RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
285 - Testo della trasmissione di lunedì 11
ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Conclusa ieri a
Bologna la Settimana Sociale dei cattolici italiani: ce ne parla p. Michele Simone
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi
si vota in Camerun per le elezioni presidenziali: i timori del cardinale Tumi
Sale
ancora il prezzo del petrolio: anche in Europa supera i 50 dollari
La
Somalia ha un nuovo presidente.
11 ottobre 2004
SERVONO
AZIONI CORAGGIOSE PER COMBATTERE LA POVERTA’ NEL MONDO:
COSI’,
GIOVANNI PAOLO II NEL DISCORSO AL NUOVO
AMBASCIATORE
DEL
BRASILE PRESSO LA SANTA SEDE, RICEVUTO PER LE LETTERE CREDENZIALI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
“L’impegno
a rispondere alle necessità dei più deboli è una priorità fondamentale” per i
governi degli Stati: è la viva esortazione di Giovanni Paolo II, espressa nel
discorso al nuovo ambasciatore brasiliano presso la Santa Sede - la signora
Vera Barrouin Machado - ricevuta stamani in Vaticano per la presentazione delle
Lettere credenziali. Il Papa si è soffermato sull’urgenza della lotta
contro la povertà e sul tema della pace mondiale. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
**********
Tutte le nazioni “devono essere
coscienti che solamente un’azione coraggiosa, disposta al sacrificio per il
bene comune, permetterà di ottenere il riscatto dei Paesi più poveri”: è il
richiamo di Giovanni Paolo II, che nel discorso al nuovo ambasciatore
brasiliano ha affrontato a fondo lo spinoso tema della povertà. Piaga, questa,
che “rappresenta un problema” per una “parte non indifferente di cittadini
brasiliani”. Il Papa ha riconosciuto con soddisfazione che il governo del
Brasile considera la lotta alla povertà “un obiettivo per il quale cerca di
mettere in campo le migliori risorse”. In tale contesto, ha ricordato, “accogliendo
l’appello” del presidente brasiliano Lula, il cardinale segretario di Stato, Sodano,
ha preso parte alla Conferenza internazionale sull’Eliminazione della fame e
della povertà. Occasione nella quale la Santa Sede ha dato “pieno appoggio”
all’iniziativa, “quale segnale di viva speranza per tutte quelle popolazioni
che sono affette dal flagello della fame”.
D’altro canto, ha proseguito,
“la notizia che il governo brasiliano ha preso la decisione di cancellare il
debito estero di alcuni Paesi” poveri è una “dimostrazione concreta di solidarietà
e di stimolo per le popolazioni che vivono ai margini dello sviluppo mondiale”.
Ha, poi, rilevato “una convergenza di principi” della Santa Sede e del governo
del Brasile sul tema della pace mondiale, quando questa viene “colpita
dall’assenza di una visione cristiana di rispetto per il prossimo e la dignità
umana”. Per questo, ha espresso l’auspicio che “i brasiliani continuino a
promuovere i valori della fede, in particolare quando si tratta di riconoscere
in maniera esplicita la santità della vita famigliare e la salvaguardia del nascituro
dal momento del concepimento”.
Gli obiettivi della Chiesa
“nella sua missione esclusivamente religiosa e spirituale” e quelli dello Stato
che “ricerca il bene comune sono distinti”, ha constatato. Ciononostante, hanno
un punto di convergenza: “l’uomo e il bene della Patria”. Il Brasile, ha ricordato,
è un Paese “che conserva nella sua grande maggioranza la fede cristiana”,
trasmessa attraverso l’evangelizzazione dei suoi scopritori, più di cinque
secoli fa. Infine, il Pontefice ha assicurato che la Chiesa brasiliana
proseguirà nel suo impegno di promuovere i valori della pace, della libertà e
solidarietà, “che devono ispirare la vita pubblica e privata”.
*********
Il
nuovo ambasciatore brasiliano presso la Santa Sede, signora Vera Barrouin Machado,
è nata nel 1946 a Rio de Janeiro. E’ sposata ed ha un figlio. Ha iniziato la
carriera diplomatica nel 1968. Prima dell’attuale incarico in Vaticano è stata
console generale a Miami e ambasciatore a Nuova Delhi. E’ autrice di saggi su
argomenti di diritto internazionale.
LA
SANTITA’ PERSONALE E LA MISSIONE SONO DUE ASPETTI INSEPARABILI
DELL’IMPEGNO
RADICALE A SEGUIRE CRISTO: COSI’ IL PAPA ALLE SUORE DI
NOTRE DAME RICEVUTE OGGI IN OCCASIONE DEL LORO CAPITOLO GENERALE
Il Papa ha ricevuto oggi le suore di Notre Dame che stanno partecipando
all’11° Capitolo Generale della Congregazione. Giovanni Paolo II ha ricordato
che la fondatrice di questo istituto, suor Maria Aloysia (nata in Olanda nel
1828 e morta nel 1889 negli Stati Uniti),
ispirata alla ricca eredità spirituale di santa Julie Billiart, ha
compreso sin dall’inizio che la santità personale e la missione sono due
“aspetti inseparabili dell’impegno radicale a seguire Cristo”. Il Papa ha
quindi incoraggiato le religiose a curare quell'impegno ascetico che è proprio
delle persone consacrate ed è “loro
necessario per dilatare il cuore e aprirlo all'accoglienza del Signore e dei
fratelli”. Le suore di Notre Dame sono oltre 2500 con più di 270 case in tutti
i continenti: sono impegnate nel campo educativo e assistenziale, con numerose
scuole, ospedali e servizi sociali a favore dei più poveri.
APPELLO DELLA SANTA SEDE A
GARANTIRE I DIRITTI DEI RIFUGIATI
- Intervista con mons. Silvano Tomasi -
Un appello a garantire i diritti
dei rifugiati è stato lanciato dall’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra. Intervenendo ai
lavori dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, mons. Tomasi ha definito “insufficiente
la capacità istituzionale” della comunità internazionale di realizzare tali
diritti. Il rappresentante vaticano ha parlato anche della drammatica
situazione di tanti immigrati che cercano migliori condizioni di vita nei Paesi
occidentali. Ma ascoltiamo mons. Tomasi al microfono di Emer McCarthy:
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R. – Mi pare che in questo
momento ci siano delle situazioni veramente tragiche. Persone che arrivano già
morte nei barconi ... davanti a questa situazione di un continuo flusso di
persone che cercano in qualche modo di arrivare all’interno del territorio
dell’Unione Europea per cercare sicurezza e la possibilità di un futuro
economico più decente, è chiaro che ci si pone di fronte ad interrogativi molto
profondi che riguardano il valore della vita umana, riguardano la solidarietà
con una categoria di persone che si trovano veramente allo sbando. Davanti a
questa situazione umana, rimane valida la distinzione fatta dagli strumenti
internazionali, cioè tenere in considerazione le persone che hanno un diritto
di chiedere asilo perché vengono da un background di persecuzione o di
problemi politici che tolgono la loro libertà e persone che invece emigrano
perché hanno bisogno di lavoro e cercano quindi un futuro migliore per se
stessi e per le loro famiglie. Tutte e due comunque sono categorie di persone
vulnerabili, persone bisognose verso le quali la solidarietà umana deve essere
manifestata.
D. - Cosa dire dei rimpatri
forzati e del diritto d’asilo?
R. - Bisogna mantenere aperto il
canale dell’asilo e rispettare gli accordi che sono stati presi in modo che
queste persone non siano messe a rischio attraverso un rimpatrio attivato senza
che tutti i casi specifici di quelle persone che hanno bisogno di asilo siano
stati esaminati. Quindi, direi, primo, tener conto di questa distinzione
fondamentale e secondo, da parte dei Paesi dell’Unione Europea che hanno
bisogno di immigrati per il loro futuro, per l’economia, per ragioni demografiche,
aprire canali regolari di immigrazione che evitino la tragedia di cui siamo
continuamente e quotidianamente testimoni. Per prevenire queste situazioni
disperate, mi pare dunque che debbano essere prese in seria considerazione
queste due cose: il rispetto degli accordi per quanto riguarda le persone che
hanno bisogno di asilo politico, e l’allargamento dei canali di immigrazione
regolare in modo da evitare che ci siano questi flussi incontrollati che
portano spesso alla morte.
**********
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Papa ha ricevuto stamani, in
successive udienze, l’arcivescovo Giovanni Battista Morandini, nunzio
apostolico nella Repubblica araba di Siria e mons. Alojzy Orszulik, S.AC.,
vescovo emerito di Lowicz in Polonia.
In
Turchia, il Papa ha nominato Vicario apostolico di Anatolia il reverendo Luigi
Padovese, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, preside dell’Istituto
Francescano di Spiritualità (“Antonianum”), elevandolo in pari tempo alla sede
vescovile titolare di Monteverde. Nato a Milano nel 1947, è entrato nell’Ordine
dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Lombardia. Ha ricevuto
l’ordinazione sacerdotale nel 1973. Nel 1977, ha iniziato l’insegnamento di
teologia patristica e di storia della teologia, prima nello studio teologico dei
Frati Minori Cappuccini di Milano e poi nel 1979 presso il Pontificio Istituto
delle Missioni Estere. Nel 1995 è diventato professore al Pontificio Ateneo
“Antonianum” dove è stato nominato professore ordinario. È anche professore
alla Pontificia Università Gregoriana.
Sempre in Turchia, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’arcidiocesi di Izmir, presentata da mons. Giuseppe Germano Bernardini,
dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, per sopraggiunti limiti d’età ed ha
nominato suo successore mons. Ruggero Franceschini, del medesimo Ordine, finora
vescovo di Sicilibba e vicario apostolico di Anatolia. Nato a Saltino nella diocesi
di Reggio Emilia, nel 1939 è entrato nel Seminario Serafico dei Cappuccini di
Parma. Nel 1963 è stato ordinato sacerdote. Nel 1993, ha ricevuto l’ordinazione
episcopale il 3 ottobre 1993. Attualmente è presidente della Conferenza
episcopale di Turchia.
Nello Sri Lanka, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Galle, presentata da mons. Elmo N.J. Perera.
A GUADALAJARA IN MESSICO, AL VIA IERI, IN UN CLIMA
FESTOSO,
IL 48.MO CONGRESSO EUCARISTICO
INTERNAZIONALE
- Servizio di padre Pedro Rodriguez -
“L’Eucaristia, luce e vita
del nuovo millennio”. E’ questo il tema del 48.mo Congresso eucaristico
internazionale, che si è aperto ieri a Guadalajara in Messico. Un evento
ecclesiale di grande rilevanza, come ha sottolineato Giovanni Paolo II ieri
all’Angelus domenicale. A rappresentare il Papa alle celebrazioni, in veste di
legato pontificio, è il cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio
Comitato per i Congressi Eucaristici. Domenica 17 ottobre, giorno conclusivo
del Congresso, segna anche l’inizio dell’Anno dell’Eucaristia. Per l’occasione,
il Santo Padre celebrerà nella Basilica Vaticana, alle ore 17.30, una solenne
celebrazione, nel corso della quale verrà stabilito un video-collegamento con
Guadalajara, dove i partecipanti all’evento saranno riuniti allo Stadio Jalisco
per la Liturgia conclusiva. Il servizio del nostro inviato, padre Pedro
Rodriguez:
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Con una
giornata di grande festa e testimonianza di profonda fede, si è aperto il 48.mo
Congresso Eucaristico Internazionale a Guadalajara, Jalisco, in Messico. A mezzogiorno,
tutte le campane di circa 700 chiese della città di Guadalajara hanno suonato a
festa per segnare il momento dell’inizio ai più di 13 mila partecipanti in questo
raduno di fede. Oltre al suono delle campane, migliaia di palloncini bianchi e
gialli hanno colorato il cielo della cosiddetta “Perla d’Occidente”, la città
di Guadalajara. Alle ore 18.00 si sono radunate oltre 60 mila persone nello
Stadio Jalisco, il centro sportivo della città, ed hanno partecipato alla Santa
Messa presieduta dal cardinale Jozef Tomko, legato pontificio, insieme al quale
hanno concelebrato 15 cardinali, 150 vescovi e più di mille sacerdoti.
All’inizio della celebrazione uno dei vescovi ausiliari di Guadalajara, mons.
José Trinidad Gonzalez, ha dato lettura del messaggio inviato dal Papa al
cardinale Tomko con la raccomandazione di presiedere a nome del Pontefice le
celebrazioni di questo Congresso.
Il cardinale Juan Sandoval
Iñiguez, arcivescovo di Guadalajara, ha accolto con affetto tutti i delegati
provenienti dai diversi Paesi e dalle diocesi messicane. “Guadalajara ringrazia
il Papa per l’onore di questa scelta”, ha detto il porporato. “Siate tutti i
benvenuti in questa terra posta sotto il mantello di Maria di Guadalupe e la
venerata immagine di Nostra Signora di Zapopan. Il Messico apre le porte e il
cuore con profondo e sincero affetto”. Il legato pontificio ha ricordato poi le
parole del Papa all’Angelus di ieri ed ha sottolineato che l’Eucaristia è una
persona, la persona di Gesù, che non ci ha lasciato un ricordo, ma ha lasciato
se stesso come cibo per la vita eterna. Gesù presente nell’Eucaristia è stato
acclamato dall’Assemblea ed ha ricevuto gli applausi e la venerazione festosa
dei fedeli messicani che cantavano: “Si vede, si sente, Gesù è presente!”. Si è
cantato per la prima volta l’Inno che sarà il sottofondo di tutte le
celebrazioni “Gloria, a Te, Ostia Santa e Benedetta”. Lo spettacolo conclusivo
è stato caratterizzato da musica, luci, suoni e fuochi d’artificio ed ha
sottolineato che il Messico vuole veramente capire che Gesù è Eucaristia e Luce
e Vita del nuovo millennio.
Oggi inizia la prima giornata di
studio con la presentazione delle delegazioni di tutti i continenti e si
concluderà con la Santa Messa di rinnovamento di amore a Nostra Signora di
Zapopan.
Dalla città di Guadalajara, per
la Radio Vaticana, padre Pedro Rodriguez.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Domenica prossima presiederò in San Pietro una
solenne celebrazione per l’apertura dell’Anno dell’Eucaristia in tutta la
Chiesa” è il titolo di apertura della prima pagina in riferimento all’annuncio
di Giovanni Paolo II all’Angelus recitato in comunione spirituale con il
Congresso Eucaristico Internazionale apertosi a Guadalajara. L’Udienza al
Capitolo generale delle Suore di Nostra Signora, l’udienza al nuovo
ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, i messaggi del Papa ai vescovi
di Ascoli Piceno e di San Benedetto-Ripatrosone-Montalto, e per la IV Giornata
Pontificia della Polonia.
Iraq: attentato suicida a Mossul causa numerose
vittime; oltre dieci morti in attacchi terroristici a Baghad.
Nelle pagine vaticane, l’apertura a Guadalajara, in
Messico, del 48,mo Congresso Eucaristico Internazionale con l’omelia del
cardinale Jozef Tomko, legato pontificio, durante la solenne concelebrazione
eucaristica nello stadio “Jalisco” e articoli del nostro inviato Gianfranco
Grieco. L’arcivescovo Franc Rodé celebra la Santa Messa nel giorno d’ingresso
delle otto monache Benedettine nel Monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano.
Inaugurato l’Anno Accademico alla Gregoriana.
Nelle pagine estere, Somalia,
eletto presidente Abdullahi Yusuf Ahmed. UNHCR: intervento della Santa Sede
alla 55.ma Sessione del Comitato Esecutivo. Medio Oriente: altri sette
palestinesi vittime di incursioni nella Striscia di Gaza. Egitto: concluse le
operazioni dei soccorritori a Taba. Afghanistan: valide le elezioni, ulteriore
passo verso la democrazia.
Nella pagina culturale, la morte
del filosofo Jacques Derrida e un “Oggi” di Marco Bellizi sulla vicenda della
donna che ha assistito per 33 anni la figlia in coma.
Nelle pagine italiane,
identificate le salme delle due sorelle morte nell’attentato a Taba, in Egitto.
Iraq: prove di dialogo tra maggioranza e opposizione. A seguire, i temi della Finanziaria,
e del terrorismo. L’articolo conclusivo del nostro inviato Piero Amici dalla
44.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani
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11
ottobre 2004
IN
AFGHANISTAN POLEMICHE PER POSSIBILI IRREGOLARITA’
NELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI. SOSPESO LO
SPOGLIO DELLE SCHEDE
-
Intervista con Alberto Negri -
Non
accennano a diminuire le polemiche sulle storiche elezioni presidenziali svoltesi
l’altro ieri in Afghanistan. Nonostante le opposizioni abbiano messo da parte
le accuse di brogli nei confronti del favorito Hamid Karzai, attuale presidente
ad interim, le numerose contestazioni degli altri candidati avevano costretto
stamani la commissione elettorale a rinviare l’inizio dello spoglio delle
schede. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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“Le presidenziali afghane sono
valide”. A dirlo sono gli osservatori internazionali e su questa posizione si
allineano anche i candidati al voto di sabato scorso. Ma i dubbi rimangono.
Molti degli stessi candidati – erano 18 quelli che si sono presentati al giudizio
degli afghani – affermano che le irregolarità ci sono state e sono provate, ma
sembra che l’importanza del momento faccia propendere per il “fare buon viso a
cattivo gioco” e, comunque, garantire il varo di questo storico momento di
democrazia per un Paese che esce da decenni di guerre e dittature. Soprattutto,
secondo le dichiarazioni degli aspiranti all’alta carica, è del tutto
scongiurato il ricorso alla violenza o a colpi di mano che non farebbero altro
che riportare l’Afghanistan nel caos. Per questi motivi stamani il conteggio
dei voti è stato rinviato, fino a quando – è stato comunicato – non saranno
conosciuti i risultati della commissione d'inchiesta, costituita ieri per
verificare le denunciate irregolarità. La decisione è stata presa dall’Ufficio
Congiunto di Gestione delle Elezioni. Ma notizie di poche ore fa, che riportano
le affermazioni degli osservatori delle Nazioni Unite, dicono che, comunque, sarebbe
iniziato il trasporto delle urne dei 4.800 seggi elettorali fino agli otto
centri di raccolta: questo fa pensare che il conteggio delle schede potrebbe
essere imminente. Se questo avvenisse nelle prossime ore, i primi risultati non
sarebbero disponibili prima di questa settimana.
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Mentre
prosegue il lavoro della commissione d'inchiesta sul voto, ascoltiamo le ultime
testimonianze da Kabul, con Alberto Negri, inviato del ‘Sole 24 Ore’, intervistato
da Giada Aquilino:
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R. – La notizia più importante è quella che mi ha
annunciato questa mattina Yunus Qanuni, cioè il rivale più importante di Hamid
Karzai. Qanuni, in una intervista, ha escluso categoricamente il ricorso alla
violenza e alla lotta armata in questo Paese. Se la commissione d’inchiesta
indipendente ritenesse che il processo elettorale è valido, Qanuni e i suoi
uomini accetteranno il risultato del voto, che probabilmente darà a Karzai la
nuova presidenza della Repubblica islamica dell’Afghanistan.
D. – A questo punto
Karzai sente già l’odore della vittoria: ma otterrà il 51 per cento dei voti
necessario ad evitare il ballottaggio di novembre?
R. – Secondo alcuni sondaggi è possibile che Karzai superi il 51 per
cento dei voti. Il rivale più accredito, appunto Qanuni, viene indicato al
15-20 per cento al massimo. Gli altri candidati vengono dati con percentuali
molto inferiori. E’ importante però che Karzai sgombri il campo da ogni
eventuale dubbio sul voto.
D. – Qual è ora il maggiore
ostacolo per Karzai?
R. – Quello di legittimarsi agli
occhi non soltanto degli afghani - che sono andati a votare in massa con una
grande partecipazione popolare ed emotiva - ma anche dei suoi rivali, che
devono a questo punto collaborare in quello che sarà il secondo appuntamento
che aspetta l’Afghanistan: dopo le presidenziali, ad aprile sono previste le
elezioni politiche generali e per allora dovrebbe essere tutto organizzato in
modo che non ci siano i medesimi dubbi di disfunzioni che ci sono stati in
queste elezioni. Se tale processo andrà a buon fine, allora ci saranno buone
probabilità di contenere le tradizionali divisioni tra afghani. Nel frattempo
però c’è un risultato, sicuramente importante dal punto di vista della
sicurezza nel Paese: la guerriglia talebana non è riuscita a minare il processo
elettorale. Le operazioni di voto, nonostante le difficoltà, si sono svolte
quasi ovunque pacificamente.
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LA POLONIA E LE “GIORNATE PAPALI”:
UN APPUNTAMENTO PER RINNOVARE
L’AFFETTO DI UNA NAZIONE AL PAPA,
NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’
- Intervista con padre Pasquale Borgomeo -
Per due giorni, sabato e
domenica scorsi, la Polonia ha celebrato Giovanni Paolo II con numerose
iniziative di vario segno e grande affetto. La quarta delle ormai tradizionali
“Giornate del Papa”, che la madrepatria dedica al Pontefice dal 2001, ha
approfondito quest’anno l’aspetto di Giovanni Paolo II quale “pellegrino di pace”.
Seminari, dibattiti, eventi culturali e religiosi hanno coinvolto tutto il
Paese. E non sono mancati momenti di commozione, come sabato sera durante la
cerimonia di premiazione del premio “Totus”. Lo conferma uno dei testimoni di
questa due giorni, il nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo, al
microfono di Alessandro De Carolis:
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R. – Mi ha colpito in modo
toccante, alla fine della serata di sabato, l’arrivo di un piccolo gruppo di
bambini ceceni, di cui uno non aveva più di tre anni, che sul finire della cerimonia
hanno distribuito ai presenti delle piccole colombe scolpite in legno, bianche.
E’ stato un momento davvero commovente. Direi però che quello più spettacolare,
e anche più intenso, è stata la Veglia e il concerto di domenica sera, con una
partecipazione larghissima, entusiasta, commossa, soprattutto giovanile, con un
motivo conduttore, che poi era anche elemento meditativo: la serie di
collegamenti con tutte le città visitate dal Papa 25 anni fa, durante il suo
primo pellegrinaggio apostolico in patria. In questa atmosfera - attraverso immagini
che mostravano il Papa con la sua parola anche nei momenti più confidenziali,
simpatici, come i discorsi dalla finestra dell’arcivescovado a Cracovia – Giovanni
Paolo II era avvertito molto vicino, quasi presente. E c’era la speranza che
stesse seguendo di persona l’evento: speranza che poi è stata confermata da un
messaggio pervenuto da Roma e comunicato ai presenti dai conduttori della serata.
D. – Che risonanza ha avuto nel
Paese questo avvenimento?
R. – Quello che mi ha
impressionato è stata la mobilitazione dei media, quelli del servizio pubblico
nazionale come pure i canali privati, sui quali - per tutte e due le giornate –
ho visto correndo da un canale all’altro dibattiti e commenti, sia sul tema
della pace, così attuale oggi, sia sulla figura del Papa. E se questa
mobilitazione mediatica in un certo senso aiutava, manifestava però anche un
momento di forte coesione nazionale. In altre parole, queste “Giornate papali”,
ormai un anniversario, mi sembra che diventino un ennesimo dono del Papa alla
Chiesa e al Paese.
D. – Come guarda, secondo lei,
la Polonia a Giovanni Paolo II, oggi?
R. – E’
ovvio che il Papa, come connazionale, sia oggetto di forti sentimenti di affetto,
di devozione, di gratitudine, per quello che quest’uomo rappresenta non solo
per la Polonia ma per il mondo. Inoltre - altro elemento sempre presente nella
tradizione del Paese - la Polonia si vanta di essere stata “semper fidelis”...
Ma direi che questa giornata papale si caratterizza, grazie alla Fondazione che
la organizza, soprattutto per una campagna costante di raccolta di fondi con la
finalità di fornire borse di studio – che in questo momento sono 1.200 – a
studenti che vengono da piccoli paesi della Polonia e che quindi hanno più
difficoltà ad accedere agli studi. E tali iniziative il Papa le collega con il
tema della pace dicendo, nel suo messaggio inviato domenica sera: “Questo sforzo
della Chiesa in Polonia porti frutti di pace nella vita personale, familiare e
sociale”. Io penso che chi ha vissuto qui a Varsavia, in questi due giorni,
capisce in maniera particolare quanto questo messaggio sia incarnato in
un’esperienza vissuta.
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CONCLUSA A BOLOGNA LA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI
- Intervista con padre Michele Simone -
“Una sfida politica e sociale tutta da concretizzare” così Padre Michele
Simone, vicedirettore della rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica, commentando
la conclusione, ieri, della 44esima Settimana Sociale dei cattolici italiani
che si è tenuta a Bologna. Quattro giorni di dibattiti sul tema “Democrazia:
nuovi scenari, nuovi poteri” che hanno visto oltre 1200 partecipanti.
Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso padre Michele Simone.
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R. – Direi che il bilancio è
positivo. Si è percepito il bisogno di partecipazione, di confronto, di dialogo
e di richiesta di politica.
D. – Uno dei punti centrali,
l’esigenza della formazione…
R. – Questo ha attraversat tutti
i lavori, ed in particolare sono emerse due linee. Anzitutto una maggiore
formazione di base a livello scientifico, perché oggi sempre più i cittadini, e
quindi anche i cattolici, sono chiamati a scelte che presuppongono conoscenze
scientifiche che non hanno e spesso si trovano disorientati. E poi, questo
specificatamente per quanto riguarda i cattolici, la grande esigenza di
formazione politica.
D. – Padre Simone, ma la
formazione tecnica e politica può disgiungersi dalla formazione religiosa?
R. – Qui bisogna essere chiari.
E’ venuta fuori questa esigenza di partecipazione ed anche in seguito
all’appello del Papa per chi è chiamato ad entrare nelle istituzioni, però per avere
un cattolico impegnato in politica è necessario anzitutto una formazione
religiosa, di cattolico e poi quella politica.
D. – Quattro giorni di
confronto, ma c’è il rischio che non si traduca in realtà il contenuto della
Settimana Sociale bolognese?
R. – Noi ci auguriamo che non
rimangano intenti, anche perché nella tavola rotonda di sabato pomeriggio,
quella ad esempio in cui hanno partecipato tutti i rappresentanti delle
maggiori associazioni e movimenti cattolici in Italia, si è visto che c’è una
convergenza e quindi l’esigenza di fornire gli strumenti di formazione nella
pluralità della galassia cattolica. Alcuni di questi strumenti sono già
presenti sul territorio, ma altri saranno messi in moto.
D. – Qual è, quindi, la sfida
che è stata lanciata dalla Settimana Sociale dei cattolici italiani?
R. – Quella di cui ha parlato
l’ultimo giorno il cardinale Tettamanzi e cioè una democrazia sostanziale e non
formale e quindi una democrazia partecipativa. Questo è importante. I quattro
ambiti che sono stati affrontati – scienze e tecnologia; economia e finanza;
politica e poteri; cattolici e politica – sono alcuni dei settori nei quali si
concretizza la democrazia. In tutti questi settori abbiamo visto che importanti
e significativi dirigenti nella società di oggi sono cattolici e quindi abbiamo
delle indicazioni di strade da seguire.
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Radiogiornale
11 ottobre
2004
OGGI SI VOTA IN CAMERUN PER LE ELEZIONI PRESIDENZIALI.
SULLA DIFFICILE SITUAZIONE DEL PAESE AFRICANO L’ARCIVESCOVO DI DOUALA,
CARDINALE CHRISTIAN WIYGHAM TUMI, NON NASCONDE I PROPRI TIMORI
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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YAOUNDE’. = In Camerun oltre 4 milioni di elettori, su una popolazione di
15 milioni abitanti, sono chiamati oggi a scegliere il neo capo di Stato.
Secondo gli analisti, il favorito è il presidente uscente, Paul Biya, da 22
anni al potere. Commentando l’odierna consultazione, l’arcivescovo di Douala,
cardinale Christian Wiygham Tumi, rimarca all’agenzia missionaria Misna come
“un gran numero di camerunensi non si interessi alla politica soprattutto a
causa della situazione sociale dominata dal dramma della povertà”. “Molta gente
- osserva il porporato - è rassegnata e i continui inviti della Chiesa alla
mobilitazione non ottengono i risultati sperati”. Il cardinale non nasconde,
inoltre, le proprie preoccupazioni: “Si è continuato ad iscrivere i votanti
nelle liste – avverte - anche dopo la scadenza per la registrazione”. “Molte
persone che vivono in villaggi remoti – prosegue il porporato – rischiano di
essere escluse dalle operazioni di voto”. L’arcivescovo di Douala precisa poi
che la “Chiesa cattolica non ha rappresentanti nell’osservatorio elettorale,
composto da 11 personalità della società civile, perché il governo continua a
rifiutare l’indipendenza di questo organismo”. Secondo l’ultimo rapporto
dell’agenzia dell’ONU per lo sviluppo umano, l’UNDP, negli ultimi anni si sono
registrati, nel Paese africano, alcuni progressi economici ma questi
miglioramenti non hanno avuto un impatto significativo sulla vita della
popolazione. “I dati della Banca mondiale – conclude il cardinale Tumi –
dimostrano che il Camerun è allo stesso livello di sviluppo di trenta anni fa”.
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ELETTO IL NUOVO PATRIARCA DI ALESSANDRIA E DI TUTTA L’AFRICA.
SI TRATTA DEL METROPOLITA DELLO
ZIMBABWE, TEODORO II
ALESSANDRIA. = Il metropolita dello Zimbabwe,
Teodoro II, è il nuovo patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta
l’Africa: l’elezione è avvenuta con voto unanime dei 13 metropoliti del Sacro
sinodo di Alessandria. Teodoro II succede a Pietro II, deceduto lo scorso mese
di settembre con altre 16 persone in un incidente aereo. L’elicottero sul quale
viaggiava Pietro II, diretto al monastero ortodosso del Monte Athos, in Grecia,
è precipitato nel Mare Egeo. Il nuovo patriarca Teodoro II, originario
dell’isola di Creta, è stato arcivescovo di Sfakia prima di lasciare nel 1985 la
Grecia per Alessandria d’Egitto. È stato poi metropolita del Camerun dal 1997
al 2002 quando è divenuto metropolita dello Zimbabwe. La cerimonia ufficiale di
nomina a patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa è prevista il prossimo 24
ottobre. (A.L.)
“APPROFONDENDO LE IMPRONTE DI GESÚ, COSTRUIAMO LA
PACE”.
E’ IL MOTTO DELL’INIZIATIVA PROMOSSA, IN PERU’,
DALLE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CHIMBOTE
PER RACCOGLIERE CIBO E VESTITI DA DESTINARE AI POVERI
LIMA. = Prosegue in Perú
un’importante raccolta di alimenti, medicinali e vestiti destinati ai centri di
accoglienza della diocesi di Chimbote, città a 140 chilometri a nord di Lima.
Si tratta della ‘Terza azione significativa diocesana’, iniziativa avviata lo
scorso 2 ottobre in tutte le parrocchie della diocesi con il motto “Approfondendo
le impronte di Gesú, costruiamo la pace”. La manifestazione si concluderà il
prossimo 18 ottobre con la consegna dei beni raccolti ai centri destinatari,
come l’Hogar de la Paz e il ‘Santiago Apóstol’. In America Latina, e in
particolare in Paesi come Argentina e Perú, si sono moltiplicati negli ultimi
anni gli interventi della Chiesa e della società civile a favore del numero
sempre crescente di nuovi poveri, messi ai margini della società. (A.L.)
IL PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA È STATO CONFERITO
AL NORVEGESE FINN KYDLAND E ALL’AMERICANO EDWARD
PRESCOTT
STOCCOLMA. = Gli studi nella
teoria della macroeconomia dinamica e l’analisi delle modalità dei cicli
economici diretti da fattori quali i cambiamenti nella politica economica e
nella tecnologia: sono gli ambiti di ricerca che hanno portato il norvegese
Finn Kydland e l’americano Edward Prescott a vincere il prestigioso premio
Nobel per l’economia. “I loro contributi - si legge nella motivazione
dell’Accademia reale svedese delle scienze -
sono rilevanti per la comprensione delle politiche fiscali e monetarie
di numerosi Paesi”. (A.L.)
“UN ESEMPIO E UN INCORAGGIAMENTO PER TUTTE LE
DONNE AFRICANE”.
E’ QUANTO DICHIARA IL MISSIONARIO COMBONIANO,
PADRE ALEX ZANOTELLI,
PARLANDO DELL’ECOLOGISTA KENYANA, WANGARI MAATHAI,
CHE HA
VINTO IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 2004
NAIROBI. = “Per la prima volta
viene riconosciuto il legame tra pace e ecologia, nel senso di rispetto
dell’ambiente e distribuzione delle risorse, e a dimostrarlo al mondo è una
donna africana”: con queste parole padre Alex Zanotelli, missionario comboniano
per molti anni missionario in Kenya, commenta alla MISNA il riconoscimento del
Premio Nobel per la pace all’ecologista kenyana Wangari Maathai. “Quando vivevo
a Nairobi ho avuto modo di incontrare spesso Wangari e di lavorare con lei a
dei progetti per la popolazione”, racconta padre Zanotelli, ricordando che
l’ecologista ha partecipato alla protesta avviata dai comboniani e dagli
abitanti delle bidonville per il diritto alla proprietà della terra. “Wangari è
una donna che ha pagato in prima persona il suo impegno contro l’oligarchia politica,
in particolare per i suoi attacchi all’ex-presidente kenyano Daniel Arap Moi”,
continua Zanotelli. “Ricordo la sua acerrima battaglia per impedire la
costruzione di un grattacielo di 60 piani in un parco nel cuore di Nairobi, che
Moi voleva destinare a sede di televisioni e giornali a lui vicini. Nella
società kenyana, contraddistinta dal maschilismo, fu emozionante vedere una
donna sfidare il capo dello Stato e vincere”. La Maathai è, secondo Zanotelli,
“un esempio e un incoraggiamento per tutte le donne africane”. Collegare donne
e ambiente è stata una grande intuizione”, ribadisce Zanotelli, che ha solo un
appunto da rivolgere all’amica: l’essersi data alla politica istituzionale.
Maathai è infatti sottosegretario al ministero dell’Ambiente nel nuovo governo
kenyano, guidato dal presidente Mwai Kibaki. Secondo Zanotelli, Maathai e altri
importanti attivisti non avrebbero dovuto candidarsi ed entrare in politica:
“E’ importante che certe persone restino nella società civile e combattano dal
basso” sostiene il religioso. (A.L.)
ANCHE I NON ISLAMICI DEVONO RISPETTARE LE REGOLE
PRESCRITTE
PER IL MESE DEL RAMADAN. IL MINISTRO DELL’INTERNO
SAUDITA AVVERTE:
NON SARANNO
TOLLERATE VIOLAZIONI
RYADH. = “Gli stranieri devono
rispettare i sentimenti e le leggi dei musulmani: anche per loro vale la regola
che proibisce di mangiare, bere e fumare nei negozi, per le strade e negli uffici”.
Ad affermarlo, secondo l’agenzia Asia News, è il ministro degli Interni del
Governo saudita in vista dell’inizio del mese sacro del Ramadan, previsto per
il 15 ottobre. “Non essere un musulmano non garantisce l’impunità” – spiega la
nota diffusa dall’agenzia di stampa di Stato – e vanno estesi il rispetto delle
regole prescritte dal mese del Ramadan a tutti coloro che si trovano nel
territorio saudita. La disposizione verrà trasmessa dalla televisione e dalla
radio in lingua araba, inglese e francese. Spetta, inoltre, anche ai datori di
lavoro informare i non musulmani. Dunque, tutti avvertiti: non saranno
tollerate violazioni. Pesanti le sanzioni previste: “Chi infrangerà la legge –
precisa il ministro - perderà il lavoro e verrà espulso dal Paese”. (E. B.)
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11
ottobre 2004
- A cura di Fausta Speranza –
Ancora sangue in Iraq:
un’autobomba è stata lanciata a Mossul, nel nord dell’Iraq, contro un
convoglio americano provocando 18
vittime. Inoltre, due gli iracheni uccisi e tre i feriti durante la sparatoria
tra marines e insorti a Ramadi, città ribelle sunnita 100 km a ovest di
Baghdad. C’è poi una notizia di distensione che viene da Baghdad: le milizie
sciite fedeli al leader radicale Moqtada Sadr hanno cominciato lentamente a
consegnare le armi nel popoloso e povero quartiere di Sadr City. Lo ha detto la
polizia ricordando che la consegna delle armi è una delle condizioni degli
accordi stipulati sabato tra le autorità irachene e lo stesso Sadr. Gli insorti
hanno cinque giorni di tempo per ultimare le procedure di disarmo.
Intanto, nuovo record per il
Brent. Il greggio di riferimento europeo a Londra ha raggiunto quota 50 dollari
al barile. Nuovo massimo storico anche sulla piazza di New York, dove il
petrolio ha toccato quota 53,42 dollari al barile.
Per protestare contro l'aumento
della benzina i sindacati nigeriani hanno lanciato oggi uno sciopero di quattro
giorni. Le operazioni di carico del
greggio sui porti della costa nigeriana procedono tuttavia normalmente. Secondo
manager del settore, grande pericolo alle attività petrolifere potrebbe venire
dalle proteste di massa, se esse portassero a violazione della legge e
dell'ordine pubblico e impedissero ai non sindacalizzati di lavorare.
Dopo 13 anni senza un governo
centrale, la Somalia ha da ieri un nuovo presidente. È il 69.enne Abdullah
Yusuf Ahmed, eletto dall’Assemblea nazionale con 189 voti: oltre 100 preferenze
in più rispetto al suo avversario, Abdullah Adou. Al ballottaggio, dunque, si è
creata un'ampia convergenza. Può
essere un messaggio significativo e di
speranza per la riconciliazione e la ricostruzione di un Paese, che ha avuto centinaia di migliaia di morti ed
ha vissuto una deriva anarchica che pareva
inarrestabile. Un grande passo in avanti, forse decisivo, verso la rinascita della Somalia.
Il
presidente Henrique Rosa parla di “un incidente di percorso”, la popolazione
della Guinea Bissau lo ha vissuto come un tentativo di colpo di Stato. Solo
un’intesa firmata ieri sera ha fermato la rivolta di un contingente militare appena
rientrato dalla Nigeria, costata la vita nei giorni scorsi a due capi
dell’esercito. A padre Dionisio Ferraro, missionario del Pime da 31 anni in
Guinea Bissau, Andrea Sarubbi ha chiesto se la crisi è stata davvero risolta:
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R. – E’ stata risolta, diciamo,
male e si stanno preparando ad un altro colpo di Stato ... Hanno già chiesto
alla firma fatta ieri, l’amnistia generale. L’amnistia generale significa
liberare tutti quelli che hanno fatto colpi di Stato dal 1980 fino adesso, e
qui c’è stata una serie di colpi di Stato ... Allora, con l’impunità, quando
loro chiederanno soldi al governo e il governo i soldi non ce li ha, si
sentiranno liberi di fare un altro colpo di Stato!
D. – Quanto è legata questa
instabilità politica alla situazione sociale difficile in Guinea Bissau, che è
un Paese poverissimo?
R. – C’è una povertà estrema:
nella gente, nelle scuole, negli ospedali, le strade sono piene di buche ...
qui c’è un abbandono totale! E’ chiaro che a vivere in una miseria tale non
potrà mai esserci stabilità! Qui i bambini a scuola non riescono a seguirli: o
diamo noi un po’ di colazione, come facciamo per i bambini dell’asilo e altri,
se no non ci seguono, non si riesce nemmeno a fare scuola! Con questa miseria è
inutile parlare di stabilità politica: non ci sarà mai!
D. – E povertà, poi, significa
anche disoccupazione per i giovani?
R. – Abbiamo l’80 per cento di
‘desempleados’, gente che non ha lavoro: 80 per cento! I giovani sono quasi tutti
senza lavoro! Immaginiamo una quantità enorme di giovani e tra questi giovani
anche i soldati: c’è una insofferenza generale, una impossibilità a vivere,
quindi sono disposti a tutto!
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Dopo aver rivendicato gli
attentati che giovedì a Taba sul Mar Rosso hanno provocato almeno 32 vittime,
le 'Brigate del martire Abdallah Azzam' minacciano adesso di colpire le
ambasciate di Israele in Egitto e in Giordania. Le vittime degli attacchi nel
Sinai sono in maggioranza israeliane, tra queste anche la segretaria del
premier Sharon, ma ci sono anche 6 turisti russi e 2 ragazze italiane, riconosciute
ieri attraverso l’esame del Dna.
Il presidente egiziano Hosni
Mubarak avrà oggi a Roma colloqui con il presidente della repubblica, Ciampi, e
domani mattina con quello del Consiglio, Berlusconi. E sempre domani è previsto
che Mubarak voli a Parigi per colloqui con il presidente francese, Chirac. A
Roma, Mubarak discuterà della “situazione deteriorata della regione'', in Medio Oriente e Iraq; della lotta contro il
terrorismo, per la quale Mubarak ripresenterà la proposta di una conferenza
internazionale già avanzata sin dal 1996; dei problemi del Darfur e della pace
in Sudan, oltre che delle relazioni bilaterali tra Italia e Egitto. Altri
argomenti specifici saranno la conferenza di pace sull'Iraq, che ieri il
ministro degli Esteri egiziano ha annunciato potrebbe essere organizzata al
Cairo il 25 novembre prossimo, e la conferenza sulle riforme per il 'Grande
Medio Oriente', oggetto di esame da parte dei rappresentanti del G8 nel giugno
scorso e in programma tra dicembre e gennaio, con probabile sede sempre al
Cairo.
In Israele c’è attesa per il
discorso del premier Sharon al
Parlamento: illustrerà alla
Knesset le tappe del ritiro unilaterale
da Gaza che include lo sgombero forzato di circa ottomila coloni ebrei.
Dovrebbe iniziare nel giugno 2005 e concludersi in 12 settimane. Ma in
parlamento il governo minoritario di Sharon (59 deputati su 120) deve affrontare
forti resistenze. Da parte sua, il presidente della Knesset, Reuven Rivlin, del
Likud, partito del premier, ha previsto che nel corso dei prossimi mesi il
governo sarà costretto a sciogliere la legislatura e ad andare ad elezioni
anticipate. Intanto nella Striscia di
Gaza un palestinese è stato ucciso
e altri sei feriti questa mattina
durante un’incursione dell'esercito israeliano nella località di Deir al Balah.
E alcune esplosioni sono state registrate nel campo profughi di Rafah,
nell'abitazione di un dirigente locale della Jihad Islamica.
L'Unione europea ufficializza la
revoca dell’embargo alla Libia mentre prolunga le sanzioni contro Myanmar, la
ex Birmania. Il servizio di Fausta Speranza:
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Alleggerire la Libia sembra
decisione scontata da parte dei ministri degli esteri riuniti a Lussemburgo:
significa dare seguito all’accordo già impostato a livello di ambasciatori il
22 settembre scorso. E significa la fine dell'embargo decretato che impediva,
tra l’altro, di fornire alla Libia gli strumenti tecnici per la lotta contro
l'immigrazione clandestina. Strumenti necessari, di fronte ai milioni di disperati
che risalgono verso l'Europa provenendo dall'Africa continentale, e possibili anche
dopo le ultime aperture da parte di Gheddafi.
D’altra parte, dalla riunione di
questa mattina a Lussemburgo, emerge invece una restrizione ulteriore: riguarda
la ex Birmania. Qui le misure di embargo sono rafforzate ed è esteso il divieto
di ingresso nel territorio dell'Ue anche a tutti i militari in attività, a
partire dal grado di brigadiere generale, ed alle loro famiglie. L’accordo
politico dei ministri degli Esteri fa seguito alla mancata risposta delle
autorità birmane alle richieste di maggiore democratizzazione avanzate dall'Ue.
Infine, un’altra notizia di oggi
in tema di Europa, che riguarda da vicino il Vietnam e che apre prospettive di
collaborazione sul più ampio piano internazionale: è l’accordo raggiunto per
l'ingresso di Hanoi nell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il primo
importante accordo siglato dal Vietnam
per l'accesso all'organizzazione di Ginevra. Questa, che è un’intesa bilaterale
con l’Unione, è stata siglata nella capitale vietnamita dal commissario Ue per
il commercio e dal ministro del
commercio del Vietnam.
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Intanto fa discutere la dichiarazione
del presidente francese sulla possibilità che la Francia opponga
eventualmente il suo veto all'ingresso
della Turchia nell'Ue ''in qualsiasi momento'' dei negoziati di
adesione, sottolineando che essa è ''dunque totalmente libera''. In un'intervista concessa a
Pechino, dove è in visita, alla
televisione 'France 2', Chirac ha sottolineato
che, nelle conclusioni della
Commissione europea che serviranno da base per
le decisioni del Consiglio, il 17 dicembre prossimo, ''viene precisato chiaramente'' che ''in
ogni momento la Francia può ritirarsi,
o può opporre il veto, o può rifiutare'',
spiegando che si trattava di una ''richiesta molto forte della
Francia''.
L’inquietudine per la pratica
dei sequestri in Iraq tocca anche il Pakistan. I militanti islamici che hanno
rapito due ingegneri cinesi in una zona tribale del Pakistan occidentale, al confine con l'Afghanistan, minacciano di
uccidere presto uno dei due se le forze di sicurezza non tolgono l'assedio al loro rifugio. Lo ha detto la tv araba Al Jazira, il cui corrispondente ha
avuto l'annuncio per telefono. I
rapitori, che sono quattro, sono legati ad Al Qaeda e sembra agiscano sotto la
guida di un ex prigioniero di
Guantanamo. L’ora del primo ultimatum è scaduta, ma responsabili
tribali e religiosi locali sono coinvolti in negoziati.
Le forze russe hanno ucciso in
Inguscezia tre combattenti indipendentisti ceceni, appartenenti a un gruppo che
agisce agli ordini del 'signore della guerra' Shamil Basaiev. I tre sono caduti
nel corso di un'operazione speciale condotta in serata a Nazran, capitale
dell'Inguscezia, Repubblica autonoma russa confinante con la Cecenia. Feriti
cinque bambini e tre donne. Uno dei combattenti uccisi in serata, identificato
come Magomet Khaciyev, aveva partecipato nel giugno scorso in Inguscezia ad un
massiccio attacco dei ribelli ceceni, nel corso del quale erano morte 90 persone.
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