RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
289 - Testo della trasmissione di venerdì 15 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Telegramma di cordoglio del Papa per la morte del cardinale
cileno Juan Francisco Fresno Larrain
OGGI IN PRIMO PIANO
Oggi inizia per i musulmani il Ramadan: ai nostri
microfoni l’arcivescovo Michael Fitzgerald
Nominato
ieri senatore a vita Mario Luzi: intervista con il poeta
CHIESA E SOCIETA’:
Prosegue in Messico il 48.mo Congresso eucaristico
internazionale
Si
apre oggi a Roma una Mostra dedicata a Madre Teresa di Calcutta
L’inizio del Ramadan non ha interrotto in Iraq la
catena di violenze, che anzi si sono intensificate da ieri. Decine i morti e i
feriti in scontri e attentati
Il
ritiro israeliano da Gaza inizierà a maggio. L’annuncio di Sharon
Italia: assoluzione
definitiva dall’accusa di associazione di stampo mafioso per Giulio Andreotti.
Dalla Camera il ‘sì’ alla riforma della parte seconda della Costituzione che
passa ora al Senato
15
ottobre 2004
UNA “CORRETTA GESTIONE DELLE DIVERSITA’
BIOLOGICHE”
E UNO “SVILUPPO NON SOLO SOSTENIBILE MA
SOPRATTUTTO SOLIDALE”.
LI
RACCOMANDA GIOVANNI PAOLO II
NEL MESSAGGIO AL DIRETTORE GENERALE DELLA FAO,
JACQUES DIOUF,
IN
OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE
- A
cura di Barbara Castelli -
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“Per
centrare l’obiettivo di un’adeguata sicurezza alimentare è necessaria una
corretta gestione delle diversità biologiche, garantendo la sopravvivenza delle
numerose specie animali e vegetali”. Questa, in sintesi, la riflessione che Giovanni
Paolo II offre per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, sul tema “La
biodiversità al servizio della sicurezza alimentare”. Nonostante i numerosi
ostacoli, spesso dettati da interessi egoistici, dunque, è di fondamentale
importanza che la comunità internazionale tuteli “le immense e insostituibili
ricchezze del pianeta, generando uno sviluppo non solo sostenibile, ma soprattutto
solidale”.
“E’
importante – scrive il Papa in un messaggio indirizzato a Jacques Diouf, direttore
generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e
l’Agricoltura (FAO) – riaffermare il principio che la sovranità sulle risorse
generiche presenti nei diversi ecosistemi non può essere esclusiva, né
convertirsi in causa di conflitti, ma deve essere esercitata secondo le regole
naturali che dettano la convivenza tra i diversi popoli che compongono la
famiglia umana”.
“La solidarietà, intesa come modello di unità
capace di ispirare le azioni degli individui, dei governi, delle organizzazioni
e delle istituzioni internazionali e di tutti i membri della società civile –
prosegue il Papa – lavora per la crescita dei popoli e delle nazioni e ha come
obiettivo il bene di tutti e di ciascuno”. Solo questa forma di solidarietà,
dunque, ha ribadito il Pontefice, ringraziando il lavoro svolto dalla FAO nella
lotta alla povertà, è capace di “consolidare progetti, norme, strategie e
azioni pienamente sostenibili”. “Uno sviluppo solidale – conclude Giovanni
Paolo II – può offrire svariate risposte agli obiettivi della sostenibilità,
tenendo presente non solo la semplice difesa dell’ambiente o un riferimento
astratto alle necessità delle generazioni future, ma ancora di più le esigenze
della giustizia, della equa distribuzione delle risorse e dell’obbligo di
cooperare”.
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LE RADIO CRISTIANE D’EUROPA CONTRIBUISCANO
ALLA COSTRUZIONE ETICA E SPIRITUALE DEL CONTINENTE.
L’AUSPICIO DEL PAPA AI DELEGATI DEL CERC, RICEVUTI IN UDIENZA
- Servizio di Alessandro
De Carolis -
Una testimonianza dei valori del Vangelo che viaggia sull’etere,
difendendo in tutta l’Europa, “dall’Atlantico agli Urali”, la causa della pace
e delle radici cristiane del continente. E’ questa l’“istantanea” scattata oggi
da Giovanni Paolo II del CERC, la Conferenza europea delle Radio cristiane. Il
Papa ha ricevuto in udienza i delegati, rappresentanti delle centinaia di
emittenti affiliate, che in questi giorni partecipano a Roma all’assemblea generale
dell’organismo, a dieci anni dalla sua fondazione, insieme ad un folto gruppo
di pellegrini ascoltatori e amici delle emittenti, in totale 400 persone. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
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Il Pontefice si è rallegrato del lavoro svolto dal CERC in questi anni.
Dalle quattro istituzioni che si unirono nel 1994 per dar vita alla Conferenza
si è giunti alle 650 emittenti del panorama attuale: tutte impegnate, ha
riconosciuto il Papa, nel “consolidare negli ascoltatori la consapevolezza
delle comuni radici cristiane e per stimolarne l’impegno a servizio della
pace”:
“Avete così dato un prezioso contributo
all’edificazione dell'Europa su fondamenti etici e spirituali, favorendo la
comprensione e l'avvicinamento tra i popoli del nostro continente. Vi esorto a
perseverare con generosità in questa importante missione”.
“Le vostre voci, nella varietà dei rispettivi
programmi – ha concluso Giovanni Paolo II, impartendo la benedizione -
continuino a testimoniare Cristo, salvezza del mondo, e ad annunziare a tutti
il suo Vangelo di pace”.
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TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL PAPA
PER LA MORTE DEL CARDINALE CILENO JUAN FRANCISCO
FRESNO LARRAIN
Un pastore che servì la Chiesa e il suo popolo con prudenza e carità pastorale.
Con queste parole, Giovanni Paolo II ha ricordato il cardinale Juan Francisco
Fresno Larraìn, arcivescovo emerito di Santiago del Cile, spentosi ieri dopo
una lunga malattia. Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo dicembre. “Il suo
generoso e intenso lavoro ministeriale”, si legge nel telegramma di cordoglio
del Pontefice, “manifesta il suo grande impegno alla causa del Vangelo”, che dà
prova “del suo profondo amore alla Chiesa e delle sue qualità che lo caratterizzavano”.
VIGILIA DEL 26.MO
ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II:
TRA I PRIMI MESSAGGI AUGURALI AL PAPA, QUELLO DEL
PRESIDENTE CIAMPI.
QUESTA SERA, CONCERTO DELL’ARMATA RUSSA IN AULA
PAOLO VI
- A cura di Alessandro De Carolis -
Circa
9.500 giorni di pontificato. Tanti ne compie domani Giovanni Paolo II, che il
16 ottobre di 26 anni fa saliva al soglio pontificio, primo Papa polacco della
storia. Ma di primati ne sono stati stabiliti molteplici nell’arco del suo
lunghissimo ministero petrino, secondo di tutti i tempi per lunghezza dopo il
pontificato di Pio IX, se si eccettua lo stesso San Pietro. Dai 104 viaggi
internazionali – oltre un milione di chilometri ovvero tre volte la distanza
dalla terra alla luna – alle migliaia di discorsi pronunciati, in Vaticano e
fuori, i record dell’attuale papato sono ormai da tempo oggetto di statistiche.
Ma i “numeri” altro non sono che
il segno della straordinarietà di un servizio pastorale che ha aperto alla
Chiesa la via del terzo millennio cristiano. E gli auguri, in qualche caso già
pervenuti a Giovanni Paolo II, sintetizzano lo spessore di tale servizio. “In
un mondo tormentato da divisioni e squilibri, in cui (…) atti di inaudita
barbarie attaccano i principi stessi del vivere civile – scrive tra l’altro nel
suo messaggio al Papa il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi
- la Sua parola addita la strada dell'indispensabile recupero, nei rapporti fra
individui e fra Stati, dei valori etici e spirituali”. Una lettura condivisa
dal neo arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, intervistato da
Massimiliano Menichetti:
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R. – Giovanni Paolo II è stato
la voce della coscienza dell’umanità davanti alla sfida della violenza che la
barbarie terrorista ha lanciato al mondo. Questa sfida ha provocato alcuni ad
una reazione che è stata quella delle armi, delle bombe, della guerra, ma il
Papa ha insistito nel ricordare la verità profonda che nessuna pace potrà
essere costruita con la legge della forza e solo la forza della legge, cioè del
dialogo, della giustizia e della riconciliazione può costruire la pace.
D. – Da più parti si sottolinea
che il Papa ha un grande coraggio politico, mai disgiunto dall’annuncio del
Vangelo ...
R. – Giovanni Paolo II è
anzitutto il testimone della divinità di Dio, cioè è il mistico che vive
profondamente l’unione con Dio e proprio per questo è profondamente libero
davanti alla complessità della storia, capace di annunciare la verità senza
fare i conti con l’interesse umano. Questo lo rende particolarmente autorevole
davanti alla storia.
D. – 26 anni di pontificato. In
questo periodo, lo scacchiere europeo ha cambiato forma; il Papa continua a
contrastare la logica del totalitarismo ...
R. – Nel suo pontificato sono
avvenuti profondi processi di trasformazione, basti solo pensare alla crisi dei
mondi ideologici, alla fine del socialismo reale, in cui certamente la sua
testimonianza ha avuto un ruolo fondamentale. Ma l’ha avuto proprio perché egli
non si è comportato da politico che calcola soltanto con il visibile; egli si è
comportato sempre da testimone che misura le cose sulla verità anche
invisibile, certe volte sofferta, delle esigenze della giustizia di Dio. Qui è
la sua forza. Questo senso altissimo della trascendenza di Dio davanti alla
quale noi tutti dobbiamo misurarci.
D. – Ecco, nel prossimo libro
del Papa che uscirà in primavera, “Memoria e identità”, sono presenti i mali
che affliggono la terra, ma letti in una chiave di speranza: alla fine, il bene
trionferà e l’uomo si deve impegnare affinché questo accada ...
R. – Ma, io credo che questa sia
la teologia cristiana della storia, e il Papa come testimone di questa visione
di fede, di questa visione teologica, rilegge gli eventi del Novecento proprio
alla luce del disegno di Dio e della sua Provvidenza. Ecco perché egli
individua il volto del male puro, del male assoluto nelle forme della barbarie
che ha prodotto, ad esempio, la Shoah o i genocidi del Novecento. E anche
individua quella sorta di ‘male necessario’ che diventa proprio con le
sofferenze che induce, purificatore, dove non si tratta di dare una sorta di
consacrazione a un’ipotetica bontà dell’ideologia; si tratta semplicemente di
riconoscere davanti a Dio come questa esperienza sia servita di purificazione,
di crescita per innumerevoli persone e coscienze nel mondo.
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Uno spettacolare concerto di 150 coristi
dell’Armata russa celebrerà questa sera l’anniversario del Papa, riempiendo di
suggestioni l’Aula Paolo VI, a partire dalle 18.30. Per l’occasione, sarà il
tre volte premio Oscar, Vittorio Storaro, a curare la coreografia delle luci,
mentre un addobbo di oltre cinquemila fiori abbellirà l’Aula, dono al Papa
della Coldiretti e della Cooperativa Treponti, in collaborazione con la
cooperativa sociale “Il Cammino” di Sanremo. La parte scenica sarà invece
curata dallo scultore Mario Ceroli. Il concerto, ripreso in diretta dalle
telecamere di Rai Uno, sarà trasmesso dalla nostra emittente, per la sola zona
di Roma, sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e sull’onda media di 585
kHz. Per conoscere protagonisti e repertorio, ecco il servizio di Amedeo Lomonaco:
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(coro)
La
musica, la danza e il canto corale. Questa straordinaria miscellanea, innestata
sul tradizionale folklore russo, sarà messa in scena grazie al curatore
dell’intero progetto, il regista Andrea Andermann, che ne sottolinea l’alto
valore simbolico:
“La possibilità di portare
l’Armata Rossa, adesso ‘Armata Russa’ – una vocale che segna un cambio epocale
– è sicuramente un segno forte. L’Armata Russa si presenta al Papa, tra i
principali fautori della caduta del Muro di Berlino, a cantargli e a cantare”.
E tra i molteplici significati dell’esibizione musicale,
organizzata con la collaborazione del Vaticano e del ministero della Difesa
russo, è di grande rilievo la scelta della data. Il concerto si svolgerà,
infatti, alla vigilia dei 26 anni di pontificato di Giovanni Paolo II, che il
Papa festeggerà domani. Una collocazione temporale che, come spiega Andrea Andermann,
non è sicuramente il risultato di una coincidenza …
“Non c’è dubbio che la data non sia stata scelta a caso. E’
un’occasione speciale in attesa che, mi auguro al più presto, il viaggio si
possa fare di ritorno – questo è il viaggio di andata – di una fetta, di un
frammento, come l’Armata Russa che raggiunge il Papa, che canta per lui. E’ un
qualche cosa che, credo, sottolinei una data così significativa!”.
Ma quali sono stati i criteri per la scelta del repertorio?
Ascoltiamo ancora Andrea Andermann:
“Il complesso dell’Armata Russa ha 76 anni di attività, ha
in repertorio oltre 2000 titoli: è un repertorio totalmente russo, di
tradizione folkloristica, cioè popolare; c’è qualcosa di straordinariamente
affascinante nella civiltà russa, nella cultura russa, quello che i russi
chiamano “l’anima russa”: qualcosa di difficilmente descrivibile, qualcosa di
quasi indicibile. I russi sono straordinari: sono i più grandi al mondo per i
cori. Questo è il non plus ultra dei cori. Chi lo ascolterà, chi lo vedrà credo
che avrà un’occasione di scoprire, di mettere un piede in una realtà di questo
straordinario Paese mezzo europeo e mezzo asiatico, quindi, la musica è questo
ponte – come sempre, peraltro, la musica sa fare – di comunicazione delle emozioni”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, Giovanni
Paolo II ha ricevuto in successive udienze il cardinale Julio Terrazas
Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia; il cardinale
Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede;
l’arcivescovo Alain Lebeaupin, nunzio apostolico in Ecuador ;
l’arcivescovo Giuseppe De Andrea, nunzio apostolico in Kuwait, Bahrain, Yemen,
Qatar e delegato apostolico nella Penisola Araba. Infine, ha ricevuto mons.
Jozef Michalik, arcivescovo di Przemysl e presidente della Conferenza
episcopale polacca.
In Camerun, il
Papa ha nominato vescovo di Ebolowa-Kribi il reverendo Jean Mbarga, vicario
generale dell’arcidiocesi di Yaoundé. Nato nel 1956, mons. Mbarga è stato
ordinato sacerdote nel 1981. Ha inoltre nominato vescovo di Edéa mons.
Jean-Bosco Ntep, finora vescovo di Eséka. Sempre in Camerun, il Pontefice ha
nominato vescovo di Eséka mons. Dieudonné Bogmis, finora vescovo titolare di
Gadiaufala e ausiliare dell’arcidiocesi di Douala.
IL DIALOGO TRA CATTOLICI E ORTODOSSI SULLA
QUESTIONE DEL PRIMATO DEL PAPA
- Intervista col cardinale Walter Kasper –
Ieri pomeriggio a Roma è stato
presentato il volume del cardinale Walter Kasper e di altri autori su: “Il
ministero petrino: cattolici e ortodossi in dialogo”. Il libro raccoglie gli
atti del simposio accademico sulla questione del Primato del Papa, organizzato
nel maggio 2003 per iniziativa del Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani. Giovanni Peduto ha chiesto al cardinale Walter Kasper
quali novità emergono da questo volume…
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R. – Come si sa, abbiamo fatto
molti progressi nel dialogo con le Chiese ortodosse nel loro insieme, ma è
rimasto il problema del Primato del Papa, del ministero petrino. Questo
problema è la pietra d’inciampo, la differenza più importante tra la Chiesa
cattolica e le Chiese ortodosse. Perciò abbiamo iniziato questo Simposio, per
preparare ulteriori dialoghi nella Commissione mista internazionale. La novità
è che per la prima volta abbiamo discusso questo problema fondamentale e
centrale per la piena comunione tra gli ortodossi e noi.
D. – Quali sono le principali
difficoltà nel dialogo tra cattolici e ortodossi, proprio al riguardo del
ministero petrino?
R. – Sono diversi, i problemi.
Uno è già quello del fondamento biblico, cioè se Gesù Cristo ha veramente
istituito questo ministero petrino, non soltanto per la persona dell’apostolo
Pietro ma anche per i suoi successori; poi, c’è il problema della tradizione,
come si interpreta – cioè – la tradizione orientale e quella occidentale:
secondo noi, c’è una tradizione continua, uno sviluppo continuo – loro la
vedono diversamente. Il terzo punto è l’interpretazione del Concilio Vaticano I
e anche del Vaticano II: come capire, come interpretare questi due dogmi sulla
giurisdizione e sull’infallibilità del Papa. Abbiamo molti problemi ma abbiamo
anche visto che oggi sono possibili aperture.
D. – Eminenza, una domanda che
molti si pongono: gli ortodossi, come vedono il Papa?
R. – Hanno grande stima per il
Papa attuale e, a livello personale, i contatti sono buoni. E’ una novità che i
Patriarchi di praticamente tutte le Chiese ortodosse, tranne quello di Mosca,
abbiano visitato il Papa o che il Papa abbia reso visita a loro: questa era in
realtà una prassi in vigore già nel primo millennio, queste visite vicendevoli,
ma oggi è una novità. C’è il problema della giurisdizione del Papa;
l’autocefalia è molto importante per gli ortodossi, come anche
sull’infallibilità del Papa ci sono discussioni aperte. Però, abbiamo iniziato
a vivere insieme e lavorare insieme: tramite questa pratica della quotidianità,
cresce anche la mutua fiducia.
D. – Allarghiamo lo sguardo alle
altre Chiese cristiane. Per esse, il problema del Primato ha interesse?
R. – C’è grande interesse. Come
lei sa, nell’enciclica Ut unum sint il Papa ha chiesto a tutte le Chiese
cristiane e le comunità ecclesiali di fare proposte su come esercitare il
Primato petrino in futuro. Abbiamo ricevuto tantissime risposte che abbiamo
analizzato e sintetizzato e poi inviato a tutte le Chiese che hanno risposto.
C’è un dialogo che continua, ma non abbiamo ancora una soluzione. Però, ci sono
aperture, una certa disponibilità anche da parte delle Chiese protestanti,
almeno di discutere su questo punto, perché tutti sentono la necessità, in
questo mondo globalizzato, di avere un centro di riferimento comune.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La
prima pagina, a colori, è dedicata al XXVI anniversario dell'elezione di
Giovanni Paolo II. Il titolo è "Dall'Anno del Rosario all'Anno
dell'Eucaristia".
Una
riflessione del nostro Direttore.
All'interno
sei pagine di approfondimento in merito al solenne avvenimento.
Nelle
vaticane, nel discorso ai partecipanti al Colloquio per i dieci anni di
fondazione della Conferenza Europea delle Radio Cristiane, il Papa ha esortato
a contribuire all'edificazione dell'Europa su fondamenti etici e spirituali,
favorendo la comprensione e l'avvicinamento tra i popoli.
La
biografia del compianto cardinale Juan Francisco Fresno Larrain; il telegramma
di cordoglio del Santo Padre.
Un
articolo di Giampaolo Mattei sulla Concelebrazione Eucaristica presieduta dal
cardinale Angelo Sodano in occasione del IV centenario della morte del beato
Giovanni Giovenale Ancina, Oratoriano, vescovo di Saluzzo.
Nelle
estere, la notizia dell'assassinio, in Sud Africa, di un sacerdote di origine
britannica.
Gli
interventi della Santa Sede rispettivamente sul processo di rafforzamento delle
Nazioni Unite e sul tema dello sviluppo sociale.
Nella
pagina culturale, un articolo di Pietro Borzomati sulla testimonianza di mons.
Raffaello Delle Nocche, vescovo di Tricarico, esemplare pastore della Chiesa
italiana del Novecento.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema delle riforme.
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15
ottobre 2004
OGGI INIZIA PER I MUSULMANI IL RAMADAN
- Intervista con l’arcivescovo Michael Fitzgerald
-
Oggi inizia per i musulmani il mese del Ramadan, un periodo di digiuno e di preghiera particolare. Ogni
anno per questa occasione il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
invia a tutti i musulmani un proprio messaggio. Ne vogliamo parlare con il
presidente dello stesso dicastero, l’arcivescovo Michael Fitzgerald. Giovanni
Peduto gli ha chiesto qual è il significato di questo messaggio ai musulmani:
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R. – E’ una lunga tradizione del
nostro dicastero di inviare un messaggio ai musulmani in questa occasione. E’
cominciato nel 1967, tre anni dopo, dunque, la creazione del dicastero. Quindi,
quasi dall’inizio. E’ un segno di amicizia. La festa che chiude il mese del
Ramadan, la rottura del digiuno, è una occasione festosa, una occasione gioiosa
per i musulmani e noi vogliamo dire che i cristiani si uniscono ai musulmani in
questa occasione. E’ un po’ come a Natale e a Capodanno per noi, che si inviano
gli auguri. Anche questa è un’occasione per inviare degli auguri. Ma negli anni
abbiamo approfittato di questa occasione per riflettere su alcuni temi con i
musulmani. Non è solo, dunque, dire “auguri”, ma anche proporre alcune
riflessioni sulle cose che succedono nel mondo o sui valori che sono comuni
all’islam e al cristianesimo.
D. – I terroristi fomentano lo
scontro tra religioni, come evitarlo?
R. – E’ una domanda difficile,
perché io credo che dobbiamo incoraggiare le persone che rifiutano il
terrorismo, dobbiamo cercare di eliminare le cause che provocano atti di
violenza. Dovremmo cercare di eliminare, dunque, ogni ingiustizia che esiste
nel mondo. Credo che si debba rispondere al terrorismo rinforzando il dialogo e
rinsaldando i rapporti tra cristiani e musulmani.
D. – Certamente, parlare di
dialogo è necessario. Tuttavia non si può nascondere che in taluni Paesi, dove
i cristiani sono una minoranza e la maggioranza sono musulmani, le difficoltà
non mancano…
R. – Sì, ho appena letto un
rapporto dall’Iraq che è molto scoraggiante. I cristiani che sono lì sono sotto
pressione. Questo non possiamo negarlo. E’ vero che in altri Paesi i cristiani
hanno maggiore libertà di culto. In diversi Paesi arabi del Golfo le autorità
hanno messo a disposizione il terreno per costruire delle chiese, non solo per
la Chiesa cattolica, ma anche per altre
Chiese cristiane. Ci sono invece dei Paesi dove questo è più difficile. Nel
nostro dialogo con i responsabili musulmani parliamo di questo e cerchiamo di
ribadire che ci vuole rispetto per il principio della libertà religiosa dappertutto.
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IERI POMERIGGIO, A ROMA, LA SOLENNE COMMEMORAZIONE
DEL BEATO ANCINA,
A 400 ANNI DALLA MORTE, PRESIEDUTA DAL CARDINALE
ANGELO SODANO
- Intervista con padre Edoardo Cerrato -
Ieri pomeriggio, presso l’Oratorio di San Filippo Neri, alla Chiesa Nuova
– Santa Maria in Vallicella – si è tenuta la commemorazione di un grande figlio
di San Filippo Neri, il Beato Giovanni Giovenale Ancina, che fu vescovo di
Saluzzo. Alle 16 vi sono state diverse relazioni che hanno illustrato la figura
del Beato Ancina; alle 19, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, la
concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Sodano, segretario
di Stato.
Il porporato all’omelia ha tratteggiato l’ambiente in cui visse il Beato
Ancina e i personaggi con i quali intrattenne rapporti, tra cui tutta una
fioritura di Santi: San Filippo Neri, San Roberto Bellarmino ... Ne ha messo in
risalto altresì lo zelo di pastore nei due anni di ministero episcopale a
Saluzzo, aggiungendo: “Questa visione della storia della Chiesa non vuol essere
trionfalistica. Gesù stesso ci ha parlato del grano e della zizzania che crescono
congiuntamente nel campo. Accanto all’eroismo di tanti suoi figli, vi è anche
la presenza lacerante del peccato. Accanto all’ardore missionario di tanti
apostoli, vi è anche l’apatia di altri ... Le celebrazioni dei Santi hanno
appunto la funzione di farci riprendere l’amore di prima e proseguire, così,
con rinnovato slancio il nostro cammino apostolico”.
Dopo la Messa è seguito un
concerto, sempre in chiesa, al termine del quale Giovanni Peduto ha avvicinato
padre Edoardo Cerrato, procuratore generale della Confederazione dell’Oratorio
di San Filippo Neri, per un ulteriore illustrazione della figura del Beato
Ancina:
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R. – L’Ancina nacque a Fossano,
in Piemonte, nel 1545; venne a Roma come medico con l’ambasciatore sabaudo
presso la Santa Sede nel 1574, già con una profonda inquietudine che proveniva
dalla nascente vocazione religiosa; frequentò diversi ambienti religiosi
spirituali di Roma e trovò finalmente il luogo che appagava la sua sete di Dio
nell’Oratorio di San Filippo Neri. Conobbe il Santo che gli fu presentato
dall’allora padre Cesare Baronio, il grande padre della Storia ecclesiastica,
con i suoi “Annales”. Il giovane medico rimase conquistato dalla figura di
Filippo Neri al punto tale che il giorno stesso di questo incontro scrisse al
fratello Giovanni Matteo Ancina, che stava ancora a Fossano, una lettera in cui
manifestava la gioia del suo animo ma anche la profonda soddisfazione della sua
mente di uomo colto per l’incontro con San Filippo Neri. Filippo Neri lo
accolse in Congregazione indicandogli che quello era il cammino al quale Dio lo
chiamava; visse fino al 1586 a Roma a contatto con Filippo Neri nella
Congregazione di Santa Maria in Vallicella, dopo di ché fondandosi da parte del
padre Tarugi, poi cardinale, la comunità di Napoli, Filippo permise all’Ancina
di andare a Napoli dove rimase fino al 1596. Quell’anno fu richiamato a Roma
perché si ventilava la sua nomina alla sede vescovile di Saluzzo, ma ovviamente
non si disse nulla all’Ancina: lo si richiamò a Roma con qualche
giustificazione. Quando l’Ancina seppe questo si diede alla fuga: per sei mesi
non fu più ritrovato. Il Papa dovette emettere un editto per obbligarlo a
ritornare a Roma; fu nominato vescovo di Saluzzo. Un episcopato brevissimo: un
anno e mezzo soltanto, perché per un sospetto attentato, un sospetto
avvelenamento, terminò la sua vita. Un anno e mezzo di episcopato veramente
ricchissimo di opere e di governo. Muore nel 1604, il 30 agosto, lasciando un ricordo
eccellente nella sua Chiesa.
D. – Si distinse in particolare
per la sua opera in mezzo ai valdesi e ai protestanti. Può dirci qualcosa?
R. – Il Piemonte era
caratterizzato dalla presenza di valdesi e di calvinisti: e questo creava delle
tensioni. Mons. Ancina, iniziò un’opera molto ferma dal punto di vista
dell’ortodossia, ma anche molto mite dal punto di vista dei metodi al punto
tale che il nipote stesso di Calvino fu convertito dall’Ancina e divenne frate
carmelitano.
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NOMINATO SENATORE A VITA DAL PRESIDENTE CIAMPI
- Intervista con il poeta -
Il poeta Mario Luzi è stato
nominato ieri dal presidente della Repubblica Ciampi senatore a vita. Un bel
regalo per i novant’anni che il poeta fiorentino compirà il 20 ottobre. Scelto
nel 1999 da Giovanni Paolo II per scrivere i testi della Via Crucis del Venerdì
Santo, ha una profonda fede cristiana. Antonella Palermo lo ha intervistato
proprio ieri nella sua casa di Firenze, pochi minuti prima che giungesse la
telefonata del Quirinale. Ecco il suo stato d’animo di fronte alla raccolta di
migliaia di firme per la sua candidatura.
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R. – Mi fa piacere che ci sia
questa simpatia, questa stima, almeno in alcune persone…
D. – Come fa i conti con la
sofferenza?
R. – La sofferenza è un pedaggio
che dobbiamo pagare per essere presenti nella vita, per “essere nell’essere”,
diciamo così ...
D. – Lei ha detto: “La mia
poesia è più ricca di domande che di affermazioni”. Quali sono le sue domande
di adesso?
R. – Un incalzare della nostra
limitatezza verso l’infinità. Oggi, purtroppo, certe domande si sono aggravate.
D. – Quali?
R. – Quelle sul male. Ho sempre
considerato il male – come dire? – il rovescio del bene, anche per la Lettera
di San Giovanni, no? E a volte penso che il male sia anche fuori dalla
responsabilità umana ...
D. – E la guerra, il male della
guerra: lì c’entra l’uomo!?
R. – E’ una volontà sinistra,
nefasta, sbagliata.
D. – “Dottrina dell’estremo
principiante”, è il titolo della sua ultima raccolta. Cosa ha ancora da
imparare?
R. – Tutto! Perché, insomma, le
esperienze che si fanno lasciano integro sia il quesito sia anche il prodigio
della vita. Credo che il principiante sia nella condizione più totale di
aderenza alla vita e al vero. Il più alto grado di consapevolezza è quello di
essere umilissimi: non possiamo essere così presuntuosi di aver capito ...
D. – Chi e cosa l’ha segnata
nella fede in Gesù Cristo?
R. – Ho avuto una madre
meravigliosa ...
D. – Adesso per lei cosa
significa aver fede?
R. – Non disperarsi.
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LA
CHIESA CELEBRA OGGI LA MEMORIA DI SANTA TERESA D’AVILA,
GRANDE MISTICA SPAGNOLA,
RIFORMATRICE DEI CARMELITANI:
IL SUO PILASTRO ERA LA PREGHIERA,
INTESA COME INCONTRO CON GESU’,
LA SUA VITA UNA SINTESI DI AZIONE
E CONTEMPLAZIONE
Oggi la
Chiesa celebra la memoria di Santa Teresa di Gesù, la grande mistica spagnola
nata ad Avila nel 1515, fondatrice delle Carmelitane e dei Carmelitani Scalzi.
E’ stata la prima donna, con Santa Caterina da Siena, ad essere proclamata
Dottore della Chiesa grazie a Paolo VI nel 1970. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Santa
Teresa d’Avila vive in un periodo caldo della storia, il 1500: la divisione
della Chiesa con la Riforma Protestante, la Conquista dell’America, le guerre
di religione, la decadenza della vita spirituale in molte realtà ecclesiali
insieme ad una fioritura di nuovi santi e allo sviluppo delle nuove idee legate
all’Umanesimo. Teresa, figlia brillante e colta di una ricca famiglia spagnola
della Castiglia, decide a 20 anni di lasciare tutto per entrare in un monastero
carmelitano. Ma per 20 anni - dirà lei stessa - conduce una vita spirituale
mediocre. Quando iniziava a pregare - confesserà - non vede l’ora di finire. E’
un lungo periodo di aridità e combattimento spirituale.
A circa
40 anni arriva quella che chiama la sua vera conversione: l’incontro vero con
Gesù, che le cambia la vita. Iniziano le esperienze mistiche, le locuzioni
interiori, le visioni. Vive la cosiddetta Transverberazione: Cristo l’avvolge
“in una fornace d’amore” e riceve la grazia del “matrimonio spirituale”: vive
cioè in unione abituale con Dio. E il Signore la spinge a riformare l’ordine
carmelitano per riportarlo al fervore delle origini.
Fonda i
Carmelitani e le Carmelitane scalze, ma i Carmelitani dell’Antica Osservanza le
fanno una strenua opposizione. E’ un momento di grande tribolazione per Teresa.
Lei fonda tutto sulla preghiera, che vive come un incontro personale di
amicizia con Gesù. La mistica teresiana è molto concreta ed è in antitesi a
quelle tecniche contemplative che attraverso gli sforzi del “non pensare a
nulla” cercano la via dell’estasi: per Teresa tutto deve passare attraverso
l’umanità di Cristo, che ci ama, ci ascolta, ci parla, ci sostiene. Una concezione
che fa dire alla Santa che Marta e Maria devono andare d’accordo: non ci deve
essere opposizione tra azione e contemplazione perché “il Signore vuole opere”
e il “fine della preghiera è produrre opere”: che sono i modi infiniti
suscitati dallo Spirito di amare Dio e il prossimo. Teresa, grande mistica,
fonderà ben 17 monasteri e sarà un’abile organizzatrice. Nella coscienza che
solo “l’amore dà valore alle opere”. Santa Teresa d’Avila muore a 77 anni nel
1582, dopo una vita segnata da grandi grazie ma anche da grandi sofferenze. Il
tutto vissuto secondo una sua celebre esortazione:
“Niente
ti turbi, niente ti spaventi, tutto passa, solo Dio resta, solo Dio basta”.
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15
ottobre 2004
PROSEGUE IN MESSICO IL
48.ESIMO CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE.
UN MILIONE DI FEDELI, SECONDO GLI ORGANIZZATORI,
IERI HANNO PARTECIPATO
ALLA PROCESSIONE PER LE STRADE DI GUADALAJARA
- A cura di padre Pedro Rogriguez -
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GUADALAJARA. = “L’Eucaristia
centro della vita della Chiesa”: questo il tema con il quale sono proseguite
ieri le attività del 48.esimo Congresso Eucaristico Internazionale, in corso a
Guadalajara, in Messico. La giornata ha avuto come momento culminante la
celebrazione della Santa Messa, presieduta dal cardinale Stephen Fumio Hamao,
presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli
itineranti. Dopo la celebrazione si è svolta la solenne processione con il
Santissimo Sacramento, fino alla piazza della Liberazione, nel centro storico
della città, e la benedizione con il Santissimo Sacramento. Gli organizzatori
di questo evento – concelebrazione eucaristica e processione – parlano di un milione
di fedeli presenti. Un altro momento importante è stato rappresentato dalla
preghiera iniziale. Alle 9.00 del mattino le Lodi, presiedute dal cardinale
Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, che
ha indicato i diversi momenti della preghiera, svolta durante il Congresso
Eucaristico, che costituiscono una chiamata a migliorare la vita personale e
comunitaria.
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AL CENTRO
DELL’IMPEGNO DEL NUOVO CAPO DI STATO DEVE RISIEDERE
LA TUTELA DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA.
E’ L’AUSPICIO DELLA CHIESA IN INDONESIA,
DOPO LA VITTORIA ALLE ELEZIONI
PRESIDENZIALI DI SUSILO YUDHOYONO
GIAKARTA.
= La garanzia della libertà e del pluralismo religioso e la tutela delle
minoranze in Indonesia. Sono questi, secondo i leader cristiani indonesiani i
compiti prioritari del nuovo capo di Stato, Susilo Bambang Yudhoyono, vincitore
delle recenti elezioni presidenziali. “La cosa più importante è che il nuovo
presidente difenda la Legge che garantisce la libertà religiosa – ha detto
all’agenzia Ucan padre Antonius Benny Susetyo, della Commissione episcopale per
gli Affari ecumenici e interreligiosi – altrimenti l’immagine dell’Indonesia
agli occhi dell’opinione pubblica internazionale peggiorerà”. “La legge di una
religione non può essere imposta a tutte le altre in una società pluralistica
come quella indonesiana”: ha aggiunto il sacerdote, riferendosi alle pressioni
di alcuni gruppi politici islamici che vorrebbero imporre nel Paese la Sharia,
in contrasto con la laicità dello Stato sancita dalla Costituzione. Sulla
stessa linea il reverendo Nathan Setiabudi, presidente della Comunione delle
Chiese dell’Indonesia, secondo il quale Susilo deve tenere fede alla promessa
di volere essere il presidente di tutti gli indonesiani. Il pastore ha anche
espresso l’auspicio che il nuovo governo estenda finalmente il riconoscimento
legale – attualmente limitato a sei religioni – a tutte confessioni religiose
presenti nel Paese, dove l’85 per cento della popolazione è musulmana. Nel
Paese, intanto, si è verificato un nuovo episodio di violenza ai danni della
comunità cristiana. Due protestanti sono stati uccisi ieri
sera nelle isole Sulawesi. Alcuni sconosciuti armati di spade hanno assalito i
2 cristiani, mentre stavano camminando in una strada affollata. (L.Z.)
AL VIA DOMENICA A
GROTTAFERRATA IL SINODO INTEREPARCHIALE
DELLE CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE CATTOLICHE
BIZANTINE IN ITALIA.
L’INCONTRO SI PROTRARRA’ PER I PROSSIMI TRE MESI
- A cura di Giovanni Peduto -
GROTTAFERRATA. = Le tre
Circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche bizantine in Italia si avviano a
celebrare il loro II Sinodo Intereparchiale in tre sessioni, con inizio
domenica 17 ottobre, in cui si commemorano, secondo il calendario costantinopoliano,
i Santi Padri del VII Concilio ecumenico, e con conclusione il 14 gennaio 2005.
Si tratta delle due Eparchie italo-albanesi, quella di Lungo, in Calabria, e
quella di Piana degli Albanesi, in Sicilia, e del Monastero esarchico di Santa
Maria di Grottaferrata, nei pressi di Roma. I fedeli delle due Eparchie sono i
discendenti degli albanesi di tradizione bizantina del secolo XV, emigrati per
sfuggire all’occupazione ottomana del loro Paese; mentre il monastero di Grottaferrata
trae origine dalla tradizione monastica degli italo-greci dell’Italia
Meridionale del secolo XI, portata alle porte di Roma da San Nilo di Rossano.
Questo monastero, unico sopravvissuto di quell’epoca, celebra quest’anno il
millennio di esistenza (1004-2004). Le tre Circoscrizioni, geograficamente
distanti l’una dall’altra, sono unite nella comune tradizione bizantina. Ciò ha
determinato la Santa Sede ad autorizzare nel 1940 il I Sinodo Intereparchiale
delle tre Circoscrizioni. Queste, benché eredi di una antica permanenza storica
in Italia, sono state costituite come tali soltanto nel secolo XX. Uno dei temi
particolarmente urgenti che saranno esaminati è quello del “Diritto canonico”.
Il Sinodo studierà la proposta del “Diritto Particolare” delle tre Circoscrizioni
che lo celebrano. Un posto centrale poi ha la “Liturgia”, fonte e culmine della
vita ecclesiale. In queste Circoscrizioni è ben sentito anche il tema
dell’ecumenismo, cioè della ricerca della piena unità dei cristiani, in
particolare fra cattolici e ortodossi. La prospettiva generale del Sinodo è
missionaria. La missione fa parte dell’essenza della Chiesa, “apostolica”
perché fondata sulla predicazione degli apostoli e perché “mandata” a predicare
l’Evangelo a tutte le genti in ogni tempo e in ogni luogo.
KUALA
LUMPUR. = Il compito principale a cui sono chiamati i comunicatori cattolici è
quello di promuovere la pace e il dialogo, denunciando la violenza e la
disuguaglianza che affliggono oggi il mondo. E’ questa, in sintesi,
l’indicazione contenuta nel documento finale dell’assemblea annuale della
sezione asiatica di Signis, l’organizzazione mondiale cattolica per il cinema e
la radio-televisione. La sessione si è svolta nei giorni scorsi a Kuala Lumpur,
in Malesia, con la partecipazione di delegati di 16 Paesi del Continente, che
hanno discusso sul tema: “La promozione di una cultura della pace”. I
partecipanti hanno convenuto che in un mondo che sembra essere precipitato in
una folle spirale di violenza e di distruzione, alimentata dal fondamentalismo
religioso e dal cattivo uso dei media, i professionisti della comunicazione
possono giocare un ruolo cruciale. Essi hanno, infatti, un grande potere di
influenzare atteggiamenti, valori e comportamenti sociali. In questo senso, i
comunicatori cattolici, evidenzia il documento finale, hanno il preciso compito
di usare questo loro potere per promuovere la causa della pace. I delegati
hanno quindi individuato tre aree di intervento differenziate nel Continente:
l’Asia orientale, dove l’accelerato sviluppo economico della Cina sta creando
nuovi problemi sociali, economici, politici e ambientali; il sud-est asiatico,
afflitto soprattutto dalla povertà e dalla violenza; e l’Asia meridionale, dove
il problema principale è costituito dal dialogo tra le religioni. (L.Z.)
SI
APRE OGGI A ROMA UNA MOSTRA DEDICATA A MADRE TERESA DI CALCUTTA.
LA BEATA E’ RITRATTA NEGLI SCATTI
DEL FOTOGRAFO ARGENTINO MARIO PODESTA’,
MORTO LO SCORSO ANNO IN IRAQ IN
CIRCOSTANZE ANCORA DA CHIARIRE
ROMA. = Si apre oggi a Roma una
mostra fotografica interamente dedicata a madre Teresa di Calcutta, in
occasione del primo anniversario della sua beatificazione. La rassegna,
allestita fino al 31 ottobre prossimo presso la Galleria Ta Matete, racconta
l’esempio della missionaria attraverso gli scatti del giornalista argentino
Mario Podestà, morto in Iraq lo scorso anno in un incidente d’auto non ancora
chiarito. Intitolata “Madre. Tributo a Teresa di Calcutta”, la rassegna presenta più di quaranta immagini in bianco
e nero di Podestà, suddivise in tre sezioni. L’obiettivo del giornalista,
infatti, non si è limitato a ritrarre la figura di Madre Teresa, le sue rughe,
il fisico fragile provato dalla fatica e dalla malattia e l’amore sconfinato
per i bambini, ma anche la quotidianità di Calcutta, e l’operato delle
Missionarie della Carità, l’impegno coraggioso e instancabile di dare sostegno
e conforto a infermi e moribondi abbandonati per le strade della città. “La
società che deve smettere di guardare – ha scritto Podestà nella sua “lettera
aperta alla speranza – e cominciare a vedere”. Per più di trent’anni in giro
per il mondo, sempre presente dove conflitti bellici e crisi umanitarie dovevano
essere documentate con obiettività e fermezza, Podestà ha scelto la figura
della piccola-grande missionaria, per “tributo a tutti coloro che sono caduti
vittime della guerra, dell’esclusione, dell’oblio, della fame e del terrore in
qualunque forma”. (B.C.)
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15 ottobre 2004
- A cura
di Fausta Speranza -
L’inizio, oggi, del Ramadan non
ha interrotto in Iraq la catena di violenze, che al contrario si sono
intensificate da ieri. Decine i morti e i feriti in una serie interminabile di
scontri e attentati, che attanagliano la popolazione civile. Il servizio di
Roberta Gisotti:
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Un morto e una quindicina i
feriti stamane a Baghdad per l’esplosione di un’autobomba, ma sono state almeno
30 le vittime nell’intero Iraq, nella vigilia del Ramadan. Infuria intanto la
battaglia a Falluja; poco fa le Forze americane hanno arrestato un religioso a
capo dei negoziatori, che tentava di fuggire dalla città, sottoposta da giorni
a martellanti bombardamenti per stanare i guerriglieri di al Zarqawi, che hanno
rivendicato anche i due incredibili attentati di ieri nella zona ‘verde’ di
Baghdad, ritenuta la più sicura del Paese, e che hanno provocato 5 morti, 1
disperso e 18 feriti. E continuano pure i rapimenti e le esecuzioni: è di
questa mattina la notizia dell’uccisione a Mosul di un fotografo Karam Hussein
del consorzio europeo EPA, cui aderisce anche l’Agenzia italiana ANSA, che sta
riproponendo ora i suoi ultimi reportage.
Sul piano diplomatico si
registra oggi la richiesta della Russia agli Stati Uniti e al governo
provvisorio di Baghdad di autorizzare il ritorno degli ispettori Onu per il
disarmo, in seguito alla scomparsa di materiale nucleare nel Paese. Ed ancora
l’annuncio della Polonia di voler ritirare le proprie truppe all’inizio del
2005. Mentre il ministro italiano della Difesa Martino, ha dichiarato oggi che
saranno le condizioni di sicurezza raggiunte dopo le elezioni di gennaio in
Iraq a determinare la data del ritiro del Contingente italiano. Infine da
segnalare l’accorato appello della comunità cristiana irachena – che è giunto
all’Agenzia Fides – per voce di padre Nizar Semaam, fortemente preoccupato per
il sopravvento dei gruppi estremisti ed alcuni Imam che “stanno distruggendo la
società e la convivenza pacifica tra Cristiani e Musulmani” Non sappiamo a chi
rivolgerci – ha detto - per avere protezione e continuare a vivere in questo
Paese. I cristiani in Iraq sono tra i 700 e 800 mila su una popolazione di
circa 23 milioni.
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Il ritiro israeliano da Gaza
inizierà nel maggio prossimo e le operazioni saranno concluse nel giro di 12
settimane: lo ha annunciato il premier
israeliano Sharon davanti alla commissione esteri e difesa della Knesset, il parlamento di Gerusalemme.
Il capo del governo israeliano è più che mai determinato a portarlo avanti,
ed anzi ad accelerare i tempi,
nonostante la sconfitta che ha subito lunedì in parlamento, dove il suo
programma di governo è stato bocciato per l’opposizione di 15 dei 40 deputati
del suo stesso partito, il Likud, contrari al ritiro. Nel contempo, fonti di stampa annunciano la decisione del
premier di ritirare una parte dei soldati inviati nel nord della Striscia di
Gaza e in particolare nel campo
profughi di Jabalya.
Il capo dell'opposizione dello
Zimbabwe Morgan Tsvangirai, accusato di “tradimento” e di “complotto” per
assassinare il presidente Robert Mugabe è stato assolto oggi dall'Alta Corte di
giustizia del Paese africano. Il processo contro Tsvangirai, 52 anni,
presidente del movimento per il cambiamento democratico (Mdc), era iniziato
il febbraio 2003 e si era concluso
esattamente un anno dopo. L'imputato rischiava la pena di morte e in attesa
della sentenza, oggi le strade di Harare erano blindate e controllate da forze
di sicurezza in assetto da guerra. Da parte sua, il presidente dell'Alta Corte,
Paddington Garwe, pronunciando il verdetto, ha detto che l'accusa, in questo
caso lo Stato dello Zimbabwe, “non ha dimostrato l'alto tradimento al di là di
ogni ragionevole dubbio”.
I Paesi africani hanno espresso
ieri “profonda preoccupazione” per la
persistenza del terrorismo malgrado l'impegno internazionale contro di
esso. A conclusione della seconda riunione intergovernativa dell’Unione
africana chiedono “misure più ferme e
una cooperazione internazionale più intensa”. Alla conferenza hanno partecipato
53 delegazioni africane e altre venute da Europa, America e Asia. Proprio ai
partner di altri continenti, l'Africa lancia un appello perché accordino un maggiore appoggio al centro
africano creato allo scopo di
combattere il terrorismo, un appoggio in termini di scambio di informazioni, formazione e ricerca.
Nuovo record per il petrolio,
che ieri ha raggiunto i 54 dollari e 75 centesimi al barile. Al rialzo ha
contribuito anche lo sciopero generale in Nigeria, settimo esportatore
mondiale, motivato proprio dalla protesta per la più equa distribuzione dei
proventi dall’estrazione del greggio. Ma da ieri sera nel Paese africano, in
agitazione da lunedì scorso, è stata decisa la sospensione della protesta. Il
servizio di Giulio Albanese:
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E’ cessato a mezzanotte lo
sciopero generale in corso da lunedì in Nigeria che ha, peraltro, acuito non
poco a livello internazionale la febbre del caro-greggio di cui il Paese
africano è esportatore mondiale. Lo ha annunciato nel pomeriggio di ieri il
capo del Congresso nazionale del lavoro, la principale organizzazione
sindacale, avvertendo però che l’agitazione potrebbe riprendere tra due
settimane se il presidente Oseguno Obasanjo non revocherà l’aumento dei prezzi
dei carburanti. La corruzione legata al business dell’oro nero, è d’altronde
sotto gli occhi di tutti. Il gettito petrolifero degli ultimi 40 anni dovrebbe
aver fruttato alla Nigeria 350 miliardi di dollari: non si capisce allora come
mai il suo prodotto interno lordo sia così disastrato. Era a 32 miliardi di
dollari nel ’98 e a 43 miliardi nel 2002. Va ricordato che lo sciopero di
questi giorni è stato deciso per protestare contro l’aumento del 20 per cento
circa dei prezzi dei carburanti, in un Paese dove la maggioranza dei cittadini
vive con meno di un dollaro al giorno.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Assoluzione definitiva
dall’accusa di associazione di stampo mafioso per il senatore a vita Giulio
Andreotti. La sentenza deliberata dalla Cassazione, stamani, ha dunque
confermato la decisione della Corte d’Appello. I giudici di secondo grado
avevano dichiarato di non doversi procedere contro Andreotti per il reato di
associazione per delinquere “semplice” contestato fino al 1980, ed avevano assolto
l’imputato per insussistenza del reato di associazione a delinquere di stampo
mafioso. “Ora la questione è chiusa”, ha detto Andreotti dopo la notizia del
verdetto ed ha aggiunto: “Voglio sottolineare la grande libertà dimostrata dai
giudici della Cassazione: non perché gli altri non lo siano, ma perché in altre
zone ho visto, in alcune udienze, dei condizionamenti che hanno poco a che fare
con il diritto”.
Sempre in Italia: con 295 sì, 202 no, 9 astenuti é stato
“licenziato” poco fa dalla Camera dei Deputati il disegno di legge che riforma
la parte Seconda della Costituzione. Il testo dovrà ora nuovamente tornare al
vaglio del Senato prima dell’approvazione definitiva. Sui punti chiave della
riforma e le reazioni del mondo politico, il servizio di Alessandro
Gisotti:
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Scompare il bicameralismo perfetto, la Camera dei deputati
sarà l'organo politico, il Senato federale rappresenterà gli interessi
territoriali. Non ci sarannno più i senatori a vita sostituiti dai “deputati a
vita”. E ancora: cambierà il ruolo del Capo dello Stato “garante dell'unita'
federale della Repubblica” e il Primo ministro – che sostituisce il presidente
del Consiglio – diventerà più forte. Introdotte sfiducia costruttiva e norma
anti-ribaltone. E poi, entrano in Costituzione devolution e federalismo
fiscale. Sono queste le novità più significative contenute nei 43 articoli
della Costituzione, “riformata” dal disegno di legge, varato dal governo Berlusconi.
Infuriano, intanto, le polemiche tra Ulivo e Casa delle Libertà. Per il
centro-destra la riforma rafforza opportunamente i poteri del premier, come già
previsto dalla Bicamerale presieduta da D’Alema. Il centro-sinistra parla,
invece, di deriva plebiscitaria che indebolisce il Parlamento e promette
battaglia quando gli elettori saranno chiamati con referendum a confermare o
meno la riforma voluta dal governo. La polemica tra i due poli si era,
peraltro, accesa già con il via libera, ieri, da parte del Senato alla delega
in materia ambientale. Un maxiemendamento sul quale l’esecutivo ha posto la
fiducia e che è stato aspramente criticato dal centrosinistra. L’Ulivo punta il
dito, in particolare, contro la norma che prevede la depenalizzazione dei reati
di abuso edilizio in aree con vincolo paesaggistico. Sul fronte fiscale,
infine, il vicepremier Fini ha annunciato stamani che una riduzione delle tasse
sarà probabilmente presente nel testo della Finanziaria.
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Il Perù presenta oggi al
Giappone una nuova richiesta di estradizione a carico dell'ex presidente
Alberto Fujimori, per corruzione, dopo quella già avanzata per violazione dei
diritti umani. Fujimori, nato in Perù da genitori entrambi di origine
giapponese e per questo in possesso della cittadinanza nipponica oltre che di
quella peruviana, vive dal novembre 2000 a Tokyo dove si era rifugiato poco prima di essere deposto dalla carica
in patria. La prima richiesta di estradizione, presentata dal governo dell'attuale
presidente Alejandro Toledo, è stata respinta di fatto dal Giappone, anche se
formalmente Tokyo ha chiesto ulteriori spiegazioni. Il Giappone non ha mai
consegnato un suo cittadino per reati commessi all'estero in mancanza di un
trattato di estradizione con il Paese richiedente. Tokyo ha un trattato di
estradizione solo con gli Stati Uniti
e, dal 21 giugno 2002, con la Corea del sud. Secondo documenti diffusi di
recente dall'ambasciata peruviana a
Tokyo, Fujimori compare nella lista dei dieci capi di stato e di governo più
corrotti al mondo. E' sesto, dietro noti dittatori come Suharto, Marcos e
Milosevic, grazie ad un 'tesoro' in nero di circa 600 milioni di dollari.
In
Nepal, i guerriglieri maoisti che combattono contro la monarchia hanno
annunciato un periodo di tregua nei confronti del governo in occasione delle
festività indù, che iniziano la prossima settimana. Al momento, non è giunta alcuna
risposta immediata del governo.
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