RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 283 - Testo della trasmissione di sabato 9  ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ponete sempre l’Eucaristia al centro della vostra vita: così il Papa ai giovani della diocesi di Roma, promotori della missione “Gesù al centro”: ce ne parla Simone Amodei

 

L’arcivescovo Celestino Migliore intervenuto all’Onu sul tema del disarmo

 

La Polonia celebra Giovanni Paolo II “messaggero di pace” alla quarta “giornata papale”: oggi, intervento del nostro direttore, p. Pasquale Borgomeo, all’Università di Varsavia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

In Afghanistan, l’ombra dei brogli elettorali sulle prime presidenziali del dopo-taleban. La commissione elettorale esamina le denunce, ma non ferma il voto. Con noi, Laura Boldrini

 

Alla Settimana sociale di Bologna, intervento della presidente di AC, Paola Bignardi

 

Il cardinale Joseph Ratzinger ha vinto la 21.ma edizione del premio “Capri San Michele”, con il suo libro “Fede, verita’, tolleranza”. Intervista con Davide Cantagalli

 

Giornalisti cattolici riuniti a Bangkok per il Congresso mondiale dell’Ucip: ai nostri microfoni mons. Franco Mazza

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il vescovo di Butembo-Beni, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, ha inaugurato nella sua diocesi il programma di educazione civica

 

In Thailandia, proclamati Anni eucaristici il 2004 e il 2005

 

Il governo del Salvador istituisce una Commissione per la ricerca dei bambini scomparsi nella guerra civile

 

Minacce di morte a tre giornalisti del Nepal

 

Oggi pomeriggio si apre solennemente il 454° Anno accademico della Pontificia Università Gregoriana

 

In mostra a Milano il primo atlante geografico della Cina, realizzato dal gesuita Mario Martini

 

Al via oggi a Genova la 44.ma edizione del Salone nautico internazionale

 

24 ORE NEL MONDO:

Sono finora 33 i morti e più di 100 i feriti dell’attentato compiuto a Taba, in Egitto

 

Elezioni parlamentari in Australia: le proiezioni indicano una nuova vittoria di John Howard.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 ottobre 2004

 

NON STANCATEVI MAI DI CELEBRARE L’EUCARISTIA,

 PONENDOLA AL CENTRO DELLA VOSTRA VITA: COSI’ IL PAPA AI GIOVANI

DELLA DIOCESI DI ROMA, PROMOTORI DELLA MISSIONE “GESU’ AL CENTRO”,

RICEVUTI STAMANI IN UDIENZA NELL’AULA PAOLO VI

 

Non c’è autentica celebrazione dell’Eucaristia che non conduca alla missione: è la profonda riflessione offerta stamani da Giovanni Paolo II agli 800 giovani della diocesi di Roma, che partecipano alla missione diocesana “Gesù al centro”, ricevuti in udienza in Aula Paolo VI, assieme al cardinale vicario Camillo Ruini. Il Papa ha ricordato come l’Anno dell’Eucaristia - tempo di grazia per tutta la Chiesa - sia ormai alle porte ed ha esortato tutti i fedeli a non stancarsi mai di celebrare e adorare l’Eucaristia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Eucaristia e missione sono due realtà inscindibili”: Giovanni Paolo II lo ha sottolineato con forza nell’udienza ai giovani fedeli romani, promotori della missione “Gesù al centro”.

 

(canti)

 

L’incontro è avvenuto in un clima particolarmente festoso. L’Eucaristia, ha detto il Papa, è “il memoriale dell’offerta redentrice di Gesù al Padre per la salvezza degli uomini”. Questo mistero, ha evidenziato il Pontefice, “chiede a ciascuno di noi di rendere grazie con Cristo al Padre, non tanto con le parole quanto con la nostra stessa vita unita alla sua”. Non c’è quindi “autentica celebrazione dell’Eucaristia che non conduca alla missione”. Al tempo stesso, ha avvertito, “la missione presuppone un altro essenziale tratto eucaristico: l’unione dei cuori”. Il Papa ha esortato i fedeli a non stancarsi mai di celebrare l’Eucaristia, ponendola al centro della “vita personale e comunitaria, affinché la comunione con Cristo” sia di aiuto a “compiere scelte coraggiose”. Quind,i ha sottolineato come fin dagli anni della giovinezza egli pratichi costantemente l’Adorazione eucaristica:

 

“Sappiate che ne ho sempre tratto grandi frutti di bene, non soltanto per me personalmente, ma anche per tutti coloro che la Divina Misericordia mi ha affidato”.

 

Il Papa non ha poi mancato di levare un’altra esortazione a quanti si preparano alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù: “Non stancatevi mai di formarvi alla scuola dell’ascolto della Parola di Dio, della preghiera, della celebrazione dei sacramenti. Ricordate sempre – ha aggiunto – che il primo luogo dell’evangelizzazione è la persona umana, verso la quale l’Eucaristia ci spinge, chiedendoci capacità di ascolto e di amore”. Si è poi soffermato sul significato della missione “Gesù al centro”, ringraziando calorosamente i giovani che si sono impegnati in questa iniziativa:

 

“Carissimi giovani, grazie per ciò che siete e per tutto ciò che realizzate per Cristo e per la Chiesa”.

 

La vostra esperienza pastorale, ha detto, che dovrà diventare “un’autentica scuola di comunione e di nuova evangelizzazione”. Ha così incoraggiato i giovani a far sì che “la creatività e la generosità, dimostrate in questi giorni”, siano di stimolo per l’intera Chiesa di Roma.

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Portare Gesù tra i giovani, proporre il Vangelo nelle strade del centro di Roma. Questo l’ambizioso obiettivo della missione “Gesù al centro”, promossa dalla diocesi di Roma, che si chiude domani dopo 10 giorni di impegno. Iniziativa che ha coinvolto centinaia di ragazze e ragazzi in numerosi progetti dai concerti in Piazza Navona alla visita nelle scuole, dai madonnari e graffitari ai giocolieri. Tante modalità differenti, dunque, ma con un unico comune obiettivo: annunciare Gesù a tutti i giovani. Ma com’è nata l’idea di questa originale esperienza di fede? Marina Tomarro lo ha chiesto a Simone Amodei, uno dei promotori della missione “Gesù al centro”:

 

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R. – L’iniziativa nasce da un’esperienza che abbiamo avuto l’anno scorso nel quartiere di Centocelle, in cui cinque parrocchie hanno provato a fare l’evangelizzazione per le strade: è stata coinvolta tutta la zona con spettacoli che venivano fatti la sera... Abbiamo detto: “L’esperienza è andata bene, vogliamo provare su larga scala in centro” e così siamo partiti e abbiamo iniziato un’avventura che dall’ottobre dell’anno scorso ci ha portati fino adesso e ognuno si è preso un incarico particolare...

 

D. – Gesù è fra i giovani?

 

R. – Certo che è fra i giovani: è dentro di loro, basta soltanto che li aiutiamo a farglielo riscoprire!

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze l’arcivescovo Antonio Franco, nunzio apostolico nelle Filippine e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della congregazione per i Vescovi.

 

In Cile, il Papa ha nominato Ordinario militare mons. Juan Barros Madrid, finora vescovo di Iquique. Nato nel 1956 a Santiago del Cile, mons. Barros Madrid è stato ordinato sacerdote nel 1984. Nel 1994 ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia università cattolica del Cile. Nel 1995, ha ricevuto l’ordinazione episcopale.

 

In Thailandia, il Pontefice ha nominato vescovo di Surat Thani il reverendo Joseph Prathan Sridanusil, superiore provinciale dei Salesiani in Thailandia. Nato nel 1946 a Wat Phleng, ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale a Roma dal Santo Padre, il 29 giugno 1975.

 

 

L’INCREMENTO DELLE SPESE MILITARI RENDE IL MONDO MENO SICURO,

 E’ NECESSARIA UN’INVERSIONE DI TENDENZA:

 E’ L’AVVERTIMENTO DELL’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,

INTERVENUTO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

SUL TEMA “DISARMO GENERALE E TOTALE”

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“La paura di attacchi terroristici e di nuove guerre” determina un pericoloso aumento delle spese militari totali, rendendo il mondo più insicuro. E’ la riflessione offerta dall’arcivescovo Celestino Migliore intervenuto – durante la 59.ma sessione dell’Assemblea generale dell’ONU – sul tema “Disarmo generale e totale”. Mons. Migliore ha sottolineato che l’anno scorso le spese per gli armamenti “hanno raggiunto una cifra di 956 miliardi di dollari con un incremento dell’11% rispetto al 2002 e del 18% rispetto al 2001”. Quest’anno, ha aggiunto, saranno superati “i livelli massimi dalla Guerra Fredda”. Quindi, ha affermato che “una maggiore dipendenza dalle armi, grandi e piccole, sta portando il mondo lontano dalla sicurezza”. D’altro canto, un effetto negativo di tale spesa in “strumenti di morte”, ha detto mons. Migliore, è il fatto che i governi non assumano più impegni a lungo termine “nel campo dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria”, allontanando sempre più il conseguimento degli “Obiettivi del Millennio” contro la povertà.

 

L’osservatore vaticano si è poi soffermato sulla piaga del terrorismo. “Certamente – ha sottolineato – non si può dire che la povertà sia la causa diretta del terrorismo, ma è vero che i terroristi sfruttano le condizioni di povertà in modo da produrre più conflitti e più violenza”. Oltre a questo, mons. Migliore ha constatato che la varietà delle armi impiegate dai terroristi nelle loro azioni e la loro “portata globale significano che queste armi sono prodotte e vendute a livello internazionale, in mercati neri e da Stati che li sostengono”.  Gli Stati devono allora intensificare gli sforzi per “ridurre la facile disponibilità di queste armi”. In tale contesto, ha proseguito l’arcivescovo Migliore, è particolarmente preoccupante “la fragilità del Trattato di Non Proliferazione Nucleare”, mentre la proliferazione di queste armi “aumenta enormemente la probabilità della loro acquisizione da parte dei terroristi”. Dalla sua firma nel 1968, ha ricordato il presule, si è prodotto un contrasto tra Paesi nucleari e non e il mondo non è ancora “libero” da queste armi. Al contrario, “si è tentato di modernizzare le armi nucleari” portando ad una situazione “sempre più insostenibile ed inaccettabile”.

 

         La comunità internazionale, ha esortato mons. Migliore, deve “sostenere ogni tipo di disarmo, di smobilitazione e di sforzo di reintegrazione in Africa e ovunque ci sia bisogno di azioni di questo tipo”. Infine, il diplomatico vaticano ha espresso l’auspicio che la “Prima Conferenza di Revisione della Convenzione sulle Mine Anti-uomo” – in programma a Nairobi tra due mesi – possa “rinnovare gli sforzi così da promuovere l’implementazione globale della Convenzione per portare a compimento, in un futuro non lontano, il sogno di un mondo libero” da questi strumenti di morte.

 

 

LA POLONIA IN FESTA CELEBRA GIOVANNI PAOLO II “MESAGGERO DI PACE”

OGGI E DOMANI QUARTA GIORNATA PAPALE CON MANIFESTAZIONI IN TUTTO IL PAESE

 

“Giovanni Paolo II, messaggero della pace”: è il tema della quarta Giornata Papale”, che si celebra oggi e domani in Polonia, e che trova ampia eco di partecipazione popolare e vasta risonanza nei media pubblici e privati di tutto il Paese. L’iniziativa promossa dalla Fondazione “Opera del Nuovo Millennio” della Conferenza episcopale polacca riflette lo sforzo del magistero pontificio di uscire dall’“isolamento di sagrestia”, ottenere diritto di cittadinanza nella visibilità pubblica, portare il fermento del cristianesimo nella vita sociale e culturale del mondo. Diverse le manifestazioni organizzate in varie città, a partire da Varsavia dove stamani si è aperto un Seminario organizzato dall’Università degli studi, con la partecipazione del rettore, p. Węgliński, del Primate Glemp, del nunzio mons. J. Kowalczyk, e di docenti di altri atenei del Paese. A svolgere la relazione guida è stato il direttore generale della nostra emittente, padre Pasquale Borgomeo, di cui ci riferisce Roberta Gisotti:

 

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“Costruttore e profeta di pace” in uno scenario di disordine globale dove il pianeta appare attraversato da “intollerabili disuguaglianze”, e dove “perdono forza i valori etici, il diritto, le regole, il senso del bene pubblico, la dignità della persona, la libertà effettiva del cittadino”, Giovanni Paolo II è la sola figura pubblica sulla scena mondiale che, non condizionato da alcun interesse di parte” ma “spinto dall’amore di Cristo e dalla sollecitudine per il destino di ogni uomo”, possa indicare credibilmente il cammino della pace”. Cosi padre Pasquale Borgomeo ha tratteggiato la forza spirituale e lo spessore intellettuale del Papa, nel suo articolato intervento, venato di note affettive e costellato di aneddoti personali.

        

“ E’ proprio nei momenti critici, come quello che stiamo vivendo – ha detto il nostro direttore – che appare con clamorosa evidenza quanto il pontificato di Giovanni Paolo II abbia rotto l’assedio che il pensiero laicista poneva alla Chiesa, confinandola nello spazio che va dalla sagrestia al sagrato, ed escludendola dai grandi problemi della città secolare”.

        

Il “Papa non è un pacifista” “è molto di più”, e se come spesso è accaduto nella storia dell’umanità “il Profeta è rimasto inascoltato” e sebbene i fatti gli abbiano dato ragione “con una evidenza abbacinante” – ha osservato padre Borgomeo – ciò aggiunge “dolore a dolore per il suo cuore di Padre”. Eppure egli “continua a credere e pregare e soffrire”, continua “a dare a tutti noi speranza di una umanità nuova, dove regni giustizia, dialogo, perdono, solidarietà”, capisaldi del suo apostolato nel mondo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

“Uno speciale tempo di pace” è il titolo di apertura della prima pagina in riferimento alle parole rivolte dal Papa ai giovani della Diocesi di Roma che partecipano alla Missione “Gesù al centro”, in preparazione all’Anno dell’Eucaristia. Il 10 ottobre, alla presenza del cardinale Jozef Tomko, Legato Pontificio, si apre a Guadalajara il 48.mo Congresso Eucaristico Internazionale sul tema: “L’Eucaristia Luce e Vita del nuovo Millennio”.

Iraq: l’ostaggio Kenneth Bigley assassinato dopo un sequestro che è apparso di giorno in giorno come una lunga agonia. Egitto: oltre trenta persone disperse negli attentati anti-israeliani nel Sinai che hanno causato trenta morti

 

Nelle pagine vaticane, la recensione del nuovo libro di padre Gino Concetti “Giovanni Paolo II e i valori cristiani nella costituzione dell’Unione Europea. Pubblicata la II edizione dell’”Enchiridion della Famiglia”.

 

Nelle pagine estere, Onu: approvata una risoluzione del Consiglio di sicurezza per la lotta al terrorismo. Afghanistan: si vota per le presidenziali tra denunce di irregolarità. Stati Uniti: il dibattito tra Bush e Kerry conferma le divergenze in politica estera ed economia. Africa: 80 milioni di bambini saranno vaccinati contro la poliomielite.

 

Nella pagina culturale, l’Elzeviro di Mario Gabriele Giordano sulla spettacolarizzazione delle cultura e la “lectio doctoralis” di Biagio Agnes per il conferimento della Laura honoris causa a Parma

  

Nelle pagine italiane, i temi della Finanziaria, del caro benzina, delle riforme, dell’immigrazione. Alitalia: attivato il prestito ponte di 400 milioni di euro in attesa del sì definitivo dell’Ue al piano. Il servizio del nostro inviato Piero Amici dalla 44° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 ottobre 2004

 

ACCUSE DI BROGLI E MINACCE DI BOICOTTAGGIO HANNO SEGNATO LE PRIME ELEZIONI PRESIDENZIALI IN AFGHANISTAN DALLA CADUTA DEL REGIME TALEBANO

- Intervista con Laura Boldrini -

 

Non i temuti attentati ma l’ombra dei brogli ha oscurato una giornata che doveva esse storica per l’Afghanistan, i cui abitanti sono stati convocati oggi alle urne per eleggere il primo presidente dalla caduta del regime talebano, avvenuta tre anni fa in seguito all’offensiva scatenata dalle forze angloamericane. Sotto il controllo di centomila militari, i seggi sono stati aperti questa mattina, ma con il passare delle ore numerose e sempre più forti denunce di brogli elettorali sono state levate dagli avversari politici del presidente ad interim Hamid Kharzai. Le pressioni dei 15 candidati, schieratisi per il blocco della tornata elettorale, hanno indotto la Commissione a esaminare le denunce e a pronunciarsi quindi per il normale proseguo della giornata elettorale.

 

Per conoscere più da vicino i candidati e le loro possibilità di affermazione, ascoltiamo il servizio di Riccardo Cascioli:

 

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Il favorito è chiaramente Hamid Kharzai: oltre ad essere già provvisoriamente in carica, è un leader dell’etnia pashtun, la più importante del Paese. Viene da Kandahar, ex roccaforte dei talebani, e può così simboleggiare la rottura con quel passato, oltre ad essere fortemente sostenuto dalla comunità internazionale. Insomma, se si votasse a Washington o a Bruxelles, Kharzai vincerebbe a mani basse. I rischi maggiori Kharzai li correrebbe se si dovesse andare al ballottaggio e non a caso l’avversario più temibile di Kharzai è Abdul Rashid Dostam, il generale uzbeko già protagonista dei tempi dell’invasione sovietica e sopravvissuto a molte guerre, grazie anche alla sua capacità di cambiare campo a proprio comodo. Altro candidato che gode di una certa notorietà è l’ex ministro dell’educazione Yunus Qanuni, figura di rilievo in quell’Alleanza del Nord che bloccò l’avanzata talebana nel 2001. Una nota a parte merita Massouda Jalal: è l’unica donna in corsa. Di chances ne ha pochissime: anche se le donne rappresentano i due terzi del Paese, in molte zone per loro sarà un’impresa anche andare a votare.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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Il voto di oggi, al di là delle difficoltà di svolgimento, rappresenta comunque un traguardo di notevole importanza per un Paese che tre anni fa contava milioni di sfollati ed era nel caos. Nel 2002, l’Alto Commissariato per i Rifugiati ha iniziato il rimpatrio degli afgani, una delle più massicce operazioni degli ultimi decenni, che ha permesso ad oltre 3 milioni e 600 mila persone di fare ritorno alle proprie abitazioni. Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati in Italia, fa un quadro della situazione afgana e spiega le ragioni di questo imponente esodo al contrario, al microfono di Emanuela Campanile:

 

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R. – Significa che tra gli afghani c’è un grande desiderio di ritornare nel proprio Paese e di ritornare ad una normalità, ma c’è anche fiducia nella svolta che l’Afghanistan sta per fare. Una svolta, questa, basata anche su un processo democratico. Queste elezioni, quindi, hanno un’importanza fondamentale.

 

D. – Chi era fuggito dalla propria terra? Gente comune oppure anche rifugiati politici?

 

R. – C’era un po’ di tutto fra questa gente. C’era sicuramente chi svolgeva attività politica e rischiava, quindi, la propria vita a rimanere in Afghanistan. Ma c’è stata anche tanta gente comune che è dovuta scappare per sopravvivere, per non soccombere ai bombardamenti, alle lotte tra fazioni e anche allo spietato regime dei talebani. Si tratta quindi di gente che ha vissuto l’esilio molto spesso negli ultimi vent’anni, quasi come un avanti e indietro che ha scombussolato la vita di milioni di persone, sradicandole dal proprio territorio. Ci sono infatti generazioni di bambini che sono cresciuti nei campi profughi. E’ un Paese che oggi ha certamente bisogno di ricominciare da vero, poiché riparte da un’economia in ginocchio. E’ necessario quindi un grande investimento e molta attenzione, affinché l’Afghanistan possa veramente chiudere questo capitolo doloroso delle guerre che si sono susseguite negli ultimi anni

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LA FEDELTA’ AL VANGELO MISURA PER UNA TESTIMONIANZA CRISTIANA

ANCHE IN POLITICA: OGGI, ALLA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DI BOLOGNA,

INTERVENTO DI PAOLA BIGNARDI, PRESIDENTE DI AZIONE CATTOLICA

- Servizio di Stefano Andrini -

 

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“Se La Pira fosse qui ci direbbe che occorre assumere con decisione il carattere originale e talvolta alternativo della vita cristiana; ci direbbe che una radicale fedeltà al Vangelo è la misura della vita cristiana anche in politica e nella società e che la radicalità della vita cristiana è possibile”. Lo ha affermato Paola Bignardi, presidente nazionale dell’Azione cattolica, aprendo la terza giornata della 44. ma Settimana sociale dei cattolici italiani, in corso di svolgimento a Bologna. “Il nostro oggi essere sale della terra – ha proseguito – ci chiede di far assaporare il gusto delle cose, dell’umanità, delle relazioni e di far brillare l’originalità di una visione della vita che parli della bellezza del Vangelo e che mostri in che modo il mistero della Pasqua dà pienezza ad ogni cosa”. La presidente nazionale dell’Azione cattolica ha infine ricordato la necessaria centralità dei poveri nell’azione di chi governa, l’impegno a non darsi pace finché il mondo non sia in pace e la sfida di una democrazia fraterna da inventare che costruisce attraverso il dialogo. 

 

Nella sessione di ieri, al centro dei lavori c’è stato il rapporto tra economia e finanza. Nel suo intervento, il professor Stefano Zamagni ha lanciato alcune proposte in vista della realizzazione di una democrazia economica. Un mercato plurale, in cui possano operare in condizioni di parità imprese capitalistiche, sociali e civili. Un mercato di qualità sociale, che renda possibile un welfare civile dove convivano libertà di scelta e universalismo delle prestazioni. Infine, la progressiva attuazione del consumatore socialmente responsabile, ovvero di un cittadino che deve imparare ad utilizzare il proprio potere d’acquisto a sostegno di fini eticamente rilevanti.

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IL PREMIO “CAPRI SAN MICHELE” ASSEGNATO AL CARDINALE JOSEPH RATZINGER

PER IL SUO LIBRO “FEDE, VERITA’, TOLLERANZA”

- Intervista con Davide Cantagalli –

 

         E’ il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il vincitore della 21.ma edizione del Premio “Capri San Michele” con il suo libro “Fede, verità, tolleranza”. Alla cerimonia di premiazione, in programma per questa sera ad Anacapri, sarà presente anche l’editore senese del volume, Cantagalli. Giovanni Peduto ha chiesto al dott. Davide Cantagalli i motivi che hanno portato la giuria all’assegnazione del premio:

 

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R. – Tra le varie motivazioni, per le quali è stato conferito il premio al cardinale Joseph Ratzinger, vi è quella, sulle orme dell’Enciclica “Fides et Ratio”, di avere il coraggio di affrontare l’avventura della verità. E’ importante poi il suo invito alla critica storica, a non abdicare di fronte al problema della verità.

 

D. – Cosa lo ha colpito in particolare di questo libro?

 

R. – La grande chiarezza e la capacità di spiegare i concetti difficili a persone che non hanno compiuto studi teologici o filosofici. Questo volume ha una grande forza magnetica, perché porta il lettore a scoprire e a capire concetti altrimenti assolutamente ostici. Il cardinale Ratzinger in questo volume dà prova non solo di essere uno fra i più grandi teologi del nostro tempo, ma di avere anche una straordinaria padronanza culturale di tipo umanistico ed antropologico. In poche parole, il volume risulta estremamente chiaro.

 

D. – Avere fede in una verità assoluta non contrasta con la tolleranza e la capacità di dialogo?

 

R. – Penso che la tolleranza e il dialogo non significhino affermare ad ogni costo l’uguaglianza delle religioni, distinte solo – secondo alcuni – da consuetudini e tradizioni di tipo storico-culturale. Compito del cristiano è quello di affermare con forza la diversità della propria religione dalle altre. Diversità, questa, che trova la sua prima ragione in un evento storico, da cui il cristianesimo ha avuto inizio e per il quale si è diversificato dalle altre religioni. Ciò non vuol dire imporre agli altri il proprio credo, ma fare affidamento, dialogando, su questa verità. Credo, infine, che il dialogo vada condotto principalmente sul fronte di fatti concreti che riguardano la quotidianità di ogni uomo, sia esso cristiano, musulmano, buddista o induista.

 

D. – La società odierna è pervasa dal relativismo. Cosa può dire, quest’opera, agli uomini d’oggi?

 

R. – Il volume è una risposta efficacissima nei confronti di tutte quelle teorie che affermano un’uguaglianza sostanziale tra le varie religioni. Verso coloro che invocano il relativismo quale presupposto per una vera tolleranza e, quindi, lo considerano conditio sine qua non per un dialogo fra religioni veramente efficace. Ed anche verso coloro che affermano, a livello culturale, che in realtà non esistono verità assolute, ma tutte le verità sono intrinsecamente relative. Il cardinale Ratzinger ci spiega in questo saggio che tutto ciò non è vero, poiché la fede piena del Nuovo Testamento e della Chiesa di tutti i tempi trova piena corrispondenza nella natura dell’uomo.

 

D. – Lei, come cristiano, pensa che oggi sia più difficile annunciare il Vangelo?

 

R. – Personalmente credo che oggi sia più difficile annunciare il Vangelo per vari motivi e tra questi, forse, il più importante è quella sorta di distrazione che ha colpito l’uomo contemporaneo e che lo distoglie da tutto ciò che ha a che fare con la pienezza della sua esistenza. I padri della Chiesa, con la saggezza che li contraddistingue, avevano capito che tra i tanti desideri dell’uomo, uno prevale su tutti: quello dell’infinito. Questa è la risposta di cui abbiamo bisogno. Per questo motivo è vero che è più difficile annunciare il Vangelo, ma questa è l’unica risposta efficace che può essere data alla sete dell’uomo.

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GIORNALISTI CATTOLICI RIUNITI A BANGKOK PER IL CONGRESSO MONDIALE DELL’UCIP

- Ai nostri microfoni mons. Franco Mazza -

 

Si è aperto oggi a Bangkok il Congresso mondiale dell’Ucip, l’Unione cattolica internazionale della stampa. “I media di fronte alla sfida del pluralismo culturale e religioso. Per un nuovo ordine sociale di giustizia e di pace” è il tema dell’incontro che ogni tre anni riunisce oltre un migliaio di giornalisti cattolici provenienti da tutto il mondo. Il servizio di Ignazio Ingrao.

 

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Nel 2001 l’appuntamento è stato a Friburgo, in Svizzera. Quest’anno, l’Unione cattolica internazionale della stampa ha scelto l’Estremo Oriente per tenere il suo congresso mondiale. I primi tre giorni di lavori a Bangkok sono dedicati ai giovani giornalisti: un meeting destinato a far conoscere e a far confrontare reporter sotto i 35 anni provenienti soprattutto dal Sud del mondo. Al termine di questa tre giorni, si entra nel vivo dei lavori del Congresso con l’intervento di apertura del primo ministro tailandese (Thaksin) Shinnawatra, e dell’economista indiana, Vandana Shiva. Segue quindi un programma serrato di relazioni e tavole rotonde destinate ad esplorare il ruolo delle religioni per costruire la pace in un mondo sempre più globalizzato. Interviene, tra gli altri, anche l’arcivescovo George Casmoussa di Mossul, in Iraq. Molte le testimonianze dirette di colleghi giornalisti, che hanno visto con i loro occhi le drammatiche conseguenze dei conflitti e degli atti terroristici che hanno preso a pretesto motivazioni di carattere religioso. I partecipanti riflettono così sul ruolo che i media possono avere per alimentare la conoscenza reciproca, la tolleranza, il rispetto tra tutti i popoli. Ma ascoltiamo dalla voce dell’assistente ecclesiastico dell’Ucip, mons. Franco Mazza, qual è il messaggio che i giornalisti cattolici lanciano dal congresso di Bangkok:

 

R. – Noi abbiamo scelto come sottotitolo del nuovo ordine sociale la giustizia e la pace, che sono le caratteristiche fondamentali sulle quali la professione dei giornalisti intende muoversi. Un’attenzione ai cambiamenti sociali, ma soprattutto un impegno attraverso il loro servizio, le loro competenze, perché la giustizia e la pace possano essere il terreno comune. Quindi, è la scommessa di vivere con coerenza la propria professione a servizio di questi valori fondamentali per tutti.

 

Al termine del congresso mondiale, l’Ucip premierà i giornalisti di tutto mondo che in questi tre anni si sono distinti nell’esercizio della loro attività professionale. La medaglia d’oro andrà alla redazione del giornale brasiliano “Mondo Giovane”, che ogni mese raggiunge un milione di giovani tra i 14 e i 25 anni in tutto il Paese e punta a renderli più attenti ai problemi sociali, al rispetto degli altri, alla costruzione della pace.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 10 ottobre, 28.ma Domenica del Tempo Ordinario, la  liturgia ci propone il brano del Vangelo in cui Gesù guarisce dieci lebbrosi, invitandoli a presentarsi ai sacerdoti. Una volta sanati, solo uno di essi, un samaritano, ritorna per ringraziarlo. Gesù allora dice:

 

“Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 
Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Alzati e và; la tua fede ti ha salvato”.

 

Su queste parole ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo manda i lebbrosi guariti a mostrarsi ai sacerdoti perché questi dovrebbero sapere che secondo la tradizione di Mosé la lebbra è sanata solo da Dio. Dai lebbrosi guariti, dovrebbero dedurre che a guarirli è stato Dio, dunque Cristo è Dio. Ma i sacerdoti non fanno questo ragionamento, e i lebbrosi non si preoccupano di chi li abbia guariti. E’ facile prendere il dono e dimenticare il donatore. C’è uno, però, un samaritano – uno straniero, dunque – che torna da Gesù per ringraziarlo. Il ringraziamento è indice di un cuore credente. Un detto dei Padri della Chiesa insegna che le anime di coloro che ringraziano fanno miracoli. Il ringraziamento apre il cuore, lo dispone ad una santa umiltà e perciò Dio può operare grandi cose.

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CHIESA E SOCIETA’

9 ottobre 2004

 

 

VOGLIAMO POLITICI ONESTI, CAPACI DI FERMARE L’EMORRAGIA DELLA GUERRA

E DI INSTAURARE IL RISPETTO DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL’UOMO.

COSI’ IL VESCOVO DI BUTEMBO-BENI, NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO,

PRESENTANDO IL PROGRAMMA DI EDUCAZIONE CIVICA

 

KINSHASA. = Il primo compito di ogni cristiano è quello di manifestare agli altri la presenza invisibile di Dio. Con queste parole mons. Melchisedec Sikuli Paluku, vescovo di Butembo-Beni, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, ha inaugurato nella sua diocesi il programma di educazione civica. “Questa presenza di Dio in mezzo a noi – ha detto – rinforza e garantisce la nostra dignità e ci impedisce di continuare a vivere nella vergogna e nella mediocrità della guerra, del saccheggio, della ribellione, dell’uccidere l’altro in maniera gratuita, di venire a patti con i criminali”. “Oggi – ha proseguito il presule – viviamo nella povertà, nella miseria e nella sofferenza, mentre tutti sanno che il nostro Paese rigurgita di enormi ricchezze”. “Molti nostri dirigenti – ha ricordato mons. Sikuli Paluku – hanno utilizzato o usano ancora il potere per radicare l’immoralità. Altri hanno vuotato il tesoro pubblico per corrompere i loro superiori gerarchici e per abbandonarsi a un lusso egoistico che si affianca alla miseria dei loro vicini spesso più meritevoli”. Illustrando il programma di educazione civica, riferisce l’agenzia Fides, il vescovo di Butembo-Beni ha sottolineato che è esso “volto alla costituzione di uno stato di diritto e a preparare i congolesi alle elezioni”. “Quando sarà arrivato il momento – ha concluso, rivolgendosi ai partecipanti al corso – sarete in grado di eleggere responsabili degni e capaci di fermare l’emorragia della guerra, di instaurare la moralità e il rispetto dei diritti universali dell’uomo, di proteggere e salvaguardare l’integrità territoriale, di garantire la giusta distribuzione delle ricchezze nazionali e di promuovere il bene comune”. (B.C.)

 

 

PROCLAMATI ANNI EUCARISTICI IN THAILANDIA IL 2004 E IL 2005.

DIVERSE E VARIEGATE LE INIZIATIVE PROMOSSE PER L’OCCASIONE,

SOPRATTUTTO LEGATE ALLA PASTORALE FAMILIARE

 

SAMPHRAN. = La Chiesa in Thailandia dedica due anni all’Eucaristia. Il cardinale Michael Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok e presidente della Conferenza episcopale thailandese, ha consacrato il 2004 all’Eucaristia e alla famiglia, mentre il 2005 sarà l’anno eucaristico dedicato alle vocazioni. Per sottolineare l’importanza dell’Eucaristia nella vita dei cattolici, riferisce l’agenzia Asianews, la chiesa tailandese ha organizzato diverse iniziative. Di recente, ad esempio, il settimanale “Udomsarn” ha pubblicato la traduzione in lingua thai dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia. Per comprendere meglio il legame fra Eucaristia e famiglia, inoltre, l’arcidiocesi di Bangkok ha promosso, nelle scorse settimane, un incontro a Samphran fra sacerdoti, religiosi e laici. Dal meeting sono emerse le linee guida per l’azione pastorale, tra queste: una maggior cura per le giovani coppie che si preparano al matrimonio e una formazione da mantenere anche nei primi 5 anni di vita coniugale; e una maggior devozione dei fedeli all’Eucaristia, perché essa non sia limitata solo alla comunione domenicale, ma abbia un legame con la vita quotidiana. Nella sua riflessione durante l’incontro di Samphran, padre Kriengsak Kovidhavanij, rettore della cattedrale dell’Assunzione di Bangkok, ha sottolineato come l’Eucaristia sia capace di guarire le ferite delle famiglie. “L’Eucaristia – ha detto – è l’amore di Dio per gli uomini, il modo con cui Egli vuole essere vicino a noi. Con l’Eucaristia Dio ci spinge a condividere questo amore con i nostri fratelli e sorelle”. (B.C.)

 

 

IL GOVERNO DEL SALVADOR ISTITUISCE UNA COMMISSIONE PER LA RICERCA

 DEI BAMBINI SCOMPARSI NELLA GUERRA CIVILE.

CENTINAIA I PICCOLI DESAPARECIDOS TRA IL 1980 E IL 1992

 

SAN SALVADOR. = A breve, El Salvador istituirà la creazione di una Commissione di ricerca dei bambini e delle bambine (Comisión de Búsqueda de Niños y Niñas), scomparsi durante la guerra civile del 1980-1992. Lo si apprende da un comunicato diffuso dall’esecutivo. “Il governo – si legge – cosciente della scomparsa dei bambini, sta promuovendo con questa commissione i meccanismi che facilitino la collaborazione e l’indagine per rinvenire l’ubicazione di questi minori”. Nel corso dei circa 12 anni della guerra civile salvadoregna, riferisce l’agenzia Misna, circa 75.000 persone sono morte, decine di migliaia sono state vittime di violenze e torture e migliaia sono scomparse. Tra i “desaparecidos” risultano centinaia di bambini. Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui anche Amnesty International, hanno a lungo denunciato una scarsa volontà dei governi che si sono succeduti alla guida del Paese nel voler far luce sul destino degli scomparsi e sulle drammatiche vicende della guerra civile. (B.C.)

 

 

MINACCE DI MORTE A TRE GIORNALISTI DEL NEPAL.

I REPORTER HANNO ACCUSATO I RIBELLI MAOISTI DI RAPIRE GLI ADOLESCENTI

PER RAFFORZARE LE FILA DELLA GUERRIGLIA

 

KATHMANDU. = I ribelli maoisti del Nepal hanno minacciato di morte tre giornalisti del distretto di Parbat, nell’ovest del Paese. E’ quanto riferisce Reporter senza frontiere (RSF), spiegando che il 6 ottobre scorso un capo maoista, Kshetra Bahadur Regmi, ha telefonato ad un corrispondente del quotidiano “Spacetime”, lanciando minacce di morte contro tre suoi colleghi. Si tratta di Prasad Sharma, Durga Prasad Sharma e Hari Narayan Gauta, rispettivamente del “Kantipur”, “Nepal Samacharpatra” e “Rajdhani”, autori di inchieste sul recente sequestro di sette adolescenti nel distretto di Parbat da parte dei guerriglieri. Negli articoli, i tre reporter hanno ipotizzato che gli estremisti abbiano rapito i ragazzi per arruolarli nella guerriglia. RSF ha chiesto ai ribelli di porre fine alle minacce contro la stampa e di “lasciare che i giornalisti nepalesi lavorino in modo sicuro e libero nelle aree sotto il controllo maoista”. Dal 1996, i maoisti conducono una guerra per rovesciare la monarchia costituzionale e procedere ad una radicale riforma agraria, in un conflitto che ha provocato finora migliaia di morti. (B.C.)

 

 

OGGI POMERIGGIO SI APRE SOLENNEMENTE IL 454° ANNO ACCADEMICO

DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA.

A PRESIEDERE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA IL NUOVO RETTORE,

PADRE GIANFRANCO GHIRLANDA

- A cura di Marco Cardinali -

 

ROMA. = L’anno accademico dell’Università dei Gesuiti si aprirà solennemente questo pomeriggio nella magnifica cornice barocca della Chiesa romana di Sant’Ignazio, con una Messa votiva allo Spirito Santo. Oltre agli studenti e ai professori dell’Ateneo, sarà presente il Corpo diplomatico presso la Santa Sede e rappresentanti del mondo culturale italiano e di altre università pontificie e statali presenti a Roma. Per antichissima tradizione, a presiedere la celebrazione eucaristica, sarà il rettore magnifico, incarico che dallo scorso 1 settembre ha assunto ufficialmente padre Gianfranco Ghirlanda, nominato dal Papa nel marzo di quest’anno. Per le università, l’apertura di un nuovo anno accademico è un momento solenne e nello stesso tempo familiare, in cui riflettere sui progetti che l’istituzione vuole mettere in atto per il futuro. Per una università pontificia, però, è anche il momento privilegiato in cui chiedere al Signore, datore di ogni sapienza, di assistere i suoi studenti e professori nello studio assiduo e approfondito delle scienze teologiche e umane. Sono ben 135 le nazioni rappresentate nell’Università Gregoriana, con i suoi circa 3.500 studenti, che al termine degli studi potranno portare questa esperienza accademica, ecclesiale e romana in tutte le loro nazioni di origine e provenienza. Al termine dell’omelia, padre Ghirlanda proclamerà, alla presenza del prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il cardinale Zenon Grocholewski, la formula della “Professione di fede”, e il suo “Giuramento”, all’inizio del suo nuovo ministero come rettore. Questo rito, solitamente compiuto in un ambito ristretto, assume nel contesto liturgico e davanti a tutta la comunità universitaria ancora più forza in un affidamento a Dio, per un lavoro proficuo e sereno al servizio delle chiese, in tutto il mondo, in unione con la Chiesa di Roma. Al termine della Messa il rettore magnifico darà solennemente avvio all’anno accademico 2004-2005 dell’università che vuole essere sempre più università “di” e “per” tutte le nazioni.

 

 

IL PRIMO ATLANTE GEOGRAFICO DELLA CINA IN MOSTRA A MILANO.

L’OPERA REALIZZATA DAL MISSIONARIO MARIO MARTINI

 

MILANO. =  Il primo atlante geografico della Cina è in mostra questa sera al Museo Popoli e culture del Pontificio istituto missioni estere (PIME) di Milano, insieme con alcuni strumenti scientifici d’epoca e suppellettili della dinastia dei Ming. L’occasione è un’incontro promosso proprio dal PIME, sul tema: “Il contributo dei missionari alle scienze moderne”, un tema molto interessante ma poco esplorato. Redatto nel 1655 dal gesuita missionario Martino Martini, il “Novus Atlas Sinensis”, l’atlante ha permesso l’incontro fra l’Europa e la Cina del XVII, due mondi culturalmente distanti, ponendosi, inoltre, come uno degli esempi più eloquenti dell’interazione fra missione e scienza moderna. Antropologi e studiosi delle culture e dei popoli hanno usato (e usano ancora oggi) studi, ricerche, vocabolari redatti da missionari che hanno passato anni tra le popolazioni delle più remote zone della terra. Ma la storia della scienza annovera anche missionari dediti all’astronomia, alla cartografia, alla fotografia e via dicendo. (E.B.)

 

 

AL VIA OGGI A GENOVA LA 44.MA EDIZIONE DEL SALONE NAUTICO INTERNAZIONALE.

ALL’INCONTRO, CHE SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 17 OTTOBRE,

PARTECIPA ANCHE LA MARINA MILITARE. VISITE GUIDATE

SULLA NAVE IDROGRAFICA AMMIRAGLIO MAGNAGHI 

- A cura di Dino Frambati -

 

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GENOVA. = Ha aperto da poche ore i battenti, presso la Fiera di Genova, la 44.ma edizione del Salone nautico internazionale, inaugurata dal primo ministro Silvio Berlusconi, che si è detto orgoglioso di essere stato il primo premier italiano ad inaugurare tale rassegna. Berlusconi ha poi sottolineato come il comparto vada bene, in controtendenza con il resto dell’economia, anche grazie, ha rivendicato, a leggi specifiche varate dal suo governo. E che il salone costituisca un avvenimento di fiducia, nel difficile momento economico mondiale, lo ha sottolineato anche Paolo Vitelli, presidente degli industriali del settore. Quest’ultimo ha informato di come lo scorso anno il comparto abbia fatturato oltre 1.700 milioni di euro, registrando un 10 per cento in più rispetto al 2002. Con l’esportazione che ne assorbe il 67 per cento, per un valore di 1.150 milioni di euro. Mentre il mercato interno è salito addirittura del 61 per cento. Situazione con conseguenze positive anche per l’occupazione che, nel settore, conta quasi 12 mila addetti oltre a seimila nell’indotto. L’expo diportistico genovese, forte di oltre 1500 espositori propone, su 288 mila metri quadrati, poco meno di duemila barche: dai grandi yacht, fino ai gommoni, che rappresentano il 30 per cento delle imbarcazioni in mostra. Mentre l’ammiraglia misura 45 metri.

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24 ORE NEL MONDO

9 ottobre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, la milizia personale del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, comincerà lunedì prossimo a deporre le armi. E’ quanto prevede l’accordo raggiunto tra il governo iracheno e l’Esercito del Mahdi per normalizzare il quartiere di Sadr City, roccaforte della guerriglia. Accogliendo una delle condizioni poste dal giovane imam, le forze americane si sono impegnate a cessare i bombardamenti sul quartiere di Baghdad, dove vivono oltre due milioni di persone. Nuovi dettagli sono stati forniti, intanto, sull’uccisione di Kenneth Bigley. Il nostro servizio:

 

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La consueta e agghiacciante sequenza di immagini che documentano la sua decapitazione è stata riproposta nel video, ricevuto ma non trasmesso dalla televisione di Abu Dhabi. Kenneth Bigley, sequestrato lo scorso 16 settembre dal sedicente gruppo “Monoteismo e guerra santa” responsabile dell’uccisione degli altri due ostaggi americani rapiti con l’inglese, sarebbe stato decapitato giovedì nei pressi di Baghdad dopo un tentativo di fuga. L’ingegnere di Liverpool, secondo quanto riferito da fonti governative irachene, è riuscito, infatti, a sfuggire ai propri sequestratori. Ma dopo una fuga di circa mezz’ora è stato ritrovato dai suoi aguzzini in un campo coltivato di Latifya. Questa notizia non è stata confermata dal ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, che ieri ha rivelato l’esistenza di un canale tra il governo di Londra ed il gruppo dei rapitori. I sequestratori – ha detto il ministro – hanno sempre preteso la liberazione delle prigioniere detenute nelle carceri irachene.

 

Intanto, la città sunnita di Ramadi è stata teatro di ennesimi episodi di violenza: due persone sono state uccise e una terza è rimasta ferita in seguito a scontri avvenuti stamani tra uomini armati e soldati americani. Secondo un ufficiale di polizia, la sparatoria è scoppiata dopo che i militari statunitensi hanno avviato un’operazione di perlustrazione. Una forte esplosione è risuonata, inoltre, nel centro di Baghdad. Testimoni hanno riferito di avere visto del fumo bianco levarsi nelle vicinanze della Zona Verde, il quartiere blindato dove si trovano la sede del governo e diverse ambasciate tra cui quella americana. Il governo transitorio iracheno ha cancellato i piani per indire un censimento prima delle elezioni previste a gennaio. A riferirlo sono state fonti dell’esecutivo di Baghdad.

 

Poco fa è stata smentita, infine, la notizia della morte dell’ex vice premier iracheno, Tarek Aziz, annunciata in un primo momento dalla televisione al Jazzeera.

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E l’Iraq ha dominato anche la parte iniziale del secondo dibattito tra il presidente Bush e il senatore Kerry avvenuto ieri sera negli Stati Uniti, a Saint Louis. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il capo della Casa Bianca ha detto che il Rapporto appena pubblicato dal capo degli ispettori, Charles Duelfer, secondo cui Saddam non aveva armi di distruzione di massa, ha confermato la giustezza della guerra perché l’ex rais aveva intenzione di ricostruirle e aveva cercato di corrompere l’ONU. Kerry ha ribadito che il presidente ha commesso un errore catastrofico nel modo in cui ha trascinato il Paese nel conflitto. Il Rapporto Duelfer ha confermato – ha sostenuto Kerry - che le sanzioni e le pressioni internazionali erano riuscite a contenere Saddam. Poi i due candidati sono passati ai temi di politica interna e lo sfidante democratico ha accusato Bush di essere il primo capo della Casa Bianca a perdere posti di lavoro dalla Grande Depressione. Kerry ha detto anche di essere personalmente contro l’aborto, rivendicando la sua fede cattolica, ma ha aggiunto di non potere imporre questo suo punto di vista a tutto il Paese. Secondo un sondaggio della televisione ‘ABC’, il 44 per cento degli spettatori pensa che Kerry abbia vinto il dibattito, mentre il 41 per cento ha preferito Bush.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Due ingegneri cinesi e due pakistani sono stati sequestrati in una regione tribale del Pakistan al confine con l'Afghanistan. La notizia, diffusa in un primo momento da fonti locali, è stata confermata dal ministro dell’Informazione di Islamabad, Sheik Rashid Ahmed. L’area teatro del sequestro è la stessa dove, secondo le forze di sicurezza pakistane, si nascondono militanti di Al Qaeda.

 

Un’autobomba guidata da un kamikaze è esplosa oggi contro un convoglio di militari nei pressi di Pattan, cittadina situata nella parte indiana del Kashmir. Nello scoppio cinque soldati e un civile sono morti. L’attacco è stato rivendicato da un gruppo ribelle denominato “Jaish-e-Mohammed”.

 

Non si è fermato durante la notte il lavoro dei soccorritori a Taba, nel Sinai egiziano, fra le macerie dell’Hotel Hilton semidistrutto dall’attentato perpetrato nella notte fra giovedì e venerdì. Si cercano i tanti dispersi che mancano all’appello. Si teme anche per la sorte di due sorelle italiane, di 23 e 24 anni, che potrebbero essere rimaste coinvolte nell’attentato. Secondo l’ultimo bollettino ufficiale, i corpi estratti dalle macerie sono 33 ed oltre un centinaio i feriti. ll capo dell’antiterrosimo israeliano ha invitato tutti i concittadini che ancora si trovano nel Sinai egiziano a rientrare “immediatamente” in patria. Il governo dello Stato ebraico ritiene che dietro l’attacco ci sia Al Qaeda.

 

E in Medio Oriente non si arresta la scia di sangue. Un elicottero militare israeliano ha sparato un missile nel campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza, provocando la morte di un esponente di Hamas e il ferimento di due persone.

 

In Australia, le prime proiezioni delle odierne elezioni politiche assegnano almeno 70 dei 150 seggi parlamentari alla maggioranza liberal-nazionale. Il premier uscente, il conservatore John Howard, si avvia dunque al quarto mandato consecutivo alla guida del Paese, nonostante le molte critiche che hanno accompagnato la sua decisione di inviare duemila soldati in Iraq al fianco degli americani. L’opposizione laburista ha riconosciuto di essere uscita sconfitta dalla consultazione.

 

Le quattro più importanti organizzazioni europee di lavoratori e imprenditori hanno firmato a Bruxelles un accordo per combattere insieme lo stress sui posti di lavoro. L’intesa, sottoposta alla Commissione europea, è stata firmata dopo nove mesi di negoziati dalla Confederazione europea dei sindacati, dal Centro europeo delle imprese pubbliche e dall’Unione delle Confindustrie europee. “Nonostante non sia una malattia, lo stress può essere all’origine di uno stato patologico”, rilevano in una nota le quattro organizzazioni.

 

 

 

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