RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
284 - Testo della trasmissione di domenica 10 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Vincere
i pregiudizi contro le malattie della psiche: intervista con Vittorino Andreoli
CHIESA E SOCIETA’:
Affluenza massiccia e
presunte irregolarità denunciate: questi i dati più significativi delle
storiche elezioni in Afghanistan
In Iraq, oltre 20 morti
in due distinti attacchi della guerriglia a Baghdad. Nuovi dettagli
sull’uccisione di Bigley
Vittoria della coalizione di centrodestra
alle elezioni in Australia.
10 ottobre 2004
I FEDELI DI TUTTO IL MONDO RICONOSCANO CRISTO
RISORTO ‘NELLO SPEZZARE
IL PANE’, PRONTI A TESTIMONIARLO CON CARITA’
OPEROSA:
L’INVITO DEL PAPA ALL’ANGELUS PER L’ANNO
INTERNAZIONALE DELL’EUCARISTIA
- Servizio di Roberta Gisotti -
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Sarà Giovanni Paolo II domenica
prossima ad aprire in tutta la Chiesa l’Anno internazionale dell’Eucaristia,
con una solenne celebrazione - il pomeriggio del 17 ottobre alle 17.30 - nella
Basilica di San Pietro, come lui stesso ha annunciato stamane all’Angelus,
invitando “i fedeli a partecipare numerosi a questo importante evento
ecclesiale per rendere un corale omaggio a Cristo, Luce e Vita del nuovo
millennio”. Il Rito religioso sarà presieduto dal Papa “in comunione spirituale
con quanti in Messico, concluderanno quel giorno il Congresso eucaristico
internazionale, che si è aperto oggi a Guadalajara. “Mi unisco spiritualmente a
questo importante evento ecclesiale” con cui si inaugura anche l’Anno
dell’Eucaristia, che ha per tema “L’Eucaristia, luce e vita del nuovo
millennio. Per questo speciale Anno - ha ricordato il Papa - ho rivolto alla
Chiesa intera una Lettera apostolica che inizia con queste parole: “Mane
nobiscum, Domine - Resta con noi, Signore”. E dunque “risuoni tale invocazione in ogni comunità cristiana”
Riconoscendo Cristo risorto
“nello spezzare il pane”, i fedeli siano pronti a testimoniarlo con carità
operosa.”
Giovanni Paolo II ha poi
menzionato un altro evento significativo: il 25mo anniversario di fondazione
della Caritas diocesana di Roma, “espressione – ha detto - privilegiata della
carità”. Da qui un grazie del Papa “per i tanti frutti di bene” maturati dalla
Caritas romana e l’incoraggiamento “a
proseguire nell’opera formativa e nelle attività di servizio ai poveri e ai
bisognosi.
Un saluto infine a tutti i
partecipanti alla Settimana sociale dei Cattolici italiani, che si conclude
oggi a Bologna sul tema “Democrazia, nuovi scenari, nuovi poteri”. Il Santo
Padre ha auspicato “una sempre più incisiva testimonianza” dei cattolici
“in ogni ambito della vita del Paese.”
“Possa la riflessione di questo
importante congresso offrire nuovi stimoli alla Comunità ecclesiale d’Italia”
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OGGI A GUADALAJARA, IN MESSICO,
L’INAUGURAZIONE
DEL 48.MO CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE
- Intervista con padre Ferdinand Pratzner -
“L’Eucaristia,
luce e vita del nuovo millennio”, il tema del 48.mo Congresso eucaristico
internazionale, che si inaugura oggi a Guadalajara, in Messico. A rappresentare
Giovanni Paolo II alle celebrazioni del grande appuntamento mondiale sarà il
cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi
Eucaristici. Ma è previsto che il Pontefice stesso indirizzi di persona ai
partecipanti al Congresso il suo messaggio, attraverso un collegamento
televisivo effettuato durante la liturgia di domenica 17 ottobre, giorno
conclusivo del Congresso eucaristico.
L'atteso evento messicano
introduce lo speciale “Anno dell’Eucaristia”, annunciato dal Papa nella
solennità del Corpus Domini lo scorso 10 giugno: un anno che si concluderà
nell’ottobre 2005 con il Sinodo dei Vescovi, sul tema “L’Eucaristia, fonte e
culmine della vita e della missione della Chiesa”. Giovanni Peduto ha
intervistato il segretario del Comitato per i Congressi eucaristici, padre
Ferdinand Pratzner:
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R. – L’Eucaristia è prima di
tutto il banco di prova per la fede nella presenza reale di Gesù Cristo che si
dona con il suo corpo e il suo sangue per la vita del mondo (pro mundi vita).
Questa è la prima sfida di fronte a tanta ignoranza e indifferenza religiosa
riguardo a questo sacramento. Un’altra sfida è la testimonianza di una vita
spirituale e sociale coerente con la celebrazione eucaristica.
D. – Da un punto di vista
spirituale, cosa fare per migliorare la celebrazione eucaristica?
R. – Sotto diversi aspetti, la
celebrazione eucaristica è diventata dopo il Concilio la celebrazione di tutto
il popolo di Dio nell’esercizio dei vari ministeri. Dovrebbe però apparire più
chiaramente che il sacerdote principale è Gesù Cristo stesso, rappresentato dal
sacerdote celebrante. In questo senso bisogna interiorizzare meglio il mistero
della fede, anche con l’adorazione fuori della Messa. Inoltre, è importante la
promozione dei Congressi eucaristici ad ogni livello: internazionale, nazionale
e diocesano sono occasioni privilegiate per una revisione periodica degli
atteggiamenti riguardo al modo di celebrare, di adorare e di vivere
l’Eucaristia.
D. – Quali sono i frutti dei
Congressi eucaristici?
R. – Il primo frutto è sempre
una fede rinnovata in Gesù Cristo nel suo mistero eucaristico, e una gioia
profonda per il “Dono inestimabile” che è l’Eucaristia. Indimenticabile resta
sempre l’esperienza di comunione della Chiesa universale in ogni Congresso
eucaristico internazionale, che raccoglie uomini e donne di ogni razza e colore
nella stessa fede.
D. – Qual è la luce e la vita
che viene al mondo dall’Eucaristia?
R. – Al mondo che non partecipa
al Congresso, e forse neppure ne ha notizia, speriamo che arriverà la luce e la
vita di questa convocazione attorno all’Eucaristia, attraverso la testimonianza
degli stessi congressisti. Con la loro fede e la loro speranza, saranno come il
sale che dà sapore alla vita e come la luce che illumina le tenebre che non
mancano, affinché gli uomini di questo mondo tormentato e amato da Dio possano
vivere finalmente nella giustizia e nella pace tanto desiderata.
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IN UN VIDEO-MESSAGGIO GIOVANNI PAOLO II
RINGRAZIA
I SUOI CONNAZIONALI PER LA QUARTA “GIORNATA PAPALE”,
ORGANIZZATA IERI E OGGI IN POLONIA, PER CELEBRARE
L’ANNIVERSARIO
DELLA SUA ELEZIONE ALLA CATTEDRA DI PIETRO, IL 16 OTTOBRE
1978
- A cura di Dorotea Gambardella -
“Sono lieto che il ricordo del giorno in cui il Signore mi
ha chiamato alla sede di Pietro diventa occasione di preghiera, di riflessione
sulle questioni di fede e sulla realtà della Chiesa”. Così il Papa nel suo
video-messaggio in occasione della quarta “Giornata Papale”, quest’anno sul
tema “Giovanni Paolo II, messaggero della pace”. “Che questo sforzo della
Chiesa in Polonia – auspica il Pontefice – porti frutti nella vita personale,
familiare e sociale”.
Intanto, nel Paese continuano le celebrazioni. Ieri sera,
al Palazzo Reale, è stato consegnato il premio “Totus” nelle sue quattro
categorie. Per la promozione della persona umana, il riconoscimento è stato
conferito a Zofia Morawska, una signora di quasi 100 anni, che dal 1974 si
occupa delle persone diversamente abili. Il professor Wladyslaw Bartoszewski è
stato insignito del premio per la categoria “promozione della cultura cristiana”,
grazie al suo impegno in favore del dialogo con gli ebrei e della
riconciliazione tra polacchi e tedeschi. Per la categoria “promozione
dell’insegnamento del Papa”, a meritare il riconoscimento è stato un gruppo di
redattori della Radio Polacca e della Radio Vaticana, che hanno documentato il
primo viaggio in Polonia del Pontefice – dal 2 al 10 giugno 1979 – con un’opera
costituita da 16 Cd, intitolata “Dovete essere forti”. Infine, il premio Totus
giornalistico è stato assegnato a due settimanali cattolici polacchi: Gość
Niedzienly e Niedziela.
Stamani, invece, nella chiesa della Santa Croce di Varsavia
è stata officiata la Santa Messa; mentre questa sera nella piazza del Castello
della Città Vecchia si svolgerà un grande concerto che verrà trasmesso in tutto
il Paese. Le celebrazioni si concluderanno con la recita della preghiera
mariana nel Santuario di Czestochowa.
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10
ottobre 2004
OGGI SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA
PENA CAPITALE:
OLTRE MILLE, LO SCORSO
ANNO, LE ESECUZIONI
SIA IN
PAESI INDUSTRIALIZZATI CHE IN VIA DI SVILUPPO
- Intervista con Riccardo Noury -
Numerose le iniziative in corso
in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro la pena capitale indetta
dalla “Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte”, che comprende
organizzazioni e associazioni, tra cui Amnesty International, che si battono
per i diritti umani. Aumentano i Paesi abolizionisti e quelli che hanno indetto
una moratoria delle esecuzioni capitali, ma la situazione resta ancora
preoccupante: sono state, infatti, oltre mille le persone giustiziate lo scorso
anno in 28 differenti Paesi e quasi 3 mila i condannati a morte. Sentiamo il
commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia,
intervistato da Stefano Leszczynski:
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R. – Passi avanti ce ne sono.
Noi abbiamo delle zone del mondo che sono ormai quasi completamente libere
dalla pena di morte – pensiamo all’Europa, all’America Latina – e negli Stati
Uniti ci sono grandi passi avanti su temi importanti, quali ad esempio il divieto
di mandare a morte persone affette da disabilità mentale ... L’emergenza pena
di morte rimane, ovviamente; rimane perché la Cina da sola assomma probabilmente
ben oltre il 90 per cento delle esecuzioni che ci sono in tutto il mondo ed è
proprio di pochi giorni fa la notizia che 700-800 alunni di un distretto
scolastico nella Cina centrale sono stati portati ad assistere ad un processo
capitale, con uomini bendati portati in giro con i capi di accusa al collo,
insomma, la classica macabra messinscena ...
D. – Invece, la situazione in
Medio Oriente continua a rimanere allarmante ...
R. – E’ vero. Intanto, per una
situazione pregressa che continua in Iran e in Arabia Saudita,
fondamentalmente, con centinaia di esecuzioni che sono avvenute nel corso degli
ultimi anni, in questi due Paesi, con metodi in alcuni casi efferati ... In
Iran, tra l’altro, è stata messa a morte anche una ragazza, minorenne – poche
settimane fa – probabilmente anche affetta da disabilità mentale; e non è un
buon segnale il fatto che, ovviamente, l’Iraq abbia deciso il ripristino della
pena di morte anche se al momento la situazione è talmente precaria e complessa
che non c’è probabilmente neanche un organo giudiziario in grado di emettere
una condanna. Però, è comunque un brutto segnale.
D. – In che modo si può cercare
di promuovere l’abolizione della pena di morte o quantomeno una moratoria negli
Stati che maggiormente la applicano?
R. – C’è una pressione
importante che deve fare l’Unione Europea nei suoi rapporti con i Paesi terzi,
e l’Unione Europea dell’abolizione della pena di morte ha fatto un punto significativo
della sua agenda. Il livello internazionale, ovviamente, rimane decisivo, nel
senso che per alcuni Paesi l’esempio di altri può essere determinante.
D. – Cos’è che ritengono valido
i sostenitori della pena di morte? Cos’è che accomuna questi Stati e perché
viene applicata la pena di morte?
R. – Da qualunque punto di vista
la si consideri, non è un deterrente nei confronti della criminalità, non serve
per reati di terrorismo, tant’è vero che in Paesi come l’Algeria, che ha avuto
una storia recente di terrorismo, non è stata mai applicata; non serve neanche
per scoraggiare la criminalità legata alla droga, tant’è vero che in Paesi come
l’Arabia Saudita o alcuni Paesi dell’Asia meridionale, le esecuzioni aumentano
ed è evidente che aumentano perché non si riesce a risolvere il problema del
traffico di droga. E’ una violazione dei diritti umani trasversale a sistemi politici,
culturali, religiosi più diversi: c’è in Giappone – e questa è un’emergenza grave
–, c’è in Iran, c’è in Cina, c’è negli Stati Uniti. Quindi, credo che venga
utilizzata fondamentalmente come uno strumento tra i tanti a disposizione della
giustizia per fare ingiustizia.
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VINCERE I PREGIUDIZI CONTRO LE
MALATTIE MENTALI:
450 MILIONE LE PERSONE NEL MONDO SOFFERENTI DI DISTURBI ALLA PSICHE
- Intervista con lo psichiatra
Vittorino Andreoli -
Studiare e riconoscere la
profonda interrelazione tra la salute del corpo e della mente. Questo, lo scopo
dell’odierna Giornata mondiale della salute mentale, istituita
dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1992 per dare nuova dignità alle
malattie della psiche e per combattere il pregiudizio e la discriminazione
verso i molti che ne soffrono. Sono infatti 450 milioni in tutto il mondo le persone
affette da disturbi mentali, neurologici e del comportamento, ma la gran parte
di queste patologie non vengono né diagnosticate, né trattate. Nell’intervista
di Roberta Moretti ascoltiamo lo psichiatra Vittorino Andreoli:
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R. – I disturbi mentali variano
da nazione a nazione, questo perché risentono anche della cultura. Ci sono
disturbi come quello schizofrenico o la depressione che sono presenti ovunque,
ma in percentuali molto diverse. Se noi pensiamo all’Italia, il 14 per cento
della popolazione soffre o ha sofferto di un disturbo depressivo e ben il 18
per cento soffre di un disturbo dell’ansia. Se aggiungiamo che il 2 per cento è
affetto da schizofrenia e il 2 per cento è affetto da maniacalità abbiamo un
quadro per cui circa una persona su tre ha qualche cosa a che fare, direttamente
o indirettamente, con i disturbi mentali.
D. – Lo stress della vita
moderna ha incentivato l’insorgere delle patologie mentali?
R. – I grandi quadri
psichiatrici non sono mai creati esclusivamente dello stress. Certo, lo stress
è uno dei fattori di complicazione della vita attuale.
D. – Pregiudizio,
discriminazione, vergogna ... parole ancora fortemente legate alla malattia
mentale ...
R. –
Nonostante i progressi scientifici permane un cupo modo di percepire la malattia
di mente, come se fosse qualcosa al di fuori del dominio umano. E qui bisogna
fare una grande azione di cultura, proprio per riportare la malattia di mente
tra i disturbi dell’uomo, togliere la paura che il malato di mente sia – per
esempio – violento: si è dimostrato che la violenza della follia non è maggiore
di quella della cosiddetta ‘normalità’.
D. – Nel 1978, la Legge Basaglia
prevedeva l’abolizione in Italia dei manicomi e l’istituzione di centri di
igiene mentale per i malati più gravi. Oggi, qual è la situazione nel Paese?
R. – Possiamo affermare
che è possibile affrontare i bisogni del malato di mente senza manicomi.
Tuttavia, in Italia manca un sostegno perché le famiglie possano gestire il malati
di mente e mancano dei luoghi in cui poter curare più a lungo il malato.
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THOMAS MERTON, IL MONACO POETA DEL SILENZIO E DEL
CONFRONTO.
ALLA SUA FIGURA, DEDICATO UN CONVEGNO
AL MONASTERO DI BOSE
- Intervista con fratel Guido, della Comunità di
Bose -
“L’illusione di una santa esistenza appartata è sogno”. Una frase
significativa se a scriverla è un monaco, felice di aver scelto la solitudine
del convento. Ma Thomas Merton, autore di quella frase, imparò dalla solitudine
ad essere un “testimone consapevole” del Cristianesimo del Novecento. Ed è in
questa veste che la figura di Merton è stata studiata ieri e oggi in un
Convegno internazionale organizzato nel Monastero di Bose, in provincia di
Biella, in Piemonte. Sul tema “Solitudine e comunione”, gli interventi dei
relatori hanno esplorato alcune esperienze che marcarono gli ultimi dieci anni
di vita del monaco trappista, vissuto dal 1915 al 1968. Ma chi era Thomas
Merton? Giovanni Peduto lo ha chiesto a Fratel Guido, vice priore della Comunità
monastica di Bose:
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R. –
Merton era – potremmo definirlo - un uomo di mondo, figlio di artisti giramondo,
cresciuto tra l’Europa e gli Stati Uniti, che all’età di 27-28 anni avverte una
vocazione e si fa battezzare cattolico - Merton proveniva da ambienti
protestanti – e soltanto tre anni dopo il Battesimo entra come novizio nel
monastero trappista Getsemani, nel Kentucky, negli Stati Uniti.
D. – Qualche parola in più
sull’itinerario spirituale di Thomas Merton?
R. – E’
stato, per certi versi, un itinerario progressivo. All’inizio – ed è stato il periodo
che ha dato fama mondiale a Merton come scrittore – è il classico neofita
entusiasta della nuova vita. Abbandonata New York ed una vita abbastanza
disordinata, entra nella pace del monastero e là canta con un lirismo ed una
capacità letteraria e poetica straordinaria nella sua autobiografia “La
montagna delle sette balze”, che conosce subito un enorme successo, e diventa
un po’ il cantore di un monachesimo così staccato dal mondo, dalle sue
preoccupazioni, dove si ritrova una pace che altrove più nessuno ha.
Progressivamente – e questo è dovuto credo all’approfondimento della sua
vocazione cristiana e monastica – affronta il problema di un monachesimo nel
mondo di oggi: in un mondo che andava già verso grosse disuguaglianze
economiche, verso grosse problematiche riguardo alla pace, e diventa un monaco
capace paradossalmente di approfondire la propria solitudine e, allo stesso
tempo, aprirsi agli interlocutori più vari nel campo sociale e religioso.
D. – Il Papa spesso richiama la
necessità del silenzio. Per Thomas Merton che cosa è il silenzio?
R. – Per lui il silenzio, mi
sembra essere il luogo in cui ritrova se stesso e ritrova un nuovo sguardo
sugli altri; è la possibilità di guardare gli altri e gli eventi come Dio li
vede.
D. – Cosa ci lascia oggi questo
monaco trappista come eredità spirituale?
R. – Credo che ci lasci
l’eredità di un confronto con la modernità.
Già 40 anni fa riconosce i segni di un post-cristianesimo, di un mondo
che non tiene più conto fondamentalmente del Vangelo, e come questo invece che
emarginare il Cristianesimo, gli conferisce nuovo vigore se accetta questa
nuova sfida, se accetta il confronto, se accetta il dialogo con questo mondo.
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RITORNARE ALLA POLITICA COME STRUMENTO PRINCIPE”:
SI E’ CHIUSA OGGI A BOLOGNA
LA 44.MA
SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI,
DEDICATA AI NUOVI SCENARI E POTERI DELLA
DEMOCRAZIA
A Bologna le conclusioni oggi della 44 Settimana sociale dei cattolici
italiani, promossa dall'Ufficio nazionale Conferenza episcopale per i problemi
sociali e il lavoro. Tema dibattuto "La democrazia: nuovi scenari, nuovi
poteri". Tanti e qualificati sono
stati gli interventi di intellettuali, operatori sociali, politici, esponenti
della Chiesa per fare il punto sullo stato di salute dell’organizzazione politica,
in un periodo di profonde trasformazione, che aprono anche inquietanti interrogativi.
Ce ne parla Stefano Andrini:
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Una forte esigenza di formazione. È questa la domanda
fondamentale emersa dalla Settimana sociale Di Bologna. Nelle conclusioni
Franco Garelli, segretario del Comitato scientifico organizzatore ha passato in
rassegna i principali temi affrontati. Per quanto riguarda la scienza Garelli
ha ricordato che i cattolici non sono contro il progresso scientifico ma
ritengono che esso debba essere fatto oggetto anche di una riflessione etica
che ne delinei le finalità e modalità di applicazione. A proposito del rapporto
tra democrazia e informazione ha sottolineato la necessità che il pluralismo
sia non solo tutelato ma anche accresciuto.
La partecipazione delle maggiori associazioni e
movimenti cattolici alla tavola rotonda sul rapporto tra società civile e
poteri politici costituisce, ha affermato il sociologo “un elemento di speranza
per la comunità ecclesiale e per il bene del Paese. Essi hanno manifestato con
chiarezza la necessità di convergenze nella presenza sociale e nell’impegno politico.
È così emersa l’esigenza di costituire un laboratorio comune di riflessione e
formazione al fine di ritrovarsi insieme attorno a specifici progetti condivisi
o di ricercare sempre di più posizioni comuni su questioni pubbliche di grande
rilevanza che coinvolgono la tradizione del movimento cattolico, al di là delle
diverse appartenenze”.
Nella tavola rotonda conclusiva il cardinal Dionigi
Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha rilanciato l’impegno comune di tutti i
cristiani attorno al valore della democrazia, un impegno che potrebbe
coinvolgere anche gli appartenenti alle grandi religioni del mondo. I
cattolici, da parte loro, ha aggiunto “devono ritornare alla politica come
strumento principe”.
Di democrazia ‘assediata’ ha parlato Giorgio
Campanini dell’Università di Parma preoccupato per la frattura tra “le attese
di benessere e le promesse non mantenute” che potrebbe favorire una deriva
populistica. Nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica che
aperto la giornata monsignor Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, ha
affermato che “solo il rispetto della vita, di ogni vita umana e di tutta la
vita umana dal concepimento alla morte, può garantire democrazia e pace”.
Da Bologna, Stefano Andrini, per la Radio Vaticana.
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25 ANNI DELLA CARITAS DIOCESANA DI ROMA
AL SERVIZIO
DEI POVERI E BISOGNOSI
- Intervista
con mons. Guerino Di
Tora -
Far diventare i giovani missionari di carità verso i
loro coetanei più sfortunati. Questo è il fine del nuovo programma pastorale
della Caritas diocesana di Roma presentato nella basilica di S. Giovanni in
Laterano in occasione della veglia di preghiera e di ringraziamento per il
venticinquesimo anno della sua fondazione. Il cardinale Camillo Ruini, che ha
presieduto alla cerimonia ha svolto una riflessione intitolata “Quel paziente
cammino che rende credibili”. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro.
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Desidero
manifestare viva gratitudine per lo sforzo con cui la Caritas di Roma continua
a spendersi per lo sviluppo integrale della persona umana. Preziosa è la
missione che essa compie mediante coraggiose attività di carità cristiana. Con
questo messaggio, letto dal cardinal vicario Camillo Ruini, il Papa ha voluto
salutare e ringraziare tutti coloro che operano presso la Caritas diocesana di
Roma. Ascoltiamo il ricordo di questi 25 anni di mons. Guerino Di Tora,
direttore della Caritas:
“Il primo ricordo deve
essere senz’altro di don Luigi Di Liegro, il primo direttore mio predecessore,
che intraprese veramente delle grandi opere con il suo carisma. Oggi le povertà
sono mutate. Oggi la povertà è un po’ quella della porta accanto. E’ quella di
famiglie che all’improvviso si rendono conto di essere piombate sotto la soglia
della povertà, perché non arrivano più alla fine del mese”.
Alla
celebrazione erano presenti non solo gli operatori dei volontari, ma anche coloro
per cui la Caritas è nata, i senza fissa dimora, che insieme a tanta gente
comune hanno voluto essere presenti alla cerimonia. Il cardinal Ruini, durante
l’omelia, ha ricordato che i volontari sono la parte principale della Caritas e
ha aggiunto che Dio non dimentica chi aiuta gli ultimi, perché solo attraverso
la pazienza si raccolgono i frutti maturi della fede. Ma quali sono le
prospettive future della Caritas? Ascoltiamo ancora mons. Di Tora:
“Il nostro primo impegno è proprio quello di una formazione e vicino a
questa formazione l’animazione nelle comunità cristiane di quelli che sono i
nuovi volti della realtà Caritas. Non è semplicemente l’attenzione al povero,
ma la prevenzione di quelle che possono essere certe situazioni che portano al
disagio, a livello piccolo di quartiere e a livello mondiale”.
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10
ottobre 2004
“L’UOMO E IL RAPPORTO CON DIO, CON LA SOCIETA’ E CON IL
CREATO
DAL PUNTO DI VISTA MUSULMANO E
CATTOLICO”
E’ STATO IL TEMA DEL II SIMPOSIO ISLAMO-CRISTIANO,
CONCLUSOSI STAMANI AD ISTANBUL, IN TURCHIA
- Servizio di Padre Egidio Picucci -
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ISTANBUL.= Non è stato difficile
per gli oratori cattolici e musulmani trovare punti di contatto tra le due
confessioni religiose sulla creazione dell’uomo, sui doni che Dio gli ha fatto,
sull’infusione della grazia, sulla centralità nella creazione e sulle
responsabilità che Egli ha nella salvaguardia del creato. Identica visione
hanno sulla debolezza dell’uomo, che scivola facilmente verso il male, che è
timido quando è colpito dalla sofferenza e sordido quando è colmo di bene, come
dice un versetto del Corano. Identica perfino la prova dell’esistenza
attraverso l’ordine che regna nel Creato, che va rispettato, perché l’uomo non
ha ereditato il passato, ma gli è stato affidato dalle generazioni future.
Naturalmente sono state fatte notare anche le differenze che esistono tra le
due fedi religiose, ma che tuttavia non debbono portare alla divisione, perché
costituiscono una ricchezza e sono un incitamento a gareggiare in bontà.
Sarebbe, ovviamente, esagerato affermare che questi scambi di opinioni
appianino tutto - ha detto il vicario apostolico latino di Istanbul - ma essi
hanno contribuito e contribuiscono a creare un altro clima. In questi ultimi
tempi, probabilmente anche grazie all’atteso ingresso della Turchia nella
Comunità Europea, si nota un processo di accelerazioni e di armonizzazione con
le direttive europee. E questo lo vedo in alcuni segni, compreso questo piccolo
contributo dei Cappuccini di Istanbul. E’ vero che l’Islam è la religione di
quasi tutti i Turchi, ma questo dice poco, perché l’Islam non è – almeno qui –
un blocco monolitico ed ha molte sfaccettature. Tra i Turchi di oggi c’è
perfino chi sostiene che con la diminuzione dei Cristiani, il Paese si sia impoverito.
Personalmente ho l’impressione che in Turchia ci sia oggi un grande desiderio
di dialogare. Lo deduco anche dalla curiosità sensata con cui molti visitano le
chiese cattoliche, chiedendo spiegazioni. Peccato che noi Cattolici siamo al di
sotto della domanda. Il dialogo non è certo sinonimo di conversione, ma non è
onesto rinunciare a dire chi siamo ed ascoltare dall’altro chi è. I simposi che
i Frati cappuccini organizzano sono stati pensati per questo e per questo
continueranno.
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PROMUOVERE LA RINASCITA DELL’AFRICA E’ TRA GLI
OBIETTIVI
DELLA
PRIMA CONFERENZA DEGLI INTELLETTUALI AFRICANI E DELLA DIASPORA,
CONCLUSASI OGGI A DAKAR, IN SENEGAL.
ALL’INIZIATIVA,
PROMOSSA
DALL’UNIONE AFRICANA, HANNO PARTECIPATO
OLTRE 700
PERSONE PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO
- A cura di Jean-Baptiste Souru -
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DAKAR. = La prima cosa
sottolineata dalla Conferenza di Dakar è la ferma decisione degli intellettuali
africani di partecipare attivamente alla rinascita del Continente. Si è,
quindi, stabilita la creazione di un Comitato che porterà avanti nell’Unione
Africana le raccomandazioni di Dakar. Tra queste, un Seminario sulle nuove
tecnologie per sensibilizzare sull’importanza dei nuovi mezzi per lo sviluppo
del Continente. Si è discusso a lungo dell’identità africana e, perciò, è stato
affidato all’insegnamento il compito di promuovere con nuovi programmi la tradizione
africana e l’uso di una sola lingua in tutto il Continente. Gli Africani della
diaspora vogliono tessere legami sempre più forti con la loro terra di origine,
soprattutto mediante scambi regolari. Si è poi dibattuto della possibilità di
creare Università regionali, affinché venga facilitata la conoscenza reciproca
tra Africani, dove potrebbero intervenire anche insegnanti provenienti dai
diversi Stati del Continente. Inoltre, ha suscitato molto interesse la
situazione ad Haiti, prima Repubblica nera alla quale si vuole dare un aiuto
concreto e dimostrare una maggiore solidarietà. Sono stati, in generale, giorni
di lavoro intenso, vissuti in un’atmosfera familiare e di grande cordialità. È
emerso, soprattutto, che l’Africa sta veramente a cuore ai propri figli.
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L’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI
SCONSIGLIA IL
RIMPATRIO AGLI OLTRE MILLE PROFUGHI CONGOLESI
RIFUGIATISI
IN BURUNDI POICHE’
LA SITUAZIONE NEL LORO PAESE E’ ANCORA INSTABILE
BUJUMBURA. = Più di
mille profughi congolesi in Burundi attendono alla frontiera di ottenere
l’autorizzazione al rimpatrio, nonostante l’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite abbia ripetutamente sconsigliato loro il ritorno, a causa della situazione
instabile nella Repubblica Democratica
del Congo. Anche l’Esercito ha chiesto ai connazionali rifugiati di restare in
Burundi finché il Paese non sarà in grado di garantire loro sicurezza. Due settimane
fa, infatti, nella città di Ulvira, nell’est del Congo, si sono svolte
manifestazioni di protesta contro il ritorno di 365 rifugiati dal Burundi.
Questi profughi sono stati quindi diretti verso altre aree del Paese. Lo scorso
giugno, circa 20mila persone sono riparate in Burundi a causa degli
scontri che hanno insanguinato la regione congolese del Kivu meridionale.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ha registrato, inoltre, l’arrivo in
Rwanda di almeno mille profughi congolesi provenienti dal Burundi. A causare
questo esodo, stando a quanto hanno rivelato gli stessi rifugiati, è il timore
di un’ondata di violenza interetnica in vista delle elezioni generali che, in
base all’accordo di pace, dovrebbero tenersi in Burundi entro la fine di
ottobre. (D.G.)
CONTRASTARE I PREGIUDIZI DI
CUI ANCORA SONO VITTIME LE PERSONE DOWN
E FAVORIRE LA LORO INTEGRAZIONE NELLA SOCIETA’
SONO GLI OBIETTIVI DELLA GIORNATA DELLA PERSONA
CON SINDROME DI DOWN
CHE SI CELEBRA OGGI IN TUTTA ITALIA
ROMA. = Si celebra oggi in tutta
Italia la Giornata nazionale della persona con Sindrome di Down. In oltre 60
città, con il coinvolgimento di circa 60 associazioni, sarà distribuito
materiale informativo su questa patologia e sulle problematiche ad essa
connesse. L’obiettivo della Giornata odierna è quello di modificare, mediante
una vasta campagna di sensibilizzazione ed una corretta informazione, i molti
pregiudizi di cui ancora sono vittime le persone con la sindrome di Down. Non
solo, si vuole anche favorirne l’integrazione a pieno titolo nella società, in
particolare nel mondo della scuola e del lavoro. Fino a qualche anno fa, si
pensava che le persone Down sarebbero state per sempre dipendenti dai loro
genitori. Oggi, invece, anche grazie ai progressi in campo riabilitativo ed
educativo, queste persone hanno dimostrato grandi potenzialità nella scuola,
nello sport, nel lavoro. A tal proposito, la Giornata di oggi intende
rivolgersi non solo ai cittadini ed agli operatori della comunicazione ma anche
alle istituzioni, ovvero amministrazioni regionali scuole università strutture
mediche e riabilitative, al fine di stimolare risposte e servizi “veri” in favore
delle persone affette dalla sindrome di Down. (D.G.)
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10
ottobre 2004
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
In Afghanistan, si sono chiusi i
seggi per le prime storiche elezioni presidenziali dopo la caduta del regime
dei Talebani. Il dato più significativo è sicuramente quello relativo
all’affluenza: la partecipazione è stata massiccia ma sulla consultazione grava
l’ombra di presunte irregolarità denunciate. I candidati rivali dell’attuale e
superfavorito presidente afghano, Hamid Karzai, hanno annunciato di non riconoscere
la legittimità delle operazioni di voto. Ma l’ONU, che ha organizzato le
elezioni, ha reso noto che le contestazioni non sono sufficienti a fare
annullare la tornata elettorale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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I 15 candidati che ieri hanno
denunciato presunti brogli, hanno rinunciato oggi alla loro richiesta di indire
nuove elezioni. I rivali di Karzai hanno chiesto che venga creata una
commissione neutrale per indagare sulle irregolarità denunciate. All’origine
delle polemiche la scoperta che non sarebbe indelebile l’inchiostro da apporre
sui polpastrelli degli elettori per garantire che questi non votino più di una
volta. Il portavoce dei candidati che contestano le operazioni di voto, Abdul
Satar Serat, ha evidenziato come qualsiasi governo eletto sarebbe poco
credibile.
L’attuale presidente afghano ha
sottolineato, invece, che la votazione
è state libera e corretta. E’ tardi – ha aggiunto - per organizzare una
nuova elezione. Il capo di Stato americano, George Bush, ringraziando “gli uomini
e le donne delle forze armate statunitensi che hanno liberato l’Afghanistan”,
ha espresso la propria soddisfazione per lo svolgimento delle elezioni. Secondo
gli osservatori internazionali, le operazioni di voto si sono svolte in un
“clima democratico”. L’unico episodio di violenza è avvenuto nella provincia
meridionale di Uruzgan, dove 3 poliziotti sono rimasti uccisi e due feriti
quando un commando di presunti Talebani ha attaccato il veicolo, che
trasportava schede elettorali, sul quale viaggiavano. L’annuncio dei risultati ufficiali è previsto il prossimo 28 ottobre,
e l’eventuale insediamento del presidente, se non ci sarà il ballottaggio,
avverrà alla fine di novembre.
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Sono stati
rilasciati i due ingegneri cinesi sequestrati ieri nella regione del Sud Waziristan,
in Pakistan. Lo riferiscono le autorità locali, precisando che i due ostaggi
sono stati affidati a leader tribali e sono al sicuro. Sul fronte politico si
deve segnalare l’arrivo ad Islamabad del cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder.
Sono previsti incontri con il presidente pakistano, Pervez Musharraf, e con il
premier Shaukat Aziz. Il cancelliere tedesco si recherà poi in Afghanistan. La
Germania, con più di duemila soldati, fornisce il contingente più numeroso alla Forza internazionale di assistenza
alla sicurezza (ISAF) di stanza in Afghanistan.
In Iraq continuano gli attacchi
della guerriglia: a Baghdad l’esplosione di un’autobomba, avvenuta nei pressi
dell’Accademia della polizia, ha provocato la morte di almeno 17 persone. Altri
4 iracheni sono rimasti uccisi in seguito ad un agguato compiuto vicino alla
sede del ministero del petrolio. E’ giallo, intanto, sulla sorte dell’ex
premier Tareq Aziz. Dopo l’annuncio
della sua morte dato ieri dalla televisione araba ‘Al Jazeera’, gli Stati Uniti
hanno successivamente smentito la notizia. E sulla drammatica vicenda
dell’ostaggio britannico decapitato giovedì scorso, il quotidiano inglese
‘Sunday Times’ riporta nuovi dettagli: due sequestratori avrebbero accettato
un’ingente somma di denaro in cambio del suo rilascio. Ma l’ostaggio, una volta
liberato in un campo di Latifiya, sarebbe stato riconosciuto da altri esponenti
del gruppo di Al Zarqawi che lo aveva sequestrato e ricondotto nel covo dove
era tenuto prigioniero. Oggi è stato diffuso su internet l’ultimo straziante
appello rivolto prima di morire da Bigley al premier britannico Tony Blair.
E’
salito a 34 il numero delle vittime negli attentati di giovedì scorso avvenuti
a Taba, in Egitto. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno del Cairo. Tra i
casi di morte finora accertati – si legge nella nota fornita dal ministero -
nove sono egiziani, cinque israeliani ed altri 20 sono da identificare. La
stampa israeliana ha riferito, intanto, di diffusi episodi di sciacallaggio verificatisi
subito dopo l’attentato. I soccorritori provenienti dallo Stato ebraico –
denunciano inoltre diversi organi di informazione israeliani - sono stati a
lungo trattenuti al valico di confine per impedimenti burocratici.
E in
Medio Oriente, un altro palestinese è rimasto ucciso nell’ennesimo raid israeliano
contro il campo profughi di Jabaliya, nel settore nord della Striscia di Gaza,
teatro della massiccia offensiva denominata ‘Giorni di Penitenza’.
In Australia la coalizione di
centro destra ha vinto le elezioni politiche, confermandosi al governo. La
campagna elettorale è stata dominata dai temi economici ed ignorate le difficoltà
affrontate in Iraq, dove l’Australia rimane uno dei più strenui alleati degli
Stati Uniti. Maurizio Pascucci:
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John
Howard ha guidato la coalizione al suo quarto mandato consecutivo incrementando
il margine di vantaggio della maggioranza. Rispetto alla scorsa legislatura, la
coalizione ha guadagnato sette seggi alla camera dei deputati e potrebbe ancora
strappare la maggioranza anche al senato. Lo stesso Howard, nel discorso in cui
ha dichiarato vittoria, non ha mancato di ricordare la rilevanza storica dell'impresa
compiuta dalla coalizione di governo formata da liberali e nazionali:
THIS IS UN HISTORICAL ...
”È un
risultato storico per i nostri due partiti. Dobbiamo tornare agli anni 60 per
trovare un governo in carica che incrementa la propria maggioranza per due elezioni
consecutive. È ciò che abbiamo fatto”.
Un
cambio di direzione del voto complessivo dell'uno virgola 82 per cento, ha
permesso alla coalizione di assicurarsi il 52 per cento dei voti a preferenze
distribuite. E per la prima volta in oltre 20 anni, il governo in carica
potrebbe conquistare il controllo anche al senato. Secondo gli analisti, sarebbe
stata particolarmente efficace la campagna conservatrice che puntava sulle
credenziali economiche del governo dopo 14 anni di forte crescita.
Da
Melbourne, per la Radio Vaticana, Maurizio Pascucci.
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In Lituania, si sono aperti i
seggi, questa mattina, per le prime elezioni politiche dopo l’adesione del
Paese baltico all'Unione Europea ed alla NATO. Oltre due milioni e mezzo di
elettori sono chiamati a scegliere 141 deputati. Favorito è il partito
populista del milionario di origine russa, Viktor Uspaskich. Le operazioni di
voto termineranno questa sera.
Elezioni anche per il futuro
della Somalia. Il Parlamento di Mogadiscio ha da poco avviato la procedura
votazione per eleggere il nuovo presidente. I 275 deputati sono riuniti a Nairobi,
capitale del Kenya, sotto gli auspici dell'Unione Europea e dell’IGAD, organizzazione
che riunisce gli Stati dell'Africa orientale. Favorito è l’attuale presidente
del governo nazionale di transizione, Abdulkassim Salat Hassan, che ricopre la
carica dal 2000.
È sempre più accesa in Italia la polemica politica tra
maggioranza ed opposizione dopo la rivelazione dell’Fbi, secondo cui sono state
Roma e Ginevra a chiedere il sequestro dei server di Indymedia: la rete di siti
Internet italiani ed inglesi, che costituiscono per gli attivisti no global di
tutto il mondo uno spazio virtuale di dibattito e di informazione. L’operazione
della polizia federale americana è scattata giovedì 7 ottobre presso il provider statunitense di Rackspace. Per ‘Indymedia Italia’ si tratta
di “un atto intimidatorio, che necessita di una risposta per difendere la
libertà di espressione”.
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