RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
295 - Testo della trasmissione di giovedì
21 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Le
Nazioni Unite ipotizzano l’arrivo di aiuti umanitari ad Haiti attraverso la
Repubblica Dominicana
Da oggi
in mostra a Venezia la storia dell’Isola San Lazzaro degli Armeni dal XVIII al
XXI secolo
Sciagura mineraria in Cina: per una esplosione di gas muoiono almeno 60 minatori, ma oltre 80 risultano dispersi
Braccio di ferro tra il
presidente della Commissione Europea designato, Barroso, ed i capigruppo del
Parlamento Europeo sulla fiducia ai commissari. Sul tavolo una proposta con
Buttiglione, commissario sotto tutela.
21
ottobre 2004
LA CHIESA HA BISOGNO DI PRETI
SANTI CHE FACCIANO RISUONARE
IN OGNI LUOGO LA POTENZA DELLA
PAROLA DI VERITA’ DEL VANGELO:
COSI’ IL PAPA IN
VIDEO-COLLEGAMENTO CON MALTA
PER IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
DEI SACERDOTI
La Chiesa ha bisogno di preti santi, che facciano
risuonare “in ogni luogo la potenza della Parola di verità del Vangelo, che
solo può cambiare in profondità il cuore dell’essere umano e dargli la pace”: è
quanto ha detto stamane il Papa durante un video-collegamento con Malta per il
Congresso internazionale dei sacerdoti in corso da lunedì scorso nell’isola. Ma
ascoltiamo da Malta l’inviato del quotidiano “Avvenire” Riccardo Maccioni:
**********
Quando le telecamere della
videoconferenza inquadrano il Papa, immediato e fragoroso scatta un lungo
applauso: Giovanni Paolo II non poteva mancare. Il tema del Congresso -
l’immagine del sacerdote chiamato a modellarsi sulla vita di Cristo e ad essere
a propria volta forgiatore di santità - è da sempre caro al suo cuore. Un
messaggio breve ma affettuoso quello risuonato nel Mediterranean Conference
Centre di La Valletta, in cui la grande ricchezza spirituale di Malta non è
solo un riferimento geografico. “Quest’isola – ricorda il Papa – conserva la
memoria viva del passaggio di San Paolo, che conquistato da Gesù si fece umile
e coraggioso servitore del Vangelo sino ad affermare con vigore: ‘sono stato
crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’”. La
conseguenza è evidente, la Parola per eccellenza non può rimanere impressa solo
sui fogli o nella memoria, ma deve diventare vita vera. Nell’esperienza di
Paolo, ogni prete indipendentemente da dove si trovi o cosa faccia, può trovare
il suo programma riassunto nell’imitazione di Cristo.
La Chiesa ha bisogno di presbiteri santi, che siano a loro volta
“forgiatori di santi per il nuovo millennio”. “Spetta a voi – sottolinea con
forza il Pontefice - far risuonare in ogni luogo la potenza della Parola di
verità del Vangelo, che solo può cambiare in profondità il cuore dell’essere
umano e dargli la pace. L’impegno non è facile, soprattutto non può essere
realizzato con le sole forze umane. Il messaggio – letto in parte
dall’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato – lo
spiega con chiarezza:
“Cari
sacerdoti, se vi lascerete afferrare da Cristo come l’apostolo Paolo, anche voi
sarete in grado di proclamare per le strade del mondo l’infinita misericordia
del Padre celeste il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino
alla conoscenza della verità. Diventerete così maestri credibili di vita
evangelica e profeti di speranza”.
Giovanni Paolo II ribadisce che
proprio in un mondo inquieto e diviso, segnato da violenze e conflitti, in cui
viene messa in dubbio la possibilità stessa di parlarne, è indispensabile
presentare con coraggio la vera e piena speranza dell’uomo. Speranza, questa,
che è Cristo Signore.
In questo angolo di
Mediterraneo, un pensiero non può che correre all’Apostolo Paolo, che a Malta
fece naufragio nell’anno 60 d.C., trovandovi rifugio ed ospitalità. “In lui -
ha meditato davanti alla grotta che ospitò l’apostolo il presidente della
Conferenza episcopale italiana, cardinale Camillo Ruini - sia la santità, che
la dedizione missionaria che ne scaturì, hanno una caratterizzazione non solo
cristologica ma anche inseparabilmente ecclesiale”. “Ed oggi – ha aggiunto il
porporato – dare nuova vita alla Chiesa significa in concreto anzitutto
reimpiantare, nell’intelligenza e nel cuore degli uomini, l’autentica fede”.
In questo lavoro così profondo e
capillare, Giovanni Paolo II è certo uno straordinario esempio, anche nel suo
amore a Maria, sul cui “Fiat” e sulla cui disponibilità a compiere la
volontà divina – spiega nel messaggio al Congresso – deve modellarsi la vita
del presbitero. Perché Maria è la Madre di tutti i credenti e in particolare
dei sacerdoti. “Fate riferimento a Lei nel vostro ministero” – conclude il
Papa:
“La Vergine vi aiuterà a
presentare ai bambini e ai giovani, alle famiglie e agli ammalati, agli
imprenditori e agli operai, agli intellettuali e ai politici, in altre parole
all’intera umanità, il Frutto benedetto del Suo seno, il Redentore Crocifisso e
Risorto. Possano tutti accoglierlo, amarlo ed essergli fedeli sino al termine
della loro esistenza”.
Da Malta, per la Radio Vaticana,
Riccardo Maccioni.
**********
GIOVANNI
PAOLO II NOMINA IL CARDINALE EUGÊNIO DE ARAÚJO
SALES,
INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI PER IL
CENTENARIO
DELL’INCORONAZIONE DELL’IMMAGINE DI “NOSSA SENHORA
DO SAMEIRO”,
IL PROSSIMO 8 DICEMBRE A BRAGA IN PORTOGALLO
Il Papa ha nominato il cardinale Eugênio
de Araújo Sales, arcivescovo emerito di São Sebastião di Rio de Janeiro, suo
Inviato Speciale alle celebrazioni per il centenario dell’incoronazione dell’immagine di “Nossa Senhora do Sameiro”
e per il 150.mo anniversario della definizione del Dogma dell’Immacolata Concezione.
Le celebrazioni avranno luogo a Braga, in Portogallo, il prossimo 8 dicembre.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto alcuni presuli
della Conferenza episcopale dell’Angola in visita “ad Limina”.
Il Santo Padre ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Toledo,
in Spagna, mons. Joaquín Carmelo Borobia Isasa, finora vescovo di
Tarazona, assegnandogli la sede titolare vescovile di Rubicon, e padre Ángel Rubio Castro, finora delegato per la
Vita Consacrata dell’arcidiocesi di Toledo, assegnandogli la sede titolare vescovile
di Vergi.
Negli Stati Uniti il Santo Padre
ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Salina,
presentata da mons. George K. Fitzsimons, per raggiunti limiti di età. Gli succede
padre Paul S. Coakley, del clero della diocesi di Wichita, vice-cancelliere ed
amministratore della Church of the Magdalen.
LUNEDI’ 25 OTTOBRE SARA’ PRESENTATO IN VATICANO
IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
CATTOLICA
- Intervista con il cardinale Renato Raffaele
Martino -
C’è attesa per la prossima
pubblicazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa cattolica,
messo a punto dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Sarà il
presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino, a presentarlo
ai giornalisti lunedì mattina 25 ottobre nella Sala Stampa della Santa Sede.
Giovanni Peduto gli ha chiesto quale sia il valore e l’utilità pratica di
questo compendio:
**********
R. – Indubbio valore pratico è
di trovare raccolto in un unico volume e in sistematica articolazione
l’insegnamento sociale della Chiesa, ricondotto alle sue premesse bibliche, filosofiche,
teologiche ed antropologiche. Ma c’è anche un valore dottrinale poiché, oltre a
riportare sui vari argomenti i testi ufficiali del Magistero, se ne traggono anche
tutte le conseguenze con non poche novità.
D. – Vuole accennare a qualcuna
di queste novità?
R. – Intanto, la
sistematizzazione di tutto il vasto insegnamento sociale è già la prima e più
importante novità, perché finora non esisteva e non era stata tentata, a
livello ufficiale. Poi ci sono tutte le “res novae” nel mondo del lavoro e
dell’economia, in particolare riguardanti la globalizzazione, il valore della
famiglia come realtà sociale, il ruolo della società civile nella promozione
del lavoro, di un sano sistema economico, di una corretta vitalizzazione del
sistema democratico, il consumo e il risparmio, la guerra preventiva, il fisco
e la spesa pubblica, le forme nuove di proprietà, eccetera.
D. – E’ facile da consultare?
Com’è suddiviso?
R. – A parte l’organica
articolazione degli argomenti, nei principi ispiratori, nei contenuti e nelle
prospettive pastorali, c’è poi un ampio indice analitico con decine e decine di
voci generali e centinaia di sottovoci, un fornitissimo indice dei riferimenti
e un indice generale che soddisfa, penso e spero, ogni necessità e curiosità.
Dopo i quattro capitoli sui fondamenti, ci sono sette capitoli riguardanti la
famiglia, il lavoro, la vita economica, la comunità politica, quella
internazionale, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione della pace, ed
infine un capitolo sulla dottrina sociale e l’azione pastorale.
D. – Quali sono le principali
preoccupazioni della Chiesa riguardo alle questioni sociali?
R. – Fondamentalmente che
l’uomo, la sua dignità i suoi diritti fondamentali siano sempre scopo e fine,
mai mezzo o strumento della convivenza civile, sociale e politica. Ciò avviene
quando alla base di essa, della vita economica e politica, nazionale e
internazionale dominano il relativismo morale e l’opportunismo egoistico,
anziché solidi principi etici e indiscussi fondamenti razionali.
D. – Il Papa ha ribadito, anche
recentemente, l’importanza della partecipazione dei cattolici in politica ...
R. – Certo, poiché
l’astensionismo e la disaffezione verso tutto ciò che concerne la vita sociale
e politica è quanto mai nocivo al corretto funzionamento della democrazia e
costituisce una mancanza grave di carità verso se stessi e gli altri e una
delle forme peggiori di egoismo, tra l’altro miope e autolesionista.
D. – Ma i cattolici conoscono la
Dottrina sociale della Chiesa?
R. – C’è da rilevare un
crescente interesse per il Magistero ecclesiale, e specialmente per i documenti
del Papa e dei vescovi in campo sociale, ma certo mancava uno strumento adatto
alla consultazione facile e completo dell’insegnamento della Chiesa in questo
settore. Un vuoto che credo proprio il nostro Compendio verrà a colmare
adeguatamente.
D. – Un’ultima domanda: qual è
il numero delle pagine e il costo del compendio?
R. – 319 pagine di contenuto, 25
di indice di riferimento, 156 di indice analitico, 13 di indice generale. Il
prezzo è di 15 euro, assai modesto per 6 anni di fatica indefessa.
**********
SABATO PROSSIMO MIGLIAIA DI SCOUT
INCONTRERANNO IL PAPA IN PIAZZA SAN PIETRO
- Intervista con Littorio Prezioso -
Per la
prima volta, sabato 23 ottobre, i 32 mila scout associati all’Agesci e al Masci
si incontreranno con il Papa in Piazza San Pietro. Un’udienza che si trasformerà
in una grande festa per il trentesimo compleanno dell’Agesci e il cinquantesimo
dalla fondazione del Masci. La mattinata sarà avviata da canti e danze tipiche
della tradizione scout per proseguire con il rinnovo della Promessa. Su questo
avvenimento, presentato oggi nella sede della nostra emittente, Alessandro
Guarasci ha intervistato il presidente del Masci, Littorio Prezioso.
**********
R. – Andiamo a San Pietro
innanzitutto per fermarci alla fonte del nostro cammino. Piazza San Pietro
rappresenta la nostra agorà, dove potremo trovare ristoro nel cammino fatto, ma
anche stimoli per il futuro.
D. – Quale valore aggiunto
portano gli scout nella società e soprattutto nella Chiesa?
R. – Gli scout si caratterizzano
per la pedagogia del fare. Praticamente, anche se può apparire a volte in
contraddizione con alcune altre pedagogie di altre associazioni, certamente è
rivoluzionaria. Noi diciamo che la testimonianza è fondamentale e alcuni di
noi, addirittura, dicono che deve precedere la parola. Il nostro obiettivo è
accompagnare la storia degli uomini e da questa storia portare questi uomini a
Cristo.
D. – Secondo me gli scout sono
ancora attrattivi nei confronti dei giovani. Insomma i giovani vengono
volentieri tra di voi?
R. – Sì, vengono volentieri tra
di noi e forse non siamo ancora di più perché mancano i capi, cioè gli
educatori capaci poi di accoglierli e di accompagnarli. Nella nostra associazione
gli educatori devono fare un cammino forte dal punto di vista pedagogico e
metodologico, innanzitutto, per cui non sempre si può trovare un educatore dietro
alla porta.
D. – Ma quanto è difficile fare
l’educatore oggi tra gli scout? La società è cambiata in questi anni, per cui
probabilmente bisognerà proporre anche tematiche nuove…
R. – Sì, è cambiata però è
legata ancora ai vecchi valori. Il nostro cammino è moderno, anche se nato
cento anni fa. E’ un cammino che presuppone un interesse particolare alla
storia della città, ma anche alla storia della natura, del creato. Andiamo
nella natura fra percorsi particolari e attraverso questi percorsi noi leggiamo
le tracce di Dio. D’altra parte, interessarci del creato è fondamentale in
questo momento in cui forse il creato viene consumato, non viene custodito.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La
prima pagina, a colori, così si apre: “E’ sempre un nuovo inizio”.
1978
- 22 ottobre - 2004: anniversario dell’inizio del ministero di pastore universale
della Chiesa.
Nelle
vaticane, il discorso di Giovanni Paolo II in collegamento televisivo con i
partecipanti al VI Congresso internazionale del clero in corso a Malta. I
servizi del nostro inviato Gianluca Biccini.
L’omelia
del cardinale José Saraiva Martins nella Messa - celebrata nel Santuario di Materdomini,
in provincia di Avellino - in occasione dell’inaugu-razione dell’Anno gerardino.
Si ricordano il centenario della canonizzazione di San Gerardo Maiella e il
250.mo anniversario della morte.
Nelle
estere, in Iraq proseguono le violenze. Rilasciati due egiziani sequestrati un
mese fa.
Nella
pagina culturale, per la rubrica “Oggi” una riflessione di Gaetano Vallini dal
titolo “Salvatore, un figlio”: il giovane di Palermo che ha donato parte del
suo fegato per salvare la vita al padre.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.
=======ooo=======
21
ottobre 2004
AL VIA OGGI, ALLE NAZIONI UNITE, IL DIBATTITO PER LA MESSA AL BANDO TOTALE
DELLA
CLONAZIONE UMANA CONTRASTI AL PALAZZO DI VETRO SULLA RICERCA
A FINI TERAPEUTICI E RIPRODUTTIVI
- Intervista con mons. Ignacio Carrasco De Paula -
La clonazione umana divide le Nazioni Unite: dopo aver
rinviato un anno fa il voto su una controversa proposta per il suo divieto
totale, il comitato legale dell’Assemblea Generale tornerà a prendere in
considerazione oggi l’ipotesi di iniziare a lavorare nel 2005 a un trattato che
la metta completamente al bando. Ma alcuni Paesi sono per la clonazione a scopi
terapeutici. Servizio di Roberto Piermarini:
**********
Tutti i Paesi dell’Onu sono in realtà favorevoli ad un bando
totale della clonazione umana. Ma se sul principio di fondo c’è intesa,
l’Assemblea Generale è divisa sulla portata da dare al divieto. Guidate da
Stati Uniti e Costa Rica, circa 60 nazioni sono favorevoli al bando totale di
ogni forma di clonazione anche a scopo terapeutico, una posizione che vede Paesi
come l’Italia, l’Australia, il Cile, l’Irlanda, molte nazioni africane e in
passato anche alcuni Paesi islamici. Altre nazioni guidate dal Belgio, come la
Corea del Sud, la Turchia, la Cina, l’India, il Giappone e il Sudafrica, spingono
invece per bandire la clonazione riproduttiva ma mantenere accettabile a
livello internazionale quella a scopo terapeutico.
In una riunione ieri al Palazzo di Vetro tra Stati Uniti e
Corea del Sud - favorevole alla clonazione terapeutica e a un rinvio del voto –
hanno partecipato anche rappresentanti di Belgio, Gran Bretagna e Giappone (del
partito pro-clonazione terapeutica), Portogallo, Costa Rica e Uganda
(favorevoli ad un bando totale). Otto nazioni in tutto. Sei hanno avallato la
proposta sudcoreana mentre la Costa Rica, primo firmatario della mozione, ha
insistito per andare al voto. La posizione della Santa Sede è per una
interdizione completa ed esplicita di qualsiasi tecnica tesa alla creazione di
nuovi embrioni umani attraverso la clonazione, comprese le tecniche per scopi
terapeutici e sostiene la ricerca nel campo delle cellule staminali purchè sia
condotta senza offendere la dignità umana.
La delegazione americana si è riservata una risposta dopo
consultazioni con Washington anche perché la corsa presidenziale del 2
novembre, potrebbe influenzare gli equilibri. Il presidente Bush infatti, nel
suo discorso del 21 settembre scorso all’Assemblea Generale, si è espresso per
il bando totale mentre il suo rivale Kerry è favorevole alla clonazione terapeutica.
Oggi se non si arriverà ad un accordo, i Paesi della
commissione avranno di fronte due risoluzioni rivali: il testo promosso dagli
Stati Uniti, presentato anche quest’anno dalla Costa Rica che denuncia la
clonazione in ogni forma come “anti-etica, moralmente condannabile e contraria
al rispetto per la persona umana” e che dà istruzioni ai redattori del trattato
di condannarla in toto; accanto a questo verrà discusso il testo messo sul tavolo
dal Belgio e da altri venti Paesi che chiedono ai redattori del trattato di
limitare il bando alla sola clonazione umana a scopi riproduttivi.
**********
Al Palazzo di Vetro si discute dunque di clonazione
terapeutica e riproduttiva. Una distinzione in realtà artificiosa, come spiega
- al microfono di Alessandro Gisotti - mons. Ignacio Carrasco De Paula, direttore dell’Istituto di
Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
**********
R. - In realtà è un gioco di
parole questa distinzione. In fondo, quello che distingue la terapeutica della
riproduttiva è l’utilità, perché si pensa si possa trarre una certa utilità dalla
clonazione terapeutica. Ma questo non può giustificare la produzione di un
essere umano, come strumento per ottenere altri benefici.
D. – I fautori della clonazione
terapeutica sostengono che questo è l’unico mezzo per dare speranza a persone
affette da gravi patologie. E’ davvero così?
R. – Questa è una menzogna. Non
è un errore, è una menzogna, perché si sa che effettivamente non è così. In
questo campo abbiamo raggiunto già dei risultati, anche molto buoni, usando
cellule staminali adulte.
D. – Le ricerche sulle cellule
staminali adulte stanno dando dei risultati, però c’è questa corsa alla ricerca
sulle cellule staminali embrionali. Secondo lei ci sono anche degli interessi
economici?
R. – La clonazione terapeutica,
pertanto produzione e ricerca sull’embrione umano nelle prime fasi dello
sviluppo, non è interessante soltanto dal punto di vista terapeutico. Il
principale interesse è fare ricerca per migliorare le attuali tecniche di
procreazione assistita che danno dei risultati molto scarsi. In fondo, la
pressione che si fa in questo campo, fondamentalmente, è questa, perché è
quella che avrebbe dei risultati più immediati, e non la produzione di nuove
terapie che si prospettano a lungo termine, tra 15-20 anni. Questa è la realtà.
D. – Il dibattito all’Onu,
riporta in auge limiti ed opportunità del progresso tecnico scientifico. Qual è
secondo lei la barriera che non deve, che non può essere valicata?
R. – Quando la ricerca
perde il suo senso e non è più ordinata al bene dell’uomo. Questo è il punto
centrale. La ricerca sull’essere umano va fatta entro questo limite: deve
essere a beneficio del soggetto. Questo è un principio fondamentale.
**********
SI SPACCA IL FRONTE FILOSIRIANO IN LIBANO.
IL PRIMO MINISTRO HARIRI HA RASSEGNATO LE
DIMISSIONI
- Intervista con Antonio Ferrari -
Potrebbe
essere l’ex ministro Omar Karami il sostituto di Rafic Hariri alla guida del
governo libanese. Quest’ultimo ha rassegnato ieri le dimissioni da capo
dell’esecutivo, dopo che negli ultimi mesi erano divenuti più difficili i
rapporti con il presidente filosiriano Emile Lahoud, il cui mandato è stato
recentemente prorogato con un controverso emendamento costituzionale. Tuttora
in Libano permane il controllo militare siriano iniziato alla fine della
guerra. Ma sui motivi della decisione di Hariri Giancarlo La Vella ha raccolto
il commento di Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera:
**********
R. – Hariri anzitutto non ha gradito le pressioni della Siria sul
Parlamento libanese per far approvare un emendamento alla Costituzione, che
consenta al presidente filosiriano Lahud di essere eletto per un altro mandato.
Secondo, c’è stata una risoluzione dell’Onu che impone alla Siria di ritirare i
propri soldati dal Libano e di non interferire sulle vicende libanesi. Terzo,
ci sono le pressioni americane, che credo abbiano costituito la spinta definitiva,
tanto che gli Stati Uniti non hanno escluso di congelare tutte le proprietà di
denaro depositato all’estero da parte di responsabili della politica libanese
che accettino in maniera prona le pressioni della Siria. Questo pressioni in
fondo hanno convinto Hariri a compiere questo passo.
D. – Hariri rappresenta in
questo momento una sorta di punta dell’iceberg di un’opposizione crescente in
Libano nei confronti della Siria, che tuttora condiziona la vita politica del
Paese?
R. – Direi di sì, c’è questo
crescente fastidio nei confronti della Siria. Il Libano è convinto di poter
andare avanti da solo. Molti sostengono che non sia più tempo di occupazioni militari,
di controlli asfissianti come esercita la Siria, ma potrebbe bastare una
stretta relazione tra i due Paesi. Quindi, il rischio è molto alto. Anche
perché ci sono altri attori che giocano questa grande partita. Per esempio la
Francia, che considera il Libano un suo “protettorato morale” e quindi Chirac
si è spinto anche laddove altri leader europei non si sono spinti, proprio per
difendere il Libano. La stanchezza esiste e i libanesi vorrebbero essere più
padroni di se stessi.
D. – Come giudicare
l’atteggiamento della Siria che in questo frangente stranamente rimane a
guardare?
R. – La Siria sta procedendo con
una esasperante lentezza al ritiro dei propri soldati dal Libano. E’ chiaro che
per la Siria perdere il controllo del Libano sarebbe un colpo molto duro per i
suoi equilibri. Non dimentichiamo che in Libano lavorano circa un milione di lavoratori
siriani. Quindi, per tutte queste ragioni è una grande partita, probabilmente cominciata
con le dimissioni di Hariri.
**********
STASERA ALLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA,
GRANDE EVENTO
MUSICALE CON IL CONCERTO DEI
WIENER PHILHARMONIKER,
DIRETTI DAL MAESTRO RICCARDO MUTI
- Con noi, Umberto Nicoletti Altimari, segretario
Artistico del Festival -
Un
dialogo tra musica e arte, tra spiritualità e cultura. Il terzo Festival di
Musica e Arte Sacra, apertosi ieri nella Basilica Vaticana con una Messa
solenne accompagnata da canti gregoriani, offre questa sera un concerto diretto
da Riccardo Muti alla guida dei famosi Wiener Philarmoniker nella Basilica di
San Paolo fuori le Mura con un programma di ampio respiro artistico e
spirituale. L’evento sarà seguito in radiocronaca diretta dalla nostra
emittente a partire dalle ore 20,30 per la zona di Roma sull’onda media di 585
kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. Il servizio di Luca Pellegrini:
**********
(musica)
Il merito del Festival di Musica
e Arte Sacra è quello di inserire ogni anno il grande repertorio di musica
sacra in cornici di particolare suggestione architettonica. Un progetto nato
tre anni fa e che ha conquistato il pubblico per il grande fascino delle sue
proposte. Il commento di Umberto Nicoletti Altimari, segretario artistico del
Festival:
“L’idea era quella di riportare le esecuzioni di
grandi brani di musica sacra nei luoghi naturali per l’esecuzione di questo
tipo di repertorio, cioè le Chiese. Mi sembra che la collocazione a Roma parli
da sola ed i concerti, non per nulla, vengono eseguiti all’interno delle
quattro Basiliche patriarcali”
Ma la collaborazione tra la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra e
la Daimler-Chrysler Italia è nata anche per promuovere il finanziamento di
lavori per il restauro e la conservazione del ricco patrimonio artistico
conservato nelle Basiliche, com’è stato fatto per la Cappella di Santo Stefano
a San Paolo fuori le Mura o per i due preziosi organi absidali realizzati dal
Morettini in San Giovanni in Laterano. Un’opera lodevole accompagnata dalla
indiscutibile qualità artistica dei concerti. Ancora Umberto Nicoletti
Altimari:
“Il punto focale di questo
Festival verte sulla presenza dei Wiener Philarmoniker che sono l’orchestra in
residence di questo Festival, avendo partecipato fin dalla prima edizione,
essendo l’asse portante anche per le prossime due edizioni del Festival.
Quest’anno abbiamo voluto dare un taglio – vorrei dire – idiomatico, dal
momento che i Wiener Philarmoniker con Riccardo Muti si presentavano con un
programma dedicato ad autori attivi presso la Hof Musike Capell di Vienna e
cioè la Cappella di Corte. Abbiamo pensato, perciò, di presentare altri esempi
di musica sacra e di altre tradizioni, affidando queste esecuzioni agli
interpreti naturali e quindi il Messia di Händel ci viene proposto dal The Choir of New College Oxford e The Orchestra of the Age of
Enlightenment; così come lo Stabat di Dvorák, nei cento anni dalla morte,
dall’Orchestra Sinfonica di Praga”.
Sabato 6 novembre la chiusura nella Basilica del Santuario di Loreto con
un programma interamente mozartiano, per festeggiare il completamento dei
restauri degli affreschi della Cappella Tedesca. Ma si guarda già al futuro,
come sottolinea Umberto Nicoletti Altimari:
“Sui Wiener
Philarmoniker impostiamo la strutturazione del programma e quindi posso già
anticipare che per l’edizione 2005, alla fine di novembre, che era la
collocazione temporale tradizionale di questo Festival, torneranno con Seiji Ozawa,
che è un direttore noto internazionalmente, poco presente in Italia, ma probabilmente
uno dei più importanti musicisti in attività. Accanto ai Wiener Philarmoniker
pensiamo di avere una grande orchestra, probabilmente sarà la London
Philarmoniker e poi ci piacerebbe proporre al pubblico romano un Vespro di
tradizione veneziana e stiamo pensando – probabilmente – al Vespro della Beata
Vergine di Verdi.
**********
=======ooo=======
21
ottobre 2004
I CRISTIANI DELLA ZAMBIA RIAFFERMANO IL LORO IMPEGNO
PER LO SVILUPPO DEL PAESE IN
OCCASIONE DEI 40 ANNI DELL’INDIPENDENZA.
TANTI GLI OBIETTIVI RAGGIUNTI, MA ALTRETTANTI I PROBLEMI DA RISOLVERE
- A cura di Stefano Leszczynski -
LUSAKA. = A quarant’anni dall’indipendenza nazionale della
Zambia, i responsabili delle tre principali chiese cristiane del Paese
affermano, in un messaggio congiunto giunto all’Agenzia Fides, l’importanza
dell’indipendenza, pur consapevoli che “non è un punto d’arrivo ma è l’inizio
di una lunga e difficile strada per la costruzione della nazione”. In sostanza,
i responsabili del Council of Churches in Zambia, dell’Evangelical
Fellowship of Zambia, e della Conferenza episcopale della Zambia tracciano
un bilancio dei 40 anni di vita del Paese. Nel documento intitolato “Guardare
al futuro con speranza”, l’analisi dei tanti obiettivi raggiunti: una buona
integrazione sociale, l’assenza di conflitti civili, un sistema politico
relativamente stabile, investimenti in infrastrutture, salute ed educazione.
“Le Chiese – si legge - hanno dato e continuano a dare significativi apporti
nelle aree della salute, educazione, programmi di sviluppo dell’agricoltura
rurale, assistenza ai giovani e lotta all’Aids”. Tanti, però, anche i problemi
ancora da risolvere. Sul piano economico, si ricordano la nazionalizzazione
delle principali industrie che è degenerata in un sistema produttivo
inefficiente e fortemente condizionato da interferenze politiche; la dipendenza
dal rame che, negli anni ’70, ha visto le rendite del Paese diminuire a causa
del crollo del prezzo del metallo proprio quando salivano i prezzi del
petrolio, provocando il forte indebitamento del Paese. Secondo i rappresentanti
cristiani, le sfide cui deve fare fronte la Zambia sono: la povertà,
specialmente nelle aree rurali”; lo sfruttamento inadeguato del potenziale
agricolo del Paese; l’alto tasso di deforestazione, “che ha un impatto negativo
sul clima”; la disoccupazione; la diffusione dell’AIDS e di altre malattie
quali tubercolosi e malaria; ma anche il numero crescente di orfani e bambini
di strada; la corruzione nel settore pubblico e in quello privato; la debole
cultura democratica; l’affidamento sull’aiuto esterno per sviluppare il Paese
senza un impegno in prima persona dei cittadini e delle istituzioni della
Zambia. Di fronte a tutto questo, i leader religiosi affermano: “come cristiani
possiamo fare la differenza nel nostro Paese se siamo totalmente impegnati nei
problemi della nazione portando una visione morale”.
LE NAZIONI UNITE IPOTIZZANO L’ARRIVO DI AIUTI
UMANITARI A HAITI ATTRAVERSO LA REPUBBLICA DOMINICANA. OLTRE CENTO CONTAINER DI
ALIMENTI BLOCCATI
NELLA RADA
DI PORT AU PRINCE PER PAURA DI SOMMOSSE
PORT AU PRINCE. = Nei giorni scorsi l’appello
accorato del vescovo dominicano di Altagracia, mons. Gregorio Peña, e del
parroco di Nagua, p. Rogelio Cruz. Oggi la forte preoccupazione del PAM, il
Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite che sta pensando di inviare
aiuti agli alluvionati di Haiti attraverso la Repubblica Dominicana. A quasi
tre mesi dal passaggio della furia devastatrice dell’uragano, la Chiesa locale
aveva lanciato l’allarme alle istituzioni perché, soprattutto ad est e nel nord
est, i senzatetto sono ormai al limite della sopravvivenza. I viveri
scarseggiano e un portavoce del PAM ha fatto sapere che oltre cento container
di alimenti giacciono nel porto senza essere scaricati, a causa della
situazione di tensione. Alcune compagnie di trasporto si rifiutano di sbarcare
a Port Au Prince per paura delle sommosse. Da qui l’ipotesi delle Nazioni Unite
di passare via terra attraverso la Repubblica Dominicana. Al momento, oltre 100
mila persone attendono gli aiuti umanitari, ma gli scontri civili nella
capitale haitiana non consentono l’arrivo a destinazione. (D.D.)
PROFONDA PREOCCUPAZIONE
DEL VESCOVO DI CORRIENTES,
MONS. DOMINGO CASTAGNA, PER LA DECRISTIANIZZAZIONE
DELL’ARGENTINA
E DEGLI
ALTRI PAESI TRADIZIONALMENTE CATTOLICI
BUENOS
AIRES. = “In alcuni Paesi tradizionalmente cattolici, tra questi Spagna e Messico,
è in atto una autentica campagna di decristianizzazione. Mi auguro che in
Argentina non avvenga lo stesso, anche se è evidente il vincolo che tanti connazionali
hanno con la fede cattolica”. In una nota ufficiale, l’arcivescovo di Corrientes,
mons. Domingo Castagna, esprime la sua profonda preoccupazione per le politiche
attuate di recente in alcuni stati a maggioranza cattolica, che mirano a
colpire e a mettere in discussione i valori fondamentali da sempre difesi dalla
Chiesa. “Sembra che sia sufficiente il relativismo e l’agnosticismo di pochi
per poter varare norme giuridiche contrarie ad un credo professato dall’80 e,
in alcuni casi, dal 90 per cento del popolo” – scrive il presule. “Si parla con toni magniloquenti del rispetto del
pluralismo, ma si ignora la fede della maggioranza e la si obbliga ad accettare
un sistema che va contro la propria morale”. Poi abbozza un pronostico:
“I sistemi a base ideologica si apprestano a promuovere una guerra contro la religione.
Alle confessioni verranno negati tutti i diritti per arrivare a concezioni
antropologiche antitetiche. E’ bene, quindi, che le autorità garantiscano
l’unità, tutelando le diversità e si sforzino affinché nessuno si senta
estraneo ad una società che rispetta un ordine”. Infine, una considerazione:
“Alcune legislazioni vengono definite progressiste, mentre invece minano le
fondamenta della costituzione. La confusione delle ideologie di turno, inoltre,
è il prodotto della non conoscenza dei valori fondanti di una nazione”. (D.D.)
UN CICLO DI SEMINARI A MILANO FA IL PUNTO SULLE RELIGIONI
NEL MONDO.
MONSIGNOR RAVASI, PREFETTO DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA,
PARLA DELL’INDIFFERENTISMO COME RISCHIO PER RELIGIONE E
SOCIETA’
- A cura di Fabio Brenna -
**********
MILANO. = Il vero rischio non soltanto per la
religione, ma anche a livello sociale e culturale è quello
dell’indifferentismo. Se ne è detto convinto mons. Gianfranco Ravasi, biblista
e prefetto della Biblioteca ambrosiana, nell’incontro di apertura di un ciclo
che la “Fondazione Europea Dragan” dedica alle religioni nel mondo contemporaneo.
Nella sua analisi dello stato della religiosità contemporanea, mons. Ravasi è
partito proponendo una quasi paradossale valutazione dell’ateismo. Pur
arrivando alla negazione di Dio, l’ateo vive in modo sofferto un’apertura al
trascendente. Si pone - ha suggerito Ravasi - su una esperienza parallela con
quella della fede. Arriva, insomma, a presupporre quel trascendente che è il punto
di arrivo del percorso di fede. Un percorso questo, frutto di una scelta personale
ed esistenziale, da tenere distinta dalla religione e da ricondurre all’essenza
stessa dell’uomo, essere simbolico che ha desiderio d’infinito. Ma il dramma di
questi nostri giorni è rappresentato dall’indifferenza: è la condizione
dell’”homo televisivus” - ha diagnosticato mons. Ravasi- di un uomo che nega sé
stesso per lasciarsi ad un’esperienza che vive dell’immediatezza delle
sensazioni. Un problema di dimensione sociale e culturale, questo - secondo il
biblista - e non soltanto dal punto di vista religioso. E a proposito di quello
che viene presentato come un aumento della sensibilità religiosa e della
ricerca, Ravasi si è detto scettico: proliferano fenomeni legati alla New Age,
che - ha precisato - non è un fiorire religioso, ma semplicemente una
“scimmiottatura” della fede. Nei prossimi incontri proposti da questo ciclo
sulle religioni contemporanee verranno affrontati anche il tema dell’Islam,
delle derive fondamentaliste e delle radici culturali e spirituali dell’Europa.
Quest’ultimo già il 17 novembre prossimo con il filosofo Giovanni Reale.
**********
L’ARCHIVIO SEGRETO
VATICANO, IN COLLABORAZIONE CON LA LIBERA UNIVERSITA’
MARIA SANTISSIMA ASSUNTA, PATROCINA UN MASTER DELLA
DURATA DI UN ANNO
PER FORMARE
GLI ARCHIVISTI. ISCRIZIONI APERTE FINO AL 29 OTTOBRE
CITTA’ DEL VATICANO. = Grazie alla collaborazione fra
l’Archivio Segreto Vaticano e l’università cattolica LUMSA, sarà possibile
seguire a Roma un nuovo master in “Archivistica”, finalizzato ad organizzare e
documentare un archivio con le tecniche moderne. “Il Master intende fornire le
principali cognizioni di archivistica, sviluppando capacità di valutazione e di
lettura delle fonti dell’archivio”, ha spiegato un comunicato diffuso dalla
Sala Stampa della Santa Sede. “Si tratta di un’iniziativa che offre una
prospettiva del tutto particolare nell’approccio alle problematiche
dell’archivistica, accomunando il rigore e la tradizione archivistica vaticana
al profilo umanistico e socio-politico che appartiene alla tradizione
dell’università cattolica romana”, ha aggiunto. Il Master, composto da diversi
corsi, prevede un percorso formativo che si snoderà attraverso numerose
discipline: archivistica, diplomatica, discipline storiche e giuridiche, e
informativa applicata agli archivi. I candidati dovranno avere un diploma universitario
di primo grado. Il titolo conseguito è “Master Universitario di Primo Livello
in Archivistica” e le lezioni avranno luogo presso la sede della Facoltà di
Giurisprudenza della LUMSA, con alcune esercitazioni presso l’Archivio Segreto
Vaticano. Il Master ha la durata di un anno accademico, da novembre 2004 a
giugno 2005. Le iscrizioni sono aperte fino al 29 ottobre. (S.S.)
DA OGGI IN MOSTRA A VENEZIA LA STORIA DELL’ISOLA SAN
LAZZARO DEGLI ARMENI
DAL XVIII AL XXI SECOLO. PRESENTI IL MINISTRO DEGLI
ESTERI ARMENO
E DIVERSE PERSONALITA’ DEL MONDO POLITICO E
RELIGIOSO
VENEZIA. = Il ministro degli Esteri armeno, Vartan
Oskanian, inaugurerà oggi sull’isola veneziana di San Lazzaro degli Armeni la
mostra: “San Lazzaro degli Armeni racconta. Il vissuto di un’isola a Venezia e
della sua comunità dal XVIII al XXI secolo: come nasce, si sviluppa e si impreziosisce
un’isola della laguna”. All’inaugurazione, interverranno diverse personalità
del mondo politico e religioso. Materiale fotografico, con l’aggiunta di documenti
e cimeli d’epoca, definirà un percorso esplicativo e illustrativo della storia dell’Isola
e della congregazione Mechitarista. A completare l’iniziativa culturale anche
un seminario di studi dal titolo: “Un libro da salvare”, svoltosi questa
mattina con il patrocinio della Regione Veneta. Recentemente il Consorzio
Venezia Nuova, con la collaborazione del ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti - Magistrato Alle Acque di Venezia, ha concluso una serie di
interventi strutturali sull’isola. A corollario della mostra, la possibilità di
visitare “Cilicia” la nave armena che, dopo aver attraversato sette mari,
giunge a conclusione della sua prima tappa. L’imbarcazione resterà attraccata
per qualche giorno di fronte al Museo Storico Navale, dove potrà essere visitata.
(E. B.)
=======ooo=======
21 ottobre 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Si aggiorna di continuo la lista
dei morti e feriti in Iraq: sparatoria stamane per le strade di Baghad e nuovo
attentato contro un autobus nei pressi dell’aeroporto. Tra poco l’annuncio
ufficiale del governo britannico di un dispiegamento di truppe verso la
capitale. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Almeno quattro morti e numerosi
feriti il bilancio dell’attacco stamane da parte di un gruppo di uomini armati
ad un mezzo che trasportava dipendenti dell’aeroporto di Baghdad. Ed altre tre
persone sono rimaste vittime di una sparatoria per le strade della capitale.
Sul piano politico in primo
piano la decisione del governo di Londra di aderire alla richiesta degli Stati
Uniti di spostare parte delle proprie truppe per sostenere l’impegno militare
americano, in vista delle prossime elezioni di gennaio. L’annuncio ufficiale
sarà dato tra poco, alle 14.30, dal ministro britannico della Difesa, Hoon:
secondo le anticipazioni 650 soldati saranno trasferiti da Bassora alla zona a
sud di Baghdad, cosicché le forze USA potranno concentrarsi contro la
guerriglia sunnita nel nord della città, dove prosegue l’offensiva aerea su
Falluja e dove si ritiene si nasconda il leader terrorista giordano, al
Zarqawi.
Sul doloroso fronte dei sequestri
il governo di Canberra, per voce del ministro degli Esteri, Downer, ha
dichiarato che negozierà per il rilascio di Margaret Hassan, la direttrice
dell’organizzazione umanitaria Care dell’Australia, ma non offrirà denaro, né
cambierà la sua linea politica. E, a proposito di sicurezza saranno i soldati
delle Isole Figi a proteggere il personale delle Nazioni Unite, rientrato in Iraq
per preparare il voto di gennaio. Ma il ministro degli Esteri iracheno, Zebari,
giudica insufficiente il numero dei funzionari Onu, una trentina in tutto,
incaricati del delicato e complesso compito.
Da segnalare infine il processo
aperto oggi a Baghdad davanti una Corte marziale USA di un soldato americano
accusato di aver ucciso un civile iracheno all’inizio dell’anno.
**********
In Israele
c’è il rischio di una guerra civile. Lo afferma il ministro della Giustizia,
Lapid, preoccupato per la rivolta degli ultraortodossi contro il governo di
Sharon: i rabbini di estrema destra hanno infatti chiesto ai soldati di disubbidire
agli ordini di sgombero degli insediamenti nella striscia di Gaza. Proprio nel
nord della Striscia, stamattina i soldati dello Stato ebraico hanno ucciso tre
palestinesi: uno in una sparatoria ad un posto di blocco, gli altri due mentre
tentavano di entrare in Israele.
Il gruppo del Partito socialista
europeo (Pse) insiste per il cambio di portafoglio per Rocco Buttiglione ed
anche per la danese Neelie Kroes, designata per la concorrenza e sospettata di
conflitto di interessi per gli incarichi ricoperti in passato. E’ quanto emerge
dall’incontro tra il presidente designato della Commissione José Manuel Barroso
ed i capigruppo del Parlamento europeo, durante il quale è stata letta una
lettera inviata dallo stesso Buttiglione per sottolineare di aver sbagliato a
usare la parola “peccato” nel dibattito politico. Sulle sue parole ma anche
sulla proposta fatta da Barroso, il nostro servizio:
**********
Barroso suggerisce che un gruppo
di quattro commissari, da lui presieduto, sia incaricato di convalidare le
iniziative su discriminazione, diritti e libertà. “Assumerò personalmente il
coordinamento nelle aree dei diritti fondamentali e della non discriminazione”,
promette il presidente designato della
Commissione nella conferenza
stampa in corso ora, a conclusione dell’incontro con i capigruppo del
Parlamento europeo. “Sono molto fiducioso che ci sarà una chiara maggioranza
dell’Europarlamento”, sottolinea aggiungendo che il filosofo italiano ha preso
solennemente l’impegno a rispettare quanto afferma nel messaggio che gli
eurodeputati hanno ascoltato nella lettura di Barroso. E, dunque, leggiamo
proprio i passi centrali della lettera: “In alcun modo intendevo offendere gli
stati d’animo di nessuno ed in particolare donne e omosessuali” – scrive il
filosofo. Ancora più concreto quando aggiunge, nero su bianco, che in politica
l’unico argomento rilevante è se si è “a favore o contro la discriminazione”,
per poi affermare di avere una risposta chiara da dare personalmente: “Sono contro
ogni forma di discriminazione e sottoscrivo interamente la carta dei diritti
fondamentali e della Costituzione dell’UE”.
Dunque, Buttiglione resterebbe
commissario alla giustizia, libertà civili e sicurezza, ma per quanto riguarda
le libertà civili avrebbe, appunto, la tutela di un comitato e dello stesso
presidente della Commissione, con una soluzione che Barroso definisce “l’unica che non crei una crisi istituzionale”. In ogni caso, una certezza sembra
trapelare: se la nuova Commissione non otterrà la fiducia del Parlamento Europeo
il presidente designato Barroso conserverà l’incarico. L’ex premier portoghese,
infatti, ha già ottenuto in giugno la fiducia dell’assemblea di Strasburgo.
Significativo sottolineare che l’Europarlamento è chiamato a dare il voto vero
e proprio mercoledì prossimo, 27 ottobre. Il 29, due giorni dopo, i leader
d’Europa firmeranno il Trattato costituzionale a Roma. Sarebbe davvero
deludente la coincidenza temporale con una crisi istituzionale, che peraltro
Barroso proprio in questi minuti sembra dare per certa in caso di bocciatura
della sua commissione.
**********
Slittano a sabato i colloqui
negoziali sul Darfur che sarebbero dovuti riprendere oggi ad Abuja, capitale
della Nigeria, sotto l’egida dell’Unione Africana. Erano stati sospesi circa un
mese fa dopo lunghe trattative rese vane da veti reciproci. Alla base del
rinvio, stando al portavoce del principale gruppo dei ribelli, l’Esercito di
Liberazione del Sudan, ci sono problemi logistici. Nel Darfur, regione
occidentale del Sudan, ampia come la Francia, è in corso quella che l’Onu
definisce la peggiore tragedia umanitaria degli ultimi anni. Oltre 70.000
morti, moltissimi per stenti e malattie nei campi profughi dove sono ammassati
circa 1,5 milioni di indigeni che hanno dovuto abbandonare i villaggi sotto
l’incalzare sanguinoso delle milizie arabe, musulmane, di fatto coperte dall’esercito
di Khartoum. L'ONU certifica dal posto che il cessate il fuoco non tiene, per
violazioni dalle due parti. E appare improbabile che le forze africane di peacekeeping,
circa 3.500 uomini, possano schierarsi, come già deciso con il consenso anche
di Khartoum, nella regione prima di un paio di settimane. Ci sono ancora problemi
logistici e finanziari.
Tre soldati americani e il loro
interprete afghano sono stati feriti da un ordigno esploso al momento del
passaggio del loro convoglio nella provincia di Pak-tika, nel sudest
dell’Afghanistan. Uno dei soldati è in pericolo di vita e l’altro è gravemente
ferito. I due altri feriti sono in condizioni stazionarie. I quattro uomini
sono stati trasportati alla base americana di “Salerno”, nella vicina provincia
di Khost. L’ordigno ha distrutto due veicoli blindati Humvee che facevano parte
del convoglio. Il 14 ottobre due soldati americani avevano perso la vita
durante un attacco simile avvenuto nella provincia di Oruzgan, sempre nel sud.
Una giornalista bielorussa che
scriveva su un settimanale di opposizione è stata uccisa nelle scorse ore a
Minsk. Veronika Cerkasova, è stata ritrovata priva di vita nel suo appartamento.
Secondo la polizia, l’omicidio potrebbe essere legato alle inchieste condotte
di recente dalla vittima sulla presenza di oscure sette pseudoreligiose nel
Paese. L’episodio si inserisce tuttavia anche in un contesto politico segnato
da prevaricazioni e intimidazioni da parte del governo del presidente
bielorusso Aleksandr Lukashenko, che proprio domenica scorsa si è visto
consegnare da un contestatissimo referendum la possibilità di candidarsi a piacimento
per ulteriori mandati presidenziali. Veronika Cerkasova, dopo aver lavorato per
alcuni anni nella TV statale di Minsk, si era trasferita dapprima nella
redazione del giornale economico “Bielaruskaia Dielavaia Gazietà” e infine al
settimanale “Solidarnost”, entrambi su posizioni critiche rispetto al potere di
Lukashenko. Provvedimenti contro giornali scomodi sono all’ordine del giorno in
Bielorussia, dove il referendum di domenica è stato seguito da un nuovo giro di
vite contro la debole opposizione interna: con il fermo di polizia di alcune
decine fra le non molte centinaia di persone che avevano partecipato a raduni
di protesta contro la consultazione. Fermi da parte della polizia e violenze
non sono mancate neppure nei confronti di inviate delle TV russe, suscitando la
protesta del pur comprensivo governo di Mosca.
Il processo contro Slobodan Milosevic ha subito una
battuta di arresto. L’imputato si rifiuta di collaborare con gli avvocati,
insiste nel volersi difendere da solo giudicando una violazione dei propri
diritti la designazione di due difensori di ufficio. Di fronte a tali richieste
l’avvocato britannico Steven Kay, uno dei due avvocati dell’ex presidente jugoslavo,
ha dichiarato oggi di non essere nelle condizioni di poter svolgere tale
compito presentando un ricorso alla corte di appello contro la sua stessa
nomina. Intanto, la maggior parte dei testimoni, centinaia citati da Milosevic,
ha annunciato di non deporre fino a quando all’imputato non sarà permesso di
difendersi da solo. E proprio per mancanza di testimoni a difesa l’udienza sarà
sospesa fino a martedì della prossima settimana. Il processo è cominciato nel
febbraio 2002 e dovrebbe concludersi entro la fine del prossimo anno. Milosevic
è accusato di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità per un totale di
60 imputazioni per i fatti avvenuti nei Balcani negli anni ‘90.
È di 60 morti e 88 minatori
dispersi il bilancio, ancora provvisorio, dell’esplosione di stanotte in una
miniera di carbone della Cina. La sciagura, avvenuta nello Stato centrale
dell’Henan, è l’ennesima negli ultimi 6 mesi: solo in questo periodo, sarebbero
quasi 3800 le vittime nell’estrazione di materie prime. Ma perché questi
episodi continuano a ripetersi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre
Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asia News:
**********
R. – Diciamo che queste miniere
da decenni non erano più utilizzate, perché erano diventate obsolete. Adesso
invece, con la carenza di materie prime che ha la Cina, perché ha bisogno di
tanto carbone, ha bisogno di tanti minerali per sostenere il suo sviluppo, queste
miniere sono tornate ad essere vantaggiose soprattutto per gli imprenditori,
perché i poveri minatori vivono invece come animali dentro questi tunnel,
pagati pochissimo e non hanno assolutamente le misure di sicurezza. Per questo
ci sono centinaia di migliaia di incidenti all’anno.
D. – In un Paese economicamente
rampante come la Cina c’è, quindi, poco spazio per la difesa dei diritti dei
lavoratori?
R. – Assolutamente sì. La
comunità internazionale non si accorge che tutto questo grande sviluppo della
Cina, che interessa gli imprenditori occidentali, sia in realtà fondato sullo
sfruttamento di questa povera gente.
**********
Il presidente cubano Fidel
Castro è caduto ieri davanti a 30 mila persone fratturandosi il ginocchio
destro, forse anche un braccio. L'incidente, che ha fatto piangere alcuni dei
presenti, è avvenuto a Santa Clara, 280 km a est di L’Avana, durante una cerimonia
di fine corso per gli insegnanti d’arte in occasione della Giornata della
Cultura. Dopo aver tenuto un discorso nella sua divisa verde oliva, Castro, 78
anni, è caduto sui gradini di cemento mentre tornava al proprio posto. Il
presidente, aiutato a sedersi, ha chiesto un microfono e si è scusato con i
presenti, sottolineando di avere sicuramente una frattura a un ginocchio e
forse a un braccio ma di essere intero.
=======ooo=======