RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 288 - Testo della trasmissione di giovedì 14 ottobre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ricercare sempre una “misura alta della vita cristiana”: è l’esortazione del Papa ai Pallottini, ricevuti stamani in occasione del loro Capitolo generale

 

La Congregazione per il Culto Divino ha pubblicato oggi un sussidio per la celebrazione dell’Anno eucaristico: intervista con mons. Domenico Sorrentino

 

“Eucaristia, mistero di comunione e di missione”: è il tema centrale della terza giornata di lavori del Congresso eucaristico internazionale, a Guadalajara in Messico

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Oggi pomeriggio la presentazione del volume del cardinale Walter Kasper intitolato “Il ministero petrino: cattolici e ortodossi in dialogo”: con noi, il metropolita  Joannis Zizioulas

 

Le difficoltà e le speranze dei cristiani che vivono nei Paesi arabi del nord-Africa: ai nostri microfoni il vescovo Henri Teissier

 

I vescovi italiani presentano un documento sui mass media, chiedendo regole per garantire un corretto rapporto dei mezzi di comunicazione con la politica e l’economia

 

Al via oggi pomeriggio a Roma, l’Assemblea della Conferenza europea delle radio cristiane in Europa: ce ne parla Luigi Bardelli

 

Il futuro delle risorse energetiche tra Russia e Cina, al centro della visita del presidente russo Putin a Pechino: il commento di Fabrizio Dragosei

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ucciso in Sudafrica un sacerdote impegnato a fianco dei malati di Aids

 

Resta drammatica la situazione nella Repubblica Dominicana dopo il passaggio dell’uragano Jeanne

 

La Chiesa in Vietnam fortemente preoccupata per la nuova legge sulle credenze religiose

 

In India un consigliere municipale è stato licenziato per aver violato la norma che invita le coppie a non avere più di due figli

 

Nuovo allarme ONU sulla regione sudanese del Darfur: oltre 200 mila nuovi profughi costretti alla fuga in un mese

 

Ogni anno nei Paesi poveri muore mezzo milione di donne incinte

 

Prosegue in Thailandia il 21.mo Congresso mondiale dell’Unione internazionale dei giornalisti cattolici

 

Iraq e globalizzazione al centro del terzo Forum sociale europeo al via oggi a Londra

 

Inaugurato l’anno accademico 2004/2005 all’Università Pontificia Salesiana

 

24 ORE NEL MONDO:

Diversi morti in vari attacchi ed esplosioni in Iraq, mentre gli aerei americani bombardano Falluja

 

Ancora vittime tra i palestinesi in un raid israeliano nella Striscia di Gaza

 

Dal giudice generale della Corte di giustizia europea parere negativo alla legge italiana sul falso in bilancio

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 ottobre 2004

 

 

RICERCARE SEMPRE UNA “MISURA ALTA DELLA VITA CRISTIANA”:

 E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI PALLOTTINI, RICEVUTI STAMANI

 IN OCCASIONE DEL LORO CAPITOLO GENERALE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Per svolgere la vostra missione “è necessario mantenersi saldamente ancorati a Cristo, che san Vincenzo Pallotti amò e servì con eroica fedeltà”: è la viva esortazione di Giovanni Paolo II rivolta ai partecipanti al Capitolo generale della Società dell’Apostolato Cattolico, meglio noti come Pallottini, ricevuti stamani in Vaticano. Il Papa ha salutato, in particolare, il nuovo rettore generale, padre Fritz Kretz ed i fratelli della famiglia pallottina che “operano generosamente in varie parti del mondo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Solo persone totalmente protese alla ricerca di una misura alta della vita cristiana possono compiere scelte pastorali di grande efficacia apostolica”: è la riflessione offerta dal Papa ai Pallottini in un discorso sulle sfide religiose che “l’istituto deve affrontare in questo momento storico”. In particolare, il Pontefice ha sottolineato che per essere fedeli allo spirito delle origini è necessaria “una costante formazione e una condivisa ansia missionaria”. D’altro canto, li ha esortati affinché a fondamento di tutto questo “ci sia un’intensa preghiera e un’assidua vita sacramentale, centrata sull’Eucaristia”. E ancora, “spiritualità e apostolato, formazione e missione sono le due facce di quell’unica perfezione evangelica, che traspare in modo esemplare nell’esistenza di San Vincenzo Pallotti”. Voi, sacerdoti e religiosi Pallottini, ha detto ancora, “siete come il tronco del grande albero che, mediante la partecipazione dei laici all’originaria intuizione carismatica, estende i suoi rami nei diversi ambienti sociali, per animarli di autentico spirito evangelico”.

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LA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO HA PUBBLICATO  OGGI UN SUSSIDIO

 PER LA CELEBRAZIONE DELL’ANNO EUCARISTICO

- Intervista con mons. Domenico Sorrentino -

 

E’ stato pubblicato oggi dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti un sussidio  per la celebrazione dell’Anno Eucaristico che sarà inaugurato solennemente dal Papa domenica prossima. Il documento intitolato “Anno Eucaristico: suggerimenti e proposte” vuole offrire alle varie realtà ecclesiali degli spunti e degli stimoli per vivere al meglio questo evento. Tra le proposte, oltre a quella di ravvivare in tutte  le comunità la celebrazione dell’Eucaristia domenicale, l’invito all’adorazione eucaristica perpetua e l’appello a iniziative di solidarietà  come segno dell’autenticità della fede nel mistero eucaristico. Il sussidio esorta anche a educare allo “stare in chiesa” con particolare riferimento alla partecipazione interiore durante la Messa, al silenzio e al clima di raccoglimento, ricordando anche il carattere festoso dell’Eucaristia che esprime la gioia per il Cristo risorto. Ma sul documento ascoltiamo  l’arcivescovo Domenico Sorrentino, segretario della Congregazione per il Culto Divino, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – E’ un documento che ci è stato richiesto dal Santo Padre nella sua Lettera “Mane nobiscum Domine”. Il Santo Padre ha lasciato alle Conferenze episcopali e alle singole diocesi il compito di dare corpo all’Anno dell’Eucaristia, ma ha voluto che la nostra Congregazione desse alcuni suggerimenti e facesse alcune proposte che sono poi lasciate alla libera valutazione di ciascuna realtà ecclesiale. Dunque, il documento non propone di per sé delle cose ‘da fare’ in termini universali; semplicemente apre degli scenari, ricorda delle tematiche, sottolinea delle opportunità.

 

D. – Ci saranno chiese aperte per l’adorazione eucaristica perpetua?

 

R. – Questa è una delle cose più consigliate, dal Documento per questo anno. Bisognerà fare in modo che i fedeli riscoprano insieme con la celebrazione dell’Eucaristia, anche l’adorazione dell’Eucaristia fuori dalla Messa e a questo scopo offrire delle opportunità è certamente una cosa lodevole.

 

D. – Il Papa chiede anche gesti di solidarietà ...

 

R. – Questo è un aspetto molto bello della Lettera apostolica del Papa. Parlando dell’Eucaristia come principio di comunione e di carità, il Papa ricorda quello che da sempre la Chiesa ha vissuto. Non si può vivere un’autentica comunione con Gesù senza vivere anche la comunione con i fratelli e in modo particolare la solidarietà verso i fratelli più deboli e poveri. Quest’anno potrebbe essere un’occasione per le singole diocesi, per le parrocchie, di mettere a fuoco particolari problemi che investono la solidarietà.

 

D. – I fedeli dovrebbero partecipare con maggiore intensità alla celebrazione eucaristica. Come?

 

R. – Secondo le norme liturgiche: se vengono colte e praticate, danno tutta la possibilità di una partecipazione realmente attiva, cosciente e fruttuosa. Si tratta di capire il senso della celebrazione eucaristica, di qui l’importanza di una catechesi adeguata. Il Papa parla di “mistagogia”, termine antico che significa “introduzione al mistero a partire dai segni”. Ecco, allora, una prima cosa che i fedeli dovrebbero fare quest’anno: rendersi più conto di ciò che sta dentro i segni dell’Eucaristia.

 

D. – Come parlare dell’Eucaristia ai lontani?

 

R. – Spiegando le dimensioni dell’Eucaristia non soltanto dal punto di vista celebrativo ma anche dal punto di vista del suo messaggio sociale. Una delle cose che è particolarmente sottolineata, in questa Lettera apostolica del Papa, è che l’Eucaristia è anche progetto, non è soltanto celebrazione. Chi comprende il suo significato, diventa una persona eucaristica con tutta la sua esistenza, capace di portare dunque nei luoghi della vita – dalla politica, all’economia, alla cultura, all’arte – di portare il senso dell’Eucaristia, il senso del ‘grazie’ – Eucaristia significa ‘grazie’ – il senso della solidarietà, il senso della gioia ... Ecco, in questo nostro documento si troveranno tante linee di spiritualità eucaristica che potranno aiutare a vivere l’Eucaristia nella vita di ogni giorno, dunque a trasferirla nel vissuto. Ecco: presentarla ai lontani significa dare testimonianza nella vita di ogni giorno di tutto ciò che l’Eucaristia è.

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“EUCARISTIA, MISTERO DI COMUNIONE E DI MISSIONE”: E’ IL TEMA CENTRALE

DELLA TERZA GIORNATA DI LAVORI DEL CONGRESSO EUCARISTICO

 INTERNAZIONALE, A GUADALAJARA IN MESSICO

- Servizio di padre Pedro Rodriguez -

 

“L’Eucaristia, mistero di comunione e di missione”, è questo il tema che ha caratterizzato ieri la terza giornata di lavori del 48.mo Congresso eucaristico internazionale, in corso a Guadalajara in Messico. Una giornata ricca di eventi e testimonianze, come ci riferisce dalla città messicana il nostro inviato, padre Pedro Rodriguez:

 

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Il cardinale Francis Arinze ha presieduto nella mattinata la concelebrazione e ha invitato i congressisti a prendere sul serio la centralità dell’Eucaristia. Nell’omelia, il porporato - prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti - ha sviluppato le idee centrali del tema: Eucaristia, mistero di comunione ed Eucaristia, mistero di missione. Dopo, la delegazione africana ha presentato le testimonianze sulla situazione concreta di come si vive l’Eucaristia in questo continente. Sempre ieri si è radunato il Consiglio mondiale della Federazione di adorazione notturna. I partecipanti al Congresso sono stati invitati a diverse manifestazioni culturali e del folklore messicano, specificamente dello Stato di Jalisco. Il sacerdote camilliano, Silvio Marinelli, da 4 anni a Guadalajara, svolge l’apostolato nell’attenzione agli ammalati e parla ai nostri microfoni dei frutti che può produrre il Congresso eucaristico nell’ambito sociale:

 

“Qui in Messico il 30-35 per cento della popolazione non ha nessuno appoggio dallo Stato. Gli ospedali pubblici sono aperti per questa gente, ma molte volte devono pagare alcuni esami ed anche le medicine. Quindi, bisogna fare qualcosa in tutte le parrocchie perché questa gente sia rispettata ed aiutata nelle sue necessità. E’ molto importante”.

 

Da Città di Guadalajara, per la Radio Vaticana, padre Pedro Rodriguez.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze l’arcivescovo André Dupuy, nunzio apostolico in Venezuela; il signor Roberto José Simán Jacir, ambasciatore di El Salvador, in visita di congedo; il signor Henri Antoine Turpin, ambasciatore del Senegal, in visita di congedo; e il signor Alberto Montagne Vidal, ambasciatore del Perù, in visita di congedo.

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Columbus, presentata da mons. James Anthony Griffin ed ha nominato suo successore mons. Frederick Francis Campbell, finora vescovo titolare di Afufenia ed ausiliare di Saint Paul and Minneapolis. Ancora negli USA, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Grand Island, presentata da mons. Lawrence James McNamara, per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato suo successore mons. William J. Dendinger, del clero dell’arcidiocesi di Omaha, finora parroco della “Saint Stephen the Martyr Parish” in Omaha. Sempre negli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di Harrisburg il reverendo Kevin Carl Rhoades, del clero della medesima diocesi, finora rettore del Mount Saint Mary’s Seminary a Emmitsburg, Maryland.

 

In Germania, il Papa ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Paderborn il mons. Manfred Grothe, vicario generale della medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ippona Zárito e il reverendo Matthias König, del clero della medesima arcidiocesi, parroco di Paderborn Schloß Neuhaus, assegnandogli la sede titolare vescovile di Elicroca.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq con un articolo dal titolo "Non si ferma la strategia dell'orrore": tre uomini decapitati dai terroristi che li avevano rapiti; uccisi quindici militari della Guardia nazionale.

Allegato al giornale un Documento della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dal titolo "Anno dell'Eucaristia; suggerimenti e proposte".

 

Nelle vaticane, l'udienza del Papa all'Assemblea generale della Società dell'Apostolato Cattolico (Pallottini).

L'articolo dell'inviato Gianfranco Grieco sul 48 Congresso Eucaristico Internazionale a Guadalajara, in Messico.

 

Nelle estere, per la rubrica dell'Atlante geopolitico un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo "Le pacifiche proteste di Lipsia portarono 15 anni fa alla caduta del Muro".

Unicef: milioni di bambini vivono in miseria in Europa orientale e in Asia centrale.

 

Nella pagina culturale, due contributi - rispettivamente di Franco Patruno e di Mario Gabriele Giordano - in merito allo sceneggiato televisivo in due puntate sulla Monaca di Monza: un tema difficile, un film di qualità.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle riforme.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 ottobre 2004

 

OGGI POMERIGGIO LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME DEL CARDINALE WALTER KASPER INTITOLATO  “IL MINISTERO PETRINO: CATTOLICI E ORTODOSSI IN DIALOGO”

- Intervista con Joannis Zizioulas, metropolita di Pergamo -

 

 

Oggi pomeriggio alle ore 17.30, presso il Centro Dionisia per le arti e le culture a Roma, si terrà la presentazione del volume del cardinale Walter Kasper ed altri autori, dal titolo “Il Ministero Petrino: cattolici ed ortodossi in dialogo”, edito da Città Nuova. Il libro raccoglie gli atti del Simposio accademico sul ministero Petrino, organizzato nel maggio 2003 dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Tra i relatori a quel Convegno c’era anche il Metropolita di Pergamo Joannis Zizioulas, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico. Giovanni Peduto lo ha intervistato:

 

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D. – Nella Ut Unum Sint, il Papa ha lanciato un appello alle varie Chiese cristiane perché si cerchi insieme un modo nuovo di esercitare il primato petrino: c’è qualche idea in proposito?

 

R. – WELL, THIS INVITATION OF HIS HOLINESS, THE POPE, IS VERY IMPORTANT ...

Direi che questo invito del Papa è molto importante: infatti, è ora la prima volta che iniziamo a riflettere su questo punto. Gli ortodossi hanno partecipato ad un certo numero di incontri, il più importante dei quali era stato organizzato dal Vaticano sotto la guida del cardinale Walter Kasper. Direi che ci sono idee nuove, ma siamo proprio all’inizio!

 

D. – Come vedono gli ortodossi oggi il Papa?

 

R. – THE ORTHODOX WOULD NOT HAVE ANY OBJECTION TO THE PRIMACY ...

Gli ortodossi non sono contrari al primato del Papa, sempre che esso sia esercitato a determinate condizioni, e cioè che il Pontefice non possa prendere alcuna decisione senza l’accordo degli altri vescovi e che i vescovi non possano decidere nulla se non in presenza del Papa, senza l’accordo del Papa. In questo quadro noi consideriamo il ministero del Papa. Oggi, ovviamente, il Papa esercita il suo primato in maniera diversa, ed è questo il motivo per cui si manifestano disaccordi e differenze con gli ortodossi.

 

D. – Giovanni XXIII diceva: “E’ molto più quello che ci unisce che quello che ci divide …” ...

 

R. – WELL, THIS IS TRUE, BECAUSE WE HAVE BEEN UNITED FOR ONE THOUSAND ...

In realtà, è vero: noi siamo stati uniti per mille anni; condividiamo la stessa tradizione ... Purtroppo, nel periodo successivo – nei secondi mille anni – sono intervenuti fatti nuovi nella dottrina della Chiesa cattolica romana, alcuni sviluppi verificatisi senza la collaborazione della Chiesa ortodossa d’Oriente. Per questo, nonostante ci siano molte cose che ci uniscono, ci sono ancora molte cose che ci dividono!

 

D. – Cosa c’è in questo volume che la colpisce in modo particolare?

 

R. – THE MOST STRIKING THING IS MOST OF ALL THE DISCUSSION ITSELF. ...

Quello che più colpisce è la discussione in se stessa: l’incontro, cioè, tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica romana per discutere di questi argomenti. Questa è la cosa più importante. Poi, si tratta di un libro importante perché in esso l’argomento è trattato da diversi punti di vista: dal punto di vista della Bibbia, quello dei Padri della Chiesa e della tradizione canonica, e dal punto di vista della teologia sistematica. E’ praticamente un trattato ‘quasi’ completo del problema. Anche io ho dato il mio contributo con le mie considerazioni a questo volume, e sono convinto e spero che queste riflessioni possano indicare la direzione in cui, nel futuro, il dialogo dovrebbe muoversi affinché possiamo raggiungere un consenso su questo punto tanto delicato.

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LE DIFFICOLTA’ E LE SPERANZE DEI CRISTIANI CHE VIVONO NEI PAESI DEL NORD AFRICA AL CENTRO DELL’ODIERNA CONFERENZA DI MONS. TEISSIER, ARCIVESCOVO DI ALGERI, NELLA SEDE DELLA RADIO VATICANA

- Intervista con mons. Teissier -

 

 

La situazione dei cristiani nei Paesi del Nord Africa, gli aspetti peculiari della Chiesa algerina. Sono questi i principali temi affrontati dall’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Teissier, durante l’incontro avvenuto questa mattina nella sede della Radio Vaticana. Per saperne di più, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’arcivescovo di Algeri ha sottolineato gli sforzi volti alla promozione del dialogo interreligioso, tema al centro dell’assemblea plenaria dei vescovi della Conferenza episcopale del Nord dell’Africa. Su questa conferenza, in programma fino a sabato prossimo a Roma, ascoltiamo mons. Teissier:

 

“Noi vescovi dei quattro Paesi del Maghreb, ci incontriamo in questi giorni per studiare lo sviluppo delle nostre Chiese. A tal proposito sono da rilevare due aspetti: il primo è l’arrivo di numerosi studenti africani, provenienti dal Sud del Sahara; la seconda cosa è la nascita di nuovi gruppi di cristiani delle Chiese evangeliche”.

 

Il presule ha quindi delineato la situazione della Chiesa negli Stati del Nord Africa e ha affrontato la questione dei rapporti tra cristiani e musulmani:

 

“Noi siamo una minoranza. In questi Paesi, tutta la popolazione di origine libica, tunisina, algerina o marocchina è musulmana. Ci sono alcuni che pensano che noi siamo nemici, cristiani e musulmani: non è vero! Come cristiano non posso essere nemico di nessuno!”.

 

Il dialogo, dunque, come strumento per la comprensione tra i popoli. Ma come edificare una Città di Dio fondata sulla giustizia e sul rispetto reciproco? Ascoltiamo ancora l’arcivescovo di Algeri:

 

“Il dialogo si fa attraverso il lavoro quotidiano. Noi ricordiamo che Sant’Agostino era un algerino. La Città di Dio non è la città della legge, della Chiesa, o della teocrazia: è una città spirituale che si fa con le persone che aprono il loro cuore alla chiamata di Dio”.

 

Mons Teissier ha tracciato, infine, la storia della Chiesa algerina, una Chiesa – ha precisato – dell’Algeria e non semplicemente in Algeria.

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I VESCOVI ITALIANO PRESENTANO UN DOCUMENTO SUI MASS MEDIA

CHIEDENDO REGOLE, PER GARANTIRE “UN CORRETTO RAPPORTO

DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE CON LA POLITICA E L’ECONOMIA

 

 

Formare operatori nel campo della comunicazione, sfruttare al meglio le risorse disponibili, investire risorse in un settore cruciale anche per lo sviluppo della democrazia. Sono le linee guida di “Comunicazione e missione”, il nuovo “Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa” approvato nell’ul-tima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (CEI) e presentato stamattina a Roma. Ce ne parla Andrea Sarubbi:

 

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“Un sistema compiuto di regole”, per garantire “un corretto rapporto dei mezzi di comunicazione con la politica e l’economia”. I vescovi italiani chiedono un intervento deciso, in un settore in cui “le tecnologie ed i processi della comunicazione sociale sono sempre più collegati con il sistema economico e commerciale”.

 

Il rischio attuale è infatti quello dell’oligopolio, con tutti i suoi risvolti. Uno politico, perché “il ruolo ed il controllo dei media sono diventati decisivi per gli assetti del Paese e per lo sviluppo della democrazia”. L’altro sociale, perché gli investimenti richiedono pubblicità, e questa ha bisogno di ascolti: il risultato – si legge nel documento – è “l’appiattimento verso il basso” dei programmi, una comunicazione sempre più caratterizzata dal “dilagare della violenza, della volgarità e della pornografia, di continui attentati all’intelligenza ed al corpo umano”.

 

Fatta la denuncia, la Chiesa propone una via da percorrere. Quella del pluralismo, della “partecipazione pubblica” alle decisioni che contano in materia di comunicazione: in questo senso, possono giocare un ruolo le autorità di garanzia e le stesse associazioni di telespettatori. “L’assenza di controllo e di vigilanza – scrivono infatti i vescovi – finisce per favorire un uso indiscriminato di strumenti potentissimi che, se mal utilizzati, producono effetti devastanti sulle coscienze delle persone e nella vita sociale”.

 

Il primo filtro è la famiglia, purtroppo considerata oggi mero soggetto di consumo. Il secondo può essere la stessa Chiesa, chiamata a combattere con un linguaggio nuovo la “devastante deriva sociale e culturale”. Molte sono infatti le opportunità che si aprono, e rinunciarvi “significa perdere rilevanza”. Eppure, in molti casi le comunità ecclesiali “stentano a comunicare o non ne avvertono affatto la necessità”.

 

Investire risorse in questo campo, dunque, può essere fondamentale. Perché la comunicazione ha uno “spiccato accento missionario”, e perché – mai come oggi – può creare “nuove opportunità d’incontro e di scambio anche tra le diverse esperienze religiose”: proprio grazie ai mass media, infatti, le religioni possono portare un “contributo alla costruzione della pace, nella giustizia e nella solidarietà”. Più sacerdoti in TV, allora? No, o almeno non in “programmi di mero intrattenimento”, né “quando la loro presenza può suscitare turbamento o scandalo tra i fedeli”: chi parla abitualmente davanti ad un microfono – ricorda anzi il testo – deve essere autorizzato dal vescovo.

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AL VIA OGGI POMERIGGIO, A ROMA, L’ASSEMBLEA DELLA

CONFERENZA EUROPEA DELLE RADIO CRISTIANE IN EUROPA,

NEL DECENNALE DELLA NASCITA DELL’ORGANIZZAZIONE, CHE RIUNISCE

OLTRE 650 RADIO DEL VECCHIO CONTINENTE

- Intervista con Luigi Bardelli -

 

Favorire la comprensione fra i popoli, difendere i diritti della persona umana, lavorare alla costruzione di una nuova Europa che non trascuri i valori etici e spirituali: è questo l’obiettivo della CERC, la Conferenza europea delle radio cristiane in Europa, che oggi pomeriggio si riunisce a Roma per l’apertura della sua Assemblea generale. Un evento di tre giorni dal profondo significato, giacché proprio quest’anno si celebra il decennale della nascita della CERC. Il sodalizio radiofonico è nato, infatti, nel 1994 per una iniziativa di quattro organizzazioni: l’italiana Corallo, la spagnola Radio Cope la portoghese Radio Renascenza e la francese Radio RCF. Attualmente, la CERC associa oltre 650 emittenti cristiane europee di 15 nazioni diverse ed è rappresentata nel Consiglio d’Europa tra le Organizzazioni non governative. Sul tema centrale dell’Assemblea - “Fede e comunicazione nell’Europa di oggi” - Rosario Tronnolone ha intervistato il presidente della Conferenza delle radio cristiane in Europa, Luigi Bardelli:

 

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R. – Si è sottolineato quello della fede, perché l’Europa sta vivendo un momento particolare, con scossoni non indifferenti, che interpellano sicuramente la fede. Noi diciamo e diremo durante tutto il convegno che non è tanto in gioco la fede, ma sono in gioco diritti fondamentali della convivenza umana nei quali, certo, la fede ha da dire la sua. La preoccupazione ci scuote, perché oggi per la scienza, la tecnica e per certe tendenze di tipo politico, i problemi che l’Europa deve affrontare sono molti: di convivenza e di relazione all’interno e di convivenza e relazione con i nuovi popoli e soprattutto con gli immigrati che arrivano nel nostro continente. Il problema, quindi, della comunicazione e della fede si pone in maniera vivissima.

 

D. – Qual è nello specifico il ruolo delle radio cristiane in questo nuovo scenario europeo?

 

R. – Naturalmente le radio raccontano la vita. Tuttavia si deve raccontare tutto quello che sta avvenendo anche fatti che ci preoccupano in questi tempi su alcuni temi fondamentali – come, ad esempio, l’assetto della famiglia – c’è da raccontarli e c’è da porli in discussione con corretto spirito critico a confronto con le altre tesi. Ma, soprattutto, in questa Europa c’è anche da raccontare, per fortuna, tanto bene che c’è ed è spesso quello silenzioso, quello che non è sotto i riflettori. Se le radio cristiane cominciano allora a raccontare queste cose, credo che possiamo contribuire a dare una svolta, a far ripensare che non ci sono solo le emergenze, che i media televisivi propongono, ma c’è davvero anche tanto bene. Basti pensare alle opere di accoglienza, le opere di carità che tutto il mondo cristiano mette in atto in tutta Europa quotidianamente per l’accoglienza dei più diseredati, dei poveri, dei pellegrini, per chi arriva alla vita, per le nuove vite, contro i nuovi sfruttamenti. Questa rappresenta tutta una vita silenziosa che avviene e che rischia di passare sotto silenzio, poiché emergono soltanto alcuni fatti clamorosi, che sono poi quelli che diventano magari esempi di volontariato e non. Bisogna parlare del quotidiano, che racconta la grande tradizione del popolo cristiano, della Chiesa, dei suoi missionari, delle sue suore, dei suoi sacerdoti e di tutta la comunità cristiana.

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E, stasera, per il decennale della Conferenza delle Radio Cristiane in Europa, nella chiesa romana di San Lorenzo “in piscibus” si terrà un concerto diretto da mons. Marco Frisina, direttore dell'Ufficio liturgico del Vicariato di Roma. L’evento musicale, a partire dalle ore 21,30, sarà trasmesso dalla nostra emittente in radiocronaca diretta in lingua italiana – per la zona di Roma in onda media di 585 kHz e modulazione di frequenza di 105 MHz – e, contemporaneamente, da tutte le radio aderenti alla CERC.

 

 

IL FUTURO DELLE RISORSE ENERGETICHE TRA RUSSIA E CINA,

AL CENTRO DELLA VISITA DEL PRESIDENTE RUSSO PUTIN A PECHINO

- Intervista a Fabrizio Dragosei -

 

Lotta al terrorismo, adesione di Mosca all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e gestione delle risorse energetiche in primo piano oggi a Pechino, in Cina, per la visita ufficiale del presidente russo Putin. Le delegazioni cinese e russa hanno già firmato stamani un documento in sostegno dell’ingresso di Mosca nel WTO, proprio mentre Putin si accinge ad incontrare il presidente cinese Hu Jintao. I colloqui toccheranno anche la questione del futuro grande oleodotto dell'Est, destinato a convogliare il petrolio siberiano verso le coste del Mar del Giappone o – con una variante – verso la Cina. Una decisione sul tracciato dell’impianto – ha fatto sapere il Cremlino – non verrà comunque presa prima della fine dell'anno. Ma perché i rapporti economici tra Mosca e Pechino sono così importanti? Giada Aquilino lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei, corrispondente del “Corriere della Sera” dalla capitale russa:

 

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R. – Perché i due Paesi sono entrambi in una fase di grande crescita, soprattutto la Cina: Pechino ha “fame” di petrolio e di energia in genere. Assieme a Putin, nella delegazione russa sono presenti anche il ministro per lo Sviluppo dell’economia, Guerman Gref, e Alexei Miller, il presidente della Gazprom, il colosso russo del gas che vende tantissimo all’Europa e che vuole costruire dei gasdotti per raggiungere la Cina e il Giappone.

 

D. – Quanto pesa su questi incontri la costruzione del nuovo oleodotto siberiano?

 

R. – Molto, perché ci sono rapporti economici strettissimi tra Cina e Russia: l’interscambio raggiungerà quest’anno i 20 miliardi di dollari, contro i 15 miliardi dell’anno scorso. Oggi il colosso petrolifero russo Yukos vende parecchio petrolio alla Cina, però senza gasdotti adeguati il trasporto del greggio è molto complicato e per il gas la situazione è ancora più complessa.

 

D. – C’è in ballo una variante dell’oleodotto siberiano che potrebbe convogliare le risorse energetiche russe verso la Cina nord-orientale. Tale variante ancora non è stata approvata. Quanto inciderà il viaggio di Putin in Cina?

 

R. – I russi sicuramente contano di ottenere risultati concreti molto importanti: hanno nuovi giacimenti in Siberia che devono sviluppare e per la Siberia nord-orientale certamente i vicini mercati della Cina e - non dimentichiamo - del Giappone sono vitali, perché possono favorire lo sviluppo di questa zona e di tutti i relativi progetti. Sarà necessario mettersi d’accordo: la Cina ha in programma grandi iniziative in tutti i campi. Bisognerà vedere se Pechino troverà le risorse sufficienti per finanziare le proprie attività.

 

D. – Come sta cambiando la politica energetica russa in base alla realtà internazionale, dominata dai conflitti in corso?

 

R. – La Russia sta traendo vantaggio dalla situazione internazionale e soprattutto dal prezzo crescente del petrolio, che non solo fa aumentare gli introiti in valuta della Russia ma rende produttivi e quindi utilizzabili i giacimenti che prima non lo erano. Con prezzi del petrolio molto bassi, alcuni giacimenti russi non erano produttivi, perché costava troppo metterli in produzione. Con il prezzo del petrolio a 40, 50 o addirittura 60 dollari, decine di giacimenti che erano stati accantonati tornano d’attualità. La Russia quindi punta su un prezzo del greggio stabile ma abbastanza elevato, che consenta di avviare investimenti a lunga scadenza: d’altra parte ha petrolio in tutta la zona del Nord e attorno al Caspio.

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CHIESA E SOCIETA’

14 ottobre 2004

 

UCCISO IN SUDAFRICA UN SACERDOTE IMPEGNATO A FIANCO DEI MALATI DI AIDS.

ANCORA SCONOSCIUTO IL MOVENTE DEL FOLLE GESTO

 

COLESBERG. = Barbaro omicidio in Sudafrica. Lo scorso 2 ottobre nella località di Colesberg, diocesi di De Aar, è stato ucciso padre Gerard Fitzsimons, di nazionalità inglese. “Era un grande sacerdote – hanno dichiarato fonti dell’agenzia Fides, commentando l’episodio – stimato per il suo impegno a fianco dei poveri e degli ammalati di AIDS”. Il sacerdote è stato trovato ucciso nella sua abitazione, adiacente la Chiesa di Santa Maria e San Giuseppe. I fedeli, che lo attendevano per la celebrazione eucaristica, allarmati dal ritardo del sacerdote hanno chiamato la polizia, che sfondata la porta dell’abitazione ha trovato il corpo riverso sul pavimento. Padre Gerard Fitzsimons, 63 anni, operava in Sudafrica da 7 anni e si occupava in particolare dei malati di AIDS. “La diocesi di De Aar – ha sottolineato padre Efrem Tresoldi, portavoce della Conferenza Episcopale locale – è molto vasta e poco popolata, la presenza dei cattolici poi non è molto forte”. (B.C.)

 

 

RESTA DRAMMATICA LA SITUAZIONE NELLA REPUBBLICA DOMINICANA
DOPO IL PASSAGGIO DELL’URAGANO JEANNE. LA CHIESA LOCALE INVITA TUTTI
A METTERE IN MOTO LA MACCHINA DEGLI AIUTI

 

SANTO DOMINGO. = Appello disperato del vescovo dominicano di Puerto Plata, mons. Gregorio Nicanor Peña Rodríguez e del parroco di Nagua, padre Rogelio Cruz, alle istituzioni affinché avviino immediatamente la macchina degli aiuti per assistere le migliaia di famiglie vittime dell’uragano Jeanne. A quasi tre mesi dal passaggio della furia devastatrice dell’uragano, la Chiesa locale ha reso noti gli effetti del disastro: oltre ventimila persone vivono in condizioni di disagio, all’interno di rifugi di fortuna. Ad est e nel nord est, in particolare, i senzatetto sono ormai al limite della sopravvivenza. Secondo mons. Peña, ad Higüey e a El Sibo, sono circa dodicimila le famiglie che non ricevono assistenza alcuna, mentre comincia a farsi sentire la fame e la mancanza di igiene rende gli ambienti insalubri. Padre Cruz ha, invece, denunciato che nella provincia Maria Trinidad Sanchez ci sono più di novemila case danneggiate e i principali centri di produzione (fattorie, canali di irrigazione e aree coltivate) hanno subito ingenti danni. Di fronte a questo scenario di miseria, il presbitero e il presule hanno chiesto aiuto alle istituzioni, accelerando almeno l’invio delle sementi. Mons. Peña ha, inoltre, spiegato che i contrasti politici stanno ritardando l’arrivo dei viveri e alcuni gruppi stanno speculando sulla tragica situazione, alimentando gli attriti tra gli alluvionati. (D.D.)

 

 

LA CHIESA IN VIETNAM FORTEMENTE PREOCCUPATA PER LA NUOVA LEGGE

SULLE CREDENZE RELIGIOSE. AL TERMINE DELLA PLENARIA DI HANOI

I VESCOVI HANNO CHIESTO MAGGIORE CHIAREZZA E TRASPARENZA

NEI DECRETI ATTUATIVI DEL PROVVEDIMENTO

 

HANOI. = I vescovi vietnamiti hanno ribadito le loro forti riserve verso la nuova legge sulle credenze religiose, approvata in via definitiva lo scorso luglio, dopo sei anni di gestazione e nonostante le diverse voci critiche. Secondo l’episcopato, infatti, il provvedimento è peggiorativo rispetto alla legge sulla religione di Ho Chi Minh del 1955, giudicata più liberale di quella attuale, ma di fatto mai applicata. La nuova legge, tra le altre cose, impone procedure più severe per la registrazione di associazioni e opere religiose; vieta le attività di propaganda religiosa in contrasto con la legislazione vigente e nega ai carcerati la possibilità di partecipare ai servizi di culto. In una dichiarazione pubblicata nei giorni scorsi, al termine della loro assemblea annuale ad Hanoi, i presuli vietnamiti chiedono che i decreti attuativi del provvedimento, che entrerà in vigore il 15 novembre, “siano più chiari e trasparenti”. L’impressione e il timore diffuso tra i cattolici in Vietnam, infatti, è che così come è formulato esso miri ad accrescere il controllo governativo sulle attività religiose. A conferma di ciò essi rilevano che la parola “registrazione” viene ripetuta ben 18 volte nel testo, mentre la frase “richiede l’approvazione governativa” ricorre altre 21 volte. Di qui l’appello alla chiarezza perché venga effettivamente garantita la libertà religiosa nel Paese. (L.Z.)

 

 

IN INDIA UN CONSIGLIERE MUNICIPALE È STATO LICENZIATO PER AVER VIOLATO

LA NORMA CHE INVITA LE COPPIE A NON AVERE PIÙ DI DUE FIGLI.

CONTRO QUESTO PROVVEDIMENTO SI SONO SCHIERATI

LA CHIESA CATTOLICA E LA SOCIETÀ CIVILE

 

NUOVA DELHI. = Escluso da un consiglio municipale dello Stato di Haryana per aver violato la norma, non vincolante dal punto di vista legale, che invita le coppie indiane a non avere più di 2 figli. La controversa decisione è stata presa dalla Corte suprema dell’India, che nella motivazione ha spiegato “come la crescita demografica costituisca un problema di interesse nazionale”. Il fenomeno dell’aumento demografico – ha precisato l’alto organo giuridico – può essere contrastato anche ricorrendo a penalizzazioni e sanzioni”. La misura adottata nei confronti del consigliere municipale, Zile Singh, ha suscitato lo sconcerto della società civile e religiosa. “Sono rimasto stupito nell’apprendere questa notizia”: ha detto all’agenzia Asia News il segretario generale della Conferenza episcopale indiana, mons. Percival Joseph Fernandez. “Il problema della popolazione – ha aggiunto – può essere affrontato in modi concreti, ma non attraverso una legge che va contro i diritti di base e la libertà individuale”. Secondo il ministro della Sanità, Andumani Ramadoss, il controllo delle nascite può essere promosso “senza nessuna misura coercitiva”. Nelle scorse settimane, anche gruppi per i diritti civili e in difesa delle donne hanno manifestato la loro contrarietà alla norma che diversi politici indiani vorrebbero tramutare in legge. La misura viene giudicata discriminatoria contro i poveri e le minoranze. (A.L.)

 

 

NUOVO ALLARME ONU SULLA REGIONE SUDANESE DEL DARFUR:

OLTRE 200 MILA NUOVI PROFUGHI COSTRETTI ALLA FUGA IN UN MESE.

TERRORE E VIOLENZA INOLTRE BLOCCANO GLI AIUTI UMANITARI

 

KHARTOUM. = Nell’ultimo mese oltre 200 mila civili sono stati costretti a scappare dalle persecuzioni e dalle violenze nel Darfur. È quanto denuncia l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione politica e umanitaria nella regione dell’ovest del Sudan, dove imperversano le milizie Janjaweed. Il clima di terrore e di violenza, intanto, bloccano gli aiuti umanitari per oltre 1 milione e 500 mila sfollati rimasti bloccati nella regione. Negli ultimi mesi la comunità internazionale ha intensificato le pressioni su Khartoum. Le Nazioni Unite hanno anche minacciato di imporre sanzioni nei confronti del governo sudanese, mentre il Segretario Generale ONU, Kofi Annan, ha nominato una commissione di inchiesta per indagare sulle accuse di genocidio. Secondo le Nazioni Unite oltre 50 mila persone sono morte nel Darfur, uccise durante i raid dei Janjaweed o di fame e malattia a seguito della distruzione dei raccolti e delle poche strutture sanitarie presenti sul territorio. A partire da domani, e fino al prossimo 17 ottobre, la Libia ospiterà un summit sulla drammatica situazione nella regione del Darfur, con i presidenti di Ciad, Egitto e Nigeria. (B.C.)

 

 

OGNI ANNO NEI PAESI POVERI MUOIONO MEZZO MILIONE DI DONNE INCINTE.

L’OMS HA ANNUNCIATO UNA SERIE DI PROGETTI PILOTA IN AFRICA

PER ARGINARE QUESTO FENOMENO

 

ROMA. = Ogni minuto nei Paesi poveri muore una donna incinta. Le aree più colpite, riferisce l’agenzia Fides, sono l’Africa, in particolare quella sub sahariana, e l’Asia centrale e meridionale. Emorragie, infezioni, aborti sono le principali cause di questa strage silenziosa. A peggiorare la situazione: la mancanza di condizioni igieniche, la totale assenza di infrastrutture, l’ignoranza e spaventosi livelli di povertà. Le cifre sono impressionanti: nell’Africa sub sahariana una donna incinta su 16 rischia la vita, nei Paesi ricchi, invece, la percentuale è di una su 2.800. Si tratta di un’epidemia invisibile, che non sarebbe difficile arrestare. Non occorrono, infatti, spiegano gli esperti, medicine o tecnologie particolari, ma solo la formazione di personale esperto, capace di intervenire velocemente quando necessario. Se nulla verrà fatto per arginare questo fenomeno drammatico, nei prossimi 10 anni in Africa moriranno oltre 2,5 milioni di donne incinte. Contro questa “epidemia invisibile” l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato una serie di progetti pilota, che riguarderanno otto Paesi africani. (B.C.)

 

 

PROSEGUE IN THAILANDIA IL 21.ESIMO CONGRESSO MONDIALE

DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DEI GIORNALISTI CATTOLICI

L’INCONTRO SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 16 OTTOBRE

- A cura di Jean Baptiste Sourou -

 

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BANGKOK. = “Sarebbe meglio parlare di vetrina dell’ignoranza, piuttosto che di scontro tra civiltà”. Ecco in una battuta ciò che ha detto stamani Jean Paul Guetny, direttore della rivista francese “Mondes des religions”. L’immigrazione odierna e le nuove tecnologie facilitano gli spostamenti e ignorare gli altri, chiudersi a loro, diventa quasi un suicidio culturale. Perciò per Jean Paul Guetny il dialogo diventa la regola d’oro per far fronte al pluralismo religioso. Non un dialogo semplicista o qualunquista, ma un dialogo basato su una conoscenza profonda e reciproca. Tutto questo, quindi, richiede al giornalista di avere pazienza e di approfondire prima di tutto la propria fede. “Se vuoi conoscere la fede dell’altro, impara a conoscere bene la tua” ha detto in sostanza, dopo Guetny, la dottoressa thailandese Suwanna, presentando la situazione dei media cattolici in Thailandia, dove rappresentano una minoranza. Il primo pomeriggio è dedicato ai lavori per regioni, nove in tutto nell’Ucip. Si discute dei problemi dei progetti e di una maggior collaborazione e testimonianza nel lavoro quotidiano.

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LA GUERRA IN IRAQ E IL TEMA DELLA GLOBALIZZAZIONE SARANNO AL CENTRO

DEL TERZO FORUM SOCIALE EUROPEO. L’INCONTRO, IN CORSO A LONDRA,

SI CONCLUDERA’ IL PROSSIMO 17 OTTOBRE

 

LONDRA. = Prende il via oggi al Londra il Terzo Forum Sociale Europeo. I lavori, che si protrarranno fino al prossimo 17 ottobre, seguiranno le seguenti aree tematiche: guerra e pace; democrazia e diritti fondamentali; giustizia sociale e solidarietà; globalizzazione economica e giustizia sociale; uguaglianza e diversità; crisi ambientale e società sostenibile. Nell’ambito della manifestazione, è previsto un incontro di musica, scambio e testimonianza sulla salvaguardia delle culture “a rischio” e l’impatto della globalizzazione sulla diversità culturale, dal titolo “DALINOWA!” (Dance Like Nobody’s Watching). Partecipano, tra gli altri, l’Ufficio per le Missioni della Provincia Britannica della Compagnia di Gesù, la Caritas d’Inghilterra e Galles CAFOD ed altri organismi cristiani, insieme con esponenti dell’Islam e dell’Induismo. (B.C.)

 

 

INAUGURATO L’ANNO ACCADEMICO 2004/2005

ALL’UNIVERSITA’ PONTIFICICIA SALESIANA.

IL RETTORE, DON MARIO TOSO, INDIVIDUA NELLA PACE PREVENTIVA

LE FONDAMENTA DI UN NUOVO UMANESIMO

 

ROMA. = “Occorre promuovere il riscatto con il coraggio di un nuovo Umanesimo, mediante non una guerra ma una pace preventiva”. Queste le parole di Don Mario Toso, rettore della Pontificia Università Salesiana, in occasione ieri dell’apertura del nuovo anno accademico. Nella relazione inaugurale, il rettore afferma, inoltre, che non basta solo additare beni-valori come oggetto di una opzione fideistica, ma “occorre illustrarne la verità, mostrarne la fondatezza e la ragionevolezza”. “Solo beni e valori veri – ha sottolineato – possono convincere la ragione ad accettarli e la volontà a perseguirli”. Un rinnovato impegno, dunque, per gli oltre 1500 studenti della Pontificia Università Salesiana, provenienti in maggior parte dal continente europeo. “La meta per i prossimi anni – ha concluso don Toso – dovrebbe essere quella di lavorare attivamente per una stretta connessione tra cultura e fede, tra cultura e famiglia, tra cultura e missionarietà, che si realizza solo attraverso famiglie sante, testimoni e soggetti sociali”. (E.B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 ottobre 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

Anche oggi in Iraq numerose vittime di autobombe e uccisioni mirate: in due esplosioni nella ‘Zona Verde’ di Baghdad morti otto civili; in diversi attacchi, uccisi un giudice istruttore, una giornalista di una televisione curda e due alti ufficiali dell’esercito iracheno. C’è poi l’ennesimo annuncio sul web: un gruppo terroristico iracheno, l’Esercito di Ansar al Sunna, conferma con un video di aver decapitato un ostaggio turco. Da parte delle forze della coalizione, raid su Falluja che ha distrutto una casa del bastione sunnita. Di carattere diverso solo la notizia del rilascio di un ostaggio giordano, liberato per 50 mila dollari. Intanto, i Paesi donatori per l’Iraq, a conclusione della Conferenza di Tokyo, affermano che le elezioni politiche in programma entro gennaio 2005 “si terranno regolarmente, entro tempi e modalità stabilite”. E parlano di “svolta cruciale per il futuro del Paese”. Sugli impegni discussi a livello finanziario, il nostro servizio:

 

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       59 Paesi e organizzazioni internazionali ad ascoltare l’invito del governo provvisorio iracheno: a cancellare il debito di 120 miliardi di dollari; ad accelerare l'esborso dei fondi promessi e a intervenire con nuovi perché i soldi previsti per la  rete elettrica e idrica sono stati  dirottati per la sicurezza. Alla fine, nel comunicato, si legge che la conferenza di Tokyo ha discusso nuove modalità e regole per la realizzazione concreta dei progetti con un maggiore coinvolgimento “di imprese e governo iracheni. E secondo il ministro per la pianificazione e la cooperazione allo sviluppo del governo provvisorio, si tratta “di un passo avanti molto importante”. Un annuncio significativo è che l’Iran entra a pieno titolo nel comitato dei donatori, con la promessa di 10 milioni di dollari.

 

Guardando al concreto, la lista dei progetti ne prevede oltre 300 tra il 2005 e il 2007 per un costo di 43 miliardi di dollari USA: si va ben al di là dei 33 miliardi promessi, nella prima conferenza di Madrid a fine 2003.  Di questi, 14 miliardi di dollari erano stati assicurati nel 2004 ma di veramente concreto, cioè di consegnato, finora c’è un miliardo. Di Francia, Germania e Russia si deve dire che non hanno cambiato posizione sugli aiuti, ma che, secondo il presidente dei lavori, c’è “la sensazione che stiano “prendendo in seria considerazione quanto possono fare” e ci sono “intensi canali di contatto e consultazione”. Del prossimo appuntamento si può dire che è fissato a primavera, nella capitale giordana, Amman.

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Cinque palestinesi, fra cui un anziano di 70 anni, sono stati uccisi negli scontri di questa mattina a Gaza, dove il primo ministro israeliano Sharon ha deciso di ampliare l'operazione militare “Giorni di Pentimento” volta a impedire il lancio di razzi Qassam contro i centri abitati del sud di Israele.

 

Intanto, il segretario generale dell’ONU, Annan, critica Israele per le false accuse fatte da Gerusalemme all’agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi (UNRWA). In effetti, ieri l’esercito israeliano ha ammesso di aver sbagliato nell’aver detto che l’agenzia presta le sue ambulanze a palestinesi per trasportare armi.

Liberi gli ingegneri cinesi sequestrati nei giorni scorsi in una zona in una regione del sud del Pakistan ma uno è rimasto ucciso nel blitz dell’esercito. Nell'operazione, uccisi anche cinque rapitori. Intanto, il parlamento pachistano ha approvato la legge che permette al presidente Musharraf di mantenere la doppia carica di capo dello Stato e di capo delle forze armate. La legge chiede che al presidente sia consentito di mantenere le due cariche, per continuare la lotta al terrorismo e salvaguardare l’integrità territoriale del Pakistan. Musharraf si era impegnato a lasciare la carica di capo delle forze armate entro la fine dell’anno.

 

La commissione elettorale, insediata a Kabul per vigilare sulle operazioni del voto di sabato scorso, ha deciso di avviare oggi lo spoglio delle schede. L'operazione era stata ritardata per consentire agli esperti di esaminare le denunce di irregolarità, presentate da almeno quattro candidati alla presidenziali, le prime mai svoltesi in modo democratico nel Paese. La commissione ha individuato le urne dove erano stati denunciati brogli e manchevolezze e ha concesso il via libera per tutte le altre. Ci vorranno circa tre settimane per avere un risultato definitivo del voto, che vede come superfavorito l’attuale capo di Stato in carica, Hamid Karzai. Lo spoglio delle schede avverrà manualmente.

 

“La vigorosa espansione osservata nell’area euro nella prima metà del 2004 dovrebbe sostanzialmente proseguire nei prossimi trimestri”. Ne è convinta la Banca Centrale Europea che nel Bollettino di ottobre avverte però che il futuro è comunque “circondato da notevole incertezza, al momento connessa in particolare ai prezzi del petrolio”. In sostanza, “se le quotazioni del greggio dovessero rimanere elevate o persino aumentare ulteriormente, potrebbero attenuare il vigore della ripresa”.

 

E dall’Unione Europea un parere negativo sulla legge italiana che modifica il falso in bilancio. Si tratta dell’opinione espressa dall’avvocato generale della Corte di giustizia europea in attesa della sentenza della Corte stessa. Si tratta di decidere sul rinvio pregiudiziale della Procura di Milano nella causa SME contro Silvio Berlusconi per la depenalizzazione del reato di falso in bilancio. Le conclusioni dell’avvocato generale non sono vincolanti ma finora sono state sempre seguite dalla Corte. Da parte sua, la Commissione europea ha sottolineato di avere la stessa posizione critica nei confronti della legge italiana, che ha depenalizzato il falso in bilancio anche se la direttiva europea sulla contabilità delle imprese obbliga gli stati membri ad avere “sanzioni proporzionate e dissuasive quando i conti pubblicati sono falsi”.

 

Un caloroso applauso ha accolto ieri il saluto di Romano Prodi all’Europar-lamento. Il suo mandato si conclude fra i giudizi favorevoli dei leader dei principali gruppi politici: ad esprimerli, tra gli altri, il socialista Schultz, il socialdemocratico Watson, ma anche Poettering. Il capo dei popolari, in varie occasioni molto critico con Prodi, conferma la stima esprimendo “auguri sinceri e personali per il futuro”. E’ stato un tributo perfino “inatteso” risponde il professore che ricorda i punti saldi della sua presidenza: l’introduzione dell’euro, l’allargamento dell’UE ad altri 10 Paesi, la riforma della Costituzione, il dibattito sul Patto di Stabilità. Prodi, inoltre, si dice soddisfatto per la riammissione della Libia nella comunità internazionale. Sempre sul versante della politica estera, afferma: “L’Europa ha compiuto una scelta molto chiara a favore del multiculturalismo” e, in evidente relazione agli Stati Uniti, aggiunge che “l’Europa è stata l’unica capace di esportare democrazia”.

 

E’ rimasto in secondo piano l’argomento Iraq nel dibattito di stanotte in Arizona tra i candidati alle presidenziali negli Stati Uniti, Bush e Kerry. Economia, lavoro, sanità, istruzione, immigrazione, sicurezza nazionale, aborto, ma anche fede sono stati gli argomenti che hanno dominato l’ultimo scontro televisivo prima del voto del 2 novembre. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il capo della Casa Bianca ha ribadito di considerarsi più forte nella difesa dell’America dal terrorismo e ha ripetuto che la guerra in Iraq fa parte di questa lotta. Quindi ha detto che l’economia si sta riprendendo dalla recessione e sta recuperando i posti di lavoro persi e ha accusato il rivale di essere un liberal troppo a sinistra che fa promesse che non potrà mantenere senza alzare le tasse. Kerry ha risposto che Bush ha reso gli Stati Uniti meno sicuri con le sue scelte e gli americani stanno pagando il prezzo: il surplus creato all’epoca di Clinton è diventato deficit, circa 800 mila posti di lavoro sono stati persi, 45 milioni di americani non hanno assistenza sanitaria e il presidente non ha finanziato la riforma dell’istruzione come aveva promesso. I due candidati si sono misurati anche sull’aborto e i matrimoni gay. Entrambi hanno detto di essere contrari per le loro convinzioni personali, ma Kerry ha aggiunto che non può legiferare in base alla sua fede e quindi vietare l’aborto anche a chi non crede come lui. I sondaggi nazionali al momento danno in parità i due candidati che ora avranno 20 giorni di tempo per convincere il Paese.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Il principe Norodom Sihamoni, unico candidato alla successione di Sihanuk, è stato eletto nuovo re della Cambogia. Ad annunciarlo ufficialmente il consiglio del trono.

 

Confermato Serghiei Abramov nella carica di premier del governo unionista della Cecenia fedele all’autorità federale della Russia. Abramov ha ricoperto la stessa carica nell’ultima fase della presidenza di Kadyrov, ucciso in un attentato nello stadio di Grozny il 9 maggio scorso dalla guerriglia islamico-secessionista. Ed è stato presidente ad interim della Cecenia dalla morte di Kadyrov fino alle contestate elezioni organizzate dal Cremlino nella repubblica a fine agosto, che hanno portato alla presidenza di Alkhanov, generale di polizia ed ex ministro dell’interno regionale.

Il presidente del Camerun, Paul Biya, si avvia verso un nuovo mandato, essendo arrivato in testa, nelle elezioni presidenziale svoltesi lunedì, in nove delle dieci province del Paese. E’ quanto ha annunciato in serata il ministro dell'Amministrazione territoriale, Yaya, in base ai risultati definitivi di un terzo dei dipartimenti. “Il candidato dell’RDPC, il Raggruppamento democratico del popolo camerunese, al potere, è in testa in nove province su dieci, confermando il suo radicamento nazionale”, ha detto Yaya in una dichiarazione alla stampa. Seguono, ma distaccati, il candidato dell’SDF, il Fronte socialdemocratico, di John Fru Ndi, e quello dell’UDC, l’Unione democratica camerunese, di Adamou Ndam Njoya’. Secondo Yaya, la partecipazione al voto è stata tra l’80 e l’85% a livello nazionale. Da parte sua, il cardinale camerunese Christian Tumi, arcivescovo di Douala, ha gettato pesanti ombre sulla consultazione: ha parlato apertamente di pesanti frodi, confermando peraltro la denuncia dei due maggiori partiti di opposizione.

 

 

 

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