RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
283 - Testo della trasmissione di sabato 9
ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
L’arcivescovo
Celestino Migliore intervenuto all’Onu sul tema del disarmo
OGGI IN PRIMO PIANO
Alla Settimana sociale di Bologna, intervento della
presidente di AC, Paola Bignardi
CHIESA E SOCIETA’:
In Thailandia, proclamati Anni eucaristici il
2004 e il 2005
Minacce di morte a tre giornalisti del Nepal
Oggi pomeriggio si apre solennemente il 454° Anno
accademico della Pontificia Università Gregoriana
In mostra a Milano il primo atlante geografico della
Cina, realizzato dal gesuita Mario Martini
Al
via oggi a Genova la 44.ma edizione del Salone nautico internazionale
Sono finora 33 i
morti e più di 100 i feriti dell’attentato compiuto a Taba, in Egitto
Elezioni
parlamentari in Australia: le proiezioni indicano una nuova vittoria di John
Howard.
9
ottobre 2004
NON STANCATEVI MAI DI CELEBRARE L’EUCARISTIA,
PONENDOLA AL CENTRO DELLA VOSTRA VITA: COSI’ IL PAPA AI GIOVANI
DELLA DIOCESI DI ROMA, PROMOTORI
DELLA MISSIONE “GESU’ AL CENTRO”,
RICEVUTI STAMANI IN UDIENZA
NELL’AULA PAOLO VI
Non c’è
autentica celebrazione dell’Eucaristia che non conduca alla missione: è la
profonda riflessione offerta stamani da Giovanni Paolo II agli 800 giovani
della diocesi di Roma, che partecipano alla missione diocesana “Gesù al
centro”, ricevuti in udienza in Aula Paolo VI, assieme al cardinale vicario
Camillo Ruini. Il Papa ha ricordato come l’Anno dell’Eucaristia - tempo di
grazia per tutta la Chiesa - sia ormai alle porte ed ha esortato tutti i fedeli
a non stancarsi mai di celebrare e adorare l’Eucaristia. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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“Eucaristia e missione sono due
realtà inscindibili”: Giovanni Paolo II lo ha sottolineato con forza
nell’udienza ai giovani fedeli romani, promotori della missione “Gesù al
centro”.
(canti)
L’incontro è avvenuto in un
clima particolarmente festoso. L’Eucaristia, ha detto il Papa, è “il memoriale
dell’offerta redentrice di Gesù al Padre per la salvezza degli uomini”. Questo
mistero, ha evidenziato il Pontefice, “chiede a ciascuno di noi di rendere grazie
con Cristo al Padre, non tanto con le parole quanto con la nostra stessa vita
unita alla sua”. Non c’è quindi “autentica celebrazione dell’Eucaristia che non
conduca alla missione”. Al tempo stesso, ha avvertito, “la missione presuppone
un altro essenziale tratto eucaristico: l’unione dei cuori”. Il Papa ha esortato
i fedeli a non stancarsi mai di celebrare l’Eucaristia, ponendola al centro
della “vita personale e comunitaria, affinché la comunione con Cristo” sia di
aiuto a “compiere scelte coraggiose”. Quind,i ha sottolineato come fin dagli
anni della giovinezza egli pratichi costantemente l’Adorazione eucaristica:
“Sappiate che ne ho sempre tratto grandi frutti di bene, non soltanto per
me personalmente, ma anche per tutti coloro che la Divina Misericordia mi ha
affidato”.
Il Papa non ha poi mancato di
levare un’altra esortazione a quanti si preparano alla prossima Giornata
Mondiale della Gioventù: “Non stancatevi mai di formarvi alla scuola
dell’ascolto della Parola di Dio, della preghiera, della celebrazione dei
sacramenti. Ricordate sempre – ha aggiunto – che il primo luogo
dell’evangelizzazione è la persona umana, verso la quale l’Eucaristia ci
spinge, chiedendoci capacità di ascolto e di amore”. Si è poi soffermato sul
significato della missione “Gesù al centro”, ringraziando calorosamente i giovani
che si sono impegnati in questa iniziativa:
“Carissimi giovani, grazie per ciò che siete e per tutto ciò che
realizzate per Cristo e per la Chiesa”.
La vostra esperienza pastorale,
ha detto, che dovrà diventare “un’autentica scuola di comunione e di nuova
evangelizzazione”. Ha così incoraggiato i giovani a far sì che “la creatività e
la generosità, dimostrate in questi giorni”, siano di stimolo per l’intera
Chiesa di Roma.
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Portare Gesù tra i giovani,
proporre il Vangelo nelle strade del centro di Roma. Questo l’ambizioso
obiettivo della missione “Gesù al centro”, promossa dalla diocesi di Roma, che
si chiude domani dopo 10 giorni di impegno. Iniziativa che ha coinvolto
centinaia di ragazze e ragazzi in numerosi progetti dai concerti
in Piazza Navona alla visita nelle scuole, dai madonnari e graffitari ai
giocolieri. Tante modalità differenti, dunque, ma con un unico comune
obiettivo: annunciare Gesù a tutti i giovani. Ma com’è nata l’idea di
questa originale esperienza di fede? Marina Tomarro lo ha chiesto a Simone
Amodei, uno dei promotori della missione “Gesù al centro”:
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R. – L’iniziativa nasce da
un’esperienza che abbiamo avuto l’anno scorso nel quartiere di Centocelle, in
cui cinque parrocchie hanno provato a fare l’evangelizzazione per le strade: è
stata coinvolta tutta la zona con spettacoli che venivano fatti la sera...
Abbiamo detto: “L’esperienza è andata bene, vogliamo provare su larga scala in
centro” e così siamo partiti e abbiamo iniziato un’avventura che dall’ottobre
dell’anno scorso ci ha portati fino adesso e ognuno si è preso un incarico
particolare...
D. – Gesù è fra i giovani?
R. – Certo che è fra i giovani:
è dentro di loro, basta soltanto che li aiutiamo a farglielo riscoprire!
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso
della mattina, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze
l’arcivescovo Antonio Franco, nunzio apostolico nelle Filippine e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
congregazione per i Vescovi.
In Cile, il Papa
ha nominato Ordinario militare mons. Juan Barros Madrid, finora vescovo di
Iquique. Nato nel 1956 a Santiago del
Cile, mons. Barros Madrid è stato ordinato sacerdote nel 1984. Nel 1994 ha
ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia università cattolica del Cile.
Nel 1995, ha ricevuto l’ordinazione episcopale.
In
Thailandia, il Pontefice ha nominato vescovo di Surat Thani il reverendo Joseph Prathan Sridanusil, superiore provinciale dei Salesiani in Thailandia. Nato nel
1946 a Wat Phleng, ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale a Roma dal
Santo Padre, il 29 giugno 1975.
L’INCREMENTO DELLE SPESE MILITARI RENDE IL MONDO MENO SICURO,
E’
NECESSARIA UN’INVERSIONE DI TENDENZA:
E’
L’AVVERTIMENTO DELL’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,
INTERVENUTO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU
SUL TEMA “DISARMO GENERALE E TOTALE”
- A cura di Alessandro Gisotti -
“La paura di
attacchi terroristici e di nuove guerre” determina un pericoloso aumento delle
spese militari totali, rendendo il mondo più insicuro. E’ la riflessione offerta
dall’arcivescovo Celestino Migliore intervenuto – durante la 59.ma sessione
dell’Assemblea generale dell’ONU – sul tema “Disarmo generale e totale”. Mons.
Migliore ha sottolineato che l’anno scorso le spese per gli armamenti “hanno
raggiunto una cifra di 956 miliardi di dollari con un incremento dell’11%
rispetto al 2002 e del 18% rispetto al 2001”. Quest’anno, ha aggiunto, saranno
superati “i livelli massimi dalla Guerra Fredda”. Quindi, ha affermato che “una
maggiore dipendenza dalle armi, grandi e piccole, sta portando il mondo lontano
dalla sicurezza”. D’altro canto, un effetto negativo di tale spesa in
“strumenti di morte”, ha detto mons. Migliore, è il fatto che i governi non
assumano più impegni a lungo termine “nel campo dell’istruzione e dell’assistenza
sanitaria”, allontanando sempre più il conseguimento degli “Obiettivi del
Millennio” contro la povertà.
L’osservatore
vaticano si è poi soffermato sulla piaga del terrorismo. “Certamente – ha
sottolineato – non si può dire che la povertà sia la causa diretta del
terrorismo, ma è vero che i terroristi sfruttano le condizioni di povertà in
modo da produrre più conflitti e più violenza”. Oltre a questo, mons. Migliore
ha constatato che la varietà delle armi impiegate dai terroristi nelle loro
azioni e la loro “portata globale significano che queste armi sono prodotte e
vendute a livello internazionale, in mercati neri e da Stati che li sostengono”. Gli Stati devono allora intensificare gli
sforzi per “ridurre la facile
disponibilità di queste armi”. In tale contesto, ha proseguito l’arcivescovo
Migliore, è particolarmente preoccupante “la fragilità del Trattato di Non
Proliferazione Nucleare”, mentre la proliferazione di queste armi “aumenta
enormemente la probabilità della loro acquisizione da parte dei terroristi”.
Dalla sua firma nel 1968, ha ricordato il presule, si è prodotto un contrasto
tra Paesi nucleari e non e il mondo non è ancora “libero” da queste armi. Al
contrario, “si è tentato di modernizzare le armi nucleari” portando ad una
situazione “sempre più insostenibile ed inaccettabile”.
La
comunità internazionale, ha esortato mons. Migliore, deve “sostenere ogni tipo
di disarmo, di smobilitazione e di sforzo di reintegrazione in Africa e ovunque
ci sia bisogno di azioni di questo tipo”. Infine, il diplomatico vaticano ha
espresso l’auspicio che la “Prima Conferenza di Revisione della Convenzione
sulle Mine Anti-uomo” – in programma a Nairobi tra due mesi – possa “rinnovare
gli sforzi così da promuovere l’implementazione globale della Convenzione per
portare a compimento, in un futuro non lontano, il sogno di un mondo libero” da
questi strumenti di morte.
LA POLONIA IN FESTA CELEBRA GIOVANNI PAOLO II “MESAGGERO DI PACE”
OGGI E DOMANI QUARTA GIORNATA PAPALE CON
MANIFESTAZIONI IN TUTTO IL PAESE
“Giovanni Paolo II, messaggero
della pace”: è il tema della quarta Giornata Papale”, che si celebra oggi e
domani in Polonia, e che trova ampia eco di partecipazione popolare e vasta
risonanza nei media pubblici e privati di tutto il Paese. L’iniziativa promossa
dalla Fondazione “Opera del Nuovo Millennio” della Conferenza episcopale
polacca riflette lo sforzo del magistero pontificio di uscire dall’“isolamento
di sagrestia”, ottenere diritto di cittadinanza nella visibilità pubblica,
portare il fermento del cristianesimo nella vita sociale e culturale del mondo.
Diverse le manifestazioni organizzate in varie città, a partire da Varsavia
dove stamani si è aperto un Seminario organizzato dall’Università degli studi,
con la partecipazione del rettore, p. Węgliński, del Primate Glemp,
del nunzio mons. J. Kowalczyk, e di docenti di altri atenei del Paese. A
svolgere la relazione guida è stato il direttore generale della nostra
emittente, padre Pasquale Borgomeo, di cui ci riferisce Roberta Gisotti:
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“Costruttore e profeta di pace”
in uno scenario di disordine globale dove il pianeta appare attraversato da
“intollerabili disuguaglianze”, e dove “perdono forza i valori etici, il
diritto, le regole, il senso del bene pubblico, la dignità della persona, la
libertà effettiva del cittadino”, Giovanni Paolo II è la sola figura pubblica
sulla scena mondiale che, non condizionato da alcun interesse di parte” ma
“spinto dall’amore di Cristo e dalla sollecitudine per il destino di ogni
uomo”, possa indicare credibilmente il cammino della pace”. Cosi padre Pasquale
Borgomeo ha tratteggiato la forza spirituale e lo spessore intellettuale del
Papa, nel suo articolato intervento, venato di note affettive e costellato di
aneddoti personali.
“ E’ proprio nei momenti
critici, come quello che stiamo vivendo – ha detto il nostro direttore – che
appare con clamorosa evidenza quanto il pontificato di Giovanni Paolo II abbia
rotto l’assedio che il pensiero laicista poneva alla Chiesa, confinandola nello
spazio che va dalla sagrestia al sagrato, ed escludendola dai grandi problemi
della città secolare”.
Il “Papa non è un pacifista” “è
molto di più”, e se come spesso è accaduto nella storia dell’umanità “il
Profeta è rimasto inascoltato” e sebbene i fatti gli abbiano dato ragione “con
una evidenza abbacinante” – ha osservato padre Borgomeo – ciò aggiunge “dolore
a dolore per il suo cuore di Padre”. Eppure egli “continua a credere e pregare
e soffrire”, continua “a dare a tutti noi speranza di una umanità nuova, dove
regni giustizia, dialogo, perdono, solidarietà”, capisaldi del suo apostolato
nel mondo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Uno speciale tempo di pace” è il titolo di
apertura della prima pagina in riferimento alle parole rivolte dal Papa ai
giovani della Diocesi di Roma che partecipano alla Missione “Gesù al centro”,
in preparazione all’Anno dell’Eucaristia. Il 10 ottobre, alla presenza del cardinale
Jozef Tomko, Legato Pontificio, si apre a Guadalajara il 48.mo Congresso
Eucaristico Internazionale sul tema: “L’Eucaristia Luce e Vita del nuovo
Millennio”.
Iraq: l’ostaggio Kenneth Bigley assassinato dopo un
sequestro che è apparso di giorno in giorno come una lunga agonia. Egitto:
oltre trenta persone disperse negli attentati anti-israeliani nel Sinai che
hanno causato trenta morti
Nelle pagine vaticane, la recensione del nuovo
libro di padre Gino Concetti “Giovanni Paolo II e i valori cristiani nella
costituzione dell’Unione Europea. Pubblicata la II edizione dell’”Enchiridion
della Famiglia”.
Nelle pagine estere, Onu: approvata una risoluzione del
Consiglio di sicurezza per la lotta al terrorismo. Afghanistan: si vota per le
presidenziali tra denunce di irregolarità. Stati Uniti: il dibattito tra Bush e
Kerry conferma le divergenze in politica estera ed economia. Africa: 80 milioni
di bambini saranno vaccinati contro la poliomielite.
Nella pagina culturale, l’Elzeviro di Mario Gabriele
Giordano sulla spettacolarizzazione delle cultura e la “lectio doctoralis” di
Biagio Agnes per il conferimento della Laura honoris causa a Parma
Nelle pagine italiane, i temi della Finanziaria, del
caro benzina, delle riforme, dell’immigrazione. Alitalia: attivato il prestito
ponte di 400 milioni di euro in attesa del sì definitivo dell’Ue al piano. Il
servizio del nostro inviato Piero Amici dalla 44° Settimana Sociale dei
Cattolici Italiani.
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9 ottobre 2004
ACCUSE DI BROGLI E
MINACCE DI BOICOTTAGGIO HANNO SEGNATO LE PRIME ELEZIONI PRESIDENZIALI IN
AFGHANISTAN DALLA CADUTA DEL REGIME TALEBANO
- Intervista con Laura Boldrini -
Non i
temuti attentati ma l’ombra dei brogli ha oscurato una giornata che doveva esse
storica per l’Afghanistan, i cui abitanti sono stati convocati oggi alle urne
per eleggere il primo presidente dalla caduta del regime talebano, avvenuta tre
anni fa in seguito all’offensiva scatenata dalle forze angloamericane. Sotto il
controllo di centomila militari, i seggi sono stati aperti questa mattina, ma
con il passare delle ore numerose e sempre più forti denunce di brogli
elettorali sono state levate dagli avversari politici del presidente ad interim
Hamid Kharzai. Le pressioni dei 15 candidati, schieratisi per il blocco della
tornata elettorale, hanno indotto la Commissione a esaminare le denunce e a
pronunciarsi quindi per il normale proseguo della giornata elettorale.
Per
conoscere più da vicino i candidati e le loro possibilità di affermazione, ascoltiamo
il servizio di Riccardo Cascioli:
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Il favorito è chiaramente Hamid
Kharzai: oltre ad essere già provvisoriamente in carica, è un leader dell’etnia
pashtun, la più importante del Paese. Viene da Kandahar, ex roccaforte dei
talebani, e può così simboleggiare la rottura con quel passato, oltre ad essere
fortemente sostenuto dalla comunità internazionale. Insomma, se si votasse a
Washington o a Bruxelles, Kharzai vincerebbe a mani basse. I rischi maggiori
Kharzai li correrebbe se si dovesse andare al ballottaggio e non a caso
l’avversario più temibile di Kharzai è Abdul Rashid Dostam, il generale uzbeko
già protagonista dei tempi dell’invasione sovietica e sopravvissuto a molte
guerre, grazie anche alla sua capacità di cambiare campo a proprio comodo.
Altro candidato che gode di una certa notorietà è l’ex ministro dell’educazione
Yunus Qanuni, figura di rilievo in quell’Alleanza del Nord che bloccò
l’avanzata talebana nel 2001. Una nota a parte merita Massouda Jalal: è l’unica
donna in corsa. Di chances ne ha pochissime: anche se le donne rappresentano i
due terzi del Paese, in molte zone per loro sarà un’impresa anche andare a
votare.
Per la Radio Vaticana, Riccardo
Cascioli.
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Il voto di oggi, al di là delle
difficoltà di svolgimento, rappresenta comunque un traguardo di notevole
importanza per un Paese che tre anni fa contava milioni di sfollati ed era nel
caos. Nel 2002, l’Alto Commissariato per i Rifugiati ha iniziato il rimpatrio
degli afgani, una delle più massicce operazioni degli ultimi decenni, che ha
permesso ad oltre 3 milioni e 600 mila persone di fare ritorno alle proprie
abitazioni. Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati
in Italia, fa un quadro della situazione afgana e spiega le ragioni di questo
imponente esodo al contrario, al microfono di Emanuela Campanile:
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R. – Significa che tra gli
afghani c’è un grande desiderio di ritornare nel proprio Paese e di ritornare
ad una normalità, ma c’è anche fiducia nella svolta che l’Afghanistan sta per
fare. Una svolta, questa, basata anche su un processo democratico. Queste elezioni,
quindi, hanno un’importanza fondamentale.
D. – Chi era fuggito dalla
propria terra? Gente comune oppure anche rifugiati politici?
R. – C’era un po’ di tutto fra
questa gente. C’era sicuramente chi svolgeva attività politica e rischiava,
quindi, la propria vita a rimanere in Afghanistan. Ma c’è stata anche tanta
gente comune che è dovuta scappare per sopravvivere, per non soccombere ai
bombardamenti, alle lotte tra fazioni e anche allo spietato regime dei
talebani. Si tratta quindi di gente che ha vissuto l’esilio molto spesso negli
ultimi vent’anni, quasi come un avanti e indietro che ha scombussolato la vita
di milioni di persone, sradicandole dal proprio territorio. Ci sono infatti
generazioni di bambini che sono cresciuti nei campi profughi. E’ un Paese che
oggi ha certamente bisogno di ricominciare da vero, poiché riparte da
un’economia in ginocchio. E’ necessario quindi un grande investimento e molta
attenzione, affinché l’Afghanistan possa veramente chiudere questo capitolo
doloroso delle guerre che si sono susseguite negli ultimi anni
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LA FEDELTA’ AL VANGELO
MISURA PER UNA TESTIMONIANZA CRISTIANA
ANCHE IN POLITICA: OGGI, ALLA 44.MA SETTIMANA
SOCIALE DI BOLOGNA,
INTERVENTO DI PAOLA BIGNARDI, PRESIDENTE DI AZIONE
CATTOLICA
- Servizio di Stefano Andrini -
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“Se La Pira
fosse qui ci direbbe che occorre assumere con decisione il carattere originale
e talvolta alternativo della vita cristiana; ci direbbe che una radicale
fedeltà al Vangelo è la misura della vita cristiana anche in politica e nella
società e che la radicalità della vita cristiana è possibile”. Lo ha affermato
Paola Bignardi, presidente nazionale dell’Azione cattolica, aprendo la terza
giornata della 44. ma Settimana sociale dei cattolici italiani, in corso di
svolgimento a Bologna. “Il nostro oggi essere sale della terra – ha proseguito
– ci chiede di far assaporare il gusto delle cose, dell’umanità, delle relazioni
e di far brillare l’originalità di una visione della vita che parli della
bellezza del Vangelo e che mostri in che modo il mistero della Pasqua dà
pienezza ad ogni cosa”. La presidente nazionale dell’Azione cattolica ha infine
ricordato la necessaria centralità dei poveri nell’azione di chi governa,
l’impegno a non darsi pace finché il mondo non sia in pace e la sfida di una democrazia
fraterna da inventare che costruisce attraverso il dialogo.
Nella sessione
di ieri, al centro dei lavori c’è stato il rapporto tra economia e finanza. Nel
suo intervento, il professor Stefano Zamagni ha lanciato alcune proposte in
vista della realizzazione di una democrazia economica. Un mercato plurale, in
cui possano operare in condizioni di parità imprese capitalistiche, sociali e
civili. Un mercato di qualità sociale, che renda possibile un welfare
civile dove convivano libertà di scelta e universalismo delle prestazioni.
Infine, la progressiva attuazione del consumatore socialmente responsabile,
ovvero di un cittadino che deve imparare ad utilizzare il proprio potere
d’acquisto a sostegno di fini eticamente rilevanti.
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IL PREMIO “CAPRI SAN
MICHELE” ASSEGNATO AL CARDINALE JOSEPH RATZINGER
PER IL SUO LIBRO “FEDE, VERITA’, TOLLERANZA”
- Intervista con Davide Cantagalli –
E’ il cardinale Joseph Ratzinger,
prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il vincitore della
21.ma edizione del Premio “Capri San Michele” con il suo libro “Fede, verità,
tolleranza”. Alla cerimonia di premiazione, in programma per questa sera ad
Anacapri, sarà presente anche l’editore senese del volume, Cantagalli. Giovanni
Peduto ha chiesto al dott. Davide Cantagalli i motivi che hanno portato la
giuria all’assegnazione del premio:
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R. – Tra le varie motivazioni,
per le quali è stato conferito il premio al cardinale Joseph Ratzinger, vi è
quella, sulle orme dell’Enciclica “Fides et Ratio”, di avere il coraggio
di affrontare l’avventura della verità. E’ importante poi il suo invito alla
critica storica, a non abdicare di fronte al problema della verità.
D. – Cosa lo ha colpito in
particolare di questo libro?
R. – La grande chiarezza e la
capacità di spiegare i concetti difficili a persone che non hanno compiuto
studi teologici o filosofici. Questo volume ha una grande forza magnetica,
perché porta il lettore a scoprire e a capire concetti altrimenti assolutamente
ostici. Il cardinale Ratzinger in questo volume dà prova non solo di essere uno
fra i più grandi teologi del nostro tempo, ma di avere anche una straordinaria
padronanza culturale di tipo umanistico ed antropologico. In poche parole, il
volume risulta estremamente chiaro.
D. – Avere fede in una verità
assoluta non contrasta con la tolleranza e la capacità di dialogo?
R. – Penso che la tolleranza e
il dialogo non significhino affermare ad ogni costo l’uguaglianza delle
religioni, distinte solo – secondo alcuni – da consuetudini e tradizioni di
tipo storico-culturale. Compito del cristiano è quello di affermare con forza
la diversità della propria religione dalle altre. Diversità, questa, che trova
la sua prima ragione in un evento storico, da cui il cristianesimo ha avuto inizio
e per il quale si è diversificato dalle altre religioni. Ciò non vuol dire
imporre agli altri il proprio credo, ma fare affidamento, dialogando, su questa
verità. Credo, infine, che il dialogo vada condotto principalmente sul fronte di
fatti concreti che riguardano la quotidianità di ogni uomo, sia esso cristiano,
musulmano, buddista o induista.
D. – La società odierna è
pervasa dal relativismo. Cosa può dire, quest’opera, agli uomini d’oggi?
R. – Il volume è una risposta
efficacissima nei confronti di tutte quelle teorie che affermano un’uguaglianza
sostanziale tra le varie religioni. Verso coloro che invocano il relativismo
quale presupposto per una vera tolleranza e, quindi, lo considerano conditio
sine qua non per un dialogo fra religioni veramente efficace. Ed anche
verso coloro che affermano, a livello culturale, che in realtà non esistono
verità assolute, ma tutte le verità sono intrinsecamente relative. Il cardinale
Ratzinger ci spiega in questo saggio che tutto ciò non è vero, poiché la fede
piena del Nuovo Testamento e della Chiesa di tutti i tempi trova piena corrispondenza
nella natura dell’uomo.
D. – Lei, come cristiano, pensa
che oggi sia più difficile annunciare il Vangelo?
R. – Personalmente credo che
oggi sia più difficile annunciare il Vangelo per vari motivi e tra questi,
forse, il più importante è quella sorta di distrazione che ha colpito l’uomo contemporaneo
e che lo distoglie da tutto ciò che ha a che fare con la pienezza della sua esistenza.
I padri della Chiesa, con la saggezza che li contraddistingue, avevano capito
che tra i tanti desideri dell’uomo, uno prevale su tutti: quello dell’infinito.
Questa è la risposta di cui abbiamo bisogno. Per questo motivo è vero che è più
difficile annunciare il Vangelo, ma questa è l’unica risposta efficace che può
essere data alla sete dell’uomo.
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GIORNALISTI CATTOLICI RIUNITI A BANGKOK
PER IL CONGRESSO MONDIALE DELL’UCIP
- Ai
nostri microfoni mons. Franco Mazza -
Si è
aperto oggi a Bangkok il Congresso mondiale dell’Ucip, l’Unione cattolica
internazionale della stampa. “I media di fronte alla sfida del pluralismo
culturale e religioso. Per un nuovo ordine sociale di giustizia e di pace” è il
tema dell’incontro che ogni tre anni riunisce oltre un migliaio di giornalisti
cattolici provenienti da tutto il mondo. Il servizio di Ignazio Ingrao.
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Nel
2001 l’appuntamento è stato a Friburgo, in Svizzera. Quest’anno, l’Unione cattolica
internazionale della stampa ha scelto l’Estremo Oriente per tenere il suo
congresso mondiale. I primi tre giorni di lavori a Bangkok sono dedicati ai
giovani giornalisti: un meeting destinato a far conoscere e a far confrontare
reporter sotto i 35 anni provenienti soprattutto dal Sud del mondo. Al termine
di questa tre giorni, si entra nel vivo dei lavori del Congresso con
l’intervento di apertura del primo ministro tailandese (Thaksin) Shinnawatra, e
dell’economista indiana, Vandana Shiva. Segue quindi un programma serrato di relazioni
e tavole rotonde destinate ad esplorare il ruolo delle religioni per costruire
la pace in un mondo sempre più globalizzato. Interviene, tra gli altri, anche
l’arcivescovo George Casmoussa di Mossul, in Iraq. Molte le testimonianze
dirette di colleghi giornalisti, che hanno visto con i loro occhi le
drammatiche conseguenze dei conflitti e degli atti terroristici che hanno preso
a pretesto motivazioni di carattere religioso. I partecipanti riflettono così
sul ruolo che i media possono avere per alimentare la conoscenza reciproca, la
tolleranza, il rispetto tra tutti i popoli. Ma ascoltiamo dalla voce
dell’assistente ecclesiastico dell’Ucip, mons. Franco Mazza, qual è il messaggio
che i giornalisti cattolici lanciano dal congresso di Bangkok:
R. – Noi abbiamo scelto come sottotitolo del nuovo ordine sociale la
giustizia e la pace, che sono le caratteristiche fondamentali sulle quali la
professione dei giornalisti intende muoversi. Un’attenzione ai cambiamenti
sociali, ma soprattutto un impegno attraverso il loro servizio, le loro
competenze, perché la giustizia e la pace possano essere il terreno comune.
Quindi, è la scommessa di vivere con coerenza la propria professione a servizio
di questi valori fondamentali per tutti.
Al termine del congresso
mondiale, l’Ucip premierà i giornalisti di tutto mondo che in questi tre anni
si sono distinti nell’esercizio della loro attività professionale. La medaglia
d’oro andrà alla redazione del giornale brasiliano “Mondo Giovane”, che ogni
mese raggiunge un milione di giovani tra i 14 e i 25 anni in tutto il Paese e
punta a renderli più attenti ai problemi sociali, al rispetto degli altri, alla
costruzione della pace.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani 10 ottobre, 28.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci propone il brano del Vangelo in
cui Gesù guarisce dieci lebbrosi, invitandoli a presentarsi ai sacerdoti. Una
volta sanati, solo uno di essi, un samaritano, ritorna per ringraziarlo. Gesù
allora dice:
“Non
sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo
straniero?”. E gli disse: “Alzati e và; la tua fede ti ha salvato”.
Su queste parole
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo manda i lebbrosi guariti
a mostrarsi ai sacerdoti perché questi dovrebbero sapere che secondo la
tradizione di Mosé la lebbra è sanata solo da Dio. Dai lebbrosi guariti, dovrebbero
dedurre che a guarirli è stato Dio, dunque Cristo è Dio. Ma i sacerdoti non
fanno questo ragionamento, e i lebbrosi non si preoccupano di chi li abbia
guariti. E’ facile prendere il dono e dimenticare il donatore. C’è uno, però,
un samaritano – uno straniero, dunque – che torna da Gesù per ringraziarlo. Il
ringraziamento è indice di un cuore credente. Un detto dei Padri della Chiesa
insegna che le anime di coloro che ringraziano fanno miracoli. Il
ringraziamento apre il cuore, lo dispone ad una santa umiltà e perciò Dio può
operare grandi cose.
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9
ottobre 2004
VOGLIAMO POLITICI ONESTI, CAPACI
DI FERMARE L’EMORRAGIA DELLA GUERRA
E DI INSTAURARE IL RISPETTO DEI DIRITTI UNIVERSALI
DELL’UOMO.
COSI’
IL VESCOVO DI BUTEMBO-BENI, NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO,
PRESENTANDO
IL PROGRAMMA DI EDUCAZIONE CIVICA
KINSHASA.
= Il primo compito di ogni cristiano è quello di manifestare agli altri la presenza
invisibile di Dio. Con queste parole mons. Melchisedec Sikuli Paluku, vescovo
di Butembo-Beni, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, ha inaugurato
nella sua diocesi il programma di educazione civica. “Questa presenza di Dio in
mezzo a noi – ha detto – rinforza e garantisce la nostra dignità e ci impedisce
di continuare a vivere nella vergogna e nella mediocrità della guerra, del
saccheggio, della ribellione, dell’uccidere l’altro in maniera gratuita, di
venire a patti con i criminali”. “Oggi – ha proseguito il presule – viviamo
nella povertà, nella miseria e nella sofferenza, mentre tutti sanno che il
nostro Paese rigurgita di enormi ricchezze”. “Molti nostri dirigenti – ha
ricordato mons. Sikuli Paluku – hanno utilizzato o usano ancora il potere per
radicare l’immoralità. Altri hanno vuotato il tesoro pubblico per corrompere i
loro superiori gerarchici e per abbandonarsi a un lusso egoistico che si
affianca alla miseria dei loro vicini spesso più meritevoli”. Illustrando il
programma di educazione civica, riferisce l’agenzia Fides, il vescovo di
Butembo-Beni ha sottolineato che è esso “volto alla costituzione di uno stato
di diritto e a preparare i congolesi alle elezioni”. “Quando sarà arrivato il
momento – ha concluso, rivolgendosi ai partecipanti al corso – sarete in grado
di eleggere responsabili degni e capaci di fermare l’emorragia della guerra, di
instaurare la moralità e il rispetto dei diritti universali dell’uomo, di
proteggere e salvaguardare l’integrità territoriale, di garantire la giusta
distribuzione delle ricchezze nazionali e di promuovere il bene comune”. (B.C.)
PROCLAMATI ANNI EUCARISTICI IN
THAILANDIA IL 2004 E IL 2005.
DIVERSE E VARIEGATE LE INIZIATIVE
PROMOSSE PER L’OCCASIONE,
SOPRATTUTTO LEGATE
ALLA PASTORALE FAMILIARE
SAMPHRAN. = La Chiesa in Thailandia dedica due anni
all’Eucaristia. Il cardinale Michael Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok e
presidente della Conferenza episcopale thailandese, ha consacrato il 2004
all’Eucaristia e alla famiglia, mentre il 2005 sarà l’anno eucaristico dedicato
alle vocazioni. Per sottolineare l’importanza dell’Eucaristia nella vita dei
cattolici, riferisce l’agenzia Asianews, la chiesa tailandese ha organizzato
diverse iniziative. Di recente, ad esempio, il settimanale “Udomsarn” ha
pubblicato la traduzione in lingua thai dell’enciclica Ecclesia de
Eucharistia. Per comprendere meglio il legame fra Eucaristia e famiglia,
inoltre, l’arcidiocesi di Bangkok ha promosso, nelle scorse settimane, un
incontro a Samphran fra sacerdoti, religiosi e laici. Dal meeting sono emerse
le linee guida per l’azione pastorale, tra queste: una maggior cura per le
giovani coppie che si preparano al matrimonio e una formazione da mantenere
anche nei primi 5 anni di vita coniugale; e una maggior devozione dei fedeli
all’Eucaristia, perché essa non sia limitata solo alla comunione domenicale, ma
abbia un legame con la vita quotidiana. Nella sua riflessione durante
l’incontro di Samphran, padre Kriengsak Kovidhavanij, rettore della cattedrale
dell’Assunzione di Bangkok, ha sottolineato come l’Eucaristia sia capace di
guarire le ferite delle famiglie. “L’Eucaristia – ha detto – è l’amore di Dio
per gli uomini, il modo con cui Egli vuole essere vicino a noi. Con
l’Eucaristia Dio ci spinge a condividere questo amore con i nostri fratelli e
sorelle”. (B.C.)
IL GOVERNO DEL SALVADOR
ISTITUISCE UNA COMMISSIONE PER LA RICERCA
DEI BAMBINI
SCOMPARSI NELLA GUERRA CIVILE.
CENTINAIA I PICCOLI DESAPARECIDOS TRA IL 1980 E IL 1992
SAN
SALVADOR. = A breve, El Salvador istituirà la creazione di una Commissione di ricerca
dei bambini e delle bambine (Comisión de Búsqueda de Niños y Niñas), scomparsi
durante la guerra civile del 1980-1992. Lo si apprende da un comunicato diffuso
dall’esecutivo. “Il governo – si legge – cosciente della scomparsa dei bambini,
sta promuovendo con questa commissione i meccanismi che facilitino la collaborazione
e l’indagine per rinvenire l’ubicazione di questi minori”. Nel corso dei circa
12 anni della guerra civile salvadoregna, riferisce l’agenzia Misna, circa
75.000 persone sono morte, decine di migliaia sono state vittime di violenze e
torture e migliaia sono scomparse. Tra i “desaparecidos” risultano centinaia di
bambini. Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui anche Amnesty
International, hanno a lungo denunciato una scarsa volontà dei governi che si
sono succeduti alla guida del Paese nel voler far luce sul destino degli
scomparsi e sulle drammatiche vicende della guerra civile. (B.C.)
MINACCE
DI MORTE A TRE GIORNALISTI DEL NEPAL.
I REPORTER HANNO ACCUSATO I RIBELLI MAOISTI DI
RAPIRE GLI ADOLESCENTI
PER RAFFORZARE LE FILA DELLA GUERRIGLIA
KATHMANDU.
= I ribelli maoisti del Nepal hanno minacciato di morte tre giornalisti del
distretto di Parbat, nell’ovest del Paese. E’ quanto riferisce Reporter senza
frontiere (RSF), spiegando che il 6 ottobre scorso un capo maoista, Kshetra
Bahadur Regmi, ha telefonato ad un corrispondente del quotidiano “Spacetime”,
lanciando minacce di morte contro tre suoi colleghi. Si tratta di Prasad
Sharma, Durga Prasad Sharma e Hari Narayan Gauta, rispettivamente del
“Kantipur”, “Nepal Samacharpatra” e “Rajdhani”, autori di inchieste sul recente
sequestro di sette adolescenti nel distretto di Parbat da parte dei
guerriglieri. Negli articoli, i tre reporter hanno ipotizzato che gli
estremisti abbiano rapito i ragazzi per arruolarli nella guerriglia. RSF ha
chiesto ai ribelli di porre fine alle minacce contro la stampa e di “lasciare
che i giornalisti nepalesi lavorino in modo sicuro e libero nelle aree sotto il
controllo maoista”. Dal 1996, i maoisti conducono una guerra per rovesciare la
monarchia costituzionale e procedere ad una radicale riforma agraria, in un conflitto
che ha provocato finora migliaia di morti. (B.C.)
OGGI POMERIGGIO SI APRE SOLENNEMENTE IL 454° ANNO
ACCADEMICO
DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA.
A PRESIEDERE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA IL NUOVO RETTORE,
PADRE GIANFRANCO GHIRLANDA
- A cura di Marco Cardinali -
ROMA. = L’anno accademico
dell’Università dei Gesuiti si aprirà solennemente questo pomeriggio nella
magnifica cornice barocca della Chiesa romana di Sant’Ignazio, con una Messa
votiva allo Spirito Santo. Oltre agli studenti e ai professori dell’Ateneo,
sarà presente il Corpo diplomatico presso la Santa Sede e rappresentanti del
mondo culturale italiano e di altre università pontificie e statali presenti a
Roma. Per antichissima tradizione, a presiedere la celebrazione eucaristica,
sarà il rettore magnifico, incarico che dallo scorso 1 settembre ha assunto
ufficialmente padre Gianfranco Ghirlanda, nominato dal Papa nel marzo di
quest’anno. Per le università, l’apertura di un nuovo anno accademico è un momento
solenne e nello stesso tempo familiare, in cui riflettere sui progetti che
l’istituzione vuole mettere in atto per il futuro. Per una università
pontificia, però, è anche il momento privilegiato in cui chiedere al Signore,
datore di ogni sapienza, di assistere i suoi studenti e professori nello studio
assiduo e approfondito delle scienze teologiche e umane. Sono ben 135 le
nazioni rappresentate nell’Università Gregoriana, con i suoi circa 3.500
studenti, che al termine degli studi potranno portare questa esperienza
accademica, ecclesiale e romana in tutte le loro nazioni di origine e
provenienza. Al termine dell’omelia, padre Ghirlanda proclamerà, alla presenza
del prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il cardinale Zenon
Grocholewski, la formula della “Professione di fede”, e il suo “Giuramento”,
all’inizio del suo nuovo ministero come rettore. Questo rito, solitamente
compiuto in un ambito ristretto, assume nel contesto liturgico e davanti a
tutta la comunità universitaria ancora più forza in un affidamento a Dio, per
un lavoro proficuo e sereno al servizio delle chiese, in tutto il mondo, in unione
con la Chiesa di Roma. Al termine della Messa il rettore magnifico darà
solennemente avvio all’anno accademico 2004-2005 dell’università che vuole
essere sempre più università “di” e “per” tutte le nazioni.
IL
PRIMO ATLANTE GEOGRAFICO DELLA CINA IN MOSTRA A MILANO.
L’OPERA
REALIZZATA DAL MISSIONARIO MARIO MARTINI
MILANO. = Il primo atlante geografico della Cina è in
mostra questa sera al Museo Popoli e culture del Pontificio istituto missioni
estere (PIME) di Milano, insieme con alcuni strumenti scientifici d’epoca e
suppellettili della dinastia dei Ming. L’occasione è un’incontro promosso
proprio dal PIME, sul tema: “Il contributo dei missionari alle scienze moderne”,
un tema molto interessante ma poco esplorato. Redatto nel 1655 dal gesuita
missionario Martino Martini, il “Novus Atlas Sinensis”, l’atlante ha permesso
l’incontro fra l’Europa e la Cina del XVII, due mondi culturalmente distanti, ponendosi,
inoltre, come uno degli esempi più eloquenti dell’interazione fra missione e
scienza moderna. Antropologi e studiosi delle culture e
dei popoli hanno usato (e usano ancora oggi) studi, ricerche, vocabolari
redatti da missionari che hanno passato anni tra le popolazioni delle più
remote zone della terra. Ma la storia della scienza annovera anche missionari
dediti all’astronomia, alla cartografia, alla fotografia e via dicendo. (E.B.)
AL VIA OGGI A GENOVA LA 44.MA EDIZIONE DEL SALONE
NAUTICO INTERNAZIONALE.
ALL’INCONTRO, CHE SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 17
OTTOBRE,
PARTECIPA ANCHE LA MARINA MILITARE. VISITE GUIDATE
SULLA NAVE IDROGRAFICA AMMIRAGLIO MAGNAGHI
- A cura di Dino Frambati -
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GENOVA. = Ha aperto da
poche ore i battenti, presso la Fiera di Genova, la 44.ma edizione del Salone
nautico internazionale, inaugurata dal primo ministro Silvio Berlusconi, che si
è detto orgoglioso di essere stato il primo premier italiano ad inaugurare tale
rassegna. Berlusconi ha poi sottolineato come il comparto vada bene, in
controtendenza con il resto dell’economia, anche grazie, ha rivendicato, a
leggi specifiche varate dal suo governo. E che il salone costituisca un
avvenimento di fiducia, nel difficile momento economico mondiale, lo ha
sottolineato anche Paolo Vitelli, presidente degli industriali del settore.
Quest’ultimo ha informato di come lo scorso anno il comparto abbia fatturato
oltre 1.700 milioni di euro, registrando un 10 per cento in più rispetto al
2002. Con l’esportazione che ne assorbe il 67 per cento, per un valore di 1.150
milioni di euro. Mentre il mercato interno è salito addirittura del 61 per
cento. Situazione con conseguenze positive anche per l’occupazione che, nel
settore, conta quasi 12 mila addetti oltre a seimila nell’indotto. L’expo
diportistico genovese, forte di oltre 1500 espositori propone, su 288 mila
metri quadrati, poco meno di duemila barche: dai grandi yacht, fino ai gommoni,
che rappresentano il 30 per cento delle imbarcazioni in mostra. Mentre
l’ammiraglia misura 45 metri.
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9 ottobre 2004
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In
Iraq, la milizia personale del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr,
comincerà lunedì prossimo a deporre le armi. E’ quanto prevede l’accordo
raggiunto tra il governo iracheno e l’Esercito del Mahdi per normalizzare il
quartiere di Sadr City, roccaforte della guerriglia. Accogliendo una delle
condizioni poste dal giovane imam, le forze americane si sono impegnate a
cessare i bombardamenti sul quartiere di Baghdad, dove vivono oltre due milioni
di persone. Nuovi dettagli sono stati forniti, intanto, sull’uccisione di
Kenneth Bigley. Il nostro servizio:
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La
consueta e agghiacciante sequenza di immagini che documentano la sua decapitazione
è stata riproposta nel video, ricevuto ma non trasmesso dalla televisione di
Abu Dhabi. Kenneth Bigley, sequestrato lo scorso 16 settembre dal sedicente
gruppo “Monoteismo e guerra santa” responsabile dell’uccisione degli altri due ostaggi
americani rapiti con l’inglese, sarebbe stato decapitato giovedì nei pressi di
Baghdad dopo un tentativo di fuga. L’ingegnere di Liverpool, secondo quanto
riferito da fonti governative irachene, è riuscito, infatti, a sfuggire ai propri sequestratori. Ma dopo una
fuga di circa mezz’ora è stato ritrovato dai suoi aguzzini in un campo
coltivato di Latifya. Questa notizia non è stata confermata dal ministro degli
Esteri britannico, Jack Straw, che ieri ha rivelato l’esistenza di un canale
tra il governo di Londra ed il gruppo dei rapitori. I sequestratori – ha detto
il ministro – hanno sempre preteso la liberazione delle prigioniere detenute
nelle carceri irachene.
Intanto,
la città sunnita di Ramadi è stata teatro di ennesimi episodi di violenza: due
persone sono state uccise e una terza è rimasta ferita in seguito a scontri
avvenuti stamani tra uomini armati e soldati americani. Secondo un ufficiale di
polizia, la sparatoria è scoppiata dopo che i militari statunitensi hanno
avviato un’operazione di perlustrazione. Una forte esplosione è risuonata,
inoltre, nel centro di Baghdad. Testimoni hanno riferito di avere visto del fumo
bianco levarsi nelle vicinanze della Zona Verde, il quartiere blindato dove si
trovano la sede del governo e diverse ambasciate tra cui quella americana. Il
governo transitorio iracheno ha cancellato i piani per indire un censimento
prima delle elezioni previste a gennaio. A riferirlo sono state fonti
dell’esecutivo di Baghdad.
Poco fa
è stata smentita, infine, la notizia della morte dell’ex vice premier iracheno,
Tarek Aziz, annunciata in un primo momento dalla televisione al Jazzeera.
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E l’Iraq ha dominato anche la
parte iniziale del secondo dibattito tra il presidente Bush e il senatore Kerry
avvenuto ieri sera negli Stati Uniti, a Saint Louis. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Il capo della Casa Bianca ha detto che il Rapporto appena
pubblicato dal capo degli ispettori, Charles Duelfer, secondo cui Saddam non
aveva armi di distruzione di massa, ha confermato la giustezza della guerra
perché l’ex rais aveva intenzione di ricostruirle e aveva cercato di corrompere
l’ONU. Kerry ha ribadito che il presidente ha commesso un errore catastrofico
nel modo in cui ha trascinato il Paese nel conflitto. Il Rapporto Duelfer ha confermato
– ha sostenuto Kerry - che le sanzioni e le pressioni internazionali erano
riuscite a contenere Saddam. Poi i due candidati sono passati ai temi di
politica interna e lo sfidante democratico ha accusato Bush di essere il primo
capo della Casa Bianca a perdere posti di lavoro dalla Grande Depressione.
Kerry ha detto anche di essere personalmente contro l’aborto, rivendicando la
sua fede cattolica, ma ha aggiunto di non potere imporre questo suo punto di vista
a tutto il Paese. Secondo un sondaggio della televisione ‘ABC’, il 44 per cento
degli spettatori pensa che Kerry abbia vinto il dibattito, mentre il 41 per
cento ha preferito Bush.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Due ingegneri cinesi e due pakistani sono stati
sequestrati in una regione tribale del Pakistan al confine con l'Afghanistan.
La notizia, diffusa in un primo momento da fonti locali, è stata confermata dal
ministro dell’Informazione di Islamabad, Sheik Rashid Ahmed. L’area teatro del
sequestro è la stessa dove, secondo le forze di sicurezza pakistane, si
nascondono militanti di Al Qaeda.
Un’autobomba guidata da un kamikaze è esplosa oggi
contro un convoglio di militari nei pressi di Pattan, cittadina situata nella
parte indiana del Kashmir. Nello scoppio cinque soldati e un civile sono morti.
L’attacco è stato rivendicato da un gruppo ribelle denominato
“Jaish-e-Mohammed”.
Non si è fermato durante la notte il
lavoro dei soccorritori a Taba, nel Sinai egiziano,
fra le macerie dell’Hotel Hilton semidistrutto dall’attentato perpetrato nella
notte fra giovedì e venerdì. Si cercano i tanti dispersi che mancano
all’appello. Si teme anche per la sorte di due sorelle italiane, di 23 e 24 anni,
che potrebbero essere rimaste coinvolte nell’attentato. Secondo
l’ultimo bollettino ufficiale, i corpi estratti dalle macerie sono 33 ed oltre
un centinaio i feriti. ll capo dell’antiterrosimo israeliano ha invitato tutti
i concittadini che ancora si trovano nel Sinai egiziano a rientrare
“immediatamente” in patria. Il governo dello Stato ebraico ritiene che dietro
l’attacco ci sia Al Qaeda.
E in
Medio Oriente non si arresta la scia di sangue. Un elicottero militare israeliano
ha sparato un missile nel campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia di
Gaza, provocando la morte di un esponente di Hamas e il ferimento di due persone.
In Australia, le prime
proiezioni delle odierne elezioni politiche assegnano almeno 70 dei 150 seggi
parlamentari alla maggioranza liberal-nazionale. Il premier uscente, il conservatore
John Howard, si avvia dunque al quarto mandato consecutivo alla guida del Paese,
nonostante le molte critiche che hanno accompagnato la sua decisione di inviare
duemila soldati in Iraq al fianco degli americani. L’opposizione laburista ha
riconosciuto di essere uscita sconfitta dalla consultazione.
Le quattro più importanti organizzazioni europee di
lavoratori e imprenditori hanno firmato a Bruxelles un accordo per combattere insieme
lo stress sui posti di lavoro. L’intesa, sottoposta alla Commissione europea, è
stata firmata dopo nove mesi di negoziati dalla Confederazione europea dei sindacati,
dal Centro europeo delle imprese pubbliche e dall’Unione delle Confindustrie
europee. “Nonostante non sia una malattia, lo stress può essere all’origine di
uno stato patologico”, rilevano in una nota le quattro organizzazioni.
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