RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
288 - Testo della trasmissione di giovedì 14 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Ucciso in Sudafrica un sacerdote
impegnato a fianco dei malati di Aids
Resta
drammatica la situazione nella Repubblica Dominicana dopo il passaggio
dell’uragano Jeanne
La Chiesa
in Vietnam fortemente preoccupata per la nuova legge sulle credenze religiose
Ogni anno nei Paesi poveri muore mezzo
milione di donne incinte
Iraq e
globalizzazione al centro del terzo Forum sociale europeo al via oggi a Londra
Inaugurato l’anno accademico 2004/2005 all’Università
Pontificia Salesiana
Diversi morti in vari attacchi ed esplosioni in
Iraq, mentre gli aerei americani bombardano Falluja
Ancora vittime tra i palestinesi in un raid
israeliano nella Striscia di Gaza
Dal
giudice generale della Corte di giustizia europea parere negativo alla legge
italiana sul falso in bilancio
14
ottobre 2004
RICERCARE
SEMPRE UNA “MISURA ALTA DELLA VITA CRISTIANA”:
E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI PALLOTTINI,
RICEVUTI STAMANI
IN OCCASIONE DEL LORO CAPITOLO GENERALE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Per
svolgere la vostra missione “è necessario mantenersi saldamente ancorati a
Cristo, che san Vincenzo Pallotti amò e servì con eroica fedeltà”: è la viva
esortazione di Giovanni Paolo II rivolta ai partecipanti al Capitolo generale
della Società dell’Apostolato Cattolico, meglio noti come Pallottini, ricevuti
stamani in Vaticano. Il Papa ha salutato, in particolare, il nuovo rettore
generale, padre Fritz Kretz ed i fratelli della famiglia pallottina che
“operano generosamente in varie parti del mondo”. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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“Solo persone totalmente protese
alla ricerca di una misura alta della vita cristiana possono compiere
scelte pastorali di grande efficacia apostolica”: è la riflessione offerta dal
Papa ai Pallottini in un discorso sulle sfide religiose che “l’istituto deve
affrontare in questo momento storico”. In particolare, il Pontefice ha
sottolineato che per essere fedeli allo spirito delle origini è necessaria “una
costante formazione e una condivisa ansia missionaria”. D’altro canto, li ha
esortati affinché a fondamento di tutto questo “ci sia un’intensa preghiera e
un’assidua vita sacramentale, centrata sull’Eucaristia”. E ancora, “spiritualità
e apostolato, formazione e missione sono le due facce di quell’unica perfezione
evangelica, che traspare in modo esemplare nell’esistenza di San Vincenzo Pallotti”.
Voi, sacerdoti e religiosi Pallottini, ha detto ancora, “siete come il tronco
del grande albero che, mediante la partecipazione dei laici all’originaria
intuizione carismatica, estende i suoi rami nei diversi ambienti sociali, per
animarli di autentico spirito evangelico”.
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LA CONGREGAZIONE PER IL
CULTO DIVINO HA PUBBLICATO OGGI UN SUSSIDIO
PER LA
CELEBRAZIONE DELL’ANNO EUCARISTICO
- Intervista con mons. Domenico Sorrentino -
E’
stato pubblicato oggi dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina
dei Sacramenti un sussidio per la
celebrazione dell’Anno Eucaristico che sarà inaugurato solennemente dal Papa
domenica prossima. Il documento intitolato “Anno Eucaristico: suggerimenti e
proposte” vuole offrire alle varie realtà ecclesiali degli spunti e degli
stimoli per vivere al meglio questo evento. Tra le proposte, oltre a quella di
ravvivare in tutte le comunità la
celebrazione dell’Eucaristia domenicale, l’invito all’adorazione eucaristica
perpetua e l’appello a iniziative di solidarietà come segno dell’autenticità della fede nel mistero eucaristico.
Il sussidio esorta anche a educare allo “stare in chiesa” con particolare
riferimento alla partecipazione interiore durante la Messa, al silenzio e al
clima di raccoglimento, ricordando anche il carattere festoso dell’Eucaristia
che esprime la gioia per il Cristo risorto. Ma sul documento ascoltiamo l’arcivescovo Domenico Sorrentino, segretario
della Congregazione per il Culto Divino, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – E’ un documento che ci è
stato richiesto dal Santo Padre nella sua Lettera “Mane nobiscum Domine”.
Il Santo Padre ha lasciato alle Conferenze episcopali e alle singole diocesi il
compito di dare corpo all’Anno dell’Eucaristia, ma ha voluto che la nostra
Congregazione desse alcuni suggerimenti e facesse alcune proposte che sono poi
lasciate alla libera valutazione di ciascuna realtà ecclesiale. Dunque, il
documento non propone di per sé delle cose ‘da fare’ in termini universali;
semplicemente apre degli scenari, ricorda delle tematiche, sottolinea delle
opportunità.
D. – Ci saranno chiese aperte
per l’adorazione eucaristica perpetua?
R. – Questa è una delle cose più
consigliate, dal Documento per questo anno. Bisognerà fare in modo che i fedeli
riscoprano insieme con la celebrazione dell’Eucaristia, anche l’adorazione
dell’Eucaristia fuori dalla Messa e a questo scopo offrire delle opportunità è
certamente una cosa lodevole.
D. – Il Papa chiede anche gesti
di solidarietà ...
R. – Questo è un aspetto molto
bello della Lettera apostolica del Papa. Parlando dell’Eucaristia come
principio di comunione e di carità, il Papa ricorda quello che da sempre la
Chiesa ha vissuto. Non si può vivere un’autentica comunione con Gesù senza
vivere anche la comunione con i fratelli e in modo particolare la solidarietà
verso i fratelli più deboli e poveri. Quest’anno potrebbe essere un’occasione
per le singole diocesi, per le parrocchie, di mettere a fuoco particolari
problemi che investono la solidarietà.
D. – I fedeli dovrebbero
partecipare con maggiore intensità alla celebrazione eucaristica. Come?
R. – Secondo le norme
liturgiche: se vengono colte e praticate, danno tutta la possibilità di una
partecipazione realmente attiva, cosciente e fruttuosa. Si tratta di capire il
senso della celebrazione eucaristica, di qui l’importanza di una catechesi
adeguata. Il Papa parla di “mistagogia”, termine antico che significa
“introduzione al mistero a partire dai segni”. Ecco, allora, una prima cosa che
i fedeli dovrebbero fare quest’anno: rendersi più conto di ciò che sta dentro i
segni dell’Eucaristia.
D. – Come parlare
dell’Eucaristia ai lontani?
R. – Spiegando le dimensioni
dell’Eucaristia non soltanto dal punto di vista celebrativo ma anche dal punto
di vista del suo messaggio sociale. Una delle cose che è particolarmente
sottolineata, in questa Lettera apostolica del Papa, è che l’Eucaristia è anche
progetto, non è soltanto celebrazione. Chi comprende il suo significato,
diventa una persona eucaristica con tutta la sua esistenza, capace di portare
dunque nei luoghi della vita – dalla politica, all’economia, alla cultura,
all’arte – di portare il senso dell’Eucaristia, il senso del ‘grazie’ –
Eucaristia significa ‘grazie’ – il senso della solidarietà, il senso della
gioia ... Ecco, in questo nostro documento si troveranno tante linee di
spiritualità eucaristica che potranno aiutare a vivere l’Eucaristia nella vita
di ogni giorno, dunque a trasferirla nel vissuto. Ecco: presentarla ai lontani
significa dare testimonianza nella vita di ogni giorno di tutto ciò che
l’Eucaristia è.
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“EUCARISTIA, MISTERO DI
COMUNIONE E DI MISSIONE”: E’ IL TEMA CENTRALE
DELLA TERZA GIORNATA DI LAVORI DEL CONGRESSO
EUCARISTICO
INTERNAZIONALE, A GUADALAJARA IN MESSICO
- Servizio di padre Pedro Rodriguez -
“L’Eucaristia, mistero di
comunione e di missione”, è questo il tema che ha caratterizzato ieri la terza
giornata di lavori del 48.mo Congresso eucaristico internazionale, in corso a
Guadalajara in Messico. Una giornata ricca di eventi e testimonianze, come ci riferisce
dalla città messicana il nostro inviato, padre Pedro Rodriguez:
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Il cardinale Francis Arinze ha
presieduto nella mattinata la concelebrazione e ha invitato i congressisti a
prendere sul serio la centralità dell’Eucaristia. Nell’omelia, il porporato -
prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
- ha sviluppato le idee centrali del tema: Eucaristia, mistero di comunione ed
Eucaristia, mistero di missione. Dopo, la delegazione africana ha presentato le
testimonianze sulla situazione concreta di come si vive l’Eucaristia in questo
continente. Sempre ieri si è radunato il Consiglio mondiale della Federazione
di adorazione notturna. I partecipanti al Congresso sono stati invitati a
diverse manifestazioni culturali e del folklore messicano, specificamente dello
Stato di Jalisco. Il sacerdote camilliano, Silvio Marinelli, da 4 anni a Guadalajara,
svolge l’apostolato nell’attenzione agli ammalati e parla ai nostri microfoni
dei frutti che può produrre il Congresso eucaristico nell’ambito sociale:
“Qui in Messico il 30-35 per cento della popolazione non ha nessuno
appoggio dallo Stato. Gli ospedali pubblici sono aperti per questa gente, ma
molte volte devono pagare alcuni esami ed anche le medicine. Quindi, bisogna
fare qualcosa in tutte le parrocchie perché questa gente sia rispettata ed
aiutata nelle sue necessità. E’ molto importante”.
Da Città di Guadalajara, per la
Radio Vaticana, padre Pedro Rodriguez.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina,
Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze l’arcivescovo André Dupuy,
nunzio apostolico in Venezuela; il signor Roberto José Simán Jacir,
ambasciatore di El Salvador, in visita di congedo; il signor Henri Antoine
Turpin, ambasciatore del Senegal, in visita di congedo; e il signor
Alberto Montagne Vidal, ambasciatore del Perù, in visita di congedo.
Negli Stati Uniti, il Papa ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Columbus,
presentata da mons. James Anthony Griffin ed ha nominato suo successore mons.
Frederick Francis Campbell, finora vescovo titolare di Afufenia ed ausiliare di
Saint Paul and Minneapolis. Ancora negli USA, il Papa ha accettato la rinuncia
al governo pastorale della diocesi di Grand Island, presentata da mons.
Lawrence James McNamara, per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato suo
successore mons. William J. Dendinger, del clero dell’arcidiocesi di Omaha,
finora parroco della “Saint Stephen the Martyr Parish” in Omaha. Sempre
negli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di Harrisburg il
reverendo Kevin Carl Rhoades, del clero della medesima diocesi, finora rettore
del Mount Saint Mary’s Seminary a Emmitsburg, Maryland.
In Germania, il Papa ha nominato
ausiliari dell’arcidiocesi di Paderborn il mons. Manfred Grothe, vicario
generale della medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile
di Ippona Zárito e il reverendo Matthias König, del clero della medesima
arcidiocesi, parroco di Paderborn Schloß Neuhaus, assegnandogli la sede
titolare vescovile di Elicroca.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Iraq con un articolo dal titolo "Non si ferma la
strategia dell'orrore": tre uomini decapitati dai terroristi che li
avevano rapiti; uccisi quindici militari della Guardia nazionale.
Allegato
al giornale un Documento della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti dal titolo "Anno dell'Eucaristia; suggerimenti e
proposte".
Nelle
vaticane, l'udienza del Papa all'Assemblea generale della Società dell'Apostolato
Cattolico (Pallottini).
L'articolo
dell'inviato Gianfranco Grieco sul 48 Congresso Eucaristico Internazionale a
Guadalajara, in Messico.
Nelle
estere, per la rubrica dell'Atlante geopolitico un articolo di Giuseppe Maria
Petrone dal titolo "Le pacifiche proteste di Lipsia portarono 15 anni fa
alla caduta del Muro".
Unicef:
milioni di bambini vivono in miseria in Europa orientale e in Asia centrale.
Nella
pagina culturale, due contributi - rispettivamente di Franco Patruno e di Mario
Gabriele Giordano - in merito allo sceneggiato televisivo in due puntate sulla
Monaca di Monza: un tema difficile, un film di qualità.
Nelle
pagine italiane, in rilievo il tema delle riforme.
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14 ottobre 2004
OGGI POMERIGGIO LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME DEL CARDINALE WALTER KASPER
INTITOLATO “IL MINISTERO PETRINO:
CATTOLICI E ORTODOSSI IN DIALOGO”
- Intervista con Joannis Zizioulas, metropolita di
Pergamo -
Oggi pomeriggio alle ore 17.30,
presso il Centro Dionisia per le arti e le culture a Roma, si terrà la
presentazione del volume del cardinale Walter Kasper ed altri autori, dal
titolo “Il Ministero Petrino: cattolici ed ortodossi in dialogo”, edito da
Città Nuova. Il libro raccoglie gli atti del Simposio accademico sul ministero
Petrino, organizzato nel maggio 2003 dal Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani. Tra i relatori a quel Convegno c’era anche il Metropolita
di Pergamo Joannis Zizioulas, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico.
Giovanni Peduto lo ha intervistato:
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D. – Nella Ut Unum Sint,
il Papa ha lanciato un appello alle varie Chiese cristiane perché si cerchi
insieme un modo nuovo di esercitare il primato petrino: c’è qualche idea in proposito?
R.
– WELL, THIS INVITATION OF HIS HOLINESS, THE POPE, IS VERY IMPORTANT ...
Direi che questo invito del Papa
è molto importante: infatti, è ora la prima volta che iniziamo a riflettere su
questo punto. Gli ortodossi hanno partecipato ad un certo numero di incontri,
il più importante dei quali era stato organizzato dal Vaticano sotto la guida
del cardinale Walter Kasper. Direi che ci sono idee nuove, ma siamo proprio
all’inizio!
D. – Come vedono gli ortodossi
oggi il Papa?
R. – THE ORTHODOX WOULD NOT HAVE ANY OBJECTION TO THE
PRIMACY ...
Gli ortodossi non sono contrari al primato del Papa, sempre che esso sia
esercitato a determinate condizioni, e cioè che il Pontefice non possa prendere
alcuna decisione senza l’accordo degli altri vescovi e che i vescovi non
possano decidere nulla se non in presenza del Papa, senza l’accordo del Papa.
In questo quadro noi consideriamo il ministero del Papa. Oggi, ovviamente, il
Papa esercita il suo primato in maniera diversa, ed è questo il motivo per cui
si manifestano disaccordi e differenze con gli ortodossi.
D. – Giovanni XXIII diceva: “E’
molto più quello che ci unisce che quello che ci divide …” ...
R. – WELL, THIS IS TRUE, BECAUSE WE HAVE BEEN UNITED
FOR ONE THOUSAND ...
In realtà, è vero: noi siamo stati uniti per mille anni; condividiamo la
stessa tradizione ... Purtroppo, nel periodo successivo – nei secondi mille
anni – sono intervenuti fatti nuovi nella dottrina della Chiesa cattolica
romana, alcuni sviluppi verificatisi senza la collaborazione della Chiesa
ortodossa d’Oriente. Per questo, nonostante ci siano molte cose che ci
uniscono, ci sono ancora molte cose che ci dividono!
D. – Cosa c’è in questo volume
che la colpisce in modo particolare?
R. – THE MOST STRIKING THING IS MOST OF ALL THE
DISCUSSION ITSELF. ...
Quello che più
colpisce è la discussione in se stessa: l’incontro, cioè, tra Chiesa ortodossa
e Chiesa cattolica romana per discutere di questi argomenti. Questa è la cosa
più importante. Poi, si tratta di un libro importante perché in esso
l’argomento è trattato da diversi punti di vista: dal punto di vista della
Bibbia, quello dei Padri della Chiesa e della tradizione canonica, e dal punto
di vista della teologia sistematica. E’ praticamente un trattato ‘quasi’
completo del problema. Anche io ho dato il mio contributo con le mie
considerazioni a questo volume, e sono convinto e spero che queste riflessioni
possano indicare la direzione in cui, nel futuro, il dialogo dovrebbe muoversi
affinché possiamo raggiungere un consenso su questo punto tanto delicato.
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LE DIFFICOLTA’ E LE SPERANZE DEI
CRISTIANI CHE VIVONO NEI PAESI DEL NORD AFRICA AL CENTRO DELL’ODIERNA
CONFERENZA DI MONS. TEISSIER, ARCIVESCOVO DI ALGERI, NELLA SEDE DELLA RADIO
VATICANA
- Intervista con mons. Teissier -
La
situazione dei cristiani nei Paesi del Nord Africa, gli aspetti peculiari della
Chiesa algerina. Sono questi i principali temi affrontati dall’arcivescovo di
Algeri, mons. Henri Teissier, durante l’incontro avvenuto questa mattina nella
sede della Radio Vaticana. Per saperne di più, ascoltiamo il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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L’arcivescovo
di Algeri ha sottolineato gli sforzi volti alla promozione del dialogo interreligioso,
tema al centro dell’assemblea plenaria dei vescovi della Conferenza episcopale
del Nord dell’Africa. Su questa conferenza, in programma fino a sabato prossimo
a Roma, ascoltiamo mons. Teissier:
“Noi
vescovi dei quattro Paesi del Maghreb, ci incontriamo in questi giorni per studiare
lo sviluppo delle nostre Chiese. A tal proposito sono da rilevare due aspetti:
il primo è l’arrivo di numerosi studenti africani, provenienti dal Sud del
Sahara; la seconda cosa è la nascita di nuovi gruppi di cristiani delle Chiese
evangeliche”.
Il
presule ha quindi delineato la situazione della Chiesa negli Stati del Nord
Africa e ha affrontato la questione dei rapporti tra cristiani e musulmani:
“Noi
siamo una minoranza. In questi Paesi, tutta la popolazione di origine libica,
tunisina, algerina o marocchina è musulmana. Ci sono alcuni che pensano che noi
siamo nemici, cristiani e musulmani: non è vero! Come cristiano non posso
essere nemico di nessuno!”.
Il
dialogo, dunque, come strumento per la comprensione tra i popoli. Ma come edificare
una Città di Dio fondata sulla giustizia e sul rispetto reciproco? Ascoltiamo
ancora l’arcivescovo di Algeri:
“Il
dialogo si fa attraverso il lavoro quotidiano. Noi ricordiamo che Sant’Agostino
era un algerino. La Città di Dio non è la città della legge, della Chiesa, o
della teocrazia: è una città spirituale che si fa con le persone che aprono il
loro cuore alla chiamata di Dio”.
Mons
Teissier ha tracciato, infine, la storia della Chiesa algerina, una Chiesa – ha
precisato – dell’Algeria e non semplicemente in Algeria.
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I VESCOVI ITALIANO
PRESENTANO UN DOCUMENTO SUI MASS MEDIA
CHIEDENDO REGOLE, PER GARANTIRE “UN CORRETTO
RAPPORTO
DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE CON LA POLITICA E
L’ECONOMIA
Formare operatori nel campo
della comunicazione, sfruttare al meglio le risorse disponibili, investire
risorse in un settore cruciale anche per lo sviluppo della democrazia. Sono le
linee guida di “Comunicazione e missione”, il nuovo “Direttorio sulle
comunicazioni sociali nella missione della Chiesa” approvato nell’ul-tima
assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (CEI) e presentato
stamattina a Roma. Ce ne parla Andrea Sarubbi:
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“Un sistema compiuto di regole”,
per garantire “un corretto rapporto dei mezzi di comunicazione con la politica
e l’economia”. I vescovi italiani chiedono un intervento deciso, in un settore
in cui “le tecnologie ed i processi della comunicazione sociale sono sempre più
collegati con il sistema economico e commerciale”.
Il rischio attuale è infatti
quello dell’oligopolio, con tutti i suoi risvolti. Uno politico, perché “il
ruolo ed il controllo dei media sono diventati decisivi per gli assetti del
Paese e per lo sviluppo della democrazia”. L’altro sociale, perché gli
investimenti richiedono pubblicità, e questa ha bisogno di ascolti: il
risultato – si legge nel documento – è “l’appiattimento verso il basso” dei
programmi, una comunicazione sempre più caratterizzata dal “dilagare della
violenza, della volgarità e della pornografia, di continui attentati
all’intelligenza ed al corpo umano”.
Fatta la denuncia, la Chiesa
propone una via da percorrere. Quella del pluralismo, della “partecipazione
pubblica” alle decisioni che contano in materia di comunicazione: in questo
senso, possono giocare un ruolo le autorità di garanzia e le stesse
associazioni di telespettatori. “L’assenza di controllo e di vigilanza –
scrivono infatti i vescovi – finisce per favorire un uso indiscriminato di
strumenti potentissimi che, se mal utilizzati, producono effetti devastanti
sulle coscienze delle persone e nella vita sociale”.
Il primo filtro è la famiglia, purtroppo considerata oggi
mero soggetto di consumo. Il secondo può essere la stessa Chiesa, chiamata a combattere
con un linguaggio nuovo la “devastante deriva sociale e culturale”. Molte sono
infatti le opportunità che si aprono, e rinunciarvi “significa perdere
rilevanza”. Eppure, in molti casi le comunità ecclesiali “stentano a comunicare
o non ne avvertono affatto la necessità”.
Investire risorse in questo
campo, dunque, può essere fondamentale. Perché la comunicazione ha uno
“spiccato accento missionario”, e perché – mai come oggi – può creare “nuove
opportunità d’incontro e di scambio anche tra le diverse esperienze religiose”:
proprio grazie ai mass media, infatti, le religioni possono portare un
“contributo alla costruzione della pace, nella giustizia e nella solidarietà”.
Più sacerdoti in TV, allora? No, o almeno non in “programmi di mero
intrattenimento”, né “quando la loro presenza può suscitare turbamento o
scandalo tra i fedeli”: chi parla abitualmente davanti ad un microfono – ricorda
anzi il testo – deve essere autorizzato dal vescovo.
**********
AL VIA OGGI POMERIGGIO, A
ROMA, L’ASSEMBLEA DELLA
CONFERENZA EUROPEA DELLE RADIO CRISTIANE IN EUROPA,
NEL DECENNALE DELLA NASCITA DELL’ORGANIZZAZIONE, CHE RIUNISCE
OLTRE 650 RADIO DEL VECCHIO CONTINENTE
- Intervista con Luigi Bardelli -
Favorire la comprensione fra i popoli, difendere i diritti della persona
umana, lavorare alla costruzione di una nuova Europa che non trascuri i valori
etici e spirituali: è questo l’obiettivo della CERC, la Conferenza europea
delle radio cristiane in Europa, che oggi pomeriggio si riunisce a Roma per
l’apertura della sua Assemblea generale. Un evento di tre giorni dal profondo
significato, giacché proprio quest’anno si celebra il decennale della nascita
della CERC. Il sodalizio radiofonico è nato, infatti, nel 1994 per una
iniziativa di quattro organizzazioni: l’italiana Corallo, la spagnola Radio
Cope la portoghese Radio Renascenza e la francese Radio RCF. Attualmente, la
CERC associa oltre 650 emittenti cristiane europee di 15 nazioni diverse ed è
rappresentata nel Consiglio d’Europa tra le Organizzazioni non governative. Sul
tema centrale dell’Assemblea - “Fede e comunicazione nell’Europa di oggi” -
Rosario Tronnolone ha intervistato il presidente della Conferenza delle radio
cristiane in Europa, Luigi Bardelli:
**********
R. – Si è sottolineato quello
della fede, perché l’Europa sta vivendo un momento particolare, con scossoni
non indifferenti, che interpellano sicuramente la fede. Noi diciamo e diremo
durante tutto il convegno che non è tanto in gioco la fede, ma sono in gioco
diritti fondamentali della convivenza umana nei quali, certo, la fede ha da
dire la sua. La preoccupazione ci scuote, perché oggi per la scienza, la
tecnica e per certe tendenze di tipo politico, i problemi che l’Europa deve
affrontare sono molti: di convivenza e di relazione all’interno e di convivenza
e relazione con i nuovi popoli e soprattutto con gli immigrati che arrivano nel
nostro continente. Il problema, quindi, della comunicazione e della fede si
pone in maniera vivissima.
D. – Qual è nello specifico il
ruolo delle radio cristiane in questo nuovo scenario europeo?
R. – Naturalmente le radio
raccontano la vita. Tuttavia si deve raccontare tutto quello che sta avvenendo
anche fatti che ci preoccupano in questi tempi su alcuni temi fondamentali –
come, ad esempio, l’assetto della famiglia – c’è da raccontarli e c’è da porli
in discussione con corretto spirito critico a confronto con le altre tesi. Ma,
soprattutto, in questa Europa c’è anche da raccontare, per fortuna, tanto bene
che c’è ed è spesso quello silenzioso, quello che non è sotto i riflettori. Se
le radio cristiane cominciano allora a raccontare queste cose, credo che
possiamo contribuire a dare una svolta, a far ripensare che non ci sono solo le
emergenze, che i media televisivi propongono, ma c’è davvero anche tanto bene.
Basti pensare alle opere di accoglienza, le opere di carità che tutto il mondo
cristiano mette in atto in tutta Europa quotidianamente per l’accoglienza dei
più diseredati, dei poveri, dei pellegrini, per chi arriva alla vita, per le
nuove vite, contro i nuovi sfruttamenti. Questa rappresenta tutta una vita
silenziosa che avviene e che rischia di passare sotto silenzio, poiché emergono
soltanto alcuni fatti clamorosi, che sono poi quelli che diventano magari
esempi di volontariato e non. Bisogna parlare del quotidiano, che racconta la
grande tradizione del popolo cristiano, della Chiesa, dei suoi missionari,
delle sue suore, dei suoi sacerdoti e di tutta la comunità cristiana.
**********
E, stasera, per il decennale della Conferenza delle Radio Cristiane in
Europa, nella chiesa romana di San Lorenzo “in piscibus” si terrà un concerto
diretto da mons. Marco Frisina, direttore dell'Ufficio liturgico del Vicariato
di Roma. L’evento musicale, a partire dalle ore 21,30, sarà trasmesso dalla
nostra emittente in radiocronaca diretta in lingua italiana – per la zona di
Roma in onda media di 585 kHz e modulazione di frequenza di 105 MHz – e,
contemporaneamente, da tutte le radio aderenti alla CERC.
IL FUTURO DELLE RISORSE ENERGETICHE TRA RUSSIA E
CINA,
AL CENTRO DELLA VISITA DEL PRESIDENTE RUSSO PUTIN A PECHINO
- Intervista a Fabrizio Dragosei -
Lotta al terrorismo,
adesione di Mosca all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e gestione
delle risorse energetiche in primo piano oggi a Pechino, in Cina, per la visita
ufficiale del presidente russo Putin. Le delegazioni cinese e russa hanno già
firmato stamani un documento in sostegno dell’ingresso di Mosca nel WTO,
proprio mentre Putin si accinge ad incontrare il presidente cinese Hu Jintao. I
colloqui toccheranno anche la questione del futuro grande oleodotto dell'Est,
destinato a convogliare il petrolio siberiano verso le coste del Mar del
Giappone o – con una variante – verso la Cina. Una decisione sul tracciato
dell’impianto – ha fatto sapere il Cremlino – non verrà comunque presa prima
della fine dell'anno. Ma perché i rapporti economici tra Mosca e Pechino sono
così importanti? Giada Aquilino lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei,
corrispondente del “Corriere della Sera” dalla capitale russa:
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R. – Perché i due Paesi sono
entrambi in una fase di grande crescita, soprattutto la Cina: Pechino ha “fame”
di petrolio e di energia in genere. Assieme a Putin, nella delegazione russa
sono presenti anche il ministro per lo Sviluppo dell’economia, Guerman Gref, e
Alexei Miller, il presidente della Gazprom, il colosso russo del gas che vende
tantissimo all’Europa e che vuole costruire dei gasdotti per raggiungere la
Cina e il Giappone.
D. – Quanto pesa su questi incontri
la costruzione del nuovo oleodotto siberiano?
R. – Molto, perché ci sono
rapporti economici strettissimi tra Cina e Russia: l’interscambio raggiungerà
quest’anno i 20 miliardi di dollari, contro i 15 miliardi dell’anno scorso.
Oggi il colosso petrolifero russo Yukos vende parecchio petrolio alla Cina,
però senza gasdotti adeguati il trasporto del greggio è molto complicato e per
il gas la situazione è ancora più complessa.
D. – C’è in ballo una variante
dell’oleodotto siberiano che potrebbe convogliare le risorse energetiche russe
verso la Cina nord-orientale. Tale variante ancora non è stata approvata.
Quanto inciderà il viaggio di Putin in Cina?
R. – I russi sicuramente contano
di ottenere risultati concreti molto importanti: hanno nuovi giacimenti in
Siberia che devono sviluppare e per la Siberia nord-orientale certamente i
vicini mercati della Cina e - non dimentichiamo - del Giappone sono vitali,
perché possono favorire lo sviluppo di questa zona e di tutti i relativi
progetti. Sarà necessario mettersi d’accordo: la Cina ha in programma grandi
iniziative in tutti i campi. Bisognerà vedere se Pechino troverà le risorse
sufficienti per finanziare le proprie attività.
D. – Come sta cambiando la
politica energetica russa in base alla realtà internazionale, dominata dai
conflitti in corso?
R. – La Russia sta traendo
vantaggio dalla situazione internazionale e soprattutto dal prezzo crescente
del petrolio, che non solo fa aumentare gli introiti in valuta della Russia ma
rende produttivi e quindi utilizzabili i giacimenti che prima non lo erano. Con
prezzi del petrolio molto bassi, alcuni giacimenti russi non erano produttivi,
perché costava troppo metterli in produzione. Con il prezzo del petrolio a 40,
50 o addirittura 60 dollari, decine di giacimenti che erano stati accantonati
tornano d’attualità. La Russia quindi punta su un prezzo del greggio stabile ma
abbastanza elevato, che consenta di avviare investimenti a lunga scadenza:
d’altra parte ha petrolio in tutta la zona del Nord e attorno al Caspio.
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14 ottobre 2004
UCCISO IN SUDAFRICA UN SACERDOTE
IMPEGNATO A FIANCO DEI MALATI DI AIDS.
ANCORA SCONOSCIUTO IL MOVENTE DEL
FOLLE GESTO
COLESBERG. = Barbaro omicidio in
Sudafrica. Lo scorso 2 ottobre nella località di Colesberg, diocesi di De Aar,
è stato ucciso padre Gerard Fitzsimons, di nazionalità inglese. “Era un grande
sacerdote – hanno dichiarato fonti dell’agenzia Fides, commentando l’episodio –
stimato per il suo impegno a fianco dei poveri e degli ammalati di AIDS”. Il
sacerdote è stato trovato ucciso nella sua abitazione, adiacente la Chiesa di
Santa Maria e San Giuseppe. I fedeli, che lo attendevano per la celebrazione
eucaristica, allarmati dal ritardo del sacerdote hanno chiamato la polizia, che
sfondata la porta dell’abitazione ha trovato il corpo riverso sul pavimento.
Padre Gerard Fitzsimons, 63 anni, operava in Sudafrica da 7 anni e si occupava
in particolare dei malati di AIDS. “La diocesi di De Aar – ha sottolineato
padre Efrem Tresoldi, portavoce della Conferenza Episcopale locale – è molto
vasta e poco popolata, la presenza dei cattolici poi non è molto forte”. (B.C.)
SANTO DOMINGO. = Appello disperato del vescovo dominicano di Puerto
Plata, mons. Gregorio Nicanor Peña Rodríguez e del parroco di Nagua, padre
Rogelio Cruz, alle istituzioni affinché avviino immediatamente la macchina
degli aiuti per assistere le migliaia di famiglie vittime dell’uragano Jeanne.
A quasi tre mesi dal passaggio della furia devastatrice dell’uragano, la Chiesa
locale ha reso noti gli effetti del disastro: oltre ventimila persone vivono in
condizioni di disagio, all’interno di rifugi di fortuna. Ad est e nel nord est,
in particolare, i senzatetto sono ormai al limite della sopravvivenza. Secondo
mons. Peña, ad Higüey e a El Sibo, sono circa dodicimila le famiglie che non
ricevono assistenza alcuna, mentre comincia a farsi sentire la fame e la
mancanza di igiene rende gli ambienti insalubri. Padre Cruz ha, invece,
denunciato che nella provincia Maria Trinidad Sanchez ci sono più di novemila
case danneggiate e i principali centri di produzione (fattorie, canali di
irrigazione e aree coltivate) hanno subito ingenti danni. Di fronte a questo
scenario di miseria, il presbitero e il presule hanno chiesto aiuto alle
istituzioni, accelerando almeno l’invio delle sementi. Mons. Peña ha, inoltre, spiegato
che i contrasti politici stanno ritardando l’arrivo dei viveri e alcuni gruppi
stanno speculando sulla tragica situazione, alimentando gli attriti tra gli
alluvionati. (D.D.)
LA CHIESA IN VIETNAM FORTEMENTE PREOCCUPATA PER LA NUOVA LEGGE
SULLE CREDENZE RELIGIOSE. AL TERMINE DELLA PLENARIA DI HANOI
I VESCOVI HANNO CHIESTO MAGGIORE CHIAREZZA E TRASPARENZA
NEI DECRETI ATTUATIVI DEL PROVVEDIMENTO
HANOI. = I vescovi vietnamiti hanno ribadito le loro forti riserve
verso la nuova legge sulle credenze religiose, approvata in via definitiva lo
scorso luglio, dopo sei anni di gestazione e nonostante le diverse voci
critiche. Secondo l’episcopato, infatti, il provvedimento è peggiorativo
rispetto alla legge sulla religione di Ho Chi Minh del 1955, giudicata più
liberale di quella attuale, ma di fatto mai applicata. La nuova legge, tra le
altre cose, impone procedure più severe per la registrazione di associazioni e
opere religiose; vieta le attività di propaganda religiosa in contrasto con la
legislazione vigente e nega ai carcerati la possibilità di partecipare ai
servizi di culto. In una dichiarazione pubblicata nei giorni scorsi, al termine
della loro assemblea annuale ad Hanoi, i presuli vietnamiti chiedono che i
decreti attuativi del provvedimento, che entrerà in vigore il 15 novembre,
“siano più chiari e trasparenti”. L’impressione e il timore diffuso tra i
cattolici in Vietnam, infatti, è che così come è formulato esso miri ad
accrescere il controllo governativo sulle attività religiose. A conferma di ciò
essi rilevano che la parola “registrazione” viene ripetuta ben 18 volte nel
testo, mentre la frase “richiede l’approvazione governativa” ricorre altre 21
volte. Di qui l’appello alla chiarezza perché venga effettivamente garantita la
libertà religiosa nel Paese. (L.Z.)
IN INDIA UN CONSIGLIERE MUNICIPALE È STATO
LICENZIATO PER AVER VIOLATO
LA
NORMA CHE INVITA LE COPPIE A NON AVERE PIÙ DI DUE FIGLI.
CONTRO
QUESTO PROVVEDIMENTO SI SONO SCHIERATI
LA
CHIESA CATTOLICA E LA SOCIETÀ CIVILE
NUOVA
DELHI. = Escluso da un consiglio municipale dello Stato di Haryana per aver violato
la norma, non vincolante dal punto di vista legale, che invita le coppie
indiane a non avere più di 2 figli. La controversa decisione è stata presa
dalla Corte suprema dell’India, che nella motivazione ha spiegato “come la
crescita demografica costituisca un problema di interesse nazionale”. Il
fenomeno dell’aumento demografico – ha precisato l’alto organo giuridico – può
essere contrastato anche ricorrendo a penalizzazioni e sanzioni”. La misura
adottata nei confronti del consigliere municipale, Zile Singh, ha suscitato lo
sconcerto della società civile e religiosa. “Sono rimasto stupito
nell’apprendere questa notizia”: ha detto all’agenzia Asia News il segretario
generale della Conferenza episcopale indiana, mons. Percival Joseph Fernandez.
“Il problema della popolazione – ha aggiunto – può essere affrontato in modi
concreti, ma non attraverso una legge che va contro i diritti di base e la
libertà individuale”. Secondo il ministro della Sanità, Andumani Ramadoss, il
controllo delle nascite può essere promosso “senza nessuna misura coercitiva”.
Nelle scorse settimane, anche gruppi per i diritti civili e in difesa delle
donne hanno manifestato la loro contrarietà alla norma che diversi politici
indiani vorrebbero tramutare in legge. La misura viene giudicata discriminatoria
contro i poveri e le minoranze. (A.L.)
NUOVO ALLARME ONU SULLA
REGIONE SUDANESE DEL DARFUR:
OLTRE 200 MILA NUOVI
PROFUGHI COSTRETTI ALLA FUGA IN UN MESE.
TERRORE E VIOLENZA
INOLTRE BLOCCANO GLI AIUTI UMANITARI
KHARTOUM. = Nell’ultimo mese oltre 200 mila civili sono stati
costretti a scappare dalle persecuzioni e dalle violenze nel Darfur. È quanto
denuncia l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione politica e
umanitaria nella regione dell’ovest del Sudan, dove imperversano le milizie
Janjaweed. Il clima di terrore e di violenza, intanto, bloccano gli aiuti
umanitari per oltre 1 milione e 500 mila sfollati rimasti bloccati nella
regione. Negli ultimi mesi la comunità internazionale ha intensificato le
pressioni su Khartoum. Le Nazioni Unite hanno anche minacciato di imporre
sanzioni nei confronti del governo sudanese, mentre il Segretario Generale ONU,
Kofi Annan, ha nominato una commissione di inchiesta per indagare sulle accuse
di genocidio. Secondo le Nazioni Unite oltre 50 mila persone sono morte nel
Darfur, uccise durante i raid dei Janjaweed o di fame e malattia a seguito
della distruzione dei raccolti e delle poche strutture sanitarie presenti sul territorio.
A partire da domani, e fino al prossimo 17 ottobre, la Libia ospiterà un summit
sulla drammatica situazione nella regione del Darfur, con i presidenti di Ciad,
Egitto e Nigeria. (B.C.)
OGNI ANNO NEI PAESI POVERI MUOIONO MEZZO MILIONE DI DONNE INCINTE.
L’OMS HA ANNUNCIATO UNA SERIE DI PROGETTI PILOTA IN AFRICA
PER ARGINARE QUESTO FENOMENO
ROMA. = Ogni minuto nei Paesi poveri muore una donna incinta. Le
aree più colpite, riferisce l’agenzia Fides, sono l’Africa, in particolare
quella sub sahariana, e l’Asia centrale e meridionale. Emorragie, infezioni, aborti
sono le principali cause di questa strage silenziosa. A peggiorare la
situazione: la mancanza di condizioni igieniche, la totale assenza di
infrastrutture, l’ignoranza e spaventosi livelli di povertà. Le cifre sono impressionanti:
nell’Africa sub sahariana una donna incinta su 16 rischia la vita, nei Paesi
ricchi, invece, la percentuale è di una su 2.800. Si tratta di un’epidemia
invisibile, che non sarebbe difficile arrestare. Non occorrono, infatti,
spiegano gli esperti, medicine o tecnologie particolari, ma solo la formazione
di personale esperto, capace di intervenire velocemente quando necessario. Se
nulla verrà fatto per arginare questo fenomeno drammatico, nei prossimi 10 anni
in Africa moriranno oltre 2,5 milioni di donne incinte. Contro questa “epidemia
invisibile” l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato una serie di
progetti pilota, che riguarderanno otto Paesi africani. (B.C.)
PROSEGUE IN THAILANDIA IL 21.ESIMO CONGRESSO MONDIALE
DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DEI GIORNALISTI CATTOLICI
L’INCONTRO SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 16 OTTOBRE
- A cura di Jean Baptiste Sourou -
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BANGKOK. = “Sarebbe meglio
parlare di vetrina dell’ignoranza, piuttosto che di scontro tra civiltà”. Ecco
in una battuta ciò che ha detto stamani Jean Paul Guetny, direttore della
rivista francese “Mondes des religions”. L’immigrazione odierna e le nuove
tecnologie facilitano gli spostamenti e ignorare gli altri, chiudersi a loro,
diventa quasi un suicidio culturale. Perciò per Jean Paul Guetny il dialogo
diventa la regola d’oro per far fronte al pluralismo religioso. Non un dialogo
semplicista o qualunquista, ma un dialogo basato su una conoscenza profonda e
reciproca. Tutto questo, quindi, richiede al giornalista di avere pazienza e di
approfondire prima di tutto la propria fede. “Se vuoi conoscere la fede
dell’altro, impara a conoscere bene la tua” ha detto in sostanza, dopo Guetny,
la dottoressa thailandese Suwanna, presentando la situazione dei media
cattolici in Thailandia, dove rappresentano una minoranza. Il primo pomeriggio
è dedicato ai lavori per regioni, nove in tutto nell’Ucip. Si discute dei
problemi dei progetti e di una maggior collaborazione e testimonianza nel
lavoro quotidiano.
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LA GUERRA IN IRAQ E IL TEMA DELLA GLOBALIZZAZIONE SARANNO AL
CENTRO
DEL TERZO FORUM SOCIALE EUROPEO. L’INCONTRO, IN CORSO A LONDRA,
SI CONCLUDERA’ IL PROSSIMO 17 OTTOBRE
LONDRA.
= Prende il via oggi al Londra il Terzo Forum Sociale Europeo. I lavori, che si
protrarranno fino al prossimo 17 ottobre, seguiranno le seguenti aree tematiche: guerra e
pace; democrazia e diritti fondamentali; giustizia sociale e solidarietà;
globalizzazione economica e giustizia sociale; uguaglianza e diversità; crisi
ambientale e società sostenibile. Nell’ambito della manifestazione, è previsto
un incontro di musica, scambio e testimonianza sulla salvaguardia delle culture
“a rischio” e l’impatto della globalizzazione sulla diversità culturale, dal
titolo “DALINOWA!” (Dance Like Nobody’s
Watching). Partecipano, tra gli altri, l’Ufficio per le Missioni
della Provincia Britannica della Compagnia di Gesù, la Caritas d’Inghilterra e
Galles CAFOD ed altri organismi cristiani, insieme con esponenti dell’Islam e
dell’Induismo. (B.C.)
INAUGURATO L’ANNO ACCADEMICO 2004/2005
ALL’UNIVERSITA’ PONTIFICICIA SALESIANA.
IL RETTORE, DON MARIO TOSO, INDIVIDUA NELLA PACE
PREVENTIVA
LE FONDAMENTA DI UN NUOVO UMANESIMO
ROMA. =
“Occorre promuovere il riscatto con il coraggio di un nuovo Umanesimo, mediante
non una guerra ma una pace preventiva”. Queste le parole di Don Mario Toso, rettore
della Pontificia Università Salesiana, in occasione ieri dell’apertura del
nuovo anno accademico. Nella relazione inaugurale, il rettore afferma, inoltre,
che non basta solo additare beni-valori come oggetto di una opzione fideistica,
ma “occorre illustrarne la verità, mostrarne la fondatezza e la
ragionevolezza”. “Solo beni e valori veri – ha sottolineato – possono
convincere la ragione ad accettarli e la volontà a perseguirli”. Un rinnovato
impegno, dunque, per gli oltre 1500 studenti della Pontificia Università
Salesiana, provenienti in maggior parte dal continente europeo. “La meta per i
prossimi anni – ha concluso don Toso – dovrebbe essere quella di lavorare
attivamente per una stretta connessione tra cultura e fede, tra cultura e
famiglia, tra cultura e missionarietà, che si realizza solo attraverso famiglie
sante, testimoni e soggetti sociali”. (E.B.)
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14 ottobre 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Anche oggi in Iraq numerose
vittime di autobombe e uccisioni mirate: in due esplosioni nella ‘Zona Verde’
di Baghdad morti otto civili; in diversi attacchi, uccisi un giudice
istruttore, una giornalista di una televisione curda e due alti ufficiali
dell’esercito iracheno. C’è poi l’ennesimo annuncio sul web: un gruppo terroristico
iracheno, l’Esercito di Ansar al Sunna, conferma con un video di aver
decapitato un ostaggio turco. Da parte delle forze della coalizione, raid su
Falluja che ha distrutto una casa del bastione sunnita. Di carattere diverso
solo la notizia del rilascio di un ostaggio giordano, liberato per 50 mila
dollari. Intanto, i Paesi donatori per l’Iraq, a conclusione della Conferenza
di Tokyo, affermano che le elezioni politiche in programma entro gennaio 2005
“si terranno regolarmente, entro tempi e modalità stabilite”. E parlano di
“svolta cruciale per il futuro del Paese”. Sugli impegni discussi a livello
finanziario, il nostro servizio:
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59 Paesi e organizzazioni internazionali ad ascoltare
l’invito del governo provvisorio iracheno: a cancellare il debito di 120
miliardi di dollari; ad accelerare l'esborso dei fondi promessi e a intervenire
con nuovi perché i soldi previsti per la
rete elettrica e idrica sono stati
dirottati per la sicurezza. Alla fine, nel comunicato, si legge che la
conferenza di Tokyo ha discusso nuove modalità e regole per la realizzazione
concreta dei progetti con un maggiore coinvolgimento “di imprese e governo
iracheni. E secondo il ministro per la pianificazione e la cooperazione allo
sviluppo del governo provvisorio, si tratta “di un passo avanti molto importante”.
Un annuncio significativo è che l’Iran entra a pieno titolo nel comitato dei
donatori, con la promessa di 10 milioni di dollari.
Guardando al concreto, la lista
dei progetti ne prevede oltre 300 tra il 2005 e il 2007 per un costo di 43
miliardi di dollari USA: si va ben al di là dei 33 miliardi promessi, nella
prima conferenza di Madrid a fine 2003.
Di questi, 14 miliardi di dollari erano stati assicurati nel 2004 ma di
veramente concreto, cioè di consegnato, finora c’è un miliardo. Di Francia,
Germania e Russia si deve dire che non hanno cambiato posizione sugli aiuti, ma
che, secondo il presidente dei lavori, c’è “la sensazione che stiano “prendendo
in seria considerazione quanto possono fare” e ci sono “intensi canali di
contatto e consultazione”. Del prossimo appuntamento si può dire che è fissato
a primavera, nella capitale giordana, Amman.
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Cinque palestinesi, fra cui un
anziano di 70 anni, sono stati uccisi negli scontri di questa mattina a Gaza,
dove il primo ministro israeliano Sharon ha deciso di ampliare l'operazione
militare “Giorni di Pentimento” volta a impedire il lancio di razzi Qassam contro
i centri abitati del sud di Israele.
Intanto, il segretario generale
dell’ONU, Annan, critica Israele per le false accuse fatte da Gerusalemme
all’agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi (UNRWA). In effetti, ieri
l’esercito israeliano ha ammesso di aver sbagliato nell’aver detto che
l’agenzia presta le sue ambulanze a palestinesi per trasportare armi.
Liberi gli ingegneri cinesi
sequestrati nei giorni scorsi in una zona in una regione del sud del Pakistan
ma uno è rimasto ucciso nel blitz dell’esercito. Nell'operazione, uccisi anche
cinque rapitori. Intanto, il parlamento pachistano ha approvato la legge che permette
al presidente Musharraf di mantenere la doppia carica di capo dello Stato e di
capo delle forze armate. La legge chiede che al presidente sia consentito di
mantenere le due cariche, per continuare la lotta al terrorismo e salvaguardare
l’integrità territoriale del Pakistan. Musharraf si era impegnato a lasciare la
carica di capo delle forze armate entro la fine dell’anno.
La commissione elettorale,
insediata a Kabul per vigilare sulle operazioni del voto di sabato scorso, ha
deciso di avviare oggi lo spoglio delle schede. L'operazione era stata ritardata
per consentire agli esperti di esaminare le denunce di irregolarità, presentate
da almeno quattro candidati alla presidenziali, le prime mai svoltesi in modo
democratico nel Paese. La commissione ha individuato le urne dove erano stati
denunciati brogli e manchevolezze e ha concesso il via libera per tutte le altre.
Ci vorranno circa tre settimane per avere un risultato definitivo del voto, che
vede come superfavorito l’attuale capo di Stato in carica, Hamid Karzai. Lo
spoglio delle schede avverrà manualmente.
“La vigorosa espansione
osservata nell’area euro nella prima metà del 2004 dovrebbe sostanzialmente
proseguire nei prossimi trimestri”. Ne è convinta la Banca Centrale Europea che
nel Bollettino di ottobre avverte però che il futuro è comunque “circondato da
notevole incertezza, al momento connessa in particolare ai prezzi del
petrolio”. In sostanza, “se le quotazioni del greggio dovessero rimanere
elevate o persino aumentare ulteriormente, potrebbero attenuare il vigore della
ripresa”.
E dall’Unione Europea un parere
negativo sulla legge italiana che modifica il falso in bilancio. Si tratta
dell’opinione espressa dall’avvocato generale della Corte di giustizia europea
in attesa della sentenza della Corte stessa. Si tratta di decidere sul rinvio
pregiudiziale della Procura di Milano nella causa SME contro Silvio Berlusconi
per la depenalizzazione del reato di falso in bilancio. Le conclusioni
dell’avvocato generale non sono vincolanti ma finora sono state sempre seguite
dalla Corte. Da parte sua, la Commissione europea ha sottolineato di avere la
stessa posizione critica nei confronti della legge italiana, che ha
depenalizzato il falso in bilancio anche se la direttiva europea sulla
contabilità delle imprese obbliga gli stati membri ad avere “sanzioni
proporzionate e dissuasive quando i conti pubblicati sono falsi”.
Un
caloroso applauso ha accolto ieri il saluto di Romano Prodi
all’Europar-lamento. Il suo mandato si conclude fra i giudizi favorevoli dei
leader dei principali gruppi politici: ad esprimerli, tra gli altri, il
socialista Schultz, il socialdemocratico Watson, ma anche Poettering. Il capo
dei popolari, in varie occasioni molto critico con Prodi, conferma la stima esprimendo
“auguri sinceri e personali per il futuro”. E’ stato un tributo perfino
“inatteso” risponde il professore che ricorda i punti saldi della sua
presidenza: l’introduzione dell’euro, l’allargamento dell’UE ad altri 10 Paesi,
la riforma della Costituzione, il dibattito sul Patto di Stabilità. Prodi,
inoltre, si dice soddisfatto per la riammissione della Libia nella comunità
internazionale. Sempre sul versante della politica estera, afferma: “L’Europa
ha compiuto una scelta molto chiara a favore del multiculturalismo” e, in
evidente relazione agli Stati Uniti, aggiunge che “l’Europa è stata l’unica
capace di esportare democrazia”.
E’ rimasto in secondo piano l’argomento Iraq nel dibattito di
stanotte in Arizona tra i candidati alle presidenziali negli Stati Uniti, Bush
e Kerry. Economia, lavoro, sanità, istruzione, immigrazione, sicurezza
nazionale, aborto, ma anche fede sono stati gli argomenti che hanno dominato
l’ultimo scontro televisivo prima del voto del 2 novembre. Il servizio di Paolo
Mastrolilli:
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Il capo della Casa Bianca ha
ribadito di considerarsi più forte nella difesa dell’America dal terrorismo e
ha ripetuto che la guerra in Iraq fa parte di questa lotta. Quindi ha detto che
l’economia si sta riprendendo dalla recessione e sta recuperando i posti di
lavoro persi e ha accusato il rivale di essere un liberal troppo a
sinistra che fa promesse che non potrà mantenere senza alzare le tasse. Kerry
ha risposto che Bush ha reso gli Stati Uniti meno sicuri con le sue scelte e
gli americani stanno pagando il prezzo: il surplus creato all’epoca di Clinton
è diventato deficit, circa 800 mila posti di lavoro sono stati persi, 45
milioni di americani non hanno assistenza sanitaria e il presidente non ha
finanziato la riforma dell’istruzione come aveva promesso. I due candidati si
sono misurati anche sull’aborto e i matrimoni gay. Entrambi hanno detto di
essere contrari per le loro convinzioni personali, ma Kerry ha aggiunto che non
può legiferare in base alla sua fede e quindi vietare l’aborto anche a chi non
crede come lui. I sondaggi nazionali al momento danno in parità i due candidati
che ora avranno 20 giorni di tempo per convincere il Paese.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Il principe Norodom Sihamoni,
unico candidato alla successione di Sihanuk, è stato eletto nuovo re della
Cambogia. Ad annunciarlo ufficialmente il consiglio del trono.
Confermato Serghiei Abramov
nella carica di premier del governo unionista della Cecenia fedele all’autorità
federale della Russia. Abramov ha ricoperto la stessa carica nell’ultima fase
della presidenza di Kadyrov, ucciso in un attentato nello stadio di Grozny il 9
maggio scorso dalla guerriglia islamico-secessionista. Ed è stato presidente ad
interim della Cecenia dalla morte di Kadyrov fino alle contestate elezioni
organizzate dal Cremlino nella repubblica a fine agosto, che hanno portato alla
presidenza di Alkhanov, generale di polizia ed ex ministro dell’interno
regionale.
Il presidente del Camerun, Paul
Biya, si avvia verso un nuovo mandato, essendo arrivato in testa, nelle
elezioni presidenziale svoltesi lunedì, in nove delle dieci province del Paese.
E’ quanto ha annunciato in serata il ministro dell'Amministrazione
territoriale, Yaya, in base ai risultati definitivi di un terzo dei
dipartimenti. “Il candidato dell’RDPC, il Raggruppamento democratico del popolo
camerunese, al potere, è in testa in nove province su dieci, confermando il suo
radicamento nazionale”, ha detto Yaya in una dichiarazione alla stampa.
Seguono, ma distaccati, il candidato dell’SDF, il Fronte socialdemocratico, di
John Fru Ndi, e quello dell’UDC, l’Unione democratica camerunese, di Adamou
Ndam Njoya’. Secondo Yaya, la partecipazione al voto è stata tra l’80 e l’85% a
livello nazionale. Da parte sua, il cardinale camerunese Christian Tumi,
arcivescovo di Douala, ha gettato pesanti ombre sulla consultazione: ha parlato
apertamente di pesanti frodi, confermando peraltro la denuncia dei due maggiori
partiti di opposizione.
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