di pace in Irlanda del Nord fra protestanti e cattolici. Credo che sia universalmente stimata.

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L’Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e la sicurezza Javier Solana è arrivato ieri sera a Addis Abeba per discutere della crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfur. Solana, prima di partire per Khartum, incontrerà il presidente della Commissione dell'Unione Africana, Konaré. L’Unione Africana - la cui sede è proprio ad Addis Abeba - intende inviare oltre 3.000 soldati nel Darfur dove continuano le violenze. Solana avrà nei prossimi giorni colloqui, oltre che con i governanti sudanesi, anche con il leader della ribellione.

 

La Duma russa ha ratificato, ieri, l’adesione di Mosca al Trattato di Kyoto per la riduzione dei gas serra. I deputati russi hanno approvato la legge con 334 voti a favore, 73 contrari e due astensioni. Nonostante la ferrea opposizione dei nazionalisti e dei comunisti, l’appoggio unanime del gruppo vicino al Cremlino “Russia Unita”, ha consentito il rapido “via libera” alla ratifica. Adesso il provvedimento andrà alla Camera alta del Parlamento e poi alla firma del suo principale sponsor, il presidente Vladimir Putin.

 

Negli Stati Uniti, mentre si fa sempre più serrato il confronto per la Casa Bianca tra Bush e Kerry, i servizi segreti hanno fatto sapere di non avere trovato alcuna prova chiara di piani di attacchi terroristici legati alle elezioni del 2 novembre. La notizia viene diffusa dal quotidiano “Washington Post”.

 

Il Governo italiano ha accettato di accogliere i 13 curdi a bordo della nave tedesca “Lydia Oldendorff” ferma al largo di Malta. Lo ha riferito il portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, Laura Boldrini. I 13 cittadini turchi imbarcati clandestinamente sulla nave mercantile hanno espresso la volontà di richiedere asilo politico in Italia.

 

Sempre in Italia, test elettorale domani per governo ed opposizione. Si vota, infatti, per le elezioni suppletive in sette collegi uninominali della Camera. La tornata elettorale riguarderà circa 750 mila elettori.

 

 

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