RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 285 - Testo della trasmissione di lunedì 11  ottobre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Servono azioni coraggiose per combattere la povertà nel mondo: così, Giovanni Paolo II nel discorso al nuovo ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, ricevuto per le lettere credenziali

 

Ricevendo le suore di Notre Dame il Papa ricorda che la santità personale e la missione sono due aspetti inseparabili  delle sequela di Cristo

 

Appello della Santa Sede perché siano garantiti i diritti dei rifugiati: intervista con mons. Silvano Tomasi

 

A Guadalajara in Messico, al via ieri, in un clima festoso, il 48.mo Congresso eucaristico internazionale

 

OGGI IN PRIMO PIANO

In Afghanistan polemiche per possibili irregolarità nelle elezioni presidenziali. Sospeso lo spoglio delle schede: intervista con Alberto Negri

 

La Polonia e le “Giornate Papali”: un appuntamento per rinnovare l’affetto di una nazione a Giovanni Paolo II, nel segno della solidarietà: con noi padre Pasquale Borgomeo

 

Conclusa ieri a Bologna la Settimana Sociale dei cattolici italiani: ce ne  parla p. Michele Simone

 

CHIESA E SOCIETA’:

Oggi si vota in Camerun per le elezioni presidenziali: i timori del cardinale Tumi

 

Eletto il nuovo Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa: è il metropolita dello Zimbabwe Teodoro II

 

Prosegue in Perù un’importante raccolta di alimenti, medicinali e vestiti destinati ai centri di accoglienza della diocesi di Chimbote

 

Il premio Nobel per l’economia è stato conferito al norvegese Finn Kydland e all’americano Edward Prescott

 

Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, commenta alla Misna il riconoscimento del premio Nobel per la pace all’ecologista kenyana Wangari Maathai

 

In Arabia Saudita anche i non islamici devono rispettare le regole prescritte per il mese del Ramadan

 

24 ORE NEL MONDO:

Sale ancora il prezzo del petrolio: anche in Europa supera i 50 dollari

 

La Somalia ha un nuovo presidente.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 ottobre 2004

 

 

SERVONO AZIONI CORAGGIOSE PER COMBATTERE LA POVERTA’ NEL MONDO:

COSI’, GIOVANNI PAOLO II NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE

DEL BRASILE PRESSO LA SANTA SEDE, RICEVUTO PER LE LETTERE CREDENZIALI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“L’impegno a rispondere alle necessità dei più deboli è una priorità fondamentale” per i governi degli Stati: è la viva esortazione di Giovanni Paolo II, espressa nel discorso al nuovo ambasciatore brasiliano presso la Santa Sede - la signora Vera Barrouin Machado - ricevuta stamani in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Il Papa si è soffermato sull’urgenza della lotta contro la povertà e sul tema della pace mondiale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Tutte le nazioni “devono essere coscienti che solamente un’azione coraggiosa, disposta al sacrificio per il bene comune, permetterà di ottenere il riscatto dei Paesi più poveri”: è il richiamo di Giovanni Paolo II, che nel discorso al nuovo ambasciatore brasiliano ha affrontato a fondo lo spinoso tema della povertà. Piaga, questa, che “rappresenta un problema” per una “parte non indifferente di cittadini brasiliani”. Il Papa ha riconosciuto con soddisfazione che il governo del Brasile considera la lotta alla povertà “un obiettivo per il quale cerca di mettere in campo le migliori risorse”. In tale contesto, ha ricordato, “accogliendo l’appello” del presidente brasiliano Lula, il cardinale segretario di Stato, Sodano, ha preso parte alla Conferenza internazionale sull’Eliminazione della fame e della povertà. Occasione nella quale la Santa Sede ha dato “pieno appoggio” all’iniziativa, “quale segnale di viva speranza per tutte quelle popolazioni che sono affette dal flagello della fame”.

 

D’altro canto, ha proseguito, “la notizia che il governo brasiliano ha preso la decisione di cancellare il debito estero di alcuni Paesi” poveri è una “dimostrazione concreta di solidarietà e di stimolo per le popolazioni che vivono ai margini dello sviluppo mondiale”. Ha, poi, rilevato “una convergenza di principi” della Santa Sede e del governo del Brasile sul tema della pace mondiale, quando questa viene “colpita dall’assenza di una visione cristiana di rispetto per il prossimo e la dignità umana”. Per questo, ha espresso l’auspicio che “i brasiliani continuino a promuovere i valori della fede, in particolare quando si tratta di riconoscere in maniera esplicita la santità della vita famigliare e la salvaguardia del nascituro dal momento del concepimento”.

 

Gli obiettivi della Chiesa “nella sua missione esclusivamente religiosa e spirituale” e quelli dello Stato che “ricerca il bene comune sono distinti”, ha constatato. Ciononostante, hanno un punto di convergenza: “l’uomo e il bene della Patria”. Il Brasile, ha ricordato, è un Paese “che conserva nella sua grande maggioranza la fede cristiana”, trasmessa attraverso l’evangelizzazione dei suoi scopritori, più di cinque secoli fa. Infine, il Pontefice ha assicurato che la Chiesa brasiliana proseguirà nel suo impegno di promuovere i valori della pace, della libertà e solidarietà, “che devono ispirare la vita pubblica e privata”.

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         Il nuovo ambasciatore brasiliano presso la Santa Sede, signora Vera Barrouin Machado, è nata nel 1946 a Rio de Janeiro. E’ sposata ed ha un figlio. Ha iniziato la carriera diplomatica nel 1968. Prima dell’attuale incarico in Vaticano è stata console generale a Miami e ambasciatore a Nuova Delhi. E’ autrice di saggi su argomenti di diritto internazionale.

 

 

LA SANTITA’ PERSONALE E LA MISSIONE SONO DUE ASPETTI INSEPARABILI

DELL’IMPEGNO RADICALE A SEGUIRE CRISTO: COSI’ IL PAPA ALLE SUORE DI NOTRE DAME RICEVUTE OGGI IN OCCASIONE DEL LORO CAPITOLO GENERALE

 

Il Papa ha ricevuto oggi le suore di Notre Dame che stanno partecipando all’11° Capitolo Generale della Congregazione. Giovanni Paolo II ha ricordato che la fondatrice di questo istituto, suor Maria Aloysia (nata in Olanda nel 1828 e morta nel 1889 negli Stati Uniti),  ispirata alla ricca eredità spirituale di santa Julie Billiart, ha compreso sin dall’inizio che la santità personale e la missione sono due “aspetti inseparabili dell’impegno radicale a seguire Cristo”. Il Papa ha quindi incoraggiato le religiose a curare quell'impegno ascetico che è proprio delle persone consacrate ed è  “loro necessario per dilatare il cuore e aprirlo all'accoglienza del Signore e dei fratelli”. Le suore di Notre Dame sono oltre 2500 con più di 270 case in tutti i continenti: sono impegnate nel campo educativo e assistenziale, con numerose scuole, ospedali e servizi sociali a favore dei più poveri.



APPELLO DELLA SANTA SEDE A GARANTIRE I DIRITTI DEI RIFUGIATI

- Intervista con mons. Silvano Tomasi -

 

Un appello a garantire i diritti dei rifugiati è stato lanciato dall’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra. Intervenendo ai lavori dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, mons. Tomasi ha definito “insufficiente la capacità istituzionale” della comunità internazionale di realizzare tali diritti. Il rappresentante vaticano ha parlato anche della drammatica situazione di tanti immigrati che cercano migliori condizioni di vita nei Paesi occidentali. Ma ascoltiamo mons. Tomasi al microfono di Emer McCarthy:

 

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R. – Mi pare che in questo momento ci siano delle situazioni veramente tragiche. Persone che arrivano già morte nei barconi ... davanti a questa situazione di un continuo flusso di persone che cercano in qualche modo di arrivare all’interno del territorio dell’Unione Europea per cercare sicurezza e la possibilità di un futuro economico più decente, è chiaro che ci si pone di fronte ad interrogativi molto profondi che riguardano il valore della vita umana, riguardano la solidarietà con una categoria di persone che si trovano veramente allo sbando. Davanti a questa situazione umana, rimane valida la distinzione fatta dagli strumenti internazionali, cioè tenere in considerazione le persone che hanno un diritto di chiedere asilo perché vengono da un background di persecuzione o di problemi politici che tolgono la loro libertà e persone che invece emigrano perché hanno bisogno di lavoro e cercano quindi un futuro migliore per se stessi e per le loro famiglie. Tutte e due comunque sono categorie di persone vulnerabili, persone bisognose verso le quali la solidarietà umana deve essere manifestata.

 

D. - Cosa dire dei rimpatri forzati e del diritto d’asilo?

 

R. - Bisogna mantenere aperto il canale dell’asilo e rispettare gli accordi che sono stati presi in modo che queste persone non siano messe a rischio attraverso un rimpatrio attivato senza che tutti i casi specifici di quelle persone che hanno bisogno di asilo siano stati esaminati. Quindi, direi, primo, tener conto di questa distinzione fondamentale e secondo, da parte dei Paesi dell’Unione Europea che hanno bisogno di immigrati per il loro futuro, per l’economia, per ragioni demografiche, aprire canali regolari di immigrazione che evitino la tragedia di cui siamo continuamente e quotidianamente testimoni. Per prevenire queste situazioni disperate, mi pare dunque che debbano essere prese in seria considerazione queste due cose: il rispetto degli accordi per quanto riguarda le persone che hanno bisogno di asilo politico, e l’allargamento dei canali di immigrazione regolare in modo da evitare che ci siano questi flussi incontrollati che portano spesso alla morte.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa ha ricevuto stamani, in successive udienze, l’arcivescovo Giovanni Battista Morandini, nunzio apostolico nella Repubblica araba di Siria e mons. Alojzy Orszulik, S.AC., vescovo emerito di Lowicz in Polonia.

 

In Turchia, il Papa ha nominato Vicario apostolico di Anatolia il reverendo Luigi Padovese, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità (“Antonianum”), elevandolo in pari tempo alla sede vescovile titolare di Monteverde. Nato a Milano nel 1947, è entrato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Lombardia. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1973. Nel 1977, ha iniziato l’insegnamento di teologia patristica e di storia della teologia, prima nello studio teologico dei Frati Minori Cappuccini di Milano e poi nel 1979 presso il Pontificio Istituto delle Missioni Estere. Nel 1995 è diventato professore al Pontificio Ateneo “Antonianum” dove è stato nominato professore ordinario. È anche professore alla Pontificia Università Gregoriana.

 

Sempre in Turchia, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Izmir, presentata da mons. Giuseppe Germano Bernardini, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato suo successore mons. Ruggero Franceschini, del medesimo Ordine, finora vescovo di Sicilibba e vicario apostolico di Anatolia. Nato a Saltino nella diocesi di Reggio Emilia, nel 1939 è entrato nel Seminario Serafico dei Cappuccini di Parma. Nel 1963 è stato ordinato sacerdote. Nel 1993, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 ottobre 1993. Attualmente è presidente della Conferenza episcopale di Turchia. 

 

Nello Sri Lanka, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Galle, presentata da mons. Elmo N.J. Perera.

 

 

A GUADALAJARA IN MESSICO, AL VIA IERI, IN UN CLIMA FESTOSO,

IL 48.MO CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE

- Servizio di padre Pedro Rodriguez -

 

L’Eucaristia, luce e vita del nuovo millennio”. E’ questo il tema del 48.mo Congresso eucaristico internazionale, che si è aperto ieri a Guadalajara in Messico. Un evento ecclesiale di grande rilevanza, come ha sottolineato Giovanni Paolo II ieri all’Angelus domenicale. A rappresentare il Papa alle celebrazioni, in veste di legato pontificio, è il cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici. Domenica 17 ottobre, giorno conclusivo del Congresso, segna anche l’inizio dell’Anno dell’Eucaristia. Per l’occasione, il Santo Padre celebrerà nella Basilica Vaticana, alle ore 17.30, una solenne celebrazione, nel corso della quale verrà stabilito un video-collegamento con Guadalajara, dove i partecipanti all’evento saranno riuniti allo Stadio Jalisco per la Liturgia conclusiva. Il servizio del nostro inviato, padre Pedro Rodriguez:

 

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Con una giornata di grande festa e testimonianza di profonda fede, si è aperto il 48.mo Congresso Eucaristico Internazionale a Guadalajara, Jalisco, in Messico. A mezzogiorno, tutte le campane di circa 700 chiese della città di Guadalajara hanno suonato a festa per segnare il momento dell’inizio ai più di 13 mila partecipanti in questo raduno di fede. Oltre al suono delle campane, migliaia di palloncini bianchi e gialli hanno colorato il cielo della cosiddetta “Perla d’Occidente”, la città di Guadalajara. Alle ore 18.00 si sono radunate oltre 60 mila persone nello Stadio Jalisco, il centro sportivo della città, ed hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal cardinale Jozef Tomko, legato pontificio, insieme al quale hanno concelebrato 15 cardinali, 150 vescovi e più di mille sacerdoti. All’inizio della celebrazione uno dei vescovi ausiliari di Guadalajara, mons. José Trinidad Gonzalez, ha dato lettura del messaggio inviato dal Papa al cardinale Tomko con la raccomandazione di presiedere a nome del Pontefice le celebrazioni di questo Congresso.

 

Il cardinale Juan Sandoval Iñiguez, arcivescovo di Guadalajara, ha accolto con affetto tutti i delegati provenienti dai diversi Paesi e dalle diocesi messicane. “Guadalajara ringrazia il Papa per l’onore di questa scelta”, ha detto il porporato. “Siate tutti i benvenuti in questa terra posta sotto il mantello di Maria di Guadalupe e la venerata immagine di Nostra Signora di Zapopan. Il Messico apre le porte e il cuore con profondo e sincero affetto”. Il legato pontificio ha ricordato poi le parole del Papa all’Angelus di ieri ed ha sottolineato che l’Eucaristia è una persona, la persona di Gesù, che non ci ha lasciato un ricordo, ma ha lasciato se stesso come cibo per la vita eterna. Gesù presente nell’Eucaristia è stato acclamato dall’Assemblea ed ha ricevuto gli applausi e la venerazione festosa dei fedeli messicani che cantavano: “Si vede, si sente, Gesù è presente!”. Si è cantato per la prima volta l’Inno che sarà il sottofondo di tutte le celebrazioni “Gloria, a Te, Ostia Santa e Benedetta”. Lo spettacolo conclusivo è stato caratterizzato da musica, luci, suoni e fuochi d’artificio ed ha sottolineato che il Messico vuole veramente capire che Gesù è Eucaristia e Luce e Vita del nuovo millennio.

 

Oggi inizia la prima giornata di studio con la presentazione delle delegazioni di tutti i continenti e si concluderà con la Santa Messa di rinnovamento di amore a Nostra Signora di Zapopan.

 

Dalla città di Guadalajara, per la Radio Vaticana, padre Pedro Rodriguez.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Domenica prossima presiederò in San Pietro una solenne celebrazione per l’apertura dell’Anno dell’Eucaristia in tutta la Chiesa” è il titolo di apertura della prima pagina in riferimento all’annuncio di Giovanni Paolo II all’Angelus recitato in comunione spirituale con il Congresso Eucaristico Internazionale apertosi a Guadalajara. L’Udienza al Capitolo generale delle Suore di Nostra Signora, l’udienza al nuovo ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, i messaggi del Papa ai vescovi di Ascoli Piceno e di San Benedetto-Ripatrosone-Montalto, e per la IV Giornata Pontificia della Polonia.

Iraq: attentato suicida a Mossul causa numerose vittime; oltre dieci morti in attacchi terroristici a Baghad.

 

Nelle pagine vaticane, l’apertura a Guadalajara, in Messico, del 48,mo Congresso Eucaristico Internazionale con l’omelia del cardinale Jozef Tomko, legato pontificio, durante la solenne concelebrazione eucaristica nello stadio “Jalisco” e articoli del nostro inviato Gianfranco Grieco. L’arcivescovo Franc Rodé celebra la Santa Messa nel giorno d’ingresso delle otto monache Benedettine nel Monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano. Inaugurato l’Anno Accademico alla Gregoriana.

 

Nelle pagine estere, Somalia, eletto presidente Abdullahi Yusuf Ahmed. UNHCR: intervento della Santa Sede alla 55.ma Sessione del Comitato Esecutivo. Medio Oriente: altri sette palestinesi vittime di incursioni nella Striscia di Gaza. Egitto: concluse le operazioni dei soccorritori a Taba. Afghanistan: valide le elezioni, ulteriore passo verso la democrazia.

 

Nella pagina culturale, la morte del filosofo Jacques Derrida e un “Oggi” di Marco Bellizi sulla vicenda della donna che ha assistito per 33 anni la figlia in coma.

 

Nelle pagine italiane, identificate le salme delle due sorelle morte nell’attentato a Taba, in Egitto. Iraq: prove di dialogo tra maggioranza e opposizione. A seguire, i temi della Finanziaria, e del terrorismo. L’articolo conclusivo del nostro inviato Piero Amici dalla 44.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 ottobre 2004

 

IN AFGHANISTAN POLEMICHE PER POSSIBILI IRREGOLARITA’

 NELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI. SOSPESO LO SPOGLIO DELLE SCHEDE

- Intervista con Alberto Negri -

 

Non accennano a diminuire le polemiche sulle storiche elezioni presidenziali svoltesi l’altro ieri in Afghanistan. Nonostante le opposizioni abbiano messo da parte le accuse di brogli nei confronti del favorito Hamid Karzai, attuale presidente ad interim, le numerose contestazioni degli altri candidati avevano costretto stamani la commissione elettorale a rinviare l’inizio dello spoglio delle schede. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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“Le presidenziali afghane sono valide”. A dirlo sono gli osservatori internazionali e su questa posizione si allineano anche i candidati al voto di sabato scorso. Ma i dubbi rimangono. Molti degli stessi candidati – erano 18 quelli che si sono presentati al giudizio degli afghani – affermano che le irregolarità ci sono state e sono provate, ma sembra che l’importanza del momento faccia propendere per il “fare buon viso a cattivo gioco” e, comunque, garantire il varo di questo storico momento di democrazia per un Paese che esce da decenni di guerre e dittature. Soprattutto, secondo le dichiarazioni degli aspiranti all’alta carica, è del tutto scongiurato il ricorso alla violenza o a colpi di mano che non farebbero altro che riportare l’Afghanistan nel caos. Per questi motivi stamani il conteggio dei voti è stato rinviato, fino a quando – è stato comunicato – non saranno conosciuti i risultati della commissione d'inchiesta, costituita ieri per verificare le denunciate irregolarità. La decisione è stata presa dall’Ufficio Congiunto di Gestione delle Elezioni. Ma notizie di poche ore fa, che riportano le affermazioni degli osservatori delle Nazioni Unite, dicono che, comunque, sarebbe iniziato il trasporto delle urne dei 4.800 seggi elettorali fino agli otto centri di raccolta: questo fa pensare che il conteggio delle schede potrebbe essere imminente. Se questo avvenisse nelle prossime ore, i primi risultati non sarebbero disponibili prima di questa settimana.

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Mentre prosegue il lavoro della commissione d'inchiesta sul voto, ascoltiamo le ultime testimonianze da Kabul, con Alberto Negri, inviato del ‘Sole 24 Ore’, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – La notizia più importante è quella che mi ha annunciato questa mattina Yunus Qanuni, cioè il rivale più importante di Hamid Karzai. Qanuni, in una intervista, ha escluso categoricamente il ricorso alla violenza e alla lotta armata in questo Paese. Se la commissione d’inchiesta indipendente ritenesse che il processo elettorale è valido, Qanuni e i suoi uomini accetteranno il risultato del voto, che probabilmente darà a Karzai la nuova presidenza della Repubblica islamica dell’Afghanistan.

 

D. – A questo punto Karzai sente già l’odore della vittoria: ma otterrà il 51 per cento dei voti necessario ad evitare il ballottaggio di novembre?

 

R. – Secondo alcuni sondaggi è possibile che Karzai superi il 51 per cento dei voti. Il rivale più accredito, appunto Qanuni, viene indicato al 15-20 per cento al massimo. Gli altri candidati vengono dati con percentuali molto inferiori. E’ importante però che Karzai sgombri il campo da ogni eventuale dubbio sul voto.

 

D. – Qual è ora il maggiore ostacolo per Karzai?

 

R. – Quello di legittimarsi agli occhi non soltanto degli afghani - che sono andati a votare in massa con una grande partecipazione popolare ed emotiva - ma anche dei suoi rivali, che devono a questo punto collaborare in quello che sarà il secondo appuntamento che aspetta l’Afghanistan: dopo le presidenziali, ad aprile sono previste le elezioni politiche generali e per allora dovrebbe essere tutto organizzato in modo che non ci siano i medesimi dubbi di disfunzioni che ci sono stati in queste elezioni. Se tale processo andrà a buon fine, allora ci saranno buone probabilità di contenere le tradizionali divisioni tra afghani. Nel frattempo però c’è un risultato, sicuramente importante dal punto di vista della sicurezza nel Paese: la guerriglia talebana non è riuscita a minare il processo elettorale. Le operazioni di voto, nonostante le difficoltà, si sono svolte quasi ovunque pacificamente.

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LA POLONIA E LE “GIORNATE PAPALI”:

UN APPUNTAMENTO PER RINNOVARE L’AFFETTO DI UNA NAZIONE AL PAPA,

NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’

- Intervista con padre Pasquale Borgomeo -

 

Per due giorni, sabato e domenica scorsi, la Polonia ha celebrato Giovanni Paolo II con numerose iniziative di vario segno e grande affetto. La quarta delle ormai tradizionali “Giornate del Papa”, che la madrepatria dedica al Pontefice dal 2001, ha approfondito quest’anno l’aspetto di Giovanni Paolo II quale “pellegrino di pace”. Seminari, dibattiti, eventi culturali e religiosi hanno coinvolto tutto il Paese. E non sono mancati momenti di commozione, come sabato sera durante la cerimonia di premiazione del premio “Totus”. Lo conferma uno dei testimoni di questa due giorni, il nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo, al microfono di Alessandro De Carolis:

 

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R. – Mi ha colpito in modo toccante, alla fine della serata di sabato, l’arrivo di un piccolo gruppo di bambini ceceni, di cui uno non aveva più di tre anni, che sul finire della cerimonia hanno distribuito ai presenti delle piccole colombe scolpite in legno, bianche. E’ stato un momento davvero commovente. Direi però che quello più spettacolare, e anche più intenso, è stata la Veglia e il concerto di domenica sera, con una partecipazione larghissima, entusiasta, commossa, soprattutto giovanile, con un motivo conduttore, che poi era anche elemento meditativo: la serie di collegamenti con tutte le città visitate dal Papa 25 anni fa, durante il suo primo pellegrinaggio apostolico in patria. In questa atmosfera - attraverso immagini che mostravano il Papa con la sua parola anche nei momenti più confidenziali, simpatici, come i discorsi dalla finestra dell’arcivescovado a Cracovia – Giovanni Paolo II era avvertito molto vicino, quasi presente. E c’era la speranza che stesse seguendo di persona l’evento: speranza che poi è stata confermata da un messaggio pervenuto da Roma e comunicato ai presenti dai conduttori della serata.

 

D. – Che risonanza ha avuto nel Paese questo avvenimento?

 

R. – Quello che mi ha impressionato è stata la mobilitazione dei media, quelli del servizio pubblico nazionale come pure i canali privati, sui quali - per tutte e due le giornate – ho visto correndo da un canale all’altro dibattiti e commenti, sia sul tema della pace, così attuale oggi, sia sulla figura del Papa. E se questa mobilitazione mediatica in un certo senso aiutava, manifestava però anche un momento di forte coesione nazionale. In altre parole, queste “Giornate papali”, ormai un anniversario, mi sembra che diventino un ennesimo dono del Papa alla Chiesa e al Paese.

 

D. – Come guarda, secondo lei, la Polonia a Giovanni Paolo II, oggi?

 

R. – E’ ovvio che il Papa, come connazionale, sia oggetto di forti sentimenti di affetto, di devozione, di gratitudine, per quello che quest’uomo rappresenta non solo per la Polonia ma per il mondo. Inoltre - altro elemento sempre presente nella tradizione del Paese - la Polonia si vanta di essere stata “semper fidelis”... Ma direi che questa giornata papale si caratterizza, grazie alla Fondazione che la organizza, soprattutto per una campagna costante di raccolta di fondi con la finalità di fornire borse di studio – che in questo momento sono 1.200 – a studenti che vengono da piccoli paesi della Polonia e che quindi hanno più difficoltà ad accedere agli studi. E tali iniziative il Papa le collega con il tema della pace dicendo, nel suo messaggio inviato domenica sera: “Questo sforzo della Chiesa in Polonia porti frutti di pace nella vita personale, familiare e sociale”. Io penso che chi ha vissuto qui a Varsavia, in questi due giorni, capisce in maniera particolare quanto questo messaggio sia incarnato in un’esperienza vissuta.

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CONCLUSA A BOLOGNA LA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI

- Intervista con padre Michele Simone -

 

“Una sfida politica e sociale tutta da concretizzare” così Padre Michele Simone, vicedirettore della rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica, commentando la conclusione, ieri, della 44esima Settimana Sociale dei cattolici italiani che si è tenuta a Bologna. Quattro giorni di dibattiti sul tema “Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri” che hanno visto oltre 1200 partecipanti. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso padre Michele Simone. 

 

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R. – Direi che il bilancio è positivo. Si è percepito il bisogno di partecipazione, di confronto, di dialogo e di richiesta di politica.

 

D. – Uno dei punti centrali, l’esigenza della formazione…

 

R. – Questo ha attraversat tutti i lavori, ed in particolare sono emerse due linee. Anzitutto una maggiore formazione di base a livello scientifico, perché oggi sempre più i cittadini, e quindi anche i cattolici, sono chiamati a scelte che presuppongono conoscenze scientifiche che non hanno e spesso si trovano disorientati. E poi, questo specificatamente per quanto riguarda i cattolici, la grande esigenza di formazione politica.

 

D. – Padre Simone, ma la formazione tecnica e politica può disgiungersi dalla formazione religiosa?

 

R. – Qui bisogna essere chiari. E’ venuta fuori questa esigenza di partecipazione ed anche in seguito all’appello del Papa per chi è chiamato ad entrare nelle istituzioni, però per avere un cattolico impegnato in politica è necessario anzitutto una formazione religiosa, di cattolico e poi quella politica.

 

D. – Quattro giorni di confronto, ma c’è il rischio che non si traduca in realtà il contenuto della Settimana Sociale bolognese?

 

R. – Noi ci auguriamo che non rimangano intenti, anche perché nella tavola rotonda di sabato pomeriggio, quella ad esempio in cui hanno partecipato tutti i rappresentanti delle maggiori associazioni e movimenti cattolici in Italia, si è visto che c’è una convergenza e quindi l’esigenza di fornire gli strumenti di formazione nella pluralità della galassia cattolica. Alcuni di questi strumenti sono già presenti sul territorio, ma altri saranno messi in moto.

 

D. – Qual è, quindi, la sfida che è stata lanciata dalla Settimana Sociale dei cattolici italiani?

 

R. – Quella di cui ha parlato l’ultimo giorno il cardinale Tettamanzi e cioè una democrazia sostanziale e non formale e quindi una democrazia partecipativa. Questo è importante. I quattro ambiti che sono stati affrontati – scienze e tecnologia; economia e finanza; politica e poteri; cattolici e politica – sono alcuni dei settori nei quali si concretizza la democrazia. In tutti questi settori abbiamo visto che importanti e significativi dirigenti nella società di oggi sono cattolici e quindi abbiamo delle indicazioni di strade da seguire.

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RADIO VATICANA

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CHIESA E SOCIETA’

11 ottobre 2004

 

 

OGGI SI VOTA IN CAMERUN PER LE ELEZIONI PRESIDENZIALI.

SULLA DIFFICILE SITUAZIONE DEL PAESE AFRICANO L’ARCIVESCOVO DI DOUALA,

CARDINALE CHRISTIAN WIYGHAM TUMI, NON NASCONDE I PROPRI TIMORI

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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YAOUNDE’. = In Camerun oltre 4 milioni di elettori, su una popolazione di 15 milioni abitanti, sono chiamati oggi a scegliere il neo capo di Stato. Secondo gli analisti, il favorito è il presidente uscente, Paul Biya, da 22 anni al potere. Commentando l’odierna consultazione, l’arcivescovo di Douala, cardinale Christian Wiygham Tumi, rimarca all’agenzia missionaria Misna come “un gran numero di camerunensi non si interessi alla politica soprattutto a causa della situazione sociale dominata dal dramma della povertà”. “Molta gente - osserva il porporato - è rassegnata e i continui inviti della Chiesa alla mobilitazione non ottengono i risultati sperati”. Il cardinale non nasconde, inoltre, le proprie preoccupazioni: “Si è continuato ad iscrivere i votanti nelle liste – avverte - anche dopo la scadenza per la registrazione”. “Molte persone che vivono in villaggi remoti – prosegue il porporato – rischiano di essere escluse dalle operazioni di voto”. L’arcivescovo di Douala precisa poi che la “Chiesa cattolica non ha rappresentanti nell’osservatorio elettorale, composto da 11 personalità della società civile, perché il governo continua a rifiutare l’indipendenza di questo organismo”. Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia dell’ONU per lo sviluppo umano, l’UNDP, negli ultimi anni si sono registrati, nel Paese africano, alcuni progressi economici ma questi miglioramenti non hanno avuto un impatto significativo sulla vita della popolazione. “I dati della Banca mondiale – conclude il cardinale Tumi – dimostrano che il Camerun è allo stesso livello di sviluppo di trenta anni fa”.

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ELETTO IL NUOVO PATRIARCA DI ALESSANDRIA E DI TUTTA L’AFRICA.

 SI TRATTA DEL METROPOLITA DELLO ZIMBABWE, TEODORO II

 

ALESSANDRIA. = Il metropolita dello Zimbabwe, Teodoro II, è il nuovo patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa: l’elezione è avvenuta con voto unanime dei 13 metropoliti del Sacro sinodo di Alessandria. Teodoro II succede a Pietro II, deceduto lo scorso mese di settembre con altre 16 persone in un incidente aereo. L’elicottero sul quale viaggiava Pietro II, diretto al monastero ortodosso del Monte Athos, in Grecia, è precipitato nel Mare Egeo. Il nuovo patriarca Teodoro II, originario dell’isola di Creta, è stato arcivescovo di Sfakia prima di lasciare nel 1985 la Grecia per Alessandria d’Egitto. È stato poi metropolita del Camerun dal 1997 al 2002 quando è divenuto metropolita dello Zimbabwe. La cerimonia ufficiale di nomina a patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa è prevista il prossimo 24 ottobre. (A.L.)

 

 

“APPROFONDENDO LE IMPRONTE DI GESÚ, COSTRUIAMO LA PACE”.

E’ IL MOTTO DELL’INIZIATIVA PROMOSSA, IN PERU’,

DALLE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CHIMBOTE

PER RACCOGLIERE CIBO E VESTITI DA DESTINARE AI POVERI

 

LIMA. = Prosegue in Perú un’importante raccolta di alimenti, medicinali e vestiti destinati ai centri di accoglienza della diocesi di Chimbote, città a 140 chilometri a nord di Lima. Si tratta della ‘Terza azione significativa diocesana’, iniziativa avviata lo scorso 2 ottobre in tutte le parrocchie della diocesi con il motto “Approfondendo le impronte di Gesú, costruiamo la pace”. La manifestazione si concluderà il prossimo 18 ottobre con la consegna dei beni raccolti ai centri destinatari, come l’Hogar de la Paz e il ‘Santiago Apóstol’. In America Latina, e in particolare in Paesi come Argentina e Perú, si sono moltiplicati negli ultimi anni gli interventi della Chiesa e della società civile a favore del numero sempre crescente di nuovi poveri, messi ai margini della società. (A.L.)

 

 

IL PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA È STATO CONFERITO

AL NORVEGESE FINN KYDLAND E ALL’AMERICANO EDWARD PRESCOTT

 

STOCCOLMA. = Gli studi nella teoria della macroeconomia dinamica e l’analisi delle modalità dei cicli economici diretti da fattori quali i cambiamenti nella politica economica e nella tecnologia: sono gli ambiti di ricerca che hanno portato il norvegese Finn Kydland e l’americano Edward Prescott a vincere il prestigioso premio Nobel per l’economia. “I loro contributi - si legge nella motivazione dell’Accademia reale svedese delle scienze -  sono rilevanti per la comprensione delle politiche fiscali e monetarie di numerosi Paesi”. (A.L.)

 

 

“UN ESEMPIO E UN INCORAGGIAMENTO PER TUTTE LE DONNE AFRICANE”.

E’ QUANTO DICHIARA IL MISSIONARIO COMBONIANO, PADRE ALEX ZANOTELLI,

PARLANDO DELL’ECOLOGISTA KENYANA, WANGARI MAATHAI,

 CHE HA VINTO IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 2004

 

NAIROBI. = “Per la prima volta viene riconosciuto il legame tra pace e ecologia, nel senso di rispetto dell’ambiente e distribuzione delle risorse, e a dimostrarlo al mondo è una donna africana”: con queste parole padre Alex Zanotelli, missionario comboniano per molti anni missionario in Kenya, commenta alla MISNA il riconoscimento del Premio Nobel per la pace all’ecologista kenyana Wangari Maathai. “Quando vivevo a Nairobi ho avuto modo di incontrare spesso Wangari e di lavorare con lei a dei progetti per la popolazione”, racconta padre Zanotelli, ricordando che l’ecologista ha partecipato alla protesta avviata dai comboniani e dagli abitanti delle bidonville per il diritto alla proprietà della terra. “Wangari è una donna che ha pagato in prima persona il suo impegno contro l’oligarchia politica, in particolare per i suoi attacchi all’ex-presidente kenyano Daniel Arap Moi”, continua Zanotelli. “Ricordo la sua acerrima battaglia per impedire la costruzione di un grattacielo di 60 piani in un parco nel cuore di Nairobi, che Moi voleva destinare a sede di televisioni e giornali a lui vicini. Nella società kenyana, contraddistinta dal maschilismo, fu emozionante vedere una donna sfidare il capo dello Stato e vincere”. La Maathai è, secondo Zanotelli, “un esempio e un incoraggiamento per tutte le donne africane”. Collegare donne e ambiente è stata una grande intuizione”, ribadisce Zanotelli, che ha solo un appunto da rivolgere all’amica: l’essersi data alla politica istituzionale. Maathai è infatti sottosegretario al ministero dell’Ambiente nel nuovo governo kenyano, guidato dal presidente Mwai Kibaki. Secondo Zanotelli, Maathai e altri importanti attivisti non avrebbero dovuto candidarsi ed entrare in politica: “E’ importante che certe persone restino nella società civile e combattano dal basso” sostiene il religioso. (A.L.)

 

 

ANCHE I NON ISLAMICI DEVONO RISPETTARE LE REGOLE PRESCRITTE

PER IL MESE DEL RAMADAN. IL MINISTRO DELL’INTERNO SAUDITA AVVERTE:

 NON SARANNO TOLLERATE VIOLAZIONI

 

RYADH. = “Gli stranieri devono rispettare i sentimenti e le leggi dei musulmani: anche per loro vale la regola che proibisce di mangiare, bere e fumare nei negozi, per le strade e negli uffici”. Ad affermarlo, secondo l’agenzia Asia News, è il ministro degli Interni del Governo saudita in vista dell’inizio del mese sacro del Ramadan, previsto per il 15 ottobre. “Non essere un musulmano non garantisce l’impunità” – spiega la nota diffusa dall’agenzia di stampa di Stato – e vanno estesi il rispetto delle regole prescritte dal mese del Ramadan a tutti coloro che si trovano nel territorio saudita. La disposizione verrà trasmessa dalla televisione e dalla radio in lingua araba, inglese e francese. Spetta, inoltre, anche ai datori di lavoro informare i non musulmani. Dunque, tutti avvertiti: non saranno tollerate violazioni. Pesanti le sanzioni previste: “Chi infrangerà la legge – precisa il ministro - perderà il lavoro e verrà espulso dal Paese”. (E. B.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 ottobre 2004

 

- A cura di Fausta Speranza –

 

Ancora sangue in Iraq: un’autobomba è stata lanciata a Mossul, nel nord dell’Iraq, contro un convoglio  americano provocando 18 vittime. Inoltre, due gli iracheni uccisi e tre i feriti durante la sparatoria tra marines e insorti a Ramadi, città ribelle sunnita 100 km a ovest di Baghdad. C’è poi una notizia di distensione che viene da Baghdad: le milizie sciite fedeli al leader radicale Moqtada Sadr hanno cominciato lentamente a consegnare le armi nel popoloso e povero quartiere di Sadr City. Lo ha detto la polizia ricordando che la consegna delle armi è una delle condizioni degli accordi stipulati sabato tra le autorità irachene e lo stesso Sadr. Gli insorti hanno cinque giorni di tempo per ultimare le procedure di disarmo.

 

Intanto, nuovo record per il Brent. Il greggio di riferimento europeo a Londra ha raggiunto quota 50 dollari al barile. Nuovo massimo storico anche sulla piazza di New York, dove il petrolio ha toccato quota 53,42 dollari al barile. 

 

Per protestare contro l'aumento della benzina i sindacati nigeriani hanno lanciato oggi uno sciopero di quattro giorni.  Le operazioni di carico del greggio sui porti della costa nigeriana procedono tuttavia normalmente. Secondo manager del settore, grande pericolo alle attività petrolifere potrebbe venire dalle proteste di massa, se esse portassero a violazione della legge e dell'ordine pubblico e impedissero ai non sindacalizzati di lavorare.

Dopo 13 anni senza un governo centrale, la Somalia ha da ieri un nuovo presidente. È il 69.enne Abdullah Yusuf Ahmed, eletto dall’Assemblea nazionale con 189 voti: oltre 100 preferenze in più rispetto al suo avversario, Abdullah Adou. Al ballottaggio, dunque, si è creata un'ampia  convergenza. Può essere  un messaggio significativo e di speranza per la riconciliazione e la ricostruzione di un Paese, che  ha avuto centinaia di migliaia di morti ed ha vissuto una deriva anarchica che pareva  inarrestabile. Un grande passo in avanti, forse decisivo, verso  la rinascita della Somalia.

 

Il presidente Henrique Rosa parla di “un incidente di percorso”, la popolazione della Guinea Bissau lo ha vissuto come un tentativo di colpo di Stato. Solo un’intesa firmata ieri sera ha fermato la rivolta di un contingente militare appena rientrato dalla Nigeria, costata la vita nei giorni scorsi a due capi dell’esercito. A padre Dionisio Ferraro, missionario del Pime da 31 anni in Guinea Bissau, Andrea Sarubbi ha chiesto se la crisi è stata davvero risolta:

 

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R. – E’ stata risolta, diciamo, male e si stanno preparando ad un altro colpo di Stato ... Hanno già chiesto alla firma fatta ieri, l’amnistia generale. L’amnistia generale significa liberare tutti quelli che hanno fatto colpi di Stato dal 1980 fino adesso, e qui c’è stata una serie di colpi di Stato ... Allora, con l’impunità, quando loro chiederanno soldi al governo e il governo i soldi non ce li ha, si sentiranno liberi di fare un altro colpo di Stato!

 

D. – Quanto è legata questa instabilità politica alla situazione sociale difficile in Guinea Bissau, che è un Paese poverissimo?

 

R. – C’è una povertà estrema: nella gente, nelle scuole, negli ospedali, le strade sono piene di buche ... qui c’è un abbandono totale! E’ chiaro che a vivere in una miseria tale non potrà mai esserci stabilità! Qui i bambini a scuola non riescono a seguirli: o diamo noi un po’ di colazione, come facciamo per i bambini dell’asilo e altri, se no non ci seguono, non si riesce nemmeno a fare scuola! Con questa miseria è inutile parlare di stabilità politica: non ci sarà mai!

 

D. – E povertà, poi, significa anche disoccupazione per i giovani?

 

R. – Abbiamo l’80 per cento di ‘desempleados’, gente che non ha lavoro: 80 per cento! I giovani sono quasi tutti senza lavoro! Immaginiamo una quantità enorme di giovani e tra questi giovani anche i soldati: c’è una insofferenza generale, una impossibilità a vivere, quindi sono disposti a tutto!

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Dopo aver rivendicato gli attentati che giovedì a Taba sul Mar Rosso hanno provocato almeno 32 vittime, le 'Brigate del martire Abdallah Azzam' minacciano adesso di colpire le ambasciate di Israele in Egitto e in Giordania. Le vittime degli attacchi nel Sinai sono in maggioranza israeliane, tra queste anche la segretaria del premier Sharon, ma ci sono anche 6 turisti russi e 2 ragazze italiane, riconosciute ieri attraverso l’esame del Dna.

 

Il presidente egiziano Hosni Mubarak avrà oggi a Roma colloqui con il presidente della repubblica, Ciampi, e domani mattina con quello del Consiglio, Berlusconi. E sempre domani è previsto che Mubarak voli a Parigi per colloqui con il presidente francese, Chirac. A Roma, Mubarak discuterà della “situazione deteriorata della regione'', in  Medio Oriente e Iraq; della lotta contro il terrorismo, per la quale Mubarak ripresenterà la proposta di una conferenza internazionale già avanzata sin dal 1996; dei problemi del Darfur e della pace in Sudan, oltre che delle relazioni bilaterali tra Italia e Egitto. Altri argomenti specifici saranno la conferenza di pace sull'Iraq, che ieri il ministro degli Esteri egiziano ha annunciato potrebbe essere organizzata al Cairo il 25 novembre prossimo, e la conferenza sulle riforme per il 'Grande Medio Oriente', oggetto di esame da parte dei rappresentanti del G8 nel giugno scorso e in programma tra dicembre e gennaio, con probabile sede sempre al Cairo.

 

In Israele c’è attesa per il discorso del premier  Sharon al Parlamento: illustrerà  alla Knesset  le tappe del ritiro unilaterale da Gaza che include lo sgombero forzato di circa ottomila coloni ebrei. Dovrebbe iniziare nel giugno 2005 e concludersi in 12 settimane. Ma in parlamento il governo minoritario di Sharon (59 deputati su 120) deve affrontare forti resistenze. Da parte sua, il presidente della Knesset, Reuven Rivlin, del Likud, partito del premier, ha previsto che nel corso dei prossimi mesi il governo sarà costretto a sciogliere la legislatura e ad andare ad elezioni anticipate.   Intanto nella Striscia di Gaza  un palestinese è stato ucciso e  altri sei feriti questa mattina durante un’incursione dell'esercito israeliano nella località di Deir al Balah. E alcune esplosioni sono state registrate nel campo profughi di Rafah, nell'abitazione di un dirigente locale della Jihad Islamica.

 

L'Unione europea ufficializza la revoca dell’embargo alla Libia mentre prolunga le sanzioni contro Myanmar, la ex Birmania. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Alleggerire la Libia sembra decisione scontata da parte dei ministri degli esteri riuniti a Lussemburgo: significa dare seguito all’accordo già impostato a livello di ambasciatori il 22 settembre scorso. E significa la fine dell'embargo decretato che impediva, tra l’altro, di fornire alla Libia gli strumenti tecnici per la lotta contro l'immigrazione clandestina. Strumenti necessari, di fronte ai milioni di disperati che risalgono verso l'Europa provenendo dall'Africa continentale, e possibili anche dopo le ultime aperture da parte di Gheddafi.

 

D’altra parte, dalla riunione di questa mattina a Lussemburgo, emerge invece una restrizione ulteriore: riguarda la ex Birmania. Qui le misure di embargo sono rafforzate ed è esteso il divieto di ingresso nel territorio dell'Ue anche a tutti i militari in attività, a partire dal grado di brigadiere generale, ed alle loro famiglie. L’accordo politico dei ministri degli Esteri fa seguito alla mancata risposta delle autorità birmane alle richieste di maggiore democratizzazione avanzate  dall'Ue.

        

Infine, un’altra notizia di oggi in tema di Europa, che riguarda da vicino il Vietnam e che apre prospettive di collaborazione sul più ampio piano internazionale: è l’accordo raggiunto per l'ingresso di Hanoi nell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il primo importante accordo  siglato dal Vietnam per l'accesso all'organizzazione di Ginevra. Questa, che è un’intesa bilaterale con l’Unione, è stata siglata nella capitale vietnamita dal commissario Ue per il commercio e  dal ministro del commercio del Vietnam.

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Intanto fa discutere la dichiarazione del presidente francese sulla possibilità che la  Francia opponga  eventualmente il suo veto all'ingresso  della Turchia nell'Ue ''in qualsiasi momento'' dei negoziati di adesione, sottolineando che essa è ''dunque totalmente  libera''. In un'intervista concessa a Pechino, dove è in  visita, alla televisione 'France 2', Chirac ha sottolineato  che, nelle  conclusioni della Commissione europea che serviranno da base per  le decisioni del Consiglio, il 17 dicembre prossimo,  ''viene precisato chiaramente'' che ''in ogni momento la Francia  può ritirarsi, o può opporre il veto, o può rifiutare'',  spiegando che si trattava di una ''richiesta molto forte della Francia''.

 

L’inquietudine per la pratica dei sequestri in Iraq tocca anche il Pakistan. I militanti islamici che hanno rapito due ingegneri cinesi in una zona tribale del  Pakistan occidentale, al confine con l'Afghanistan, minacciano di uccidere presto uno dei due se le forze di sicurezza  non tolgono l'assedio al loro rifugio. Lo ha detto la tv  araba Al Jazira, il cui corrispondente ha avuto l'annuncio per  telefono. I rapitori, che sono quattro, sono legati ad Al Qaeda e sembra agiscano sotto la guida di un ex prigioniero di  Guantanamo. L’ora del primo ultimatum è scaduta, ma responsabili tribali e religiosi locali sono coinvolti in negoziati.

 

Le forze russe hanno ucciso in Inguscezia tre combattenti indipendentisti ceceni, appartenenti a un gruppo che agisce agli ordini del 'signore della guerra' Shamil Basaiev. I tre sono caduti nel corso di un'operazione speciale condotta in serata a Nazran, capitale dell'Inguscezia, Repubblica autonoma russa confinante con la Cecenia. Feriti cinque bambini e tre donne. Uno dei combattenti uccisi in serata, identificato come Magomet Khaciyev, aveva partecipato nel giugno scorso in Inguscezia ad un massiccio attacco dei ribelli ceceni, nel corso del quale erano morte 90 persone. 

 

 

 

 

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