RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
281 - Testo della trasmissione di giovedì 7 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Alla
scrittrice e poetessa austriaca, Elfriede Jelinek, il Premio Nobel per la
letteratura
Oltre 600 bambini liberiani sono tornati in famiglia
dalla fine della guerra civile
Al via oggi in Turchia il Simposio islamo-cristiano
di Istanbul
Iraq: un responsabile della TV Iraqiya ucciso a
Mossul. Tra i 74 detenuti
rilasciati a Abu Ghraib, un autorevole collaboratore di Moqtada al Sadr
Due
adolescenti palestinesi uccisi in Medio Oriente
Il prezzo del petrolio sfonda la barriera dei 52 dollari.
7 ottobre 2004
DIO
HA DATO ALL’UOMO LA CAPACITA’ DI ARRIVARE CON LA SUA RAGIONE
ALLE VERITA’ FONDAMENTALI DELLA VITA E ALLE NORME
DEL RETTO AGIRE
I bambini morti senza Battesimo e
la Legge morale naturale, sono i temi allo studio della Commissione teologica
internazionale, guidata dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la dottrina della Fede, riunita in sessione planaria, fino a
domani a Roma, a 35 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1969, per aiutare
la Santa Sede su questioni dottrinali di particolare importanza. E sono temi di
“massimo interesse”, quelli che impegneranno nei prossimi anni La Commissione,
come ha sottolineato stamane il Papa, ricevendo in udienza gli studiosi di
teologia, di diverse scuole e nazioni. Il servizio di Roberta Gisotti:
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La sorte dei bambini morti senza
Battesimo – ha osservato Giovanni Paolo II - non è “un problema teologico
isolato”, ma s’intreccia con “altri temi fondamentali”, come “la volontà
salvifica universale di Dio, la mediazione unica e universale di Gesù Cristo,
il ruolo della Chiesa, sacramento universale di salvezza, la teologia dei
sacramenti, il senso della dottrina sul peccato originale…” ”Toccherà a voi –
ha raccomandato quindi il Santo Padre ai teologi – scrutare il ‘nexus’ fra
tutti questi misteri” e offrire “aiuto per una prassi pastorale più coerente e
illuminata”. Ricordiamo che il Catechismo della Chiesa cattolica prevede che i
bambini morti senza Battesimo siano affidati “alla misericordia di Dio” “che
vuole salvi tutti gli uomini”, ubbidendo a Gesù che ha detto “Lasciate che i
bambini vengano a me e non glielo impedite”, consentendo quindi di sperare “che
vi sia una salvezza per questi bambini”.
Riguardo il tema della Legge
morale naturale il Santo Padre ribadito quanto già scritto nelle Encicliche Veritatis splendor e Fides et ratio, osservando che “è stata da sempre una convinzione della
Chiesa che Dio abbia dato all’uomo la capacità di arrivare con la luce della
sua ragione alla conoscenza di verità fondamentali sulla sua vita e il suo
destino, e in concreto sulle norme del suo retto agire.” E “sottolineare
davanti ai nostri contemporanei questa possibilità – ha spiegato Giovanni Paolo
II - è di grande importanza per il dialogo con tutti gli uomini di buona
volontà e per la convivenza ai più diversi livelli su una base etica comune.”
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PRESENTATO IERI A FRANCOFORTE IL NUOVO LIBRO DEL
PAPA.
USCIRA’ NELLA PRIMAVERA DEL 2005
- Intervista con Joaquin Navarro-Valls -
Il mistero dell’uomo e il
mistero del male sono i grandi temi che si fronteggiano in “Memoria ed
identità”, il nuovo libro di Giovanni Paolo II, la cui pubblicazione è stata
annunciata ieri alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte. Ce ne parla
Alessandro Zaccuri, inviato del quotidiano Avvenire.
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Il libro è una serrata indagine
sui drammi del Novecento che il Papa ha condotto rispondendo alle
sollecitazioni di Krzysztof Michalski e Jozef Tischner, i due
intellettuali polacchi ai quali si deve l’iniziativa di questa conversazione
svoltasi nel 1993. Inevitabile in un simile contesto la riflessione sui
totalitarismi che – scrive Giovanni Paolo II – sono stati per il secolo scorso
una grande eruzione di male. Il nazismo, anzitutto: al quale – sono ancora
parole del Papa – Dio ha concesso dodici anni di esistenza e dopo dodici anni
quel sistema è crollato”. Si vede – prosegue il Papa – che quello era il limite
imposto dalla Divina Provvidenza ad una simile follia. In verità non era stata
soltanto una follia, era stata una bestialità”. E il comunismo? “Se è
sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé una prospettiva di
ulteriore sviluppo” – osserva il Pontefice, riferendosi alla situazione del
dopoguerra – deve esserci un qualche senso in tutto questo. Un senso che va
ritrovato nel ruolo svolto dal comunismo stesso nella sconfitta del nazismo.
“Ciò che veniva fatto di pensare – conclude il Papa – era che quel male fosse
in qualche modo necessario al mondo e all’uomo”.
Pubblicato da Rizzoli, a cui la
Libreria Editrice Vaticana ha riservato le attività per la cessione dei diritti
esteri, “Memorie ed identità” arriverà nelle librerie nella prossima primavera,
fornendo – c’è da scommetterci – molti spunti di dibattito e di riflessione.
Da Francoforte, per la Radio
Vaticana, Alessandro Zaccuri.
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E tra le frasi del nuovo libro
che più hanno fatto discutere c’è proprio quella relativa al comunismo, “male
in qualche modo necessario”. Su questo pensiero del Papa abbiamo ascoltato il
commento del direttore della Sala Stampa vaticana Joaquin Navarro Valls, che ha
presentato il libro a Francoforte. L’intervista è di Sergio Centofanti:
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R. – Intanto bisognerebbe,
quando sarà pubblicato il libro, leggere tutto il paragrafo dove il Papa
esprime questo tipo di pensiero. Non si può fare un riduzionismo e dire:
“questo è buono o meno”. Il Papa parte da un’idea classica, come nel pensiero
cristiano di Tommaso d’Aquino, dove il male è visto soprattutto come assenza di
bene. Quello che alle volte capita è che l’assenza di bene non è però totale e
rimane anche una particella o un qualcosa di bene. E’ proprio da questo
concetto che il Papa arriva a parlare dei temi come il nazismo, il comunismo,
etc.
D. – Quindi una visione della storia
in cui Dio sa trarre sempre il bene dal male compiuto dall’umanità?
R. – Effettivamente. E’ un
pensiero, forse, per la prima volta formulato in San Paolo. La grande virtù di
questo libro è che il Papa stabilisce un collegamento molto stretto tra questo
pensiero e realtà, che se non vengono capite da questa prospettiva, rimangono
incomprensibili.
D. – Personalmente cosa la
colpisce di più in questo libro?
R. – Quell’ottimismo, che è un
ottimismo cristiano, anche di fronte ai grandi mali e alle tragedie di cui
l’Europa è stata in parte vittima e in parte protagonista nell’ultimo secolo.
D. – I proventi della vendita a
chi andranno?
R. – Il Papa esplicitamente non
lo ha ancora detto. Credo che sarà adottato lo stesso criterio utilizzato nei
libri precedenti. Tutti i proventi di queste opere letterarie che sono state
pubblicate vengono dal Papa destinati alle opere di carità in diverse aree. Ci
sono tanti progetti e tanti bisogni in Paesi come l’Africa. Ricordo che “Varcare la soglia della speranza” ha avuto
un enorme successo – sono state vendute più di 20 milioni di copie – e il Papa
ha destinato una parte importante di questi proventi alla ricostruzione delle
Chiese nei Paesi devastati dalla guerra nei Balcani. Anche questa volta credo
che sicuramente verranno, quindi, destinati ad opere di carità in diverse parti
del mondo.
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RINUNCE E NOMINE
In
Austria, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Sankt Pölten presentata da mons. Kurt Krenn, in conformità al canone
401, paragrafo 2 del Codice di diritto canonico. Ricordiamo che in base a
questo paragrafo “il vescovo diocesano che per infermità o altra grave causa risultasse
meno idoneo all’adempimento del suo ufficio, è vivamente invitato a presentare
la rinuncia all’ufficio”. Come è noto, la diocesi di Sankt Pölten è stata
scossa, nei mesi scorsi, da uno scandalo a sfondo sessuale, che ha colpito il
seminario diocesano. Scandalo in cui sono rimasti coinvolti il rettore e il
vice-rettore dell’istituto e alcuni seminaristi. In alcuni computer del
seminario è stato trovato anche del materiale pedo-pornografico. L’istituto è
stato chiuso lo scorso 12 agosto, dopo un’inchiesta condotta dal Visitatore
apostolico, nominato dal Papa, mons. Klaus Küng. Proprio quest’ultimo è stato
scelto dal Papa come successore di mons. Krenn.
Nato a
Bregenz nella diocesi austriaca di Feldkirch, nel 1940, mons. Küng è stato
ordinato sacerdote a Madrid nell’agosto del 1970 per la Prelatura personale
della Santa Croce e dell’Opus Dei. Nel 1989 è stato eletto vescovo di Feldkirch.
Il 20 luglio del 2004 è stato nominato Visitatore apostolico per la diocesi di
Sankt Pölten. Mons. Küng è membro della Congregazione per il Clero e Consultore
del Pontificio Consiglio per la Famiglia. In seno alla Conferenza episcopale
austriaca è incaricato per la pastorale della Famiglia.
Il Papa
ha inoltre accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di
Sankt Pölten, presentata da mons. Heinrich Fasching, per sopraggiunti limiti
d’età.
In
Scozia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Paisley, presentata da mons. John Aloysius Mone per sopraggiunti
limiti d’età.
IL RAFFORZAMENTO DELL’ONU E LA PROMOZIONE SOCIALE
DEI PAESI IN VIA
DI SVILUPPO AL CENTRO DI TRE INTERVENTI, AL
PALAZZO DI VETRO,
DELL’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE
DELLA
SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE
- A cura di Alessandro Gisotti -
“Per
rafforzare le Nazioni Unite bisogna far sì che questo sistema sia fondato sulla
cooperazione piuttosto che sulla competizione fra gli Stati”. E’ quanto
sottolineato dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della
Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto in questi giorni alla 59.ma sessione
dell’Assemblea Generale dell’Onu. Mons. Migliore ha così messo l’accento sulla
necessità di un approccio multilaterale alle crisi internazionali. A proposito
dell’attuale discussione sulla riforma del sistema dell’Onu, ha affermato che
“la composizione del Consiglio di sicurezza dovrebbe riflettere per quanto
possibile la rappresentanza della popolazione mondiale, delle regioni
geo-politiche e dei differenti livelli di sviluppo economico e culturale”.
Il
presule è intervenuto anche sul tema dello sviluppo sociale dei Paesi poveri. Sarebbe
utile, ha avvertito mons. Migliore, che “quanti vivono ai margini della società
siano considerati veri attori del proprio sviluppo”. In tale contesto, “è
necessario passare dall’assistenzialismo ad una strategia di responsabilizzazione.
Questo – ha proseguito – significa abbandonare la politica in cui persone o
gruppi sono considerati oggetti dell’intervento, verso politiche in cui essi
diventano i protagonisti del proprio sviluppo”. D’altro canto, lo sviluppo
sociale, ha rilevato il diplomatico vaticano, ha un “ruolo vitale per stabilire
pace e sicurezza”. La Santa Sede, ha detto ancora, crede nello “sviluppo della
persona umana, che realizza le capacità umane”. Ha infine ricordato l’impegno
vaticano per l’approvazione di una “Convenzione internazionale comprensiva e
integrale per la promozione e la protezione dei diritti e della dignità di
persone con disabilità”.
Significativo
anche l’intervento dell’arcivescovo Migliore sul tema dello sviluppo sostenibile.
Tutti gli esseri umani, ha ribadito, hanno “diritto ad una vita sana in armonia
con la natura” e devono essere “il centro delle preoccupazioni” di uno sviluppo
davvero sostenibile. E’ allora necessario garantire un’adeguata responsabilità
da parte di chi dirige i progetti di sviluppo sostenibile. Ha poi lanciato un
appello affinché si realizzi una “strategia integrata” all’insegna della
solidarietà. Parlando, infine, del Decennio internazionale dedicato “all’acqua
per la vita” ha sottolineato che non solo l’acqua è un elemento fondamentale
della vita e dello sviluppo, ma che “ognuno ha il diritto a che sia pulita,
sicura ed adeguata a migliorare la vita”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“La Rivelazione illumina la ricerca del dialogo e
della convivenza umana” è il messaggio che Giovanni Paolo II ha rivolto ai
membri della Commissione Teologica Internazionale ricevuti in udienza.
Iraq: per la CIA Saddam non disponeva di armi di
distruzione di massa. Medio Oriente: due adolescenti palestinesi uccisi in
nuovi raid nella Striscia di Gaza. Pakistan: massacro ad un raduno di sunniti a
Multan: uccise 45 persone e ferite altre 100 in un duplice attentato.
Nelle pagine vaticane, le celebrazioni
nell’anniversario della canonizzazione (7 ottobre 1391) di Santa Brigida di
Svezia. Le celebrazioni per il 50.mo dell’incoronazione della Vergine
Immacolata nella Basilica dei francescani conventuali di Catanzaro.
Nelle pagine estere, L’”Atlante
Politico” di Giuseppe M. Petrone sul tema “Afghanistan: prime elezioni politiche;
Kabul: l’ex Re Zahir esorta a recarsi alle urne. Unione Europea: serrato
dibattito parlamentare sull’adesione della Turchia. Sudan: distribuiti dal PAM
aiuti alimentari ad un milione e 300.000 persone.
Nella pagina culturale, la
notizia del Premio Nobel per la Letteratura assegnato a Elfriede Jelinek e la
mostra “Beautiful Minds” a Firenze sui 19 Nobel italiani.
Nelle pagine italiane, i temi
delle riforme, e della Finanziaria.
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7 ottobre 2004
VIOLENZA TRA SUNNITI E SCIITI:
IL PAKISTAN CONTA LE VITTIME DELL’ENNESIMA STRAGE
- Intervista con Elisa Giunchi -
È salito a 45 morti il bilancio dei due attentati di questa notte a
Multan, nel centro del Pakistan, dove un’autobomba ed una moto carica di
esplosivo hanno provocato anche il ferimento di oltre un centinaio di fedeli
sunniti. Una rappresaglia, secondo gli osservatori, per l’attentato di venerdì
scorso nella moschea sciita di Sialkot. Sui difficili rapporti tra le due
componenti islamiche del Paese, Andrea Sarubbi ha intervistato Elisa Giunchi,
docente di Storia ed istituzioni dei Paesi islamici all’Università di Milano:
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R. –
Innanzitutto vorrei sottolineare l’inasprimento dei rapporti tra sunniti e
sciiti, iniziato già negli anni ’80 come reazione alle politiche che miravano a
islamizzare il Paese secondo una versione sunnita particolare. Probabilmente
negli anni ’80 vi era anche la rivalità tra Iran e Arabia Saudita che aveva
delle diramazioni in Pakistan, così come in altri Paesi. Quindi, è abbastanza
noto che i gruppi estremisti sunniti abbiano ricevuto e probabilmente continuino
a ricevere finanziamenti da parte dell’Arabia Saudita ed è altrettanto noto che
i gruppi estremisti sciiti, per lo meno negli anni ’80 – oggi non si sa –
abbiano ricevuto finanziamenti da parte dell’Iran. In alcune aree i problemi
tra le due comunità hanno origini, più che ideologiche, di tipo economico. Ma
sicuramente queste violenze continue non hanno fatto che inasprire sul terreno
i rapporti tra vicini, all’interno delle singole comunità.
D. –
Secondo molti analisti le violenze in Pakistan stanno crescendo perché c’è
un’infiltrazione dall’estero di Al Qaeda. E’ una spiegazione plausibile?
R. –
Sì, è plausibile, perché questi gruppi estremisti hanno avuto e hanno tuttora
chiari legami con Al Qaeda, legami che continuano a venire fuori man mano che
vengono arrestati personaggi legati alle varie fazioni estremiste. E’ molto
probabile che quindi abbiano finanziamenti da Al Qaeda e seguano in qualche
modo una qualche regia di destabilizzazione, pianificata da Al Qaeda, e non
solo in Pakistan.
D. –
Questi attentati però dimostrano anche una debolezza di Musharraf, che forse
troppo in fretta è stato considerato anche dagli americani un bastione contro
il terrorismo…
R. – In
verità non è stato fatto tantissimo dopo l’11 settembre dal governo di Musharraf
per fermare l’estremismo. E’ vero, l’amicizia con i talebani è stata rinnegata
ed è cosa di non poco conto. I gruppi estremisti, poi, sono sì stati in alcuni
casi messi al bando, ma sono poi rinati sotto nomi diversi. I loro
rappresentanti continuano a fare propaganda anti governativa, anti occidentale
ed anti sciita. L’atmosfera di violenza, l’indottrinamento dei giovani in senso
intollerante continua ad avvenire nel Paese e si ha l’impressione che il
governo non faccia molto per limitare il diffondersi della violenza e degli
episodi di intolleranza.
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OGGI, 7 OTTOBRE,
FESTIVITA’ LITURGICA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO.
L’INVITO DEL PAPA AI CRISTIANI:
“FATE DEL ROSARIO LA VOSTRA PREGHIERA D’OGNI
GIORNO”
- Intervista con l’arcivescovo Aurelio Sorrentino
-
Oggi la
Chiesa celebra la Memoria liturgica della Beata Vergine del Rosario. Ieri lo ha
ricordato durante l’udienza generale Giovanni Paolo II che ha lanciato un nuovo
invito ai cristiani : “Fate del Rosario la vostra preghiera d’ogni giorno”. Ma
come è nata questa preghiera? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo
Domenico Sorrentino, segretario della Congregazione per il culto divino e la
disciplina dei sacramenti:
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R. – E’ un cammino interessante
quello di questa preghiera. Nacque in una maniera molto umile nei primi secoli
del secondo millennio. Si diceva allora la preghiera dei salmi nella sua
organizzazione liturgica, il salterio con le Lodi e i Vespri, ma c’erano tanti
che non riuscivano a pregare con una preghiera che era fatta allora in latino e
quindi si cominciò a sostituire i salmi con la preghiera del Pater, con la
preghiera dell’Ave e questo pian piano assunse anche una certa organizzazione
che variò a seconda delle circostanze, a seconda degli ambienti. Poi,
progressivamente si aggiunse la meditazione dei Misteri. La preghiera andò
crescendo fino a quando assunse la forma tipica che noi siamo abituati a
recitare e questo avvenne in particolare quando, con San Pio V si istituì la
festa della Madonna del Rosario, festa allora legata ad una particolare
circostanza storica, la vittoria della cristianità sulla minaccia ottomana. Il
Papa ritenne che questa vittoria fosse dovuta alla preghiera insistente dei
cristiani, attraverso l’intercessione della Madre di Dio. La preghiera, da
allora, è stata recitata dalla comunità cristiana secondo questo schema, fino a
quando Giovanni Paolo II, due anni fa, con l’Anno del Rosario,che si è concluso
lo scorso anno, ha dato un ulteriore ritocco a questa preghiera, focalizzandone
meglio il suo aspetto cristologico e biblico, in modo particolare aggiungendo i
Misteri della Luce.
D – Ma questa preghiera, che
cosa dice agli uomini di oggi e come pregare oggi il Rosario?
R. – E’ una preghiera che dice
molto se viene ben compresa. E’ una preghiera che ha un’anima fortemente
contemplativa. La ripetizione, che tante volte vista così a distanza potrebbe
sembrare una cosa meccanica, in realtà è tutta funzionale a un respiro
dell’anima che, guardando a Gesù Cristo, si pone in un atteggiamento di contemplazione
con gli occhi e con il cuore di Maria. Se si comprende il Rosario in questa
chiave si vede come questa preghiera può veramente dare un tono all’animo
cristiano, può aiutare le giornate del cristiano a stare sempre ben ancorate al
mistero della nostra salvezza, in modo speciale a Gesù Cristo, che è il cuore,
il centro della vita del cristiano. Purtroppo, qualche volta può capitare che
la preghiera venga recitata al minimo delle sue possibilità. Anche questo non è
un male, ma bene sarebbe che il popolo di Dio prendesse coscienza delle
potenzialità di questa preghiera seguendo da vicino le indicazioni che ha dato
il Papa. Personalmente ho visto miracoli
intorno alla riscoperta di questa preghiera. Persone che hanno trovato
in questa preghiera nutrimento dell’anima e
motivo di conversione.
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NELL’ODIERNA MEMORIA LITURGICA DELLA BEATA VERGINE
DEL ROSARIO,
A DOHA
CAPITALE DEL QATAR, LA POSA DELLA PRIMA PIETRA
DI CINQUE NUOVE CHIESE: NON AVVENIVA DA 13 SECOLI
- Ai nostri microfoni, padre Justo Lacunza -
Nell’odierna ricorrenza mariana della Beata Vergine del Rosario, ha luogo
a Doha, capitale del Qatar, la cerimonia della posa della prima pietra di
cinque luoghi di culto cristiani destinati a cattolici, ortodossi, protestanti,
copti e anglicani. Le chiese sorgeranno su un terreno della capitale concesso
dalle autorità del Paese, dove edifici di culto cristiani non si costruivano
dal VII secolo. Alla parrocchia di Santa Maria del Rosario, che gestirà la
futura chiesa, appartengono circa 48 mila fedeli di diversa nazionalità,
presenti nell’emirato per motivi di lavoro. La nascita della missione
cattolica in Qatar risale al 1956. Oggi
l’Eucaristia si celebra in diversi riti – latino, siro malabarese e
siro-malankarese – e in diverse lingue: arabo, inglese, italiano, urdu,
tagalog, tamil. Sul significato della cerimonia odierna, Giovanni Peduto ha
intervistato padre Justo Lacunza, preside del Pontificio Istituto di Studi
Arabi e di Islamistica:
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R. – Penso che questi nuovi
luoghi cristiani, con una dimensione interconfessionale, hanno di fatto due
significati profondi. Anzitutto, rappresentano una dimensione del dialogo
interreligioso ed ecumenico fra le Chiese e in particolare fra cattolici,
ortodossi, fra protestanti, copti ed anglicani. Allo stesso tempo ha anche un
significato profondo, legato al dialogo interreligioso e interculturale, in un
Paese dove la religione ufficiale è l’islam. Questo ci fa pensare alla
necessità di avviare un dialogo attraverso le strade della conoscenza e del
sapere reciproco. A questo proposito è importante tener conto che la Santa Sede
ha dei rapporti diplomatici con il Qatar. Il nuovo ambasciatore dello Stato del
Qatar presso la Santa Sede fu ricevuto da Giovanni Paolo II nel dicembre del
2003.
D. – Come vive la comunità
cristiana nei Paesi arabi?
R. – Occorre fare una grande
distinzione fra Paese e Paese. Mentre in Paesi come il Libano, la Siria, la
Giordania e l’Egitto si parla di comunità di cristiani che sono radicati e che
appartengono a quegli stessi Paesi, proprio perché sono nati lì e sono di
madrelingua araba, questo non succede in altri Paesi come può essere l’Algeria,
la Tunisia, il Marocco, l’Arabia Saudita ed altri Paesi del Golfo. In questa
realtà Paesi come Arabia Saudita e Libia sono dei Paesi molto importanti in tal
senso. Un aspetto importantissimo è la questione della libertà religiosa e la
necessità di poter esprimere liberamente la fede cristiana in un contesto
islamico in Paesi dove i credenti dell’islam rappresentano la maggioranza.
D. – In Arabia Saudita è vietato
costruire Chiese, in Pakistan c’è la legge sulla blasfemia. Cosa dire?
R. – E’ compito degli Stati
difendere la libertà religiosa con grande forza, senza calpestare nessuno, ma
con voce molto incisiva e con una forte presenza delle parole e degli atteggiamenti
del rispetto e di libertà, ma sempre affermando – in modo inconfondibile – che
la libertà religiosa è il perno intorno al quale si costruiscono rapporti
importanti. Infine occorre sapere che quando ci sono dei conflitti, quando ci
sono delle persecuzioni o dei martiri, anche dei credenti che vengono uccisi,
credo che occorre non soltanto condannare la violenza, ma occorre radunare le
forze e sottolineare la necessità di uno spazio dove ognuno possa esprimere la
propria fede e la propria religione dinanzi a Dio e dinanzi agli altri.
D. – Alcuni Paesi islamici hanno
ancora difficoltà ad attuare il principio della reciprocità, che chiede per i
cristiani gli stessi diritti che hanno i musulmani in Occidente…
R. – Occorre fare una
distinzione a livello costituzionale, a livello di legge, a livello di diritti.
La reciprocità è un aspetto molto importante e necessario per poter valutare e,
allo stesso tempo, per poter documentare dove, come, e quando viene rispettata
la libertà religiosa o non si rispetta per niente. Evidentemente non ci si può
aspettare che solo per il fatto che nei Paesi europei si offre ai musulmani la
libertà religiosa per esprimere la loro fede, significhi avere automaticamente
un qualcosa in cambio. Penso che sia necessario dire: “Noi offriamo, perché
siamo convinti”. Tuttavia è necessario dire che le Chiese abbiano una voce che
dà loro la possibilità di rivolgersi alle coscienze e alla necessità di
rispettare i valori e di rispettare i diritti dei singoli individui e, allo
stesso tempo, i diritti delle comunità o dei gruppi che appartengono ad una
fede diversa, ad una cultura, ad una civiltà diversa.
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RIFLETTERE SU COME
GARANTIRE FORMA E SOSTANZA ALLA DEMOCRAZIA
IN UNO SCENARIO CARICO DI TENSIONI E DI
CONTRADDIZIONI
COME QUELLO ATTUALE
E’ TRA GLI
OBIETTIVI DELLA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DELLA CHIESA,
CHE SI SVOLGE DA OGGI AL 10 OTTOBRE A BOLOGNA
- Intervista con Giuseppe Dalla Torre -
Dibattere
su come garantire forma e sostanza alla democrazia in un contesto carico di
tensioni e di contraddizioni sul piano economico, politico, culturale,
tecnologico, come quello attuale è al centro dei quattro giorni di lavori della
44esima Settimana Sociale dei cattolici, che inizia oggi a Bologna. L’incontro
di quest’anno è dedicato, infatti, a “Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri”.
Sul perché della scelta di questo tema, Dorotea Gambardella ha intervistato
Giuseppe Dalla Torre, rettore dell’ateneo LUMSA di Roma:
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R. – Il
tema da un lato è una prosecuzione dell’ultima Settimana Sociale del ’99 a
Napoli sulla società civile, perché la democrazia deve essere forma della
società civile e divenire società politica, e poi perché le forme di democrazia
che noi abbiamo ereditato dal passato – le democrazie parlamentari, le
democrazie costituzionali – non reggono più oggi in rapporto ai nuovi scenari
che sono intorno a noi a livello planetario: i fenomeni della globalizzazione,
della transnazionalità, della trasversalità di poteri nuovi emergenti che sfuggono
al controllo dei singoli Stati e che quindi impongono il ripensare le regole
della democrazia.
D. – I
vari incontri saranno articolati in diversi seminari, tra cui uno incentrato
sulla questione istituzionale…
R. – La
settimana certamente vorrà essere, su questo tema, un fortissimo richiamo
all’opinione pubblica e al mondo politico, sul fatto che le riforme
istituzionali debbano essere pensate, guardando non soltanto ai nostri problemi
interni, ma al contesto molto più ampio in cui ormai inevitabilmente ci troviamo
collocati. Penso all’Europa, ma penso più in generale al sistema planetario
globale.
D. –
Quale può essere il contributo dei cattolici rispetto a questo ambito?
R. – Io
credo che i cattolici abbiano da dare un contributo importante e forte, perché
mi pare che siano in sostanza gli unici a possedere ormai un patrimonio
dottrinale – penso alla dottrina sociale della Chiesa – idoneo a dare delle
indicazioni, delle linee da seguire e quindi di far riflettere poi sulle applicazioni
pratiche.
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7
ottobre 2004
I
CATTOLICI DELL’ARCIPELAGO INDONESIANO CHIEDONO A GIAKARTA
MAGGIORE
IMPEGNO NEL RISPETTO DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA
GIAKARTA.
= “Ogni cittadino deve poter esprimere e praticare la propria fede”. Questo
l’appello del Forum della comunità cattolica di Giakarta, in Indonesia,
contenuto in una lettera indirizzata alla Commissione nazionale per i diritti
umani. Il documento fa seguito all’attacco di domenica scorsa contro la chiesa
“temporanea” di Santa Bernadetta, allestita, da dieci anni, nell’aula magna
della scuola di Sang Timur. Un gruppo di islamici armati ha costretto le suore
di Gesù Bambino, che guidano l’istituto, a chiudere tutto il complesso. I
fondamentalisti accusano i parrocchiani di proselitismo. Nella lettera, il
presidente del Forum, Djoko Wiyono, chiede al governo un maggiore impegno per
la tutela dei diritti dei cattolici indonesiani, al fine di evitare altri
incidenti e di favorire il dialogo e la pace nel territorio. Si richiede,
inoltre, un aiuto specifico per la ricerca di un posto idoneo dove costruire
una chiesa “permanente”. “Inoltre – afferma il presidente – chiediamo alle
forze dell’ordine di impegnarsi nel garantire la sicurezza, così che le
attività liturgiche possano svolgersi in pace”. La lettera è stata inviata
anche all’attenzione di altri organi governativi e all’arcidiocesi di Giakarta.
Intanto, sono migliaia i cattolici che non possono partecipare alla Messa,
mentre circa 2000 studenti non possono frequentare le lezioni. (E.B.)
SEGNI DI SPERANZA PER LA
CHIESA IN VIETNAM.
CONSACRATA LA NUOVA CATTEDRALE DI LANG SON,
INAGIBILE DAL 1967
LANG SON. = Festa per la Chiesa
in Vietnam. Dopo quasi 40 anni, la diocesi Lang Son, situata nell’estremo nord
del Paese, ha di nuovo la sua cattedrale. Quella originale era, infatti,
inagibile dal 1967, in seguito a un bombardamento delle forze americane durante
la Guerra del Vietnam. La nuova chiesa è stata consacrata il 2 ottobre
dall’ordinario locale, mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, alla presenza di circa 2
mila fedeli. Tra i concelebranti il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Mân,
arcivescovo di Ho Chi Minh City, il cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung, arcivescovo
emerito di Hanoi e 22 vescovi. Al temine della celebrazione, il cardinale Man
ha evidenziato come la ricostruzione della cattedrale costituisca un segno
emblematico della rinascita della Chiesa locale, duramente colpita dalla guerra
e dalle successive vicissitudini politiche nel Paese. Nel 1999, ha ricordato,
la diocesi non aveva alcun sacerdote attivo o religioso. Oggi, a cinque anni di
distanza, essa conta cinque presbiteri, nove seminaristi, 20 candidati al
sacerdozio, oltre a sette religiose domenicane e 29 catechisti. La costruzione
della nuova cattedrale di Lang Son è iniziata nel 2002 ed è costata circa 328
mila dollari. Tra le sue particolarità, un campanile alto cinque piani con la
forma di un tempio buddista. (L.Z.)
ALLA SCRITTRICE E POETESSA AUSTRIACA, ELFRIEDE
JELINEK,
IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA. E’ LA DECIMA
VOLTA CHE UNA DONNA
CONQUISTA IL PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO
DELL’ACCADEMIA DI SVEZIA
STOCCOLMA.=
“Per il fluire musicale di canto e contro-canto nei romanzi e nei drammi che
con straordinario ardore linguistico rivelano l’assurdità dei cliches della
società contemporanea e il loro potere soggiogante”. Con questa motivazione,
l’Accademia svedese ha assegnato oggi il Nobel per la Letteratura alla
scrittrice e poetessa austriaca Elfriede Jelinek. Per l’Austria si tratta del
primo premio Nobel per la Letteratura, riconoscimento istituito nel 1901 e
conquistato fino ad oggi da dieci donne. I temi ricorrenti nell’opera della
57enne scrittrice austriaca sono la sessualità, il potere e la violenza. La
Jelinek, una delle più controverse scrittrici dell’era contemporanea, deve la
sua fama internazionale al romanzo autobiografico “La Pianista” del 1983. Opera
dal quale il regista Michael Haneke ha tratto un film di grande successo,
premiato nel 2001 a Cannes. La Jelinek, femminista, (per oltre vent’anni
iscritta al Partito comunista austriaco) è entrata in pieno nelle polemiche
degli ambienti culturali austriaci contro l’ingresso nel governo di Vienna del
partito di estrema destra, guidato da Joerg Haider. (A.G.)
OLTRE 600 BAMBINI LIBERIANI SONO TORNATI IN
FAMIGLIA
DALLA
FINE DELLA GUERRA CIVILE
GINEVRA.
= Sono oltre 600 i bambini liberiani ricongiunti alle proprie famiglie. Lo ha annunciato
ieri a Ginevra il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr),
sottolineando l’intensificazione della propria attività all’indomani della
guerra civile in Liberia. “Dopo aver stabilito l’identità del bambino e della
sua famiglia – afferma Roland Hunzicher, coordinatore delle attività di ricerca
in Liberia – il Cicr organizza un contatto tra di loro e assicura che il
ricongiungimento sia unicamente volontario”. Attraverso l’esposizione di foto
in luoghi pubblici, la ricerca delle piccole vittime è avvenuta in Liberia,
Guinea, Sierra Leone e Costa d’Avorio. Secondo quanto riferiscono i dati del
Cicr, attualmente sono in corso le trattative per avvicinare 1500 piccoli
liberiani alle proprie famiglie. (E. B.)
LA COSTRUZIONE DELLA PACE E’ UNA SFIDA CHE INVESTE
TUTTI,
SOPRATTUTTO
QUANDO SI PARLA DI AFRICA, AFFLITTA DA NUMEROSI DRAMMATICI PROBLEMI. IN QUESTA
PROSPETTIVA, I MEDIA PER PRIMI SONO CHIAMATI
A
PROMUOVERE CORAGGIOSAMENTE I VALORI CHE ISPIRANO LA PACE.
QUESTO, IN SINTESI, IL MESSAGGIO DI PADRE BORGOMEO,
DIRETTORE
GENERALE DELLA RADIO VATICANA, ALLA 42.ESIMA SESSIONE ORDINARIA DELL’ASSEMBLEA
GENERALE DELL’UNIONE DELLE RADIODIFFUSIONI E TELEVISIONI
NAZIONALI
D’AFRICA, IN MOZAMBICO
- A cura di padre Joseph Ballong -
MAPUTO. = E’
stato il ministro della Cooperazione internazionale e degli Esteri del
Mozambico, Leonard Simao, che ha ufficialmente aperto i lavori di questa 42.ma
Sessione, in presenza dei rappresentanti del governo, del corpo diplomatico e
dei numerosi delegati di quasi tutti i Paesi africani, nonché degli invitati di
altre Unioni Radio e Televisioni europee e di organizzazioni internazionali.
Nel suo discorso inaugurale, il ministro degli Esteri mozambicano ha
sottolineato, tra l’altro, l’importanza essenziale dei mass-media nella vita economica,
politica e sociale in un continente come quello africano e in un momento in cui
il continente è impegnato nella lotta contro la povertà e le malattie come
l’AIDS. Il presidente dell’Urtna, il mozambicano Arlindo Lopes, ha ribadito la
necessità di far progredire gli obiettivi di sviluppo e di pace, attraverso il
potere comunicativo della radio e della televisione e di affermare poi
l’identità dell’Africa in un mondo globalizzato. Prima di proseguire i lavori
sul tema della copertura degli avvenimenti sportivi, i partecipanti hanno
ascoltato diversi messaggi, dell’Unione Europea e di organizzazioni
internazionali, tra cui il messaggio del direttore generale di Radio Vaticana,
padre Pasquale Borgomeo. Questo messaggio è stato molto apprezzato dai delegati
e il presidente dell’Urtna ha ringraziato la Radio Vaticana per la sua presenza
fedele, ormai da numerosi anni, ai lavori delle assemblee dell’Urtna.
AL VIA OGGI IN TURCHIA IL SIMPOSIO
ISLAMO-CRISTIANO DI ISTANBUL.
- A cura di padre Egidio Picucci -
ISTANBUL. = La seconda edizione
del simposio islamo-cristiano, organizzato dalla fraternità cappuccina,
presente a Istanbul dal 1927, è iniziata questa mattina con la partecipazione
di oltre 80 persone, tra professori di varie università e studenti musulmani e
cristiani. Nati per conoscersi e rispettarsi, i simposi di Istanbul – ha detto
il prof. Ismail Taspinar dell’Università di Marmara – si stanno affermando con
la vitalità delle cose giovani. Ha poi parlato della creazione dell’uomo e del
suo perché, secondo l’insegnamento del Corano. Dopo aver ricordato che Dio creò
l’uomo “halife”, cioè vicario, servitore, contro il parere degli angeli,
contrari ad un essere che avrebbe sparso corruzione e sangue, il professore ha
detto che l’uomo è stato creato per adorare, servire e pregare Dio, soprattutto
“pregare”, la parola più ripetuta nel Corano. Dovere dell’uomo è, quindi, non
solo essere homo politicus, ma anche homo eticus e homo
iustus, realizzando l’homo universalis, che riassume tutto in una
dimensione materiale e spirituale. Da parte cattolica ha parlato il noto
islamologo padre Maurizio Bormanns. Dopo aver ribadito l’opportunità di questi
incontri, piccole pietre che contribuiscono alla costruzione di un grande
edificio, padre Bormanns ha sottolineato che Dio creò l’uomo a sua immagine e
somiglianza, sottolineando che il Corano ripete più o meno la stessa cosa; facendo
notare, inoltre, che nella concezione cristiana Dio ha creato l’uomo non
soltanto perché lo preghi, lo adori, lo serva e obbedisca ai suoi comandi, ma
anche perché partecipi ai suoi doni, alla sua vita e lo riconosca come Padre.
Nei giorni che verranno si parlerà della risposta dell’uomo alla chiamata di
Dio e Gesù Cristo, di come l’Islam vede l’uomo, della responsabilità dell’uomo
nel creato, della sua solidarietà con i fratelli e dell’uomo come cittadino
della città degli uomini e della città di Dio.
NELL’ODIERNO ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE DI
SANTA BRIGIDA DI SVEZIA,
TUTTE LE SUORE BRIGIDINE RINNOVANO I LORO VOTI
INSIEME CON
L’ABBADESSA GENERALE, MADRE TEKLA FAMIGLIETTI
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Sulla Piazza Farnese, in pieno centro
storico a Roma, si affaccia la casa dove visse per 24 anni santa Brigida di
Svezia, venerata parimenti dai cattolici e dai suoi connazionali luterani.
Assieme alle suore brigidine vi si ritrovano gli svedesi in visita a Roma, come
pure questa mattina per la Santa Messa celebrata in occasione dell’anniversario
della canonizzazione della grande mistica del nord (7 ottobre 1391). Ha presieduto
la concelebrazione il vescovo di Caltanissetta, mons. Mario Russotto, che negli
anni addietro è stato assistente spirituale delle Suore di Santa Brigida. In questa
occasione, tutte le religiose dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa
Brigida rinnovano i loro voti, assieme all’abbadessa generale, madre Tekla
Famiglietti, 66 anni, che ha recentemente compiuto i cinquant’anni della sua
professione religiosa. Brigida nacque nel 1303 in Svezia, presso Uppsala, da
nobile famiglia. Sposa e madre di otto figli, morto il marito offrì i suoi
averi ai poveri, dedicandosi a vita ascetica e fondando in seguito l’Ordine del
Santissimo Salvatore. Venuta a Roma per
chiedere al Papa l’approvazione della Regola nel 1349, vi rimase di fatto fino
alla morte, nel 1373. Il primo ottobre 1999 Giovanni Paolo II l’ha proclamata
Patrona dell’Europa, insieme con santa Caterina da Siena e a santa Teresa
Benedetta della Croce (Edith Stein). Oggi le suore di santa Brigida, rifondate
dalla beata Elisabetta Hesselblad nel 1911, sono oltre seicento, in 45 comunità
diffuse in Italia, in tutto il nord Europa e in Messico, Cuba, India, Filippine
e Terra Santa.
MORTO IN INGHILTERRA L’ABATE
BENEDETTINO GILBERT JONES.
PER LUNGO TEMPO HA COLLABORATO
CON LA RADIO VATICANA
RAMSGATE. = Lo scorso 5 ottobre,
nell’Abbazia di Ramsgate, in Inghilterra, è morto l’abate benedettino Gilbert
Jones. Noto ai nostri ascoltatori di lingua inglese per aver presentato per
molti anni una rubrica settimanale, dal titolo “Ask the Abbot”, aveva una particolare
abilità nel rispondere a domande sulla fede spesso provocatorie. Con uno
spiccato senso dello humor e con spirito incisivo, non tradiva mai la sua pragmatica
capacità di offrire una soluzione efficiente e precisa alle domande postegli.
Ormai in pensione, l’abbiamo conosciuto quando ricopriva la carica di
presidente della Congregazione Benedettina di Subiaco, scoprendo presto il suo
passato di attore teatrale e presentatore dell’emittente BBC. Ne è nata una
collaborazione fertile durata quindici lunghi anni. Ci mancherà. (V.S.)
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7 ottobre 2004
- A cura di
Fausta Speranza -
Un responsabile della stazione
televisiva regionale ufficiale Iraqiya a Mossul, nel nord del Paese, è stato
assassinato da sconosciuti. Si tratta del primo omicidio che colpisce un responsabile
della TV. Tre mesi fa il direttore della sede di Kirkuk era sfuggito ad un analogo
attentato. In nottata un soldato americano è stato ucciso e due feriti in un attacco
vicino a Falluja. Intanto, l'esercito
americano ha liberato 74 iracheni detenuti nel carcere di Abu Ghraib. Tra
questi ci sarebbe un autorevole collaboratore del leader radicale sciita
Moqtada al Sadr. Secondo alcuni osservatori, il rilascio potrebbe essere essere
volto a favorire il negoziato per una
tregua tra le forze USA e la milizia sciita nel popoloso e povero quartiere
sciita Sadr City di Baghdad. Sul piano politico, fanno discutere negli Stati
Uniti i rapporti pubblicati dalla CIA proprio in relazione all’Iraq. Fausta Speranza:
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Quella combattuta dagli USA in
Iraq si è rivelata una guerra alle intenzioni più che alle minacce concrete.
Saddam intendeva sviluppare nuovi programmi di armi proibite se fossero cadute
le sanzioni contro il suo regime, ma non ne aveva i mezzi. Nel 2003 era meno
pericoloso che nel 1998. Questa la fotografia offerta dalla CIA. Ancora: le
armi nucleari o biochimiche non sono state trovate, così come non sono emerse
prove certe che leghino l’ex regime col terrorista giordano Abu Musab al
Zarqawi. Tutto compare, nero su bianco, nei rapporti dell’intelligence
americana che, presentati in questa fase di corsa per la Casa Bianca, risultano
più pesanti che mai. Charles Duelfer,
il capo degli ispettori della CIA incaricati di dare la caccia alle armi di
distruzione di massa, ha spiegato al Congresso di non aver trovato scorte di
armi, né di aspettarsi di trovarle in futuro. E un altro ufficio della stessa
CIA, quello degli analisti che si occupano del leader della guerriglia Zarqawi,
ha consegnato alla Casa Bianca una relazione in cui viene dipinto come un
terrorista assai più indipendente da Al Qaeda e Baghdad di quanto
l’amministrazione Bush abbia sostenuto.
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Violenze anche in Medio Oriente.
Due palestinesi di 12 e 14 anni sono stati colpiti a morte nel nord della
Striscia di Gaza dal veicolo militare che ha sparato contro un gruppo di
persone che, secondo fonti israeliane, si apprestavano a lanciare un razzo
Qassam. Finora, novanta palestinesi sono stati uccisi dalle Forze Armate
israeliane durante l’offensiva contro la zona, cominciata il 28 settembre.
Nuovo record per il petrolio: i
futures per la consegna a novembre sono
saliti a 52,38 dollari a New York. Il prezzo medio del petrolio OPEC ha
raggiunto i 42,26 dollari e il brent è arrivato a 48,45 dollari.
Reazioni discordi al Parlamento
europeo al parere favorevole espresso dalla Commissione, anche se con molte
condizioni, all’avvio dei negoziati con la Turchia. I più preoccupati i Popolari:
sulla natura stessa dell'Unione che avrebbe un ingresso della Turchia e per il
rischio di un legame negativo fra la questione turca e quella della ratifica
della Costituzione europea. Positivo, invece, il giudizio di Socialisti, Verdi
e Sinistra europea che ritengono, però, essenziale un monitoraggio scrupoloso e
rigoroso del rispetto dei diritti umani in Turchia. E guardando alle reazioni
della stampa turca, si trovano oggi su tutti i media toni entusiasti che
parlano di “grande giorno”. Ma a proposito delle condizioni poste dalla
Commissione, Fausta Speranza ha intervistato il presidente della delegazione
UE-Turchia, Joost Lagendijk:
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R. – THE EUROPEAN COMMISSION RECOMMENDS TO CLOSELY
MONITOR …
La Commissione Europea raccomanda
che vengano monitorate da vicino le riforme in Turchia. Penso che ciò sia un
bene. Andrei anche oltre, dicendo che avremmo dovuto farlo anche nel passato
proprio con qualche altro Stato membro. E se le cose vanno male in Turchia o le
riforme non verranno applicate, allora ci sarà la possibilità che i negoziati subiscano
un arresto. Penso che questo sia un buon modo di condurre i negoziati con la
Turchia. Un altro punto - e questa è una delle lezioni che abbiamo appreso
dall’allargamento in questi ultimi anni - è che dovremmo davvero guardare
quello che sta accadendo sul terreno, nella pratica, e non solo vedere quelle
che sono le promesse da parte del governo turco. Quindi, queste sono le
condizioni che penso mostrino anche
come per l’Europa questi negoziati con la Turchia siano estremamente
importanti.
D. – Quali sono le difficoltà
maggiori?
R. – WE WOULD HAVE TO LOOK …
Dovremo fare attenzione
soprattutto ai miglioramenti nel campo dei diritti umani. Ce ne sono stati
molti in questi ultimi anni, ma molto resta ancora da fare. Se vogliamo dare
un’idea del fenomeno, possiamo dire che la situazione è molto migliorata, di
circa l’80 per cento. Sarà difficile per la Turchia, ma dovrà raggiungere
questi standard al 100 per cento, per esempio, scongiurando il pericolo di
tortura nelle stazioni di polizia. Si devono, inoltre, sviluppare altre parti
del Paese, al di fuori di Istanbul, anche da un punto di vista economico.
Questa sarà un’impresa difficile e penso che avranno bisogno grosso modo di una
decina di anni per farlo. Sarà difficile, ma sono sicuro che saranno capaci di farlo.
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Le polizie francese e spagnola,
nel quadro delle indagini dopo l’arresto del leader Mikel Antza e di diversi
altri membri, stanno cercando un covo dell’Eta nel quale sarebbero nascosti
milioni di Euro e che costituirebbe la “banca” segreta dell’organizzazione.
Il ritrovamento del nascondiglio
del denaro, frutto soprattutto della cosiddetta “imposta rivoluzionaria” cui
sono costretti gli imprenditori del Paese Basco, infliggerebbe un altro durissimo
colpo all’Eta, già privata, almeno per il momento del suo vertice e di gran
parte delle armi ed esplosivi ritrovati in altri rifugi in territorio francese.
La Annoto, compagna del leader Antza catturata con lui, era responsabile della
cosiddetta “imposta rivoluzionaria”. Gli inquirenti, dunque, ritengono che i
due sappiano dove si trova la “banca” segreta.
Vecchio, stanco e deluso
dalla lentezza del processo di
normalizzazione in corso nel paese, il
re della Cambogia Norodom Sihanuk ha offerto oggi di abdicare in una
lettera inviata al Parlamento cambogiano. Ne ha dato l’annuncio suo figlio
Norodom Ranariddh, presidente dell'Assemblea Nazionale di Phnom Penh, il quale
si è augurato che non si tratti “di un’abdicazione irrevocabile”. In una
“lettera al popolo cambogiano” pubblicata sul suo sito Internet, l’82.enne
sovrano afferma di essere “troppo
vecchio” per continuare a governare il Paese. Alcuni osservatori ritengono che
l’abdicazione sia un modo per mettere sotto pressione il Parlamento stesso
affinché si affretti a scegliere il suo successore, ruolo nel quale Sihanouk
vedrebbe con piacere suo figlio Sihamoni, di 51 anni, che vive in Francia. Si ignora se il re si trovi ancora a
Pechino, dove si era recato qualche mese fa per ragioni di salute.
Il presidente francese Jacques
Chirac ha difeso la diversità delle lingue e delle culture di fronte a quella
che ha definito l’egemonia culturale americana, affermando che questa condurrà
inevitabilmente “ad una vera catastrofe
ecologica”. Parlando davanti a centinaia di studenti vietnamiti ad Hanoi, dove
si trova in visita, Chirac ha difeso gli sforzi della Francia in favore della
diversità culturale, in particolare in
seno al WTO, l’Organizzazione mondiale del
commercio. A suo avviso, se si segue la tesi degli Stati Uniti secondo
al quale i beni culturali sono merci come le altre, questo avrà come conseguenza
che “tutte le espressioni culturali saranno soffocate a beneficio della cultura
americana”.
Dopo due giorni di sosta è
ripreso ieri il ponte aereo tra Lampedusa e Tripoli: quattro Hercules C-130
dell’Aeronautica militare hanno imbarcato 360 ex-tracomunitari; altri 99 sono
stati trasferiti col traghetto di linea a Porto Empedocle, lasciando nel Centro
di prima accoglienza dell’isola circa 200 persone. Per stamani è prevista la
visita agli immigrati rimasti nel centro di un funzionario dell’UNHCR,
l’ufficio ONU per i rifugiati. Dalla Libia i mille immigrati clandestini,
respinti dall’Italia, sono tutti egiziani e dunque sono stati inviati verso
l’Egitto. La cooperazione internazionale nella lotta all’immigrazione
clandestina e i problemi legati al rimpatrio degli illegali saranno certamente
fra i temi che Berlusconi affronterà oggi con il leader libico Gheddafi, in
occasione dell’inaugurazione di un gasdotto a Mellita che collegherà la Libia
alla Sicilia.
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