RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 295  - Testo della trasmissione di giovedì 21 ottobre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa ha bisogno di preti santi, che facciano risuonare in ogni luogo la potenza della verità del Vangelo, che solo può cambiare in profondità il cuore dell’essere umano e dargli la pace: così il Papa oggi in video-collegamento con Malta per il Congresso internazionale dei sacerdoti

 

Il cardinale Eugênio de Araújo Sales, Inviato Speciale alle celebrazioni per il centenario dell’incoronazione dell’immagine di “Nossa Senhora do Sameiro”, il prossimo 8 dicembre a Braga in Portogallo

 

C’è attesa per la pubblicazione lunedì prossimo in Vaticano del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: ai nostri microfoni ce ne parla il cardinale Renato Raffaele Martino

 

In occasione del trentesimo compleanno dell’Agesci e il cinquantesimo dalla fondazione del Masci, grande festa sabato mattina: in Piazza San Pietro con il Papa, oltre 30 mila scout. Intervista con Littorio Prezioso

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Dibattito oggi all’ONU sul bando totale della clonazione umana. Con noi, mons. Ignacio Carrasco de Paula, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

 

Si spacca il fronte filosiriano in Libano. Il primo ministro Hariri ha rassegnato le dimissioni. Analisi di Antonio Ferrari

 

Concerto dei Wiener Philarmoniker diretti da Riccardo Muti questa sera nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura per il Festival di musica sacra: la nostra emittente lo trasmetterà in diretta. Ce ne parla Umberto Nicoletti Altimari.

 

CHIESA E SOCIETA’:

I cristiani della Zambia riaffermano il loro impegno per lo sviluppo del Paese in occasione dei 40 anni dell’indipendenza

 

Le Nazioni Unite ipotizzano l’arrivo di aiuti umanitari ad Haiti attraverso la Repubblica Dominicana

 

Profonda preoccupazione del vescovo di Corrientes, mons. Domingo Castagna, per la scristianizzazione dell’Argentina e degli altri Paesi tradizionalmente cattolici

 

Un ciclo di seminari a Milano fa il punto sulle religioni nel mondo: ieri l’intervento di mons. Ravasi

 

L’Archivio Segreto Vaticano, in collaborazione con la Libera Università Maria Santissima Assunta, patrocina un master della durata di un anno per formare gli archivisti

 

Da oggi in mostra a Venezia la storia dell’Isola San Lazzaro degli Armeni dal XVIII al XXI secolo

 

24 ORE NEL MONDO:

Sciagura mineraria in Cina: per una esplosione di gas muoiono almeno 60 minatori, ma oltre 80 risultano dispersi

 

Braccio di ferro tra il presidente della Commissione Europea designato, Barroso, ed i capigruppo del Parlamento Europeo sulla fiducia ai commissari. Sul tavolo una proposta con Buttiglione, commissario sotto tutela.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 ottobre 2004

 

LA CHIESA HA BISOGNO DI PRETI SANTI CHE FACCIANO RISUONARE

IN OGNI LUOGO LA POTENZA DELLA PAROLA DI VERITA’ DEL VANGELO:

COSI’ IL PAPA IN VIDEO-COLLEGAMENTO CON MALTA

PER IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI SACERDOTI

 

 

La Chiesa ha bisogno di preti santi, che facciano risuonare “in ogni luogo la potenza della Parola di verità del Vangelo, che solo può cambiare in profondità il cuore dell’essere umano e dargli la pace”: è quanto ha detto stamane il Papa durante un video-collegamento con Malta per il Congresso internazionale dei sacerdoti in corso da lunedì scorso nell’isola. Ma ascoltiamo da Malta l’inviato del quotidiano “Avvenire” Riccardo Maccioni:

 

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Quando le telecamere della videoconferenza inquadrano il Papa, immediato e fragoroso scatta un lungo applauso: Giovanni Paolo II non poteva mancare. Il tema del Congresso - l’immagine del sacerdote chiamato a modellarsi sulla vita di Cristo e ad essere a propria volta forgiatore di santità - è da sempre caro al suo cuore. Un messaggio breve ma affettuoso quello risuonato nel Mediterranean Conference Centre di La Valletta, in cui la grande ricchezza spirituale di Malta non è solo un riferimento geografico. “Quest’isola – ricorda il Papa – conserva la memoria viva del passaggio di San Paolo, che conquistato da Gesù si fece umile e coraggioso servitore del Vangelo sino ad affermare con vigore: ‘sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’”. La conseguenza è evidente, la Parola per eccellenza non può rimanere impressa solo sui fogli o nella memoria, ma deve diventare vita vera. Nell’esperienza di Paolo, ogni prete indipendentemente da dove si trovi o cosa faccia, può trovare il suo programma riassunto nell’imitazione di Cristo.

 

La Chiesa ha bisogno di presbiteri santi, che siano a loro volta “forgiatori di santi per il nuovo millennio”. “Spetta a voi – sottolinea con forza il Pontefice - far risuonare in ogni luogo la potenza della Parola di verità del Vangelo, che solo può cambiare in profondità il cuore dell’essere umano e dargli la pace. L’impegno non è facile, soprattutto non può essere realizzato con le sole forze umane. Il messaggio – letto in parte dall’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato – lo spiega con chiarezza:

 

“Cari sacerdoti, se vi lascerete afferrare da Cristo come l’apostolo Paolo, anche voi sarete in grado di proclamare per le strade del mondo l’infinita misericordia del Padre celeste il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità. Diventerete così maestri credibili di vita evangelica e profeti di speranza”.

 

Giovanni Paolo II ribadisce che proprio in un mondo inquieto e diviso, segnato da violenze e conflitti, in cui viene messa in dubbio la possibilità stessa di parlarne, è indispensabile presentare con coraggio la vera e piena speranza dell’uomo. Speranza, questa, che è Cristo Signore.

 

In questo angolo di Mediterraneo, un pensiero non può che correre all’Apostolo Paolo, che a Malta fece naufragio nell’anno 60 d.C., trovandovi rifugio ed ospitalità. “In lui - ha meditato davanti alla grotta che ospitò l’apostolo il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Camillo Ruini - sia la santità, che la dedizione missionaria che ne scaturì, hanno una caratterizzazione non solo cristologica ma anche inseparabilmente ecclesiale”. “Ed oggi – ha aggiunto il porporato – dare nuova vita alla Chiesa significa in concreto anzitutto reimpiantare, nell’intelligenza e nel cuore degli uomini, l’autentica fede”.

 

In questo lavoro così profondo e capillare, Giovanni Paolo II è certo uno straordinario esempio, anche nel suo amore a Maria, sul cui “Fiat” e sulla cui disponibilità a compiere la volontà divina – spiega nel messaggio al Congresso – deve modellarsi la vita del presbitero. Perché Maria è la Madre di tutti i credenti e in particolare dei sacerdoti. “Fate riferimento a Lei nel vostro ministero” – conclude il Papa:

 

“La Vergine vi aiuterà a presentare ai bambini e ai giovani, alle famiglie e agli ammalati, agli imprenditori e agli operai, agli intellettuali e ai politici, in altre parole all’intera umanità, il Frutto benedetto del Suo seno, il Redentore Crocifisso e Risorto. Possano tutti accoglierlo, amarlo ed essergli fedeli sino al termine della loro esistenza”.

 

Da Malta, per la Radio Vaticana, Riccardo Maccioni.

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GIOVANNI PAOLO II NOMINA IL CARDINALE EUGÊNIO DE ARAÚJO SALES,

INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI PER IL CENTENARIO

DELL’INCORONAZIONE DELL’IMMAGINE DI “NOSSA SENHORA DO SAMEIRO”,

IL PROSSIMO 8 DICEMBRE A BRAGA IN PORTOGALLO

 

         Il Papa ha nominato il cardinale Eugênio de Araújo Sales, arcivescovo emerito di São Sebastião di Rio de Janeiro, suo Inviato Speciale alle celebrazioni per il centenario dell’incoronazione dell’immagine di “Nossa Senhora do Sameiro” e per il 150.mo anniversario della definizione del Dogma dell’Immacolata Concezione. Le celebrazioni avranno luogo a Braga, in Portogallo, il prossimo 8 dicembre.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza episcopale dell’Angola in visita “ad Limina”.

 

Il Santo Padre ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Toledo, in Spagna, mons. Joaquín Carmelo Borobia Isasa, finora vescovo di Tarazona, assegnandogli la sede titolare vescovile di Rubicon, e padre  Ángel Rubio Castro, finora delegato per la Vita Consacrata dell’arcidiocesi di Toledo, assegnandogli la sede titolare vescovile di Vergi.

 

Negli Stati Uniti il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Salina, presentata da mons. George K. Fitzsimons, per raggiunti limiti di età. Gli succede padre Paul S. Coakley, del clero della diocesi di Wichita, vice-cancelliere ed amministratore della Church of the Magdalen.

 

 

LUNEDI’ 25 OTTOBRE SARA’ PRESENTATO IN VATICANO

IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA CATTOLICA

- Intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino -

 

C’è attesa per la prossima pubblicazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa cattolica, messo a punto dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Sarà il presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino, a presentarlo ai giornalisti lunedì mattina 25 ottobre nella Sala Stampa della Santa Sede. Giovanni Peduto gli ha chiesto quale sia il valore e l’utilità pratica di questo compendio:

 

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R. – Indubbio valore pratico è di trovare raccolto in un unico volume e in sistematica articolazione l’insegnamento sociale della Chiesa, ricondotto alle sue premesse bibliche, filosofiche, teologiche ed antropologiche. Ma c’è anche un valore dottrinale poiché, oltre a riportare sui vari argomenti i testi ufficiali del Magistero, se ne traggono anche tutte le conseguenze con non poche novità.

 

D. – Vuole accennare a qualcuna di queste novità?

 

R. – Intanto, la sistematizzazione di tutto il vasto insegnamento sociale è già la prima e più importante novità, perché finora non esisteva e non era stata tentata, a livello ufficiale. Poi ci sono tutte le “res novae” nel mondo del lavoro e dell’economia, in particolare riguardanti la globalizzazione, il valore della famiglia come realtà sociale, il ruolo della società civile nella promozione del lavoro, di un sano sistema economico, di una corretta vitalizzazione del sistema democratico, il consumo e il risparmio, la guerra preventiva, il fisco e la spesa pubblica, le forme nuove di proprietà, eccetera.

 

D. – E’ facile da consultare? Com’è suddiviso?

 

R. – A parte l’organica articolazione degli argomenti, nei principi ispiratori, nei contenuti e nelle prospettive pastorali, c’è poi un ampio indice analitico con decine e decine di voci generali e centinaia di sottovoci, un fornitissimo indice dei riferimenti e un indice generale che soddisfa, penso e spero, ogni necessità e curiosità. Dopo i quattro capitoli sui fondamenti, ci sono sette capitoli riguardanti la famiglia, il lavoro, la vita economica, la comunità politica, quella internazionale, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione della pace, ed infine un capitolo sulla dottrina sociale e l’azione pastorale.

 

D. – Quali sono le principali preoccupazioni della Chiesa riguardo alle questioni sociali?

 

R. – Fondamentalmente che l’uomo, la sua dignità i suoi diritti fondamentali siano sempre scopo e fine, mai mezzo o strumento della convivenza civile, sociale e politica. Ciò avviene quando alla base di essa, della vita economica e politica, nazionale e internazionale dominano il relativismo morale e l’opportunismo egoistico, anziché solidi principi etici e indiscussi fondamenti razionali.

 

D. – Il Papa ha ribadito, anche recentemente, l’importanza della partecipazione dei cattolici in politica ...

 

R. – Certo, poiché l’astensionismo e la disaffezione verso tutto ciò che concerne la vita sociale e politica è quanto mai nocivo al corretto funzionamento della democrazia e costituisce una mancanza grave di carità verso se stessi e gli altri e una delle forme peggiori di egoismo, tra l’altro miope e autolesionista.

 

D. – Ma i cattolici conoscono la Dottrina sociale della Chiesa?

 

R. – C’è da rilevare un crescente interesse per il Magistero ecclesiale, e specialmente per i documenti del Papa e dei vescovi in campo sociale, ma certo mancava uno strumento adatto alla consultazione facile e completo dell’insegnamento della Chiesa in questo settore. Un vuoto che credo proprio il nostro Compendio verrà a colmare adeguatamente.

 

D. – Un’ultima domanda: qual è il numero delle pagine e il costo del compendio?

 

R. – 319 pagine di contenuto, 25 di indice di riferimento, 156 di indice analitico, 13 di indice generale. Il prezzo è di 15 euro, assai modesto per 6 anni di fatica indefessa.

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SABATO PROSSIMO MIGLIAIA DI SCOUT

INCONTRERANNO IL PAPA IN PIAZZA SAN PIETRO

- Intervista con Littorio Prezioso -

 

Per la prima volta, sabato 23 ottobre, i 32 mila scout associati all’Agesci e al Masci si incontreranno con il Papa in Piazza San Pietro. Un’udienza che si trasformerà in una grande festa per il trentesimo compleanno dell’Agesci e il cinquantesimo dalla fondazione del Masci. La mattinata sarà avviata da canti e danze tipiche della tradizione scout per proseguire con il rinnovo della Promessa. Su questo avvenimento, presentato oggi nella sede della nostra emittente, Alessandro Guarasci ha intervistato il presidente del Masci, Littorio Prezioso.

 

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R. – Andiamo a San Pietro innanzitutto per fermarci alla fonte del nostro cammino. Piazza San Pietro rappresenta la nostra agorà, dove potremo trovare ristoro nel cammino fatto, ma anche stimoli per il futuro.

 

D. – Quale valore aggiunto portano gli scout nella società e soprattutto nella Chiesa?

 

R. – Gli scout si caratterizzano per la pedagogia del fare. Praticamente, anche se può apparire a volte in contraddizione con alcune altre pedagogie di altre associazioni, certamente è rivoluzionaria. Noi diciamo che la testimonianza è fondamentale e alcuni di noi, addirittura, dicono che deve precedere la parola. Il nostro obiettivo è accompagnare la storia degli uomini e da questa storia portare questi uomini a Cristo.

 

D. – Secondo me gli scout sono ancora attrattivi nei confronti dei giovani. Insomma i giovani vengono volentieri tra di voi?

 

R. – Sì, vengono volentieri tra di noi e forse non siamo ancora di più perché mancano i capi, cioè gli educatori capaci poi di accoglierli e di accompagnarli. Nella nostra associazione gli educatori devono fare un cammino forte dal punto di vista pedagogico e metodologico, innanzitutto, per cui non sempre si può trovare un educatore dietro alla porta.

 

D. – Ma quanto è difficile fare l’educatore oggi tra gli scout? La società è cambiata in questi anni, per cui probabilmente bisognerà proporre anche tematiche nuove…

 

R. – Sì, è cambiata però è legata ancora ai vecchi valori. Il nostro cammino è moderno, anche se nato cento anni fa. E’ un cammino che presuppone un interesse particolare alla storia della città, ma anche alla storia della natura, del creato. Andiamo nella natura fra percorsi particolari e attraverso questi percorsi noi leggiamo le tracce di Dio. D’altra parte, interessarci del creato è fondamentale in questo momento in cui forse il creato viene consumato, non viene custodito.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina, a colori, così si apre: “E’ sempre un nuovo inizio”.

1978 - 22 ottobre - 2004: anniversario dell’inizio del ministero di pastore universale della Chiesa.

 

Nelle vaticane, il discorso di Giovanni Paolo II in collegamento televisivo con i partecipanti al VI Congresso internazionale del clero in corso a Malta. I servizi del nostro inviato Gianluca Biccini.

L’omelia del cardinale José Saraiva Martins nella Messa - celebrata nel Santuario di Materdomini, in provincia di Avellino - in occasione dell’inaugu-razione dell’Anno gerardino. Si ricordano il centenario della canonizzazione di San Gerardo Maiella e il 250.mo anniversario della morte.

 

Nelle estere, in Iraq proseguono le violenze. Rilasciati due egiziani sequestrati un mese fa.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica “Oggi” una riflessione di Gaetano Vallini dal titolo “Salvatore, un figlio”: il giovane di Palermo che ha donato parte del suo fegato per salvare la vita al padre.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 ottobre 2004

 

 

AL VIA OGGI, ALLE NAZIONI UNITE, IL DIBATTITO PER LA MESSA AL BANDO TOTALE

 DELLA CLONAZIONE UMANA CONTRASTI AL PALAZZO DI VETRO SULLA RICERCA

A FINI TERAPEUTICI E RIPRODUTTIVI

- Intervista con mons. Ignacio Carrasco De Paula -

 

La clonazione umana divide le Nazioni Unite: dopo aver rinviato un anno fa il voto su una controversa proposta per il suo divieto totale, il comitato legale dell’Assemblea Generale tornerà a prendere in considerazione oggi l’ipotesi di iniziare a lavorare nel 2005 a un trattato che la metta completamente al bando. Ma alcuni Paesi sono per la clonazione a scopi terapeutici. Servizio di Roberto Piermarini:

 

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Tutti i Paesi dell’Onu sono in realtà favorevoli ad un bando totale della clonazione umana. Ma se sul principio di fondo c’è intesa, l’Assemblea Generale è divisa sulla portata da dare al divieto. Guidate da Stati Uniti e Costa Rica, circa 60 nazioni sono favorevoli al bando totale di ogni forma di clonazione anche a scopo terapeutico, una posizione che vede Paesi come l’Italia, l’Australia, il Cile, l’Irlanda, molte nazioni africane e in passato anche alcuni Paesi islamici. Altre nazioni guidate dal Belgio, come la Corea del Sud, la Turchia, la Cina, l’India, il Giappone e il Sudafrica, spingono invece per bandire la clonazione riproduttiva ma mantenere accettabile a livello internazionale quella a scopo terapeutico.

 

In una riunione ieri al Palazzo di Vetro tra Stati Uniti e Corea del Sud - favorevole alla clonazione terapeutica e a un rinvio del voto – hanno partecipato anche rappresentanti di Belgio, Gran Bretagna e Giappone (del partito pro-clonazione terapeutica), Portogallo, Costa Rica e Uganda (favorevoli ad un bando totale). Otto nazioni in tutto. Sei hanno avallato la proposta sudcoreana mentre la Costa Rica, primo firmatario della mozione, ha insistito per andare al voto. La posizione della Santa Sede è per una interdizione completa ed esplicita di qualsiasi tecnica tesa alla creazione di nuovi embrioni umani attraverso la clonazione, comprese le tecniche per scopi terapeutici e sostiene la ricerca nel campo delle cellule staminali purchè sia condotta senza offendere la dignità umana.

 

La delegazione americana si è riservata una risposta dopo consultazioni con Washington anche perché la corsa presidenziale del 2 novembre, potrebbe influenzare gli equilibri. Il presidente Bush infatti, nel suo discorso del 21 settembre scorso all’Assemblea Generale, si è espresso per il bando totale mentre il suo rivale Kerry è favorevole alla clonazione terapeutica.

 

Oggi se non si arriverà ad un accordo, i Paesi della commissione avranno di fronte due risoluzioni rivali: il testo promosso dagli Stati Uniti, presentato anche quest’anno dalla Costa Rica che denuncia la clonazione in ogni forma come “anti-etica, moralmente condannabile e contraria al rispetto per la persona umana” e che dà istruzioni ai redattori del trattato di condannarla in toto; accanto a questo verrà discusso il testo messo sul tavolo dal Belgio e da altri venti Paesi che chiedono ai redattori del trattato di limitare il bando alla sola clonazione umana a scopi riproduttivi.

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Al Palazzo di Vetro si discute dunque di clonazione terapeutica e riproduttiva. Una distinzione in realtà artificiosa, come spiega - al microfono di Alessandro Gisotti - mons. Ignacio Carrasco De Paula, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

 

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R. - In realtà è un gioco di parole questa distinzione. In fondo, quello che distingue la terapeutica della riproduttiva è l’utilità, perché si pensa si possa trarre una certa utilità dalla clonazione terapeutica. Ma questo non può giustificare la produzione di un essere umano, come strumento per ottenere altri benefici.

 

D. – I fautori della clonazione terapeutica sostengono che questo è l’unico mezzo per dare speranza a persone affette da gravi patologie. E’ davvero così?

 

R. – Questa è una menzogna. Non è un errore, è una menzogna, perché si sa che effettivamente non è così. In questo campo abbiamo raggiunto già dei risultati, anche molto buoni, usando cellule staminali adulte.

 

D. – Le ricerche sulle cellule staminali adulte stanno dando dei risultati, però c’è questa corsa alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Secondo lei ci sono anche degli interessi economici?

 

R. – La clonazione terapeutica, pertanto produzione e ricerca sull’embrione umano nelle prime fasi dello sviluppo, non è interessante soltanto dal punto di vista terapeutico. Il principale interesse è fare ricerca per migliorare le attuali tecniche di procreazione assistita che danno dei risultati molto scarsi. In fondo, la pressione che si fa in questo campo, fondamentalmente, è questa, perché è quella che avrebbe dei risultati più immediati, e non la produzione di nuove terapie che si prospettano a lungo termine, tra 15-20 anni. Questa è la realtà.

 

D. – Il dibattito all’Onu, riporta in auge limiti ed opportunità del progresso tecnico scientifico. Qual è secondo lei la barriera che non deve, che non può essere valicata?

 

R. – Quando la ricerca perde il suo senso e non è più ordinata al bene dell’uomo. Questo è il punto centrale. La ricerca sull’essere umano va fatta entro questo limite: deve essere a beneficio del soggetto. Questo è un principio fondamentale.

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SI SPACCA IL FRONTE FILOSIRIANO IN LIBANO.

IL PRIMO MINISTRO HARIRI HA RASSEGNATO LE DIMISSIONI

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

Potrebbe essere l’ex ministro Omar Karami il sostituto di Rafic Hariri alla guida del governo libanese. Quest’ultimo ha rassegnato ieri le dimissioni da capo dell’esecutivo, dopo che negli ultimi mesi erano divenuti più difficili i rapporti con il presidente filosiriano Emile Lahoud, il cui mandato è stato recentemente prorogato con un controverso emendamento costituzionale. Tuttora in Libano permane il controllo militare siriano iniziato alla fine della guerra. Ma sui motivi della decisione di Hariri Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera:

 

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R. – Hariri anzitutto non ha gradito le pressioni della Siria sul Parlamento libanese per far approvare un emendamento alla Costituzione, che consenta al presidente filosiriano Lahud di essere eletto per un altro mandato. Secondo, c’è stata una risoluzione dell’Onu che impone alla Siria di ritirare i propri soldati dal Libano e di non interferire sulle vicende libanesi. Terzo, ci sono le pressioni americane, che credo abbiano costituito la spinta definitiva, tanto che gli Stati Uniti non hanno escluso di congelare tutte le proprietà di denaro depositato all’estero da parte di responsabili della politica libanese che accettino in maniera prona le pressioni della Siria. Questo pressioni in fondo hanno convinto Hariri a compiere questo passo.

 

D. – Hariri rappresenta in questo momento una sorta di punta dell’iceberg di un’opposizione crescente in Libano nei confronti della Siria, che tuttora condiziona la vita politica del Paese?

 

R. – Direi di sì, c’è questo crescente fastidio nei confronti della Siria. Il Libano è convinto di poter andare avanti da solo. Molti sostengono che non sia più tempo di occupazioni militari, di controlli asfissianti come esercita la Siria, ma potrebbe bastare una stretta relazione tra i due Paesi. Quindi, il rischio è molto alto. Anche perché ci sono altri attori che giocano questa grande partita. Per esempio la Francia, che considera il Libano un suo “protettorato morale” e quindi Chirac si è spinto anche laddove altri leader europei non si sono spinti, proprio per difendere il Libano. La stanchezza esiste e i libanesi vorrebbero essere più padroni di se stessi.

 

D. – Come giudicare l’atteggiamento della Siria che in questo frangente stranamente rimane a guardare?

 

R. – La Siria sta procedendo con una esasperante lentezza al ritiro dei propri soldati dal Libano. E’ chiaro che per la Siria perdere il controllo del Libano sarebbe un colpo molto duro per i suoi equilibri. Non dimentichiamo che in Libano lavorano circa un milione di lavoratori siriani. Quindi, per tutte queste ragioni è una grande partita, probabilmente cominciata con le dimissioni di Hariri.

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STASERA ALLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA, GRANDE EVENTO

MUSICALE CON IL CONCERTO DEI WIENER PHILHARMONIKER,

DIRETTI DAL MAESTRO RICCARDO MUTI

- Con noi, Umberto Nicoletti Altimari, segretario Artistico del Festival -

 

Un dialogo tra musica e arte, tra spiritualità e cultura. Il terzo Festival di Musica e Arte Sacra, apertosi ieri nella Basilica Vaticana con una Messa solenne accompagnata da canti gregoriani, offre questa sera un concerto diretto da Riccardo Muti alla guida dei famosi Wiener Philarmoniker nella Basilica di San Paolo fuori le Mura con un programma di ampio respiro artistico e spirituale. L’evento sarà seguito in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle ore 20,30 per la zona di Roma sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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(musica)

 

Il merito del Festival di Musica e Arte Sacra è quello di inserire ogni anno il grande repertorio di musica sacra in cornici di particolare suggestione architettonica. Un progetto nato tre anni fa e che ha conquistato il pubblico per il grande fascino delle sue proposte. Il commento di Umberto Nicoletti Altimari, segretario artistico del Festival:

 

“L’idea era quella di riportare le esecuzioni di grandi brani di musica sacra nei luoghi naturali per l’esecuzione di questo tipo di repertorio, cioè le Chiese. Mi sembra che la collocazione a Roma parli da sola ed i concerti, non per nulla, vengono eseguiti all’interno delle quattro Basiliche patriarcali”

 

Ma la collaborazione tra la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra e la Daimler-Chrysler Italia è nata anche per promuovere il finanziamento di lavori per il restauro e la conservazione del ricco patrimonio artistico conservato nelle Basiliche, com’è stato fatto per la Cappella di Santo Stefano a San Paolo fuori le Mura o per i due preziosi organi absidali realizzati dal Morettini in San Giovanni in Laterano. Un’opera lodevole accompagnata dalla indiscutibile qualità artistica dei concerti. Ancora Umberto Nicoletti Altimari:

 

“Il punto focale di questo Festival verte sulla presenza dei Wiener Philarmoniker che sono l’orchestra in residence di questo Festival, avendo partecipato fin dalla prima edizione, essendo l’asse portante anche per le prossime due edizioni del Festival. Quest’anno abbiamo voluto dare un taglio – vorrei dire – idiomatico, dal momento che i Wiener Philarmoniker con Riccardo Muti si presentavano con un programma dedicato ad autori attivi presso la Hof Musike Capell di Vienna e cioè la Cappella di Corte. Abbiamo pensato, perciò, di presentare altri esempi di musica sacra e di altre tradizioni, affidando queste esecuzioni agli interpreti naturali e quindi il Messia di Händel ci viene proposto dal The Choir of New College Oxford e The Orchestra of the Age of Enlightenment; così come lo Stabat di Dvorák, nei cento anni dalla morte, dall’Orchestra Sinfonica di Praga”.

 

Sabato 6 novembre la chiusura nella Basilica del Santuario di Loreto con un programma interamente mozartiano, per festeggiare il completamento dei restauri degli affreschi della Cappella Tedesca. Ma si guarda già al futuro, come sottolinea Umberto Nicoletti Altimari:

 

 “Sui Wiener Philarmoniker impostiamo la strutturazione del programma e quindi posso già anticipare che per l’edizione 2005, alla fine di novembre, che era la collocazione temporale tradizionale di questo Festival, torneranno con Seiji Ozawa, che è un direttore noto internazionalmente, poco presente in Italia, ma probabilmente uno dei più importanti musicisti in attività. Accanto ai Wiener Philarmoniker pensiamo di avere una grande orchestra, probabilmente sarà la London Philarmoniker e poi ci piacerebbe proporre al pubblico romano un Vespro di tradizione veneziana e stiamo pensando – probabilmente – al Vespro della Beata Vergine di Verdi.

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CHIESA E SOCIETA’

21 ottobre 2004

 

 

I CRISTIANI DELLA ZAMBIA RIAFFERMANO IL LORO IMPEGNO

 PER LO SVILUPPO DEL PAESE IN OCCASIONE DEI 40 ANNI DELL’INDIPENDENZA.

TANTI GLI OBIETTIVI RAGGIUNTI, MA ALTRETTANTI I PROBLEMI DA RISOLVERE

- A cura di Stefano Leszczynski -

 

LUSAKA. = A quarant’anni dall’indipendenza nazionale della Zambia, i responsabili delle tre principali chiese cristiane del Paese affermano, in un messaggio congiunto giunto all’Agenzia Fides, l’importanza dell’indipendenza, pur consapevoli che “non è un punto d’arrivo ma è l’inizio di una lunga e difficile strada per la costruzione della nazione”. In sostanza, i responsabili del Council of Churches in Zambia, dell’Evangelical Fellowship of Zambia, e della Conferenza episcopale della Zambia tracciano un bilancio dei 40 anni di vita del Paese. Nel documento intitolato “Guardare al futuro con speranza”, l’analisi dei tanti obiettivi raggiunti: una buona integrazione sociale, l’assenza di conflitti civili, un sistema politico relativamente stabile, investimenti in infrastrutture, salute ed educazione. “Le Chiese – si legge - hanno dato e continuano a dare significativi apporti nelle aree della salute, educazione, programmi di sviluppo dell’agricoltura rurale, assistenza ai giovani e lotta all’Aids”. Tanti, però, anche i problemi ancora da risolvere. Sul piano economico, si ricordano la nazionalizzazione delle principali industrie che è degenerata in un sistema produttivo inefficiente e fortemente condizionato da interferenze politiche; la dipendenza dal rame che, negli anni ’70, ha visto le rendite del Paese diminuire a causa del crollo del prezzo del metallo proprio quando salivano i prezzi del petrolio, provocando il forte indebitamento del Paese. Secondo i rappresentanti cristiani, le sfide cui deve fare fronte la Zambia sono: la povertà, specialmente nelle aree rurali”; lo sfruttamento inadeguato del potenziale agricolo del Paese; l’alto tasso di deforestazione, “che ha un impatto negativo sul clima”; la disoccupazione; la diffusione dell’AIDS e di altre malattie quali tubercolosi e malaria; ma anche il numero crescente di orfani e bambini di strada; la corruzione nel settore pubblico e in quello privato; la debole cultura democratica; l’affidamento sull’aiuto esterno per sviluppare il Paese senza un impegno in prima persona dei cittadini e delle istituzioni della Zambia. Di fronte a tutto questo, i leader religiosi affermano: “come cristiani possiamo fare la differenza nel nostro Paese se siamo totalmente impegnati nei problemi della nazione portando una visione morale”.

 

 

LE NAZIONI UNITE IPOTIZZANO L’ARRIVO DI AIUTI UMANITARI A HAITI ATTRAVERSO LA REPUBBLICA DOMINICANA. OLTRE CENTO CONTAINER DI ALIMENTI BLOCCATI

 NELLA RADA DI PORT AU PRINCE PER PAURA DI SOMMOSSE

 

PORT AU PRINCE. = Nei giorni scorsi l’appello accorato del vescovo dominicano di Altagracia, mons. Gregorio Peña, e del parroco di Nagua, p. Rogelio Cruz. Oggi la forte preoccupazione del PAM, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite che sta pensando di inviare aiuti agli alluvionati di Haiti attraverso la Repubblica Dominicana. A quasi tre mesi dal passaggio della furia devastatrice dell’uragano, la Chiesa locale aveva lanciato l’allarme alle istituzioni perché, soprattutto ad est e nel nord est, i senzatetto sono ormai al limite della sopravvivenza. I viveri scarseggiano e un portavoce del PAM ha fatto sapere che oltre cento container di alimenti giacciono nel porto senza essere scaricati, a causa della situazione di tensione. Alcune compagnie di trasporto si rifiutano di sbarcare a Port Au Prince per paura delle sommosse. Da qui l’ipotesi delle Nazioni Unite di passare via terra attraverso la Repubblica Dominicana. Al momento, oltre 100 mila persone attendono gli aiuti umanitari, ma gli scontri civili nella capitale haitiana non consentono l’arrivo a destinazione. (D.D.)

 

 

PROFONDA PREOCCUPAZIONE DEL VESCOVO DI CORRIENTES,

MONS. DOMINGO CASTAGNA, PER LA DECRISTIANIZZAZIONE DELL’ARGENTINA

 E DEGLI ALTRI PAESI TRADIZIONALMENTE CATTOLICI

 

BUENOS AIRES. = “In alcuni Paesi tradizionalmente cattolici, tra questi Spagna e Messico, è in atto una autentica campagna di decristianizzazione. Mi auguro che in Argentina non avvenga lo stesso, anche se è evidente il vincolo che tanti connazionali hanno con la fede cattolica”. In una nota ufficiale, l’arcivescovo di Corrientes, mons. Domingo Castagna, esprime la sua profonda preoccupazione per le politiche attuate di recente in alcuni stati a maggioranza cattolica, che mirano a colpire e a mettere in discussione i valori fondamentali da sempre difesi dalla Chiesa. “Sembra che sia sufficiente il relativismo e l’agnosticismo di pochi per poter varare norme giuridiche contrarie ad un credo professato dall’80 e, in alcuni casi, dal 90 per cento del popolo” – scrive il presule. “Si parla con toni magniloquenti del rispetto del pluralismo, ma si ignora la fede della maggioranza e la si obbliga ad accettare un sistema che va contro la propria morale”. Poi abbozza un pronostico: “I sistemi a base ideologica si apprestano a promuovere una guerra contro la religione. Alle confessioni verranno negati tutti i diritti per arrivare a concezioni antropologiche antitetiche. E’ bene, quindi, che le autorità garantiscano l’unità, tutelando le diversità e si sforzino affinché nessuno si senta estraneo ad una società che rispetta un ordine”. Infine, una considerazione: “Alcune legislazioni vengono definite progressiste, mentre invece minano le fondamenta della costituzione. La confusione delle ideologie di turno, inoltre, è il prodotto della non conoscenza dei valori fondanti di una nazione”. (D.D.)

 

 

UN CICLO DI SEMINARI A MILANO FA IL PUNTO SULLE RELIGIONI NEL MONDO.

MONSIGNOR RAVASI, PREFETTO DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA,

PARLA DELL’INDIFFERENTISMO COME RISCHIO PER RELIGIONE E SOCIETA’

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = Il vero rischio non soltanto per la religione, ma anche a livello sociale e culturale è quello dell’indifferentismo. Se ne è detto convinto mons. Gianfranco Ravasi, biblista e prefetto della Biblioteca ambrosiana, nell’incontro di apertura di un ciclo che la “Fondazione Europea Dragan” dedica alle religioni nel mondo contemporaneo. Nella sua analisi dello stato della religiosità contemporanea, mons. Ravasi è partito proponendo una quasi paradossale valutazione dell’ateismo. Pur arrivando alla negazione di Dio, l’ateo vive in modo sofferto un’apertura al trascendente. Si pone - ha suggerito Ravasi - su una esperienza parallela con quella della fede. Arriva, insomma, a presupporre quel trascendente che è il punto di arrivo del percorso di fede. Un percorso questo, frutto di una scelta personale ed esistenziale, da tenere distinta dalla religione e da ricondurre all’essenza stessa dell’uomo, essere simbolico che ha desiderio d’infinito. Ma il dramma di questi nostri giorni è rappresentato dall’indifferenza: è la condizione dell’”homo televisivus” - ha diagnosticato mons. Ravasi- di un uomo che nega sé stesso per lasciarsi ad un’esperienza che vive dell’immediatezza delle sensazioni. Un problema di dimensione sociale e culturale, questo - secondo il biblista - e non soltanto dal punto di vista religioso. E a proposito di quello che viene presentato come un aumento della sensibilità religiosa e della ricerca, Ravasi si è detto scettico: proliferano fenomeni legati alla New Age, che - ha precisato - non è un fiorire religioso, ma semplicemente una “scimmiottatura” della fede. Nei prossimi incontri proposti da questo ciclo sulle religioni contemporanee verranno affrontati anche il tema dell’Islam, delle derive fondamentaliste e delle radici culturali e spirituali dell’Europa. Quest’ultimo già il 17 novembre prossimo con il filosofo Giovanni Reale.

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L’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, IN COLLABORAZIONE CON LA LIBERA UNIVERSITA’

MARIA SANTISSIMA ASSUNTA, PATROCINA UN MASTER DELLA DURATA DI UN ANNO

 PER FORMARE GLI ARCHIVISTI. ISCRIZIONI APERTE FINO AL 29 OTTOBRE

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Grazie alla collaborazione fra l’Archivio Segreto Vaticano e l’università cattolica LUMSA, sarà possibile seguire a Roma un nuovo master in “Archivistica”, finalizzato ad organizzare e documentare un archivio con le tecniche moderne. “Il Master intende fornire le principali cognizioni di archivistica, sviluppando capacità di valutazione e di lettura delle fonti dell’archivio”, ha spiegato un comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede. “Si tratta di un’iniziativa che offre una prospettiva del tutto particolare nell’approccio alle problematiche dell’archivistica, accomunando il rigore e la tradizione archivistica vaticana al profilo umanistico e socio-politico che appartiene alla tradizione dell’università cattolica romana”, ha aggiunto. Il Master, composto da diversi corsi, prevede un percorso formativo che si snoderà attraverso numerose discipline: archivistica, diplomatica, discipline storiche e giuridiche, e informativa applicata agli archivi. I candidati dovranno avere un diploma universitario di primo grado. Il titolo conseguito è “Master Universitario di Primo Livello in Archivistica” e le lezioni avranno luogo presso la sede della Facoltà di Giurisprudenza della LUMSA, con alcune esercitazioni presso l’Archivio Segreto Vaticano. Il Master ha la durata di un anno accademico, da novembre 2004 a giugno 2005. Le iscrizioni sono aperte fino al 29 ottobre. (S.S.)

 

 

DA OGGI IN MOSTRA A VENEZIA LA STORIA DELL’ISOLA SAN LAZZARO DEGLI ARMENI

DAL XVIII AL XXI SECOLO. PRESENTI IL MINISTRO DEGLI ESTERI ARMENO

E DIVERSE PERSONALITA’ DEL MONDO POLITICO E RELIGIOSO

 

VENEZIA. = Il ministro degli Esteri armeno, Vartan Oskanian, inaugurerà oggi sull’isola veneziana di San Lazzaro degli Armeni la mostra: “San Lazzaro degli Armeni racconta. Il vissuto di un’isola a Venezia e della sua comunità dal XVIII al XXI secolo: come nasce, si sviluppa e si impreziosisce un’isola della laguna”. All’inaugurazione, interverranno diverse personalità del mondo politico e religioso. Materiale fotografico, con l’aggiunta di documenti e cimeli d’epoca, definirà un percorso esplicativo e illustrativo della storia dell’Isola e della congregazione Mechitarista. A completare l’iniziativa culturale anche un seminario di studi dal titolo: “Un libro da salvare”, svoltosi questa mattina con il patrocinio della Regione Veneta. Recentemente il Consorzio Venezia Nuova, con la collaborazione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato Alle Acque di Venezia, ha concluso una serie di interventi strutturali sull’isola. A corollario della mostra, la possibilità di visitare “Cilicia” la nave armena che, dopo aver attraversato sette mari, giunge a conclusione della sua prima tappa. L’imbarcazione resterà attraccata per qualche giorno di fronte al Museo Storico Navale, dove potrà essere visitata. (E. B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 ottobre 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

Si aggiorna di continuo la lista dei morti e feriti in Iraq: sparatoria stamane per le strade di Baghad e nuovo attentato contro un autobus nei pressi dell’aeroporto. Tra poco l’annuncio ufficiale del governo britannico di un dispiegamento di truppe verso la capitale. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Almeno quattro morti e numerosi feriti il bilancio dell’attacco stamane da parte di un gruppo di uomini armati ad un mezzo che trasportava dipendenti dell’aeroporto di Baghdad. Ed altre tre persone sono rimaste vittime di una sparatoria per le strade della capitale.

        

Sul piano politico in primo piano la decisione del governo di Londra di aderire alla richiesta degli Stati Uniti di spostare parte delle proprie truppe per sostenere l’impegno militare americano, in vista delle prossime elezioni di gennaio. L’annuncio ufficiale sarà dato tra poco, alle 14.30, dal ministro britannico della Difesa, Hoon: secondo le anticipazioni 650 soldati saranno trasferiti da Bassora alla zona a sud di Baghdad, cosicché le forze USA potranno concentrarsi contro la guerriglia sunnita nel nord della città, dove prosegue l’offensiva aerea su Falluja e dove si ritiene si nasconda il leader terrorista giordano, al Zarqawi.

 

Sul doloroso fronte dei sequestri il governo di Canberra, per voce del ministro degli Esteri, Downer, ha dichiarato che negozierà per il rilascio di Margaret Hassan, la direttrice dell’organizzazione umanitaria Care dell’Australia, ma non offrirà denaro, né cambierà la sua linea politica. E, a proposito di sicurezza saranno i soldati delle Isole Figi a proteggere il personale delle Nazioni Unite, rientrato in Iraq per preparare il voto di gennaio. Ma il ministro degli Esteri iracheno, Zebari, giudica insufficiente il numero dei funzionari Onu, una trentina in tutto, incaricati del delicato e complesso compito.

        

Da segnalare infine il processo aperto oggi a Baghdad davanti una Corte marziale USA di un soldato americano accusato di aver ucciso un civile iracheno all’inizio dell’anno.

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In Israele c’è il rischio di una guerra civile. Lo afferma il ministro della Giustizia, Lapid, preoccupato per la rivolta degli ultraortodossi contro il governo di Sharon: i rabbini di estrema destra hanno infatti chiesto ai soldati di disubbidire agli ordini di sgombero degli insediamenti nella striscia di Gaza. Proprio nel nord della Striscia, stamattina i soldati dello Stato ebraico hanno ucciso tre palestinesi: uno in una sparatoria ad un posto di blocco, gli altri due mentre tentavano di entrare in Israele.

 

Il gruppo del Partito socialista europeo (Pse) insiste per il cambio di portafoglio per Rocco Buttiglione ed anche per la danese Neelie Kroes, designata per la concorrenza e sospettata di conflitto di interessi per gli incarichi ricoperti in passato. E’ quanto emerge dall’incontro tra il presidente designato della Commissione José Manuel Barroso ed i capigruppo del Parlamento europeo, durante il quale è stata letta una lettera inviata dallo stesso Buttiglione per sottolineare di aver sbagliato a usare la parola “peccato” nel dibattito politico. Sulle sue parole ma anche sulla proposta fatta da Barroso, il nostro servizio:

 

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Barroso suggerisce che un gruppo di quattro commissari, da lui presieduto, sia incaricato di convalidare le iniziative su discriminazione, diritti e libertà. “Assumerò personalmente il coordinamento nelle aree dei diritti fondamentali e della non discriminazione”, promette il presidente designato della  Commissione nella conferenza  stampa in corso ora, a conclusione dell’incontro con i capigruppo del Parlamento europeo. “Sono molto fiducioso che ci sarà una chiara maggioranza dell’Europarlamento”, sottolinea aggiungendo che il filosofo italiano ha preso solennemente l’impegno a rispettare quanto afferma nel messaggio che gli eurodeputati hanno ascoltato nella lettura di Barroso. E, dunque, leggiamo proprio i passi centrali della lettera: “In alcun modo intendevo offendere gli stati d’animo di nessuno ed in particolare donne e omosessuali” – scrive il filosofo. Ancora più concreto quando aggiunge, nero su bianco, che in politica l’unico argomento rilevante è se si è “a favore o contro la discriminazione”, per poi affermare di avere una risposta chiara da dare personalmente: “Sono contro ogni forma di discriminazione e sottoscrivo interamente la carta dei diritti fondamentali e della Costituzione dell’UE”.

 

Dunque, Buttiglione resterebbe commissario alla giustizia, libertà civili e sicurezza, ma per quanto riguarda le libertà civili avrebbe, appunto, la tutela di un comitato e dello stesso presidente della Commissione, con una soluzione che  Barroso definisce “l’unica che non crei  una crisi istituzionale”. In ogni caso, una certezza sembra trapelare: se la nuova Commissione non otterrà la fiducia del Parlamento Europeo il presidente designato Barroso conserverà l’incarico. L’ex premier portoghese, infatti, ha già ottenuto in giugno la fiducia dell’assemblea di Strasburgo. Significativo sottolineare che l’Europarlamento è chiamato a dare il voto vero e proprio mercoledì prossimo, 27 ottobre. Il 29, due giorni dopo, i leader d’Europa firmeranno il Trattato costituzionale a Roma. Sarebbe davvero deludente la coincidenza temporale con una crisi istituzionale, che peraltro Barroso proprio in questi minuti sembra dare per certa in caso di bocciatura della sua commissione.

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Slittano a sabato i colloqui negoziali sul Darfur che sarebbero dovuti riprendere oggi ad Abuja, capitale della Nigeria, sotto l’egida dell’Unione Africana. Erano stati sospesi circa un mese fa dopo lunghe trattative rese vane da veti reciproci. Alla base del rinvio, stando al portavoce del principale gruppo dei ribelli, l’Esercito di Liberazione del Sudan, ci sono problemi logistici. Nel Darfur, regione occidentale del Sudan, ampia come la Francia, è in corso quella che l’Onu definisce la peggiore tragedia umanitaria degli ultimi anni. Oltre 70.000 morti, moltissimi per stenti e malattie nei campi profughi dove sono ammassati circa 1,5 milioni di indigeni che hanno dovuto abbandonare i villaggi sotto l’incalzare sanguinoso delle milizie arabe, musulmane, di fatto coperte dall’esercito di Khartoum. L'ONU certifica dal posto che il cessate il fuoco non tiene, per violazioni dalle due parti. E appare improbabile che le forze africane di peacekeeping, circa 3.500 uomini, possano schierarsi, come già deciso con il consenso anche di Khartoum, nella regione prima di un paio di settimane. Ci sono ancora problemi logistici e finanziari. 

 

Tre soldati americani e il loro interprete afghano sono stati feriti da un ordigno esploso al momento del passaggio del loro convoglio nella provincia di Pak-tika, nel sudest dell’Afghanistan. Uno dei soldati è in pericolo di vita e l’altro è gravemente ferito. I due altri feriti sono in condizioni stazionarie. I quattro uomini sono stati trasportati alla base americana di “Salerno”, nella vicina provincia di Khost. L’ordigno ha distrutto due veicoli blindati Humvee che facevano parte del convoglio. Il 14 ottobre due soldati americani avevano perso la vita durante un attacco simile avvenuto nella provincia di Oruzgan, sempre nel sud.

 

Una giornalista bielorussa che scriveva su un settimanale di opposizione è stata uccisa nelle scorse ore a Minsk. Veronika Cerkasova, è stata ritrovata priva di vita nel suo appartamento. Secondo la polizia, l’omicidio potrebbe essere legato alle inchieste condotte di recente dalla vittima sulla presenza di oscure sette pseudoreligiose nel Paese. L’episodio si inserisce tuttavia anche in un contesto politico segnato da prevaricazioni e intimidazioni da parte del governo del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, che proprio domenica scorsa si è visto consegnare da un contestatissimo referendum la possibilità di candidarsi a piacimento per ulteriori mandati presidenziali. Veronika Cerkasova, dopo aver lavorato per alcuni anni nella TV statale di Minsk, si era trasferita dapprima nella redazione del giornale economico “Bielaruskaia Dielavaia Gazietà” e infine al settimanale “Solidarnost”, entrambi su posizioni critiche rispetto al potere di Lukashenko. Provvedimenti contro giornali scomodi sono all’ordine del giorno in Bielorussia, dove il referendum di domenica è stato seguito da un nuovo giro di vite contro la debole opposizione interna: con il fermo di polizia di alcune decine fra le non molte centinaia di persone che avevano partecipato a raduni di protesta contro la consultazione. Fermi da parte della polizia e violenze non sono mancate neppure nei confronti di inviate delle TV russe, suscitando la protesta del pur comprensivo governo di Mosca.

Il processo contro Slobodan Milosevic ha subito una battuta di arresto. L’imputato si rifiuta di collaborare con gli avvocati, insiste nel volersi difendere da solo giudicando una violazione dei propri diritti la designazione di due difensori di ufficio. Di fronte a tali richieste l’avvocato britannico Steven Kay, uno dei due avvocati dell’ex presidente jugoslavo, ha dichiarato oggi di non essere nelle condizioni di poter svolgere tale compito presentando un ricorso alla corte di appello contro la sua stessa nomina. Intanto, la maggior parte dei testimoni, centinaia citati da Milosevic, ha annunciato di non deporre fino a quando all’imputato non sarà permesso di difendersi da solo. E proprio per mancanza di testimoni a difesa l’udienza sarà sospesa fino a martedì della prossima settimana. Il processo è cominciato nel febbraio 2002 e dovrebbe concludersi entro la fine del prossimo anno. Milosevic è accusato di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità per un totale di 60 imputazioni per i fatti avvenuti nei Balcani negli anni ‘90.

 

È di 60 morti e 88 minatori dispersi il bilancio, ancora provvisorio, dell’esplosione di stanotte in una miniera di carbone della Cina. La sciagura, avvenuta nello Stato centrale dell’Henan, è l’ennesima negli ultimi 6 mesi: solo in questo periodo, sarebbero quasi 3800 le vittime nell’estrazione di materie prime. Ma perché questi episodi continuano a ripetersi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asia News:

 

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R. – Diciamo che queste miniere da decenni non erano più utilizzate, perché erano diventate obsolete. Adesso invece, con la carenza di materie prime che ha la Cina, perché ha bisogno di tanto carbone, ha bisogno di tanti minerali per sostenere il suo sviluppo, queste miniere sono tornate ad essere vantaggiose soprattutto per gli imprenditori, perché i poveri minatori vivono invece come animali dentro questi tunnel, pagati pochissimo e non hanno assolutamente le misure di sicurezza. Per questo ci sono centinaia di migliaia di incidenti all’anno.

 

D. – In un Paese economicamente rampante come la Cina c’è, quindi, poco spazio per la difesa dei diritti dei lavoratori?

 

R. – Assolutamente sì. La comunità internazionale non si accorge che tutto questo grande sviluppo della Cina, che interessa gli imprenditori occidentali, sia in realtà fondato sullo sfruttamento di questa povera gente.

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Il presidente cubano Fidel Castro è caduto ieri davanti a 30 mila persone fratturandosi il ginocchio destro, forse anche un braccio. L'incidente, che ha fatto piangere alcuni dei presenti, è avvenuto a Santa Clara, 280 km a est di L’Avana, durante una cerimonia di fine corso per gli insegnanti d’arte in occasione della Giornata della Cultura. Dopo aver tenuto un discorso nella sua divisa verde oliva, Castro, 78 anni, è caduto sui gradini di cemento mentre tornava al proprio posto. Il presidente, aiutato a sedersi, ha chiesto un microfono e si è scusato con i presenti, sottolineando di avere sicuramente una frattura a un ginocchio e forse a un braccio ma di essere intero.

  

 

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