RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
292 - Testo della trasmissione di lunedì
19 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il presidente del Paraguay, Nicanor Duarte Frutos, ricevuto
stamani in udienza dal Papa
I diritti fondamentali della persona, tema chiave
dei discorsi diplomatici di Giovanni Paolo II, raccolti in un volume presentato
oggi alla Sala Stampa vaticana: ai nostri microfoni il cardinale Martino
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Conclusione oggi a Firenze del
Vertice del G5 sull’immigrazione
Si apre oggi in Senegal,
promosso dall’Unicef, il Forum panafricano
In Iraq: numerosi morti
in tutto il Paese per attentati e
scontri. Promessa un’amnistia generale
per chi consegnerà le armi
Sei militanti
palestinesi uccisi a Gaza in diversi scontri con le forze israeliane.
Nuovo record per il
petrolio che supera i 55 dollari
18
ottobre 2004
NESSUNO PUO’ TACERE O RESTARE INDIFFERENTE DI
FRONTE ALL’IMMENSO GRIDO
DI DOLORE DEI TANTI BAMBINI LA CUI DIGNITA’ E’
VIOLATA IN NON POCHE REGIONI DELLA TERRA: COSI’ IL PAPA AI PARTECIPANTI ALLA
CONFERENZA MONDIALE
DELLE
DONNE PARLAMENTARI SULL’INFANZIA IN
CORSO A ROMA
Nessuno
può tacere o restare indifferente di fronte all’immenso grido di dolore di
tanti bambini la cui dignità è violata in tante parti del mondo. E’ quanto ha
detto il Papa stamane incontrando in Vaticano i partecipanti alla Conferenza
Mondiale delle donne parlamentari per la tutela dell’infanzia e
dell’adolescenza che si è conclusa oggi a Roma. All’udienza ha preso parte
anche il presidente della Camera dei deputati d’Italia Pier Ferdinando Casini.
Il servizio di Sergio Centofanti.
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“I bambini e
gli adolescenti costituiscono il futuro e la speranza dell’umanità” – ha detto
il Papa – “sono il tesoro più prezioso, ma al tempo stesso più fragile e
vulnerabile”.
Per
questo occorre “prestare costante ascolto ed attenzione a ogni loro legittima
esigenza ed aspirazione. In maniera speciale – ha aggiunto - nessuno può tacere o rimanere indifferente
quando bambini innocenti soffrono, sono emarginati e feriti nella loro dignità
di persone umane”.
Ieri
durante la prima giornata dei lavori della Conferenza a Roma sono stati forniti
dati agghiaccianti, di fonte UNICEF: ogni giorno muoiono nelle guerre dimenticate
del pianeta più di 540 bambini, mentre sono 10 mila i piccoli uccisi ogni anno
dalle mine e 20 milioni sono i bambini profughi negli ultimi 10 anni.
“L’immenso grido di dolore dell’infanzia
abbandonata e violata in non poche regioni della terra - ha proseguito Giovanni Paolo II
- deve spingere le Istituzioni
pubbliche, le associazioni private e tutti gli uomini di buona volontà a
prendere rinnovata coscienza del dovere, che tutti abbiamo, di proteggere,
difendere ed educare con rispetto ed amore queste fragili creature”.
L’obiettivo
è quello di “individuare insieme efficaci forme di tutela dei minori da parte
delle Istituzioni.
“Nel
Vangelo – ha ricordato il Papa - Gesù addita i bambini come
nostri modelli di vita e condanna con fermezza coloro che non li rispettano”.
Quindi
ha espresso l’auspicio “che, grazie al
contributo di tutti, il sogno di costruire un futuro migliore per le nuove
generazioni diventi realtà”:
“Per intercessione di Maria, Madre della speranza -
ha concluso il
Papa - conceda Iddio all’umanità di
vedere presto realizzata questa profezia di pace!”
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IL PRESIDENTE DEL PARAGUAY, NICANOR DUARTE FRUTOS,
RICEVUTO STAMANI
IN UDIENZA
DAL PAPA. POCO PRIMA IL CARDINALE DI STATO ANGELO SODANO
E DUARTE HANNO PROCEDUTO ALLO SCAMBIO DEI
DOCUMENTI DI RATIFICA DELL’ACCORDO TRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA DEL
PARAGUAY SULL’ASSISTENZA RELIGIOSA AI MEMBRI DELLE FORZE ARMATE E DELLA POLIZIA
NAZIONALE
“Spero che il messaggio cristiano, che è penetrato
nell’anima di questo nobile popolo e
che ha dato frutti di santità in San Roque Ruiz e nei compagni martiri,
continui a dare ispirazione e sostegno a quanti sono impegnati nello sviluppo
del Paraguay sulla via della giustizia e della solidarietà”. Con queste parole
il Papa ha salutato il presidente del Paraguay, Nicanor Duarte Frutos, ricevuto
oggi in Vaticano. Prima dell’udienza con il Santo Padre, Duarte ha incontrato
il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano. Durante questo incontro, il
porporato ed il presidente del Paese sudamericano hanno proceduto allo scambio
dei documenti di ratifica dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica del Paraguay
sull’assistenza religiosa ai membri delle forze armate e della polizia
nazionale, firmato ad Asunción il 24 dicembre 2002. Nel suo intervento il cardinale
Sodano ha messo in rilievo il significato dell’Accordo e l’importanza
dell’assistenza spirituale ai militari. “Da secoli la Chiesa, che è Madre, – ha detto il porporato – segue i suoi figli
militari attraverso adeguate istanze pastorali e istituzionali. L’Ordinario
Militare e i cappellani che sono sacerdoti – ha aggiunto – entrano a far parte
del settore castrense con i propri gradi, facendosi militari con i militari,
per meglio servirli e annunciare la salvezza di Nostro Signore Gesù Cristo”.
L'EUCARISTIA
E’ LA LUCE DI CUI HA BISOGNO IL MONDO NELLA RICERCA DI UNA PACE CHE APPARE
LONTANA E DI CUI HA BISOGNO IL CUORE DELL’UOMO PROVATO
DA
SOFFERENZE DI OGNI GENERE. E’ IN SOSTANZA IL MESSAGGIO
DI
GIOVANNI PAOLO II, CHE IERI HA DATO L’AVVIO ALL’ANNO DELL’EUCARISTIA
“La comunità cristiana viva del
mistero dell’Eucaristia, mistero di Luce e di Vita, aprendosi alla logica
dell’amore e della condivisione”. Con questo invito Giovanni Paolo II ha dato
l’avvio, ieri pomeriggio, all’anno dell’Eucaristia. In una Basilica di San
Pietro gremita di fedeli, il Papa ha presieduto la Messa solenne, con adorazione
e benedizione eucaristica, ed ha annunciato che il prossimo Congresso
eucaristico Internazionale avrà luogo in Québec nel 2008. Il servizio è di
Dorotea Gambardella.
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“En
la Eucaristìa te has hecho “remedio de immortalidad”: danos el gusto de una
vida èplena, que nos ayude a caminar sobre esta tierra como peregrinos seguros
y alegres, mirando siempre hacia la meta de la vida sin fin”.
Infine ha
invocato il Signore, che “nell’Eucaristia si è fatto farmaco
d’immortalità, affinché ci dia il gusto
di una vita piena e ci faccia camminare su questa terra come pellegrini
fiduciosi e gioiosi guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine”.
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L’Eucaristia,
dunque, un mistero di luce che può aiutare il cuore dell’uomo a costruire la
pace in sé e attorno a sé. E un impegno per i credenti a renderla sempre più il
fulcro della propria esistenza. Il messaggio lanciato ieri sera da Giovanni
Paolo II, come “ponte” tra i continenti, ha suscitato una grande impressione
tra i 15 mila partecipanti al Congresso eucaristico internazionale di Guadalajara e le decine di migliaia di fedeli che
hanno partecipato alla Messa conclusiva del raduno. Per i particolari, il
servizio del nostro inviato nella città messicana, padre Pedro Rodriguez:
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Al
termine della Messa, l’Assemblea radunata nello stadio sportivo della città,
circa 70 mila persone, ha acclamato il nome di Giovanni Paolo II e ha accolto
il messaggio che conclude il Congresso eucaristico e avvia l’Anno
dell’Eucaristia. Il cardinale Jozef Tomko, durante l’omelia, ha sottolineato
l’impegno permanente nel continuare la nuova evangelizzazione, che potrà trarre
nuovo ardore proprio dall’Eucaristia. Il porporato ha ricordato come, alla fine
di ogni celebrazione eucaristica, il diacono pronunci l’invito “Ite missa est”.
“Per noi - ha detto il cardinale Tomko - è solo l’inizio della missione: per
questo motivo, in questo Congresso, noi dobbiamo intendere oggi “Ite missio
est”.
Più di
15 mila partecipanti al Congresso hanno dunque lasciato lo stadio sportivo ed
anche la città di Guadalajara con un grande impegno. E sono risuonate vive le
ultime parole che il Papa ha pronunciato nel suo messaggio, dopo l’annuncio del
prossimo Congresso eucaristico internazionale a Quebec, in Canada: “Questo
annuncio susciti nei fedeli un forte impegno per vivere con grande intensità il
presente anno dell’Eucaristia”.
Ma
ascoltiamo l’esperienza di don Roberto Pedrini, parroco italiano della diocesi
di Bologna, che ha partecipato a questo Congresso:
“Ho vissuto questo Congresso eucaristico con grande entusiasmo a livello
personale, ma soprattutto ho avuto modo di fare un’esperienza viva di Chiesa.
Io sono parroco di una piccola parrocchia, ma dico sempre che, nonostante si
viva in una piccola parrocchia, bisogna avere un respiro ampio. Qui ho avuto
modo di respirare in maniera ampia un’aria di fede mondiale, che è propria
della Chiesa”.
Da
Gadalajara, per la Radio Vaticana, padre Pedro Rodriguez.
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I DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA, TEMA CHIAVE
DEI DISCORSI DIPLOMATICI DI GIOVANNI PAOLO II,
RACCOLTI
IN UN VOLUME PRESENTATO OGGI ALLA SALA STAMPA
VATICANA.
AI NOSTRI MICROFONI, IL CARDINALE MARTINO,
INTERVENUTO ALLA PRESENTAZIONE, DENUNCIA L’AZIONE DI LOBBY POLITICHE ED
ECONOMICHE ANTICRISTIANE
- A cura di Alessandro Gisotti -
Sono i diritti fondamentali dell’uomo il tema chiave dell’azione diplomatica
del Papa. E’ quanto ribadito - stamani in Sala Stampa vaticana - durante la presentazione
di “Giovanni Paolo II e la sfide della diplomazia pontificia”, volume curato da
mons. André Dupuy, che raccoglie i discorsi del Santo Padre in ambito diplomatico
negli ultimi 25 anni. La pubblicazione della raccolta è stata promossa dal
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Oltre al curatore
dell’opera, sono intervenuti il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente
di Giustizia e Pace e mons. Pietro Parolin, sotto-segretario per i rapporti con
gli Stati. Durante la conferenza stampa, il cardinale Martino ha messo
l’accento sull’azione anticristiana di potenti lobby politiche ed economiche.
L’evento di stamani è stato seguito per noi da Alessandro Gisotti:
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E’ un umanesimo integrale quello
che collega, come un filo rosso, i discorsi diplomatici di Giovanni Paolo II.
Interventi che spaziano dalla libertà religiosa allo sviluppo sociale, dalla
promozione della pace ai diritti della famiglia e dei popoli. Un impegno
instancabile nella strenua difesa della vita umana. Il volume raccoglie più di
300 discorsi del Papa alle Organizzazioni internazionali, 137 messaggi a capi
di Stato, 18 a capi di Governo e, ancora, ben 691 discorsi agli ambasciatori in
occasione della presentazione delle lettere credenziali: temi diversi - ha sottolineato
il curatore della raccolta mons. Dupuy -
ma sempre affrontati con “l’audacia della verità”. Dal canto suo, mons.
Parolin ha ricordato che “l’impegno della Chiesa in favore della difesa dei
diritti dell’uomo” deriva dal Vangelo. “Il rispetto di questi diritti – ha
proseguito – non è una questione di convenienza politica, ma proviene dalla
dignità della natura umana in virtù della sua condizione di creatura di Dio”.
La Chiesa ha dunque “il dovere di intervenire, di alzare la voce ogni volta che
la dignità della persona umana, i valori morali della giustizia, della libertà,
della verità, della solidarietà e della pace sono contraddetti dalle vicissitudini
di questo mondo”. Per questo, ha detto ancora, “la parola di Giovanni Paolo II
ai Responsabili dei Popoli e delle Nazioni è la parola di tutta la Chiesa”.
Molto forte l’intervento del cardinale Martino, che ha denunciato l’azione di
potenti lobby anticristiane. Il presidente di Giustizia e Pace, ribadendo la
posizione della Santa Sede in favore di una riforma dell’Onu, ha avvertito che
l’umanità non deve “realizzare i propri diritti a scapito dei diritti delle
generazioni future”. Né ha mancato di sottolineare che dai discorsi diplomatici
del Papa emerge “un’antropologia rispettosa della piena verità dell’uomo”.
Proprio sulla sfida cruciale dei diritti umani - cuore dell’azione diplomatica
di Giovanni Paolo II - abbiamo raccolto la riflessione del cardinale Renato
Martino:
R. – Come si fa a considerare l’aborto come diritto fondamentale di
scelta della donna, quando l’aborto è negazione del diritto fondamentale alla
vita del nascituro? Quando gli omosessuali reclamano non di essere rispettati
nella loro dignità di persone umane che questo sì, è un loro diritto
fondamentale, ma di potere adottare dei bambini che invece hanno diritto ad
avere un padre ed una madre veri ... Dov’è la radice di questa ambiguità? Nel
porre alla fonte dei diritti fondamentali uno sfrenato soggettivismo
individualistico invece della verità oggettiva della dignità della persona
umana.
D. – Lei ha parole molto severe contro quelle che chiama “potenti
lobbies culturali, economiche e politiche”, che giudica mosse prevalentemente
dal pregiudizio contro tutto ciò che è cristiano ...
R. – Infatti. Ne sono assolutamente convinto. Basti pensare alla
disinvolta e allegra maniera con cui certe lobbies promuovono tenacemente la
confusione dei ruoli nell’identità di genere, sbeffeggiano il matrimonio tra un
uomo e una donna, sparano addosso alla vita fatta oggetto delle più rischiose
sperimentazioni ... a finire sul banco degli imputati di queste lobbies, piene
di soldi e di arroganza, soprattutto la Chiesa cattolica e i cristiani verso i
quali ogni metodo è lecito se serve a zittirne la voce: dall’intimidazione al disprezzo
pubblico, dalla discriminazione culturale all’emarginazione.
D. – Quale sarà l’atteggiamento, cosa farà la Chiesa di fronte a tutto
questo?
R. – La Chiesa continuerà ad annunciare il Vangelo della salvezza,
predicando la piena verità dell’uomo contro tutti i relativismi e gli
oscurantismi dell’illuminismo post-moderno.
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ALTRE UDIENZE
Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina, in successive
udienze l’arcivescovo
Beniamino Stella, nunzio
apostolico in
Colombia, e mons. Bernard Bududira, vescovo di Bururi,
in Burundi.
AL VIA, A MALTA, L’INCONTRO MONDIALE DEI
SACERDOTI, PROMOSSO
DALLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO
- Intervista con l’arcivescovo Csaba Ternyàk -
Sarà Malta il centro di un’ampia riflessione sul ministero sacerdotale.
Da oggi pomeriggio a venerdì prossimo, l’isola ospiterà un incontro internazionale
promosso dalla Congregazione per il Clero, sul tema: “Sacerdoti forgiatori di
santi per il nuovo millennio, sulle orme dell'Apostolo Paolo". Nella
cattedrale di San Giovanni Battista, il prefetto del dicastero organizzatore,
il cardinale Darío Castrillón Hoyos presiederà la solenne Messa d’apertura,
mentre domani terrà la relazione inaugurale, dal titolo “Paolo,
l'evangelizzazione e le sfide delle culture”. Sempre nel pomeriggio di domani,
le parrocchie di Malta ospiteranno una celebrazione penitenziale suddivisa in
gruppi linguistici, a seconda delle provenienze dei 15 mila partecipanti
all’incontro. Ma quali sono le principali sfide oggi per i sacerdoti? Giovanni
Peduto lo ha chiesto al segretario della Congregazione per il Clero,
l’arcivescovo Csaba Ternyàc:
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R. – C’è un’unica sfida, che ci accompagna durante i secoli: come vivere
il sacerdozio in modo autentico nell’epoca attuale. Il sacerdozio infatti è una
realtà sacramentale perenne, inserita nel tempo: rendere contemporaneo Cristo.
Come Lui è stato segno di contraddizione, così lo è il Vangelo e coloro che lo
annunciano, i sacerdoti. E’ stata l’esperienza già del nostro Maestro e dei
primi apostoli. Navigare quando il vento è buono, non è una gran cosa, ma con
il vento contrario, diventa una vera sfida. In una società dove si rincorre il
successo, la carriera, l’edonismo, la posizione economica, il giovane che
risponde alla chiamata sacerdotale intende indirizzare diversamente la sua vita,
cercando non l’effimero, ma i valori che durano. E questa è la sfida che i
giovani amano: andare controcorrente.
D. – A
volte si accusa la Chiesa di non riuscire a comunicare con la gente: quale
linguaggio nuovo dovrà usare oggi il sacerdote per far comprendere il Vangelo?
R. –
Secondo me, è un’accusa generica, del tutto gratuita e ormai ripetitiva. Come
spiegare diversamente il movimento che si registra e si vive intorno a tante parrocchie?
Si vedano il rifiorire delle attività giovanili, i movimenti di preghiera. Come
potrebbero i giovani seguire i loro sacerdoti se questi non riuscissero a
parlare loro e farsi comprendere? Bisogna però ricordare che è necessario aggiornare
sempre il nostro linguaggio e tradurre le grandi verità in un linguaggio, che
la gente parla e capisce. Bisogna parlare più di esperienza e con la testimonianza
della vita. Già Paolo VI aveva sottolineato che il mondo di oggi ha più bisogno
dei testimoni che dei maestri. Penso che l’accusa di non farsi capire sia
causata più che altro dalla difficoltà di vivere il Vangelo, le direttive del
magistero, specialmente riguardo ai temi che affliggono come non mai la società
di oggi - vedi per esempio l’aborto, l’eutanasia, il divorzio, le manipolazioni
genetiche e altri problemi. La dottrina della Chiesa è chiara e non ammette né
i “ma”, né i “se”. Quando il discorso è duro, c’è da sempre il rischio che
qualcuno si allontani… Quando i sacerdoti predicano con chiarezza la dottrina
del Vangelo e del magistero, ecco che, stranamente, diventano incomprensibili.
Qui c’è un paradosso, che la grande pensatrice, Simone Weil formula così: “Il
sacerdote cattolico è comprensibile solo se c’è in lui qualcosa di
incomprensibile”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Così
si apre la prima pagina: "Anno dell'Eucaristia".
"Rimani
con noi! Non lasciarci prigionieri delle ombre. Dacci il gusto di una vita
piena".
In
un'ideale "Stazio orbis" nella quale convergono i credenti del mondo
intero Giovanni Paolo II dalla Basilica di San Pietro in collegamento con
Guadalajara dà inizio a questo tempo forte di incontro con Cristo.
Nelle
vaticane, nel discorso ai partecipanti alla Conferenza Mondiale delle Donne
parlamentari per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza il Papa ha sottolineato
con forza che nessuno può tacere o rimanere indifferente dinanzi all'immenso
grido di dolore dell'infanzia abbandonata e violata.
L'udienza
del Santo Padre al presidente della Repubblica del Paraguay.
L'omelia
del cardinale Jozef Tomko durante la Veglia di adorazione, a Guadalajara,
nell'ambito del 48 Congresso Eucaristico Internazionale; l'omelia del card. Legato
Pontificio nel corso della solenne Concelebrazione Eucaristica conclusiva nello
stadio Jalisco.
L'omelia
del cardinale Crescenzio Sepe nella Santa Messa, a Loreto, in occasione del
pellegrinaggio di Comunione e Liberazione, nel cinquantesimo anniversario
della nascita del Movimento.
Nelle
estere, in rilievo l'Iraq dove persistono sanguinose violenze.
Nella
pagina culturale, un articolo di Giuseppe Appella sulle incisioni di Giancarlo
Scorcelletti.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.
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18 ottobre 2004
CARITAS INTERNATIONALIS PROMUOVE UNA CAMPAGNA DI SOLIDARIETA’ IN COLOMBIA,CON IL SOSTEGNO
DELLA CHIESA LOCALE,
MEDIATRICE CREDIBILE NEL
CONFLITTO TRA GOVERNO E GUERRIGLIA
- Intervista con mons. Hector
Fabio Henao -
Una campagna di solidarietà per la Colombia è stata lanciata in questi
giorni a Roma dalla Caritas Internationalis. Il progetto vuole coinvolgere
l’intera comunità ecclesiale e internazionale nella soluzione del dramma che
stanno vivendo i colombiani, afflitti da una quarantennale guerra civile. Sulla
situazione nel Paese, la testimonianza di mons. Hector Fabio Henao, direttore
nazionale della Caritas colombiana, intervistato da Teresa Gerundino:
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R. – In Colombia, abbiamo un
conflitto interno, che dura da più di 40 anni. Questo conflitto è stato
caratterizzato dalla guerriglia e in questi ultimi 10-20 anni si sono formati
altri gruppi piuttosto di estrema destra, paramilitari. Loro sono coinvolti
anche in una guerra fra di loro e con l’esercito. Nel mezzo di tutto ciò, vi sono
problemi sociali, povertà, violenze e non ultimo il traffico di droga. E’ una
situazione abbastanza complessa.
D. – Per quanto riguarda la situazione strettamente umanitaria, anche
i minori sono legati a gruppi armati?
R. – La Colombia ha avuto fin dall’inizio una situazione molto
complessa riguardo ai bambini e ai giovani, non soltanto per il conflitto ma
anche e soprattutto per il traffico di droga, perché i trafficanti hanno sempre
lavorato appoggiandosi ai quartieri più poveri, coinvolgendo i giovani in
gruppi armati ed utilizzandoli come soldati privati.
D. – Cosa è stato fatto in questi anni dalla Chiesa?
R. – La Chiesa ha delineato un progetto in favore della pace. Si
cerca, in una prima fase, di creare un contatto, un punto di incontro con
questi gruppi armati di paramilitari e di guerriglieri. Quindi, si tenta di
avvicinare le diverse parti ad una posizione comune e alla posizione del
governo. Inoltre, c’è l’impegno dei vescovi, che lavorano a livello regionale e
che sono in stretto contatto con la società civile. Noi abbiamo, poi, un’opera
di base: quella di portare l’evangelizzazione alle parrocchie, alle famiglie.
D. – Siete partiti dalla liberazione degli ostaggi. A cosa è dovuto il
vostro successo nei negoziati con i guerriglieri?
R. – Alla credibilità. La gente crede alla Chiesa e nella Chiesa. Il
presidente della Conferenza episcopale ha detto in modo molto chiaro che per
arrivare alla pace, ci vuole sempre un grande rispetto per la verità e poi la
necessità di stabilire le condizioni per una giustizia ed un risarcimento per
le vittime. Noi come Chiesa, aspettiamo che tutte queste vittime – sono molto
numerose, con circa tre milioni di sfollati – abbiano un risarcimento. Per la
Chiesa è molto importante, perché hanno perso tutto: non soltanto la loro terra
e i loro beni, ma anche soprattutto i loro cari.
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IL RINNOVAMENTO CARISMATICO E LA RISCOPERTA DEI
DONI DELLO SPIRITO
- Intervista con padre Giuseppe Galliano -
“Grazie al movimento carismatico, tanti cristiani, uomini e donne,
giovani e adulti, hanno riscoperto la Pentecoste come realtà viva e presente
nella loro esistenza quotidiana. Auspico che la spiritualità della Pentecoste
si diffonda nella Chiesa quale rinnovato slancio di preghiera, di santità, di
comunione, di annuncio”. Sono le parole pronunciate da Giovanni Paolo II
durante la Veglia della Pentecoste di quest’anno 2004. Il Rinnovamento
carismatico cattolico vuole, in questa prospettiva, aiutare i cristiani a
riscoprire i doni che il Signore dà con il Battesimo. A padre Giuseppe
Galliano, dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù e animatore di varie comunità
carismatiche aderenti all’Iniziativa di Comunione – che ieri ha concluso a
Fiuggi il suo convegno annuale - Giovanni Peduto ha chiesto in che modo
riuscire ad usare i doni personali elargiti da Dio:
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R. – Il Signore ci ha dato i doni
dello Spirito Santo, però per “personalizzarli” noi abbiamo i carismi, che sono
delle grazie particolari date a ciascuno per l’utilità comune: ma come riuscire
ad usarli? Senz’altro, ognuno di noi ha dei talenti, delle inclinazioni
particolari, basta metterli in uso all’interno della comunità. Il cristianesimo
non si vive da soli, il cristianesimo si vive agganciati ad una comunità ecclesiale:
è proprio la comunità stessa che ti offre l’opportunità di esercitare i tuoi
carismi.
D. – Cosa vuol dire vivere l’esperienza dello Spirito?
R. – L’esperienza dello Spirito è personale. Noi vediamo che tutte le
persone che hanno fatto parte del gruppo, della comunità, vivono all’inizio
un’esperienza personale con Gesù Risorto. Un’esperienza che generalmente passa
attraverso una guarigione che non è sempre fisica, ma il più delle volte è una
guarigione interiore. Le persone riconoscono dunque un Gesù che non è più un
Gesù delle immaginette o un Gesù lontano e irraggiungibile, ma è proprio una
persona che si prende cura di noi, entra nella nostra storia e ci guida. Da
questa esperienza, poi, c’è una rinascita. Gesù ha detto: “Chi crede in me non
morirà mai”: ebbene, da questa risurrezione e da questa esperienza fondante, un
po’ come i santi, nel nostro piccolo, inizia un cammino esperienziale con Gesù.
D. – Ogni cristiano è chiamato ad avere una relazione con una delle
Persone della Trinità. Cosa significa, in concreto?
R. – In concreto, partiamo sempre da Gesù. Gesù ha detto: “Chi
accoglie me accoglie il Padre che mi ha mandato”. Come facciamo ad accogliere
Gesù? Lo accogliamo nei fratelli. Lo accogliamo nelle persone che incontriamo -
in ufficio, in comunità, in famiglia – e lo accogliamo nei “casi limite”, così
come Gesù ci indica nel Vangelo: “Io ero affamato, assetato, straniero, malato,
carcerato, nudo e mi avete visitato, assistito”. Incontrando Gesù, il Padre si
manifesta a noi ed ecco poi lo Spirito Santo: questa forza e questo amore che
ci permettono di essere noi Gesù in mezzo alla gente.
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18 ottobre 2004
APPELLO DEI VESCOVI DEL NORD AFRICA E DELLE REGIONI
ARABE:
LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE FACCIA DI PIU’ PER PORRE
FINE
AL TRAGICO CONFLITTO IN TERRA SANTA
ROMA. = Un caloroso ringraziamento al Santo Padre per “le
sue parole e iniziative a favore della pace” e un pressante appello alle Chiese
di tutto il mondo ad intensificare gli sforzi comuni per la pace in Terra
Santa. E’ il contenuto del messaggio finale pubblicato dai vescovi della
Conferenza episcopale del Nord Africa (CERNA) e della Conferenza dei vescovi
latini nelle Regioni arabe (CELRA) al termine della loro plenaria, nei giorni
scorsi a Roma, dedicata in larga parte al conflitto in Terra Santa. Un
conflitto che - rileva il documento -
“adesso più che mai richiede un’azione che metta fine alle sofferenze dei suoi
abitanti, ebrei, cristiani e musulmani, “divenuti oggi uguali nella loro
incapacità di porvi fine e chiusi in una spirale di violenza crudele e
irrazionale”. Questa tragedia - sottolineano i presuli - interpella “ogni
cristiano consapevole di appartenere alla terra della Redenzione che è quella
delle sue radici spirituali”. Di qui l’appello rivolto alle Chiese del mondo,
che hanno già dimostrato tanta solidarietà e generosità, “a fare ancora di
più”, impegnandosi in “un‘azione concertata per sensibilizzare i governi e la
comunità internazionale”. Il loro intervento – sottolineano - “sarebbe un fattore
decisivo” per la realizzazione della pace, della giustizia e della
riconciliazione in Medio Oriente. Nel corso della riunione i presuli del Cerna
hanno indetto, per il prossimo 22 dicembre, una giornata di digiuno e di
preghiera per la pace e la riconciliazione tra i palestinesi e gli israeliani
in Terra Santa. (L.Z.)
I DUBBI SULLA PROPOSTA DI CREARE CENTRI DI
ACCOGLIENZA IN NORD AFRICA, L’INTESA PER L’ESPULSIONE DALL’EUROPA DEI SOSPETTI
TERRORISTI E
LA NECESSITÀ DI ADOTTARE PIÙ EFFICACI STRUMENTI
CONTRO LA CRIMINALITÀ
ORGANIZZATA. SONO I PRINCIPALI TEMI AL CENTRO DEL
VERTICE DEL G5
CHE SI CONCLUDE OGGI A FIRENZE
FIRENZE. = Sta per concludersi la
riunione del G5 tra i ministri dell’Interno di Italia, Francia, Gran Bretagna,
Germania e Spagna. Il Vertice, organizzato a Firenze e incentrato sulla lotta all’immigrazione
clandestina, al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata, è coordinato
dal responsabile del Viminale, Giuseppe Pisanu. La Spagna ha espresso
forti dubbi sulla proposta del ministro tedesco, Otto Schily, finalizzata alla
creazione, in Nord Africa, di centri di accoglienza per gli immigrati
intenzionati a raggiungere l’Europa. Le perplessità sono legate al rispetto dei
diritti umani all’interno di queste strutture che dovrebbero sorgere in Paesi,
come la Libia, che non hanno firmato la
convenzione di Ginevra. Un’intesa è stata raggiunta, invece, sulla necessità di
elaborare norme, da estendere ai 25 Paesi dell’UE, che prevedano l’espulsione
dei sospetti terroristi. Per contrastare il terrorismo, si punterà, inoltre,
a favorire lo scambio di informazioni tra i servizi di intelligence dei cinque
Paesi. Su questo punto occorrerà superare la posizione della Gran Bretagna,
restia ad una condivisione completa di questo tipo di informazioni. Altro
argomento in discussione, la lotta alla criminalità organizzata. L’allargamento
dell’Unione Europea – sostengono i ministri – richiede una migliore assistenza
ai nuovi Paesi per garantire loro più adeguati strumenti di contrasto. Ieri
pomeriggio, intanto, un migliaio di persone hanno partecipato al corteo
organizzato per protestare contro il G5: la manifestazione è stata aperta dallo
striscione “Firenze contro il razzismo, nessuno è clandestino”, scritto anche
in arabo e inglese. (A.L.)
SULL’IMPORTANZA DELLA FEDE PER TUTELARE I BAMBINI,
SOPRATTUTTO
NEI PAESI DELL’AFRICA COLPITI DALLA MISERIA E DA
CONFLITTI,
SI APRE OGGI IN SENEGAL IL FORUM PANAFRICANO
PROMOSSO DALL’UNICEF
DAKAR. = “Utilizzare la fede per salvare la vita
dei bambini”. E’ il tema del forum panafricano, organizzato dal fondo dell’Onu
per l’infanzia (Unicef), che si apre oggi a Dakar, in Senegal. Vi partecipano
non solo dirigenti politici e rappresentanti delle istituzioni internazionali
ma anche religiosi di ogni confessione provenienti da tutto il Continente. Le
piaghe da combattere sono le malattie, la povertà e la diffusione dei
conflitti. Secondo l’Unicef, oltre 200 mila bambini perdono la vita, ogni anno,
per guerre e attacchi terroristici. Circa 300 mila minori sono impiegati come
soldati per le forze governative o formazioni irregolari in 40 Paesi del mondo.
Nell’Africa subsahariana, un bambino su sei muore, inoltre, prima di
raggiungere i cinque anni di età. Nei Paesi industrializzati, invece, la
proporzione è di uno su 143. Per sensibilizzare la società, l’agenzia delle Nazioni Unite intende
responsabilizzare soprattutto i religiosi musulmani, cristiani e i capi
tradizionali africani. Queste figure godono, infatti, della fiducia della
comunità locale e possono svolgere “un
ruolo decisivo nel facilitare il lavoro degli operatori sanitari”. (A. L.)
L’INFORMAZIONE TECNOLOGICA DEVE FAVORIRE LA PROMOZIONE
DELLA DIGNITÀ,
DEL RISPETTO E DELLE CAPACITÀ DI OGNI INDIVIDUO. E’
QUANTO HA DICHIARATO L’ARCIVESCOVO DI DUBLINO, MONS. DIARMUID MARTIN,
PARTECIPANDO
AD UN SEMINARIO INCENTRATO SUL RUOLO DELL’ETICA
NELL’ERA DIGITALE
- A cura di Enzo Farinella -
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DUBLINO. = La religione ha un
ruolo nella società tecnologica? Nel mondo d’oggi, i termini “etica” e “valori”
vengono compresi in modi diversi da persone diverse, ma secondo quanto ha
affermato l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin parlando ad un
seminario su “Etica e valori nell’era digitale”, il ruolo della religione si
può capire meglio partendo dalla centralità della persona umana e soprattutto
da principi inderogabili: in una visione religiosa, tutti gli esseri umani sono
stati creati ad immagine di Dio, con una dignità personalissima ed inalienabile.
Quindi, il primo imperativo etico nell’era digitale è che l’informazione tecnologica
sia rivolta alla totale promozione della dignità, del rispetto e delle capacità
di ogni persona. Il secondo principio del pensiero sociale cattolico – ha
proseguito l’arcivescovo Martin – è la finalità universale del Creato per il
bene di tutti. E infine, il terzo principio riguarda l’opzione preferenziale
per i poveri: portare gli emarginati nel ciclo virtuale della formazione e
della partecipazione. L’esclusione è un male morale: bisogna lavorare per far
capire che l’inclusione è un valore etico primordiale. Ora, l’informazione
tecnologica è il motore che guida la globalizzazione, ma la globalizzazione porterà
alla sicurezza internazionale solo quando implicherà il più vasto livello
possibile di promozione personale, di partecipazione e giustizia.
Nell’illuminare questi valori, la religione ha un ruolo fondamentale, ha
concluso mons. Martin.
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AL VIA OGGI IN ITALIA LA MANIFESTAZIONE DI
PROTESTA DEI DETENUTI
ROMA. = Stop alle carceri
sovraffollate, alla mala sanità penitenziaria e piena applicazione della legge
Gozzini che amplia ed estende le misure alternative alla pena carceraria. Sono
le richieste dei detenuti italiani che hanno indetto per oggi una pacifica
mobilitazione di protesta con scioperi della fame ed altre forme di
contestazione. L’associazione culturale dei detenuti del carcere romano di Rebibbia
,“Papillon”, tra i principali promotori dell’iniziativa, spiega che obiettivo
della manifestazione è anche sollecitare le istituzioni a presentare proposte
di legge contenenti un “reale” provvedimento
di indulto e di amnistia. Sulla legge Gozzini, in particolare, i detenuti hanno
chiesto, inoltre, l’istituzione di una conferenza nazionale promossa dalle
Commissioni giustizia di Camera e Senato.
(A.L.)
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18 ottobre 2004
- A cura
di Fausta Speranza -
In Iraq non si interrompe la spirale di violenza.
Anche le ultime ore sono state contrassegnate da diverse azioni della
guerriglia. Il nostro servizio:
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Il mese santo del Ramadan non
porta né pace né meditazione all’Iraq: sono almeno 5 i morti e una decina i
feriti per l’autobomba esplosa a Mossul, dove all’alba è stato ritrovato il
corpo decapitato di un interprete iracheno che lavorava per l'esercito
americano. Sette gli agenti di polizia, una donna e il suo bambino di tre anni
feriti in scontri scoppiati a Baquba tra insorti e poliziotti. Guardando alla
capitale, due civili iracheni sono morti in due diversi punti di Baghdad,
colpiti entrambi da esplosioni di ordigni artigianali collocati per strada. Ma
nella notte un'autobomba era esplosa davanti a un caffè causando almeno sette
morti e più di venti feriti. Buona notizia è che a Baghdad è stato rilasciato
un giornalista australiano tenuto in ostaggio per 24 ore lo scorso weekend. C’è
n’è poi una promettente: la prossima settimana verrà annunciata un'amnistia
generale per coloro che consegneranno le armi. Lo ha riferito il responsabile
nazionale per la sicurezza, Daoud, spiegando che si vuole frenare il flusso di
armi verso il sobborgo povero di Sadr City, dove, tra l’altro, il termine per
la consegna di armi imposto ai
miliziani sciiti di Moqtada Sadr è slittato da
ieri a giovedì prossimo. Intanto di Iraq parla il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan: alcune settimane fa aveva definito illegale l’invasione,
oggi ha affermato, in un’intervista al canale televisivo britannico Itv, che
“l’azione militare anglo-americana non ha certamente reso il mondo più sicuro”. Ma ci sono anche le dichiarazioni del
presidente russo, Putin: si è detto convinto che in Iraq si siano radicati
gruppi del “terrorismo internazionale” e che essi agiscano “non solo e non
tanto contro le forze della coalizione internazionale, quanto contro il
presidente Bush” e contro la sua possibile rielezione alla Casa Bianca.
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In
Giordania c’è stato un nuovo rinvio a giudizio per Abu Mussab al Zarqawi, il
presunto capo di al Qaeda in Iraq. Il processo è stato fissato per il mese di
novembre. Il terrorista è accusato insieme ad un suo collaboratore siriano e ad altri undici uomini di avere
progettato un attacco chimico, sventato dalle autorità di Amman.
Sei militanti palestinesi sono
stati uccisi stamane a Gaza in scontri diversi con le forze israeliane. Lo
riferisce il sito online del quotidiano Haaretz. Da Gaza finora si ha la
conferma della morte di quattro militanti: due di Hamas e due della Jihad
islamica. Il premier israeliano Ariel Sharon non si lascia impressionare dalle
minacce giunte dall'estrema destra nel tentativo di impedirgli di realizzare il
ritiro da Gaza. Commentando le
dichiarazioni dei coloni, secondo cui solo un referendum popolare potrebbe
impedire “la lacerazione del popolo”, Sharon ha detto: “Non c’è alcun legame
fra il referendum e la guerra civile. La cosa peggiore sarebbe arrendersi alle
minacce di violenza”. E il premier israeliano ha ribadito di essere
intenzionato a sottoporre al Parlamento, la Knesset, il 25 ottobre il progetto
di ritiro da Gaza. Ha aggiunto di essere comunque contrario a un referendum,
per poi precisare: “Se non ci fosse scelta, potremmo anche andare ad elezioni
anticipate, che sarebbe meglio evitare ma che non temo”.
Ennesimo record per il petrolio che raggiunge quota 55
dollari e 33 centesimi al barile alle contrattazioni di New York. E nuovo
record anche in Asia dove per un barile occorrono 55 dollari e 22 centesimi.
Anche in Europa la corsa del petrolio non si ferma: la quotazione del Brent è
salita di altri 47 centesimi, attestandosi a 50,44 centesimi.
Dopo l’esplosione avvenuta ieri,
l’aeroporto Wilson di Nairobi è ancora chiuso. Per motivi di sicurezza, ma
anche per le indagini serrate in corso. E' crollata parte del soffitto della
sala arrivi-partenze. I danni sono molto estesi, ma fortunatamente, solo due i
feriti: sembra due donne del personale. Subito è stata fornita una versione
ufficiale che parlava di esplosione accidentale dovuta a materiale infiammabile
contenuto in un bagaglio, ma dai giornali di oggi emerge che le esplosioni
sarebbero state tre, a catena, e che poco dopo l’esplosione sarebbe dovuto
atterrare in quell’aeroporto Abdullahi
Yusuf Ahmed, il neoeletto presidente della Somalia. La pista somala, dunque, è
quella di cui, ufficiosamente, si parla di più. Il Kenya è stato teatro di
cruenti attentati attribuiti ad al Qaeda.
Stanotte, al termine dei
suoi lavori, il vertice africano di
Tripoli ha rivolto un appello ai due
movimenti ribelli del Darfur, regione orientale del Sudan, affinché sottoscrivano immediatamente il protocollo
umanitario definito durante l’ultima
sessione di negoziati ad Abuja, in Nigeria, in
settembre. Il vertice ha accolto con favore, nel suo comunicato finale,
la decisione del governo sudanese di aumentare sensibilmente il numero dei
soldati dell’Unione africana nel Darfur, e ha chiesto a tutti i Paesi africani
di dare il loro contributo. Consultazioni, ha detto il ministro, vi sono state
anche con gli USA e con l'UE perché diano supporto logistico e finanziario a
questa forza africana. Da quando è cominciata nel marzo 2003, la crisi del Darfur
ha causato, secondo l’Onu, circa 50 mila morti e 1,4 milioni di sfollati, di
cui 200 mila si sono rifugiati nel Ciad.
Il presidente bielorusso,
accusato dagli avversari politici di tendenze
dittatoriali, si è assicurato il diritto a concorrere per un terzo
mandato presidenziale consecutivo nel 2006, grazie alla vittoria nel referendum
svoltosi ieri. Giuseppe D’Amato:
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E’ stato un vero plebiscito per
Aleksandr Lukashenko: secondo dati forniti dalla commissione elettorale a
Minsk, il 75 per cento dei votanti ha detto “sì” alla riforma costituzionale
che apre la strada ad un terzo mandato per l’attuale presidente. Nelle regioni,
la percentuale è ancora più alta. L’affluenza alle urne si è attestata sulla
cifra record dell’89 per cento. “Calmatevi e smettete di accusarci di
violazioni”, così il leader bielorusso ha risposto alle preoccupazioni della
comunità internazionale per il referendum. Dubbi sul suo svolgimento
democratico sono stati espressi da Unione Europea e Stati Uniti. Da tempo,
Lukashenko non viene invitato in Occidente e le relazioni sono assai tese. Le
opposizioni bielorusse parlano apertamente di brogli. Un giornalista russo,
famoso per le sue corrispondenze critiche, è stato picchiato da sconosciuti ed
è finito in ospedale.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Guardando ai Paesi europei, c’è
attesa per la riunione dei ministri delle Finanze di Eurolandia, a Lussemburgo
mercoledì sera: sarà l’occasione per un confronto informale sulla Finanziaria
italiana e sulle nuove misure di bilancio prospettate da Francia e Germania per
riportare il loro deficit sotto la
soglia del 3% del pil. L’Eurogruppo analizzerà anche la situazione dei conti
pubblici dell’Olanda, già oggetto di una procedura per deficit eccessivo. Il
governo olandese ha preso le misure che
gli erano state chieste per riportare il rapporto deficit/pil sotto il 3%, e,
dunque, la procedura non dovrebbe proseguire.
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