RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 296  - Testo della trasmissione di venerdì 22  ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Pace e giustizia sociale per l’Angola, ma anche rinascita spirituale, dopo  decenni di guerra civile:  così il Papa ai vescovi dell’Angola e di Sao Tomè, in visita ad Limina nel giorno del 26.mo anniversario dell’inizio del ministero pontificio di Giovanni Paolo II

 

Gli studenti delle Pontificie Università Ecclesiastiche si stringono intorno al Papa: oggi alle 17.30 nella Basilica Vaticana la Messa per l’inizio del nuovo Anno Accademico: intervista con il cardinale Zenon Grocholewski

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Cruciale dibattito all’ONU sulla clonazione umana: la Santa Sede ne chiede il divieto totale e incoraggia la ricerca sulle cellule staminali adulte

 

Continua la protesta pacifica nelle carceri italiane contro il sovraffollamento e la malasanità: con noi Vittorio Antonini, don Sandro Spriano e Claudio Messina

 

Convegno di studio alla Pontificia Università Lateranense promosso dalle Adoratrici del Sangue di Cristo per il bicentenario della fondatrice Santa Maria De Mattias: ce ne parla suor Vittoria Tomarelli

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si conclude oggi a Malta il Congresso internazionale per i sacerdoti, organizzato dalla Congregazione per il clero

 

Il sacerdote burundese, assassinato martedì in un agguato stradale, è stato vittima di un “omicidio mirato”, secondo fonti dell’Agenzia Fides

 

Nuovo appello della Chiesa in Colombia per il processo di pace

 

I vescovi italiani rivolgono un “pressante invito a studenti e famiglie perchè diano la loro adesione all’ora di religione”

 

A due settimane dalle elezioni regionali e municipali, la Conferenza episcopale venezuelana ha pubblicato una nota nella quale invita la popolazione a partecipare attivamente alla tornata elettorale

 

Si aprono oggi pomeriggio a Roma i lavori del Congresso nazionale del MEIC, il Movimento ecclesiale di impegno culturale

 

Nuove forme di povertà in Italia: la denuncia nell’ultimo rapporto della Caritas, presentato oggi a Roma

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora raid americani su Falluja, almeno 7 morti. Intanto, gli ulema sunniti accusano le truppe USA di aver rapito un loro esponente.

 

Con la ripresa dei negoziati in Nigeria, si ravviva la speranza nella martoriata regione sudanese del Darfur.

 

Elezioni domani in Kosovo: la maggioranza albanese vuole l’indipendenza da Belgrado. La minoranza serba boicotta il voto.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 ottobre 2004

 

 

PACE E GIUSTIZIA SOCIALE PER L’ANGOLA,

MA ANCHE RINASCITA SPIRITUALE E MORALE, DOPO I DECENNI DI GUERRA CIVILE

CHE HANNO DISTRUTTO LA SOCIETA’ E FATTO “SOFFRIRE ENORMEMENTE” LA CHIESA.

COSI’ IL PAPA AI VESCOVI DELL’ANGOLA E DI SAO TOME, IN VISITA AD LIMINA,

NEL GIORNO IN CUI IL PONTEFICE CELEBRA IL 26.MO ANNIVERSARIO

 DI INIZIO DEL MINISTERO PETRINO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Aprire spazi di confronto fraterno di idee e di collaborazione per ricostruire, dalle macerie della guerra, un tessuto civile di riconciliazione in un Paese che, “oggi più che mai”, ha bisogno “di pace e di giustizia”. Giovanni Paolo II ha lasciato questo mandato ai vescovi dell’Angola e di Sao Tome, ricevuti oggi al termine della loro visita ad Limina, nel giorno in cui il Papa ricorda il 26.mo anniversario dell’inizio del suo ministero alla guida della Chiesa universale. Per i particolari dell’intervento del Pontefice, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

Il Papa si è rivolto ai presuli del Paese africano avendo ben presente il drammatico quadro della situazione interna. Venticinque anni di conflitto armato, scoppiato nel ’75 all’indomani dell’indipendenza, e proseguito a fasi alterne, tra fragili tregue e sanguinose recrudescenze, che hanno lasciato in eredità all’Angola un bilancio di uno-due milioni di morti – ma cifre precise sono impossibili da stilare – centomila mutilati, 4 milioni tra profughi e sfollati e dieci milioni di mine antiuomo su 12-13 milioni di abitanti. E, in generale, una situazione istituzionale e sociale di grande incertezza, che il nuovo governo di José Eduardo dos  Santos, nato dalla tregua del 2002, sta tentando di ricomporre sulla strada della pacificazione democratica.

 

“E’ questa l’ora per una profonda riconciliazione nazionale”, ha riconosciuto il Pontefice all’inizio del suo discorso. “C’è bisogno di lavorare, senza sosta, per offrire alle generazioni future un Paese dove possano convivere e collaborare fraternamente tutte le componenti della società”. Il Papa – che ha riconosciuto come la Chiesa abbia “sofferto enormemente” durante la guerra civile angolana - ha elencato alcune delle situazioni che più hanno bisogno dell’attenzione e della cura dei vescovi e di tutte le componenti della Chiesa locale: una “nuova iniziazione cristiana” che permetta di “superare” le ancestrali credenze feticiste e di “ribellarsi alla mentalità dominante secolarizzata e allo stesso tempo agnostica”. Inoltre, la “difesa della santità” e del ruolo sociale della famiglia, in un contesto in cui la “legislazione civile e i costumi tradizionali poco favoriscono il matrimonio monogamico”. A questo proposito, poligamia, divorzio e prostituzione - ha stigmatizzato il Papa - sono pratiche diffuse e “immorali” che hanno una grande incidenza nella diffusione dell’AIDS: una malattia, ha osservato il Pontefice, “che non può essere ignorata” per le innumerevoli vittime che miete e per la “grave minaccia” che costituisce in termini di stabilità sociale e di costo economico.

 

Per fra fronte a tutto ciò, Giovanni Paolo II ha esortato i vescovi dell’Angola e di Sao Tomè a intensificare l’annuncio e la diffusione dei valori del Vangelo, attraverso l’istruzione soprattutto dei giovani e la formazione dei differenti agenti dell’evangelizzazione: seminaristi, catechisti, vocazioni alla vita consacrata. Ma, come sempre,  il Papa ha dato grande importanza alla “partecipazione attiva” dei cristiani nella vita pubblica, per una crescita del senso “morale e religioso”, da promuovere - ha sottolineato - grazie a una “collaborazione più stretta con il governo”. “Oggi più che mai l’Angola ha bisogno di pace e di giustizia”, ma ha anche bisogno di una rinascita spirituale. Una rinascita che ha nell’Eucaristia -“punto culminante dell’iniziazione cristiana” – la sua radice più autentica e profonda.

**********

 

 

GLI STUDENTI DELLE PONTIFICIE UNIVERSITA’ ECCLESIASTICHE SI STRINGONO

 INTORNO AL PAPA:  OGGI POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA LA MESSA

 PER L’INIZIO DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO

- Intervista  con il cardinale Zenon Grocholewski -

 

         Oggi pomeriggio alle 17.30 gli studenti delle Pontificie Università ecclesiastiche si stringeranno intorno al Papa nella Messa per l’inizio dell’Anno Accademico. Giovanni Paolo II terrà l’omelia e impartirà la benedizione apostolica. Presiederà la celebrazione il prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, il cardinale Zenon Grocholewski. In tutto il mondo ci sono circa 170 facoltà ecclesiastiche: solo a Roma sono circa 20 mila gli studenti iscritti a queste facoltà, 2000 i professori.  La Radio Vaticana seguirà l’evento in radiocronaca diretta con commento in italiano sull’onda media di 585 Khz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Giovanni Peduto ha chiesto al cardinale Grocholewski quali sono gli auspici per questo nuovo Anno Accademico:

 

**********

R. – Vorrei che venisse vissuto, anzitutto, dalle nostre facoltà ecclesiastiche l’Anno dell’Eucaristia. Si comprenda, sempre di più, che per conoscere le verità divine non basta semplicemente lo studio, ma ci vuole il contatto con Dio, ci vuole la preghiera. In realtà, i più grandi riformatori della Chiesa sono stati proprio i Santi: santi che, oltre allo studio – come San Tommaso, Sant’Agostino, Sant’Ignazio… – erano soprattutto uniti con Dio. Si dovrebbe dire, anzi, che ci sono molti santi che non hanno fatto grandi studi e ciò nonostante hanno influito fortemente sulla storia della Chiesa, come San Francesco, Santa Caterina da Siena, che non sapeva neanche leggere e scrivere ma che ha dettato delle cose stupende, e questa grande saggezza e questa grande scienza è stata presa dal contatto, dalla meditazione e dall’unione con Dio. Vorrei che quest’Anno dell’Eucaristia renda consapevoli i nostri studenti che la fonte della saggezza, della sapienza viene proprio dalla preghiera.

 

D. – Che cosa offrono oggi le Università ecclesiastiche?

 

R. – Penso che offrano quello di cui, forse, il mondo di oggi ha più bisogno. Una riflessione sul senso, sulle domande più profonde riguardanti l’esistenza umana. Sappiamo tutti che le conquiste della scienza e della tecnica possono essere usate sia per il bene, sia per il male. In realtà molto spesso vengono usate più per il male: grazie alle conquiste della tecnica, le guerre ad esempio sono diventate più terribili, le ingiustizie più raffinate, l’oppressione di un uomo sull’altro più perfida e la minaccia stessa alla vita dell’uomo è più reale. Ci vuole una riflessione sul senso, su cosa vogliamo veramente: qual è il senso della ricerca, come dobbiamo sfruttare le conquiste della scienza e della tecnica? Penso che questa riflessione sia necessaria e proprio questa è la riflessione che propongono a tutti le facoltà ecclesiastiche.

 

D. – Uno sguardo alle principali università ecclesiastiche, atenei ed istituti affini…

 

R. – Sono circa 170 diverse facoltà ecclesiastiche nel mondo. Quello che vorrei però sottolineare è la centralità della Città eterna. E’ un centro, questo, che rispecchia l’universalità della Chiesa. Sono presenti professori e docenti provenienti da tanti Paesi, sono presenti studenti che vengono da tutto il mondo (l’Università Gregoriana, per esempio, ha studenti provenienti da 135 nazioni; lo stesso per l’Angelicum, il Laterano e l’Urbaniana). Questo certamente rappresenta l’universalità. Inoltre qui è possibile studiare tutte le possibili questioni connesse con la missione della Chiesa. Queste università, facoltà ed istituti offrono una vastissima gamma di materie affinché questi studi vengano ancorati nella Chiesa, universale. Credo che questo rappresenti un grande vantaggio e sempre con gioia celebro questa Messa dedicata agli studenti romani, che cominciano l’Anno Accademico.

 

D. – Ci saranno novità, quest’anno, dal punto di vista dei programmi e delle iniziative accademiche?

 

R. – Sono allo studio varie iniziative e molte facoltà – come in parte mi è stato già preannunciato – stanno cercando di preparare dei simposi, delle riflessioni proprio sul tema dell’Eucaristia. E questo perché è proprio ciò che è stato proposto dal Santo Padre: dobbiamo cioè approfondire questo, che rappresenta il più grande mistero, fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Da parte della nostra Congregazione stiamo già studiando diverse cose: il problema per un miglior uso della lingua latina negli studi ecclesiastici, la riflessione riguardo gli studi della filosofia sia nelle facoltà ecclesiastiche della Filosofia, sia nell’ambito degli studi teologici.

**********

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche il cardinale  Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e seguito.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'udienza di Giovanni Paolo II ai Vescovi della Conferenza Episcopale di Angola e Sao Tome e Principe.

Nell'occasione il Papa ha sottolineato che l'Angola ha urgente bisogno di pace, di giustizia e di riconciliazione.   

 

Nelle vaticane, l'articolo del nostro inviato Gianluca Biccini a Malta, in occasione del Convegno internazionale del Clero.

 

Nelle estere, Iraq: nuovi bombardamenti dell'aviazione e dell'artiglieria Usa a Falluja.

Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Guarire il mondo dalla piaga della miseria".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Maria Maggi dedicato all'Organizzazione europea per la ricerca nucleare (Cern), che celebra mezzo secolo di storia. 

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della giustizia e dell'immigrazione.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

22 ottobre 2004

 

 

CRUCIALE DIBATTITO ALL’ONU SULLA CLONAZIONE UMANA: LA SANTA SEDE NE CHIEDE IL DIVIETO TOTALE E INCORAGGIA LA RICERCA SULLE CELLULE STAMINALI ADULTE

 

A New York è in corso da ieri all’Assemblea Generale dell’ONU un cruciale dibattito sul bando della clonazione umana. Alcuni Paesi vorrebbero l’interdizione totale, altri invece vorrebbero introdurre una distinzione tra clonazione riproduttiva, per riprodurre cioè un essere umano destinato a vivere da vietare, e clonazione terapeutica, da permettere, per la produzione di embrioni utilizzati poi come materiale per curare malattie e a scopo di ricerca. Sul dibattito in corso ascoltiamo il servizio di Elena Molinari:

 

**********

Il dibattito sulla clonazione all’ONU è appena iniziato e già spacca alleanze storiche. La Gran Bretagna si è schierata infatti ieri contro gli Stati Uniti, chiedendo alla comunità internazionale di proseguire gli esperimenti sugli embrioni a scopo terapeutico. Gli USA si erano presentati al consesso chiedendo invece un divieto rigido ad ogni forma di clonazione umana, e raccogliendo così il sostegno di Costa Rica, Italia, Australia, Cile, Irlanda e di molti Paesi africani. Anche la Santa Sede ha chiesto  il divieto totale.

 

L’ambasciatore britannico si è invece schierato con una proposta presentata dal Belgio a nome di una ventina di Paesi, che vorrebbero il solo bando della clonazione a scopi riproduttivi. Su questa linea, che ha raccolto ieri anche il consenso della Francia, si è schierato anche il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Il tema già lo scorso anno divise l’Assemblea generale, provocando un rinvio della discussione e l’esito, quello della non-decisione, è ancora possibile. La Corea del Sud ha infatti già proposto ieri sera di rimandare tutto a febbraio, con la convocazione di una conferenza internazionale sulla ricerca sulle cellule staminali.

 

La posizione del governo americano divide gli stessi Stati Uniti ed è un tema caldo della campagna elettorale presidenziale. Il candidato democratico John Kerry è infatti favorevole alla ricerca sugli embrioni a scopi terapeutici affiancato dall’Associazione americana per l’avanzamento delle scienze. Il presidente Bush appoggia invece il bando totale di ogni forma di clonazione.

 

Elena Molinari per la Radio Vaticana.

**********

 

E al dibattito all’ONU è intervenuto ieri anche l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite l’arcivescovo Celestino Migliore. Il rappresentante pontificio ha chiesto la creazione di uno strumento giuridico internazionale per vietare totalmente la clonazione umana, invitando anche a sostenere la ricerca nel campo delle cellule staminali adulte. Da New York ce ne parla Paolo Mastrolilli:

 

**********

L’arcivescovo ha sottolineato che da un punto di vista puramente scientifico, i progressi ottenuti con le cellule staminali adulte, cioè provenienti dal midollo spinale e dal cordone ombelicale e altri tessuti maturi, appaiono molto promettenti. La clonazione degli embrioni, invece, è ancora lontana dai risultati che i suoi sostenitori suggeriscono. Secondo il nunzio, del resto, la distinzione tra la clonazione riproduttiva e quella terapeutica è speciosa, perché entrambe comportano la mancanza di rispetto per la dignità dell’essere umano. Dal punto di vista etico e antropologico, infatti, creare embrioni con l’intenzione di distruggerli rende comunque la vita umana niente di più che lo strumento di un’altra. Inoltre, l’impossibilità di distinguere tra gli embrioni clonati e quelli creati in vitro renderebbe impossibile l’applicazione di una legge che consentisse la clonazione terapeutica, vietando invece quella riproduttiva. Visto che le cellule staminali adulte hanno già dato risultati e non sollevano questioni etiche, sarebbe ragionevole proseguire questa ricerca prima di imbarcarsi nella clonazione degli embrioni che rimane problematica sul piano scientifico e morale. L’arcivescovo Migliore ha precisato che questo non significa opporsi al progresso scientifico; la scelta – piuttosto – non è tra scienza ed etica, ma tra la scienza eticamente responsabile e quella che non lo è. Perciò la Santa Sede sostiene la creazione di uno strumento giuridico internazionale per vietare completamente la clonazione embrionale umana.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

 

CONTINUA LA PROTESTA PACIFICA NELLE CARCERI ITALIANE

CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO E LA MALASANITA’

- Interviste con Vittorio Antonimi, don Sandro Spriano e Claudio Messina -

 

Continua la protesta pacifica nelle carceri italiane contro il sovraffollamento e la malasanità. Intanto ieri nel nuovo complesso del carcere di Rebibbia a Roma si è aperta la terza Assemblea nazionale del “Volontariato Giustizia” che opera nel mondo carcerario. Tra le proposte avanzate l’opportunità di destinare i 320 milioni di euro che il ministro della Giustizia Castelli intende utilizzare per la costruzione di nuove carceri, in iniziative per la reintegrazione sociale degli ex detenuti. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro:

 

**********

Sollecitare i parlamentari ed amministratori locali a presentare proposte di legge contenenti un reale provvedimento di indulto ed amnistia. Questo è uno degli obiettivi dei detenuti che, da alcuni giorni, proseguono la loro protesta. Allarmanti i dati ministeriali diffusi: in Italia è di 41.700 persone la capienza massima dei penitenziari, ma attualmente il numero dei carcerati supera quota 56 mila; di questi il 31 per cento sono stranieri e quasi il 28 per cento della popolazione carceraria è rappresentata da tossicodipendenti. Ascoltiamo Vittorio Antonini, dal 1985 ergastolano in condizioni di semi libertà e coordinatore nazionale dell’Associazione culturale detenuti “Papillon Rebibbia”:

 

“Noi chiediamo un provvedimento che renda in qualche modo obbligatorio su tutto il territorio nazionale e per tutti i detenuti, l’applicazione della Legge Gozzini, che è la legge che prevede tutta una serie di passaggi che accompagnano il detenuto in espiazione di pena verso l’esterno (permessi premi, semilibertà, affidamento, etc.). Il mondo politico ha risposto con un provvedimento – il cosiddetto “indultino” – che non è stato assolutamente in grado di scalfire, neanche minimamente, il sovraffollamento presente nelle carceri”.

 

Drammatica è la vita all’interno delle carceri italiane. Per molti detenuti, la mancanza di sufficienti attività riabilitative negli istituti vuol dire trascorrere giornate intere senza lasciare, quasi mai, la propria cella. Ascoltiamo don Sandro Spriano, cappellano della casa circondariale di Rebibbia, a Roma:

 

R. - Su 1.600, qui a Rebibbia, ce ne sono 1.300 che vivono 20 ore in cella e hanno 4 ore d’aria, senza fare nulla. Qualcuno poi va a scuola, qualcuno fa qualche piccolo lavoro, qualcuno fa teatro. Ma si tratta di un numero molto esiguo: la maggioranza vive, annoiandosi, 20 ore in cella.

 

D. – E quando escono, invece, cosa succede?

 

R. – Succede che si ritrovano nelle condizioni precedenti all’ingresso in carcere: di povertà, senza casa, senza lavoro e senza famiglia. La vita fuori, quindi, non comincia nemmeno. Spesso si ritorna in carcere la sera stessa o il giorno dopo.

 

         Uno spiraglio di luce per i detenuti è rappresentato dalla presenza degli oltre 8 mila volontari che nei penitenziari italiani affiancano il lavoro degli educatori. Claudio Messina, responsabile del settore carcerati della San Vincenzo De Paoli:

 

“I volontari si danno molto da fare per costruire dei percorsi, per colmare anche un po’ quelle tante carenze che ci sono nel sistema. Ci sono volontari, per esempio, che fanno tramite tra l’università e il carcere; ci sono volontari – come me – che si occupano del sostegno morale e del reinserimento sociale e teniamo quindi anche i contatti con le famiglie, con gli avvocati. Questo per loro è sicuramente molto importante, direi vitale, perché ci aspettano – ogni settimana – quando andiamo con ansia e ci vedono come delle persone che sono vicino a loro e che possono aiutarli anche a stemperare quell’ansia che spesso li assale”.

**********

 

 

CONVEGNO DI STUDIO ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE PROMOSSO

DALLE ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO PER IL BICENTENARIO

DELLA FONDATRICE SANTA MARIA DE MATTIAS

- Intervista con suor Vittoria Tomarelli -

 

E’ iniziato oggi presso la Pontificia Università Lateranense un convegno di studio sulla spiritualità della Croce in Santa Maria De Mattias a duecento anni dalla sua nascita. Le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, da lei fondate, vogliono così mettere a fuoco uno degli aspetti del carisma di Maria De Mattias, per condividere nella Chiesa tutta la ricchezza spirituale racchiusa negli scritti della loro Santa fondatrice, in quest’anno giubilare le cui celebrazioni culmineranno il 4 febbraio 2005. Con noi la superiora generale delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, suor Vittoria Tomarelli: Giovanni Peduto le ha chiesto di parlarci di Santa Maria De Mattias.

 

**********

R. – Santa Maria De Mattias nacque il 4 febbraio 1805 a Vallecorsa, un paesino del frusinate dove lei trascorse tutta la sua giovinezza nella ricerca, direi drammatica, di una vita diversa, senza quei condizionamenti culturali che le impedivano di donare tutta se stessa sull’esempio di Gesù, Amore Crocifisso, da cui si sentiva attratta. Trovò il modello di vita rispondente alla sua vocazione in San Gaspare del Bufalo. Quando lo sentì parlare del Sangue di Gesù dal pulpito della Chiesa del suo Paese, guardandolo ella disse a se stessa: “Voglio essere come lui”. Questa è stata la sua via verso la santità.

 

D. – La criticavano perché parlava sempre della Croce… 

 

R. – Lei infatti dice: “Mi dicono che parlo sempre di Croce. Ciò non è per complimento, ma per pura affezione di cuore che ho per l’alta stima di quel vessillo adorabile”. Quello della Croce è uno degli elementi più ricorrenti delle sue lettere e uno degli aspetti della sua identità di fondatrice e di adoratrice del Divin Sangue..

 

D. – Cos’era la Croce per Maria De Mattias?

 

R. – Maria De Mattias aveva capito che essere visitate dalla Croce è un dono ed è un privilegio il portarla. Lei diceva: “Se non capiamo questo siamo del tutto cieche”. Infatti aveva sperimentato unitamente alla Croce le consolazioni del Crocifisso.

 

D. – Come comunicare alla società secolarizzata di oggi il significato della Croce?

 

R. – Oggi è difficile parlare di Croce, perché si tende ad esorcizzare il principio stesso della sofferenza, di cui senza la fede non si può capire il valore. Oggi invece si è più disponibili ad una immagine di Dio, direi non più come Padre, quanto piuttosto come sorgente di vita, perché questo aspetto impegna molto di meno.

 

D. – Qual è la missione e il carisma delle Adoratrici del Sangue di Cristo?

 

R. – Un elemento del nostro carisma è proprio quello di far capire il valore della sofferenza e della Croce. Noi cerchiamo di fare questa nostra missione in tutti i luoghi dove siamo presenti. Siamo circa 1800 suore in 27 Paesi. E  vogliamo dare proprio questo messaggio al mondo:  comunicare il  valore salvifico della Croce.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

22 ottobre 2004

  

 

SI CONCLUDE OGGI A MALTA IL CONGRESSO INTERNAZIONALE PER I SACERDOTI,

ORGANIZZATO DALLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO.

L’INCONTRO HA PER TEMA: “SACERDOTI FORGIATORI DI SANTI

PER IL NUOVO MILLENNIO, SULLE ORME DELL’APOSTOLO PAOLO”

- A cura di Riccardo Maccioni -

 

GOZO. = Gli abitanti locali la chiamano Ghadvekx, l’isola di Gozo, unita a Malta da un braccio di mare di 8 km. Il Santuario di Ta’ Pinu si trova proprio al centro e deve il nome ad un certo Pino Gaucci, che restaurò la cappella originaria nel 1619. La Chiesa attuale in stile romanico-bizantino è stata consacrata nel 1931, nel luogo in cui – era il 1883 – una giovane contadina sentì la voce di Maria. Le apparizioni si ripeterono nei tre anni successivi. Il sesto Congresso internazionale dei sacerdoti finisce qui, questa sera, con la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal segretario di Stato vaticano, cardinal Angelo Sodano. In questa piccola diocesi, che comprende anche la minuscola isola di Comino, dove vivono solo quattro persone, l’accoglienza è festosissima, con la gente tutta per strada. Ai balconi sono state esposte le bandiere e i cartelli con la scritta “Benvenuti” in sei lingue. Nella meditazione mattutina, il cardinal Sterzinski, arcivescovo di Berlino, richiama al dovere della comunione ecclesiale, innanzitutto tra sacerdoti. Una comunità in lite non attrae – spiega – e la credibilità del messaggio risente in modo immensamente negativo delle controversie. Quasi a suggello delle sue parole, nella Chiesa di San Giovanni, detta Rotunda, si alternano le testimonianze di preti che arrivano da zone di guerra. Vengono da Israele, dall’Iraq, dal Sudan e chiedono aiuto e preghiera. Ibrahim, palestinese di Betlemme va oltre: “Ci sentiamo soli – dice – dovete venire da noi. Organizzate pellegrinaggi. Vedrete, non c’è nessun pericolo”.

 

 

IL SACERDOTE BURUNDESE, ASSASSINATO MARTEDI’ IN UN AGGUATO STRADALE, E’ STATO VITTIMA DI UN “OMICIDIO MIRATO”. LO DENUNCIANO FONTI DELL’AGENZIA FIDES. AI FUNERALI DELLO SCORSO 20 OTTOBRE

HANNO PARTECIPATO 8 MILA PERSONE

 

BUJUMBURA. = Padre Gerard Nzeyimana è stato vittima di un “omicidio mirato”. Lo sottolineano fonti dell’agenzia Fides, riferendosi all’assassinio del sacerdote della diocesi di Bururi, in Burundi, avvenuto il 19 ottobre scorso in una agguato stradale. “Abbiamo perso un altro uomo di pace” ha dichiarato un sacerdote presente ai funerali di padre Gerard, ai quali hanno partecipato 8 mila persone. Una partecipazione commossa, lo scorso 20 ottobre, che ha toccato tutti, non solo la comunità cattolica. Una delegazione protestante, infatti, ha cantato alla messa, mentre rappresentati della comunità mussulmana hanno elevato una preghiera al momento della tumulazione. “Padre Gerard – ricorda ancora il sacerdote – era una vera forza della natura. Aveva 65 anni ma ne dimostrava 20 di meno. Era impegnato nella promozione della pace e denunciava il male da qualsiasi parte provenisse. Il progetto al quale stava lavorando nel suo vicariato riguardava l’insegnamento della cultura della pace in vista delle prossime elezioni generali”. Sono emersi, intanto, nuovi particolari sull’uccisione di padre Gerard Nzeyimana. “Gli assassini dopo aver fermato l’automobile con a bordo il sacerdote e 4 donne, 3 suore e una ragazza – riferiscono le fonti di Fides – hanno preso il passaporto del sacerdote e hanno confrontato a lungo la fotografia del documento con il viso del sacerdote, per accertarsi che fosse veramente lui. Quindi, lo hanno fatto scendere dalla vettura e lo hanno ucciso con un colpo alla nuca”. Sull’identità degli assassini ancora non vi è certezza, ma “l’opinione generale – sostengono ancora le fonti dell’agenzia missionaria – è che si sia trattato dei ribelli delle Forze Nazionali di Liberazione (FNL)”. L’FNL, il secondo gruppo di guerriglia del Paese africano, infatti, non ha firmato alcun accordo di pace con il governo, a differenza delle Forze per la Difesa della Democrazia (FDD), il maggior movimento di guerriglia burundese. (B.C.)

 

 

NUOVO APPELLO DELLA CHIESA IN COLOMBIA PER IL PROCESSO DI PACE.

“OCCORRE INDIVIDUARE ALTRE ALTERNATIVE – HA DETTO L’ARCIVESCOVO DI TUNJA, RIVOLGENDOSI ALLE FARC – PER ARRIVARE AD UN ACCORDO UMANITARIO”

 

BOGOTA’. = Il vice presidente della Conferenza episcopale colombiana e arcivescovo di Tunja, Luis Augusto Castro Quiroga, ha chiesto alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) di ritirare la richiesta di un’area neutrale e della smilitarizzazione di due aree del Paese latinoamericano per procedere al rilascio degli ostaggi. “Si tratta di una proposta che non può essere accolta dal governo – ha sottolineato il presule – quindi è bene individuare altre alternative per arrivare ad un accordo umanitario”. Attualmente, sono una sessantina gli ostaggi nelle mani delle FARC: tra questi, politici, soldati e poliziotti. La condizione per il rilascio dettata dai ribelli è che l’esecutivo liberi cinquecento loro compagni e proceda alla smilitarizzazione dei comuni del Caquetá, rispettivamente San Vicente del Caguán e Cartagena del Chairá. Lo scorso lunedì, il portavoce Raul Reyes aveva annunciato che avrebbe accolto di buon grado la mediazione della Chiesa nelle trattative. (D.D.)

 

 

I VESCOVI ITALIANI RIVOLGONO UN “PRESSANTE INVITO A STUDENTI E

FAMIGLIE PERCHE’ DIANO LA LORO ADESIONE ALL’ORA DI RELIGIONE”.

L’APPELLO CONTENUTO NELL’ANNUALE MESSAGGIO DELLA CEI

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Scegliere l’ora di religione a scuola per scoprire l’apporto che questa offre al cammino formativo. L’invito è contenuto nell’annuale messaggio della Conferenza episcopale italiana, diffuso ieri, dal titolo “L’insegnamento della religione cattolica nel contesto della riforma della scuola per l’educazione integrale della persona”. L’ora di religione, si augurano i vescovi, “diventi un’occasione per capire e vivere il nostro tempo, così incerto e conflittuale, nella ricerca della verità, per una piena umanizzazione della propria esperienza di vita, aprendosi al dialogo e facendosi testimoni di speranza”. Il messaggio fa poi riferimento al grande numero di studenti che si avvalgono di questo insegnamento, quasi il 93% nello scorso anno scolastico, che annualmente devono rinnovare la propria scelta. Proprio questa grande percentuale deve rappresentare, per i docenti, un ulteriore stimolo a trattare la disciplina “con grande cura, mettendo a disposizione di tutti una proposta significativa dei valori evangelici, favorendo al contempo l’educazione all’accoglienza di tutti, nel rispetto delle diverse identità etniche e religiose”. Un invito particolare è rivolto agli studenti della scuola secondaria, che scelgono in prima persona l’ora di religione. A costoro, i vescovi chiedono “di non lasciarsi tentare dal disimpegno, ma di assumere con coraggio le fatiche di un processo formativo che include valori religiosi ed etici, che sono non solo parte integrante del patrimonio storico e culturale dell’Italia e dell’Europa, ma anche capaci di dare valide risposte alle più radicali domande di senso della vita”. Infine, il messaggio fa riferimento al processo di riforma in atto nella scuola italiana, nel quale “anche l’insegnamento della religione cattolica è chiamato in causa per dare il suo contributo”. (F.R.)

 

 

“I CITTADINI SONO CHIAMATI AD ESSERE MEMBRI ATTIVI DI UNA COMUNITA’

E NON SPETTATORI PASSIVI DELLE DECISIONI CHE PIU’ STRETTAMENTE

LI RIGUARDANO”: COSI’ LA CHIESA IN VENEZUELA, A DUE SETTIMANE DALLE

ELEZIONI REGIONALI E MUNICIPALI NEL PAESE LATINOAMERICANO

 

CARACAS. = A due settimane dalle elezioni regionali e municipali, la Conferenza episcopale venezuelana ha pubblicato una nota nella quale invita la popolazione a partecipare attivamente alla tornata elettorale e le autorità a garantire che tutto si svolga con regolarità. Il testo ricorda che “l’esercizio del voto è un diritto e un dovere di tutti i cittadini e, come tali, dobbiamo essere membri attivi di una comunità e non spettatori passivi delle decisioni che più strettamente ci riguardano”. Al Consiglio elettorale nazionale, i vescovi chiedono “il rispetto dei diritti dei venezuelani” e sollecitano i partiti a “chiamare alla partecipazione, evitando gli interessi individuali”. “E’ fondamentale recuperare il senso della politica, inteso come esercizio coerente e democratico del potere – si legge ancora nel testo – che non inganna la gente (in particolare i più poveri) e che sia fedele ai principi della dignità umana e del bene comune”. Si sono smorzati, intanto, i toni del dibattito pre-referendum tra i vescovi venezuelani e l’esecutivo guidato da Chavez. Martedì scorso, il numero due del governo, José Vicente Rangel, ha incontrato privatamente una delegazione di presuli nella sede della Cev. Presenti il presidente, mons. Enrique Porras Cardozo Baltazar, il segretario, mons. José Luis Ayala Azuaje, l’arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera e l’arcivescovo di Valencia, mons. Jorge Liberato Urosa Savino. (D.D.)

 

 

SI APRONO OGGI POMERIGGIO A ROMA I LAVORI DEL CONGRESSO NAZIONALE

DEL MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE.

 LA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO DELLO STATO E IL REFERENDUM

SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA SARANNO I TEMI AL CENTRO DEL DIBATTITO

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

ROMA. = I delegati degli oltre 100 gruppi del MEIC, presenti in tutta Italia, si ritrovano a Roma per l’ottavo Congresso nazionale, che porta un titolo di grande effetto: “Correre, competere, configgere. E contemplare?”. La relazione di apertura del presidente nazionale, Renato Balduzzi, affronterà tra l’altro due temi destinati ad animare il dibattito congressuale. Il primo riguarda la riforma istituzionale. Suscita preoccupazione e perplessità – osserva Balduzzi – una revisione costituzionale così ampia come quella recentemente approvata dalla Camera dei deputati, che appare non condivisa a livello politico e istituzionale. Ma oltre al confronto sul federalismo, il presidente del MEIC invita gli intellettuali cattolici ad intervenire anche nel dibattito sulla fecondazione assistita. Riuscire a far riflettere quanti più italiani possibile sul dato di fatto che, per essere adulto, bisogna essere passati per lo stato embrionale e che, dunque, non è seriamente sostenibile la tesi dell’embrione come mero grumo di cellule – invita Balduzzi – sembra essere in questo momento il compito più importante degli intellettuali cattolici. Sia sulla riforma costituzionale sia sul referendum sulla fecondazione assistita, sono attesi due documenti che saranno discussi dal Congresso.

 

 

NUOVE FORME DI POVERTA’ IN ITALIA: LA DENUNCIA CONTENUTA

NELL’ULTIMO RAPPORTO DELLA CARITAS, PRESENTATO OGGI A ROMA.

CRESCE ANCHE L’EMARGINAZIONE TRA I MALATI E GLI IMMIGRATI

 

ROMA. = L’Italia cambia volto e diventa più povera: i fattori di esclusione sociale diventano sempre più complessi e la maggioranza dei cittadini si sente a rischio. E’ quanto emerge dallo studio condotto dalla Caritas italiana, presentato oggi a Roma. L’indagine, contenuta nel volume “Vuoti a perdere”, edito da Feltrinelli e curato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Zancan di Padova, mette in luce, tra le espressioni del disagio e della vulnerabilità degli italiani, le nuove dipendenze, la depressione, la demenza senile e le conseguenze psicosociali della flessibilità del lavoro. Così, oltre alla dipendenza da droga, alcol e farmaci, il Rapporto racconta che gli italiani oggi soffrono di “shopping compulsivo”, spesso sono maniaci dell’esercizio fisico, soffrono la cyberdipendenza e usano in maniera smodata i telefonini. Un fattore di grande interesse è quello relativo alla povertà: dallo studio condotto in 222 Caritas diocesane emerge che i poveri oggi sono i disoccupati, gli emarginati e i migranti, ma anche i diplomati, le famiglie monoreddito con molti figli e i pensionati. Il monitoraggio relativo al trimestre gennaio-marzo 2004 rivela che tre quarti delle persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto avevano difficoltà legate al reddito, al lavoro e all’alloggio. Ampio spazio viene dedicato nel rapporto ai lavoratori atipici, i “vulnerabili”. La Caritas ricorda che “sul totale degli occupati, i lavoratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa costituiscono l’11 per cento, quelli occupati a tempo determinato quasi il 10 per cento e quelli che lavorano part-time quasi il 9 per cento. Il lavoro nero interessa quasi il 20 per cento delle persone che lavorano”.  Il Rapporto presenta, infine, i risultati di un’indagine sul rapporto tra povertà delle famiglie e accesso ai servizi sanitari. In Italia, ad esempio, soffrono di Alzheimer più di 500 mila anziani ultrasessantacinquenni e i costi diretti e indiretti della malattia sono stimati in 50 mila euro all’anno per paziente. Problema aggravato dalle condizioni economiche, dalla solitudine e dalla tendenza a ospedalizzare il paziente, anziché sostenere la persona e la rete familiare. (B.C.)

 

 

=======ooo=======   

 

 

24 ORE NEL MONDO

22 ottobre 2004

 

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Bombardamenti americani senza sosta, in queste ore, sulla città sunnita di Fallujah. I raid hanno preso di mira alcuni edifici nei quali si ritiene sia rifugiato il terrorista al-Zarqawi. Secondo fonti ospedaliere, almeno 7 persone sarebbero state uccise e tre ferite. Tra le vittime anche dei bambini. Intanto, la Casa Bianca ha ringraziato il governo britannico per aver deciso il ridispiegamento delle proprie truppe, come richiesto dal Pentagono. E proprio in Gran Bretagna si accende la polemica sulla volontaria rapita in Iraq. Ce ne parla Alessandro Gisotti:

 

**********

Tony Blair farebbe meglio a tacere. E’ quanto affermato da Tahsine Ali Hassan, l'iracheno marito di Margaret, la volontaria inglese responsabile di “Care International” a Baghdad, rapita nei giorni scorsi in Iraq. “Blair – ha detto Hassan – continua a ripetere che il suo governo sta cercando di liberarla, mettendola così in grave pericolo”. Sul terreno, mentre Falluja continua ad essere oggetto dell’offensiva americana e scontri a fuoco si registrano anche a Mossul, il consiglio degli Ulema iracheni ha denunciato l’arresto da parte delle truppe statunitensi del direttore delle scuole religiose sunnite. Notizia smentita dal comando alleato. Intanto, il dipartimento di Stato americano ha lanciato un serio allarme: le forze di sicurezza irachene sarebbero “pesantemente infiltrate” dai ribelli. I guerriglieri disporrebbero di fondi “praticamente illimitati” per finanziare gli attacchi alle forze della coalizione. Si tratterebbe di denaro proveniente da simpatizzanti in Arabia Saudita, tramite organizzazioni di beneficenza e rapporti di affari. Se, dunque, la situazione è quanto mai incandescente, si pensa comunque alle prossime elezioni. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha dichiarato che le elezioni previste in gennaio sono ancora possibili malgrado la limitata presenza Onu sul terreno. Dal canto suo, il segretario di Stato americano Powell ha confermato oggi che le forze della coalizione sotto comando statunitense contribuiranno ad organizzare la tornata elettorale, se non sarà possibile trovare una forza adeguata fornita da altri Paesi. Negli Stati Uniti, il sergente Ivan Frederick, che si era dichiarato colpevole di abusi sui detenuti nel carcere di Abu Ghraib è stato condannato ad 8 anni di carcere. In Italia, invece, fa discutere il provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Bari in cui si definiscono “mercenari” gli ex ostaggi italiani - sequestrati in Iraq per 56 giorni - Cupertino, Stefio, Agliana e Quattrocchi, quest'ultimo ucciso durante la prigionia.

**********

 

In Afghanistan, il partito che appoggia il presidente ad interim, Hamid Karzai, ha affermato oggi – attraverso il suo portavoce – di essere sicuro al “100 per cento” della vittoria di Karzai, alle elezioni presidenziali del 9 ottobre scorso. La dichiarazione è stata resa nota pochi minuti fa dall’agenzia France Presse.

 

E’ salito a 64 morti il bilancio del disastro avvenuto ieri nella miniera di Daping, nella Cina centrale. I minatori dispersi sono 84, e le speranze di  ritrovarne qualcuno vivo diminuiscono di ora in ora. Migliaia di soccorritori sono sul posto e continuano a scavare tra le macerie provocate dall' esplosione di grisou che nella notte tra mercoledì e giovedì ha fatto crollare il tetto della miniera. Il presidente Hu Jintao ha chiesto una “completa spiegazione” sul modo nel quale si è prodotta la tragedia.

 

In Giappone, è di 67 morti e 21 dispersi il bilancio ufficiale delle vittime del tifone Tokage, che ha investito l’arcipelago. Era dal 1979 che il passaggio di un tifone non provocava tante perdite. Tokage, che in giapponese vuol dire “lucertola”, ha attraversato il Giappone seminando distruzione. Sono state devastate oltre 20 mila case e sfollate almeno 13 mila persone. I feriti sono 281. Il tifone è ormai declassato a tempesta tropicale.

 

Per la quarta volta dalla fine dell'amministrazione serba, il Kosovo si prepara – domani - ad andare alle urne per le elezioni politiche. Un appuntamento particolarmente importante, giacché precedono di poco più di sei mesi l'avvio dei negoziati per la scelta dello status definitivo della provincia: gli albanesi pretendono l’indipendenza, i serbi sono decisi a concedere al massimo l'autonomia. Dal Kosovo, il servizio di Emiliano Bos:

 

**********

In lizza 33 partiti per scegliere 120 deputati e un nuovo governo; un milione e 300 mila elettori per un voto che alimenta aspettative diametralmente opposte. Gli albanesi vogliono istituzioni sempre più indipendenti per raggiungere la piena autonomia da Belgrado, i serbi annunciano il boicottaggio del voto per protestare contro la comunità internazionale accusata di non garantire loro diritti e sicurezza. Dopo cinque anni di amministrazione da parte delle Nazioni Unite e la presenza di quasi 20 mila soldati della missione di pace guidati dalla NATO, il Kosovo è piegato oggi da una forte crisi economica e da una disoccupazione superiore al 60 per cento, ma soprattutto resta irrisolta la questione dello status definitivo della provincia, cioè se Pristina debba rimanere o no formalmente legata alla Serbia-Montenegro. In campagna elettorale, tutti i partiti albanesi, a partire dalla Lega democratica del presidente Ibrahim Rugova, chiedono l’indipendenza il più presto possibile.

 

Da Pristina, per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.

**********

 

In Medio Oriente: un militante del braccio armato di Hamas è stato ucciso stamani a Khan Yunes, nel sud della striscia di Gaza, dal fuoco di militari israeliani. Questo nuovo episodio giunge all' indomani della eliminazione a Gaza di un ingegnere ritenuto essere il “cervello” del braccio armato di Hamas. Dal canto suo, l’organizzazione terroristica ha giurato vendetta contro Israele.

 

Anche se entreranno nel vivo solo lunedì, sono stati formalmente aperti ad Abuja in Nigeria, i negoziati per risolvere la crisi umanitaria del Darfur, regione occidentale sudanese teatro negli ultimi mesi di scontri tra ribelli e governo centrale. L'inviato speciale dell'Unione Africana in Darfur ha precisato che questa nuova tornata di colloqui durerà tre settimane. Resta tuttavia valida la minaccia di sanzioni da parte dell’ONU per spingere il governo di Khartoum ad interrompere i massacri nella martoriata regione. Sull’efficacia di un eventuale embargo, Fabio Colagrande ha intervistato Stefano Squarcina, collaboratore della rivista “Nigrizia”, da poco rientrato dal Darfur:

 

**********

R. – Dobbiamo essere attenti: chi vuole oggi le sanzioni contro il regime del Sudan, delle vere sanzioni? Abbiamo la Lega Araba, di cui il Sudan fa parte ed è un Paese importante, contro questa opportunità; ci sono i Paesi confinanti del Sudan che temono lo strumento delle sanzioni perché non vogliono indebolire ulteriormente il regime di Khartoum perché ritengono che da questa prospettiva si produrrebbe solo un’esplosione regionale in quella parte importante dell’Africa. Purtroppo, i presupposti in qualche modo ci sono. E poi, nonostante le dichiarazioni ufficiali, alla fine non le vuole neanche l’Unione Europea, le sanzioni. Il governo sudanese ha amici importanti come la Russia, la Cina ... ad esempio, sapete che il 70 per cento del petrolio sudanese va in Cina? Questa la dice lunga, perché la Cina ha potere di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite! Ecco perché non si riesce a sbloccare la situazione!

 

D. – Cosa è cambiato, dunque? Cosa sono riusciti a cambiare questi interventi diplomatici?

 

R. – Da un punto di vista – come dire – geo-strategico, è chiaro che gli Stati Uniti sono il Paese che mantiene più forte la pressione sul Sudan, dunque siamo di fronte ad un governo – quello di Khartoum – che conta sul fatto che, passate le elezioni negli Stati Uniti, di Darfur non se ne parlerà più. L’unica cosa che ha potere nei confronti del Sudan è mantenere alta la pressione, ma ci deve essere anche una politica coerente, non ci deve essere una politica di connivenza con una politica militare che nel Darfur sta producendo solo mostruosità: 70 mila morti, 10 mila al mese, bambini, donne ... questo è inaccettabile per la comunità internazionale.

**********

 

A Cuba, nella notte, il presidente Fidel Castro è stato sottoposto a un intervento chirurgico alla rotula sinistra in seguito alla caduta avvenuta ieri nel corso di una cerimonia a Santa Rosa. L'intervento è durato poco più di tre ore. I medici hanno anche immobilizzato il braccio destro del lider maximo.

 

Nel nord dell'Uganda si consuma una delle più gravi crisi umanitarie nel mondo, con oltre 20.000 bambini coinvolti nella guerra civile: è la denuncia delle Nazioni Unite, che hanno lanciato un appello alla comunità internazionale perché faccia di più per porre fine a questa “litania di orrori”. A darne notizia è oggi la Bbc online.

Un gruppo di 29 nordcoreani si sono rifugiati stamani chiedendo asilo politico in una scuola per sudcoreani a Pechino. Lo hanno reso noto dirigenti della scuola citati dall’agenzia di stampa sudcoreana “Yonhap”. E’ l'ennesima fuga di nordcoreani rifugiatisi clandestinamente nella vicina Cina, in fuga dalla fame di massa e dalla repressione politica nel proprio Paese. Tuttavia, è la prima volta che i rifugiati scelgono una scuola sudcoreana. In tutti i casi precedenti si erano rifugiati nell'ambasciata o nel consolato sudcoreani a Pechino.

 

Le forze armate pachistane hanno bombardato oggi presunte basi di militanti islamici, senza però riuscire a individuare il responsabile del rapimento di due ingegneri cinesi, nella regione del Waziristan, a cui stanno dando la caccia da mercoledì scorso.

 

 

=======ooo=======