RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
287 - Testo della trasmissione di mercoledì 13 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
A Stresa da oggi al 16 ottobre il Festival Grinzane
Cinema: ce ne parla Stefano Della Casa
CHIESA E SOCIETA’:
Nuovi casi di diritti umani calpestati in Pakistan per la legge
sulla blasfemia
Presentata a
Roma una campagna di solidarietà della Caritas Internationalis in Colombia
Si
celebra oggi la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali
Aperta a Tokyo la Conferenza per la ricostruzione dell’Iraq. Uccisi a Baghdad tra ieri sera e questa mattina 4 soldati americani. Assassinato a Baquba un ufficiale della polizia irachena
Nostra intervista a Rocco
Buttiglione dopo la bocciatura come commissario europeo.
13
ottobre 2004
ALL’UDIENZA
GENERALE, INVITO DEL PAPA A TUTTI I CREDENTI:
SIATE
ADORATORI FREQUENTI DELLA SANTA EUCARISTIA
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
“Siate
adoratori frequenti della Santissima Eucaristia”. L’invito di Giovanni Paolo II
ha chiuso l’udienza generale di questa mattina in una Piazza San Pietro bagnata
dalla pioggia, ma comunque riempita da circa 15 mila fedeli. La catechesi del
Papa ha preso questa volta in esame il Cantico di San Paolo agli Efesini. Ce ne
parla Alessandro De Carolis.
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E’ Maria la “donna eucaristica”
per eccellenza. E’ lei che i cristiani devono imitare, seguendo Gesù via,
verità e vita, trovando il tempo di inginocchiarsi il più possibile davanti a
Gesù Eucaristia. L’insegnamento di Giovanni Paolo II conclude l’udienza
generale di oggi collegandosi idealmente con quanto sta avvenendo in questi
giorni al di là dell’oceano, in Messico, sede del Congresso eucaristico
internazionale di Guadalajara, a quattro giorni dall’inaugurazione solenne
dell’Anno dell’Eucaristia.
La
spiegazione del Cantico di San Paolo agli Efesini ha invece occupato lo spazio
della catechesi del Pontefice, impegnato da diverse settimane
nell’illu-strazione della Liturgia dei Vespri. I versetti dell’Apostolo, ha
detto Giovanni Paolo II, costituiscono “una pagina di grande densità teologica
e spirituale”. Una sorta di compendio della fede cristiana perché presentano
Cristo come “principio di unità e di senso dell’universo e di tutta la storia”.
Il progetto di Dio che il Figlio è chiamato a compiere, ha affermato il Papa,
fa brillare la grandezza della dignità cui sono destinati tutti gli uomini:
quella di essere “santi e immacolati nell’amore”, “creature trasfigurate” da
una santità e da una “purezza morale, esistenziale, interiore”. Un dono
salvifico guadagnato da Cristo all’umanità, ha aggiunto il Papa, grazie al suo
“atto supremo di amore e di solidarietà”: l’immo-lazione sulla croce:
“Attraverso
la redenzione operata da Cristo, il Padre opera in noi una radicale trasformazione:
una piena liberazione dal male”.
“Cancellato
il nostro peccato – ha proseguito il Pontefice – conosciamo in pienezza il Signore.
Ed essendo la conoscenza, nel linguaggio biblico, espressione di amore, essa ci
introduce più profondamente nel ‘mistero’ della volontà divina”.
Infine,
dopo i saluti in dieci lingue – oggi erano presenti pellegrini da Stati Uniti,
America Latina ed Europa – Giovanni Paolo II ha concluso con l’augurio generale
ai tutti credenti “di imitare l’esempio della Vergine Maria, donna eucaristica”.
All’inizio dell’Anno Eucaristico, ha detto, “sforzatevi, come lei, di seguire
Gesù via, verità e vita”:
“Siate adoratori frequenti della Santissima Eucaristia!”.
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Sabato prossimo, 16 ottobre,
Giovanni Paolo II festeggerà il 26.mo anno di pontificato e, come è
consuetudine in queste circostanze, la Prefettura della Casa pontificia ha reso
noti i numeri relativi agli incontri con i fedeli avuti dal Papa nell’arco
dell’anno. Il totale generale delle presenze
è di un milione e 512.300 persone, delle quali circa un milione sono state
incontrate da Giovanni Paolo II tra udienze generali e Angelus domenicali.
Inoltre, il Papa ha ricevuto 426 tra capi di Stato e monarchi, 277 tra primi
ministri e ministri degli Esteri, ed ha accettato le credenziali di 642 nuovi
ambasciatori presso la Santa Sede.
IL MESSAGGIO DEL PAPA
AL CONGRESSO MONDIALE
DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DEI GIORNALISTI
CATTOLICI, IN CORSO A BANGKOK
- Intervista con mons. John Foley -
Si è
aperto ufficialmente stamane a Bangkok, in Thailandia, il 21.mo Congresso mondiale
dell’UCIP, l’Unione internazionale dei giornalisti cattolici. Il Papa ha
inviato un messaggio in cui esorta i comunicatori cristiani ad accogliere le sfide
poste dalla cultura odierna. Il
servizio del nostro inviato Jean-Baptiste Sourou:
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Il nunzio apostolico in Thailandia,
mons. Salvatore Pennacchio, ha letto il messaggio del Papa che ha incoraggiato
i partecipanti al Congresso a discernere alla luce della loro fede e della
dottrina sociale della Chiesa le grandi sfide e opportunità che la cultura e il
pluralismo religioso presentano al mondo della comunicazione.
Mons. John Foley, presidente del
Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali ha fatto un accostamento tra
l’essere cristiano e il mestiere del giornalista:
“La prima cosa
che dobbiamo fare è essere fedeli alla nostra vocazione cristiana di essere
uomini e donne senza peccato, perché dobbiamo dare il buon esempio a tutti e
dobbiamo seguire la via della virtù; ma anche come professionisti dobbiamo dire
sempre la verità, dobbiamo essere persone di integrità morale e dobbiamo sempre
cercare la verità e offrire cronache equilibrate, giuste ed obiettive. Dobbiamo
essere giornalisti eccellenti e cattolici esemplari”.
Il primo ministro thailandese ha
detto in sostanza che se le religioni hanno il compito di fare dei credenti dei
cittadini migliori, il giornalista credente deve non solo distinguersi per la
sua professionalità, ma deve costruire anche dei ponti tra le diverse culture,
essere attento ai più poveri della società per costruire un mondo più fraterno.
Da Bangkok, Jean-Baptiste Sourou
per la Radio Vaticana.
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NOMINE
In Brasile, il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale dell’arci-diocesi di Belém do Pará, presentata
da mons. Vicente Joaquim Zico, della Congregazione della Missione (Lazzaristi),
per sopraggiunti limiti d’età. Giovanni Paolo II ha nominato suo successore
mons. Orani João Tempesta, dell’Ordine Cistercense, finora vescovo di São José
do Rio Preto. Nato nel 1950 a São José do Rio Pardo - nella diocesi di
São João da Boa Vista - mons. Tempesta è stato ordinato sacerdote nel 1974 e
consacrato vescovo nel 1997. È presidente della commissione per la Cultura,
l’Educazione e le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale brasiliana.
I CONFLITTI LEGATI ALLA
SCARSITA’ DI RISORSE IDRICHE
AL CENTRO
DI UN SEMINARIO INTERNAZIONALE IN VATICANO,
PROMOSSO
DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
- Ai nostri microfoni mons. Marcelo Sánchez Sorondo -
“Conflitti idrici e
trasformazione spirituale, un dialogo”: è questo il tema di un seminario di
studi, promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze, che prende il via
oggi pomeriggio, alla Casina Pio IV in Vaticano, per concludersi venerdì
prossimo. L’iniziativa intende riflettere sulle dimensioni etiche e spirituali
della cooperazione internazionale quale sforzo per la soluzione dei conflitti
legati all’acqua. A discutere della problematica, quanto mai attuale, sono
stati invitati 25 esperti di livello internazionale. Per una presentazione
dell’incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Marcelo Sánchez
Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze:
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R. – Il Seminario segue altri
seminari precedentemente promossi dall’Accademia. Per esempio, molto importante
è stato quello del 1975, con un intervento molto lucido di Paolo VI agli
accademici, in cui ha ricordato l’importanza dell’acqua, un bene che Dio ha concesso
a tutti, ed ha insistito molto sul principio della prudenza: se non è bene
utilizzato, può anche essere distrutto! Il Convegno attuale vuole analizzare
come fare dell’acqua un uso razionale e prudente, ma anche nuovo. Ricordo che,
nell’occasione menzionata, Paolo VI ha insistito molto sul fatto che anche
quando non si riescono a vedere bene le strade, bisogna comunque mantenere viva
la speranza: “Se Dio ha fatto questo dono agli uomini – diceva il Papa –
significa che la natura stessa ha una potenzialità che bisogna scoprire”.
Questo è un problema di ordine scientifico. Poi, ovviamente, c’è anche il problema
della giustizia, della distribuzione dell’acqua e pertanto uno dei temi
all’ordine del giorno del Convegno è anche esaminare queste ‘forme di carità’
per quanto riguarda la distribuzione dell’acqua, perciò si parla di
‘trasformazioni spirituali’ ...
D. – Quindi, un impegno da parte
della Santa Sede che parte da lontano. Quali sono gli obiettivi di questo
Seminario?
R. – Il metodo dell’Accademia
consiste nel ricercare un’opinione comune; qualora risultasse possibile, dare
anche linee indicative sull’importanza di studiare: si investono tanti soldi
per studiare il fenomeno del tabacco, mentre pochi sono gli studi per le
risorse principali e fondamentali!
D. – La comunità internazionale
sembra molto attenta alla risorsa-petrolio, molto meno sull’acqua; eppure,
diversi studi ci dicono che, purtroppo, le guerre del futuro probabilmente
saranno spesso legate alla scarsezza di risorse idriche ...
R. – Perciò insisto sull’aspetto
della giustizia! Una volta conosciuti i termini del problema, bisogna vigilare
sul fatto che l’acqua non venga ‘privatizzata’. Quindi, anche qui due punti:
uno più scientifico, capire l’importanza dell’acqua come risorsa futura per la
vita del pianeta. Il secondo, quello della distribuzione, che è piuttosto un
problema di giustizia!
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Dio Salvatore” è il titolo di apertura della prima
pagina in riferimento al commento di Giovanni Paolo II, durante l’udienza
generale, al Cantico che apre la Lettera agli Efesini (Ef 1,3-10). A
Guadalajara i lavori del 48.mo Congresso eucaristico internazionale; conclusa
la “peregrinatio” dell’immagine di Nostra Signora di Zapopan.
Iraq: i rappresentanti di 55 tra Paesi ed
organizzazioni internazionali riuniti a Tokyo per la Conferenza dei donatori in
vista delle elezioni di gennaio. Afghanistan: Dostun riconosce la validità del
voto presidenziale.
Nelle pagine vaticane, un articolo di mons. Elio
Sgreccia, vice presidente della Pontificia Accademia per la Vita sulla
votazione preoccupante all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che ha
per oggetto la “Strategia europea per la promozione della salute e dei diritti
sessuali e riproduttivi”.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: per Annan le vittime dei raid sono soprattutto i bambini. Iran:
riunione del “G-8” per discutere i piani nucleari del Paese. Repubblica Democratica
del Congo: rimpatriati dal Burundi 1.300 profughi congolesi. Colombia:
imponente adesione allo sciopero generale.
Nella pagina culturale, un
articolo sull’apertura a Venezia del 48.mo Festival internazionale di musica
contemporanea.
Nelle pagine italiane, i temi
delle riforme, della Finanziaria, della mafia e dell’Alitalia. Da oggi aperta a
Dronero la camera ardente allestita per le due sorelle uccise in Egitto.
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13
ottobre 2004
IL GRANDE PELLEGRINAGGIO ALLA BASILICA DI ZAPOPAN,
MOMENTO FORTE DELLA SECONDA GIORNATA DI
LAVORI
DEL
48.MO CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE,
IN
CORSO A GUADALAJARA IN MESSICO
- Servizio di padre Pedro Rodriguez -
“Nel nostro pellegrinaggio,
l’Eucaristia ci accompagna come viatico per il cammino”: è questo il tema del
secondo giorno di lavori del 48.mo Congresso eucaristico internazionale, in
corso a Gaudalajara, in Messico. Una giornata intensa caratterizzata dal grande
pellegrinaggio alla Basilica di Zapopan. Per una cronaca dell’evento, ci
riferisce il nostro inviato da Guadalajara, padre Pedro Rodriguez:
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Alle 6 del mattino, dopo la
celebrazione della Messa, la grande folla ha partecipato, alla tradizionale
Romería, il pellegrinaggio, per portare alla Basilica di Zapopan, la miracolosa
icona della Madonna di Nostra Signora di Zapopan. I mezzi di comunicazione
hanno parlato di tre milioni di partecipanti. All’arrivo è stata celebrata la
Santa Messa, presieduta dal cardinale arcivescovo di Guadalajara, Juan Sandoval
Iñiguez. Alle 5 del pomeriggio, alcuni dei cardinali e vescovi hanno fatto
visita agli ammalati, ai carcerati anche come testimonianza di una applicazione
concreta che scaturisce dalla celebrazione dell’Eucaristia. Nel frattempo si
sono radunati i gruppi linguistici per una riflessione sulla giornata appena
vissuta. Ai nostri microfoni la testimonianza di una ragazza italiana che fa
parte della delegazione al Congresso eucaristico internazionale:
R. – Sono stata molta contenta.
Sono rimasta molto colpita. Ho fatto una parte del pellegrinaggio insieme al
gruppo composto dagli indios apache. E’ stato molto bello vedere i loro
costumi, il loro modo di danzare e di ringraziare il Signore. Questa esperienza
aumenta sicuramente la fede personale e vedere come gli altri credono e
ringraziano il Signore e la Vergine per il dono dell’amore e dell’unità,
rinnova la fede personale.
Da Guadalajara, per la Radio
Vaticana, padre Pedro Rodriguez.
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CONTINUA
IN NIGERIA LO SCIOPERO GENERALE PER LA RIDISTRIBUZIONE
DEI
PROVENTI PETROLIFERI. IL GOVERNO INTIMA LA FINE DI OGNI AGITAZIONE
- Intervista con Domenico Quirico -
L’andamento al rialzo del prezzo
del petrolio di questi giorni è legato anche allo sciopero generale che sta
bloccando la Nigeria. Secondo i sindacati l’agitazione potrebbe continuare ad
oltranza se non verranno rivisti i sistemi di distribuzione della ricchezza
proveniente dall’estrazione del greggio, attualmente a vantaggio del governo di
Abuja e delle multinazionali petrolifere. Esponenti dell’esecutivo nigeriano
stamani hanno chiesto la fine dello stato d’agitazione, giunto già al terzo
giorno, anche se – è stato detto – le esportazioni di petrolio proseguono
normalmente. Sulla situazione nigeriana Giancarlo La Vella ha raccolto il
commento di Domenico Quirico, esperto di Africa del quotidiano La Stampa:
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R. – Siamo nel cuore del
paradosso della questione petrolifera. Un Paese che è tra i maggiori produttori
mondiali di idrocarburi può vantare una popolazione in condizioni di
terrificante miseria. Il problema è quello dello sfruttamento. Le popolazioni
che vivono, ad esempio, nel delta del Niger, che è la zona dove c’è la maggiore
produzione petrolifera, non hanno mai avuto alcun vantaggio. Le proteste per
ottenere una ridistribuzione della ricchezza sono state da tutti i regimi, sia
da quelli militari del passaggio, sia da quello apparentemente democratico di
Obasanjo, repressi con la violenza.
D. – Ci sono responsabilità di
questa questione a carico delle aziende straniere che producono il petrolio?
R. – Certamente sì. Il patto
scellerato dello sfruttamento è quello che le multinazionali del petrolio hanno
firmato con tutti i dirigenti nigeriani di sempre, cioè lasciare nelle casse
dei medesimi cifre gigantesche, assolutamente non preoccupandosi di tutto
quello che succede attorno ai pozzi petroliferi. Sappiamo che il dittatore
nigeriano Abacha era uno degli uomini più ricchi del mondo e i forzieri delle
banche svizzere erano pieni del suo denaro, sottratto ai suoi concittadini, ed
erano i fondi che gli venivano lasciati dalle multinazionali.
D. – L’entità di questa protesta
fa pensare che si sia giunti ad una svolta necessaria ed inevitabile nella
corretta gestione del petrolio nigeriano…
R. – Probabilmente stiamo ad un
punto in cui potrebbe emergere anche qualche elemento nuovo. Tra l’altro è un
Paese a forte rischio anche per altri motivi, oltre a quelli del montare di
questa rabbia popolare contro la miseria, lo sfruttamento, la corruzione:
conosciamo il tema drammatico della frammentazione religiosa ed etnica, con le
differenze così marcate tra il nord musulmano ed il sud animista e cristiano,
l’imposizione in alcune regioni del Paese della legge islamica, della sharia, i
regionalismi che sono stati sempre più bruschi ed arroganti. Insomma, è un
intreccio micidiale che fa di questo Paese una delle possibili crisi più
drammatiche dell’Africa contemporanea.
D. - Come si inserisce la
questione nigeriana nel generale aumento del prezzo del petrolio sui mercati
internazionali?
R. – Pesantemente. Ma c’è anche
un problema di carattere più generale, cioè gli Stati Uniti stanno puntando
sulla produzione africana per compensare quelle che possono essere le riduzioni
o i rischi della produzione che vengono dall’Iraq o dalla zona del Medio
Oriente. Ci sono Paesi, come la Guinea Equatoriale, in cui sono stati scoperti
enormi giacimenti che vengono sottoposti ad un processo di sfruttamento molto
rapido. Ci sono altre zone come l’Angola, come il Sudan dove il problema
petrolifero ha determinato anche delle svolte sostanziali nella politica
americana. L’Africa è in prospettiva molto vicina il nuovo grande luogo di
rifornimento per il petrolio americano. Quindi tutto quanto succede in questi
Paesi produttori si ripercuote con grande evidenza su quelle che sono le
quotazioni e l’andamento economico ma anche le scelte politiche degli Stati
Uniti.
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LA SPAGNA SI INTERROGA
SUL FUTURO DELL’ISTITUTO MATRIMONIALE
E DELLA
FAMIGLIA
- Intervista col gesuita José M. Diaz Moreno -
Il 1
ottobre scorso il governo spagnolo, presieduto da José Luis Rodríguez Zapatero,
ha approvato un progetto di legge che introduce cambiamenti profondi nella
stessa definizione del matrimonio e della famiglia. Tocca ora al parlamento
pronunciarsi in proposito. Oggi non solo la Chiesa cattolica ma la società
intera si interrogano su quale sarà il futuro in Spagna per l’istituto
familiare e soprattutto per il bambino in seguito ai cambiamenti proposti. Ospite ai nostri microfoni un esperto in
questioni familiari e matrimoniali, il gesuita José M. Diaz Moreno, professore
emerito di diritto canonico, ecclesiastico e civile all’Università di Comillas
e professore alla Pontificia Università di Salamanca. Lo scorso settembre padre Moreno ha tenuto la lezione inaugurale
del 17.mo Simposio di diritto matrimoniale a Zaragoza. Padre Ignazio Arregui
gli ha chiesto se ormai tutti siano d’accordo nel riconoscere i diritti
fondamentali degli omosessuali:
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R. – ESTO NADIE LO PONE EN DUDA.
…
Questo nessuno lo mette in dubbio. A me sembra che
si debba porre fine ad una sorta di discriminazione di tipo sociale e, in
alcuni casi, legale e giuridico, dovuta in parte alla considerazione che si ha
degli omosessuali nella società.
D. – Il progetto di legge
approvato dal governo socialista intende far passare il matrimonio tra
omosessuali equiparandolo con l’unica forma di matrimonio che è stata finora
riconosciuta, quella cioé tra un uomo ed una donna. Ma questa è una seconda
questione, che va molto al di là del riconoscimento dei diritti di cui parlavamo
poco fa. Non è così?
R. – SIN DUDA NINGUNA. ...
Senza alcun dubbio. Ritengo che
arrivare a considerare queste coppie non solo come le coppie di fatto, ma come
autentici matrimoni, penso – e spero che mi venga passato il termine – che sia
assolutamente aberrante. E ciò che non riesco veramente ad ammettere è il fatto
che chi difende questa legge venga considerato progressista, mentre coloro che
continuano a difendere e sostenere la natura eterologa del matrimonio vengano
considerati retrogradi, persone cioè che non guardano al futuro e che
continuano a vivere nel passato. Questo mi sembra sinceramente assurdo.
D. – Si
pretende di zittire la Chiesa, dicendole che, da parte sua, può stare tranquilla
e mantenere la sua visione del matrimonio per i suoi fedeli…
R. – LA IGLESIA NO VA A CAMBIAR
SU CONCEPTO…
La Chiesa non cambierà di certo
il suo concetto di matrimonio, di istituzione naturale integrata con la
concezione sacramentale del matrimonio. La Chiesa non si sente autorizzata a
cambiare il suo concetto di unione matrimoniale. Ma negarle il diritto di emettere un giudizio di valore riguardo
a quello che si vuole attuare con questo disegno di legge ed esprimersi quindi
dicendo se ritiene tutto ciò positivo o negativo, credo che sia una pretesa che
appartenga ad uno Stato totalitario e non è certo proprio di uno Stato democratico.
D. – Riguardo a
questa campagna in favore delle tesi del governo, molto si è parlato dei
diritti della coppia omosessuale. Ma poco o niente si è parlato del diritto di
un bambino di poter contare su un padre ed una madre. Si è trattato di una
omissione o di una distrazione?
R. – CREO QUE HA SIDO UNA
OMISION DELIBERADA….
Credo che si sia trattato di
un’omissione deliberata. Sostenere che queste coppie omosessuali possano
adottare un bambino così come una coppia sposata, come ho già detto
precedentemente , mi sembra sia aberrante. Questo mi sembra anzi ancora più
aberrante e per due ragioni. La prima perché ritengo che l’istituzione
famigliare si basa sul fatto che un figlio nasce dall’amore di un uomo e di una
donna, come frutto di una unione stabile e che rappresenta l’origine e il
fondamento della famiglia stessa. Dire invece che un bambino nasce dall’unione
di un uomo con un uomo o di una donna con una donna… bene, penso questo non
abbia bisogno di spiegazioni. Credo che, concedere loro il diritto di adozione
in quanto coppia e che quindi un bambino si ritrovi con due padri o con due
madri, mi sembra che questa sia una assurdità anche terminologica.
D. – Un’alta
personalità politica ha affermato che non c’è, secondo lui e secondo alcuni
studi, molta differenza tra bambini educati da omosessuali e bambini educati da
una famiglia composta da un padre ed una madre. Lei crede che questo possa
ritenersi certo?
R. – YO NO PUEDO DARLE
CREDIBILIDAD A ESA AFIRMACION. …
Io non posso dare credibilità a
questa affermazione. Anzitutto perché riguardo all’adozione da parte di coppie
omosessuali in quanto coppie, non credo ci sia una qualsiasi realtà – né in
Spagna, né fuori dalla Spagna – che possa dimostrare che questa esperienza sia
positiva. Per quanto riguarda poi il giudizio o il valore che si possa dare a
questo da un punto di vista pedagogico e psicologico, ritengo che si tratta di
un qualcosa di enormemente avventato.
D. – Lei crede
che la figura della madre nella famiglia e nella cura del figlio è sempre stata
e continua oggi ad essere riconosciuta o, talvolta, tende a non essere più fondamentale…
R. – NECESITARIAMOS MAS TIEMPO…
Avremmo bisogno di un tempo
maggiore per affrontare ed approfondire questa situazione. Ritengo che il ruolo
della madre all’interno della famiglia di oggi non solo non ha perso la sua
importanza ma – rispetto ad epoche passate –l’ha visto aumentare ancora di più.
E questo perché in una società così tanto meccanizzata, a volte così tanto
crudele, se veramente la figura della madre nella famiglia non viene
rivalorizzata – tenendo oltretutto presente che è necessario compensare la
mancanza di una presenza continua della donna all’interno della famiglia, che esce
di casa per andare a lavorare, cosa questa ormai irreversibile – con una
maggiore intensità della sua presenza, non so più allora dove sta andando
questa umanità…
D. – Da parte del governo è
stato detto che questo è un suo impegno e non può venir meno all’adempimento di
questa legge dell’unione tra omosessuali, poiché è stato promesso nel programma
elettorale. Questo giustificherebbe l’attuale progetto di legge?
R. – EN ESO ESTOY PROFONDAMENTE…
Riguardo a questo sono
profondamente deluso ed amareggiato. Ritengo che un legislatore, prima di
tutto, debba essere serio e responsabile e mi sembra che una legge, come quella
che si vuole portare avanti, non riguarda una riforma ma vuole arrivare in
realtà alla trasformazione del riconoscimento giuridico della famiglia e della
sua istituzione. Una questione di tale importanza avrebbe bisogno certamente di
maggior tempo per essere approfondita.
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I DESTINI INCROCIATI DI CINEMA E LETTERATURA
SONO
AL CENTRO DELL’INTERESSANTE FESTIVAL GRINZANE CINEMA,
GIUNTO
ALLA SECONDA EDIZIONE, IN PROGRAMMA A STRESA DA OGGI AL 16 OTTOBRE
- Servizio di Luca Pellegrini -
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Dalla letteratura al cinema. E
da un Premio a un Festival. Il famoso Grinzane-Cavour, riconoscimento illustre
nel mondo della letteratura, ha generato lo scorso anno una nuova
manifestazione che vuole riflettere con intelligenza e vitalità sul rapporto primigenio
e sempre attualissimo tra il testo letterario e l’immagine filmica e le loro
reciproche, magnifiche, inesauribili interdipendenze, senza tralasciare le zone
di confine d’entrambe le arti. Tra premi, incontri, dibattiti, retrospettive,
anteprime, curiosità e anche gastronomia “cinematografica”, il Festival
Grinzane Cinema nasce da poche e chiarissime idee. Come ci conferma Stefano
Della Casa, direttore artistico di questa interessante rassegna:
R. – Effettivamente abbiamo
cercato di mettere insieme delle cose che c’entrassero sia con il cinema, sia
con la letteratura, mescolando – da un lato – gli aspetti più colti, più
interessanti e più vivi nel dibattito internazionale e degli elementi –
dall’altro – molto popolari. Questa natura – diciamo – al tempo stesso colta e
popolare della manifestazione si può notare anche nei premi: alla carriera al
grande Claudio G. Fava; al miglior film, tratto da un’opera letteraria, a
Gianni Amelio, che si è ispirato ad uno straordinario Pontiggia per Le Chiavi
di Casa; mentre Dai Sijie ha vinto il premio per il miglior romanzo “Balzac e
la piccola sarta cinese”, dal quale egli stesso ha tratto un film molto
interessante. Mescolare quindi insieme l’alto e il basso, il colto e il
popolare, credo sia una delle cose più importanti da fare oggi per difendere
anche gli spazi della cultura per conquistare nuove persone.
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13
ottobre 2004
“IN UN MONDO AFFLITTO DA TANTI SCONTRI I CRISTIANI DEVONO OFFRIRE
UNA
TESTIMONIANZA DI PACE E DI RICONCILIAZIONE”.
COSI’
I CATTOLICI E I LUTERANI BRASILIANI, NELL’ANNIVERSARIO
DELLA
DICHIARAZIONE CONGIUNTA SULLA DOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE
BRASILIA.
= “Il giorno in cui fu firmata la Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della
Giustificazione sarà ricordato come un giorno nel quale i cattolici e i
luterani sono stati capaci di dichiarare ufficialmente che esiste un consenso
sulle verità fondamentali riguardanti la dottrina della giustificazione”. Con
queste parole si apre il comunicato che la Chiesa cattolica in Brasile e la
Chiesa evangelica di confessione luterana hanno sottoscritto per commemorare il
quinto anniversario del celebre documento sottoscritto ad Augsburg in Germania,
il 31 ottobre del 1999, dalla Federazione Luterana Mondiale e dalla Chiesa
cattolica. Il documento è a firma del cardinale Geraldo Majella Agnelo,
arcivescovo di São Salvador da Bahia e presidente della Conferenza episcopale
brasiliana (CNBB), e del dottor Walter Altman, pastore presidente della Chiesa
evangelica di confessione luterana in Brasile (IECLB). “La firma della
Dichiarazione Congiunta – spiega il comunicato – rappresenta effettivamente una
confessione comune sull’essenza del Vangelo. Quel gesto è di somma importanza
nel nostro mondo attuale, con la crescente secolarizzazione e la crisi del
senso della vita nella cultura post-moderna”. “In un mondo afflitto da tanti
scontri – avverte il comunicato congiunto – i cristiani devono poter offrire
una testimonianza comune di pace e di riconciliazione, elementi fondamentali
del messaggio cristiano". Il cardinale Agnelo e il pastore Altmann non
mancano di raccomandare a parroci e pastori di spiegare il contenuto e il
significato della Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione
ai rispettivi fedeli, nel corso delle celebrazioni liturgiche dell’ultima
domenica di ottobre. Il comunicato preannuncia, inoltre, una celebrazione
congiunta nel contesto della prossima Assemblea del Consiglio nazionale delle
Chiese cristiane. (A.M.)
ANCORA VIVO IL DOLORE PER LA STRAGE DI BESLAN.
IERI
IN TUTTE LE CATTEDRALI ORTODOSSE RUSSE E IN QUELLE DELL’OSSEZIA
DEL NORD SI SONO SVOLTE CELEBRAZIONI PER
RICORDARE LE PICCOLE VITTIME
DELL’ATTO
TERRORISTICO DELLO SCORSO SETTEMBRE
BESLAN. = Ieri in tutte le cattedrali ortodosse russe, in
concomitanza con quelle dell’Ossezia del Nord, si sono svolte celebrazioni
commemorative per le vittime della scuola di Beslan. Nella cittadina
teatro della tragedia, che ha visto la morte di circa 400 persone, mons.
Theofan Ashurkov, vescovo ortodosso di Stavropol e di Vladikavkaz, ha celebrato
una liturgia commemorativa. Finito il lutto di 40 giorni previsto dalla Chiesa
ortodossa, centinaia di persone, familiari e amici dei defunti, si sono recati
alla scuola osseta, teatro del barbaro maxisequestro, portando foto, fiori e
candele. Secondo la tradizione durante il periodo di lutto, gli uomini si
lasciano crescere la barba, mentre le donne indossano abiti neri. Per i parenti
più stretti il lutto può durare anche diversi anni. “Soltanto la compassione
umana e la preghiera – scrive il patriarca Alessio II in un messaggio – sono in
grado di dare la forza necessaria a superare il dolore della perdita”. Rivolgendosi
idealmente ai familiari delle vittime, il Patriarca russo ha, inoltre, sottolineato
che “la ferocia di questi criminali contro degli innocenti ha sconvolto il
mondo intero e ha lasciato segni profondi nell’anima di ogni russo”. Lo scorso
3 settembre circa 394 persone, la metà bambini, hanno perso la vita nello
scontro tra le forze di sicurezza russe e i terroristi, che per tre giorni
hanno tenuto in ostaggio mille persone nella palestra della scuola di Beslan.
L’azione terroristica è stata rivendicata dai terroristi ceceni del leader
separatista Shamil Basayev. Nella regione, intanto, sono aumentate le misure di
sicurezza. Si teme, infatti, che finito il periodo di lutto tradizionale, gli
osseti possano cercare vendetta. A Mosca, il prossimo 15 ottobre, si terrà un
concerto di beneficenza nella cattedrale di Cristo Salvatore. Il ricavato sarà
utilizzato per la costruzione di una chiesa-monumento al posto delle rovine
della scuola. (B.C.)
NUOVI CASI DI DIRITTI UMANI CALPESTATI IN
PAKISTAN.
ALCUNI DISABILI MENTALI SONO STATI ACCUSATI DI
BLASFEMIA
E FATTI OGGETTO DI VIOLENZE
LAHORE.
= La legge sulla blasfemia colpisce anche persone con gravi problemi di handicap.
In Pakistan, ad esempio, Shahbaz Masih Kaka è stato accusato di blasfemia nonostante
l’evidente disabilità. Mentre il 26.enne cattolico è un paziente di lungo corso
dell’ospedale di Lahore ed è stato imprigionato perché accusato da un religioso
musulmano. Del suo caso si è occupato Khalil Tahir, avvocato cristiano e
presidente di un movimento che si batte contro le leggi discriminatorie, che ha
esortato il governo di Lahore ad abrogare la Hudood Ordinance –
stabilita nel 1979 dal generale Ziaul-Herq, in collaborazione con i
fondamentalisti religiosi, basata sul Corano e sulla Sunnah – e le leggi sulla
blasfemia. In un’intervista all’agenzia Asianews, Khalil Tahir ha definito
questa legge “inumana, una spada di Damocle che pende sulla testa delle
minoranze che vivono in condizioni di miseria ed emarginazione”. Per la libertà
di Shahbaz Masih Kaka si è battuto anche il dottor Pervez Ahmad, medico del
dipartimento di igiene mentale dell’ospedale di Latore. Quest’ultimo ha
confermato la patologia di Shahbaz Masih e ha sottolineato che un malato non
può essere perseguibile per legge. Ma le lotte dei medici e dei legali non
hanno dato esiti positivi: per Masih è stato confermato il fermo e dal 25
settembre scorso è rinchiuso nelle prigioni di Faisalabad. Khalil Tahir si
batte anche per i diritti delle donne, la cui condizione negli ultimi tempi è
peggiorata. Un caso tra tanti, quello di Noma, 17.enne cattolica affetta da un
grave ritardo mentale. La ragazza è stata violentata più volte da Muhammad
Shaukat, un musulmano che prestava servizio nella casa della ragazza. Le
violenze sono emerse quando la madre ha scoperto che Noma era incinta. L’uomo è
fuggito dalla casa e le ricerche della polizia non hanno ancora dato alcun
esito. (B.C.)
ROMA.
= “La pace è possibile in Colombia”: è il titolo della campagna triennale
animata da Caritas Internationalis e presentata oggi a Roma. Il primo anno
punterà al riconoscimento diplomatico e internazionale della crisi umanitaria
in Colombia e dei diritti delle vittime, al sostegno internazionale per
alleviare la situazione di emergenza e alla realizzazione da parte del governo
di programmi umanitari. La Caritas Internationalis si dice “seriamente
preoccupata per la situazione umanitaria della Colombia, afflitta da 40 anni di
guerra: la peggiore crisi dell’emisfero occidentale e la terza nel mondo, dopo
la crisi della Repubblica democratica del Congo e quella del Sudan”. La
campagna per la Colombia, spiegano, “promuove una pace giusta e negoziata,
basandosi sulle esperienze delle diverse organizzazioni Caritas nel mondo”. A
presentare l’iniziativa di Caritas Internationalis sono stati il noto
negoziatore di ostaggi in Colombia, mons. Hector Fabio Henao, direttore
nazionale di Caritas Colombia, e l’esperta in diritti umani Clare Dixon della
Cafod, della Caritas britannica. Tra il
1999 e il 2003 in Colombia, oltre 15 mila persone sono state sequestrate e tra
queste più di 4 mila sono morte. Tre milioni di colombiani sono stati costretti
a spostarsi, mentre circa 11 mila minori sotto i 14 anni sono legati a gruppi
armati illegali. Negli stessi anni, inoltre, le mine antiuomo hanno ucciso 390
persone e mutilato altre 1.360. In questa tragica situazione l’intervento della
Chiesa si attua attraverso la Commissione episcopale per la pace della Colombia
e il clero locale autorizzato, che facilita le trattative e gli accordi
umanitari tra forze armate e governo locale, regionale e nazionale. In alcune
occasioni hanno negoziato con successo il rilascio di ostaggi. (A.M.)
SE NON AFFRONTATO CON
PRONTEZZA L’AIDS PUO’ CAUSARE UN CROLLO DELLA
PRODUZIONE AGRICOLA IN AFRICA, TALE DA CAUSARE CARESTIE
IN DIVERSI PAESI.
E’ QUANTO EMERGE DALL’ULTIMO RAPPORTO ONU SULL’HIV
NEL CONTINENTE
ADDIS ABEBA. = Quasi un
quarto dei dipendenti pubblici del Malawi è stato ucciso dall’Aids; nella
Zambia, per lo stesso motivo, muoiono più insegnanti di quanti ottengano il
diploma ogni anno; in Kenya il 75 per cento delle cause di morte tra le forze
di polizia è dovuto al terribile virus. Questo, in sintesi, quanto emerge dal
rapporto sull’Hiv/Aids nel continente africano, dove vivono 25 dei 38 milioni
di sieropositivi nel mondo. Il documento è stato presentato ieri ad Addis
Abeba, durante i lavori della “Commissione economica dell’Onu sull’Africa”.
“Senza interventi immediati – ha detto Peter Piot, direttore del programma
‘Unaids’ dell’Onu – l’epidemia potrebbe provocare un crollo della produzione
agricola tale da causare serie carestie nei Paesi africani”. Nel rapporto si
legge che la sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) ha ucciso 2,2
milioni di africani nel 2003, mentre circa 3 milioni avrebbero contratto il
virus negli ultimi dodici mesi. Il funzionario delle Nazioni Unite ha, inoltre,
sottolineato che a causa della malattia “le famiglie perdono componenti
essenziali e, allo stesso tempo, le comunità locali rurali vengono private dei
principali produttori di cibo, tanto che la loro struttura si sta frantumando”.
(B.C.)
SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA
INTERNAZIONALE PER LA RIDUZIONE
DEI DISASTRI NATURALI. NEL 2003, LE CATASTROFI
AMBIENTALI HANNO COINVOLTO
254
MILIONI DI PERSONE
NEW
YORK. = “Imparare dai disastri odierni per i rischi del domani”. E’ il tema
dell’odierna Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali,
stabilita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1989 e confermata nel 1999.
“Terremoti, uragani, inondazioni, eruzioni vulcaniche e altri disastri naturali
– scrive il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio
per l’occasione – sono elementi inevitabili della vita. Il nostro grado di
vulnerabilità ad esse, tuttavia, non deve esserlo”. La questione, dunque,
investe tutti, non solo le autorità. Imparare dagli episodi del passato,
infatti, ha sottolineato Annan, è fondamentale per preparare le comunità ad
affrontare con maggiore elasticità e prontezza i disastri che potranno
verificarsi in futuro, riducendo così i rischi. I giovani, ha aggiunto Annan,
devono essere i primi ad imparare queste lezioni di vita. Nel 2003, 254 milioni
di persone sono state investite da catastrofi naturali, i più colpiti sono
stati donne e bambini. La Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul tema, che
avrà luogo in Giappone dal 18 al 22 gennaio 2005, rappresenta una grande opportunità
per ricordare come l’educazione e l’insegnamento in materia di riduzione di
catastrofi naturali siano essenziali per salvare vite umane. (B.C.)
“RENDIAMO OMAGGIO A 26 ANNI DI
ATTIVITA’ DI UN GRANDE PONTEFICE”.
COSI’ IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, MONTEZEMOLO,
ALLA PRESENTAZIONE
DEL LIBRO “ANDATE IN TUTTO IL MONDO – I
VATICANISTI
RACCONTANO GIOVANNI PAOLO II”
ROMA. =
“Voglio rendere omaggio ai 26 anni di attività di un grande Pontefice, in
particolare per l’insegnamento del Papa in funzione dell’attività economica e
civile di tutti noi imprenditori”. Con queste parole, oggi a Roma, Luca Cordero
di Montezemolo, presidente di Confindustria, ha introdotto la presentazione del
libro “Andate in tutto il mondo – I vaticanisti raccontano Giovanni Paolo II”,
edito dal Ministero degli Esteri italiano e dalle Edizioni Dehoniane. “Bisogna
riconoscere a Giovanni Paolo II – ha proseguito Montezemolo – la forza
dirompente del suo Pontificato, il merito di avere accelerato un processo
storico che probabilmente avrebbe comunque fatto il suo corso, ma in tempi
molto più lunghi”. Il leader di Confindustria ha, quindi, ricordato “gli
accorati e continui appelli del Pontefice per la pace”. “Se l’azione politica e
in campo economico non si confronta con una istanza superiore, etica – ha
concluso – finisce per essere asservita a fini inadeguati”. (B.C.)
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13 ottobre 2004
- A cura
di Fausta Speranza -
Un
capitano della polizia irachena è stato ucciso da colpi di arma da fuoco in una località vicina a Baquba, a
nord est di Baghdad. Ci sono poi 4 soldati americani che hanno perso la vita:
di questi, tre sono stati uccisi ieri sera dall'esplosione di un ordigno nella
zona est della capitale, il quarto da un’altra bomba questa mattina all’alba.
Per le altre notizie, in studio Fausta Speranza:
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Ancora
una volta l’annuncio su un sito: il gruppo islamico Ansar al Sunna fa sapere on
line di aver decapitato un membro del Partito democratico del Kurdistan (Pdk):
interprete per le forze USA, è stato accusato di essere una “spia”. Intanto, per i due giornalisti
francesi rapiti il 20 agosto ci sono le incoraggianti parole del primo ministro
francese Raffarin. “Sono vivi” e sono stati riavviati “contatti indiretti con i
rapitori”, ha assicurato a palazzo Matignon. Una notizia certa riguarda la
liberazione del fotografo americano preso in ostaggio due giorni fa. Dice di
stare bene e di non aver capito perché è stato rapito. Ci sono, poi, le
critiche che vengono da Hans Blix: l’ex capo degli ispettori dell’ONU, in
un’intervista alla Bbc, ha accusato la coalizione di non aver raggiunto nessuno
degli obiettivi prefissati, tranne quello di rimpiazzare Saddam. La
dichiarazione di Blair, oggi, alla Camera dei Comuni sembra una risposta a
tutto ciò: “Né adesso né mai chiederò scusa per una guerra che era giusta
allora ed è giusta adesso”, ha detto il
premier britannico rispondendo ad una domanda del capo dell'opposizione. Resta
l’inquietante rapporto dell'AIEA, l’agenzia dell'ONU per il controllo
dell'energia atomica, che in una
lettera al Consiglio di Sicurezza si dice preoccupata per la sparizione,
da impianti nucleari dell'Iraq, di materiale di precisione che potrebbe essere
usato per armi nucleari. Dagli Stati Uniti, una promessa: si indagherà con
un'inchiesta completa in collaborazione con gli iracheni. E da Baghdad, una
rassicurazione: il governo Allawi favorirà la trasparenza.
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Continua il
lancio di razzi palestinesi dalla Striscia di Gaza sulla cittadina israeliana
di Sderot, mentre un raid dello Stato ebraico a Beit Lahiya, nel nord della
Striscia, ha ucciso due attivisti palestinesi. In Cisgiordania un capo di Hamas è stato arrestato. A Gaza
città, invece, è fallito un attentato contro Mussa Arafat, capo dei servizi di
sicurezza palestinesi. Sul fronte politico israeliano, il premier Sharon sta
cercando di ricompattare la coalizione di governo, dopo la bocciatura parlamentare
del suo piano di ritiro dai Territori. In ogni caso, il 25 ottobre il premier
si accinge a sottoporre al parlamento la bozza di legge relativa al ritiro.
Il
generale afghano Dostum, uno dei rivali del presidente Karzai nelle elezioni svoltesi nei giorni scorsi nel
Paese, ha posto termine al suo boicottaggio
della votazione. Inizialmente si era detto convinto di avvenute irregolarità. Ma tra i quattro candidati alle
presidenziali in Afghanistan che hanno presentato ricorsi c’è anche Hamid
Karzai, l’attuale capo di Stato e grande favorito. E’ quanto ha confermato un
portavoce di tale organismo, senza però
precisare il contenuto delle lamentele. In ogni caso, in seguito a due
giornate di negoziati intensi che hanno coinvolto rappresentanti della comunità
internazionale, tutti hanno accettato di moderare le loro posizioni, dicendosi
pronti ad accettare i risultati degli scrutini se verrà avviata un'inchiesta
indipendente. Lunedì la commissione elettorale ha annunciato la volontà di
creare un comitato di esperti internazionali, di cui due sono già stati
nominati.
Una
presa di posizione “basata su informazioni sbagliate” e sulla “ignoranza della
realtà”. Così il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Asefi, giudica
l'ultimo documento approvato lunedì dai ministri degli esteri dell’UE sulla
situazione dei diritti umani in Iran. Nel documento i capi delle diplomazie
europee si dicevano “gravemente preoccupati del fatto che continuino in Iran
serie violazioni dei diritti umani” e aggiungevano che scarsi sono i progressi
fatti dall'inizio del dialogo in materia tra la UE e Teheran, nel 2002. Secondo
il portavoce, citato oggi dalla stampa di Teheran, sono proprio gli europei ad
avere “un approccio discriminatorio circa i diritti dei cittadini nei loro
Paesi”. Asefi ha anche accusato l'Unione Europea di usare la questione dei
diritti umani come uno “strumento” per i propri interessi e di avere a tal
proposito una politica dei “due pesi e due misure”.
La
conferenza dei capigruppo del Parlamento europeo non si pronuncia sui risultati
delle audizioni dei commissari del nuovo governo dell'Unione. Invia, piuttosto,
un dossier al presidente della futura Commissione, Barroso. E a quest’ultimo
hanno deciso di mandare un invito a tenere un atteggiamento più riservato
almeno fino all’audizione in Parlamento il 21 ottobre prossimo. Il presidente
designato della futura Commissione ieri da Londra aveva ribadito la propria
fiducia a quanti hanno raccolto giudizi negativi, in particolare nei confronti
dei due bocciati: Rocco Buttiglione e l'ungherese Laszlo Kovacs. Barroso aveva
assicurato anche di tener conto dei pareri dei parlamentari, rispettando le
prerogative dell'assemblea di Strasburgo, che il 27 ottobre sarà chiamata a
dare il voto di fiducia al suo eurogoverno.
Il caso
Buttiglione ha diviso gli schieramenti d’Europa ma anche quelli interni della
politica italiana. Forte la polemica perché si è parlato di un attacco
all’Italia e alla cattolicità. Questo, secondo alcuni, è quanto sta dietro le
critiche al suo atteggiamento che è stato giudicato da alcuni discriminatorio
nei confronti degli omosessuali. Al microfono di Luca Collodi, la risposta
dello stesso Rocco Buttiglione:
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R. – Sono molto preoccupato,
perché mi sembra che passi il principio della discriminazione contro un
cattolico perché cattolico. Si vuole una dichiarazione di fede sulla positività
morale dell’omosessualità. Questo credo che non sia possibile e credo che vada
contro il diritto alla libertà di coscienza.
D. – Ci sono degli interessi in
questo momento che si stanno fronteggiando in Europa a scapito dei valori
cristiani?
R. – C’è il tentativo di
costruire una specie di nuova ortodossia, anche a scapito della libertà di
pensiero. Credo che adesso bisogni reagire con decisione ed i cristiani hanno
il diritto di essere cristiani.
D. – Si può parlare di
atteggiamento di rifiuto nei confronti della posizione cristiana?
R. – Le ripeto, non spetta a me
fare queste valutazioni. In questo momento l’unica valutazione che devo fare è
una valutazione di coscienza: posso io accettare di venir meno ai principi ed
ai valori a cui ho sempre cercato di improntare la mia vita, per avere un posto
di commissario europeo? La mia risposta è “no”. Tutto il resto, in questo
momento, mi interessa relativamente.
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Massiccia protesta in Colombia contro il governo del presidente Uribe.
Opposizione, sindacati ed organizzazioni degli indios sono scesi ieri in piazza
per denunciare la crisi economica che sta attraversando il Paese. Maurizio
Salvi:
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La
giornata di protesta è stata la più importante, realizzata dai sindacati,
dall’opposizione e dalle organizzazioni degli indios, da quando il presidente
Alvaro Uribe è al potere. Cortei e marce di protesta si sono svolti in oltre una
decina di città colombiane, ma la manifestazione centrale ha interessato
Bogotà, dove molte migliaia di persone si sono radunate sulla Plaza de Bolivar.
I settori che hanno maggiormente risentito dello sciopero sono stati quelli
della giustizia, dell’insegnamento e della sanità. Molti degli slogan hanno
sottolineato la necessità di una svolta della politica economica, di una lotta
alla disoccupazione ed un miglioramento delle condizioni di vita della
popolazione rurale. I dimostranti hanno poi pronunciato vari “no”: al progetto
governativo di aumento delle tasse, alla legge che introduce un secondo mandato
presidenziale e al negoziato per la definizione di un trattato di libero
commercio con gli Stati Uniti. Da parte sua, Uribe attraversa il momento più delicato
della sua gestione perché la sua popolarità – per la prima volta da quando è al
potere – è scesa di sei punti (dal 78 al 72 per cento), e perché soprattutto
non è riuscito a dare soluzione alla violenza della guerra civile e all’azione
dei movimenti clandestini armati di sinistra e di destra.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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