RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
291 - Testo della trasmissione di domenica
17 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Il nuovo direttorio della CEI sui media:
intervista con Pierluigi Magnaschi e Angela Buttiglione
CHIESA E SOCIETA’:
Grande festa, ieri a Loreto, per i 50 anni di Comunione e Liberazione
In aumento in Nepal il numero delle vittime delle mine anti-uomo
La
diocesi di Machakos, nel Kenya orientale, ha un nuovo monastero carmelitano.
Nuovi raid americani su
Falluja. Almeno tre morti ed una decina di feriti. Condanna del conflitto in
Iraq da parte del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan
Il capo di Stato
israeliano, Katzav, chiede un referendum nazionale sul ritiro israeliano da
Gaza.
17
ottobre 2004
GIOVANNI
PAOLO II INAUGURERA’ SOLENNEMENTE OGGI POMERIGGIO,
CON
UNA MESSA IN SAN PIETRO E UN COLLEGAMENTO VIDEO CON GUADALAJARA,
L’ANNO DELL’EUCARISTIA. ALL’ANGELUS DI OGGI,
IL PAPA HA INVITATO LA CHIESA
A UN
INCONTRO FORTE CON CRISTO, DENSO DI PREGHIERA E IMPEGNO MISSIONARIO.
GLI
AUGURI DEL PONTEFICE PER IL 26.MO DI PONTIFICATO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
La
Chiesa, che ha al suo centro la luce e la vita di Cristo Eucaristia, viva i prossimi
dodici mesi dedicati al mistero eucaristico come tempo di “profonda
conversione” e di “intenso impegno” nell’annuncio del Vangelo di salvezza. E’
questo il messaggio che Giovanni Paolo II ha lanciato all’Angelus di questa
mattina, nel giorno in cui il Papa darà solennemente avvio – con una Messa oggi
pomeriggio nella Basilica di San Pietro – all’Anno dell’Eucaristia. Dopo la
preghiera mariana, davanti a migliaia di persone, il Pontefice ha ringraziato
tutti per gli auguri ricevuti in occasione del 26.mo anniversario di
pontificato, celebrati ieri, affidando se stesso e il proprio ministero alla
protezione di Maria. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Riflessione
e azione, nella scia della recente Lettera apostolica Mane nobiscum Domine
e di quanto ribadito in questi giorni a Guadalajara, in Messico, dove oggi
termina il 48.mo Congresso internazionale. Il giorno dopo aver festeggiato i 26
anni alla guida della Chiesa universale, il Papa l’ha subito invitata a
immergersi – fino all’ottobre del 2005 – nel mistero-cardine della sua stessa
esistenza, l’Eucaristia: mistero, ha detto, che “attualizza sacramentalmente”
il sacrificio pasquale di Cristo, da dove discendono la redenzione dell’uomo e
l’instaurazione del “Regno divino di amore, di giustizia e di pace”.
A
Guadalajara, ha affermato il Pontefice, per otto giorni “l’Eucaristia è stata
celebrata e adorata quale ‘luce e vita del nuovo millennio’”. “Luce – ha spiegato
- perché nel mistero eucaristico si irradia la presenza di Cristo, Luce del
mondo”. E “vita”, perché nell’Eucaristia Gesù ci ha donato se stesso, Pane
della vita”.
“Nel
solco del Concilio Vaticano II e del Grande Giubileo del 2000, l’Anno
dell’Eucaristia vuole essere un tempo forte di incontro con Cristo, presente nel
Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue”.
Invochiamo insieme la Vergine Maria – ha concluso
Giovanni Paolo II - perché aiuti il popolo cristiano a vivere quest’Anno
dell’Eucaristia come un tempo di profonda conversione a Cristo e di intenso
impegno nel diffondere il suo messaggio di salvezza”. Poi, recitato l’Angelus,
il Papa ha indirizzato, in italiano e in polacco, un saluto di “viva gratitudine”
a tutti coloro che si sono felicitati ed hanno elevato preghiere per il suo
26.mo di pontificato. “Mentre chiedo al Signore di voler confortare ciascuno
con l’abbondanza dei suoi doni – ha detto - affido a Lui me stesso ed invoco,
per intercessione della Vergine Santissima, il suo costante aiuto per un
fruttuoso esercizio del mio ministero nella Chiesa”. E al Papa che ribadiva la
sua gratitudine, le migliaia di presenti in piazza San Pietro hanno risposto
così:
“Tantissime grazie!”.
“Auguri!”.
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L’Eucaristia, posta dal Papa al
centro dell’Anno di approfondimento che inizia oggi, rappresenta, per così
dire, la “sublimazione” di un lungo magistero impegnato a fa riscoprire al
popolo di Dio l’importanza e la bellezza di questo sacramento. Ne è certo
l’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri, al microfono di Fabio
Colagrande:
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R. – Il Papa Giovanni Paolo II è
un uomo eucaristico, è un uomo che fin dall’inizio del suo pontificato non si è
mai stancato di dire alla Chiesa che l’Eucaristia è il grande dono, è il grande
regalo che Cristo ha fatto alla Chiesa ed ha invitato tutti costantemente a
recuperare lo stupore, la meraviglia davanti a questo dono e soprattutto a
scoprire la potenzialità che si nasconde nell’Eucaristia ai fini della missione
della Chiesa. Quando la Chiesa si mette in ginocchio davanti all’Eucaristia, la
Chiesa diventa capace di rimettersi in viaggio, di andare missionaria a
testimoniare nel mondo che una grande avventura segna la storia umana: Dio ha
mandato il suo Figlio dentro questa storia violenta, per vivere uno pezzo di
storia e in quel pezzo di storia metterci un potenziale infinito di amore, che
è il nutrimento della Chiesa.
D. – Potremmo dunque dire che a
26 anni dall’inizio del suo Pontificato il Papa rilancia ed approfondisce
l’invito “Aprite le porte a Cristo! Non abbiate paura!”…
R. – Io credo che, dopo 26 anni,
quel grido ha un’attualità sorprendente. Il Papa, ormai anziano, stanco,
affaticato, consumato, ancora ci consegna la giovinezza di quel messaggio. E’
Cristo che conta. E’ Cristo che salva. E’ di Cristo che la Chiesa vive ed è per
Cristo che la Chiesa vive, la Chiesa esiste per annunciare Gesù Cristo, perché
è Lui che può salvare la vita umana, è Lui che può riempire di speranza il
vuoto che è presente nel cuore umano. Il Papa di 26 anni fa è il Papa di oggi.
E’ lo stesso Papa con lo stesso annuncio, con lo stesso cuore giovanile per
dire: è Cristo il Salvatore dell’uomo. Ieri, oggi e sempre. Aprite le porte a
Cristo! Io vorrei dire un grazie veramente straordinario al Papa, per averci
ricordato questa verità che è il cuore del cristianesimo. E’ il motivo per cui
la Chiesa vive. Il Papa si immerge nell’Eu-caristia ed è lì che trova la forza.
Molti si chiedono dove trovi la forza questo Papa, dove abbia trovato la forza
per i suoi viaggi missionari, per sopportare queste fatiche. Ma ormai tutti lo
sanno: l’ha trovata nell’adorazione, l’ha trovata pregando davanti
all’Eucaristia.
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Come, dunque, ricordato dallo
stesso Pontefice all’Angelus di questa mattina, oggi pomeriggio, alle 17.20,
Giovanni Paolo II presiederà nella Basilica di San Pietro la Messa solenne, con
adorazione e benedizione eucaristica, per l’inizio dell’Anno dell’Eucaristia.
La nostra emittente seguirà la celebrazione in radiocronaca diretta a partire
dalle 17.20, con commenti in italiano, spagnolo, tedesco, portoghese e inglese.
Uno dei
momenti forti dell’evento di questo pomeriggio sarà senza dubbio l’atteso collegamento
televisivo via satellite con il Messico, che consentirà a Giovanni Paolo II di
salutare i partecipanti al Congresso eucaristico internazionale di Guadalajara.
E ieri, nella città messicana, i delegati del Congresso, insieme al legato
pontificio, il cardinale Jozef Tomko, hanno fatto giungere al Pontefice
un’affettuosa lettera di auguri per il suo anniversario di pontificato. Da
Guadalajara, ci riferisce il nostro inviato, padre Pedro Rodriguez:
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Nelle lettera si ringrazia il
Papa per la testimonianza della sua fedeltà generosa al servizio della Chiesa e
dell’umanità e per l’esempio della sua instancabile attività evangelizzatrice e
missionaria, che invita a prendere il largo, “Duc in altum!”. I delegati
hanno ringraziato inoltre per la Lettera apostolica Mane nobiscum Domine
e per il dono dell’Anno dell’Eucaristia. Alla fine, si legge nel comunicato:
“Auguri, Santo Padre! La benedicano il Signore e la Madre Santissima! Ad
multos annos!”.
Intanto, le attività del
Congresso sono proseguite con la celebrazione della Messa presieduta dal
cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, in Canada. Il porporato ha ricordato
il tema dell’ultima giornata, “L’Eucaristia fonte di evangelizzazione”, e ha
invitato alla missione con queste parole: “Fratelli e sorelle, onoriamo questa
magnifica festa rinnovando in noi stessi e nelle nostre comunità l’impegno per
l’evangelizzazione del mondo (…) Il nostro amore fraterno, il nostro dinamismo
missionario e l’unità della Chiesa rivelino al mondo il cuore eucaristico di
Gesù, luce e vita del nuovo Millennio”. Alle 11.30, il cardinale Francis Eugene
George, arcivescovo di Chicago, ha presentato la catechesi pubblica. Il porporato
ha concluso: “Giovanni Paolo II ci ha detto che il primo millennio del
cristianesimo ha visto l’evangelizzazione dell’Europa e il secondo millennio
quello dell’America e dell’Africa. Così, nella contemplazione di Gesù
Eucaristia, siamo invitati a pregare il Signore affinché questo terzo millennio
porti con sé il dono dell’evangelizzazione dell’Asia”.
A mezzogiorno, il cardinale
Jozef Tomko ha presentato le conclusioni di questo Congresso, tra cui la
valorizzazione della Messa domenicale, l’adorazione notturna, la confessione
sacramentale prima della comunione, quando si ha coscienza di avere un peccato
grave. Un’altra grande celebrazione si è svolta ieri nella Piazza delle
Americhe, a Zapópan: un raduno di oltre 30 mila giovani, che hanno ascoltato il
cardinale Giovanni Battista Re, il quale li ha invitati a riconoscere il
Signore nello spezzare il pane.
Ai nostri microfoni, mons.
Emilio Carlos Berlie Belaunzarán, arcivescovo di Yucatán e delegato della
Conferenza episcopale messicana al Congresso, parla delle conclusioni del
Congresso stesso:
“C’è stata una vera festa della fede. Si è insistito tanto in questo
Congresso sulla santificazione della domenica e sulla visita agli ammalati e a
coloro che sono abbandonati nelle nostre città, nelle nostre comunità. Poi,
l’impegno di saper riconoscere il Cristo nell’Eucaristia e nei fratelli, che ci
porti all’impegno nella giustizia perché la strada della giustizia conduce
sempre alla pace”.
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17 ottobre 2004
MEDIA, LA CHIESA CERCA
SPAZIO:
IL DIRETTORIO DEI VESCOVI ITALIANI APRE UNA
RIFLESSIONE IMPORTANTE
- Intervista con Pierluigi Magnaschi ed Angela
Buttiglione -
Investire
sulle comunicazioni sociali, far sentire la propria voce in un mondo che
rischia una “devastante deriva sociale e culturale”. Ha suscitato una vasta
eco, anche tra i laici, l’invito dei vescovi italiani ai cattolici, contenuto
nel Direttorio pubblicato in questi giorni dalla Cei e definito da più parti
“un allarme serio e motivato” sulla situazione attuale. La Chiesa ha esortato i
fedeli e le comunità locali a cercare spazi, a capire la necessità di
comunicare la propria proposta, per non “perdere rilevanza” nella società. Il
commento di Pierluigi Magnaschi, direttore dell’Ansa:
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R. –
Innanzitutto il mondo dei media è un mondo complesso. La Chiesa con questo documento,
ma non solo con questo documento e comunque non da oggi, vuole rimanere nel
mondo. E se vuole rimanere nel mondo deve immergersi nella comunicazione di
massa. Il documento è molto interessante, soprattutto perché non è teorico e
perché è basato sulla valorizzazione della persona. E’ sintomatico, secondo me,
che uno degli aspetti più interessanti non sia quello della formazione dei
giornalisti, della creazione di nuove case editrici, ma della formazione degli
utenti dei mass media, cioè creare in periferia una rete di persone che sia in
grado di interpretare che cosa viene detto, in senso critico. Qual è il risultato?
Che si crea un cittadino consapevole e un opinion leader di periferia,
in grado di trasferire questa sua consapevolezza. Quindi, è l’Italia media che
viene alzata, ancor prima che il cattolicesimo italiano.
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Ma
esistono effettivamente spazi per il messaggio cristiano, nel panorama attuale
dei media? Andrea Sarubbi lo ha chiesto ad Angela Buttiglione, direttore della
Testata giornalistica regionale della Rai:
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R. – Io credo che oggi ci siano
degli spazi notevoli per riuscire a comunicare una visione della vita, una
visione dell’uomo, un rispetto delle persone, che negli anni scorsi sono stati
un po’ trascurati a vantaggio di altro, nel mondo della comunicazione tout
court. C’è un dato ancora molto più interessante: nel momento in cui
l’informazione e la comunicazione si sta organizzando a livello globale e
locale, la Chiesa oggi ha quel network sul locale che veramente le può
consentire di essere protagonista e missionaria anche nel globale.
D. – La Chiesa mi sembra
piuttosto critica verso ciò che si propone oggi della verità. Dice in sostanza:
è un mondo così legato alla politica e all’economia, quello dell’informazione
oggi, che è difficile essere obiettivi …
R. – Guardi, io
faccio mia questa critica. Io ci vivo in questo mondo, quindi non posso certamente
nascondere che la verità si è andata un po’ perdendo nella professione giornalistica.
Quando arriva una notizia nelle redazioni, in tutte le redazioni, è sempre più
difficile che si facciano quelle verifiche incrociate che 35 anni fa a me hanno
insegnato a fare. Allora cosa succede? Succede che, se arriva per prima
un’agenzia a dare un giudizio, quel giudizio viene sposato acriticamente da
tutti. Ecco che quindi la verità - che comunque vuol dire raccontare una cosa
che si è vista, che si è letta - si va perdendo in una catena di ripetizioni,
di omologazioni.
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PROGETTI E VOLONTARIATO
PER SCONFIGGERE LA POVERTA’:
SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DI RIFIUTO
DELLA MISERIA
- Intervista con padre Rafael Carbonella e Claudio
Calvaruso -
“La miseria è prodotta dagli uomini. Solo gli uomini possono
distruggerla”. Così diceva padre Joseph Wresinski, il sacerdote scomparso nel
1988, fondatore del movimento ATD Quart Monde, in favore degli esclusi e dei
senza tetto della periferia parigina. A lui dobbiamo l’istituzione dell’odierna
Giornata mondiale del rifiuto della miseria, celebrata per la prima volta a
Parigi il 17 ottobre del 1987, con l’inaugurazione, sul Sagrato delle Libertà
al Trocadero, di una lapide in onore delle vittime della miseria. La Giornata è
stata ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 1992. Il servizio di
Roberta Moretti:
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All’indomani della Giornata
mondiale dell’alimentazione, promossa dalla FAO, il mondo ricorda le vittime
della miseria, perché fame e povertà – come sostiene il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan – sono “i due volti della stessa, inammissibile tragedia”.
Due miliardi e ottocento milioni di persone vivono con meno di due dollari al
giorno, reddito minimo fissato dalla Banca Mondiale come limite alla sopravvivenza
di un uomo. Ma perché, nonostante lo stanziamento di fondi da parte di molti
organismi internazionali, non si riesce ad sconfiggere il problema della
povertà? Ascoltiamo il padre Rafael Carbonella, docente di sviluppo economico
alla Pontificia Università Gregoriana:
R. – Molte volte, le Nazioni che
presentano più progetti non sono poi le più efficienti. Per esempio la Cina, in
più di 20 anni, ha presentato soltanto un progetto sulle nuove tecnologie per
produrre il latte. Questo progetto è stato portato avanti bene perché era molto
semplice. Invece, altri Paesi in via di sviluppo presentano molti progetti, il
costo amministrativo è troppo alto e alla fine è molto difficile dire: “Vale la
pena finanziare questi progetti”.
D. – Le politiche previdenziali
e socio-sanitarie messe in atto dalle istituzioni sono spesso insufficienti a
sradicare il problema. La parola al dottor Claudio Calvaruso, presidente
dell’Associazione Amici di ATD Quart Monde in Italia:
R. – E’ un po’ tutto il destino
di un modello di welfare state che
non è più adatto alla società contemporanea, ad una società in cui hanno molto
valore le risorse umane, la partecipazione, il protagonismo dei cittadini.
Pensiamo ai poveri come a persone che devono solo ricevere e che rappresentano
un peso per la nostra società, una passività totale. Invece, i poveri hanno al
loro attivo un bilancio molto positivo, che è costituito dalle risorse umane
che essi stessi mettono in atto per affrontare il disagio, per aiutare le
proprie famiglie, per migliorare la qualità della vita complessiva nella nostra
società.
D. – Cosa fa concretamente ATD
Quart Monde?
R. – E’ un’attività classica di
volontariato che, come strategia d’intervento, si impone una valorizzazione
dell’azione dei poveri per riscattare se stessi. Diciamo che ATD rimane sempre
dietro le quinte, non fa le cose per i poveri, ma fa in modo che siano i poveri
a fare le cose per se stessi.
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DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO IN ITALIA
- Intervista con la signora Anna Maria Nascioli -
Tre giorni di riflessione e di
preghiera comunitaria sul tema evangelico di Giovanni: “Che tutti siano uno”.
L’Iniziativa di Comunione, una delle maggiori aggregazioni carismatiche
d’Italia, conclude oggi a Fiuggi il suo nono incontro annuale, con la partecipazione
di gruppi e comunità provenienti da varie regioni della penisola, rappresentate
da circa 800 delegati. Sorto negli Usa in ambito protestante alla fine degli
anni Sessanta, il Rinnovamento carismatico approda in Italia e si afferma in
ambito cattolico nei primi anni del decennio successivo, radicandosi
essenzialmente nelle parrocchie. Oggi, il Rinnovamento nello Spirito e
l’Iniziativa di Comunione rappresentano le due maggiori realtà di aggregazione
carismatica cattolica. L’incontro di Fiuggi ha visto la partecipazione di
decine di sacerdoti e di due vescovi: il vicegerente di Roma, mons. Luigi
Moretti, e il vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa. Ma quali obiettivi si è
proposto il raduno? Risponde la nuova coordinatrice di Iniziativa di Comunione,
Anna Maria Nascigli, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Gli obiettivi sono molti,
primo fra tutti quello di condividere con altri figli di Dio questo fuoco che
brucia in noi tanto da desiderare che altri possano fare un’esperienza viva del
nostro Dio Creatore e tornare così ad amarlo con tutto il loro cuore. Un’altra
è quella di comunicare a tutti i fratelli di buona volontà la realtà della
comunione. Dio ci vuole uniti ed in questi tempi, dove le lacerazioni della
divisione entrano anche fra cristiani. Sentiamo con forza che lo Spirito Santo
vuole usarci come canali di pace autentica.
D. – Che significa spiritualità
di comunione?
R. – Per capire la spiritualità
di comunione penso che dobbiamo alzare gli occhi e contemplare ciò che è il
simbolo di comunione, cioè il Cristo in Croce: contempliamo colui che per fare
comunione con noi sacrificò la sua vita fino alla morte, per dare ad ognuno di
noi la possibilità di salvezza. Il suo non fu un amore sterile, inattivo. Che
ci abbia amati, lo ha mostrato con delle azioni ben precise, rinnegando se stesso
per offrire agli altri la vita. Due parole per definire questa spiritualità?
Ama il Signore con tutto te stesso, scoprendo quello che ha fatto per te, poi
girati ed ama ogni fratello che incontri.
D. – Cosa offre alla Chiesa il
Rinnovamento carismatico?
R. – Questa domanda mi fa venire
in mente la parabola in cui Gesù, rispondendo all’invito di Pietro, prega per
la suocera ammalata. La Scrittura ci dice che lei subito si alzò e si mise a
servirlo. Ecco, questo accade quando incontriamo il Cristo vivo che ci tocca,
cambia le nostre vite e noi ci mettiamo subito a servirlo, ognuno con i talenti
che Dio ha sviluppato in lui, avendo tolto dal nostro cuore ogni egoismo e
paura.
D. – Ci può raccontare una
testimonianza significativa?
R. – Oh sì! Avrei una
moltitudine di testimonianze da dire, ma lo Spirito Santo mi spinge a
raccontare la fedeltà del nostro Dio. La grazia più grande è quando in un
fratello entra l’amore, e quindi Dio, ed esce il rancore, l’odio e quindi la
morte. Vedo così la Resurrezione di Dio e contemplo la vita.
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UN VIAGGIO DI NOZZE LUNGO UN ANNO PER CONOSCERE IL MONDO:
PUBBLICATO IN ITALIA
L’ULTIMO LIBRO DI DOMINIQUE LAPIERRE,
AL QUALE E’ LEGATA
UN’INIZIATIVA DI SOLIDARIETA’
IN FAVORE DEI BAMBINI
LEBBROSI DI CALCUTTA
- Intervista con l’autore
-
Una pesca allo squalo nel Pacifico e una caccia alla tigre in India, un
incontro estemporaneo con Luis Buñuel sul set di un suo film e una creazione di
moda nel Giappone del dopoguerra. Non sono idee rubate all’agenda di uno
sceneggiatore, ma episodi realmente vissuti, durante il loro inconsueto viaggio
di nozze, da Dominique Lapierre e sua moglie Aliette. Il celebre scrittore
francese, noto per il suo impegno umanitario in favore di Madre Teresa di
Calcutta, ha rielaborato nel suo ultimo libro “Luna di miele intorno al mondo”,
edito da Il Saggiatore, le avventure che lo portarono a vivere, nei primi anni
Cinquanta, una straordinaria avventura di un anno da New York a New York,
attraverso due oceani e tre continenti. Come al precedente libro “Un dollaro
mille chilometri”, anche all’ultima fatica letteraria di Lapierre è legata
un’iniziativa di solidarietà in favore dei bambini lebbrosi di Calcutta. Da
giorni in Italia per promuovere il suo libro, lo scrittore spiega, al microfono
di Alessandro De Carolis, il perché della svolta autobiografica della sua
produzione:
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R. – Io penso che il nuovo libro
“Luna di miele intorno al mondo” sia veramente un invito a tutte le giovani
coppie di oggi a partire alla scoperta del pianeta, ad aprire gli occhi sulle
sue realtà. Questo libro è molto importante per la mia vita e per la mia azione
umanitaria. Quando arrivai a Calcutta con mia moglie, nell’aprile del ’53, era
esattamente il momento in cui Madre Teresa di Calcutta cominciava la sua
crociata per i più poveri del mondo. Per me, fu l’inizio della mia storia
d’amore con l’India e della mia volontà di aiutare i più poveri.
D. – Eppure, direi che sposarsi
e partire per un giro attorno al mondo con pochi soldi, e la necessità, come fu
per voi, di guadagnarseli per strada, è quasi un test di sopravvivenza per una
giovane coppia. Cosa vi sostenne in quei mesi, certamente non semplici, del vostro
viaggio di nozze?
R. – Il fatto di incontrare e
conoscere da vicino gente straordinaria: di passare, ad esempio, tre settimane
con una famiglia in Afghanistan, o di racimolare soldi lavorando in una
libreria di San Francisco. Io penso che se più palestinesi visitassero Israele
e vivessero con le famiglie israeliane, e così gli israeliani potessero
visitare la Palestina, non avremmo gli stessi problemi. L’odio viene dal fatto
che non conosciamo i nostri vicini in questo pianeta.
D. – Il suo libro si chiude con
un appello a collaborare con l’Associazione da lei fondata, “Azione per i
bambini dei lebbrosi di Calcutta”. L’obiettivo di questo appello è quello di
trasformare l’Associazione in una Fondazione che non cessi di sostenere le
varie iniziative anche in futuro. Che risposta sta avendo questa sua richiesta?
R. – E’ difficile, ma vorrei
dire una cosa. A Firenze abbiamo un’Associazione che si chiama “Città della
gioia”, che si preoccupa di adottare a distanza i bambini lebbrosi di Calcutta.
Se ricevessimo abbastanza fondi, potremmo trasformare questa Associazione in
una Fondazione, perché io non sono eterno e dopo di me vorrei che la nostra azione
continuasse.
D. – Anche in altre città del
mondo esistono associazioni che contribuiscono?
R. – A Parigi, a Madrid, a
Londra e a Washington negli Stati Uniti. Ma nel mondo, il Paese dove trovo
l’aiuto più grande è l’Italia.
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17 ottobre 2004
GRANDE FESTA, IERI A LORETO,
PER I 50 ANNI DI COMUNIONE E LIBERAZIONE.
45.000 I FEDELI CHE HANNO PARTECIPATO AL
PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO MARIANO. MESSAGGI DI AUGURI A DON GIUSSANI DAL
MONDO RELIGIOSO E LAICO
LORETO. = Grande festa per Comunione e
Liberazione, che ieri ha celebrato, con un pellegrinaggio a Loreto, il
cinquantesimo anniversario della nascita del movimento, l’ottantaduesimo
compleanno (venerdì 15 ottobre) del fondatore, don Luigi Giussani, e il
ventiseiesimo anno di pontificato di Giovanni Paolo II. I festeggiamenti si
sono estesi ai 70 Paesi del mondo in cui è presente CL. Era l’ottobre del 1954
quando don Giussani arrivò al liceo Berchet di Milano come insegnante di
religione, con l’obiettivo di far conoscere Cristo ai giovani, innescando quel
cammino che avrebbe portato alla nascita di Comunione e Liberazione. La
festa-celebrazione a Loreto si è articolata in tre momenti: la recita del
rosario, una riflessione di don Julian Carron, braccio destro di don Giussani,
e la messa celebrata dal cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. “Nella società italiana degli
anni ‘50 – ha ricordato il porporato nel corso dell’omelia – in apparenza
profondamente permeata dai principi del cattolicesimo, don Giussani colse il
rischio di un’adesione puramente formale a quei principi, soprattutto da parte
dei giovani”. Densa di significato la scelta del Santuario mariano di Loreto
come meta del pellegrinaggio di Comunione e Liberazione. “Senza la Madonna – ha
scritto don Giussani nel messaggio indirizzato ai fedeli convenuti – noi non
potremmo essere sicuri del futuro, perché la sicurezza del futuro ci viene da
Cristo: il mistero di Dio che si fa uomo”. “E questo non sarebbe potuto
accadere se non avessimo avuto la Madonna”. Così, conclude, “la preghiera a
Cristo si identifica sempre più con la preghiera alla Madonna”. Numerosi,
inoltre, i messaggi di affetto e di stima per don Giussani in occasione della
particolare ricorrenza. Esprimendo “vivo compiacimento” per il pellegrinaggio a
Loreto, Giovanni Paolo II ha affidato i fedeli a Maria, “per trarre rinnovato
slancio nel seguire Cristo via, verità e vita e nel farsene annunciatori
credibili mediante la coerente testimonianza della personale adesione senza riserve
al suo Vangelo”. Il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons.
Giuseppe Betori, ha incoraggiato “i passi che CL sta facendo per un rinvigorito
legame di comunione tra le aggregazioni ecclesiali”, mentre Stanislaw Rylko,
presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha sottolineato come il movimento
di Comunione e Liberazione sia “indubbiamente uno dei germogli della grande
‘primavera’ suscitata dallo Spirito Santo negli ultimi 50 anni del secolo
scorso”. Un “saluto caloroso” anche dal presidente della Camera, Pier
Ferdinando Casini. (B.C.)
SI E’ CONCLUSA IERI A ROMA
L’ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE REGIONALE DEL NORD
DELL’AFRICA. INDETTA DAI PRESULI
UNA GIORNATA DI PREGHIERA E DI DIGIUNO PER LA PACE
IN MEDIO ORIENTE
ROMA. = Una giornata di digiuno e di preghiera per
la Pace e la Riconciliazione tra i palestinesi e gli israeliani in Terra Santa.
L’hanno indetta, per il prossimo 22 dicembre, i vescovi della Conferenza episcopale regionale
del Nord dell’Africa (CERNA), di comune accordo
con i membri della Conferenza
dei Vescovi latini nelle Regioni arabe (CERLA). L’occasione è stata l’Assemblea
plenaria della CERNA, svoltasi tra il 13 e il 16 ottobre scorsi a Roma. Le due
conferenze, inoltre, si legge nel comunicato finale, hanno inviato una lettera
alla Chiesa in Iraq, esprimendo tutta la propria vicinanza al popolo iracheno
in questo drammatico momento di violenze. Nel corso dell’Assemblea i vescovi
della Cerna si sono confrontati sulla situazione della Chiesa nella regione del
Maghreb. Nello specifico, i presuli hanno analizzato il cammino compiuto dalla
Libia verso l’Occidente, le difficoltà dell’immigrazione subsahariana verso
l’Africa del Nord, la pastorale studentesca e delle cappellanie, senza
trascurare gli effetti di una certa apertura al secolarismo, interrogandosi su
come la Chiesa possa affrontare queste evoluzioni restando fedele alla propria
identità. Tema portante dell’incontro anche la preparazione al Sinodo
sull’Eucaristia. La prossima Assemblea plenaria della
Conferenza episcopale
regionale del Nord dell’Africa avrà luogo a Rabat, in Marocco, tra l’8 e il 12
giugno 2005. (B.C.)
CRESCE LA PREOCCUPAZIONE IN
INDIA PER LE VIOLENZE CONTRO
LE MINORANZE RELIGIOSE. IL FONDAMENTALISMO INDU’
DILAGA ORMAI ANCHE
NEGLI STATI PRIMA ESTRANEI A QUESTI FENOMENI.
L’ALL INDIA CATHOLIC UNION INCONTRA I VERTICI DEL
GOVERNO
MUMBAI.
= Violenze contro i cristiani e diritti delle minoranze: questi i temi al
centro dell’ultimo incontro dell’All India Catholic Union (AICU), a Mumbai,
dopo il rinnovo delle cariche dell’organismo che rappresenta 16 milioni di
cattolici indiani. Nel corso della conferenza stampa conclusiva, il nuovo
presidente, John Dayal, ha espresso “profonda preoccupazione” per l’ondata di
violenze contro i cristiani avvenute negli ultimi mesi. La persecuzione,
denuncia l’AICU, ha preso piede anche in quegli Stati – ad esempio, il Kerala –
di solito estranei a tale fenomeno. I responsabili delle recenti violenze
(attacchi contro le missionarie della Carità, dissacrazioni di chiese e
omicidio di un prete cattolico), riferisce l’agenzia Asianews, sono stati
identificati come appartenenti alle Rashtriya Swayamsewak Sangh (RSS),
gruppo paramilitare induista. Secondo l’AICU, inoltre, negli Stati governati
dal Bharatiya Janata Party (BJP) – il partito al potere in India fino alle elezioni
dello scorso maggio – si sono verificati “gravi peggioramenti” per le minoranze:
sistematiche violenze si verificano, infatti, in Gujarat, Orissa, Rajasthan,
Madhya Pradesh, Chharisgarh e Jharkhand. “In questi Stati – riferisce
l’organizzazione – si assiste a uno sforzo sistematico di smantellare la
sicurezza pubblica”. Nel Rajasthan, per esempio, le autorità incoraggiano i
cittadini a comprare le spade a tre punte, simbolo dell’hindutva,
l’ideologia che predica la violenza contro i non indù. Per trovare una
soluzione a questa drammatica situazione, il nuovo presidente Dayal ha
incontrato due volte il ministro degli Interni, Shivraj Patil, e il ministro
per lo Sviluppo delle risorse umani, Arjun Singh. Dayal si è complimentato con
quest’ultimo per la sua opera di “detossificazione” degli apparati statali
dagli elementi induisti fondamentalisti, ma ha messo in guardia circa la
presenza di tali soggetti anche fra la forze dell’ordine e la magistratura.
(B.C.)
SI E’ CONCLUSO IERI IN THALANDIA IL CONGRESSO
MONDIALE DELL’UNIONE
CATTOLICA INTERNAZIONALE DELLA STAMPA. I
PARTECIPANTI HANNO RIFLETTUTTO
SUL TEMA “I MEDIA E LA SFIDA DEL PLURALISMO
CULTURALE E RELIGIOSO.
PER UN NUOVO ORDINE SOCIALE, PER LA GIUSTIZIA E
PER LA PACE”
- A cura di Jean-Baptiste Sourou -
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BANGKOK. = Sessantenne, di
origine brasiliana, il dottor Ismar de Olivera Soares è stato rieletto
presidente dell’UCIP per un triennio. Intervistato dopo la sua rielezione, il
dottor Soares ha detto di voler proseguire nella linea dei risultati già
raggiunti. Sarà compito suo rafforzare i legami tra la sede di Ginevra e le
Federazioni e Regioni per dare maggiore visibilità all’UCIP. Soares insiste
anche sulla formazione per offrire ai giovani giornalisti l’opportunità di
essere all’altezza del loro lavoro; intende impegnarsi per l’adesione di nuovi
membri all’UCIP e portare a conoscenza dei membri assenti a Bangkok le nuove risoluzioni.
In questo XXI Congresso si è sentita la vitalità dell’organizzazione: gode di
buona salute, con l’adesione di nuovi membri, per essere stata fedele agli
obiettivi previsti nel triennio passato. L’organizzazione deve lavorare nel
campo dei finanziamenti se vuole che i progetti possano riuscire. Comunque, c’è
ottimismo nell’insieme. Impossibile non dire che l’organizzazione del Congresso
in Thailandia è stata una riuscita totale: il popolo thailandese, la Chiesa, le
autorità, tutti si sono dimostrati molto accoglienti e disponibili. Ciò ha
contribuito alla riuscita dei lavori e lascia nei cuori bellissimi ricordi.
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IN AUMENTO IN NEPAL IL NUMERO DELLE VITTIME PER LE
MINE.
LA DENUNCIA DELLA CAMPAGNA PER LA MESSA AL BANDO
DELLE MINE IN NEPAL,
CHE INVITA KATHMANDU A PRENDERE RAPIDI
PROVVEDIMENTI
KATHMANDU. = Cresce in Nepal il
numero delle vittime per le mine. Nei
primi sei mesi dell’anno, infatti, nel Paese asiatico 975 persone sono state
colpite da questo dramma, un dato in aumento rispetto al 2003. Lo riferisce la
“Campagna per la messa al bando delle mine in Nepal” (BLCN), specificando che
280 persone sono morte nelle esplosioni, mentre le altre sono rimaste ferite, o
disabili, oppure hanno riportato gravi shock emotivi. Tra le vittime, ci sono
esponenti delle forze di sicurezza, ribelli maoisti e civili, fra cui anche 92
bambini. Nel 2003 i colpiti dalle mine erano 731. Il BLCN ha sollecitato,
quindi, il governo di Kathmandu a
firmare il Trattato per la messa al bando delle mine, vietando l’uso, la
produzione, lo stoccaggio e la vendita di questi ordigni. L’organizzazione ha,
inoltre, suggerito all’esecutivo nepalese di affrontare questo argomento
durante eventuali, futuri colloqui di pace con i guerriglieri maoisti, attivi
dal 1996 nel Paese asiatico per rovesciare la monarchia costituzionale e
procedere a una radicale riforma agraria. Il conflitto ha provocato diverse
migliaia di morti. (B.C.)
DA VENERDI’, LA DIOCESI DI MACHAKOS, NEL KENYA
ORIENTALE,
HA UN NUOVO MONASTERO CARMELITANO.
NEL CORSO DELLA CERIMONIA DI INAUGURAZIONE,
DUE PROFESSE HANNO EMESSO I VOTI
MACHAKOS.
= Inaugurato, lo scorso venerdì in Kenya, un nuovo monastero delle Suore
carmelitane nella diocesi cattolica di Machakos. Nel corso della cerimonia,
presieduta da mons. Martin Musonde Kivuva, vescovo della diocesi locale, hanno emesso
i voti suor Mary Therese e suor Mary Justin. “I monasteri – ha sottolineato
padre Joseph Hangs, generale della Congregazione dei carmelitani – sono potenti
case della preghiera” e le altre Congregazioni impegnate in diversi ministeri dipendono
dalle preghiere dei contemplativi. Lo riferisce il “Catholic information
service for Africa”. Era dagli anni Ottanta che un piccolo gruppo di keniane,
divenute suore carmelitane in Spagna, desideravano tornare nella loro terra
d’origine per fondare il monastero appena inaugurato. (B.C.)
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17 ottobre 2004
- A cura di Salvatore Sabatino -
Ancora una giornata di sangue in
Iraq. L’esercito statunitense prosegue i suoi raid aerei su Falluja, mentre due
elicotteri americani sono precipitati nei pressi di Baghdad. Intanto giunge la
condanna unanime all’attacco sferrato ieri dai ribelli nei confronti di cinque
chiese cristiane. La cronaca di queste ultime ore nel nostro servizio:
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Notte di fuoco su Fallujah. Il
fuoco statunitense continua a colpire presunte postazioni di terroristi, in
quella che viene considerata la roccaforte della guerriglia irachena. Ma a pagare
con il sangue lo stato di tensione in cui versa il Paese del Golfo sono ancora
una volta i civili. In tre hanno perso la vita nell’attacco di stanotte. I militari
americani hanno spiegato che l’offensiva era diretta contro un rifugio di
militanti legati al terrorista Abu
Musab Al Zarqawi. Ma colpi di cannone sono stati uditi anche questa
mattina, nella parte orientale della città, dove i ribelli hanno risposto al
fuoco con colpi di mortaio e missili RPG. Nella parte sud-occidentale di
Baghdad, invece, due elicotteri americani si sono schiantati al suolo nella
tarda serata di ieri, uccidendo due militari. Colpi di mortaio sono caduti su
un campo di calcio, a Sadr City, il grande sobborgo alla periferia di Baghdad,
dove vengono raccolte le armi consegnate dai miliziani che hanno accettato la
tregua. Non vi sarebbero feriti. Sempre a Baghdad, due colpi di mortaio sono
stati sparati contro un albergo dove sono soliti alloggiare giornalisti e
lavoratori a contratto stranieri. Anche in questo caso nessuna vittima. E la
situazione resta tesa anche nei pressi di Bassora, nel sud del Paese, dove un
ordigno è esploso al passaggio di un convoglio militare. Secondo il comando
militare britannico, almeno un civile è rimasto ferito: si tratta di una
guardia privata. Intanto, è unanime la condanna degli attacchi multipli
sferrati ieri contro cinque chiese cristiane. In prima linea la Casa Bianca,
che sottolinea come si sia trattato di un passo falso da parte della
guerriglia, che così facendo non ha ottenuto altro che l’ulteriore
esasperazione dell’opinione pubblica irachena. Ma il futuro del Paese arabo
continua ad essere incerto, soprattutto sul fronte militare. Se il ministro italiano
alla Difesa, Martino, ha riferito ieri di una possibile riduzione del contingente
entro il 2005, la Corea del sud ha deciso di prolungare di un anno il mandato
delle sue truppe, fino alla fine del 2005. Nuova stoccata, infine, del
segretario generale dell’Onu Kofi Annan: alcune settimane fa aveva definito
illegale l’invasione dell’Iraq, ora ha affermato che l’azione militare
anglo-americana non ha certamente reso il mondo più sicuro.
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Situazione tesa anche nel vicino
Afghanistan. Ad una settimana dalle prime storiche elezioni, nel Paese asiatico
è riesplosa la violenza. Due soldati americani e quattro civili afghani, tra i
quali tre bambini, sono rimasti uccisi in due differenti attentati nel sud e
nell’est del Paese. Tre razzi, inoltre, sono caduti sulla capitale Kabul,
ferendo un’anziana donna. Intanto, prosegue lo spoglio delle schede relativo
alle presidenziali del 9 ottobre scorso. Il capo dello Stato ad interim Hamid
Karzai conferma i favori dei pronostici, conquistando il 71 per cento dei voti.
Ancora un’incursione israeliana
nella notte nel campo profughi di Rafah, nel sud della striscia di Gaza. A renderlo noto un portavoce
dell’esercito dello Stato ebraico. E spuntano i primi dati sull’Operazione
“Giorni di Pentimento”, lanciata nella striscia di Gaza dall'esercito
israeliano il 28 settembre scorso. I palestinesi rimasti uccisi sarebbero in totale
129. Sul fronte politico, sul ritiro israeliano da Gaza - voluto dal premier
Ariel Sharon - il capo dello stato Moshe Katzav vorrebbe fosse tenuto un
referendum nazionale. Ma le posizioni sono contrastanti. Ce ne parla Graziano
Motta:
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Un incontro di chiarimento sulle
rispettive posizioni, in merito al piano unilaterale di ritiro di soldati e
coloni da Gaza e da alcuni insediamenti della Cisgiordania. I rappresentanti
dei coloni hanno manifestato la loro disponibilità a non opporsi allo
smantellamento di villaggi e fattorie solo se deciso da un referendum
nazionale, del quale accetterebbero il risultato. Referendum che vede
favorevole il capo dello Stato Katzav, come ha rivelato oggi il giornale
Maariv, ma al quale finora Sharon si è opposto per evitare ritardi
nell’applicazione del suo piano. L’istituto referendario, infatti, non esiste
in Israele: slitterebbero così i tempi del ritiro di soldati e coloni quando
invece, presentandone il 25 ottobre i particolari in Parlamento, il premier
israeliano potrebbe avviarlo a maggio 2005, per concluderlo in 12 settimane. Un
programma che darebbe soddisfazione agli sforzi di pace di Bush, impegnato
nelle elezioni presidenziali.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Alla fine della prossima
settimana, il segretario di Stato americano, Colin Powell, si recherà in
Estremo Oriente, toccando Giappone, Cina e Corea del Sud. La trasferta del capo
della diplomazia di Washington è stata confermata dal Dipartimento di Stato.
Tra i temi che Powell affronterà, oltre alla questione del nucleare
nord-coreano, figurano anche la guerra contro il terrorismo e la difficile situazione
in Iraq.
Si svolgerà oggi a Tripoli il
mini-vertice tra il presidente sudanese, Omar al-Beshir, e capi di stato dei
Paesi vicini. Al centro del summit, l’allestimento di una base per condurre
trattative dirette con i ribelli del Darfur. Oltre a Beshir ed a Moammar
Gheddafi, saranno presenti i presidenti o capi del governo dell'Egitto, Hosni
Mubarak, del Ciad, Idriss Deby, e della Nigeria, Olusegun Obasanjo.
In Camerun si allunga sulle
elezioni presidenziali dell’8 ottobre scorso l’ombra delle irregolarità. Gli
osservatori del Commonwealth, che hanno vigilato sulla regolarità della tornata
elettorale, hanno denunciato una “mancanza di credibilità nelle liste”, che ha
reso più difficile il voto, pur precisando che “la scelta degli elettori
sarebbe stata rispettata”.
Sette milioni di bielorussi
votano oggi per eleggere i 110 seggi del Parlamento, ma soprattutto per
decidere se modificare la costituzione per consentire un altro mandato al
presidente, Aleksandr Lukashenko. I seimila seggi si sono aperti questa mattina
alle 8.00 locali e chiuderanno questa sera alla 20.00. Il voto, che si svolge
tra timori di brogli, è duramente contestato dalle opposizioni, ma sembra
scontato l’esito favorevole della tornata referendaria.
Sono stati disposti gli arresti
domiciliari per sei mesi nei confronti dell’ex presidente della Costa Rica ed
ex segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, Miguel Angel
Rodríguez, nei cui confronti è in corso un'istruttoria per corruzione e arricchimento
illecito. Rodríguez è al centro di un processo riguardante una cospicua tangente,
pagata dalla compagnia francese Alcatel per l’assegnazione di 400.000 linee telefoniche
cellulari durante il suo mandato presidenziale.
Una scossa di terremoto di
magnitudo 5,6 della scala Richter è stata registrata ieri sera nella parte
orientale del Giappone. Lo ha riferito l’emittente televisiva Nhk, precisando
che il sisma è stato avvertito anche a Tokyo e nelle prefetture limitrofe.
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