RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 294  - Testo della trasmissione di mercoledì 20  ottobre 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La vera ricchezza è quella che si acquista agli occhi Dio:  s’illude chi pensa di evitare la morte affannandosi ad accumulare beni terreni: così il Papa oggi all’udienza generale

 

La comunità internazionale è chiamata a tendere una mano all’Africa, soprattutto in tema di economia. Così ieri l’arcivescovo Migliore, intervenendo alla Plenaria della 59.ma Assemblea generale dell’Onu

 

Cattolici ed ebrei chiedono il rispetto del carattere sacro di Gerusalemme. L’appello contenuto nel comunicato congiunto a conclusione della Commissione per il dialogo tra le delegazioni della Santa Sede e del Gran Rabbinato d’Israele

 

Prosegue a Malta il Congresso internazionale per i sacerdoti

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Forte appello alla pace dei leader cristiani in Iraq: ce ne parla mons. Shlemon Warduni  

 

Presentato ieri il nuovo libro di Marco Cardinali “Vi do la mia pace – Itinerario del cuore per costruire la pace”: intervista con l’autore

 

Una mostra fotografica, dal titolo: “Madre: tributo a Teresa di Calcutta”, ripercorre a Roma la vita dell’amatissima suora albanese. 40 scatti in bianco e nero realizzati da Mario Podestà

 

CHIESA E SOCIETA’:

Padre Gerard Nzeyimana, vicario della diocesi burundese di Bururi è stato ucciso lunedì pomeriggio da un gruppo di sconosciuti

 

Gli estremisti indù tornano all’attacco in India, riconvertendo con la forza 300 tribali all’induismo

 

La scelta della città di Québec quale sede del prossimo Congresso eucaristico internazionale nel 2008 sarà l’occasione per rilanciare l’evangelizzazione in Canada

 

Pakistano condannato all’ergastolo per aver violato la legge sulla blasfemia

 

Zanzibar: distrutta una Chiesa. Tutti i sospetti su alcune formazioni di militanti islamici

 

Presentazione domani alla stampa del “Progetto Palomar” della Fondazione Don Gnocchi, finalizzato alla promozione dell’integrazione lavorativa dei disabili

 

24 ORE NEL MONDO:

Sospesa l’attività dell’organizzazione umanitaria “Care” in Iraq dopo il rapimento della sua responsabile Margaret Hassan. L’appello del marito iracheno per il rilascio. Si terrà il 22 e il 23 novembre a Sharm el Sheikh la Conferenza internazionale sulle elezioni nel Paese

 

Si è dimesso il premier libanese Rafic Hariri

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 ottobre 2004

 

 

LA VERA RICCHEZZA E’ QUELLA CHE SI ACQUISTA AGLI OCCHI DIO:

 E S’ILLUDE CHI PENSA DI EVITARE LA MORTE AFFANNANDOSI

AD ACCUMULARE BENI TERRENI: COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE

 

“La vanità delle ricchezze”: ne ha parlato stamane il Papa all’udienza generale, in piazza San Pietro. Giovanni Paolo II commentando il Salmo 48, ha  ricordato che la vera ricchezza è quella che si acquista agli occhi di Dio. Servizio di Roberta Gisotti:

 

**********

“Un’ottusità profonda s’impadronisce dell’uomo quando s’illude di evitare la morte affannandosi ad accumulare beni materiali”: questo il monito del salmista. Del resto - come ha ricordato il Papa - il significato della ricchezza nella vita dell’uomo “è stato esplorato da tutte le culture e da tutte le spiritualità” ed è stato infine “espresso nella sua sostanza” da Gesù che dichiara: ‘Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni’,”

 

C’è poi il disagio del giusto – come evidenzia il salmista - che “deve affrontare ‘giorni tristi’, perché lo ‘circonda la malizia dei perversi’, i quali ‘si vantano della loro grande ricchezza’”. Ma questa “non è un vantaggio, anzi! Meglio essere povero e unito a Dio”, quando l’uomo non comprende che la morte rende “del tutto vano l’aggrapparsi frenetico alle cose terrene”. E si rivela un’illusione quella del ricco, attaccato “alle sue immense fortune”, “convinto di riuscire a dominare anche la morte, così come ha spadroneggiato su tutto e su tutti col denaro.” “Costui è convinto di riuscire a ‘comprarsi’ anche la morte, tentando quasi di corromperla, un po’ come ha fatto per avere tutte le altre cose, ossia il successo, il trionfo sugli altri in ambito sociale e politico, la prevaricazione impunita, la sazietà, le comodità, i piaceri.” Ma “tutti sono diretti verso la medesima dimora” ed anche lui “dovrà lasciare sulla terra quell’oro tanto amato, quei beni materiali tanto idolatrati”.

 

E per questo Gesù – ha spiegato Giovanni Paolo II – pone la “domanda inquietante”: ‘Che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?’ E la risposta è che nessun cambio è possibile perché la vita è dono di Dio, che ‘ha in mano l’anima di ogni vivente e il soffio d’ogni carne umana’

*********

 

Prima di incontrare i fedeli in Piazza San Pietro, il Santo Padre ha benedetto ed inaugurato una nuova statua monumentale della santa spagnola Teresa de Jesús Jornet e Ibars, fondatrice della Congregazione della Piccole Sorelle degli Anziani Abbandonati. L’opera marmorea, che pesa 55 tonnellate ed è alta 5 metri e mezzo, è stata realizzata dallo scultore Alessandro Romano e sarà collocata in una delle nicchie esterne della Basilica Vaticana, in via delle Fondamenta, dove negli ultimi anni hanno già trovato posto altre statue di Santi, fondatori di Ordini e Congregazioni religiose. Alla cerimonia hanno presenziato, fra gli altri, l’arcivescovo di Valencia, mons. Agustín García Gasco, ed il presidente del Governo della stessa Comunità autonoma, Francisco Camps. Ricordiamo che Teresa de Jesús Jornet e Ibars vissuta nella seconda metà dell’’800, è stata beatificata da Pio XII nel 1958 e canonizzata da Paolo VI nel 1974, che volle ricordarla come “una Santa del nostro tempo per il nostro tempo”, dedicata all’assistenza delle persone afflitte da una vecchiaia in povertà. 

 

 

LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE E’ CHIAMATA A TENDERE UNA MANO ALL’AFRICA,

SOPRATTUTTO IN TEMA DI ECONOMIA. COSI’ IERI L’ARCIVESCOVO MIGLIORE,

INTERVENENDO ALLA PLENARIA DELLA 59.ESIMA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

- A cura di Barbara Castelli -

 

La comunità internazionale è chiamata a bilanciare i modelli economici che penalizzano l’Africa, aiutandola a risolvere i conflitti che ancora oggi la lacerano. Le guerre nel Continente sono purtroppo ben note a tutti, ma le cause alla base di questi drammi sono molto complesse. Spesso, infatti, a dar fuoco alle polveri sono dissapori interni agli Stati, ma in questa analisi non possono essere trascurati anche gli interessi che ruotano intorno all’Africa. Con queste parole l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, è intervenuto ieri al Palazzo di Vetro, in occasione della 59.esima Assemblea Generale, sul tema “Nepad: progresso nell’attuazione del sostegno internazionale”.

 

Per quanto concerne la “costruzione della pace, la sicurezza comune, la prevenzione dei conflitti e la pacificazione”, ha riconosciuto il presule, l’Africa deve fare ancora molta strada. Lodando il lavoro svolto dall’Unione Africana e l’impegno del Partenariato per lo Sviluppo Africano (NEPAD), caratterizzato dall’impegno della leadership africana nella creazione delle condizioni necessarie per lo sviluppo sostenibile e l’eliminazione della povertà, ossia pace, sicurezza, stabilità, buon governo, rispetto dei diritti umani e buona gestione economica, il rappresentante della Santa Sede all’Onu ha criticato il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, nonché i ministri delle Finanze del G7, che non hanno raggiunto un accordo sull’eliminazione del debito estero di 27 Paesi più poveri.

 

L’attenzione dell’arcivescovo Migliore si è anche concentrata su un corretto utilizzo delle risorse africane, spesso cause di conflitti. E’ di fondamentale importanza, ha detto, che “ciascun governo abbia il pieno controllo delle proprie risorse naturali, amministrandole per il benessere della nazione, in modo che tutti trasparentemente ne possano beneficiare”. “L’importanza del ruolo attivo degli stessi africani nella risoluzione dei recenti conflitti – ha concluso mons. Migliore, auspicando la nascita di un nuovo paradigma di solidarietà globale – mostra che le soluzioni africane ai problemi africani stanno emergendo”.

 

 

CATTOLICI ED EBREI CHIEDONO IL RISPETTO DEL CARATTERE SACRO DI GERUSALEMME. L’APPELLO CONTENUTO NEL COMUNICATO CONGIUNTO

 A CONCLUSIONE DELLA COMMISSIONE PER IL DIALOGO TRA LE DELEGAZIONI

DEL GRAN RABBINATO D’ISRAELE E DELLA COMMISSIONE DELLA SANTA SEDE

PER I RAPPORTI RELIGIOSI CON L’EBRAISMO

- A cura di Barbara Castelli -

 

Tutte le autorità “pertinenti” rispettino “il carattere sacro di Gerusalemme” e “prevengano azioni che possono offendere la sensibilità delle comunità religiose” che vivono nella Città Santa e che la amano. E’ l’esortazione espressa dalla delegazione del Gran Rabbinato d’Israele e dalla Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, a conclusione dell’incontro bilaterale svoltosi a Grottaferrata, in provincia di Roma, tra il 17 e il 19 ottobre scorsi. Le “autorità religiose”, si legge ancora nel comunicato finale, “protestino pubblicamente di fronte ad azioni irrispettose verso persone, simboli e Luoghi Sacri”, “come la profanazione dei cimiteri o il recente attacco al Patriarca armeno di Gerusalemme”. I rappresentati cattolici ed ebrei, quindi, chiedono alle autorità religiose “di educare le loro comunità a comportarsi con rispetto di fronte alle persone e alla fede che queste professano”. I partecipanti constatano, inoltre, che non c’è attualmente “piena consapevolezza”, nelle rispettive comunità, “del cambiamento che ha avuto luogo nella relazione tra cattolici ed ebrei”. Per questo sottolineano: “non siamo nemici, ma compagni nella presentazione dei valori morali essenziali per la sopravvivenza e il benessere della società umana”.

 

A firmare il comunicato sono stati sei membri della delegazione ebraica, cinque di essi rabbini, tra i quali Shar Yishuv Cohen, già rabbino capo di Haifa, e altrettanti rappresentanti cattolici. La delegazione della Santa Sede era guidata dal cardinale Jorge María Mejía, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa.

 

 

PROSEGUE A MALTA IL CONGRESSO INTERNAZIONALE PER I SACERDOTI

 

Terza giornata oggi a Malta del Congresso Internazionale per i sacerdoti promosso dalla Congregazione per il Clero sul tema “Sacerdoti forgiatori di santi per il nuovo millennio, sulle orme dell’Apostolo Paolo”. Da Malta l’inviato del quotidiano Avvenire, Riccardo Maccioni:

 

**********

Sbaglia chi pensa che il convegno in corso nell’Isola di Malta sia autoreferenziale e cioè inizi e finisca con la conta dei circa mille partecipanti. Non c’è incontro, testimonianza, dibattito, infatti, che non si domandi come tradurre il frutto di riflessioni e preghiera nella vita quotidiana, nel rapporto con la società moderna.

 

Parafrasando il tema del Congresso, si è santi solo al servizio degli altri. “L’uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri – ha spiegato stamane il teologo spagnolo, mons. Juan Esquerda Bifet – urge, quindi, presentare la figura del sacerdote come espressione della vita del Buon Pastore”. “San Paolo si considerava ‘fragranza’ di Cristo” – ha aggiunto Esquerda Bifet, ed ogni apostolo, in modo speciale il prete, deve poter dire, come San Giovanni, ‘quello che abbiamo visto ed udito noi ve lo annunciamo’”.

 

Un impegno non facile, “se è vero – come ha sottolineato ieri sera, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli - che viviamo in un tempo caratterizzato dalla frammentazione dei valori, dal pluralismo teologico e dal conseguente relativismo. Esiste, però, anche il rovescio della medaglia: una rinnovata domanda di senso, che si apre alla speranza e alla solidarietà”.

 

“Del resto – spiega il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa – il sacerdote ha dalla sua una risorsa meravigliosa, la preghiera. Un dono, questo, di grazia che crea però in chi lo riceve il dovere di corrispondervi, di coltivarlo. Una cosa va, dunque, chiarita nella vita di tanti preti: il rapporto tra contemplazione ed azione. Sull’esempio di Gesù – conclude padre Cantalamessa – apostoli e santi non pregavano semplicemente prima di fare qualcosa, pregavano per conoscere cosa fare.

 

Da Malta, per la Radio Vaticana, Riccardo Maccioni.

***********

 

NOMINE

 

 Il Santo Padre ha elevato la Prefettura Apostolica di Brunei al rango di Vicariato Apostolico, con la medesima denominazione e configurazione territoriale. Nello stesso tempo il Papa ha nominato primo vicario apostolico di Brunei, mons. Cornelius Sim, attuale prefetto apostolico di Brunei, assegnandogli la sede titolare vescovile di Puzia di Numidia. Mons. Cornelius Sim, è nato a Seria in Brunei il 16 settembre 1951. Ha conseguito la laurea in ingegneria in Scozia e ha lavorato presso la Compagnia Petrolifera Shell. Ha conseguito un Master in teologia presso l'Università francescana di Steubenville, nell’Ohio, (USA). E' stato ordinato sacerdote il 26 novembre 1989. Nel 1995 è stato nominato vicario generale del Brunei e il 21 novembre 1997 prefetto apostolico. Il nuovo Vicariato Apostolico corrisponde al territorio del Sultanato di Brunei ed ha una superficie di 5.765 kmq., con una popolazione di circa 347.000 abitanti. La religione di Stato è l'islam (sunnita). Le altre religioni (buddismo e cristianesimo), sono accettate con una certa flessibilità anche se si tende a ignorarle e a far scomparire ogni segno di una loro presenza. Il Governo vuole creare una società musulmana, si pensa d'introdurre nel 2010 la legge della Sharia. Il Paese è stato evangelizzato dai Missionari di Mill Hill (MHM), ed ecclesiasticamente faceva parte della confinante diocesi di Miri in Malaysia Orientale. I missionari vennero espulsi nel 1988. I cattolici del Sultanato sono 16.000 (3.000 sono cittadini a pieno titolo). Ad essi si uniscono circa 15.000 lavoratori filippini. I protestanti in gran parte anglicani, sono 3.500. Vi sono 3 parrocchie con 4 sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi maggiori. Inoltre ci sono 84 catechisti. La Chiesa ha 4 scuole con 2.500 alunni, che godono di una limitata libertà d’azione.

 

Sempre oggi il Santo Padre ha nominato vescovo di São José dos Campos in Brasile padre Moacir Silva, finora amministratore diocesano della medesima diocesi e parroco della Cattedrale diocesana “São Dimas”. Mons. Moacir Silva è nato il 16 luglio 1954 a São José dos Campos, nello Stato di São Paulo. E’ stato ordinato sacerdote il 6 dicembre 1986. Quindi, sempre in Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Oliveira, presentata da mons. Francisco Barroso Filho, per raggiunti limiti di età. Gli succede come vescovo di Oliveira mons. Jésus Rocha, finora vescovo titolare di Muzia e ausiliare di Brasília. Mons. Rocha è nato a Diamantina, nello Stato di Minas Gerais, il 15 ottobre 1939. Ordinato sacerdote il 1° gennaio 1966 ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 febbraio 1994.

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il Burundi con un articolo dal titolo “Sparso ancora il sangue di un testimone del Vangelo”: assassinato, in un agguato, padre Gérard Nzeyimana, vicario episcopale della diocesi di Bururi. Il sacerdote, apprezzato per il suo impegno a favore dei giovani, aveva più volte denunciato le violenze contro i civili.

Sempre in prima, Tanzania: incendiate e saccheggiate chiese cattoliche a Zanzibar. 

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Giovanni Paolo II benedice la statua di Santa Teresa de Jesús Jornet e Ibars: l’opera è stata collocata in una nicchia esterna della Basilica Vaticana.

Una pagina dedicata all’apertura dell’Anno gerardino, in occasione del centenario della canonizzazione e del 250.mo anniversario della morte di Gerardo Maiella. Il messaggio dei vescovi della Campania. 

 

Nelle estere, in Iraq è stato scritto un altro capitolo dell’odiosa strategia dei sequestri: l’Organizzazione non governativa “Care International” ha sospeso l’attività dopo il rapimento della direttrice Margaret Hassan.

Per la rubrica dell’“Atlante geopolitico” una pagina - a cura di Marcello Filotei - dal titolo “Medio Oriente: le speranze di pace si abbattono su un muro di ostinazione”.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Mundula dal titolo “La civiltà dei ‘non-luoghi’”: quando segni e simboli sostituiscono la parola.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i temi del terrorismo e della giustizia.

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

20 ottobre 2004

 

FORTE APPELLO ALLA PACE DEI LEADER CRISTIANI IN IRAQ

- Intervista con mons. Shlemon Warduni -

 

In Iraq la situazione si fa difficile anche per la comunità cristiana, soprattutto dopo le esplosioni che sabato scorso hanno preso di mira cinque chiese a Baghdad. In un comunicato congiunto, i leader cristiani del Paese hanno recentemente lanciato un forte appello perché cessino gli attentati ai luoghi di culto, anche quelli musulmani, che cercano – si legge – di minare la millenaria convivenza tra le varie fedi in Iraq. Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliario caldeo di Baghdad:

 

**********

R. – Il documento prima di tutto vuole dimostrare a tutti che i cristiani lavorano sempre con fedeltà per la costruzione del proprio Paese. Noi cristiani siamo sempre pronti a collaborare con tutti i connazionali per il bene dell’Iraq. In-oltre, vogliamo dire che i cristiani lavorano sempre per la pace e non per la guerra. Diciamo a questi terroristi di lasciarci in pace, di non provare a creare delle divisioni nel popolo iracheno. Noi preghiamo per tutti quanti, affinché si raggiunga la sicurezza e la pace nel mondo, affinché venga data saggezza agli uomini per dirigere le loro Nazioni secondo la volontà di Dio.

 

D. – Mons. Warduni, secondo lei, perché si è cominciato a colpire le Chiese?

 

R. – Veramente, questo noi non possiamo spiegarlo, perché le comunità cristiane hanno fatto sempre del bene a tutti e cercano sempre di collaborare, insieme con tutti, per il futuro dell’Iraq. Ci possono, però, essere alcune spiegazioni: prima di tutto, queste persone vogliono arrivare a dividere gli iracheni; cercano di ostacolare il raggiungimento della pace e lo svolgimento di elezioni democratiche. Insomma, vogliono ostacolare tutto!

 

D. – Nell’appello si sottolinea che da 1400 anni musulmani e cristiani vivono in Iraq pacificamente. Si sottolinea anche, però, che i cristiani non si lasceranno intimidire e non abbandoneranno l’Iraq …

 

R. – Certamente questi attacchi danno una spinta, affinché i cristiani lascino il Paese. Dopo gli attentati in molti hanno detto: “Non siamo sicuri neanche nelle nostre case di culto e, allora, dove mai qui potremmo stare tranquilli”? Non vogliamo adesso che questa convivenza pacifica venga distrutta o turbata. Per questo incoraggiamo i nostri cristiani a rimanere. Noi siamo cristiani iracheni e non lasciamo questa Nazione, vogliamo anzi vivere qui in pace, in amore e in collaborazione con tutti i nostri connazionali.

**********

 

 

PRESENTATO, IERI, IL NUOVO LIBRO DI MARCO CARDINALI

“VI DO LA MIA PACE – ITINERARIO DEL CUORE PER COSTRUIRE LA PACE”

- Intervista con l’autore -

 

“Solo quando tra le persone esiste un rapporto ordinato di vita, fiorisce la pace come esperienza saporosa, dolce, desiderabile”. Così, il segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Renato Boccardo, nella prefazione al libro del giornalista della Radio Vaticana, Marco Cardinali, dal titolo: “Vi do la mia pace - Itinerario del cuore per costruire la pace”. Il volume, che è stato presentato ieri pomeriggio nella sede della nostra emittente, raccoglie 26 meditazioni scritte per la trasmissione “Orizzonti Cristiani”, di cui l’autore è il responsabile. Il libro si presenta come un itinerario spirituale verso la Giornata mondiale della pace, celebrata il primo gennaio di ogni anno. Ma cos’è la pace per un cristiano? Al microfono di Roberta Moretti, Marco Cardinali:

 

*********

R. – La pace per un cristiano è in realtà una persona che è Cristo stesso, Gesù che ci dona continuamente la sua pace. E solo la scoperta di questa persona può far scaturire dal proprio quotidiano un atteggiamento di pace anche nei confronti di chi ci sta accanto.

 

D.- Quali sono le tappe che tu proponi per costruire la pace?

 

R. – Sono quelle della discesa nel cuore. Dobbiamo scendere nell’umiltà e nella consapevolezza dei nostri limiti per poter poi vedere a che punto siamo nel cammino verso la pace, la costruzione di una pace personale, la pace che nasce dal Cristo e poi quella che portiamo ai fratelli.

 

D. – Nel libro tu sottolinei la differenza tra voler vivere in pace e voler vivere la pace ...

 

R. – Molti di noi hanno l’idea che la pace sia stare tranquilli, riposati... Invece, in realtà, la pace di cui ci parla lo stesso Gesù è una pace che ci muove, la pace del pellegrino, di chi sa che deve battersi per la buona battaglia, che è una battaglia della fede. Sembra assurdo parlare di pace e battaglia, ma è questo un po’ il senso: non rimanere fermi, ma essere operatori di pace.

 

D. – Le parole di Gesù: “Vi do la mia pace”, evidenziano la dimensione di dono della pace, che è quindi un bene cha va ricevuto, custodito, invocato con la preghiera ...

 

R. – Certamente è così. “Vi do la mia pace. Vi lascio la mia pace”: è una testimonianza precisa che ci viene dal Vangelo. E’ la testimonianza che Gesù, in qualche modo, ci ha già lasciato la sua eredità, appunto questa pace profonda. Il problema è che è una pace che già c’è, ma non ancora è vissuta da ciascuno di noi nella profondità. E’ fra questo “già” e “non ancora” che si gioca un po’ il nostro essere cristiani, dunque la nostra invocazione attraverso la preghiera per custodire quelle intuizioni che poi nascono dallo Spirito Santo nel nostro cuore anche in ambito di pace.

*********

 

 

UNA MOSTRA FOTOGRAFICA, DAL TITOLO “MADRE: TRIBUTO A TERESA DI CALCUTTA”, RIPERCORRE A ROMA LA VITA DELL’AMATISSIMA SUORA ALBANESE.

 40 SCATTI IN BIANCO E NERO REALIZZATI DA MARIO PODESTA’

- Ai nostri microfoni Marco Maletti e Monica Matarazzo -

 

La Chiesa, in particolare in India ed Albania, ha celebrato ieri il primo anniversario della Beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, la suora che dedicò l’intera sua esistenza ai più poveri. Una figura amatissima in tutto il mondo, cui è dedicata a Roma una mostra fotografica dal titolo: “Madre: tributo a Teresa di Calcutta”. L’esposizione, che resterà aperta al pubblico fino alla fine di ottobre nelle sale della galleria d’arte Ta Matete, raccoglie una selezione di 40 fotografie in bianco e nero, realizzate da Mario Podestà recentemente scomparso in Iraq. Il celebre fotografo, che si è trovato in oltre 30 anni di carriera sulla scena dei più grandi avvenimenti che hanno interessato il mondo, è rimasto profondamente impressionato dalla personalità della suora albanese. In una lettera aperta che è divenuta una specie di testamento spirituale dichiara: “Sono stato uno che ha deciso di addentrarsi nei labirinti delle esperienze-limite, e tornare da lì con testimonianze terribili e credibili. Per tutta la vita ho cercato di raccontare, dal fondo dell’anima, la lingua universale del dolore”. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

 

**********

(musica)

 

Questa Mostra – scrive Mario Podestà nella sua lettera aperta alla speranza – è il tributo a tutti coloro che sono caduti vittime della guerra, dell’esclusione, dell’oblio, della fame e del terrore in qualunque forma. Sono, insomma, le immagini che ripercorrono la vita quotidiana di sofferenza e di speranza di colei che si definiva “piccola matita di Dio”, un semplice strumento fra le sue mani, e cioè Madre Teresa di Calcutta, e gli ultimi tra gli ultimi che lei amava con intensità inenarrabile. Le immagini di Podestà vogliono far riflettere ed impegnare per un futuro di pace. Il commento di Marco Maletti, direttore della comunicazione del gruppo FMR-Arté:

 

“E’ un duplice percorso di vita, quello di un uomo che ha dedicato a Madre Teresa tantissimo amore, nel cercare di fermare con l’obiettivo i momenti, le cose e le situazioni che facevano parte del suo quotidiano. Sono un quotidiano sì di dolore ma anche di speranza”.

 

Tre le tematiche del percorso espositivo, troviamo le sezioni “Madre”, “la città” e “l’opera”. Troviamo, dunque, la missionaria con il volto solcato dalle rughe e dalla sofferenza; i volti indifesi di donne, bambini e malati; la città in cui le Missionarie della Carità alleviano le sofferenze di chi non ha più nulla, né amore né speranza. Ma qual è l’immagine che maggiormente traspare di Madre Teresa in queste foto? Sentiamo Monica Matarazzo, curatrice della Mostra:

 

“La sua umiltà. Ha dato tanto al mondo, senza pensare alle diverse lingue, alle diverse razze, senza pensare a niente. Ha dato la sua vita ai poveri e a tutti coloro che avevano bisogno”.

**********

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

20 ottobre 2004

 

 

PADRE GERARD NZEYIMANA,

VICARIO DELLA DIOCESI BURUNDESE DI BURURI

 E’ STATO UCCISO LUNEDI’ POMERIGGIO DA UN GRUPPO DI SCONOSCIUTI.

ANCORA IGNOTO IL MOVENTE DEL DELITTO.

IL SACERDOTE AVEVA PIU’ VOLTE DENUNCIATO

LE VIOLENZE CONTRO LA POPOLAZIONE

 

BUJUMBURA. = Ancora un attacco alla Chiesa in Burundi. ll vicario episcopale della  diocesi di Bururi, padre Gerard Nzeyimana, è stato ucciso nel pomeriggio di lunedì nel sud del Paese africano. A renderlo noto l’agenzia missionaria Misna. Il religioso cattolico era al volante della sua auto, quando è stato bloccato da un gruppo di sconosciuti nella cittadina di Makamba, un centinaio di chilometri a sud-est della capitale Bujumbura: lo hanno fatto scendere, quindi hanno ordinato a due suore che erano insieme a lui di andarsene. Infine lo hanno ucciso, sparandogli a sangue freddo diversi colpi di arma da fuoco. Secondo fonti locali, sul posto sarebbero poi intervenuti alcuni soldati dell’esercito, due dei quali sarebbero rimasti feriti a causa di un breve combattimento con gli aggressori. “Non riusciamo a capire perché sia stato ucciso: ha consegnato tutto quello che gli assalitori gli avevano chiesto, eppure lo hanno colpito a morte” ha riferito monsignor Herménégilde Ndoricimpa, vicario generale della diocesi di Bururi. Per far luce su quest’atto di violenza fino a questo momento incomprensibile, le autorità locali stanno conducendo un’inchiesta. Secondo fonti sul posto è stato "un vero e proprio regolamento di conti", con il quale gli è stata fatta pagare la sua opera di denuncia. Padre Nzeyimana era noto per il coraggio con cui criticava gli attacchi contro la popolazione civile, in un Paese dove in poco meno di dieci anni la rivalità etnica tra tutsi e hutu ha fatto oltre trecentomila morti, e nel quale ancora si aggirano bande armate fuori controllo. I funerali di padre Nzeyimana verranno celebrati oggi. Il 29 dicembre 2003 era stato assassinato nei pressi di Bujumbura il nunzio apostolico in Burundi, mons. Michael Courtney. (S.S.)

 

 

GLI ESTREMISTI INDU’ TORNANO ALL’ATTACCO IN INDIA,

RICONVERTENDO CON LA FORZA 300 TRIBALI ALL’INDUISMO.

 MONSIGNOR ALPHONSE BILUNG, VESCOVO DI ROUKELA,

 DENUNCIA LO STATO DI INTIMIDAZIONE A CUI SONO SOTTOPOSTI I CRISTIANI

 

MUMBAI. = Con una cerimonia pubblica 300 tribali cristiani sono stati riconvertiti all’induismo. Dopo il rito sono stati regalati loro cibo e vestiti nuovi. Il fatto è avvenuto domenica 17 ottobre nel distretto di Sindurgh, nello Stato nord-orientale dell’Orissa. Lo ha riferito all’agenzia AsiaNews Mons. Alphonse Bilung, vescovo di Rourkela, la diocesi in cui si è svolto il fatto. “I media hanno parlato di 80 famiglie ‘ritornate’ all’indusimo – ha affermato il presule - ma la verità è che si tratta di 336 persone, riconvertite con la forza e le lusinghe”. Mons. Bilung ha denunciato poi che “i gruppi fondamentalisti, molto attivi in Orissa, creano una situazione molto difficile per i tribali cristiani che vivono tra gli indù. Gli integralisti, in sostanza, minacciano i Tribali di conseguenze spaventose se frequentano la chiesa per le celebrazioni religiose, rendendoli dipendenti in larga parte dalla maggioranza indù per quanto riguarda il lavoro. Mons. Bilung ritiene inoltre che le recenti riconversioni dei tribali cristiani siano una risposta aggressiva ad un incontro di carismatici tenutosi di recente nella diocesi di Rourkela. All’incontro erano presenti anche molti tribali e indù della zona, che frequentano questi incontri nella speranza di ottenere guarigioni. In Orissa è in vigore una legge, il Decreto di libertà di religione, per prevenire qualsiasi conversione forzata; tale atto è spesso usato come arma legale per minacciare i tribali, la maggior parte dei quali sono analfabeti e quindi più facili da manipolare per gli integralisti indù. Già lo scorso settembre nel villaggio di Sarat, distretto di Mayurbhanj, 76 tribali cristiani avevano “riabbracciato” l’induismo in una cerimonia organizzata dal Vishwa Hindu Parishad, l’ala religiosa del Bharatiya  Janata Party, il partito che ha guidato l’India fino al maggio scorso. Il gruppo fondamentalista aveva presentato l’evento come “il ritorno a casa [all’induismo] della gente tribale”. (S.S.)

 

 

LA CHIESA CANADESE PROTESA VERSO UNA NUOVA ERA DI EVANGELIZZAZIONE

DEL PAESE NORD-AMERICANO DOPO LA SCELTA DELLA CITTA’ DI QUEBEC

QUALE SEDE DEL PROSSIMO CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE, NEL 2008.

 

QUEBEC. = La scelta della città di Québec quale sede del prossimo Congresso eucaristico internazionale nel 2008 sarà l’occasione per rilanciare l’evangelizza-zione in Canada. Così l’arcivescovo della città canadese, il cardinale Marc Ouellet, ha commentato l’annuncio fatto domenica dal Santo Padre, al termine del Congresso eucaristico di Guadalajara. “Il Canada sta attraversando un difficile periodo di secolarizzazione”, ha spiegato il cardinale alla Cns. “Da alcuni decenni la gente partecipa sempre di meno alle Messe domenicali, abbiamo perso fedeli. C’è quindi un grande bisogno di evangelizzazione”. “In questo senso - ha aggiunto - lo svolgimento del prossimo congresso a Québec potrebbe aprire “una nuova era”. La Chiesa canadese si propone infatti di approfittare dell’evento per lanciare un vasto programma catechistico nel Paese. Un programma ambizioso, secondo l’arcivescovo, se si considera l’intensa e numerosa partecipazione dei fedeli messicani al congresso appena concluso a Guadalajara. “Nel Quebec non c’è lo stesso entusiasmo per la devozione eucaristica. C’era 30-40 anni fa, ma forse nei prossimi quattro anni possiamo intensificare la nostra preparazione e rievangelizzare la nostra gente. Sarà un’opportunità per riprenderci le nostre radici”. La candidatura di Québec quale sede del prossimo Congresso Eucaristico internazionale è stata sostenuta anche dalle autorità civili locali, poiché coinciderà con le celebrazioni del IV centenario della fondazione della città. (L.Z.)

 

 

PAKISTANO CONDANNATO ALL’ERGASTOLO

 PER AVER VIOLATO LA LEGGE SULLA BLASFEMIA.

LA CHIESA CATTOLICA E LE ASSOCIAZIONI PER I DIRITTI UMANI

CHIEDONO LA REVISIONE DELLA NORMA

 

ISLAMABAD.= Mhedi Hassan, pakistano di 36 anni, è stato condannato all’ergastolo per aver violato la severa legge sulla blasfemia che punisce chi insulta il profeta Maometto ed il Corano. L’accusa è quella di aver bruciato una copia del libro sacro islamico nel cortile della propria casa. Arrestato il 28 agosto del 2001, a seguito della denuncia di un amministratore locale di Lahore, l’uomo ha sempre respinto le accuse. L’organizzazione non governativa “Azione legale per i bisognosi e senza tetto” appoggia i legali della difesa nel sostenere l’inesistenza di prove che dimostrino la colpevolezza di Hassan. L’uomo, intanto, ha annunciato l’imminente ricorso contro la sentenza presso l’Alta Corte di Lahore. E’ da tempo che la Chiesa e le associazioni per i diritti umani chiedono la revisione della legge che – sottolineano - “spesso viene utilizzata per ritorsioni personali e per punire minoranze religiose”. Il governo di Islamabad nel 2000 aveva annunciato modifiche alla norma, ritirandole però subito dopo. (E.B.)

 

 

ZANZIBAR: BRUCIATA UN’ALTRA CHIESA.

TUTTI I SOSPETTI SU ALCUNE FORMAZIONI DI MILITANTI ISLAMICI.

 

STONE TOWN. = Una chiesa nell’isola di Ungula, a Zanzibar, è stata saccheggiata e bruciata da ignoti armati e mascherati. “Non ci sono feriti – riferisce l’agenzia Misna, che ha riportato la notizia da fonti locali - ma l’edificio è stato praticamente distrutto” dalle fiamme. L’attentato, avvenuto venerdì scorso, è solo l’ultimo di una lunga serie: il quarto nell’ultimo mese, mentre lo scorso aprile tre chiese e una scuola cattolica erano state attaccate con ordigni esplosivi. Secondo fonti di stampa locale i sospetti si concentrano su alcune formazioni di militanti islamici. Intanto la polizia ha convocato tutti i parroci dell’arcipelago per un incontro. Nel Paese africano i cattolici sono circa 1500, mentre la maggior parte della popolazione è musulmana. Zanzibar, rovesciato il sultano Oman, si unì nel 1964 all’allora Tanganika, dando vita alla repubblica di Tanzania. Il prossimo dicembre si terranno elezioni presidenziali per il rinnovo del governo semiautonomo di Zanzibar.(E. B.)

 

 

PRESENTAZIONE DOMANI ALLA STAMPA DEL “PROGETTO PALOMAR”

DELLA FONDAZIONE DON GNOCCHI, FINALIZZATO ALLA PROMOZIONE DELL’INTEGRAZIONE LAVORATIVA DEI DISABILI

- A cura di Giovanni Peduto -

 

MILANO. = Promuovere l’integrazione lavorativa dei disabili attraverso la realizzazione di un “intervento di sistema”, in grado di acquisire, e quindi diffondere, un modello di eccellenza per il mantenimento del posto di lavoro, relativamente al contesto socio-economico di Milano e provincia. Questo l’obiettivo del “Progetto Palomar”, realizzato dalla Fondazione Don Gnocchi, dall’Agenzia per il Lavoro della Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano, dal Consorzio Sud Ovest Milano per la Formazione Professionale e dal Consorzio per la Formazione Professionale e l’Educazione Permanente, nell’ambito del Fondo Sociale Europeo. I risultati del progetto verranno presentati domani in occasione del seminario promosso dal Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo (CeFOS) della Fondazione Don Gnocchi, in programma dalle ore 9.30 alle 13, nella Sala Verde del Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano. Interverranno, tra gli altri, mons. Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi; Saverio Lorini, direttore del CeFOS e Luigi Vimercati, assessore al Lavoro, sviluppo economico e innovazione della provincia di Milano. “Palomar” ha permesso di realizzare ricerche e indagini (svolte attraverso azioni di ascolto e interviste) finalizzate a far emergere le criticità relative alla problematica del mantenimento del posto di lavoro e a sperimentare un modello di riferimento per gli interventi futuri da parte delle diverse istituzioni. L’esito del lavoro svolto durante il progetto è oggi raccolto in un manuale che propone una modalità di intervento efficace: in particolare permette di agire sulle situazioni critiche prima che gli eventuali processi di espulsione risultino troppo avanzati. Oltre al manuale, durante il seminario saranno presentati anche i dati forniti dal Servizio Occupazione dei Disabili della Provincia di Milano, relativi agli avviamenti degli ultimi quattro anni e ai risultati in termini di mantenimento dell’occupazione dei disabili.

 

 

=======ooo=======   

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

20 ottobre 2004

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

L’organizzazione umanitaria “Care” ha sospeso le operazioni in Iraq dopo il rapimento, ieri, della responsabile dell'ufficio di Baghdad, l’anglo-irachena Margaret Hassan. Sulle informazioni a disposizione sul rapimento e sulla giornata in Iraq, in studio Fausta Speranza:

 

**********

Il marito di Margaret Hassan, iracheno, ha lanciato il suo appello ai rapitori invocando fraternità. Il premier britannico, Blair, ha assicurato che il governo farà di tutto per la liberazione sottolineando che la donna gode di “immenso rispetto” in Iraq. Il video trasmesso poco dopo il rapimento, ha mostrato Margaret in buone condizioni ma spaventata: e le informazioni restano ferme a questo punto perché non ci sono neanche al momento indicazioni sull’identità del gruppo che l’ha sequestrata.

 

Sul piano dell’impegno politico per superare la difficilissima situazione in Iraq, c’è la data della conferenza internazionale sulle elezioni: si terrà il 22 e 23 novembre a Sharm el Sheikh, in Egitto. L’annuncio dopo l’incontro al Cairo tra il vicesegretario di stato americano, Williams Burns, e il presidente egiziano Mubarak. C’è poi la richiesta precisa da parte dell’Onu: tutti i Paesi membri contribuiscano alla caccia al gruppo terroristico del giordano al-Zarqawi, che ha rivendicato attentati, rapimenti e decapitazioni. Significa confiscare armi, congelare beni e impedire qualsiasi movimento ai militanti dell’organizzazione.

 

Intanto, emergono drammatici bilanci: 208 i civili iracheni morti in atti di guerriglia o di terrorismo solo la scorsa settimana. Il dato è riportato dal New York Times, che denuncia la decisione delle autorità di Baghdad di sospendere la conta delle vittime. Si tratta di una cifra più elevata rispetto alla triste media settimanale dei mesi scorsi. E purtroppo drammatica è la cifra complessiva dei civili iracheni uccisi dall’inizio della guerra, cioè dal marzo 2003: certamente oltre 11 mila.

 

A questi, da oggi si aggiungono una famiglia di sei persone, genitori e quattro bambini, colpiti dai bombardamenti aerei USA su Falluja e il ragazzo di quindici anni ucciso da un proiettile vagante nella sparatoria tra forze della polizia e ribelli in un paesino vicino a Baquba.

**********

 

Il primo ministro libanese Rafic Hariri ha rassegnato poco fa le dimissioni. La decisione è giunta in seguito all’impossibilità di formare un nuovo governo per il rifiuto dell’opposizione cristiana e drusa di far parte dell’esecutivo. L’opposi-zione, così come il patriarca maronita Sfeir, chiede il rispetto della risoluzione  del Consiglio di sicurezza dell’ONU del 2 settembre scorso che esige il ritiro della Siria dalla Libano.

 

L’Iran non rinuncerà a dotarsi della tecnologia per l’arricchimento dell’uranio, che ritiene un suo “diritto naturale”. Lo ha ribadito il presidente Khatami, sottolineando che, secondo Teheran, la questione può essere risolta attraverso “il dialogo”. Se vi sono, in qualsiasi Paese, preoccupazioni circa la possibilità che l’Iran si doti di armi nucleari - ha aggiunto Khatami - Teheran è pronta a “cooperare” per fugare ogni dubbio in tal senso.

 

Elicotteri delle forze armate pachistane hanno attaccato oggi il presunto rifugio di un militante integralista islamico, ex detenuto di Guantanamo, Abdullah Mehsud, che questo mese ha organizzato il sequestro di due ingegneri cinesi. Lo hanno detto testimoni.  “Almeno due elicotteri stanno colpendo con i cannoni le montagne nei pressi di Spinkay Raghzai”, ha detto per telefono un abitante della zona, dove secondo la gente del posto si  nasconderebbe Abdullah. Il generale Shaukat Sultan ha detto che è in corso un’operazione contro militanti nella zona, ma di non avere altri particolari.

 

Si avvia alle elezioni la Repubblica turca di Cipro Nord (entità riconosciuta solo dalla Turchia), dove si è dimesso il governo. Il primo ministro Mehemet Ali Talat ha infatti rassegnato le dimissioni al leader turco cipriota Denktash, dopo che ad aprile aveva perso la maggioranza nell’esecutivo, proprio quando la parte greco cipriota aveva detto no alla riunificazione dell’isola. Ma quali sono le ragioni di queste dimissioni? Risponde Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, al microfono di Giada Aquilino:

 

*********

R. – Queste dimissioni sono legate anche a quella specie di crisi dovuta ad un voto positivo che si manifestò dopo il doppio referendum per l’accettazione del “Piano Annan”, presentato sia nella parte turco-cipriota, che nella parte greco-cipriota. La parte greco-cipriota che già sapeva che sarebbe entrata in Europa, quando si fece il referendum votò per il ‘no’ al “Piano Annan”. La parte turco-cirpiota di contro votò ‘sì’ al piano, nella speranza anche che finissero quegli embarghi che avevano circondato questa piccola Repubblica auto proclamata, riconosciuta soltanto dalla Turchia.  

 

D. – Quindi quali conseguenze ci sono state?

 

R. – I greco-ciprioti sono entrati alla fine nell’Unione Europea senza apparenti problemi, mentre i turco-ciprioti non hanno visto i dividendi di questo voto coraggioso.

**********

 

E a proposito di Grecia e Turchia, nella giornata di ieri due pattuglie di guardacoste turche hanno violato le acque territoriali greche a più riprese vicino a Imia, isoletta del mar Egeo per la quale Atene e Ankara hanno sfiorato la guerra nel 1996. Lo ha affermato oggi lo Stato maggiore greco. L'incidente è stato oggetto di un passo diplomatico della Grecia con la Turchia ma non ha danneggiato il “buon rapporto” attualmente esistente tra i due Paesi, secondo una fonte diplomatica greca.

I tre principali leader dell’opposizione bielorussa sono stati fermati ieri sera al centro di Minsk quando reparti speciali della polizia sono intervenuti con energia per disperdere una folla di manifestanti che protestava per il controverso referendum di domenica grazie al quale il presidente Aleksandr Lukashenko potrà  ricandidarsi a volontà. In tutto sono finite in manette 46 persone, per lo più giovani, accusate di aver partecipato ad una manifestazione di piazza non autorizzata. Sette di esse sono state rilasciate stamattina perché minorenni. I tre leader del fronte anti-Lukashenko fermati sono Nikolai Statkevic (Partito socialdemocratico bielorusso), Anatoli Lebedko (Partito civile unito) e Pavel Severinets (Fronte della gioventù, un movimento di estrema destra). Dopo un movimentato fermo, Lebedko si è sentito male nel commissariato dove era stato portato ed è stato ricoverato all’ospedale, per una contusione ad un rene. Anche domenica sera, subito dopo l’annuncio che il referendum di riforma costituzionale si era risolto a favore di un numero illimitato di mandati presidenziali per Lukashenko, centinaia di manifestanti si erano riuniti al centro di Minsk e avevano denunciato il “broglio elettorale”.

La Commissione europea ha formalmente deciso che il prolungamento in Italia della cosiddetta ‘Tremonti-bis’ è “incompatibile con le norme europee sugli aiuti di Stato” e chiede alle autorità italiane di recuperare gli aiuti eventualmente già concessi ad eccezione di quelli stanziati per compensare danni effettivamente subiti dai beneficiari. Ricordiamo che si tratta di incentivi fiscali per gli investimenti e lo sviluppo tesi a rilanciare l’economia in Italia, in vigore dal 25 ottobre 2001. Intanto, l’attuale ministro dell'Economia in Italia, Domenico Siniscalco, ha affermato che “la stagione dei condoni fiscali è finita”. Lo ha affermato commentando l’ipotesi di estendere il condono ai redditi 2003.

I dieci nuovi Stati membri della UE, entrati lo scorso primo maggio, e la Svezia “non soddisfano a questo momento tutte le condizioni richieste per l’adozione dell’euro”. E’ la conclusione del Rapporto di convergenza pubblicato oggi dalla Commissione UE, che fa il punto sui progressi verso gli standard richiesti dall’Unione monetaria per Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Svezia. Alla luce del Rapporto, la Commissione conclude che “non ci dovrebbero essere modifiche nello status degli undici Paesi riconosciuti come ‘Stati membri con deroga’”. “Molti progressi sono stati fatti verso la convergenza - ha affermato il commissario UE agli affari monetari ed economici Joaquín Almunia - ma la strada verso l’ingresso nell’euro richiede sforzi ulteriori. Spero che il prossimo Rapporto nel 2006 rappresenti un buon incentivo per marcare nuovi progressi”. I criteri di convergenza comprendono l'inflazione, la situazione dei bilanci, la stabilità del tasso di cambio, i tassi di interesse a lungo termine e la compatibilità della legislazione, incluso lo status delle rispettive banche  centrali.

 

Il nuovo Re della Cambogia, Norodom Sihamoni, è partito oggi da Pechino per Phnom Penh, dove sarà incoronato alla fine del mese. Sihamoni, che ha passato all’estero gran parte della sua vita, è stato nominato re dopo l’abdicazione di suo padre, Norodom Sianouk. Il nuovo re si è trattenuto per alcuni giorni a Pechino dove suo padre si trova dall’inizio dell’anno per cure mediche. La Cambogia, uno dei Paesi più poveri del mondo, è ancora sotto il trauma del genocidio compiuto dal regime degli “khmer rossi” negli anni Settanta, nel quale furono uccisi quasi due milioni di persone. Si ritiene che la monarchia abbia un importante ruolo nel mantenere la stabilità politica del Paese, dove la transizione ad una democrazia compiuta deve ancora essere completata. Norodom Sihamoni, che ha 51 anni e non ha esperienza politica, ha detto nel suo primo messaggio al Paese che seguirà le orme del padre mantenendosi neutrale davanti alle fazioni politiche cambogiane. Sihanuk, che ha 82 anni, ha abdicato due settimane fa.

 

L’Indonesia ha da oggi un nuovo presidente. E’ l’ex generale Susilo Yudhoyono, che con il giuramento di stamattina davanti al Parlamento di Giakarta ha iniziato il suo mandato quinquennale. Nel suo primo discorso ufficiale, il nuovo capo dello Stato – già ministro della Sicurezza nazionale nel governo di Megawati Sukarnoputri – ha prospettato “un periodo difficile” per il Paese, chiamato innanzitutto a vincere la sfida del terrorismo. Ma quanto è alto il rischio di nuovi attentati in Indonesia? Andrea Sarubbi lo ha chiesto a Francesco Montessoro, docente di Storia dell’Asia all’Università di Milano:

 

**********

R. – E’ difficile fare previsioni. In realtà bisogna stabilire che cosa sia  Al Qaeda in Indonesia. E’ probabile che vi siano delle forze legate al terrorismo internazionale islamico. Consideriamo che l’Indonesia è comunque inserita in un contesto che vede forze armate di ispirazione islamica, nelle Filippine meridionali, oppure nella provincia della Aceh, che è la parte settentrionale di Sumatra. Per cui senz’altro vi è una questione terrorismo, ma si tratta di un fenomeno marginale, cioè in Indonesia il terrorismo potrà eventualmente fare danni, ma non potrà coalizzare forze significative tanto da poter influenzare la natura dello Stato e gli equilibri regionali.

 

D. – Qualcuno dice che le parole di Yudhoyono sul terrorismo sono state un po’ dettate dagli Stati Uniti ...

 

R. – Yudhoyono  è senz’altro un esponente che può essere gradito dagli americani, ma non è un fantoccio catapultato dall’esterno.

 

D. – Un problema molto serio per l’Indonesia di oggi è la crescita economica: il prodotto interno lordo non era mai stato così basso dall’inizio degli anni Settanta. Secondo lei, questo presidente potrà fare qualcosa?

 

R. – Probabilmente Yudhoyono troverà probabilmente qualche difficoltà perché l’Indonesia è per tante ragioni un Paese che non ha mostrato il dinamismo economico di altri nella regione a causa della continuità di una politica economica in cui l’assistenzialismo, che addirittura coincide con la corruzione, è stato un fattore di arretratezza strutturale, incapacità di sviluppo ed è improbabile che in questo ambito riesca ad ottenere velocemente risultati positivi.

**********

=======ooo=======