RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 281 - Testo della trasmissione di giovedì 7 ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La sorte dei bambini morti senza battesimo va legata alla volontà salvifica universale di Dio: così il Papa alla Commissione teologica internazionale

 

Grande accoglienza per il nuovo libro del Papa presentato ieri alla Fiera di Francoforte e che uscirà la prossima primavera. Ne parliamo con il portavoce vaticano, Joaquín Navarro Valls

 

Il rafforzamento dell’ONU e la promozione sociale dei Paesi in via di sviluppo, al centro di tre interventi dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, al Palazzo di Vetro a New York.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

In Pakistan si riaccende la violenza tra sunniti e sciiti: 45 morti per due bombe nel centro del Paese. Intervista con Elisa Giunchi

 

Oggi, 7 ottobre, festività liturgica della Beata Vergine del Rosario. L’invito del Papa ai cristiani: “Fate del Rosario la vostra preghiera d’ogni giorno”. Ai nostri microfoni, mons. Domenico Sorrentino

 

In occasione della festa della Beata Vergine del Rosario, oggi la posa della prima pietra di cinque nuove chiese a Doha, capitale del Qatar: ai nostri microfoni, padre Justo Lacunza

 

Si svolge da oggi  fino al 10 ottobre a Bologna, la 44.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani: il commento di Giuseppe Dalla Torre.

 

CHIESA E SOCIETA’:

I cattolici dell’arcipelago indonesiano chiedono a Giakarta maggiore impegno nel rispetto della libertà religiosa

 

Segni di speranza per la Chiesa in Vietnam: consacrata la nuova cattedrale di Lang Son, inagibile dal 1967

 

Alla scrittrice e poetessa austriaca, Elfriede Jelinek, il Premio Nobel per la letteratura

 

Messaggio di padre Pasquale Borgomeo alla 42.ma sessione ordinaria dell’Assemblea generale dell’Unione delle Radiodiffusioni e Televisioni nazionali d’Africa, in corso in Mozambico

 

Oltre 600 bambini liberiani sono tornati in famiglia dalla fine della guerra civile

 

Al via oggi in Turchia il Simposio islamo-cristiano di Istanbul

 

Nell’anniversario della canonizzazione di Santa Brigida di Svezia, tutte le suore brigidine rinnovano i loro voti

 

Morto in Inghilterra Gilbert Jones, abate benedettino, per lungo tempo collaboratore della Radio Vaticana.

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: un responsabile della TV Iraqiya ucciso a Mossul. Tra i 74 detenuti rilasciati a Abu Ghraib, un autorevole collaboratore di  Moqtada al Sadr

 

Due adolescenti palestinesi uccisi in Medio Oriente

 

Il prezzo del  petrolio sfonda la barriera dei 52 dollari.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 ottobre 2004

 

DIO HA DATO ALL’UOMO LA CAPACITA’ DI ARRIVARE CON LA SUA RAGIONE

ALLE VERITA’ FONDAMENTALI DELLA VITA E ALLE NORME DEL RETTO AGIRE

 

 

I bambini morti senza Battesimo e la Legge morale naturale, sono i temi allo studio della Commissione teologica internazionale, guidata dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, riunita in sessione planaria, fino a domani a Roma, a 35 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1969, per aiutare la Santa Sede su questioni dottrinali di particolare importanza. E sono temi di “massimo interesse”, quelli che impegneranno nei prossimi anni La Commissione, come ha sottolineato stamane il Papa, ricevendo in udienza gli studiosi di teologia, di diverse scuole e nazioni. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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La sorte dei bambini morti senza Battesimo – ha osservato Giovanni Paolo II - non è “un problema teologico isolato”, ma s’intreccia con “altri temi fondamentali”, come “la volontà salvifica universale di Dio, la mediazione unica e universale di Gesù Cristo, il ruolo della Chiesa, sacramento universale di salvezza, la teologia dei sacramenti, il senso della dottrina sul peccato originale…” ”Toccherà a voi – ha raccomandato quindi il Santo Padre ai teologi – scrutare il ‘nexus’ fra tutti questi misteri” e offrire “aiuto per una prassi pastorale più coerente e illuminata”. Ricordiamo che il Catechismo della Chiesa cattolica prevede che i bambini morti senza Battesimo siano affidati “alla misericordia di Dio” “che vuole salvi tutti gli uomini”, ubbidendo a Gesù che ha detto “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite”, consentendo quindi di sperare “che vi sia una salvezza per questi bambini”.

 

Riguardo il tema della Legge morale naturale il Santo Padre ribadito quanto già scritto nelle Encicliche Veritatis splendor e Fides et ratio, osservando  che “è stata da sempre una convinzione della Chiesa che Dio abbia dato all’uomo la capacità di arrivare con la luce della sua ragione alla conoscenza di verità fondamentali sulla sua vita e il suo destino, e in concreto sulle norme del suo retto agire.” E “sottolineare davanti ai nostri contemporanei questa possibilità – ha spiegato Giovanni Paolo II - è di grande importanza per il dialogo con tutti gli uomini di buona volontà e per la convivenza ai più diversi livelli su una base etica comune.”

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PRESENTATO IERI A FRANCOFORTE IL NUOVO LIBRO DEL PAPA.

USCIRA’ NELLA PRIMAVERA DEL 2005

- Intervista con Joaquin Navarro-Valls -

 

Il mistero dell’uomo e il mistero del male sono i grandi temi che si fronteggiano in “Memoria ed identità”, il nuovo libro di Giovanni Paolo II, la cui pubblicazione è stata annunciata ieri alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte. Ce ne parla Alessandro Zaccuri, inviato del quotidiano Avvenire.

 

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Il libro è una serrata indagine sui drammi del Novecento che il Papa ha condotto rispondendo alle sollecitazioni di Krzysztof Michalski e Jozef Tischner, i due intellettuali polacchi ai quali si deve l’iniziativa di questa conversazione svoltasi nel 1993. Inevitabile in un simile contesto la riflessione sui totalitarismi che – scrive Giovanni Paolo II – sono stati per il secolo scorso una grande eruzione di male. Il nazismo, anzitutto: al quale – sono ancora parole del Papa – Dio ha concesso dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato”. Si vede – prosegue il Papa – che quello era il limite imposto dalla Divina Provvidenza ad una simile follia. In verità non era stata soltanto una follia, era stata una bestialità”. E il comunismo? “Se è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé una prospettiva di ulteriore sviluppo” – osserva il Pontefice, riferendosi alla situazione del dopoguerra – deve esserci un qualche senso in tutto questo. Un senso che va ritrovato nel ruolo svolto dal comunismo stesso nella sconfitta del nazismo. “Ciò che veniva fatto di pensare – conclude il Papa – era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all’uomo”.

 

Pubblicato da Rizzoli, a cui la Libreria Editrice Vaticana ha riservato le attività per la cessione dei diritti esteri, “Memorie ed identità” arriverà nelle librerie nella prossima primavera, fornendo – c’è da scommetterci – molti spunti di dibattito e di riflessione.

 

Da Francoforte, per la Radio Vaticana, Alessandro Zaccuri.

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E tra le frasi del nuovo libro che più hanno fatto discutere c’è proprio quella relativa al comunismo, “male in qualche modo necessario”. Su questo pensiero del Papa abbiamo ascoltato il commento del direttore della Sala Stampa vaticana Joaquin Navarro Valls, che ha presentato il libro a Francoforte. L’intervista è di Sergio Centofanti:

 

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R. – Intanto bisognerebbe, quando sarà pubblicato il libro, leggere tutto il paragrafo dove il Papa esprime questo tipo di pensiero. Non si può fare un riduzionismo e dire: “questo è buono o meno”. Il Papa parte da un’idea classica, come nel pensiero cristiano di Tommaso d’Aquino, dove il male è visto soprattutto come assenza di bene. Quello che alle volte capita è che l’assenza di bene non è però totale e rimane anche una particella o un qualcosa di bene. E’ proprio da questo concetto che il Papa arriva a parlare dei temi come il nazismo, il comunismo, etc.

 

D. – Quindi una visione della storia in cui Dio sa trarre sempre il bene dal male compiuto dall’umanità?

 

R. – Effettivamente. E’ un pensiero, forse, per la prima volta formulato in San Paolo. La grande virtù di questo libro è che il Papa stabilisce un collegamento molto stretto tra questo pensiero e realtà, che se non vengono capite da questa prospettiva, rimangono incomprensibili.

 

D. – Personalmente cosa la colpisce di più in questo libro?

 

R. – Quell’ottimismo, che è un ottimismo cristiano, anche di fronte ai grandi mali e alle tragedie di cui l’Europa è stata in parte vittima e in parte protagonista nell’ultimo secolo.

 

D. – I proventi della vendita a chi andranno?

 

R. – Il Papa esplicitamente non lo ha ancora detto. Credo che sarà adottato lo stesso criterio utilizzato nei libri precedenti. Tutti i proventi di queste opere letterarie che sono state pubblicate vengono dal Papa destinati alle opere di carità in diverse aree. Ci sono tanti progetti e tanti bisogni in Paesi come l’Africa. Ricordo che  “Varcare la soglia della speranza” ha avuto un enorme successo – sono state vendute più di 20 milioni di copie – e il Papa ha destinato una parte importante di questi proventi alla ricostruzione delle Chiese nei Paesi devastati dalla guerra nei Balcani. Anche questa volta credo che sicuramente verranno, quindi, destinati ad opere di carità in diverse parti del mondo.

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RINUNCE E NOMINE

 

In Austria, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sankt Pölten presentata da mons. Kurt Krenn, in conformità al canone 401, paragrafo 2 del Codice di diritto canonico. Ricordiamo che in base a questo paragrafo “il vescovo diocesano che per infermità o altra grave causa risultasse meno idoneo all’adempimento del suo ufficio, è vivamente invitato a presentare la rinuncia all’ufficio”. Come è noto, la diocesi di Sankt Pölten è stata scossa, nei mesi scorsi, da uno scandalo a sfondo sessuale, che ha colpito il seminario diocesano. Scandalo in cui sono rimasti coinvolti il rettore e il vice-rettore dell’istituto e alcuni seminaristi. In alcuni computer del seminario è stato trovato anche del materiale pedo-pornografico. L’istituto è stato chiuso lo scorso 12 agosto, dopo un’inchiesta condotta dal Visitatore apostolico, nominato dal Papa, mons. Klaus Küng. Proprio quest’ultimo è stato scelto dal Papa come successore di mons. Krenn.

 

Nato a Bregenz nella diocesi austriaca di Feldkirch, nel 1940, mons. Küng è stato ordinato sacerdote a Madrid nell’agosto del 1970 per la Prelatura personale della Santa Croce e dell’Opus Dei. Nel 1989 è stato eletto vescovo di Feldkirch. Il 20 luglio del 2004 è stato nominato Visitatore apostolico per la diocesi di Sankt Pölten. Mons. Küng è membro della Congregazione per il Clero e Consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia. In seno alla Conferenza episcopale austriaca è incaricato per la pastorale della Famiglia.

 

Il Papa ha inoltre accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Sankt Pölten, presentata da mons. Heinrich Fasching, per sopraggiunti limiti d’età.

 

In Scozia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Paisley, presentata da mons. John Aloysius Mone per sopraggiunti limiti d’età.

 

 

IL RAFFORZAMENTO DELL’ONU E LA PROMOZIONE SOCIALE DEI PAESI IN VIA

DI SVILUPPO AL CENTRO DI TRE INTERVENTI, AL PALAZZO DI VETRO,

 DELL’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE

 DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“Per rafforzare le Nazioni Unite bisogna far sì che questo sistema sia fondato sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione fra gli Stati”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto in questi giorni alla 59.ma sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu. Mons. Migliore ha così messo l’accento sulla necessità di un approccio multilaterale alle crisi internazionali. A proposito dell’attuale discussione sulla riforma del sistema dell’Onu, ha affermato che “la composizione del Consiglio di sicurezza dovrebbe riflettere per quanto possibile la rappresentanza della popolazione mondiale, delle regioni geo-politiche e dei differenti livelli di sviluppo economico e culturale”. 

 

Il presule è intervenuto anche sul tema dello sviluppo sociale dei Paesi poveri. Sarebbe utile, ha avvertito mons. Migliore, che “quanti vivono ai margini della società siano considerati veri attori del proprio sviluppo”. In tale contesto, “è necessario passare dall’assistenzialismo ad una strategia di responsabilizzazione. Questo – ha proseguito – significa abbandonare la politica in cui persone o gruppi sono considerati oggetti dell’intervento, verso politiche in cui essi diventano i protagonisti del proprio sviluppo”. D’altro canto, lo sviluppo sociale, ha rilevato il diplomatico vaticano, ha un “ruolo vitale per stabilire pace e sicurezza”. La Santa Sede, ha detto ancora, crede nello “sviluppo della persona umana, che realizza le capacità umane”. Ha infine ricordato l’impegno vaticano per l’approvazione di una “Convenzione internazionale comprensiva e integrale per la promozione e la protezione dei diritti e della dignità di persone con disabilità”.

 

Significativo anche l’intervento dell’arcivescovo Migliore sul tema dello sviluppo sostenibile. Tutti gli esseri umani, ha ribadito, hanno “diritto ad una vita sana in armonia con la natura” e devono essere “il centro delle preoccupazioni” di uno sviluppo davvero sostenibile. E’ allora necessario garantire un’adeguata responsabilità da parte di chi dirige i progetti di sviluppo sostenibile. Ha poi lanciato un appello affinché si realizzi una “strategia integrata” all’insegna della solidarietà. Parlando, infine, del Decennio internazionale dedicato “all’acqua per la vita” ha sottolineato che non solo l’acqua è un elemento fondamentale della vita e dello sviluppo, ma che “ognuno ha il diritto a che sia pulita, sicura ed adeguata a migliorare la vita”.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

“La Rivelazione illumina la ricerca del dialogo e della convivenza umana” è il messaggio che Giovanni Paolo II ha rivolto ai membri della Commissione Teologica Internazionale ricevuti in udienza.

Iraq: per la CIA Saddam non disponeva di armi di distruzione di massa. Medio Oriente: due adolescenti palestinesi uccisi in nuovi raid nella Striscia di Gaza. Pakistan: massacro ad un raduno di sunniti a Multan: uccise 45 persone e ferite altre 100 in un duplice attentato.

 

Nelle pagine vaticane, le celebrazioni nell’anniversario della canonizzazione (7 ottobre 1391) di Santa Brigida di Svezia. Le celebrazioni per il 50.mo dell’incoronazione della Vergine Immacolata nella Basilica dei francescani conventuali di Catanzaro.

  

Nelle pagine estere, L’”Atlante Politico” di Giuseppe M. Petrone sul tema “Afghanistan: prime elezioni politiche; Kabul: l’ex Re Zahir esorta a recarsi alle urne. Unione Europea: serrato dibattito parlamentare sull’adesione della Turchia. Sudan: distribuiti dal PAM aiuti alimentari ad un milione e 300.000 persone.

  

Nella pagina culturale, la notizia del Premio Nobel per la Letteratura assegnato a Elfriede Jelinek e la mostra “Beautiful Minds” a Firenze sui 19 Nobel italiani.

 

Nelle pagine italiane, i temi delle riforme, e della Finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 ottobre 2004

 

VIOLENZA TRA SUNNITI E SCIITI:

IL PAKISTAN CONTA LE VITTIME DELL’ENNESIMA STRAGE

- Intervista con Elisa Giunchi -

 

 

È salito a 45 morti il bilancio dei due attentati di questa notte a Multan, nel centro del Pakistan, dove un’autobomba ed una moto carica di esplosivo hanno provocato anche il ferimento di oltre un centinaio di fedeli sunniti. Una rappresaglia, secondo gli osservatori, per l’attentato di venerdì scorso nella moschea sciita di Sialkot. Sui difficili rapporti tra le due componenti islamiche del Paese, Andrea Sarubbi ha intervistato Elisa Giunchi, docente di Storia ed istituzioni dei Paesi islamici all’Università di Milano:

 

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R. – Innanzitutto vorrei sottolineare l’inasprimento dei rapporti tra sunniti e sciiti, iniziato già negli anni ’80 come reazione alle politiche che miravano a islamizzare il Paese secondo una versione sunnita particolare. Probabilmente negli anni ’80 vi era anche la rivalità tra Iran e Arabia Saudita che aveva delle diramazioni in Pakistan, così come in altri Paesi. Quindi, è abbastanza noto che i gruppi estremisti sunniti abbiano ricevuto e probabilmente continuino a ricevere finanziamenti da parte dell’Arabia Saudita ed è altrettanto noto che i gruppi estremisti sciiti, per lo meno negli anni ’80 – oggi non si sa – abbiano ricevuto finanziamenti da parte dell’Iran. In alcune aree i problemi tra le due comunità hanno origini, più che ideologiche, di tipo economico. Ma sicuramente queste violenze continue non hanno fatto che inasprire sul terreno i rapporti tra vicini, all’interno delle singole comunità.

 

D. – Secondo molti analisti le violenze in Pakistan stanno crescendo perché c’è un’infiltrazione dall’estero di Al Qaeda. E’ una spiegazione plausibile?

 

R. – Sì, è plausibile, perché questi gruppi estremisti hanno avuto e hanno tuttora chiari legami con Al Qaeda, legami che continuano a venire fuori man mano che vengono arrestati personaggi legati alle varie fazioni estremiste. E’ molto probabile che quindi abbiano finanziamenti da Al Qaeda e seguano in qualche modo una qualche regia di destabilizzazione, pianificata da Al Qaeda, e non solo in Pakistan.

 

D. – Questi attentati però dimostrano anche una debolezza di Musharraf, che forse troppo in fretta è stato considerato anche dagli americani un bastione contro il terrorismo…

 

R. – In verità non è stato fatto tantissimo dopo l’11 settembre dal governo di Musharraf per fermare l’estremismo. E’ vero, l’amicizia con i talebani è stata rinnegata ed è cosa di non poco conto. I gruppi estremisti, poi, sono sì stati in alcuni casi messi al bando, ma sono poi rinati sotto nomi diversi. I loro rappresentanti continuano a fare propaganda anti governativa, anti occidentale ed anti sciita. L’atmosfera di violenza, l’indottrinamento dei giovani in senso intollerante continua ad avvenire nel Paese e si ha l’impressione che il governo non faccia molto per limitare il diffondersi della violenza e degli episodi di intolleranza.

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OGGI, 7 OTTOBRE, FESTIVITA’ LITURGICA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO.

L’INVITO DEL PAPA AI CRISTIANI:

“FATE DEL ROSARIO LA VOSTRA PREGHIERA D’OGNI GIORNO”

- Intervista con l’arcivescovo Aurelio Sorrentino -

 

 

Oggi la Chiesa celebra la Memoria liturgica della Beata Vergine del Rosario. Ieri lo ha ricordato durante l’udienza generale Giovanni Paolo II che ha lanciato un nuovo invito ai cristiani : “Fate del Rosario la vostra preghiera d’ogni giorno”. Ma come è nata questa preghiera? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Domenico Sorrentino, segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti:

 

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R. – E’ un cammino interessante quello di questa preghiera. Nacque in una maniera molto umile nei primi secoli del secondo millennio. Si diceva allora la preghiera dei salmi nella sua organizzazione liturgica, il salterio con le Lodi e i Vespri, ma c’erano tanti che non riuscivano a pregare con una preghiera che era fatta allora in latino e quindi si cominciò a sostituire i salmi con la preghiera del Pater, con la preghiera dell’Ave e questo pian piano assunse anche una certa organizzazione che variò a seconda delle circostanze, a seconda degli ambienti. Poi, progressivamente si aggiunse la meditazione dei Misteri. La preghiera andò crescendo fino a quando assunse la forma tipica che noi siamo abituati a recitare e questo avvenne in particolare quando, con San Pio V si istituì la festa della Madonna del Rosario, festa allora legata ad una particolare circostanza storica, la vittoria della cristianità sulla minaccia ottomana. Il Papa ritenne che questa vittoria fosse dovuta alla preghiera insistente dei cristiani, attraverso l’intercessione della Madre di Dio. La preghiera, da allora, è stata recitata dalla comunità cristiana secondo questo schema, fino a quando Giovanni Paolo II, due anni fa, con l’Anno del Rosario,che si è concluso lo scorso anno, ha dato un ulteriore ritocco a questa preghiera, focalizzandone meglio il suo aspetto cristologico e biblico, in modo particolare aggiungendo i Misteri della Luce.

 

D – Ma questa preghiera, che cosa dice agli uomini di oggi e come pregare oggi il Rosario?

 

R. – E’ una preghiera che dice molto se viene ben compresa. E’ una preghiera che ha un’anima fortemente contemplativa. La ripetizione, che tante volte vista così a distanza potrebbe sembrare una cosa meccanica, in realtà è tutta funzionale a un respiro dell’anima che, guardando a Gesù Cristo, si pone in un atteggiamento di contemplazione con gli occhi e con il cuore di Maria. Se si comprende il Rosario in questa chiave si vede come questa preghiera può veramente dare un tono all’animo cristiano, può aiutare le giornate del cristiano a stare sempre ben ancorate al mistero della nostra salvezza, in modo speciale a Gesù Cristo, che è il cuore, il centro della vita del cristiano. Purtroppo, qualche volta può capitare che la preghiera venga recitata al minimo delle sue possibilità. Anche questo non è un male, ma bene sarebbe che il popolo di Dio prendesse coscienza delle potenzialità di questa preghiera seguendo da vicino le indicazioni che ha dato il Papa. Personalmente ho visto miracoli  intorno alla riscoperta di questa preghiera. Persone che hanno trovato in questa preghiera nutrimento dell’anima e  motivo di conversione.

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NELL’ODIERNA MEMORIA LITURGICA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO,

 A DOHA CAPITALE DEL QATAR, LA POSA DELLA PRIMA PIETRA

DI CINQUE NUOVE CHIESE: NON AVVENIVA DA 13 SECOLI

- Ai nostri microfoni, padre Justo Lacunza -

 

 

Nell’odierna ricorrenza mariana della Beata Vergine del Rosario, ha luogo a Doha, capitale del Qatar, la cerimonia della posa della prima pietra di cinque luoghi di culto cristiani destinati a cattolici, ortodossi, protestanti, copti e anglicani. Le chiese sorgeranno su un terreno della capitale concesso dalle autorità del Paese, dove edifici di culto cristiani non si costruivano dal VII secolo. Alla parrocchia di Santa Maria del Rosario, che gestirà la futura chiesa, appartengono circa 48 mila fedeli di diversa nazionalità, presenti nell’emirato per motivi di lavoro. La nascita della missione cattolica  in Qatar risale al 1956. Oggi l’Eucaristia si celebra in diversi riti – latino, siro malabarese e siro-malankarese – e in diverse lingue: arabo, inglese, italiano, urdu, tagalog, tamil. Sul significato della cerimonia odierna, Giovanni Peduto ha intervistato padre Justo Lacunza, preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica:

 

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R. – Penso che questi nuovi luoghi cristiani, con una dimensione interconfessionale, hanno di fatto due significati profondi. Anzitutto, rappresentano una dimensione del dialogo interreligioso ed ecumenico fra le Chiese e in particolare fra cattolici, ortodossi, fra protestanti, copti ed anglicani. Allo stesso tempo ha anche un significato profondo, legato al dialogo interreligioso e interculturale, in un Paese dove la religione ufficiale è l’islam. Questo ci fa pensare alla necessità di avviare un dialogo attraverso le strade della conoscenza e del sapere reciproco. A questo proposito è importante tener conto che la Santa Sede ha dei rapporti diplomatici con il Qatar. Il nuovo ambasciatore dello Stato del Qatar presso la Santa Sede fu ricevuto da Giovanni Paolo II nel dicembre del 2003.

 

D. – Come vive la comunità cristiana nei Paesi arabi?

 

R. – Occorre fare una grande distinzione fra Paese e Paese. Mentre in Paesi come il Libano, la Siria, la Giordania e l’Egitto si parla di comunità di cristiani che sono radicati e che appartengono a quegli stessi Paesi, proprio perché sono nati lì e sono di madrelingua araba, questo non succede in altri Paesi come può essere l’Algeria, la Tunisia, il Marocco, l’Arabia Saudita ed altri Paesi del Golfo. In questa realtà Paesi come Arabia Saudita e Libia sono dei Paesi molto importanti in tal senso. Un aspetto importantissimo è la questione della libertà religiosa e la necessità di poter esprimere liberamente la fede cristiana in un contesto islamico in Paesi dove i credenti dell’islam rappresentano la maggioranza.

 

D. – In Arabia Saudita è vietato costruire Chiese, in Pakistan c’è la legge sulla blasfemia. Cosa dire?

 

R. – E’ compito degli Stati difendere la libertà religiosa con grande forza, senza calpestare nessuno, ma con voce molto incisiva e con una forte presenza delle parole e degli atteggiamenti del rispetto e di libertà, ma sempre affermando – in modo inconfondibile – che la libertà religiosa è il perno intorno al quale si costruiscono rapporti importanti. Infine occorre sapere che quando ci sono dei conflitti, quando ci sono delle persecuzioni o dei martiri, anche dei credenti che vengono uccisi, credo che occorre non soltanto condannare la violenza, ma occorre radunare le forze e sottolineare la necessità di uno spazio dove ognuno possa esprimere la propria fede e la propria religione dinanzi a Dio e dinanzi agli altri.

 

D. – Alcuni Paesi islamici hanno ancora difficoltà ad attuare il principio della reciprocità, che chiede per i cristiani gli stessi diritti che hanno i musulmani in Occidente…

 

R. – Occorre fare una distinzione a livello costituzionale, a livello di legge, a livello di diritti. La reciprocità è un aspetto molto importante e necessario per poter valutare e, allo stesso tempo, per poter documentare dove, come, e quando viene rispettata la libertà religiosa o non si rispetta per niente. Evidentemente non ci si può aspettare che solo per il fatto che nei Paesi europei si offre ai musulmani la libertà religiosa per esprimere la loro fede, significhi avere automaticamente un qualcosa in cambio. Penso che sia necessario dire: “Noi offriamo, perché siamo convinti”. Tuttavia è necessario dire che le Chiese abbiano una voce che dà loro la possibilità di rivolgersi alle coscienze e alla necessità di rispettare i valori e di rispettare i diritti dei singoli individui e, allo stesso tempo, i diritti delle comunità o dei gruppi che appartengono ad una fede diversa, ad una cultura, ad una civiltà diversa. 

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RIFLETTERE SU COME GARANTIRE FORMA E SOSTANZA ALLA DEMOCRAZIA

IN UNO SCENARIO CARICO DI TENSIONI E DI CONTRADDIZIONI

COME QUELLO ATTUALE

 E’ TRA GLI OBIETTIVI DELLA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DELLA CHIESA,

CHE SI SVOLGE DA OGGI AL 10 OTTOBRE A BOLOGNA

- Intervista con Giuseppe Dalla Torre -

 

 

Dibattere su come garantire forma e sostanza alla democrazia in un contesto carico di tensioni e di contraddizioni sul piano economico, politico, culturale, tecnologico, come quello attuale è al centro dei quattro giorni di lavori della 44esima Settimana Sociale dei cattolici, che inizia oggi a Bologna. L’incontro di quest’anno è dedicato, infatti, a “Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri”. Sul perché della scelta di questo tema, Dorotea Gambardella ha intervistato Giuseppe Dalla Torre, rettore dell’ateneo LUMSA di Roma:

 

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R. – Il tema da un lato è una prosecuzione dell’ultima Settimana Sociale del ’99 a Napoli sulla società civile, perché la democrazia deve essere forma della società civile e divenire società politica, e poi perché le forme di democrazia che noi abbiamo ereditato dal passato – le democrazie parlamentari, le democrazie costituzionali – non reggono più oggi in rapporto ai nuovi scenari che sono intorno a noi a livello planetario: i fenomeni della globalizzazione, della transnazionalità, della trasversalità di poteri nuovi emergenti che sfuggono al controllo dei singoli Stati e che quindi impongono il ripensare le regole della democrazia.

 

D. – I vari incontri saranno articolati in diversi seminari, tra cui uno incentrato sulla questione istituzionale…

 

R. – La settimana certamente vorrà essere, su questo tema, un fortissimo richiamo all’opinione pubblica e al mondo politico, sul fatto che le riforme istituzionali debbano essere pensate, guardando non soltanto ai nostri problemi interni, ma al contesto molto più ampio in cui ormai inevitabilmente ci troviamo collocati. Penso all’Europa, ma penso più in generale al sistema planetario globale.

 

D. – Quale può essere il contributo dei cattolici rispetto a questo ambito?

 

R. – Io credo che i cattolici abbiano da dare un contributo importante e forte, perché mi pare che siano in sostanza gli unici a possedere ormai un patrimonio dottrinale – penso alla dottrina sociale della Chiesa – idoneo a dare delle indicazioni, delle linee da seguire e quindi di far riflettere poi sulle applicazioni pratiche.

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CHIESA E SOCIETA’

7 ottobre 2004

 

 

I CATTOLICI DELL’ARCIPELAGO INDONESIANO CHIEDONO A GIAKARTA

MAGGIORE IMPEGNO NEL RISPETTO DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA

 

GIAKARTA. = “Ogni cittadino deve poter esprimere e praticare la propria fede”. Questo l’appello del Forum della comunità cattolica di Giakarta, in Indonesia, contenuto in una lettera indirizzata alla Commissione nazionale per i diritti umani. Il documento fa seguito all’attacco di domenica scorsa contro la chiesa “temporanea” di Santa Bernadetta, allestita, da dieci anni, nell’aula magna della scuola di Sang Timur. Un gruppo di islamici armati ha costretto le suore di Gesù Bambino, che guidano l’istituto, a chiudere tutto il complesso. I fondamentalisti accusano i parrocchiani di proselitismo. Nella lettera, il presidente del Forum, Djoko Wiyono, chiede al governo un maggiore impegno per la tutela dei diritti dei cattolici indonesiani, al fine di evitare altri incidenti e di favorire il dialogo e la pace nel territorio. Si richiede, inoltre, un aiuto specifico per la ricerca di un posto idoneo dove costruire una chiesa “permanente”. “Inoltre – afferma il presidente – chiediamo alle forze dell’ordine di impegnarsi nel garantire la sicurezza, così che le attività liturgiche possano svolgersi in pace”. La lettera è stata inviata anche all’attenzione di altri organi governativi e all’arcidiocesi di Giakarta. Intanto, sono migliaia i cattolici che non possono partecipare alla Messa, mentre circa 2000 studenti non possono frequentare le lezioni. (E.B.)

 

 

SEGNI DI SPERANZA PER LA CHIESA IN VIETNAM.

CONSACRATA LA NUOVA CATTEDRALE DI LANG SON, INAGIBILE DAL 1967

 

LANG SON. = Festa per la Chiesa in Vietnam. Dopo quasi 40 anni, la diocesi Lang Son, situata nell’estremo nord del Paese, ha di nuovo la sua cattedrale. Quella originale era, infatti, inagibile dal 1967, in seguito a un bombardamento delle forze americane durante la Guerra del Vietnam. La nuova chiesa è stata consacrata il 2 ottobre dall’ordinario locale, mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, alla presenza di circa 2 mila fedeli. Tra i concelebranti il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Mân, arcivescovo di Ho Chi Minh City, il cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung, arcivescovo emerito di Hanoi e 22 vescovi. Al temine della celebrazione, il cardinale Man ha evidenziato come la ricostruzione della cattedrale costituisca un segno emblematico della rinascita della Chiesa locale, duramente colpita dalla guerra e dalle successive vicissitudini politiche nel Paese. Nel 1999, ha ricordato, la diocesi non aveva alcun sacerdote attivo o religioso. Oggi, a cinque anni di distanza, essa conta cinque presbiteri, nove seminaristi, 20 candidati al sacerdozio, oltre a sette religiose domenicane e 29 catechisti. La costruzione della nuova cattedrale di Lang Son è iniziata nel 2002 ed è costata circa 328 mila dollari. Tra le sue particolarità, un campanile alto cinque piani con la forma di un tempio buddista. (L.Z.)

 

 

ALLA SCRITTRICE E POETESSA AUSTRIACA, ELFRIEDE JELINEK,

IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA. E’ LA DECIMA VOLTA CHE UNA DONNA

CONQUISTA IL PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO DELL’ACCADEMIA DI SVEZIA

 

STOCCOLMA.= “Per il fluire musicale di canto e contro-canto nei romanzi e nei drammi che con straordinario ardore linguistico rivelano l’assurdità dei cliches della società contemporanea e il loro potere soggiogante”. Con questa motivazione, l’Accademia svedese ha assegnato oggi il Nobel per la Letteratura alla scrittrice e poetessa austriaca Elfriede Jelinek. Per l’Austria si tratta del primo premio Nobel per la Letteratura, riconoscimento istituito nel 1901 e conquistato fino ad oggi da dieci donne. I temi ricorrenti nell’opera della 57enne scrittrice austriaca sono la sessualità, il potere e la violenza. La Jelinek, una delle più controverse scrittrici dell’era contemporanea, deve la sua fama internazionale al romanzo autobiografico “La Pianista” del 1983. Opera dal quale il regista Michael Haneke ha tratto un film di grande successo, premiato nel 2001 a Cannes. La Jelinek, femminista, (per oltre vent’anni iscritta al Partito comunista austriaco) è entrata in pieno nelle polemiche degli ambienti culturali austriaci contro l’ingresso nel governo di Vienna del partito di estrema destra, guidato da Joerg Haider. (A.G.)

 

 OLTRE 600 BAMBINI LIBERIANI SONO TORNATI IN FAMIGLIA

DALLA FINE DELLA GUERRA CIVILE

 

GINEVRA. = Sono oltre 600 i bambini liberiani ricongiunti alle proprie famiglie. Lo ha annunciato ieri a Ginevra il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), sottolineando l’intensificazione della propria attività all’indomani della guerra civile in Liberia. “Dopo aver stabilito l’identità del bambino e della sua famiglia – afferma Roland Hunzicher, coordinatore delle attività di ricerca in Liberia – il Cicr organizza un contatto tra di loro e assicura che il ricongiungimento sia unicamente volontario”. Attraverso l’esposizione di foto in luoghi pubblici, la ricerca delle piccole vittime è avvenuta in Liberia, Guinea, Sierra Leone e Costa d’Avorio. Secondo quanto riferiscono i dati del Cicr, attualmente sono in corso le trattative per avvicinare 1500 piccoli liberiani alle proprie famiglie. (E. B.)

 

 

LA COSTRUZIONE DELLA PACE E’ UNA SFIDA CHE INVESTE TUTTI,

SOPRATTUTTO QUANDO SI PARLA DI AFRICA, AFFLITTA DA NUMEROSI DRAMMATICI PROBLEMI. IN QUESTA PROSPETTIVA, I MEDIA PER PRIMI SONO CHIAMATI

A PROMUOVERE CORAGGIOSAMENTE I VALORI CHE ISPIRANO LA PACE.

 QUESTO, IN SINTESI, IL MESSAGGIO DI PADRE BORGOMEO,

DIRETTORE GENERALE DELLA RADIO VATICANA, ALLA 42.ESIMA SESSIONE ORDINARIA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’UNIONE DELLE RADIODIFFUSIONI E TELEVISIONI

NAZIONALI D’AFRICA, IN MOZAMBICO

- A cura di padre Joseph Ballong -

 

MAPUTO. = E’ stato il ministro della Cooperazione internazionale e degli Esteri del Mozambico, Leonard Simao, che ha ufficialmente aperto i lavori di questa 42.ma Sessione, in presenza dei rappresentanti del governo, del corpo diplomatico e dei numerosi delegati di quasi tutti i Paesi africani, nonché degli invitati di altre Unioni Radio e Televisioni europee e di organizzazioni internazionali. Nel suo discorso inaugurale, il ministro degli Esteri mozambicano ha sottolineato, tra l’altro, l’importanza essenziale dei mass-media nella vita economica, politica e sociale in un continente come quello africano e in un momento in cui il continente è impegnato nella lotta contro la povertà e le malattie come l’AIDS. Il presidente dell’Urtna, il mozambicano Arlindo Lopes, ha ribadito la necessità di far progredire gli obiettivi di sviluppo e di pace, attraverso il potere comunicativo della radio e della televisione e di affermare poi l’identità dell’Africa in un mondo globalizzato. Prima di proseguire i lavori sul tema della copertura degli avvenimenti sportivi, i partecipanti hanno ascoltato diversi messaggi, dell’Unione Europea e di organizzazioni internazionali, tra cui il messaggio del direttore generale di Radio Vaticana, padre Pasquale Borgomeo. Questo messaggio è stato molto apprezzato dai delegati e il presidente dell’Urtna ha ringraziato la Radio Vaticana per la sua presenza fedele, ormai da numerosi anni, ai lavori delle assemblee dell’Urtna.

 

 

AL VIA OGGI IN TURCHIA IL SIMPOSIO ISLAMO-CRISTIANO DI ISTANBUL.

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

ISTANBUL. = La seconda edizione del simposio islamo-cristiano, organizzato dalla fraternità cappuccina, presente a Istanbul dal 1927, è iniziata questa mattina con la partecipazione di oltre 80 persone, tra professori di varie università e studenti musulmani e cristiani. Nati per conoscersi e rispettarsi, i simposi di Istanbul – ha detto il prof. Ismail Taspinar dell’Università di Marmara – si stanno affermando con la vitalità delle cose giovani. Ha poi parlato della creazione dell’uomo e del suo perché, secondo l’insegnamento del Corano. Dopo aver ricordato che Dio creò l’uomo “halife”, cioè vicario, servitore, contro il parere degli angeli, contrari ad un essere che avrebbe sparso corruzione e sangue, il professore ha detto che l’uomo è stato creato per adorare, servire e pregare Dio, soprattutto “pregare”, la parola più ripetuta nel Corano. Dovere dell’uomo è, quindi, non solo essere homo politicus, ma anche homo eticus e homo iustus, realizzando l’homo universalis, che riassume tutto in una dimensione materiale e spirituale. Da parte cattolica ha parlato il noto islamologo padre Maurizio Bormanns. Dopo aver ribadito l’opportunità di questi incontri, piccole pietre che contribuiscono alla costruzione di un grande edificio, padre Bormanns ha sottolineato che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, sottolineando che il Corano ripete più o meno la stessa cosa; facendo notare, inoltre, che nella concezione cristiana Dio ha creato l’uomo non soltanto perché lo preghi, lo adori, lo serva e obbedisca ai suoi comandi, ma anche perché partecipi ai suoi doni, alla sua vita e lo riconosca come Padre. Nei giorni che verranno si parlerà della risposta dell’uomo alla chiamata di Dio e Gesù Cristo, di come l’Islam vede l’uomo, della responsabilità dell’uomo nel creato, della sua solidarietà con i fratelli e dell’uomo come cittadino della città degli uomini e della città di Dio.

 

 

NELL’ODIERNO ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE DI SANTA BRIGIDA DI SVEZIA,

TUTTE LE SUORE BRIGIDINE RINNOVANO I LORO VOTI INSIEME CON

L’ABBADESSA GENERALE, MADRE TEKLA FAMIGLIETTI

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Sulla Piazza Farnese, in pieno centro storico a Roma, si affaccia la casa dove visse per 24 anni santa Brigida di Svezia, venerata parimenti dai cattolici e dai suoi connazionali luterani. Assieme alle suore brigidine vi si ritrovano gli svedesi in visita a Roma, come pure questa mattina per la Santa Messa celebrata in occasione dell’anniversario della canonizzazione della grande mistica del nord (7 ottobre 1391). Ha presieduto la concelebrazione il vescovo di Caltanissetta, mons. Mario Russotto, che negli anni addietro è stato assistente spirituale delle Suore di Santa Brigida. In questa occasione, tutte le religiose dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida rinnovano i loro voti, assieme all’abbadessa generale, madre Tekla Famiglietti, 66 anni, che ha recentemente compiuto i cinquant’anni della sua professione religiosa. Brigida nacque nel 1303 in Svezia, presso Uppsala, da nobile famiglia. Sposa e madre di otto figli, morto il marito offrì i suoi averi ai poveri, dedicandosi a vita ascetica e fondando in seguito l’Ordine del Santissimo Salvatore.  Venuta a Roma per chiedere al Papa l’approvazione della Regola nel 1349, vi rimase di fatto fino alla morte, nel 1373. Il primo ottobre 1999 Giovanni Paolo II l’ha proclamata Patrona dell’Europa, insieme con santa Caterina da Siena e a santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Oggi le suore di santa Brigida, rifondate dalla beata Elisabetta Hesselblad nel 1911, sono oltre seicento, in 45 comunità diffuse in Italia, in tutto il nord Europa e in Messico, Cuba, India, Filippine e Terra Santa.

 

 

MORTO IN INGHILTERRA L’ABATE BENEDETTINO GILBERT JONES.

PER LUNGO TEMPO HA COLLABORATO CON LA RADIO VATICANA

 

RAMSGATE. = Lo scorso 5 ottobre, nell’Abbazia di Ramsgate, in Inghilterra, è morto l’abate benedettino Gilbert Jones. Noto ai nostri ascoltatori di lingua inglese per aver presentato per molti anni una rubrica settimanale, dal titolo “Ask the Abbot”, aveva una particolare abilità nel rispondere a domande sulla fede spesso provocatorie. Con uno spiccato senso dello humor e con spirito incisivo, non tradiva mai la sua pragmatica capacità di offrire una soluzione efficiente e precisa alle domande postegli. Ormai in pensione, l’abbiamo conosciuto quando ricopriva la carica di presidente della Congregazione Benedettina di Subiaco, scoprendo presto il suo passato di attore teatrale e presentatore dell’emittente BBC. Ne è nata una collaborazione fertile durata quindici lunghi anni. Ci mancherà. (V.S.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 ottobre 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

Un responsabile della stazione televisiva regionale ufficiale Iraqiya a Mossul, nel nord del Paese, è stato assassinato da sconosciuti. Si tratta del primo omicidio che colpisce un responsabile della TV. Tre mesi fa il direttore della sede di Kirkuk era sfuggito ad un analogo attentato. In nottata un soldato americano è stato ucciso e due feriti in un attacco vicino a Falluja. Intanto, l'esercito americano ha liberato 74 iracheni detenuti nel carcere di Abu Ghraib. Tra questi ci sarebbe un autorevole collaboratore del leader radicale sciita Moqtada al Sadr. Secondo alcuni osservatori, il rilascio potrebbe essere essere volto  a favorire il negoziato per una tregua tra le forze USA e la milizia sciita nel popoloso e povero quartiere sciita Sadr City di Baghdad. Sul piano politico, fanno discutere negli Stati Uniti i rapporti pubblicati dalla CIA proprio in relazione all’Iraq. Fausta Speranza:

 

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Quella combattuta dagli USA in Iraq si è rivelata una guerra alle intenzioni più che alle minacce concrete. Saddam intendeva sviluppare nuovi programmi di armi proibite se fossero cadute le sanzioni contro il suo regime, ma non ne aveva i mezzi. Nel 2003 era meno pericoloso che nel 1998. Questa la fotografia offerta dalla CIA. Ancora: le armi nucleari o biochimiche non sono state trovate, così come non sono emerse prove certe che leghino l’ex regime col terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi. Tutto compare, nero su bianco, nei rapporti dell’intelligence americana che, presentati in questa fase di corsa per la Casa Bianca, risultano più pesanti che mai.  Charles Duelfer, il capo degli ispettori della CIA incaricati di dare la caccia alle armi di distruzione di massa, ha spiegato al Congresso di non aver trovato scorte di armi, né di aspettarsi di trovarle in futuro. E un altro ufficio della stessa CIA, quello degli analisti che si occupano del leader della guerriglia Zarqawi, ha consegnato alla Casa Bianca una relazione in cui viene dipinto come un terrorista assai più indipendente da Al Qaeda e Baghdad di quanto l’amministrazione Bush abbia sostenuto.

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Violenze anche in Medio Oriente. Due palestinesi di 12 e 14 anni sono stati colpiti a morte nel nord della Striscia di Gaza dal veicolo militare che ha sparato contro un gruppo di persone che, secondo fonti israeliane, si apprestavano a lanciare un razzo Qassam. Finora, novanta palestinesi sono stati uccisi dalle Forze Armate israeliane durante l’offensiva contro la zona, cominciata il 28 settembre.

Nuovo record per il petrolio: i futures per la consegna a novembre sono  saliti a 52,38 dollari a New York. Il prezzo medio del petrolio OPEC ha raggiunto i 42,26 dollari e il brent è arrivato a 48,45 dollari.

 

Reazioni discordi al Parlamento europeo al parere favorevole espresso dalla Commissione, anche se con molte condizioni, all’avvio dei negoziati con la Turchia. I più preoccupati i Popolari: sulla natura stessa dell'Unione che avrebbe un ingresso della Turchia e per il rischio di un legame negativo fra la questione turca e quella della ratifica della Costituzione europea. Positivo, invece, il giudizio di Socialisti, Verdi e Sinistra europea che ritengono, però, essenziale un monitoraggio scrupoloso e rigoroso del rispetto dei diritti umani in Turchia. E guardando alle reazioni della stampa turca, si trovano oggi su tutti i media toni entusiasti che parlano di “grande giorno”. Ma a proposito delle condizioni poste dalla Commissione, Fausta Speranza ha intervistato il presidente della delegazione UE-Turchia, Joost Lagendijk:

 

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R. – THE EUROPEAN COMMISSION RECOMMENDS TO CLOSELY MONITOR …

La Commissione Europea raccomanda che vengano monitorate da vicino le riforme in Turchia. Penso che ciò sia un bene. Andrei anche oltre, dicendo che avremmo dovuto farlo anche nel passato proprio con qualche altro Stato membro. E se le cose vanno male in Turchia o le riforme non verranno applicate, allora ci sarà la possibilità che i negoziati subiscano un arresto. Penso che questo sia un buon modo di condurre i negoziati con la Turchia. Un altro punto - e questa è una delle lezioni che abbiamo appreso dall’allargamento in questi ultimi anni - è che dovremmo davvero guardare quello che sta accadendo sul terreno, nella pratica, e non solo vedere quelle che sono le promesse da parte del governo turco. Quindi, queste sono le condizioni  che penso mostrino anche come per l’Europa questi negoziati con la Turchia siano estremamente importanti.

 

D. – Quali sono le difficoltà maggiori?

 

R. – WE WOULD HAVE TO LOOK …

Dovremo fare attenzione soprattutto ai miglioramenti nel campo dei diritti umani. Ce ne sono stati molti in questi ultimi anni, ma molto resta ancora da fare. Se vogliamo dare un’idea del fenomeno, possiamo dire che la situazione è molto migliorata, di circa l’80 per cento. Sarà difficile per la Turchia, ma dovrà raggiungere questi standard al 100 per cento, per esempio, scongiurando il pericolo di tortura nelle stazioni di polizia. Si devono, inoltre, sviluppare altre parti del Paese, al di fuori di Istanbul, anche da un punto di vista economico. Questa sarà un’impresa difficile e penso che avranno bisogno grosso modo di una decina di anni per farlo. Sarà difficile, ma sono sicuro che saranno capaci di farlo.

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Le polizie francese e spagnola, nel quadro delle indagini dopo l’arresto del leader Mikel Antza e di diversi altri membri, stanno cercando un covo dell’Eta nel quale sarebbero nascosti milioni di Euro e che costituirebbe la “banca” segreta dell’organizzazione.

 

Il ritrovamento del nascondiglio del denaro, frutto soprattutto della cosiddetta “imposta rivoluzionaria” cui sono costretti gli imprenditori del Paese Basco, infliggerebbe un altro durissimo colpo all’Eta, già privata, almeno per il momento del suo vertice e di gran parte delle armi ed esplosivi ritrovati in altri rifugi in territorio francese. La Annoto, compagna del leader Antza catturata con lui, era responsabile della cosiddetta “imposta rivoluzionaria”. Gli inquirenti, dunque, ritengono che i due sappiano dove si trova la “banca” segreta.

 

Vecchio, stanco e deluso dalla  lentezza del processo di normalizzazione in corso nel paese, il  re della Cambogia Norodom Sihanuk ha offerto oggi di abdicare in una lettera inviata al Parlamento cambogiano. Ne ha dato l’annuncio suo figlio Norodom Ranariddh, presidente dell'Assemblea Nazionale di Phnom Penh, il quale si è augurato che non si tratti “di un’abdicazione irrevocabile”. In una “lettera al popolo cambogiano” pubblicata sul suo sito Internet, l’82.enne sovrano  afferma di essere “troppo vecchio” per continuare a governare il Paese. Alcuni osservatori ritengono che l’abdicazione sia un modo per mettere sotto pressione il Parlamento stesso affinché si affretti a scegliere il suo successore, ruolo nel quale Sihanouk vedrebbe con piacere suo figlio Sihamoni, di 51 anni,  che vive in Francia. Si ignora se il re si trovi ancora a Pechino, dove si era recato qualche mese fa per ragioni di salute.

 

Il presidente francese Jacques Chirac ha difeso la diversità delle lingue e delle culture di fronte a quella che ha definito l’egemonia culturale americana, affermando che questa condurrà inevitabilmente “ad  una vera catastrofe ecologica”. Parlando davanti a centinaia di studenti vietnamiti ad Hanoi, dove si trova in visita, Chirac ha difeso gli sforzi della Francia in favore della diversità culturale, in  particolare in seno al WTO, l’Organizzazione mondiale del  commercio. A suo avviso, se si segue la tesi degli Stati Uniti secondo al quale i beni culturali sono merci come le altre, questo avrà come conseguenza che “tutte le espressioni culturali saranno soffocate a beneficio della cultura americana”.   

 

Dopo due giorni di sosta è ripreso ieri il ponte aereo tra Lampedusa e Tripoli: quattro Hercules C-130 dell’Aeronautica militare hanno imbarcato 360 ex-tracomunitari; altri 99 sono stati trasferiti col traghetto di linea a Porto Empedocle, lasciando nel Centro di prima accoglienza dell’isola circa 200 persone. Per stamani è prevista la visita agli immigrati rimasti nel centro di un funzionario dell’UNHCR, l’ufficio ONU per i rifugiati. Dalla Libia i mille immigrati clandestini, respinti dall’Italia, sono tutti egiziani e dunque sono stati inviati verso l’Egitto. La cooperazione internazionale nella lotta all’immigrazione clandestina e i problemi legati al rimpatrio degli illegali saranno certamente fra i temi che Berlusconi affronterà oggi con il leader libico Gheddafi, in occasione dell’inaugurazione di un gasdotto a Mellita che collegherà la Libia alla Sicilia.

 

 

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