RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 284 - Testo della trasmissione di domenica 10  ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I fedeli di tutto il mondo riconoscano Cristo Risorto ‘nello spezzare il pane’, pronti a testimoniarlo con carità operosa: l’invito di Giovanni Paolo II all’Angelus per l’Anno Internazionale dell’Eucaristia

 

A Guadalajara, in Messico, si apre oggi il 48.mo Congresso Eucaristico Internazionale: intervista con padre Ferdinand Pratzner

 

In un video-messaggio il Santo Padre ringrazia i polacchi per la IV Giornata Papale, tesa a celebrare l’anniversario della sua elezione alla cattedra di Pietro, il 16 ottobre 1978

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Si celebra oggi la Giornata mondiale contro la pena capitale: oltre mille, lo scorso anno, le esecuzioni. Con noi Riccardo Noury

 

Vincere i pregiudizi contro le malattie della psiche: intervista con Vittorino Andreoli

 

Thomas Merton, il monaco poeta del silenzio e del confronto. Alla sua figura, dedicato un Convegno al Monastero di Bose: ce ne parla fratel Guido

 

“Ritornare alla politica come strumento principe”: si è chiusa oggi a Bologna la 44.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani, dedicata ai nuovi scenari e poteri della democrazia

 

25 anni della Caritas diocesana di Roma, al servizio dei poveri e bisognosi: con noi mons. Guerino Di Tora

 

CHIESA E SOCIETA’:

“L’uomo e il rapporto con Dio, con la società e con il Creato dal punto di vista musulmano e cattolico”: tema del II Simposio islamo-cristiano, conclusosi stamani ad Istanbul,in Turchia

 

Promuovere la rinascita dell’Africa scopo della I Conferenza degli intellettuali africani e della diaspora, organizzata a Dakar, in Senegal

 

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sconsiglia il rimpatrio agli oltre mille profughi congolesi, rifugiatisi in Burundi, per il perdurare di una situazione instabile nel Paese africano

 

Favorire l’integrazione nella società: obiettivo della Giornata in Italia della persona con sindrome di down.

 

24 ORE NEL MONDO:

Affluenza massiccia e presunte irregolarità denunciate: questi i dati più significativi delle storiche elezioni in Afghanistan

 

In Iraq, oltre 20 morti in due distinti attacchi della guerriglia a Baghdad. Nuovi dettagli sull’uccisione di Bigley

 

 Vittoria della coalizione di centrodestra alle elezioni in Australia.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 ottobre 2004

 

I FEDELI DI TUTTO IL MONDO RICONOSCANO CRISTO RISORTO ‘NELLO SPEZZARE

IL PANE’, PRONTI A TESTIMONIARLO CON CARITA’ OPEROSA:

L’INVITO DEL PAPA ALL’ANGELUS PER L’ANNO INTERNAZIONALE DELL’EUCARISTIA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Sarà Giovanni Paolo II domenica prossima ad aprire in tutta la Chiesa l’Anno internazionale dell’Eucaristia, con una solenne celebrazione - il pomeriggio del 17 ottobre alle 17.30 - nella Basilica di San Pietro, come lui stesso ha annunciato stamane all’Angelus, invitando “i fedeli a partecipare numerosi a questo importante evento ecclesiale per rendere un corale omaggio a Cristo, Luce e Vita del nuovo millennio”. Il Rito religioso sarà presieduto dal Papa “in comunione spirituale con quanti in Messico, concluderanno quel giorno il Congresso eucaristico internazionale, che si è aperto oggi a Guadalajara. “Mi unisco spiritualmente a questo importante evento ecclesiale” con cui si inaugura anche l’Anno dell’Eucaristia, che ha per tema “L’Eucaristia, luce e vita del nuovo millennio. Per questo speciale Anno - ha ricordato  il Papa  - ho rivolto alla Chiesa intera una Lettera apostolica che inizia con queste parole: “Mane nobiscum, Domine - Resta con noi, Signore”.  E dunque “risuoni tale invocazione in ogni comunità cristiana”

 

Riconoscendo Cristo risorto “nello spezzare il pane”, i fedeli siano pronti a testimoniarlo con carità operosa.”

 

Giovanni Paolo II ha poi menzionato un altro evento significativo: il 25mo anniversario di fondazione della Caritas diocesana di Roma, “espressione – ha detto - privilegiata della carità”. Da qui un grazie del Papa “per i tanti frutti di bene” maturati dalla Caritas romana  e l’incoraggiamento “a proseguire nell’opera formativa e nelle attività di servizio ai poveri e ai bisognosi.

 

Un saluto infine a tutti i partecipanti alla Settimana sociale dei Cattolici italiani, che si conclude oggi a Bologna sul tema “Democrazia, nuovi scenari, nuovi poteri”. Il Santo Padre ha auspicato “una sempre più incisiva testimonianza” dei cattolici “in ogni ambito della vita del Paese.”

 

“Possa la riflessione di questo importante congresso offrire nuovi stimoli alla Comunità ecclesiale d’Italia”

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OGGI A GUADALAJARA, IN MESSICO, L’INAUGURAZIONE

DEL 48.MO CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE

- Intervista con padre Ferdinand Pratzner -

 

         “L’Eucaristia, luce e vita del nuovo millennio”, il tema del 48.mo Congresso eucaristico internazionale, che si inaugura oggi a Guadalajara, in Messico. A rappresentare Giovanni Paolo II alle celebrazioni del grande appuntamento mondiale sarà il cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici. Ma è previsto che il Pontefice stesso indirizzi di persona ai partecipanti al Congresso il suo messaggio, attraverso un collegamento televisivo effettuato durante la liturgia di domenica 17 ottobre, giorno conclusivo del Congresso eucaristico.

 

L'atteso evento messicano introduce lo speciale “Anno dell’Eucaristia”, annunciato dal Papa nella solennità del Corpus Domini lo scorso 10 giugno: un anno che si concluderà nell’ottobre 2005 con il Sinodo dei Vescovi, sul tema “L’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”. Giovanni Peduto ha intervistato il segretario del Comitato per i Congressi eucaristici, padre Ferdinand Pratzner:

 

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R. – L’Eucaristia è prima di tutto il banco di prova per la fede nella presenza reale di Gesù Cristo che si dona con il suo corpo e il suo sangue per la vita del mondo (pro mundi vita). Questa è la prima sfida di fronte a tanta ignoranza e indifferenza religiosa riguardo a questo sacramento. Un’altra sfida è la testimonianza di una vita spirituale e sociale coerente con la celebrazione eucaristica.

 

D. – Da un punto di vista spirituale, cosa fare per migliorare la celebrazione eucaristica?

 

R. – Sotto diversi aspetti, la celebrazione eucaristica è diventata dopo il Concilio la celebrazione di tutto il popolo di Dio nell’esercizio dei vari ministeri. Dovrebbe però apparire più chiaramente che il sacerdote principale è Gesù Cristo stesso, rappresentato dal sacerdote celebrante. In questo senso bisogna interiorizzare meglio il mistero della fede, anche con l’adorazione fuori della Messa. Inoltre, è importante la promozione dei Congressi eucaristici ad ogni livello: internazionale, nazionale e diocesano sono occasioni privilegiate per una revisione periodica degli atteggiamenti riguardo al modo di celebrare, di adorare e di vivere l’Eucaristia.

 

D. – Quali sono i frutti dei Congressi eucaristici?

 

R. – Il primo frutto è sempre una fede rinnovata in Gesù Cristo nel suo mistero eucaristico, e una gioia profonda per il “Dono inestimabile” che è l’Eucaristia. Indimenticabile resta sempre l’esperienza di comunione della Chiesa universale in ogni Congresso eucaristico internazionale, che raccoglie uomini e donne di ogni razza e colore nella stessa fede.

 

D. – Qual è la luce e la vita che viene al mondo dall’Eucaristia?

 

R. – Al mondo che non partecipa al Congresso, e forse neppure ne ha notizia, speriamo che arriverà la luce e la vita di questa convocazione attorno all’Eucaristia, attraverso la testimonianza degli stessi congressisti. Con la loro fede e la loro speranza, saranno come il sale che dà sapore alla vita e come la luce che illumina le tenebre che non mancano, affinché gli uomini di questo mondo tormentato e amato da Dio possano vivere finalmente nella giustizia e nella pace tanto desiderata.

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IN UN VIDEO-MESSAGGIO GIOVANNI PAOLO II RINGRAZIA

I SUOI CONNAZIONALI PER LA QUARTA “GIORNATA PAPALE”,

ORGANIZZATA IERI E OGGI IN POLONIA, PER CELEBRARE L’ANNIVERSARIO

DELLA SUA ELEZIONE ALLA CATTEDRA DI PIETRO, IL 16 OTTOBRE 1978

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

“Sono lieto che il ricordo del giorno in cui il Signore mi ha chiamato alla sede di Pietro diventa occasione di preghiera, di riflessione sulle questioni di fede e sulla realtà della Chiesa”. Così il Papa nel suo video-messaggio in occasione della quarta “Giornata Papale”, quest’anno sul tema “Giovanni Paolo II, messaggero della pace”. “Che questo sforzo della Chiesa in Polonia – auspica il Pontefice – porti frutti nella vita personale, familiare e sociale”.

 

Intanto, nel Paese continuano le celebrazioni. Ieri sera, al Palazzo Reale, è stato consegnato il premio “Totus” nelle sue quattro categorie. Per la promozione della persona umana, il riconoscimento è stato conferito a Zofia Morawska, una signora di quasi 100 anni, che dal 1974 si occupa delle persone diversamente abili. Il professor Wladyslaw Bartoszewski è stato insignito del premio per la categoria “promozione della cultura cristiana”, grazie al suo impegno in favore del dialogo con gli ebrei e della riconciliazione tra polacchi e tedeschi. Per la categoria “promozione dell’insegnamento del Papa”, a meritare il riconoscimento è stato un gruppo di redattori della Radio Polacca e della Radio Vaticana, che hanno documentato il primo viaggio in Polonia del Pontefice – dal 2 al 10 giugno 1979 – con un’opera costituita da 16 Cd, intitolata “Dovete essere forti”. Infine, il premio Totus giornalistico è stato assegnato a due settimanali cattolici polacchi: Gość Niedzienly e Niedziela.

 

Stamani, invece, nella chiesa della Santa Croce di Varsavia è stata officiata la Santa Messa; mentre questa sera nella piazza del Castello della Città Vecchia si svolgerà un grande concerto che verrà trasmesso in tutto il Paese. Le celebrazioni si concluderanno con la recita della preghiera mariana nel Santuario di Czestochowa.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 ottobre 2004

 

OGGI SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA PENA CAPITALE:

OLTRE MILLE, LO SCORSO ANNO, LE ESECUZIONI

 SIA IN PAESI INDUSTRIALIZZATI CHE IN VIA DI SVILUPPO

- Intervista con Riccardo Noury -

 

Numerose le iniziative in corso in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro la pena capitale indetta dalla “Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte”, che comprende organizzazioni e associazioni, tra cui Amnesty International, che si battono per i diritti umani. Aumentano i Paesi abolizionisti e quelli che hanno indetto una moratoria delle esecuzioni capitali, ma la situazione resta ancora preoccupante: sono state, infatti, oltre mille le persone giustiziate lo scorso anno in 28 differenti Paesi e quasi 3 mila i condannati a morte. Sentiamo il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, intervistato da Stefano Leszczynski:

 

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R. – Passi avanti ce ne sono. Noi abbiamo delle zone del mondo che sono ormai quasi completamente libere dalla pena di morte – pensiamo all’Europa, all’America Latina – e negli Stati Uniti ci sono grandi passi avanti su temi importanti, quali ad esempio il divieto di mandare a morte persone affette da disabilità mentale ... L’emergenza pena di morte rimane, ovviamente; rimane perché la Cina da sola assomma probabilmente ben oltre il 90 per cento delle esecuzioni che ci sono in tutto il mondo ed è proprio di pochi giorni fa la notizia che 700-800 alunni di un distretto scolastico nella Cina centrale sono stati portati ad assistere ad un processo capitale, con uomini bendati portati in giro con i capi di accusa al collo, insomma, la classica macabra messinscena ...

 

D. – Invece, la situazione in Medio Oriente continua a rimanere allarmante ...

 

R. – E’ vero. Intanto, per una situazione pregressa che continua in Iran e in Arabia Saudita, fondamentalmente, con centinaia di esecuzioni che sono avvenute nel corso degli ultimi anni, in questi due Paesi, con metodi in alcuni casi efferati ... In Iran, tra l’altro, è stata messa a morte anche una ragazza, minorenne – poche settimane fa – probabilmente anche affetta da disabilità mentale; e non è un buon segnale il fatto che, ovviamente, l’Iraq abbia deciso il ripristino della pena di morte anche se al momento la situazione è talmente precaria e complessa che non c’è probabilmente neanche un organo giudiziario in grado di emettere una condanna. Però, è comunque un brutto segnale.

 

D. – In che modo si può cercare di promuovere l’abolizione della pena di morte o quantomeno una moratoria negli Stati che maggiormente la applicano?

 

R. – C’è una pressione importante che deve fare l’Unione Europea nei suoi rapporti con i Paesi terzi, e l’Unione Europea dell’abolizione della pena di morte ha fatto un punto significativo della sua agenda. Il livello internazionale, ovviamente, rimane decisivo, nel senso che per alcuni Paesi l’esempio di altri può essere determinante.

 

D. – Cos’è che ritengono valido i sostenitori della pena di morte? Cos’è che accomuna questi Stati e perché viene applicata la pena di morte?

 

R. – Da qualunque punto di vista la si consideri, non è un deterrente nei confronti della criminalità, non serve per reati di terrorismo, tant’è vero che in Paesi come l’Algeria, che ha avuto una storia recente di terrorismo, non è stata mai applicata; non serve neanche per scoraggiare la criminalità legata alla droga, tant’è vero che in Paesi come l’Arabia Saudita o alcuni Paesi dell’Asia meridionale, le esecuzioni aumentano ed è evidente che aumentano perché non si riesce a risolvere il problema del traffico di droga. E’ una violazione dei diritti umani trasversale a sistemi politici, culturali, religiosi più diversi: c’è in Giappone – e questa è un’emergenza grave –, c’è in Iran, c’è in Cina, c’è negli Stati Uniti. Quindi, credo che venga utilizzata fondamentalmente come uno strumento tra i tanti a disposizione della giustizia per fare ingiustizia.

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VINCERE I PREGIUDIZI CONTRO LE MALATTIE MENTALI:

450 MILIONE LE PERSONE NEL MONDO SOFFERENTI DI DISTURBI ALLA PSICHE

- Intervista con lo psichiatra Vittorino Andreoli -

 

Studiare e riconoscere la profonda interrelazione tra la salute del corpo e della mente. Questo, lo scopo dell’odierna Giornata mondiale della salute mentale, istituita dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1992 per dare nuova dignità alle malattie della psiche e per combattere il pregiudizio e la discriminazione verso i molti che ne soffrono. Sono infatti 450 milioni in tutto il mondo le persone affette da disturbi mentali, neurologici e del comportamento, ma la gran parte di queste patologie non vengono né diagnosticate, né trattate. Nell’intervista di Roberta Moretti ascoltiamo lo psichiatra Vittorino Andreoli:

 

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R. – I disturbi mentali variano da nazione a nazione, questo perché risentono anche della cultura. Ci sono disturbi come quello schizofrenico o la depressione che sono presenti ovunque, ma in percentuali molto diverse. Se noi pensiamo all’Italia, il 14 per cento della popolazione soffre o ha sofferto di un disturbo depressivo e ben il 18 per cento soffre di un disturbo dell’ansia. Se aggiungiamo che il 2 per cento è affetto da schizofrenia e il 2 per cento è affetto da maniacalità abbiamo un quadro per cui circa una persona su tre ha qualche cosa a che fare, direttamente o indirettamente, con i disturbi mentali.

 

D. – Lo stress della vita moderna ha incentivato l’insorgere delle patologie mentali?

 

R. – I grandi quadri psichiatrici non sono mai creati esclusivamente dello stress. Certo, lo stress è uno dei fattori di complicazione della vita attuale.

 

D. – Pregiudizio, discriminazione, vergogna ... parole ancora fortemente legate alla malattia mentale ...

 

R. – Nonostante i progressi scientifici permane un cupo modo di percepire la malattia di mente, come se fosse qualcosa al di fuori del dominio umano. E qui bisogna fare una grande azione di cultura, proprio per riportare la malattia di mente tra i disturbi dell’uomo, togliere la paura che il malato di mente sia – per esempio – violento: si è dimostrato che la violenza della follia non è maggiore di quella della cosiddetta ‘normalità’.

 

D. – Nel 1978, la Legge Basaglia prevedeva l’abolizione in Italia dei manicomi e l’istituzione di centri di igiene mentale per i malati più gravi. Oggi, qual è la situazione nel Paese?

 

R. – Possiamo affermare che è possibile affrontare i bisogni del malato di mente senza manicomi. Tuttavia, in Italia manca un sostegno perché le famiglie possano gestire il malati di mente e mancano dei luoghi in cui poter curare più a lungo il malato.

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THOMAS MERTON, IL MONACO POETA DEL SILENZIO E DEL CONFRONTO.

ALLA SUA FIGURA, DEDICATO UN CONVEGNO AL MONASTERO DI BOSE

- Intervista con fratel Guido, della Comunità di Bose -

 

“L’illusione di una santa esistenza appartata è sogno”. Una frase significativa se a scriverla è un monaco, felice di aver scelto la solitudine del convento. Ma Thomas Merton, autore di quella frase, imparò dalla solitudine ad essere un “testimone consapevole” del Cristianesimo del Novecento. Ed è in questa veste che la figura di Merton è stata studiata ieri e oggi in un Convegno internazionale organizzato nel Monastero di Bose, in provincia di Biella, in Piemonte. Sul tema “Solitudine e comunione”, gli interventi dei relatori hanno esplorato alcune esperienze che marcarono gli ultimi dieci anni di vita del monaco trappista, vissuto dal 1915 al 1968. Ma chi era Thomas Merton? Giovanni Peduto lo ha chiesto a Fratel Guido, vice priore della Comunità monastica di Bose:

 

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R. – Merton era – potremmo definirlo - un uomo di mondo, figlio di artisti giramondo, cresciuto tra l’Europa e gli Stati Uniti, che all’età di 27-28 anni avverte una vocazione e si fa battezzare cattolico - Merton proveniva da ambienti protestanti – e soltanto tre anni dopo il Battesimo entra come novizio nel monastero trappista Getsemani, nel Kentucky, negli Stati Uniti.

 

D. – Qualche parola in più sull’itinerario spirituale di Thomas Merton?

 

R. – E’ stato, per certi versi, un itinerario progressivo. All’inizio – ed è stato il periodo che ha dato fama mondiale a Merton come scrittore – è il classico neofita entusiasta della nuova vita. Abbandonata New York ed una vita abbastanza disordinata, entra nella pace del monastero e là canta con un lirismo ed una capacità letteraria e poetica straordinaria nella sua autobiografia “La montagna delle sette balze”, che conosce subito un enorme successo, e diventa un po’ il cantore di un monachesimo così staccato dal mondo, dalle sue preoccupazioni, dove si ritrova una pace che altrove più nessuno ha. Progressivamente – e questo è dovuto credo all’approfondimento della sua vocazione cristiana e monastica – affronta il problema di un monachesimo nel mondo di oggi: in un mondo che andava già verso grosse disuguaglianze economiche, verso grosse problematiche riguardo alla pace, e diventa un monaco capace paradossalmente di approfondire la propria solitudine e, allo stesso tempo, aprirsi agli interlocutori più vari nel campo sociale e religioso.

 

D. – Il Papa spesso richiama la necessità del silenzio. Per Thomas Merton che cosa è il silenzio?

 

R. – Per lui il silenzio, mi sembra essere il luogo in cui ritrova se stesso e ritrova un nuovo sguardo sugli altri; è la possibilità di guardare gli altri e gli eventi come Dio li vede.

 

D. – Cosa ci lascia oggi questo monaco trappista come eredità spirituale?

 

R. – Credo che ci lasci l’eredità di un confronto con la modernità.  Già 40 anni fa riconosce i segni di un post-cristianesimo, di un mondo che non tiene più conto fondamentalmente del Vangelo, e come questo invece che emarginare il Cristianesimo, gli conferisce nuovo vigore se accetta questa nuova sfida, se accetta il confronto, se accetta il dialogo con questo mondo.

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RITORNARE ALLA POLITICA COME STRUMENTO PRINCIPE”:

SI E’ CHIUSA OGGI A BOLOGNA

 LA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI,

DEDICATA AI NUOVI SCENARI E POTERI DELLA DEMOCRAZIA

 

A Bologna le conclusioni oggi della 44 Settimana sociale dei cattolici italiani, promossa dall'Ufficio nazionale Conferenza episcopale per i problemi sociali e il lavoro. Tema dibattuto "La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri".  Tanti e qualificati sono stati gli interventi di intellettuali, operatori sociali, politici, esponenti della Chiesa per fare il punto sullo stato di salute dell’organizzazione politica, in un periodo di profonde trasformazione, che aprono anche inquietanti interrogativi. Ce ne parla Stefano Andrini:

 

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Una forte esigenza di formazione. È questa la domanda fondamentale emersa dalla Settimana sociale Di Bologna. Nelle conclusioni Franco Garelli, segretario del Comitato scientifico organizzatore ha passato in rassegna i principali temi affrontati. Per quanto riguarda la scienza Garelli ha ricordato che i cattolici non sono contro il progresso scientifico ma ritengono che esso debba essere fatto oggetto anche di una riflessione etica che ne delinei le finalità e modalità di applicazione. A proposito del rapporto tra democrazia e informazione ha sottolineato la necessità che il pluralismo sia non solo tutelato ma anche accresciuto.

 

La partecipazione delle maggiori associazioni e movimenti cattolici alla tavola rotonda sul rapporto tra società civile e poteri politici costituisce, ha affermato il sociologo “un elemento di speranza per la comunità ecclesiale e per il bene del Paese. Essi hanno manifestato con chiarezza la necessità di convergenze nella presenza sociale e nell’impegno politico. È così emersa l’esigenza di costituire un laboratorio comune di riflessione e formazione al fine di ritrovarsi insieme attorno a specifici progetti condivisi o di ricercare sempre di più posizioni comuni su questioni pubbliche di grande rilevanza che coinvolgono la tradizione del movimento cattolico, al di là delle diverse appartenenze”.

 

Nella tavola rotonda conclusiva il cardinal Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha rilanciato l’impegno comune di tutti i cristiani attorno al valore della democrazia, un impegno che potrebbe coinvolgere anche gli appartenenti alle grandi religioni del mondo. I cattolici, da parte loro, ha aggiunto “devono ritornare alla politica come strumento principe”.

 

Di democrazia ‘assediata’ ha parlato Giorgio Campanini dell’Università di Parma preoccupato per la frattura tra “le attese di benessere e le promesse non mantenute” che potrebbe favorire una deriva populistica. Nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica che aperto la giornata monsignor Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, ha affermato che “solo il rispetto della vita, di ogni vita umana e di tutta la vita umana dal concepimento alla morte, può garantire democrazia e pace”.

        

Da Bologna, Stefano Andrini, per la Radio Vaticana.

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25 ANNI DELLA CARITAS DIOCESANA DI ROMA

AL SERVIZIO DEI POVERI E BISOGNOSI

- Intervista con mons. Guerino Di Tora -

 

Far diventare i giovani missionari di carità verso i loro coetanei più sfortunati. Questo è il fine del nuovo programma pastorale della Caritas diocesana di Roma presentato nella basilica di S. Giovanni in Laterano in occasione della veglia di preghiera e di ringraziamento per il venticinquesimo anno della sua fondazione. Il cardinale Camillo Ruini, che ha presieduto alla cerimonia ha svolto una riflessione intitolata “Quel paziente cammino che rende credibili”. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro.

 

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Desidero manifestare viva gratitudine per lo sforzo con cui la Caritas di Roma continua a spendersi per lo sviluppo integrale della persona umana. Preziosa è la missione che essa compie mediante coraggiose attività di carità cristiana. Con questo messaggio, letto dal cardinal vicario Camillo Ruini, il Papa ha voluto salutare e ringraziare tutti coloro che operano presso la Caritas diocesana di Roma. Ascoltiamo il ricordo di questi 25 anni di mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas:

 

“Il primo ricordo deve essere senz’altro di don Luigi Di Liegro, il primo direttore mio predecessore, che intraprese veramente delle grandi opere con il suo carisma. Oggi le povertà sono mutate. Oggi la povertà è un po’ quella della porta accanto. E’ quella di famiglie che all’improvviso si rendono conto di essere piombate sotto la soglia della povertà, perché non arrivano più alla fine del mese”.

 

Alla celebrazione erano presenti non solo gli operatori dei volontari, ma anche coloro per cui la Caritas è nata, i senza fissa dimora, che insieme a tanta gente comune hanno voluto essere presenti alla cerimonia. Il cardinal Ruini, durante l’omelia, ha ricordato che i volontari sono la parte principale della Caritas e ha aggiunto che Dio non dimentica chi aiuta gli ultimi, perché solo attraverso la pazienza si raccolgono i frutti maturi della fede. Ma quali sono le prospettive future della Caritas? Ascoltiamo ancora mons. Di Tora:

 

“Il nostro primo impegno è proprio quello di una formazione e vicino a questa formazione l’animazione nelle comunità cristiane di quelli che sono i nuovi volti della realtà Caritas. Non è semplicemente l’attenzione al povero, ma la prevenzione di quelle che possono essere certe situazioni che portano al disagio, a livello piccolo di quartiere e a livello mondiale”. 

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CHIESA E SOCIETA’

10 ottobre 2004

 

 

“L’UOMO E IL RAPPORTO CON DIO, CON LA SOCIETA’ E CON IL CREATO

DAL PUNTO DI VISTA MUSULMANO E CATTOLICO”

E’ STATO IL TEMA DEL II SIMPOSIO ISLAMO-CRISTIANO,

CONCLUSOSI STAMANI AD ISTANBUL, IN TURCHIA

- Servizio di Padre Egidio Picucci -

 

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ISTANBUL.= Non è stato difficile per gli oratori cattolici e musulmani trovare punti di contatto tra le due confessioni religiose sulla creazione dell’uomo, sui doni che Dio gli ha fatto, sull’infusione della grazia, sulla centralità nella creazione e sulle responsabilità che Egli ha nella salvaguardia del creato. Identica visione hanno sulla debolezza dell’uomo, che scivola facilmente verso il male, che è timido quando è colpito dalla sofferenza e sordido quando è colmo di bene, come dice un versetto del Corano. Identica perfino la prova dell’esistenza attraverso l’ordine che regna nel Creato, che va rispettato, perché l’uomo non ha ereditato il passato, ma gli è stato affidato dalle generazioni future. Naturalmente sono state fatte notare anche le differenze che esistono tra le due fedi religiose, ma che tuttavia non debbono portare alla divisione, perché costituiscono una ricchezza e sono un incitamento a gareggiare in bontà. Sarebbe, ovviamente, esagerato affermare che questi scambi di opinioni appianino tutto - ha detto il vicario apostolico latino di Istanbul - ma essi hanno contribuito e contribuiscono a creare un altro clima. In questi ultimi tempi, probabilmente anche grazie all’atteso ingresso della Turchia nella Comunità Europea, si nota un processo di accelerazioni e di armonizzazione con le direttive europee. E questo lo vedo in alcuni segni, compreso questo piccolo contributo dei Cappuccini di Istanbul. E’ vero che l’Islam è la religione di quasi tutti i Turchi, ma questo dice poco, perché l’Islam non è – almeno qui – un blocco monolitico ed ha molte sfaccettature. Tra i Turchi di oggi c’è perfino chi sostiene che con la diminuzione dei Cristiani, il Paese si sia impoverito. Personalmente ho l’impressione che in Turchia ci sia oggi un grande desiderio di dialogare. Lo deduco anche dalla curiosità sensata con cui molti visitano le chiese cattoliche, chiedendo spiegazioni. Peccato che noi Cattolici siamo al di sotto della domanda. Il dialogo non è certo sinonimo di conversione, ma non è onesto rinunciare a dire chi siamo ed ascoltare dall’altro chi è. I simposi che i Frati cappuccini organizzano sono stati pensati per questo e per questo continueranno.

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PROMUOVERE LA RINASCITA DELL’AFRICA E’ TRA GLI OBIETTIVI

 DELLA PRIMA CONFERENZA DEGLI INTELLETTUALI AFRICANI E DELLA DIASPORA,

CONCLUSASI OGGI A DAKAR, IN SENEGAL. ALL’INIZIATIVA,

 PROMOSSA DALL’UNIONE AFRICANA, HANNO PARTECIPATO

 OLTRE 700 PERSONE PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO

- A cura di Jean-Baptiste Souru -

 

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DAKAR. = La prima cosa sottolineata dalla Conferenza di Dakar è la ferma decisione degli intellettuali africani di partecipare attivamente alla rinascita del Continente. Si è, quindi, stabilita la creazione di un Comitato che porterà avanti nell’Unione Africana le raccomandazioni di Dakar. Tra queste, un Seminario sulle nuove tecnologie per sensibilizzare sull’importanza dei nuovi mezzi per lo sviluppo del Continente. Si è discusso a lungo dell’identità africana e, perciò, è stato affidato all’insegnamento il compito di promuovere con nuovi programmi la tradizione africana e l’uso di una sola lingua in tutto il Continente. Gli Africani della diaspora vogliono tessere legami sempre più forti con la loro terra di origine, soprattutto mediante scambi regolari. Si è poi dibattuto della possibilità di creare Università regionali, affinché venga facilitata la conoscenza reciproca tra Africani, dove potrebbero intervenire anche insegnanti provenienti dai diversi Stati del Continente. Inoltre, ha suscitato molto interesse la situazione ad Haiti, prima Repubblica nera alla quale si vuole dare un aiuto concreto e dimostrare una maggiore solidarietà. Sono stati, in generale, giorni di lavoro intenso, vissuti in un’atmosfera familiare e di grande cordialità. È emerso, soprattutto, che l’Africa sta veramente a cuore ai propri figli. 

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L’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI

 SCONSIGLIA IL RIMPATRIO AGLI OLTRE MILLE PROFUGHI CONGOLESI  RIFUGIATISI

 IN BURUNDI POICHE’ LA SITUAZIONE NEL LORO PAESE E’ ANCORA INSTABILE

 

BUJUMBURA. = Più di mille profughi congolesi in Burundi attendono alla frontiera di ottenere l’autorizzazione al rimpatrio, nonostante l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite abbia ripetutamente sconsigliato loro il ritorno, a causa della situazione instabile nella Repubblica Democratica del Congo. Anche l’Esercito ha chiesto ai connazionali rifugiati di restare in Burundi finché il Paese non sarà in grado di garantire loro sicurezza. Due settimane fa, infatti, nella città di Ulvira, nell’est del Congo, si sono svolte manifestazioni di protesta contro il ritorno di 365 rifugiati dal Burundi. Questi profughi sono stati quindi diretti verso altre aree del Paese. Lo scorso giugno, circa 20mila persone sono riparate in Burundi a causa degli scontri che hanno insanguinato la regione congolese del Kivu meridionale. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ha registrato, inoltre, l’arrivo in Rwanda di almeno mille profughi congolesi provenienti dal Burundi. A causare questo esodo, stando a quanto hanno rivelato gli stessi rifugiati, è il timore di un’ondata di violenza interetnica in vista delle elezioni generali che, in base all’accordo di pace, dovrebbero tenersi in Burundi entro la fine di ottobre. (D.G.)

 

 

CONTRASTARE I PREGIUDIZI DI CUI ANCORA SONO VITTIME LE PERSONE DOWN

E FAVORIRE LA LORO INTEGRAZIONE NELLA SOCIETA’

SONO GLI OBIETTIVI DELLA GIORNATA DELLA PERSONA CON SINDROME DI DOWN

CHE SI CELEBRA OGGI IN TUTTA ITALIA

ROMA. = Si celebra oggi in tutta Italia la Giornata nazionale della persona con Sindrome di Down. In oltre 60 città, con il coinvolgimento di circa 60 associazioni, sarà distribuito materiale informativo su questa patologia e sulle problematiche ad essa connesse. L’obiettivo della Giornata odierna è quello di modificare, mediante una vasta campagna di sensibilizzazione ed una corretta informazione, i molti pregiudizi di cui ancora sono vittime le persone con la sindrome di Down. Non solo, si vuole anche favorirne l’integrazione a pieno titolo nella società, in particolare nel mondo della scuola e del lavoro. Fino a qualche anno fa, si pensava che le persone Down sarebbero state per sempre dipendenti dai loro genitori. Oggi, invece, anche grazie ai progressi in campo riabilitativo ed educativo, queste persone hanno dimostrato grandi potenzialità nella scuola, nello sport, nel lavoro. A tal proposito, la Giornata di oggi intende rivolgersi non solo ai cittadini ed agli operatori della comunicazione ma anche alle istituzioni, ovvero amministrazioni regionali scuole università strutture mediche e riabilitative, al fine di stimolare risposte e servizi “veri” in favore delle persone affette dalla sindrome di Down. (D.G.)

 

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24 ORE NEL MONDO

10 ottobre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Afghanistan, si sono chiusi i seggi per le prime storiche elezioni presidenziali dopo la caduta del regime dei Talebani. Il dato più significativo è sicuramente quello relativo all’affluenza: la partecipazione è stata massiccia ma sulla consultazione grava l’ombra di presunte irregolarità denunciate. I candidati rivali dell’attuale e superfavorito presidente afghano, Hamid Karzai, hanno annunciato di non riconoscere la legittimità delle operazioni di voto. Ma l’ONU, che ha organizzato le elezioni, ha reso noto che le contestazioni non sono sufficienti a fare annullare la tornata elettorale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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I 15 candidati che ieri hanno denunciato presunti brogli, hanno rinunciato oggi alla loro richiesta di indire nuove elezioni. I rivali di Karzai hanno chiesto che venga creata una commissione neutrale per indagare sulle irregolarità denunciate. All’origine delle polemiche la scoperta che non sarebbe indelebile l’inchiostro da apporre sui polpastrelli degli elettori per garantire che questi non votino più di una volta. Il portavoce dei candidati che contestano le operazioni di voto, Abdul Satar Serat, ha evidenziato come qualsiasi governo eletto sarebbe poco credibile.

 

L’attuale presidente afghano ha sottolineato, invece, che la votazione è state libera e corretta. E’ tardi – ha aggiunto - per organizzare una nuova elezione. Il capo di Stato americano, George Bush, ringraziando “gli uomini e le donne delle forze armate statunitensi che hanno liberato l’Afghanistan”, ha espresso la propria soddisfazione per lo svolgimento delle elezioni. Secondo gli osservatori internazionali, le operazioni di voto si sono svolte in un “clima democratico”. L’unico episodio di violenza è avvenuto nella provincia meridionale di Uruzgan, dove 3 poliziotti sono rimasti uccisi e due feriti quando un commando di presunti Talebani ha attaccato il veicolo, che trasportava schede elettorali, sul quale viaggiavano. L’annuncio dei risultati ufficiali è previsto il prossimo 28 ottobre, e l’eventuale insediamento del presidente, se non ci sarà il ballottaggio, avverrà alla fine di novembre.

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Sono stati rilasciati i due ingegneri cinesi sequestrati ieri nella regione del Sud Waziristan, in Pakistan. Lo riferiscono le autorità locali, precisando che i due ostaggi sono stati affidati a leader tribali e sono al sicuro. Sul fronte politico si deve segnalare l’arrivo ad Islamabad del cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder. Sono previsti incontri con il presidente pakistano, Pervez Musharraf, e con il premier Shaukat Aziz. Il cancelliere tedesco si recherà poi in Afghanistan. La Germania, con più di duemila soldati, fornisce il  contingente più numeroso alla Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF) di stanza in Afghanistan.

 

In Iraq continuano gli attacchi della guerriglia: a Baghdad l’esplosione di un’autobomba, avvenuta nei pressi dell’Accademia della polizia, ha provocato la morte di almeno 17 persone. Altri 4 iracheni sono rimasti uccisi in seguito ad un agguato compiuto vicino alla sede del ministero del petrolio. E’ giallo, intanto, sulla sorte dell’ex premier Tareq Aziz. Dopo l’annuncio della sua morte dato ieri dalla televisione araba ‘Al Jazeera’, gli Stati Uniti hanno successivamente smentito la notizia. E sulla drammatica vicenda dell’ostaggio britannico decapitato giovedì scorso, il quotidiano inglese ‘Sunday Times’ riporta nuovi dettagli: due sequestratori avrebbero accettato un’ingente somma di denaro in cambio del suo rilascio. Ma l’ostaggio, una volta liberato in un campo di Latifiya, sarebbe stato riconosciuto da altri esponenti del gruppo di Al Zarqawi che lo aveva sequestrato e ricondotto nel covo dove era tenuto prigioniero. Oggi è stato diffuso su internet l’ultimo straziante appello rivolto prima di morire da Bigley al premier britannico Tony Blair.

 

E’ salito a 34 il numero delle vittime negli attentati di giovedì scorso avvenuti a Taba, in Egitto. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno del Cairo. Tra i casi di morte finora accertati – si legge nella nota fornita dal ministero - nove sono egiziani, cinque israeliani ed altri 20 sono da identificare. La stampa israeliana ha riferito, intanto, di diffusi episodi di sciacallaggio verificatisi subito dopo l’attentato. I soccorritori provenienti dallo Stato ebraico – denunciano inoltre diversi organi di informazione israeliani - sono stati a lungo trattenuti al valico di confine per impedimenti burocratici.

 

E in Medio Oriente, un altro palestinese è rimasto ucciso nell’ennesimo raid israeliano contro il campo profughi di Jabaliya, nel settore nord della Striscia di Gaza, teatro della massiccia offensiva denominata ‘Giorni di Penitenza’.

 

In Australia la coalizione di centro destra ha vinto le elezioni politiche, confermandosi al governo. La campagna elettorale è stata dominata dai temi economici ed ignorate le difficoltà affrontate in Iraq, dove l’Australia rimane uno dei più strenui alleati degli Stati Uniti. Maurizio Pascucci:

 

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John Howard ha guidato la coalizione al suo quarto mandato consecutivo incrementando il margine di vantaggio della maggioranza. Rispetto alla scorsa legislatura, la coalizione ha guadagnato sette seggi alla camera dei deputati e potrebbe ancora strappare la maggioranza anche al senato. Lo stesso Howard, nel discorso in cui ha dichiarato vittoria, non ha mancato di ricordare la rilevanza storica dell'impresa compiuta dalla coalizione di governo formata da liberali e nazionali:

 

THIS IS UN HISTORICAL ...

”È un risultato storico per i nostri due partiti. Dobbiamo tornare agli anni 60 per trovare un governo in carica che incrementa la propria maggioranza per due elezioni consecutive. È ciò che abbiamo fatto”.

 

Un cambio di direzione del voto complessivo dell'uno virgola 82 per cento, ha permesso alla coalizione di assicurarsi il 52 per cento dei voti a preferenze distribuite. E per la prima volta in oltre 20 anni, il governo in carica potrebbe conquistare il controllo anche al senato. Secondo gli analisti, sarebbe stata particolarmente efficace la campagna conservatrice che puntava sulle credenziali economiche del governo dopo 14 anni di forte crescita.

 

Da Melbourne, per la Radio Vaticana, Maurizio Pascucci.

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In Lituania, si sono aperti i seggi, questa mattina, per le prime elezioni politiche dopo l’adesione del Paese baltico all'Unione Europea ed alla NATO. Oltre due milioni e mezzo di elettori sono chiamati a scegliere 141 deputati. Favorito è il partito populista del milionario di origine russa, Viktor Uspaskich. Le operazioni di voto termineranno questa sera.

 

Elezioni anche per il futuro della Somalia. Il Parlamento di Mogadiscio ha da poco avviato la procedura votazione per eleggere il nuovo presidente. I 275 deputati sono riuniti a Nairobi, capitale del Kenya, sotto gli auspici dell'Unione Europea e dell’IGAD, organizzazione che riunisce gli Stati dell'Africa orientale. Favorito è l’attuale presidente del governo nazionale di transizione, Abdulkassim Salat Hassan, che ricopre la carica dal 2000.

 

È sempre più accesa in Italia la polemica politica tra maggioranza ed opposizione dopo la rivelazione dell’Fbi, secondo cui sono state Roma e Ginevra a chiedere il sequestro dei server di Indymedia: la rete di siti Internet italiani ed inglesi, che costituiscono per gli attivisti no global di tutto il mondo uno spazio virtuale di dibattito e di informazione. L’operazione della polizia federale americana è scattata giovedì 7 ottobre presso il provider statunitense di Rackspace. Per ‘Indymedia Italia’ si tratta di “un atto intimidatorio, che necessita di una risposta per difendere la libertà di espressione”.

 

 

 

 

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