RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
286 - Testo della trasmissione di martedì 12 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
I vescovi filippini condannano gli
episodi di violenza ai danni di contadini poveri
I bambini dei campi profughi nel Ciad orientale
tra i banchi di scuola
Riconfermata lo scorso 10 ottobre la madre
generale delle Suore di don Guanella
In primo piano la biodiversita’ per la prossima Giornata mondiale sull’alimentazione
A
Baghdad, trovato il corpo di un uomo decapitato: potrebbe essere quello del
britannico Bigley. Mentre gli uomini di al Sadr continuano a deporre le armi,
liberati dalla guerriglia dieci ostaggi turchi
Riprende
domani in Afghanistan il conteggio dei voti delle elezioni presidenziali per
verificare la fondatezza delle irregolarità denunciate da 15 candidati
12 ottobre 2004
UOMO SEMPLICE E ANALFABETA, AUTENTICO FRATELLO DI UMILI
E POTENTI: COSI’ IL PAPA
RICORDA SAN SERAFINO
DA MONTEGRANARO, NEL IV CENTENARIO DELLA MORTE
Ricorre oggi il IV
centenario della morte di San Serafino da Montegranaro avvenuta nel Convento dei
cappuccini di Ascoli Piceno il 12 ottobre del 1604. Del messaggio che il Papa
ha rivolto al vescovo locale, mons. Silvano Montevecchi, allargato a tutta la
comunità diocesana e ai Frati Minori Cappuccini delle Marche ci parla nel
servizio Roberta Gisotti.
**********
400 anni dalla morte di San Serafino non hanno appannato l’attualità che
emerge dalla “vicenda umana e spirituale” di questo frate, “uomo semplice e
analfabeta, che tutti, umili e potenti, - ha sottolineato Giovanni Paolo II -
sentivano come autentico “fratello”.
Infatti “col passare
del tempo la santità non perde la propria forza d’attrazione, anzi risplende
con maggiore luminosità.”
“San
Serafino fa parte a pieno titolo della schiera dei santi che hanno arricchito
fin dall’inizio l’Ordine cappuccino, ha ricordato ancora il Santo Padre. Sapeva “pregare sempre, senza stancarsi
mai”, “tanto da estraniarsi non di rado da ciò che lo circondava”, contemplando
“la presenza divina nel creato e nelle persone” in “costante unione con
Dio”. Il suo stile di vita “umile ed
essenziale”, “il suo vestiario vile e rattoppato” lasciavano trasparire “la
vera grandezza della sua anima”. “A continue penitenze liberamente scelte…univa
la pratica quotidiana di sacrifici e rinunce”. Era dedito ai più poveri ed emarginati
“per lenirne le pene fisiche e spirituali”, disponibile verso quanti bussavano
alla porta del Convento, “grande pacificatore delle famiglie”. Sapeva alternare
“forti richiami, gesti di amorevole solidarietà e parole di incoraggiante
consolazione”.
Giovanni
Paolo II auspica, quindi, che tutte le manifestazioni religiose e culturali
promosse per celebrare questo giubileo incrementino “il coraggio di
testimoniare i valori dello spirito”, che hanno segnato l’intera esistenza di
San Serafino da Montegranaro.
**********
LE
PRIORITA’ PASTORALI PER LO SVILUPPO DI UNA “CULTURA CRISTIANA DINAMICA”
NEL
CONTINENTE SUDAMERICANO: L’INTERVENTO DEL CARDINALE POUPARD
AL
SEMINARIO DI PREPARAZIONE DELLA PLENARIA DEL CELAM
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
Il
rapporto tra l’immigrazione rurale e globalizzazione, il rispetto delle
comunità afroamericane, la “babele” dei nuovi linguaggi urbani e la
penetrazione delle sette religiose in ambito cristiano. Quattro questioni
“calde” per la pastorale in Sudamerica: ad affrontarle davanti a una fitta
platea di vescovi del CELAM (la Conferenza dei vescovi latinoamericani) è stato
il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
che sta partecipando, a Bogotà, ai lavori del Seminario di preparazione alla
prossima plenaria del CELAM, in programma a Roma nel 2007. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
**********
“Due elementi esistenziali
plasmano la morfologia culturale del migrante: la terra e la memoria”, ha
osservato il cardinale Poupard affrontando il capitolo dei flussi migratori nel
contesto delle società globalizzate. Il migrante costretto per ragioni
economiche ad abbandonare la propria terra e a staccarsi dal nucleo di valori e
tradizioni del suo passato rischia di rincorrere un presente fatto di ricerca
frenetica del benessere materiale. Del resto, ha osservato nel suo intervento
il porporato, “lucro” e “competitività” sono capisaldi dell’economia globale.
Tocca dunque alla politica aiutare l’uomo, specialmente l’immigrato, a riscoprire,
su scala “locale”, la dimensione ambientale e comunitaria, che equivale alla
costruzione di una nuova identità.
Soffermandosi poi sull’aspetto
delle comunità afroamericane sparse nel continente, il cardinale Poupard ha analizzato
in profondità la questione del rispetto delle differenze culturali di cui sono
portatrici. “Non è adeguato” – ha detto tra l’altro – che tali differenze siano
esaltate solo “perché oppresse o perché 'povere'”. L’emarginazione patita dagli
afroamericani, pur reale e drammatica, non costituisce la sola chiave di
lettura del problema né la base univoca per denunce o rivendicazioni. C’è un
orizzonte di fede in cui va collocata la questione. Il valore della “libertà”,
introdotto dalla predicazione del Vangelo, ha mutato la prospettiva di quelle
comunità, per cui – ha aggiunto il porporato – “è indispensabile distinguere
tra identità cattolica afroamericana e identità afroamericana”. Entrambe
custodiscono radici ancestrali e costumi atavici, ma l’identità cattolica offre
una “risposta storica” al dramma del dolore e del disordine, illuminando strade
di “riconciliazione e rigenerazione”.
Anche in contesti spiccatamente
urbani e industriali, la Chiesa latinoamericana deve guardare con attenzione ai
mutamenti in atto. Si assiste – ha asserito il cardinale Poupard – alla nascita
di una molteplicità di mentalità nel substrato cittadino. Anzi – ha precisato –
“è la città stessa che sta generando forme subculturali di linguaggio”, che
frammentano gli abitanti di città in altrettanti sottogruppi a seconda di
censo, professione, livello scolastico, simboli, zone di riferimento ecc. E’
necessario dunque formulare proposte di evangelizzazione idonee a questo tipo
di scenario, caratterizzato da facile accesso ai servizi e da “novità,
velocità, utilità e anonimato”.
Infine, le sette religiose. Il
cardinale Poupard è stato deciso nell’affermare che il loro successo deriva
sostanzialmente dal fatto di saper “presentare un’identità precisa in un
momento d’incertezza”. Ma tale identità – ha osservato – è labile perché, oltre
che poggiare sul “disprezzo per la fede cristiana, si regge in fondo su una
negazione: siamo ciò che siamo perché non siamo cattolici. Il fenomeno delle
sette – ha concluso il porporato – è segno del “regresso dell’iniziazione
cristiana” e da qui bisogna ripartire per arginarlo, individuando una
prospettiva di sviluppo “per una cultura cristiana dinamica”.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Non conosce pietà la furia omicida dei terroristi”
è il titolo di apertura della prima pagina in riferimento all’uccisione in Iraq
di due ostaggi, un cittadino turco e il suo interprete, perché accusati di
collaborare con le forze della coalizione internazionale; rinvenuto a Sud di Baghdad
il cadavere di Kenneth Bigley, l’ostaggio britannico ucciso dal gruppo di Al
Zarqawi.
Anno dell’Eucaristia: da Gaudalajara la seconda
giornata dei lavori del 48°.mo Congresso Eucaristico Internazionale
Israele: bocciato dal Parlamento monocamerale il
piano di ritiro dalla Striscia di Gaza, Egitto: vasti controlli per
identificare gli autori della strage a Taba. Afghanistan: Annan plaude l’alta
partecipazione al voto.
Nelle pagine vaticane, l’omelia del Gran
Cancelliere della Pontificia Università Ur-baniana, cardinale Crescenzio Sepe,
prefetto della Congregazione per l’evange-lizzazione dei Popoli, durante la
concelebrazione eucaristica nella cappella del Collegio Urbaniano. In occasione
dell’inaugurazione dell’Anno accademico 2004-2005. L’VIII Premio internazionale
“Vittorino Colombo” al cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. Pagine
dedicate ai Giubilei e alle ordinazioni, momenti alti della storia ecclesiale.
Nelle pagine estere, Nazioni
Unite: interventi della Santa Sede al primo comitato dell’Assemblea generale
sul tema del disarmo e al secondo comitato dell’Assem-blea Generale sul tema
dello sviluppo sostenibile. Russia: visita del premier canadese a Mosca per
discutere il progetto del megagasdotto. Somalia: l’Onu chiede aiuti per la popolazione
minacciate dalla siccità.
Nella pagina culturale, i premi
Nobel per la Letteratura, per la Fisica e per la Chimica. Per l’“Osservatore
Libri” un articolo di Andrea Riccardi la recensione del volume “Pio XII,
Diplomate et pasteur” di Philippe Chenaux.
Nelle pagine italiane, rientrate
in Italia le salme delle due sorelle morte nell’attentato in Egitto; giovedì
pomeriggio i funerali a Dronero. A seguire, i temi delle riforme, della
Finanziaria e della politica.
=======ooo=======
12 ottobre 2004
IL PARLAMENTO ISRAELIANO BOCCIA IL RITIRO DA GAZA:
SHARON,
IN MINORANZA, TENTA DI SALVARE IL SUO PIANO
- Con
noi, Fiamma Nirenstein -
Brusca sconfitta ieri in Parlamento per il primo ministro israeliano, Ariel Sharon. Il
programma politico del premier, basato sul disimpegno dai Territori palestinesi
e sul ritiro da Gaza, ha raccolto 44 voti a favore e 53 contrari. Sarà quindi il Parlamento il 25 ottobre
prossimo – ha detto Sharon – a decidere sul da farsi. Il servizio di Graziano
Motta:
**********
Era improbabile che Sharon, senza maggioranza in
Parlamento, vedesse approvato il suo programma generale di governo. Sperava in
un salvataggio in extremis del partito laburista all’opposizione, che, pur
favorevole al suo piano di ritiro di coloni e soldati da Gaza, è contrario alla
sua politica economica e sociale. Per di più, al momento del voto si sono
astenuti parecchi deputati e ministri della coalizione e dello stesso partito
del premier. Il partito è assolutamente contrario al ritiro da Gaza, in un
momento in cui riappare sempre più forte la minaccia terroristica alla
sicurezza di Israele.
Adesso alla disfatta parlamentare Sharon cerca di
rimediare, tentando di dar vita ad una nuova coalizione, con l’ingresso di
laburisti e forze dei partiti confessionali Shas e Giudaismo e Torah,
ma gli sarà difficile mantenere la compattezza del Likud. Uno scenario,
questo, che se non dovesse subire presto delle modifiche, renderebbe
inevitabile – come scrivono alcuni giornali stamani – elezioni politiche
anticipate.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
**********
Il voto di ieri alla Knesset ha
confermato dunque le difficoltà di Sharon all’interno della sua maggioranza. Andrea
Sarubbi ne ha parlato con Fiamma Nirenstein, corrispondente della Stampa a
Gerusalemme:
**********
R. – Sharon sa benissimo di
avere molta opposizione. Certamente avrebbe sperato in un risultato migliore di
quello che ha avuto. In realtà, ieri ha avuto due pesanti avvertimenti: uno da
destra e uno da sinistra. Quello da destra, dall’interno del suo stesso
governo, viene dai partiti guidati dai coloni, assolutamente contrari al suo
progetto di uscire, sgomberando addirittura gli insediamenti, prima di tutto da
Gaza e poi da parte della Cisgiordania. L’avvertimento da sinistra è venuto
invece dal partito laburista, che in sostanza gli ha detto di stare attento: se
vuole il suo appoggio, il premier dovrà garantire uno sgombero rapido e molto
serio. Sharon è ora stretto fra questi due messaggi. Per ora non è sfiduciato,
però il significato di questo voto è molto netto.
D. – Il voto definitivo si avrà
il 25 ottobre. Cosa può cambiare Sharon in queste due settimane?
R. – Qui in Israele ci si sta
chiedendo se Sharon deciderà di indire elezioni anticipate oppure opterà per il
referendum. Israele non è un Paese abituato ai referendum, semmai è un Paese
che va sovente alle elezioni. Sharon, però, farà di tutto per evitare queste
elezioni, assolutamente determinato a far sì che sia la Knesset, ovvero la
Camera dei Deputati, a decidere su questo argomento. E questo perché conta
ancora sull’appoggio della sinistra, che farebbe molta fatica, e forse non
farebbe neanche una bella figura, a dire di no ad un programma di sgombero.
D. – Si sta parlando, proprio in
queste ore, di nuove consultazioni avviate dal Likud per allargare la
coalizione di governo. È uno scenario possibile?
R. – Credo che Sharon abbia
avviato stamani due tipi di contatti: uno a sinistra e l’altro verso lo Shas.
Lo Shas, che è il partito religioso, è poco sensibile agli aspetti di politica
internazionale. Sharon spera, da una parte, di riuscire a raggiungere un
accordo con loro e, dall’altra, di formare un governo più allargato, che
potrebbe salvare il suo programma di sgombero, con la parte che più
naturalmente dovrebbe essere portata in quella direzione, ovvero la sinistra.
**********
DOPPIO
NO DALLA COMMISSIONE GIUSTIZIA, LIBERTA' PUBBLICHE E SICUREZZA
DELL'UNIONE EUROPEA ALLA
CANDIDATURA DI ROCCO BUTTIGLIONE
COME COMMISSARIO EUROPEO
- Intervista con padre Michele
Simone -
Sarà l’Assemblea plenaria del
Parlamento europeo a decidere sulla candidatura di Rocco Buttiglione alla
carica di commissario europeo, dopo il voto contrario di ieri da parte della
Commissione Giustizia dell’Europarlamento e il ‘no’ anche al cambio di delega.
L’aula, il prossimo 27 ottobre, non voterà sui singoli commissari, ma
sull’intera Commissione proposta dal presidente designato, Barroso, che si è
detto intenzionato ad insistere sulla candidatura di Buttiglione alla
Giustizia. E in Italia è scontro politico. Il servizio di Giampiero Guadagni:
**********
Rocco
Buttiglione non intende fare marcia indietro, dopo che ieri la Commissione
Giustizia dell’Europarlamento ha respinto con un solo voto di scarto la
risoluzione che accoglieva la sua candidatura alla carica di commissario
europeo per la Giustizia, Libertà e Sicurezza. Un voto che, secondo
Buttiglione, è frutto di una discriminazione religiosa di una lobby che
considera indegni i ministri di Berlusconi di occuparsi di giustizia.
Buttiglione, nel corso della sua audizione dei giorni scorsi, davanti alla
Commissione, tra tanti altri temi toccati, si era anche pronunciato contro le
unioni gay e contro l’adozione di figli da parte di omosessuali. Opinioni – ha
precisato Buttiglione – date più da cattolico che da neocommissario. E ora
intorno a Buttiglione fa quadrato tutto il centro-destra. “Un pronunciamento
dal sapore integralista e oscurantista”, insorge Berlusconi che punta il dito
contro la “rozzezza propagandistica della sinistra”. E il presidente della
Camera Casini parla di voto ingiusto. Dall’opposizione di centro-sinistra si
sottolinea soprattutto il ruolo azzoppato dell’Italia in Europa, dopo la
mancata ricandidatura di Mario Monti. Enrico Letta della Margherita si
rammarica per il brutto colpo subito, ma sono in molti a manifestare
soddisfazione per un fallimento da estendere a tutto il governo Berlusconi. Ad
esultare in particolare per il ‘no’ a Buttiglione sono i radicali. Da segnalare
il commento del cardinale Ersilio Tonini, che parla di ostracismo e
accanimento. “Temo - aggiunge il porporato - che da qualche parte si nutra un
atteggiamento di rifiuto nei confronti della posizione cristiana in quanto tale
e nel Parlamento europeo stia emergendo una tendenza a respingere di per sé le
radici cristiane”.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
**********
Su questo
doppio ‘no’ dei parlamentari europei a Rocco Buttiglione ascoltiamo il commento
del vicedirettore di “Civiltà Cattolica”, padre Michele Simone, intervistato da
Roberto Piermarini:
**********
R. – Non può che essere espresso
un giudizio negativo. In alcuni probabilmente c’è un certo pregiudizio nei
confronti dei cattolici, anche se non è che vada organizzata una crociata, in
quanto anche altri candidati, per essere commissari, non hanno trovato consenso
da parte delle rispettive Commissioni che si sono espresse. Forse qualche
“errore” diplomatico, da parte dell’onorevole Buttiglione, è stato commesso, ma
ciò non toglie che rimanga un grande problema politico che va affrontato.
D. – Padre Simone, considera
questa decisione una decisione anti italiana o anti cattolica?
R. – Tutte e due le cose, perché
certamente anche il governo non ne esce bene. Ripeto, indubitabilmente, su temi
così delicati, sui quali si è espresso con tale nettezza in una sede politica,
con una presenza di posizioni differenziate, l’onorevole Buttiglione fa onore
certamente alla sua coerenza, ma nello stesso tempo pone qualche difficoltà
alla prosecuzione della sua nomina. Io mi auguro che al di là di questo
incidente, a livello di Commissione, quando si tratterà del voto di tutta l’Assemblea
le cose andranno in modo diverso.
**********
LA DECISIONE IERI DELL’UNIONE EUROPEA DI
ALLEGGERIRE L’EMBARGO ALLA LIBIA
E
RAFFORZARLO, INVECE, ALLA EX-BIRMANIA TORNA A FAR RIFLETTERE
SUL VALORE DI QUESTA FORMA DI PRESSIONE SU REGIMI
CHE RIFIUTANO I PARAMETRI DEMOCRATICI
- Intervista con Luigi Bonanate -
L’arma
dell’embargo: nella riunione dei ministri degli esteri, ieri in Lussemburgo,
l’Unione Europea ha revocato l’embargo economico e sulle armi alla Libia e ha,
invece, irrigidito le misure contro le autorità militari dell’ex Birmania. Le
sanzioni economiche sono una forma di boicottaggio nei confronti di regimi che
non accettano i parametri democratici, ma non sempre hanno avuto efficacia.
Fausta Speranza ne ha parlato con il professor Luigi Bonanate, docente di
diritto internazionale all’Università di Torino:
**********
R. – Qualsiasi alternativa alla
violenza è interessante. Ragionare in termini di alternativa al ricorso alla
guerra, al bombardamento, alla violenza è sempre una cosa straordinariamente
opportuna. Naturalmente una immediata replica che mi si potrebbe dare, prima
ancora del caso dell’ex Birmania, è: “il tuo è un atteggiamento solo da anima
bella, perché con la persuasione non si ottiene nulla”. E purtroppo abbiamo
tanti esempi nel passato: l’embargo nei confronti del Sudafrica, che è stato
violato da tutti i Paesi che l’avevano votato; oppure l’embargo contro la
Serbia di Milosevic, dopo il quale tutti i Paesi produttori di armi al mondo
hanno venduto armi a Milosevic, anche se avevano votato l’embargo; il programma
Oil For Food in Iraq, che ha avuto i risultati che noi sappiamo.
Ma il problema è: il boicottaggio non ha funzionato perché è uno strumento
inadatto o non ha funzionato perché l’abbiamo usato male, cioè non lo abbiamo
rispettato? Il caso dell’Unione Europea potrebbe essere un punto di vista molto
interessante. L’Unione Europea non ha una grande esperienza, cioè non ha un
grande passato, e quindi non ha neanche degli scheletri nell’armadio, per così
dire. La questione è quella della serietà, cioè della prova di impegno, di
correttezza che si dà seguendo una certa linea. Oggi che il denaro decide tutto
dovremmo incominciare a fare un passo indietro rispetto a tutto ciò. Dobbiamo
cercare di rimettere anche l’economia con la testa in su e le gambe in giù. E
qui siamo di fronte ad un sovvertimento delle logiche dell’economia che
andrebbe fatto in nome di certi valori.
D. – Professore, proprio a
proposito di potenziali sovvertimenti, parlando delle sanzioni dell’Unione
Europea decise nei confronti della ex Birmania, sembra chiaro che vogliano
colpire il potere dei militari. Però, in altri casi sappiamo che l’embargo è
stato pagato sulla pelle della gente e non dei governanti. Come riuscire ad
evitare questo, vista anche la lezione dell’Iraq?
R. – Il caso che discutiamo
adesso è parente del problema della Colombia e dell’Afghanistan con la droga.
E’ chiaro che i campesinos in Colombia o i contadini in Afghanistan
vivono al 90 per cento – mi sembra sia un dato più o meno di questo tipo –
grazie ai proventi della coltivazione della materia prima per fare eroina e
coca. Allora, finisce che noi, combattendo la droga, finiamo per far morire di
fame delle persone. E’ chiaro che noi dobbiamo essere in grado di separare
popolazione e governi o popolazione e questione-droga. Noi non abbiamo
evidentemente nulla contro i birmani, contro gli afghani, contro i colombiani.
Abbiamo tutto contro chi fino a ieri, o forse anche fino a domani, continua ad
aiutare quei regimi o ad arricchirsi con la droga. In realtà questi regimi chi
li ha messi in piedi e chi li sostiene? Sempre qualche grande forza
occidentale.
**********
PRIMA GIORNATA DI LAVORI AL CONGRESSO EUCARISTICO
INTERNAZIONALE,
IN MESSICO, CON L’INTERVENTO DEL CARDINALE
JUAN SANDOVAL IÑIGUEZ
E
L’OMELIA DEL CARDINALE CLAUDIO HUMES
-
Servizio di padre Pedro Rodriguez -
Sull’eco della recentissima
Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Mane nobiscum Domine, ha vissuto
ieri la sua prima giornata di lavori il 48.mo Congresso eucaristico di
Guadalajara, in Messico. Tra i delegati, è risuonata l’invocazione “Vogliamo
vedere il tuo volto, Signore”, titolo del tema d’apertura offerto dal cardinale
arcivescovo di Guadalajara, Juan Sandoval Iñiguez. Il resoconto della giornata,
dal nostro inviato al Congresso, padre Pedro Rodríguez:
**********
Il cardinale Juan Sandoval
Iñiguez ha dato il benvenuto a tutti i partecipanti, ricordando il tema di
questo giorno – “Vogliamo vedere il tuo volto, o Signore” – e parlando
soprattutto della presenza reale di Cristo nel Mistero eucaristico. “Convocati
da Sua Santità Giovanni Paolo II, ci è stato concesso il privilegio di
partecipare al primo Congresso eucaristico internazionale che si celebra nel
nuovo millennio in questa nazione di Cristo Re e di Santa Maria di Guadalupe.
Seguendo la voce del vicario di Cristo, vogliamo suscitare nella nostra mente e
nel nostro cuore quello stupore eucaristico, che ci permetta di vivere
l’esperienza dei discepoli di Emmaus, quella cioè di riconoscere il Signore
nella frazione del pane e di godere la presenza, sempre nuova del Signore, che
illumina il nostro cammino di Chiesa e ci offre il dono di una vita piena.
La giornata si è conclusa con la
celebrazione dell’Eucaristia, presieduta dal cardinale Claudio Humes, arcivescovo
di Sâo Paolo, in Brasile. Nel corso dell’omelia, il porporato ha invitato a
prendere il largo nella nuova evangelizzazione e a mostrare il volto di Gesù
con l’aiuto di Maria. Alla fine della Messa, lo stesso cardinale Humes ha
dichiarato alla Radio Vaticana:
“E’ un momento straordinario
quello che stiamo vivendo in questo Congresso Eucaristico Internazionale a
Guadalajara. Vedendo la profonda devozione di questo popolo, che è molto
religioso, pieno di una religiosità che ha le sue radici nella fede, nella fede
autentica. Saranno tanti i frutti che si avranno da questo Congresso per tutta
la Chiesa universale”.
Dalla Città di Guadalajara,
Padre Pedro Rodríguez.
**********
L’INAUGURAZIONE DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO
ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ URBANIANA
- Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe -
Concelebrazione
della Santa Messa, ieri pomeriggio, per l’inaugurazione del nuovo Anno
accademico della Pontificia Università Urbaniana. Il Pontificio Ateneo è una filiazione di quel Collegio Urbaniano,
fondato 377 anni fa, che ebbe come finalità quella di destinare sacerdoti alle
missioni alle genti, ai popoli. Nel corso degli anni naturalmente si è evoluto,
nel senso di comprendere sempre più non solo i Paesi che sono parte e famiglia
di Propaganda Fide, ma anche sviluppando tutte quelle tematiche che sono poste
dalle esigenze della spiritualità, della pastorale e della cultura moderna.
Resta, di fatto, l’unica Università Pontificia a carattere missionario nel
mondo. Nell’intervista di Giovanni Peduto, il cardinale Crescenzio Sepe, nella
sua qualità di Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e
Gran Cancelliere dell’Ateneo, ci parla dell’ateneo e di alcune novità:
**********
R. –
Tutto quello che viene insegnato nella facoltà di teologia, di filosofia, di
diritto canonico e nei vari istituti, tutto è caratterizzato da questa
dimensione missionaria che è propria dell’Urbaniana. Credo che questa sia una
specificità per cui le tante congregazioni e istituti missionari che preparano
i propri studenti, sacerdoti, seminaristi per la missione alle genti, trovano
qui l’ambiente particolarmente adatto per questa preparazione specifica alla
missionarietà.
D. – Quest’anno c’è qualche
novità rispetto agli altri anni?
R. – Stiamo
cercando adesso di creare un istituto superiore per lo studio delle maggiori
religioni del mondo: l’Islam, il Buddismo, l’Ebraismo, ecc. Incominceremo un
po’ alla volta. E si pensa pure di poter fare un istituto superiore di cultura
e lingue dei grandi Paesi, delle grandi culture del mondo.
D. – Quale
messaggio lei ha voluto lasciare con l’inaugurazione di questo nuovo Anno
Accademico?
R. – Quello
della cattolicità: sentire, sensibilizzarsi sempre alla dimensione missionaria della
Chiesa, che è una realtà intrinseca alla stessa nostra Chiesa, e soprattutto
ritrovare tutte quelle motivazioni che spingono ognuno a sentirsi missionario
e, quindi, o a partire o a rimanere sempre con questo desiderio di adempiere al
comando del Signore di andare nel mondo e battezzare.
**********
SI
E’ APERTA CON IL DISCORSO DEL CARDINALE JOHN FOLEY
LA CONFERENZA MONDIALE TRIENNALE
DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DEI GIORNALISTI CATTOLICI, IN
THAILANDIA
E’
iniziata ieri a Bangkok, in Thailandia, la Conferenza mondiale triennale
dell’UCIP, Unione Internazionale dei giornalisti cattolici. Come di consueto la
Conferenza dedica la prima parte dei lavori alla rete dei giovani giornalisti
venuti quest’anno a centinaia dal mondo intero. Ad inaugurare la conferenza il
cardinale John Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni
sociali, come ci riferisce da Bangkok il nostro inviato, Jean-Baptiste Sourou:
**********
Nel
discorso di apertura dei lavori, il cardinale John Foley, presidente del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali ha insistito sull’importanza
della verità nell’informazione. La verità è spesso imbarazzante, sgradevole e
può infastidire molte persone. Non per questo va trascurata. Se il giornalismo
è una missione ha anche il compito di costruire società basate sulla verità e
il rispetto della dignità delle persone. Perciò il porporato ha esortato i
giovani giornalisti a preferire la difesa della verità all’arrivismo e al
carrierismo. L’uomo vuole un messaggio di libertà – ha detto il porporato – e
il giornalista cattolico non può tirarsi indietro dinanzi a tale richiesta. I
giovani giornalisti stanno seguendo una serie di conferenze tenute da coetanei:
sono testimonianze basate sulla collaborazione con esponenti di altre
religioni. Seguono anche dei lavori in gruppi dove emergono molte domande che i
giovani giornalisti portano con sé. La seconda parte dell’assemblea generale
mondiale comincia domani e dura fino a domenica.
Da Bangkok, per la Radio
Vaticana, Jean-Baptiste Sourou.
**********
IL GENIO DELLA POP ART, ANDY WARHOL, PROTAGONISTA
DI UNA
GRANDE MOSTRA ALLA TRIENNALE DI MILANO
- Intervista con il curatore, Gianni Mercurio -
Duecento dipinti, foto, disegni ed
opere grafiche: alla Triennale di Milano è di scena la genialità artistica di
Andy Warhol, protagonista assoluto della pop art. La mostra, intitolata “The
Andy Warhol Show”, consente di avvicinarsi alla complessa personalità
dell’artista di Pittsburgh, scomparso nel 1987 all’età di 59 anni. Visitabile
fino al 9 gennaio prossimo, ci racconta un Warhol rivoluzionario non solo
nell’arte, ma anche nell’ambito della grafica, della comunicazione e della
moda. Alessandro Gisotti ha intervistato il curatore della mostra, Gianni
Mercurio:
**********
R. – Per Warhol, la vita è stata
in qualche modo un’opera d’arte e, allo stesso tempo, la sua arte è stata un
po’ uno specchio della vita. Warhol ha affrontato in maniera evidente i grandi
temi della vita che sono stati i grandi temi fondanti della sua arte o
perlomeno dell’“American way of life”. Quindi, nella mostra partiamo dalle
prime sezioni che raffigurano un po’ il concetto di mito, i personaggi dello
star system, piuttosto che gli oggetti di consumo: era mito Marylin ma è anche
un mito la ‘Campbell Soup’, che tutti possiamo trovare sugli scaffali di un
supermercato.
D. – Con Warhol i prodotti della
cultura popolare diventano opera d’arte. Si può dire che la sua più grande
innovazione è stata portare l’arte alle masse?
R. – Sicuramente è stata una
delle sue più grandi innovazioni ed è stata un’in-novazione che ne ha fatto in
qualche modo la fortuna, nel senso che, forse caso unico nella storia
dell’arte, Warhol dagli anni Cinquanta ad oggi non ha smesso di influenzare non
solo l’arte visiva ma in moltissimi altri settori, per esempio la pubblicità,
il cinema, la letteratura ...
D. – A vent’anni dalla morte, la
pop-art di Andy Warhol è ancora straordinariamente attuale. Perché, secondo
lei?
R. – Perché Warhol ha stabilito
una strategia da grande comunicatore, da pubblicitario e quindi è riuscito a
colpire al cuore il mondo, la critica, il grande collezionismo, i musei e in
senso basso il grande pubblico che magari non è molto avvezzo a frequentare
l’arte contemporanea ...
D. – Qual è, secondo lei, fra le
tante opere in mostra, quella più significativa, quella che meglio sintetizza
l’arte di Andy Warhol?
R. – Una delle mie opere
preferite, che forse in parte risponde anche alla sua domanda, è una grande
tela che si intitola “The Myths”, cioè i miti. In questa tela sono raffigurati
praticamente quelli che Warhol ad un certo punto della sua vita considerava
‘miti’. Sono rappresentati Superman, Micky Mouse, Greta Garbo e tra questi
dieci miti, l’ultimo è Warhol stesso ...
**********
=======ooo=======
12
ottobre 2004
“SERVE L’AIUTO DI
TUTTI PER COSTRUIRE UNA SOCIETA’ BASATA SULLA GIUSTIZIA,
SULLA PACE E SUL DIALOGO”: L’APPELLO
DEI VESCOVI
DELLA GUINEA BISSAU DOPO LA CRISI POLITICO-MILITARE
DELLA SCORSA SETTIMANA
BISSAU. = “La crisi militare del 6 ottobre scorso ha gettato nello
sconforto tutta la Guinea Bissau. Di fatto sono già molti anni che si attende
con ansia la stabilità e la pace sociale”. Con queste parole i vescovi del
Paese hanno commentato l’ultima crisi politico-militare che ha scosso il
piccolo Stato africano, quando un gruppo di 650 soldati è insorto per
protestare contro il mancato pagamento dei salari. “Siamo profondamente
preoccupati e amareggiati a causa della
situazione di crisi in cui versa la Guinea Bissau – si legge in un messaggio –
ma allo stesso tempo sappiamo della forza e della tenacia con cui i guineani
affrontano le difficoltà. Per questo chiediamo a ciascuno, nel suo intimo, di
dare il meglio di sé, aiutando il Paese a uscire da questa crisi”. “Chiediamo a
tutti di pregare – proseguono i presuli – perché il nostro Paese possa superare
questo momento di crisi, trovando nella giustizia, nella pace, nel dialogo e
nell’amore il fondamento della sua vera stabilità politica e sociale”.
Invitando la classe politica guineana a sacrificarsi per il bene comune, i
vescovi ricordano “l’importanza di identificarsi più profondamente con le
aspirazioni e le sofferenze del popolo”. “Ognuno deve assumersi le proprie
responsabilità per poter insieme costruire un Paese in cui ogni cittadino si
senta come a casa propria: rispettato, stimato, amato. Solo così – concludono –
contribuiremo a costruire una società più solida e pacifica”. (B.C.)
I VESCOVI
FILIPPINI CONDANNANO GLI EPISODI DI VIOLENZA AI DANNI DEI POVERI CONTADINI.
URGENTE UNA GIUSTA ED EQUA RIFORMA AGRARIA
MANILA. = “E’ necessaria una condivisione eucaristica di beni e
risorse, in particolare della terra, che appartiene a Dio ed è stata donata
agli uomini perché la coltivino”. Con queste parole i vescovi filippini delle
isole Negros, nella zona centrale dell’arcipelago, hanno condannato i recenti
atti di violenza ai danni dei poveri senza terra. I prelati indicano quattro
punti necessari per garantire la giustizia e la pace: il rispetto della legge
da parte dei proprietari terrieri; una maggiore efficienza del Dipartimento
governativo nell’applicare le leggi; l’equa amministrazione della giustizia da
parte dei tribunali a tutela dei diritti dei contadini; uno sforzo maggiore del
governo e della polizia nella prevenzione dei crimini. Nella regione vige una
sorta di feudalesimo e le famiglie dei latifondisti si rifiutano di
abbandonare le terre possedute dagli avi. Per i vescovi la riforma agraria
è il mezzo più efficace per migliorare l’economia dell’area, ma “la sua
applicazione risulta difficile in molti casi, perché è ostacolata da violenze e
paralizzata da contese giudiziarie senza fine”. L’ultimo episodio di violenza -
riferisce l’agenzia Asianwes - risale al 3 settembre scorso: uomini armati, al
soldo di un gruppo di latifondisti, hanno assassinato Teresa Mameng, contadina
di 60 anni. Il gruppo ha assaltato numerose abitazioni del villaggio in cui
viveva la donna, mettendo in fuga gli abitanti. (B.C.)
PER LA CHIESA DI
OGGI UNA DELLE SFIDE PRINCIPALI E’ LA FORMAZIONE
DEI PRESBITERI. COSI’ IL VESCOVO VENEZUELANO DI SAN CRISTOBAL,
APRENDO L’ANNO GIUBILARE PER GLI
OTTANTA ANNI DEL SEMINARIO DIOCESANO
CARACAS. = “Fari per gli uomini di oggi”.
Il vescovo di San Cristóbal, in Venezuela, mons. Mario del Valle Moronta
Rodríguez, ha delineato con queste parole il compito dei futuri sacerdoti,
presiedendo la messa di apertura dell’Anno Giubilare per gli ottanta anni del
Seminario diocesano. “Per la Chiesa di Dio – ha sottolineato il presule durante
l’omelia – una delle sfide più importanti è la formazione dei presbiteri”. “Il
desiderio di tutta la comunità ecclesiale dello Stato venezuelano di Tachira è
che aumentino le vocazioni per il servizio al popolo Dio”. Mons. Moronta ha
precisato che i punti cardine attorno ai quali ruoterà l’Anno Giubilare saranno
tre: “Il primo è quello di formare presbiteri che si identifichino il più
possibile con Cristo sacerdote e Buon Pastore e cercheremo di centrare tale
obiettivo attraverso gli studi, la formazione umana e spirituale. Il secondo –
ha continuato il vescovo di San Cristobal – è la trasformazione del seminario,
inteso come testimonianza viva di comunione. Una comunione arricchita dalla
grazia di Dio, dalla coesione tra i suoi membri, con il vescovo, con il Popolo
di Dio e la Chiesa Universale”. Infine - ha concluso il presule - “il terzo
punto: fare del sacerdote un autentico servitore, capace di darsi totalmente al
prossimo. La povertà, la castità e l’obbedienza, in questo senso, saranno il
fascio di luce che guiderà gli esseri umani”. (D.D.)
I BAMBINI DEI CAMPI PROFUGHI NEL CIAD
ORIENTALE TRA I BANCHI DI SCUOLA.
NEL PAESE AFRICANO, SECONDO L’ACNUR,
SONO OLTRE 42.000
I GIOVANI A NON RICEVERE L’ISTRUZIONE
DI BASE
N’DJAMENA. = Prende il via
questa settimana, nel Ciad orientale, l’anno scolastico per circa 18.000 bambini e ragazzi, in larga
parte sudanesi. Si tratta dei giovani ospiti di otto dei dieci campi profughi
presenti nel Paese africano; negli altri due, Oure Cassoni presso Bahai e
Treguine presso Adre, i corsi cominceranno forse più avanti. Lo ha reso noto,
in un comunicato, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati
(ACNUR). Secondo le stime dell’ACNUR, 42.000 giovani in età scolare non
frequentano le lezioni, in parte a causa della scarsità di risorse, ma
soprattutto perché i genitori hanno bisogno dell’aiuto dei figli per attività
quotidiane, come la ricerca di legna da ardere e d’acqua per cucinare. L’Alto
commissariato, in collaborazione con altre organizzazioni non governative, sta
tentando di “incrementare l’offerta scolastica per i rifugiati e di
sensibilizzare i genitori sull’importanza della frequenza scolastica”. Uno dei
principali problemi, tuttavia, è rappresentato dal reclutamento degli
insegnanti. Alcuni dei rifugiati più anziani hanno anni di esperienza
nell’insegnamento nella scuola sudanese, ma la maggior parte del personale
docente reclutato finora è rappresentato da studenti stessi con poca, o
nessuna, esperienza di lavoro. L’ACNUR, inoltre, mette a disposizione dei
ragazzi tende e materiale scolastico, sulla base delle necessità e delle
disponibilità. (B.C.)
RICONFERMATA LO SCORSO 10 OTTOBRE LA
MADRE GENERALE
DELLE SUORE DI DON GUANELLA. SUOR GIUSTINA VALICENTI RIMARRA’
IN CARICA PER I PROSSIMI SEI ANNI
ROMA. = Le suore guanelliane, le Figlie di Santa Maria della
Provvidenza, riunite a Roma per il loro XVI Capitolo Generale, hanno
riconfermato nella carica di Madre Generale suor Giustina Valicenti. Il tema che
ha accompagnato le capitolari, e che detterà il cammino delle Figlie di Santa
Maria della Provvidenza, è stato la “condivisione” degli ideali evangelici. Una
“condivisione” che ha la sua strategia vincente nella “regola di vita”, vissuta
come spazio di obbedienza allo Spirito. Madre Giustina, nata a Rocca Imperiale,
in provincia di Cosenza, è da sempre impegnata nelle dinamiche di rinnovamento.
Dopo molteplici esperienze nel campo educativo scolastico e in centri di
riabilitazione per persone disabili, in questi ultimi anni, a livello di
governo centrale, ha avuto l’incarico specifico della formazione delle suore
giovanili. Negli ultimi sei anni, madre Giustina ha lavorato molto per
estendere la presenza della congregazione in nuovi Paesi, con una lodevole
tensione caritativa verso le esigenze dei Paesi più poveri. La Figlie di Santa
Maria della Provvidenza attualmente sono poco meno di ottocento e sono presenti
in Europa, Asia, America del Sud e del Nord e in Canada. (B.C.)
IN PRIMO PIANO LA
BIODIVERSITA’ PER LA PROSSIMA GIORNATA MONDIALE SULL’ALIMENTAZIONE. NELL’ULTIMO
SECOLO, SECONDO LA FAO,
SONO SCOMPARSI I TRE QUARTI DELLE
DIVERSITA’ GENETICHE DELLE COLTURE AGRICOLE
ROMA. = La prossima
Giornata mondiale sull’Alimentazione, il 16 ottobre, sarà dedicata alla
biodiversità e al suo ruolo, perché tutti abbiano accesso al cibo in quantità
sufficiente e variata. Lo ha reso noto, in un comunicato, l’Organizzazione ONU
per l’alimentazione e l’agricoltura, che ha calcolato che nell’ultimo secolo
sono scomparsi circa i tre quarti delle diversità genetiche delle colture
agricole. Secondo le stime dell’Organizzazione, inoltre, su 6300 razze animali,
1350 sono in pericolo di estinzione o si sono già estinte. “La biodiversità del
pianeta è a rischio – ha detto in un messaggio per l’occasione il direttore
generale della FAO, Jacques Diouf – e ciò potrebbe gravemente ripercuotersi
sulla sicurezza alimentare mondiale”. “Di conseguenza – ha aggiunto – reperire
il cibo diventa più difficile, le opportunità di crescita e di innovazione in
agricoltura si riducono e questo settore fatica sempre più ad adattarsi ai
cambiamenti ambientali o alla comparsa di nuovi parassiti e nuove malattie”.
Gli sforzi mondiali per conservare piante ed animali nelle banche genetiche,
nei giardini botanici e in aree protette, dunque, sono vitali. Un compito
altrettanto importante è, tuttavia, quello di conservare la biodiversità nelle
fattorie ed in natura. Ogni anno il 16 ottobre la FAO celebra la Giornata
mondiale dell’Alimentazione, per ricordare il giorno della sua fondazione, a
Quebec City nel 1945. (B.C.)
=======ooo=======
12 ottobre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq sono molti i fatti di cronaca da riferire: tra questi, il probabile
ritrovamento del cadavere dell’ingegnere britannico ucciso la scorsa settimana,
la liberazione di dieci ostaggi turchi, l’ennesimo raid aereo americano su
Falluja e la consegna delle armi dei guerriglieri di Al Sadr alla guardia
nazionale irachena. Sulla situazione nel Paese arabo, il nostro servizio:
**********
Il cadavere dell’ingegnere britannico, Kenneth
Bigley, decapitato dopo tre settimane di prigionia, è stato ritrovato a sud di
Baghdad. La notizia, diffusa da fonti locali, non è stata però confermata dal
ministero degli Esteri di Londra. E nei pressi della capitale irachena sono
stati rilasciati dieci cittadini turchi, rapiti 40 giorni fa dal sedicente
“Gruppo salafista Abu Bakr”. I sequestratori hanno reso noto che gli ostaggi
sono stati liberati perché la ditta turca per la quale lavoravano ha deciso di
interrompere le proprie attività in Iraq. Sul terreno, un nuovo raid americano contro un
presunto covo di Al Zarqawi ha provocato, a Falluja, almeno cinque vittime. Tre iracheni, un
uomo, una donna e un bambino, sono rimasti uccisi a Samarra, per l’esplosione
di un ordigno al passaggio della loro automobile. Una deflagrazione, che
fortunatamente non ha causato vittime, è risuonata anche a Bassora, nei pressi
della sede del comando militare britannico. E a Ramadi forze americane e truppe irachene hanno
perquisito sette moschee. In una di queste è stato arrestato un religioso
sunnita. Nella stessa città tre civili e un poliziotto sono morti per i furiosi
scontri scoppiati tra guerriglieri e militari statunitensi. In questo scenario
dominato dalle violenze non mancano segnali di speranza: a Sadr City, quartiere
sciita di Baghdad, i miliziani dell’imam Al Sadr hanno cominciato ieri a
deporre le armi. L’intesa con gli americani prevede cinque giorni di tempo,
cioè fino a venerdì prossimo, per completare il disarmo dei guerriglieri.
**********
Il conteggio
dei voti delle prime elezioni democratiche in Afghanistan è sospeso fino a
domani per verificare la fondatezza delle irregolarità denunciate da 15
candidati. Il servizio di Riccardo Cascioli:
**********
C’è tempo fino a mercoledì alle
14.30 per presentare per iscritto tutte le denunce di irregolarità ad una
apposita commissione dell’Onu formata da tre membri. Successivamente potrà
iniziare lo spoglio dei voti. E’ la decisione presa dalla Commissione
elettorale dopo le polemiche su possibili frodi commesse sabato al momento del
voto. La Commissione indagherà su tutte le denunce e non soltanto su quelle
legate al problema dell’inchiostro applicato sulle dita dei votanti. Doveva
essere inchiostro indelebile per evitare voti plurimi ed invece, in diversi
casi, scompariva dopo pochi minuti. Tanto che la maggior parte dei candidati ha
deciso di boicottare il voto. A dire il vero gli osservatori internazionali
hanno chiaramente detto che il boicottaggio era ingiustificato ed il presidente
ad interim Hamid Karzai, grande favorito delle elezioni afghane, ha
denunciato la richiesta di ripetizione del voto come un affronto alle speranze
di milioni di afghani che hanno sfidato ogni minaccia per partecipare alle
elezioni. Parole, queste, che sembrano aver ammorbidito uno dei principali
rivali di Karzai, Yuns Qanuni, che ha annunciato ieri di accettare il verdetto
della Commissione dell’Onu, qualunque esso sia.
Per la Radio Vaticana, Riccardo
Cascioli.
**********
Il Pakistan ha effettuato oggi con successo un nuovo test di lancio del
missile balistico a medio raggio. Lo hanno annnunciato l’esercito pakistano e la televisione pubblica. Testato per la prima volta nel
1998, questo missile ha una portata di 1500 chilometri e può portare una
testata sia nucleare che convenzionale.
Una conferenza sul terrorismo patrocinata dall’Onu. È la richiesta del
presidente egiziano Mubarak, ospite ieri al Quirinale del capo di Stato
italiano, Ciampi. Le forze di sicurezza egiziane, intanto, sono alla caccia
degli autori dell’attentato di giovedì sera a Taba, nel Sinai, nel quale hanno
perso la vita 34 persone. Intanto, i corpi delle due sorelle piemontesi,
Jessica e Sabrina Rinaudo, sono rientrati ieri in Italia.
Sembra senza ostacoli la corsa del petrolio, che oggi ha superato a New
York il prezzo di 54 dollari al barile. Anche il Brent, greggio di riferimento
euro-peo, ha superato per la prima volta quota 51 dollari. Sull’attuale
tendenza al rialzo ascoltiamo l’economista Mario Deaglio, intervistato da
Debora Donnini:
**********
R. – Oggi abbiamo una tendenza,
di medio e lungo periodo, che probabilmente è al rialzo. Per cui è difficile,
viste le attuali condizioni della domanda, che il petrolio scenda nel prossimo
futuro, cioè nei prossimi 3-5 anni, sotto un livello di 30-45 dollari. Su
questa tendenza al rialzo, alimentata soprattutto dalla domanda dei Paesi
emergenti, si sono innestate invece delle condizioni speciali. Meccanismi
legati a situazioni contingenti, come quelle della Nigeria, della crisi russa
dello Yukos, etc. Queste situazioni si potranno e si dovranno risolvere
abbastanza facilmente. Gli economisti dell’energia hanno guardato ai trend di
lungo periodo. Mander, che è un economista finanziario, ha guardato al breve
periodo. E’ possibilissimo che nel medio e lungo periodo questo trend
ascendente continui ma che nel breve periodo, invece, cali.
D. – Quanto questa situazione
può minacciare la ripresa economica?
R. – Questa è in realtà una
situazione molto diversa da quella che si è verificata con lo shock petrolifero
del ’73-’74. Quello era stato un vero shock. L’aumento era stato concentrato in
un mese ed era stato un aumento del 400 per cento. Quindi, ci abbiamo poi messo
diversi anni a riprenderci. Invece qui l’aumento è tutto sommato diluito nel
tempo, anche se registriamo delle preoccupanti accelerazioni. Tali
sconvolgimenti sono poi però in genere seguiti da qualche riassestamento. Il
rialzo del prezzo del petrolio possiamo dunque considerarlo un male
tollerabile, sempre che rimanga in queste dimensioni.
**********
Scontro a fuoco questa mattina in un quartiere di Ryad, in
Arabia Saudita. La polizia locale ha fatto irruzione in una villa abitata da
quattro uomini sospettati di essere terroristi. Tre hanno perso la vita nella
sparatoria e 12 poliziotti sarebbero feriti, secondo un ultimo bilancio.
Affluenza alle urne modesta, ma clima piuttosto
calmo nelle elezioni presidenziali di ieri in Camerun. Anche perché la
rielezione del capo di Stato uscente, Paul Biya, appare scontata. Giulio
Albanese:
**********
Quattordici candidati alla
massima carica dello Stato, in un Paese dalle grandi potenzialità, legate anche
all’industria petrolifera, ma con un apparato burocratico responsabile del
grande deficit di investimenti che penalizza l’economia nazionale. Gli
oppositori del 72.enne presidente Paul Biya, al potere da 22 anni e alla
ricerca di un’ennesima riconferma, hanno sostenuto a più riprese che le schede
elettorali sono state distribuite arbitrariamente e che soltanto 4 milioni e
mezzo di cittadini sono stati di fatto abilitati al voto, su una popolazione
totale di 8 milioni di aventi diritto. Organizzazioni per i diritti umani
denunciano da tempo le limitazioni alle libertà civili del regime di Biya. Sta
di fatto che il presidente uscente non intende affatto mollare lo scettro, non
fosse altro perché l’opposizione appare corrotta e divisa.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
**********
Barche
sovraccariche e maltempo, queste le cause di due naufragi avvenuti ieri sul
lago Kivu, nella Repubblica democratica del Congo. Una canoa a motore si è
rovesciata dopo la partenza da Kalehe per Goma: 23 persone sono morte e una cinquantina risultano disperse. Stessa
dinamica per un’imbarcazione al largo della città di Bushushu: recuperati
finora 27 corpi senza vita.
Sciopero generale oggi
in Colombia per protestare contro la politica economica del Paese. Nell’ambito delle
manifestazioni, anche tre chiese cattoliche del centro di Bogotà sono state
occupate ieri da decine di manifestanti in agitazione. I dimostranti hanno
occupato le chiese di La Cruz, San Francisco e Voto nacional, mentre i
responsabili della protesta si sono recati nella sede della Conferenza
episcopale colombiana.
=======ooo=======