RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 278 - Testo della trasmissione di lunedì 4 ottobre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa riceve i pellegrini giunti a Roma per la proclamazione ieri  di 5 nuovi beati: e sul loro esempio invita i cristiani  a fare del bene a tutti partendo dall’Eucaristia e dal silenzio della preghiera

 

Da oggi in Vaticano la Sessione plenaria della Commissione teologica internazionale: tra i temi in discussione la volontà salvifica di Dio in relazione al battesimo dei bambini: intervista con padre Luis Ladaria

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Si celebra oggi la festa di San Francesco, patrono d’Italia. Migliaia di pellegrini hanno partecipato oggi ad Assisi alle celebrazioni liturgiche in onore del Santo: con noi padre Francesco Bravi

 

Nuova tragedia del mare al largo della Tunisia: affonda una barca piena di clandestini diretti verso l’Italia: almeno 17 i morti. Decine i dispersi. Ai nostri microfoni Gerrano Garatto

 

Conclusa a Leeds l’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Con nois. Mons.Amedée Grab

 

Cambogia: il Parlamento approva la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai Khmer Rossi negli anni ’70: ce ne parla Emilio Asti

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale dell’Habitat. Intervista con Cesare Ottolini

 

Due splendide tigri protagoniste del film “Due fratelli” del regista francese Jean-Jacques Annaud, in questi giorni nelle sale italiane

 

CHIESA E SOCIETA’:

Assegnato a due scienziati americani  il nobel per la medicina. Il riconoscimento attribuito per i loro studi sul sistema olfattivo

 

Via libera in Qatar per costruzione di 5 luoghi di culto cristiani

 

La Corea del Sud moltiplica gli sforzi nell’evangelizzazione

 

Iniziato in Tanzania un programma di distribuzione medicinali anti-aids

 

Secondo il Rapporto dell’Organizzazione internazionale per la migrazione peggiora in Slovacchia la situazione degli zingari

Lo spostamento di massa previsto dal governo etiope non argina la povertà.

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuove autobombe in Iraq: numerosi i morti e tra le vittime ci sono anche bambini. Proseguono i raid americani su Falluja.

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 ottobre 2004

 

 

L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO E DELLA SPIRITUALITA’ DEI CINQUE NUOVI BEATI DI IERI,

RICORDATA DAL PAPA NELL’UDIENZA AI PELLEGRINI IN AULA PAOLO VI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Servizio ai poveri, contemplazione, costanza nella prova, influenza positiva ed efficace sull’ambiente sociale in cui vissero. Il giorno dopo la Messa solenne in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II è tornato a riflettere “sull’attualità del messaggio e della spiritualità” dei cinque nuovi Beati elevati ieri agli onori degli altari, nell’udienza di questa mattina in Aula Paolo VI alle migliaia di pellegrini che hanno partecipato alla cerimonia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

**********

(canto – applausi)

 

Tra gli applausi e i canti dei pellegrini, Giovanni Paolo II ha iniziato ricordando i Beati Pierre Vigne e Joseph-Marie Cassant, un fondatore di una congregazione religiosa e un monaco cistercense, che contemplarono entrambi a lungo il mistero dell’Eucaristia “nel silenzio della preghiera”, traendo da quel cibo spirituale il desiderio di servire Cristo e la grazia della conversione, ha detto il Papa ai pellegrini di lingua francese. “Che il loro esempio e la loro intercessione – ha auspicato – aiutino le comunità cristiane di oggi a mettere l’Eucaristia, fonte e vertice della vita della Chiesa, al centro della loro esistenza” e a suscitare lo slancio missionario di cui il mondo ha bisogno per comprendere il Vangelo.

 

Dalla dimensione della preghiera contemplativa, a quella dell’azione: in essa eccelse Madre Ludovica De Angelis, italiana ma per 50 anni votata al riscatto sociale dei disagiati dell’Argentina, soprattutto dei bambini ammalati. “Fare del bene a tutti, non importa a chi” fu il suo motto, ha ricordato in spagnolo il Pontefice: una scelta che la rese una grande “testimone della carità”.

 

Dalle visioni mistiche della Beata tedesca Anna Katharina Emmerick- che visse “in profonda unione con il Redentore sofferente” - arriva ai credenti di oggi l’invito ad aprire il cuore “alle necessità interiori ed esteriori” del prossimo. “L’esempio della Beata rafforzi in voi tutti la virtù della pazienza e lo spirito di sacrificio”, ha esortato Giovanni Paolo II in lingua tedesca, nella quale ha proseguito rammentando lo spessore di fede che determinò la vita di Carlo d’Austria. Fede, ha affermato il Papa, che gli fu di guida “nella sua responsabilità di governante e di padre di famiglia”. Sul suo esempio, ha concluso, “la fiducia nella guida di Dio caratterizzi anche la vostra vita. I nuovi beati vi accompagnino nel vostro pellegrinaggio verso la patria celeste”.

**********

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso dell mattina il Papa ha ricevuto anche, in successive udienze, mons. Howard James Hubbard, vescovo di Albany, e mons. Robert Joseph Cunningham,vescovo di Ogdensburg, della Conferenza episcopale statunitense, in visita "ad Limina", e l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi.

  

 

DA OGGI IN VATICANO LA SESSIONE PLENARIA

DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE: TRA I TEMI IN DISCUSSIONE

 LA VOLONTA’ SALVIFICA DI DIO IN RELAZIONE AL BATTESIMO DEI BAMBINI

- Intervista con padre Luis Ladaria -

 

Inizia oggi  in Vaticano la sessione  plenaria della Commissione Teologica Internazionale. Ne parliamo con il segretario generale, da poco eletto, il padre gesuita Luis Ladaria. L’intervista è di Giovanni Peduto:

 

**********

R. – La Commissione Teologica Internazionale è sorta nel 1969, cioè alcuni anni dopo la fine del Concilio Vaticano II, per sentire a Roma le voci della teologia delle diverse parti del mondo, in modo che ci fosse una collaborazione tra la Santa Sede e i teologi di tutto il mondo. La Commissione inizia dunque il suo settimo quinquennio. In ogni quinquennio si studiano alcuni temi attuali della teologia, e qualche volta i lavori danno come risultato un documento.

 

D. – Ricordiamo che nello scorso quinquennio, tra gli altri argomenti, sono stati approfonditi quelli del diaconato e della creazione. A tal proposito è di prossima pubblicazione un apposito documento dal titolo Imago Dei, “A immagine di Dio”. Ma quali temi tratterete in questa sessione?

 

R. – Uno di questi temi è la volontà salvifica, universale di Dio, in relazione anche al battesimo dei bambini. C’è poi un altro tema, molto importante e molto difficile: quello della legge morale, della legge naturale.

       Naturalmente sono temi molto importanti, perché ci sono tante questioni che non dipendono soltanto da una fede religiosa, ma anche da verità alle quali l’uomo può arrivare con la sua ragione. Il Papa nella sua enciclica Fides et ratio come già prima nella Veritatis Splendor aveva affrontato questi problemi. Si tratta questioni fondamentali: per esempio le legislazioni   nei diversi Paesi dipendono dalle idee che abbiamo su queste tematiche.

**********

 

 

=======ooo=======

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

L’apertura della prima pagina è dedicata alla Concelebrazione Eucaristica in Piazza San Pietro presieduta da Giovanni Paolo II per la proclamazione dei cinque nuovi beati Pierre Vigne, Joseph-Marie Cassant, Anna Katharina Emmerick, Maria Ludovica De Angelis e Carlo d’Austria.

 

Nelle pagine vaticane, le attese di pace dell’umanità affidate alla Beata Vergine del Rosario di Pompei nella Supplica guidata dall’arcivescovo Paolo Romeo, Nunzio Apostolico in Italia. Il vivo ricordo del pellegrinaggio compiuto dal Papa un mese fa a Loreto insieme con l’Azione Cattolica Italiana.

 

Nelle pagine estere, Iraq: autobomba a Mossul causa la morte di sette civili tra i quali due bambini. Spagna: arrestato in Francia il capo politico dell’Eta. India: i separatisti del Nagaland e dell’Assam fanno strage tra le popolazioni civili. Medio Oriente: dieci morti in nuove incursioni nella Striscia di Gaza.

  

Nella pagina culturale, una nuova edizione del “Nuovo saggio sull’origine delle idee” di Antonio Rosmini.

 

Nelle pagine italiane, i temi della Finanziaria, delle riforme e dell’immigrazione. Una pagina speciale dedicata ai sessant’anni dall’eccidio di Marzabotto.

 

 

 

=======ooo=======

 

OGGI IN PRIMO PIANO

4 ottobre 2004

 

 

 

 

SI CELEBRA OGGI LA FESTA DI SAN FRANCESCO, PATRONO D’ITALIA.

MIGLIAIA DI PELLEGRINI HANNO PARTECIPATO OGGI AD ASSISI

 ALLE CELEBRAZIONI LITURGICHE IN ONORE DEL SANTO

- Intervista con padre Francesco Bravi -

 

In occasione dell’odierna festa di San Francesco, patrono d’Italia, si è svolta stamani ad Assisi una suggestiva cerimonia nella Basilica dedicata al Santo. L’olio che alimenterà la lampada votiva dei comuni d’Italia è stato offerto dall’Abruzzo. Su questa solenne tradizione ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

**********

Papa Pio XII proclamò il 18 giugno 1939 Francesco di Assisi e Caterina di Siena patroni d’Italia. Subito dopo i frati minori conventuali, custodi della tomba di Francesco, chiesero a tutte le regioni d’Italia di convergere a turno ad Assisi per offrire l’olio della lampada votiva collocata sulla tomba del Santo. La regione che quest’anno ha offerto l’olio è l’Abruzzo. Alla cerimonia tenutasi stamani, nella cittadina umbra, hanno partecipato molti fedeli abruzzesi accompagnati dalle autorità civili e dai loro vescovi. La Messa è stata presieduta dall’arcivescovo di Lanciano-Ortona, mons. Carlo Ghidelli, presidente della Conferenza episcopale dell’Abruzzo e del Molise. Nell’omelia sono state illustrate tre icone, la Croce, il saio e le stigmate, saldamente legate alla figura di San Francesco. Ascoltiamo mons. Ghidelli:

 

“Francesco d’Assisi ci invita in primo luogo a considerare la Croce come vanto, come giogo e come norma. Francesco d’Assisi ci presenta inoltre il saio come suo segno distintivo, un segno caro non solo a chi ha scelto di professare i voti religiosi secondo la regola francescana, ma a tutti noi. Francesco ci mostra infine le sue stigmate, come dono con il quale Dio lo ha voluto assimilare il più possibile al Figlio suo, Gesù”.

 

Tra le varie autorità presenti, anche il vicepremier del governo italiano, Gianfranco Fini, ha partecipato ad Assisi alle celebrazioni della festa di San Francesco. Il politico ha auspicato che il 4 ottobre possa tornare ad essere quanto prima festa nazionale dedicata alla promozione di quei valori evangelici che da sempre sono connessi al Santo di Assisi. “Poche figure – ha detto Fini - hanno avuto una influenza così grande come quella di San Francesco”. “Francesco - ha aggiunto - è stato definito il Santo degli italiani e il più italiano dei Santi e rappresenta l’Italia nel mondo”.

 

Successivamente, il custode del sacro convento di Assisi, padre Vincenzo Coli, e l’imam di Perugia, Abdel Qader, hanno recitato insieme, per la prima volta nel giorno di San Francesco, la preghiera del Padre Nostro.

 

…E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen (... applausi)

 

Francesco incontrò nel corso della sua vita, in diverse occasioni, rappresentanti di altre religioni. Quali insegnamenti possiamo trarre oggi da Francesco per promuovere il dialogo con altre fedi ed in particolare con l’Islam? Marina Tomarro lo ha chiesto a padre Francesco Bravi, consigliere generale dell’ordine dei frati minori:

 

R. – Francesco viaggiò molto e incontrò spesso il mondo musulmano e gli eretici del suo tempo. E l’atteggiamento che le fonti ci hanno tramandato rispetto, ad esempio, al suo viaggio in Terra Santa, è di grande rispetto e chiarezza. Credo che l’insegnamento di Francesco e anche il rispetto che anche oggi diverse persone, anche dell’Islam, hanno per Francesco, sia dovuto alla disponibilità al dialogo: un dialogo fatto nella chiarezza della propria identità. Francesco, anche davanti al sultano, dice chiaramente chi è. Credo che questa sia la caratteristica di cui abbiamo più bisogno per favorire un dialogo nella carità e nella verità.

 

D. - Spesso si parla di Francesco come del poverello di Assisi. Come può essere interpretata la povertà di Francesco?

 

R. – La povertà di Francesco credo che vada compresa innanzitutto alla luce della fede, come scelta di un ‘Assoluto’ che rende relativo tutto il resto; e credo che questa sia la grande novità che Francesco ripresenta a noi, alla Chiesa del suo tempo, al mondo del suo tempo e a noi. Poi, certamente, c’è anche una valenza più sociale della povertà che diventa condivisione e solidarietà. Questo, credo, è per tutti noi credenti una grande sfida.

**********

 

 

NUOVA TRAGEDIA DEL MARE AL LARGO DELLA TUNISIA: AFFONDA UNA BARCA PIENA DI CLANDESTINI DIRETTI VERSO L’ITALIA: ALMENO 17 I MORTI. DECINE I DISPERSI.

- Intervista con Gerrano Garatto e Stefano Savi -

 

Immigrazione clandestina: continuano le ricerche dei sopravvissuti alla sciagura verificatasi al largo delle coste della Tunisia, dove almeno 17 persone sono annegate, nella notte fra sabato e domenica, nel naufragio di un’imbarcazione con a bordo 75 extracomunitari. Intanto, in Italia molte organizzazioni umanitarie criticano il rimpatrio forzato nei confronti di centinaia di clandestini giunti sulle coste siciliane dell’isola di Lampedusa. Il servizio è di Massimiliano Menichetti:

 

*********

         Ancora una volta il mare ha ucciso. 17 persone partite dalla Tunisia ed altre 58 su una carretta del mare diretta in Italia, meta della speranza, non ce l’hanno fatta il loro natante per sovraccarico si è spezzato in due davanti alle coste di Tripoli. Tratte in salvo in 11, ma altre 47 sono tuttora disperse. Gerrano Garatto responsabile immigrazione della Caritas:

 

R. – Per evitare queste tragedie bisogna allargare la possibilità di entrare legalmente. Sin tanto che alziamo steccati così alti per attraversarli i costi di vite umane saranno altissimi.

 

         Un altro dramma nato per cercare di costruirsi una vita, arrivare in Italia, Paese che da due giorni, invece, sta rimpatriando in maniera forzata centinaia di extra comunitari approdati sulle coste dell’isola di Lampedusa. Oltre 1.200 gli immigrati ospitati fino a ieri in un centro che può contenerne 190. Quindi la decisione del governo di usare gli aerei dell’aeronautica militare per trasferire immediatamente in Libia i clandestini. Molte le critiche delle organizzazioni umanitarie che denunciano gravi violazioni dei diritti umani. Stefano Savi, direttore generale di Medici Senza Frontiere Italia:

 

R. - “Noi pensiamo che sia fondamentale, prima di rimpatriare queste persone, che ci sia un processo di identificazione fatto in modo appropriato, in modo che le persone che hanno il diritto di chiedere asilo possano esercitare questo diritto. Siccome sono arrivate in Italia, hanno il diritto di fare questa richiesta sul suolo italiano”.

 

D.- Secondo le indagini gli uomini sarebbero partiti dalla Libia, per questo sono stati rimpatriati a Tripoli, anche se la loro  nazionalità è diversa.

 

R. – I cittadini libici che arrivano sul suolo italiano possono essere rimpatriati in Libia perché c’è un accordo bilaterale tra Italia e Libia. Il problema è che non si possono rimpatriare in Libia delle persone che provengono da un Paese terzo.

 

D. – A questo punto, che cosa farete a tutela di queste persone?

 

R. – Dialogare con il governo italiano per capire i termini di questa strategia, di questa politica perché sicuramente noi vogliamo che i diritti di queste persone vengano garantiti e non ne abbiamo questa  certezza.

**********

 

 

CONCLUSA A LEEDS L’ASSEMBLEA PLENARIA

DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE

- Con noi mons. Amedée Grab -

 

Si è conclusa ieri con un comunicato finale la 34.ma Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. I vescovi di tutta Europa si sono riuniti per quattro giorni a Leeds, nel nord dell’Inghilterra, per parlare delle sfide e delle speranze delle loro Chiese, in questo momento di grandi cambiamenti per il continente europeo. Il servizio di Philippa Hitchen.

 

**********

34 Paesi diversi, 34 realtà diverse. Da una parte i Paesi dell’ex area sovietica dove le Chiese hanno sofferto per tanti anni e adesso sono alle prese con il difficile processo di reintegrazione con la vita politica e sociale. Dall’altra parte, i Paesi dell’Europa occidentale dove le Chiese sembrano contare sempre di meno e dove le statistiche fanno molto preoccupare questi vescovi, chiamati a guidare le loro comunità in una nuova evangelizzazione, ma in un contesto sempre più secolarizzato. Ma il messaggio di questa Assemblea appena conclusa è che i vescovi devono lavorare insieme per capire meglio le preoccupazioni e le aspirazioni della società contemporanea e rispondere in modo più efficace e più chiaro. Mons. Amadée Grab, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa:

 

R. – Quando la divergenza tra quello che dice la Chiesa e quello che percepisce il mondo diventa quasi insormontabile, occorre chiederci se noi ci facciamo capire. La situazione in Europa è diversissima e si fanno dappertutto statistiche. La statistica è una scienza utile, però ha molti limiti. A qualcuno che mi diceva: “Guardate, 50 anni fa andavano a Messa il 60 per cento. 20 anni fa, il 20 per cento. Oggi, il 10 per cento” dico: “Allora, logicamente il tuo calcolo finirà allo zero per cento, al niente assoluto. Se dici che i sacerdoti sono diminuiti così, arriverai tra 20 anni a zero sacerdoti”. Ma questo è assurdo e non ha niente a che fare con le probabilità, né con la fede. Il fatto di calcolare sempre quanti fedeli per un sacerdote attivo, o quanti sacerdoti attivi per quanti fedeli, è una visione importante che a noi pastori preme, ma che è molto settoriale. Noi non prestiamo servizio ad una clientela e non siamo un’impresa. Siamo una comunità nella quale tutti sono chiamati, non solo i sacerdoti e i religiosi, ma quanti uomini e donne sono disposti ad essere coniugi e genitori veramente pieni dello spirito di Cristo, e quanti cristiani si sentono chiamati veramente ad essere apostoli nel mondo della cultura, dei massa media, dell’economia e della politica. Più saremo convinti di questa chiamata universale e meglio capiremo quello che ci ripete sempre il Papa: “Non abbiate paura”.

********** 

 

CAMBOGIA: IL PARLAMENTO APPROVA

LA CREAZIONE DI UN TRIBUNALE INTERANZIONALE

PER GIUDICARE I CRIMINI COMMESSI DAI KHMER ROSSI

NEGLI ANNI ‘70

- Intervista con prof. Emilio Asti -

 

La creazione di un tribunale sotto l’egida dell’ONU che processerà i leader dei Khmer Rossi accusati di genocidio e crimini contro l’umanità, commessi in Cambogia durante il regime di Pol Pot, tra il ’75 e il ’79. E’ la decisione presa oggi dall’Assemblea nazionale di Phnom Penh, dopo oltre 5 anni di trattative con le Nazioni Unite. La legge dovrà ora essere approvata anche dal Senato e dal re Nordom Sihanouk. Durante il regime comunista repressivo di Pol Pot - morto nel ’98 - vennero uccisi circa due milioni di persone. Ma quale significato assume il provvedimento delle autorità cambogiane? Risponde il prof. Emilio Asti, studioso di cultura orientale e docente alla Royal University di Phnom Penh, intervistato da Giada Aquilino:

 

**********

R. - La decisione rappresenta il desiderio di chiudere in modo definitivo col passato e darsi un’immagine nuova. A mio avviso, può anche essere vista come un regolamento di conti all’interno della classe dirigente cambogiana. Ricordiamoci che il genocidio commesso dai Khmer Rossi è una tragedia le cui conseguenze si avvertono tuttora: una parte della società conserva terribili ricordi. Il problema è che da una parte c’è il desiderio di tagliare i ponti con il passato, dall’altra però esiste il timore di urtare certe fazioni ancora attive: tutti ufficialmente hanno ripudiato la politica di genocidio dei Khmer Rossi, ma molti rimangono a tutt’oggi legati a quell’eredità perché avevano collaborato con il regime ed ora occupano posti di responsabilità.

 

D. - Gli ex dirigenti dei Khmer Rossi oggi sono molto anziani. Giudicare e punire queste persone che significato ha?

 

R. - Avrebbe un significato simbolico soprattutto. Ma dal punto di vista pratico non avrebbe alcun effetto: di fatti nel Paese sono molti coloro che, pur avendo perso i loro familiari durante quel periodo, si oppongono a tale tribunale. Senza dimenticare, poi, che diversi personaggi coinvolti nel regime di Pol Pot sono fuggiti all’estero e si sono dati poi una “patente di rispettabilità”. Inoltre molti dubitano, effettivamente, dell’efficacia di questo provvedimento. Pensano che i colpevoli potrebbero farla franca. Nel Paese vi sono problemi più urgenti da affrontare, come un alto tasso di inquinamento, la diffusione incontrollata della criminalità e l’aumento vertiginoso dei casi di Aids.

 

D. - La Cambogia è un Paese traumatizzato. Cosa rimane del regime di Pol Pot oggi?

 

R. - Una marea di gente che ha perso familiari e la cui mente è tuttora popolata da incubi terribili. Uno dei comandamenti del regime era questo: dimenticate, dimenticate la vostra eredità! Inoltre c’è il fatto che gli intellettuali sono stati in gran parte sterminati e ciò è stato accompagnato dalla chiusura di università, scuole, istituti di ricerca. Un Paese completamente paralizzato, una tragedia immane.

**********

 

 

SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DELL’HABITAT

- Intervista con Cesare Ottolini -

 

Rafforzare la positiva interrelazione tra aree rurali e urbane della terra, per creare le premesse di uno sviluppo autenticamente sostenibile sia nelle città, che nelle zone rurali. Questo, l’obiettivo dell’odierna Giornata Mondiale dell’Habitat, coordinata dal Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani e intitolata quest’anno: “Le città, motori dello sviluppo rurale”. Ma quali sono i principali problemi che riguardano l’insediamento umano nel territorio? Roberta Moretti lo ha chiesto al dott. Cesare Ottolini, coordinatore dell’organizzazione “Alleanza internazionale degli abitanti”, che raggruppa associazioni e movimenti sociali di abitanti delle diverse regioni del mondo:

 

**********

R. – Circa il 15 per cento della popolazione mondiale - parliamo di oltre un miliardo di persone - vive male alloggiata o precariamente. Gli obiettivi del millennio affermano che entro il 2020 almeno cento milioni di persone male alloggiate dovranno migliorare le proprie condizioni di vita, grazie ad un diverso intervento dei governi e delle autorità sopranazionali. Le statistiche dell’ONU dicono che al contrario entro quella data si arriverà a 700 milioni di persone in più.

 

D. – Quali sono i Paesi maggiormente colpiti da precarietà abitativa?

 

R. – In Italia ci sono 200 mila famiglie con la minaccia di sfratto e non ci sono proroghe. Per questo andremo alle Nazioni Unite con un dossier per denunciare la violazione del diritto alla casa di queste persone. Ci sono i casi del Kenya, a Nairobi, dove 300 mila persone sono minacciate di sfratto. Abbiamo lanciato una grande campagna, “Nairobi viva”, con l’appoggio dei missionari comboniani e di molte associazioni. Ci sono i casi della Cina, dove entro il 2008, data delle prossime Olimpiadi 5 milioni di persone verranno frattate, per far posto a nuovi investimenti e a miglioramenti della città, in particolare di Pechino. Ci sono molti di questi casi un po’ in tutto il mondo. Non se ne sa molto. C’è un Comitato delle Nazioni Unite che sta indagando su questo e noi confidiamo che attraverso la denuncia di queste situazioni si possano trovare delle soluzioni diverse.

 

D. – Quali soluzioni proponete come Associazione?

 

R. – Abbiamo proposto diversi tipi di soluzioni, nel rispetto dell’art. 11 della Convenzione internazionale sui diritti, appunto il diritto alla casa e l’obbligo per i governi di intervenire. Nei Paesi poveri noi stiamo proponendo lo scambio tra annullamento del debito estero e nuove politiche abitative pubbliche, controllate dalle associazioni degli abitanti. Facciamo il caso di Nairobi: il Kenya ha 6 miliardi e mezzo di debito estero e noi stiamo chiedendo ai Paesi ricchi di annullare la parte di debito, affinché il Kenya possa destinare queste risorse a nuove politiche che consentano di abitare con dignità.

**********

 

 

DUE SPLENDIDE TIGRI PROTAGONISTE DEL FILM “DUE FRATELLI”

 DEL REGISTA FRANCESE JEAN-JACQUES ANNAUD

IN QUESTI GIORNI NELLE SALE ITALIANE.

- Il servizio di Luca Pellegrini -

 

**********

Il soffio del loro alito accarezza la pelle. Le fusa ferine circuiscono i sensi. Lo sguardo dolcissimo oppure gelido e allarmante, proiettato da occhioni blu diventati verdi con l’età, cattura attenzione, chiede rispetto e amore. Ipnotizza. Si chiamano Kumal e Sangha, sono due fratelli affettuosi e solidali. Sono due tigri. Che nell’Indocina degli anni Venti nascono tra le rovine dei sontuosi templi di Angkor (oggi Cambogia) crescono tra statue antiche e ruscelli, giocano, si nascondono, lottano, piangono, corrono verso la libertà. Sono le due tigri di Jean-Jacques Annaud, protagoniste assolute del suo nuovo film, a metà tra avventura e documentario. La loro vita è metafora di libertà, il nostro seguirla è riconciliarsi con la natura, desiderare di proteggerla a tutti i costi con un ecologismo intelligente. Come è riuscito Annaud a girare questa meraviglia? Chiamando Valmik Thapar, uno dei massimi studiosi di tigri del mondo; mettendo al lavoro Thierry Le Portier, che del mondo è uno dei massimi addestratori; assoldando trenta tigri di varie età e misure (tra cui diciotto cuccioli) e chiedendo alla numerosa, coraggiosa troupe di adattarsi a basilari sistemi di sicurezza (e non viceversa). Scrivendo una deliziosa e semplicissima sceneggiatura insieme ad Alain Godard e tuffandosi nella giungla di oggi per raccontare una storia senza tempo. Kumal è timida, scappa davanti ad uno zibetto, gioca con tutto, se la spassa, viene catturata da Guy Pearce (che fa il cacciatore alla fine ravveduto) e finisce in un orrido circo. Sangha è coraggiosa, fiera, anche premurosa, impavida. Prima diventa il giocattolone impellicciato dell’amministratore francese della colonia - e ne combina di tutti i colori, in quella casa, ben protetto dal giovane Raoul - poi si trasforma nel felino da combattimento di uno stupido e tormentato principe che metterà, inutilmente, fratello contro fratello. Estenuanti le riprese, affascinanti le tecniche utilizzate da etologi e tecnici per curiosare tra le abitudini delle tigri, così come Annaud aveva fatto con gli orsi sedici anni fa su per le Dolomiti. Anche per loro, come per le tigri, aveva rivelato particolari sorprendenti e denunciato il pericolo tragico dell’estinzione.

**********

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

4 ottobre 2004

 

 

ASSEGNATO AD AXEL E BUCK IL NOBEL PER LA MEDICINA.

IL RICONOSCIMENTO ATTRIBUITO PER I LORO STUDI SUL SISTEMA OLFATTIVO

 

STOCCOLMA. = Al via a Stoccolma la settimana dei premi Nobel. Il primo prestigioso riconoscimento internazionale, oggi per la medicina, è stato assegnato agli americani Richard Axel, della Columbia University di New York, e Linda Buck del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle. I premiati hanno ricevuto il Nobel per la ricerca che nel 1991 li portò a descrivere la vastissima famiglia dei geni (circa un migliaio) che controllano i recettori dell’olfatto. Dopo quel lavoro, pubblicato congiuntamente, i due ricercatori hanno proseguito i loro studi in questo stesso campo, indipendentemente l’uno dall’altro. I due scienziati sono così riusciti a chiarire i meccanismi che controllano il modo in cui vengono percepiti gli odori, dal livello molecolare fino a quello cellulare. L’olfatto è rimasto a lungo il più enigmatico e complesso dei cinque sensi. Fino a 15 anni fa, infatti, era un vero mistero riuscire a comprendere i meccanismi che permettono di riconoscere e immagazzinare ricordi e sensazioni legati ad almeno 10.000 odori diversi. Anche quest’anno, dunque, il riconoscimento per la medicina è andato a due scienziati americani. Con la sola eccezione dell’edizione 1996, negli ultimi dieci anni il comitato dei Nobel ha sempre premiato uno studioso americano o che lavora in America. L’assegnazione dei Nobel prosegue domani con la Fisica, quindi la Chimica, fino a venerdì 8, quando si conoscerà il nome del Nobel per la Pace. Il vincitore del premio per l’Economia sarà divulgato lunedì 11 ottobre. (B.C.)

 

 

VIA LIBERA IN QATAR PER LA COSTRUZIONE DI 5 LUOGHI DI CULTO CRISTIANI.

LA POSA DELLA PRIMA PIETRA GIOVEDI’,

IN OCCASIONE DELLA BEATA MARIA VERGINE DEL ROSARIO

 

DOHA. = Giovedì prossimo, nella ricorrenza della Beata Maria Vergine del Rosario, avrà luogo a Doha, in Qatar, la cerimonia della posa della prima pietra di cinque luoghi di culto cristiani, destinati a cattolici, ortodossi, protestanti, copti e anglicani. Le chiese sorgeranno su un terreno della capitale concesso dalle autorità del Paese, dove edifici di culto cristiani non si costruivano dal VII secolo. Alla parrocchia di Santa Maria del Rosario, che gestirà la futura chiesa, appartengono circa 48 mila fedeli di diversi Paesi, presenti nell’emirato per motivi di lavoro nel campo turistico o nelle industrie del petrolio e del gas. La nascita della missione cattolica in Qatar risale al 1956, quando la Santa Messa veniva celebrata in un garage appartenente alla rappresentanza diplomatica britannica. Oggi l’Eucaristia si celebra in diversi riti, latino, siro malabarese e siro-malankarese, e in diverse lingue: arabo, inglese, italiano, urdu, tagalog, tamil. (B.C.)

 

 

LA COREA DEL SUD MOLTIPLICA GLI SFORZI NELL’EVANGELIZZAZIONE.

L’OTTOBRE MISSIONARIO SI CELEBRA CON UNO SGUARDO VERSO

LA COREA DEL NORD E IL PROTAGONISMO DEI LAICI

 

SEUL. = “Le attività missionarie sono molto importanti perché sostengono e alimentano la Chiesa”. E’ quanto sottolinea mons. Joseph Kyeong Kap-ryong, presidente della Commissione Episcopale per l’Evangelizzazione in Corea del Sud, in un messaggio diffuso in occasione dell’ottobre missionario. “Ognuno di noi – si legge nel documento – deve portare il messaggio di salvezza ad altri, dovunque”. Il vescovo, inoltre riferisce l’agenzia Fides si dice preoccupato per la diffusione di dottrine come New Age, Danjeon, Zen, e chiede a tutti i fedeli di “riscoprire i mezzi di salvezza e le tradizioni spirituali ereditate da migliaia di anni di cristianesimo”. Rispondendo all’appello di evangelizzazione più volte lanciato dalla Chiesa coreana, di recente oltre 170 sacerdoti dell’arcidiocesi di Seul hanno scelto di svolgere il proprio ministero a Uijongbu, una diocesi sul confine con la Nord Corea, molto povera. I sacerdoti si impegneranno in un’area sottosviluppata, con lo sguardo rivolto alla Corea del Nord, un terreno di evangelizzazione, in cui la comunità cattolica coreana spera di poter riseminare la Parola di Dio al più presto. Nella missione evangelizzatrice della Chiesa coreana, grande responsabilità hanno anche i movimenti laicali. I laici - ha ribadito di recente la Conferenza Episcopale - sono chiamati a rafforzare la loro spiritualità laicale, per rispondere a fenomeni come materialismo, edonismo, secolarizzazione e indifferenza ai valori religiosi. (B.C.)

 

 

INIZIATO IN TANZANIA UN PROGRAMMA DI DISTRIBUZIONE MEDICINALI ANTI-AIDS.

DEL PROGRAMMA, AVVIATO IN 32 STRUTTURE OSPEDALIERE,

BENEFICERANNO OLTRE 3300 ADULTI E UN MIGLIAIO DI BAMBINI

 

DAR ES SALAAM. = Ha preso il via in Tanzania il programma di distribuzione gratuita di medicinali anti-retrovirali, i farmaci in grado di prolungare la vita dei malati di Sindrome di immunodeficienza acquisita (Aids). I primi beneficiari del programma quadriennale, avviato in 32 strutture ospedaliere del Paese, saranno 3360 adulti e un migliaio di bambini. Una volta a regime, la distribuzione dovrà coinvolgere almeno 200.000 dei 2,2 milioni di tanzaniani affetti da Aids, su una popolazione totale di 34 milioni di abitanti. Il ministero della Sanità - riferisce l’agenzia Misna - sta ancora mettendo a punto un indice delle ‘fasce’ di popolazione che avranno diritti di precedenza nel partecipare al programma. Tra le situazioni più urgenti, spiccano i circa 70.000 bambini infetti da Aids che nascono ogni anno e l’alto numero di donne incinte sieropositive. Per queste ultime, comunque, è già attivo un programma di prevenzione della trasmissione madre-figlio del virus. La Tanzania ha fatto sapere di voler spendere oltre 500 milioni di euro nei prossimi cinque anni in programmi anti-Aids, fondi stanziati dall’Organizzazio-ne mondiale della sanità e da altri donor internazionali. (B.C.)

 

 

 

PEGGIORA IN SLOVACCHIA LA SITUAZIONE DEGLI ZINGARI.

I DATI DI QUESTA CRISI UMANITARIA CONTENUTI NEL RAPPORTO

DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER LA MIGRAZIONE

 

BRATISLAVA. = La situazione degli zingari in Slovacchia sta peggiorando e in alcune zone sta diventando catastrofica. La denuncia è contenuta in uno studio dell’Organizzazione internazionale per la migrazione, messo a punto su richiesta del governo della Repubblica Ceca, che teme un afflusso in massa di rom slovacchi. “I rom in Slovacchia – si legge nel documento – affrontano una crisi umanitaria simile a quella dei Paesi del terzo mondo. Alcuni bambini rom a volte mangiano l’erba al posto del pane. Nei campi degli zingari regna la prostituzione forzata, la fame e la povertà”. Contemporaneamente allo studio dell’Organizzazione per la migrazione, sono stati pubblicati in Slovacchia i risultati di una ricerca sociologica e demografica condotta tra agosto 2003 e giugno 2004. Secondo i dati dell’ultimo censimento, in Slovacchia vivevano 89 mila rom, oggi i sociologi parlano di 320 mila, dei quali il 60 per cento vive in una situazione sociale di piena integrazione. Cinquemila sarebbero, invece, i rom slovacchi che vivono in condizioni vicine alla catastrofe umanitaria. (B.C.)

 

 

IN ETIOPIA OLTRE SETTE MILIONI DI PERSONE DIPENDONO DA AIUTI INTERNAZIONALI

 

ADDIS ABEBA. = In Etiopia siccità e carestia definiscono uno scenario preoccupante: sono oltre 7 milioni le persone che legano la propria esistenza ad aiuti di organismi internazionali. Di fronte a tale scenario, il governo di Melles Zenawi ha approntato un piano che prevede, entro tre o cinque anni, lo spostamento di oltre 2 milioni di persone da regioni a rischio di siccità verso territori maggiormente fertili. La soluzione, tuttavia, inquieta la società civile per il futuro del Paese. L’intellettuale più noto, Alula Pankhrust, afferma: “Non siamo certi che questo modello porti alle soluzioni prospettate dal primo ministro. La Banca mondiale ha condotto uno studio in cui dimostra che il resettling non funziona e accresce la povertà. Ma la stessa istituzione finanziaria sostiene questo progetto. C’è qualcosa di strano”. Anche monsignor Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, richiede politiche agricole favorevoli ai contadini e, rivolgendosi agli Stati Uniti e all’Europa, aggiunge: “Eppure non siamo compresi. Possibile che solo con le bombe si possa richiamare l’attenzione?”. La terra appartiene allo stato ma – prosegue l’arcivescovo – “se per comprare un quintale di fertilizzante ne servono dieci di mais, c’è qualcosa che non funziona”. Intanto, molti etiopi abbandonano le zone rurali e si muovono verso la città alla ricerca di condizioni migliori. In altri casi si guarda oltre confine verso lo Yemen e l’Arabia, oppure si pensa alla traversata del Mediterraneo. (E.B.)

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

4 ottobre 2004

 

 

 

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Ancora morti e feriti in Iraq. Colpita questa mattina soprattutto la capitale. Due ordigni a distanza di mezz’ora sono scoppiati in zone super protette e due autorità irachene sono state uccise in agguati, mentre un bambino è rimasto vittima dei colpi a fuoco a Baquba. Il nostro servizio:

 

**********

Autobomba ad un ingresso della cosiddetta 'zona verde': almeno dieci i morti e 76 i feriti, iracheni in fila al centro di reclutamento per entrare nella Guardia Nazionale. La 'zona verde', nel centro di Baghdad, ospita i ministeri e il comando statunitense. Circa mezz’ora dopo, un’altra area centrale della capitale, con numerosi alberghi dove risiedono lavoratori stranieri, è stata squassata da un altro ordigno che sembra abbia provocato la morte di una persona e il ferimento di altre 12. Di un’altra autobomba si tratta per l’esplosione nella settentrionale Mossul: sette, in questo caso, i  morti tra cui due bambini. Mentre un bimbo ha perso la vita per un proiettile vagante a Baquba. Tornando alla capitale, un alto funzionario del  ministero delle Scienze e Tecnologie ed una sua collaboratrice sono stati uccisi  a colpi di arma da fuoco. Mentre un generale della polizia è rimasto vittima di un agguato a nord-est di Baghdad. Ci sono poi le nove persone rimaste uccise in due raid aerei, condotti all’alba dall’esercito americano su presunte postazioni di ribelli a Falluja, ad ovest di Baghdad. E intanto, sul piano politico,  pesano le ultime dichiarazioni dei due esponenti di spicco dell’Amministrazione Bush: in caso di vittoria repubblicana alle elezioni del 2 novembre, gli USA aggiusteranno il tiro in Iraq. Si parla da giorni della possibilità di un rientro prima dell’auspicata completa pacificazione e quella delle ultime ore sembra la conferma a tutti gli effetti, visto che viene dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Condoleeza Rice, e dal segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld. Restano gli interrogativi sulla condizione data per sufficiente al ritiro: che il governo di Baghdad abbia acquisito la capacità di garantire la sicurezza nazionale.

**********

 

Nuovi incidenti si sono verificati a nord di Gaza nella tarda mattinata. Un militante palestinese di 20 anni è stato ucciso  dal fuoco di militari israeliani nel campo profughi di Jabalya. Altri sei militanti dell'Intifada sono rimasti feriti da un  razzo sparato da un elicottero nella zona di Beit Lahya. In precedenza si era avuta notizia di altri cinque  palestinesi uccisi dal fuoco israeliano a nord di Gaza.     

 

Rimpasto di governo in Siria: il presidente  Bashar al-Assad ha cambiato otto ministri, tra cui quelli chiave dell’interno, dell’economia e dell’informazione. Per il momento sono notizie giunte da fonti del governo. Nuovo ministro dell’interno sarebbe Ghazi Kanaan, ex capo dell’intelligence in Libano.

 

L'operazione che ha portato all'arresto di 21 presunti membri dell'organizzazione terroristica Eta, tra cui Mikel Albisu “Mikel Antza”, considerato “numero uno” dell'Eta, durerà ancora “alcuni giorni se non mesi”. Lo ha detto, all'indomani degli arresti avvenuti in Francia, il ministro spagnolo dell'Interno, Josè Antonio Alonso. Questa mattina sono riprese le perquisizioni di tre appartamenti mentre continua l'investigazione sull'identità dei 19 “etarra” arrestati insieme a Mikel Antza e alla sua compagna e dirigente dell'organizzazione Soledad Iparragirre “Anboto”. Il ministro spera che saranno importanti le informazione sull'Eta che si riusciranno ad ottenere dai computer e i documenti sequestrati.

Per la prima volta dall’indipendenza, nel ’91, il governo della Slovenia passa nelle mani del Centrodestra. La coalizione formata da Partito democratico e Nuova Slovenia ha ottenuto il 38 per cento dei voti, contro il 36,9 per cento della maggioranza uscente. 38 a 37 il computo dei seggi. Emiliano Bos:

 

**********

         Un punto percentuale di differenza ed un solo seggio in più sono bastati al Partito democratico sloveno per ribaltare il quadro politico nel primo voto, dopo l’ingresso nell’Unione Europea del maggio scorso. Per il momento il verdetto elettorale appare ancora all’insegna dell’incertezza, caratterizzato anche da un’affluenza abbastanza scarsa, il 60 per cento, in linea con la crescente disaffezione verso le urne che si registra in tutti i Balcani. Il primo ministro uscente, Anton Rop, già ieri sera aveva ammesso la sconfitta dei liberal-democratici dichiarandosi pronto ad una dura opposizione contro chi prenderà il suo posto. Il probabile successore alla guida dell’Esecutivo è Janez Janza, 46 anni, che all’epoca dell’indipendenza da Belgrado, nel 1991, fu ministro della Difesa. Toccherà a lui coagulare attorno a sé il Partito popolare e quello nazionalista, veri aghi della bilancia per far quadrare i conti del futuro governo di Lubiana.

 

Per Radio Vaticana, Emiliano Bos.

**********

 

In Serbia, sarà una ultranazionalista del Partito radicale serbo il nuovo sindaco di Novi Sad, seconda città del Paese. A Belgrado ha prevalso invece, ma sempre per poco, il democratico Bogdanovic, battendo il numero due del Partito radicale, Vucic. I nostalgici sono in rialzo ovunque: il Partito socialista (Sps) fondato da Slobodan Milosevic ha conquistato 20 comuni. Al di sotto del 30% la partecipazione a questo secondo turno delle amministrative che hanno interessato tutto il Paese. I perdenti sono stati i partiti della coalizione di governo del premier Kostunica, in ribasso ovunque. Ha ripreso quota invece, dopo un periodo di difficoltà, l'unico grande partito riformista rimasto fuori dall'esecutivo, il Partito democratico del defunto premier Zoran Djindjic, che già in giugno si era aggiudicato col suo leader Boris Tadic le elezioni presidenziali  serbe.

 

 

 

 

Restando nei Balcani, un inviato dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Ue e un inviato del segretario generale della NATO sono in visita per due giorni in Bosnia. L’obiettivo è discutere il passaggio dalla Forza di stabilizzazione della Nato (Sfor) a una missione militare dell'UE (Eufor), prevista per dicembre. I due inviati hanno incontrato stamani a Sarajevo i tre  esponenti della presidenza collegiale bosniaca e l'Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, Paddy Ashdown. Emerso ancora una volta il problema della mancata cooperazione con il Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) da parte delle autorità della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba: finora non è stato arrestato  nessuno dei ricercati per crimini di guerra. Tutto ciò ostacola l'ingresso della Bosnia nel Partenariato per la pace della NATO. 

 

La raccomandazione della Commissione UE sull'avvio o meno dei negoziati di adesione con la Turchia, che sarà resa nota mercoledì, “sarà una raccomandazione molto chiara e sarà spiegata ampiamente e in dettaglio”. E’ quanto fa sapere un portavoce a proposito del rapporto sullo stato di avanzamento di Ankara verso l'Europa. Il rapporto sarà approvato mercoledì mattina dai Commissari e subito dopo il presidente Romano Prodi, lo illustrerà al Parlamento europeo. Nessuna indiscrezione sulla cosiddetta “clausola di salvaguardia” che, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe contenuta nella raccomandazione. Questa clausola  garantirebbe agli Stati membri la possibilità di bloccare i  negoziati, una volta aperti, di fronte a gravi manchevolezze da  parte della Turchia.

Circa 1.300 detenuti del carcere di Bam, in Iran, non sono mai stati catturati dopo essere fuggiti grazie al terremoto che il 26 dicembre del 2003 distrusse la città provocando oltre 20mila morti.  Il responsabile delle forze militari della provincia ha detto che tra gli evasi vi sono circa 300 rapinatori a mano armata. Un reato per il quale normalmente in Iran viene inflitta la pena di morte.  

 

Brasile. Escono bene dal primo turno delle amministrative, svoltosi ieri, il presidente Lula e il suo PT, il Partito dei lavoratori. Il voto è stato la prima verifica elettorale a due anni dall'insediamento della sinistra alla presidenza del Paese. Sentiamo Giada Aquilino:

 

**********

A scrutinio quasi ultimato, la vittoria è in mano al Partito dei lavoratori di Lula in città cruciali come Belo Horizonte - dove il sindaco Pimentel è stato votato da due elettori su tre - e Recife. Bisognerà attendere invece il ballottaggio del 31 ottobre per conoscere il nome del sindaco di San Paolo: nel maggior collegio elettorale del Brasile infatti passano al secondo turno Marta Suplicy, pupilla di Lula e ferma al 35%, e Jose' Serra, beniamino dell'ex presidente socialdemocratico Cardoso e candidato alle presidenziali del 2002, attualmente in testa col 43% delle preferenze. In crescita comunque il Partito della socialdemocrazia brasiliana, che assume ora il ruolo di opposizione ufficiale del Paese. A fine mese si decideranno poi le sorti della città simbolo della sinistra brasiliana, Porto Alegre, dove il  partito del presidente appare favorito, così come in altre 11 capitali dei 27 stati federati brasiliani. A Rio de Janeiro, dove il PT non ha propri candidati diretti, sarà l'esponente della destra del Partito del Fronte Liberale, l'attuale sindaco Cesar Maia, a riconfermarsi nella carica.

***********  

 

Tre ribelli indipendentisti ceceni sono stati uccisi dalle forze federali russe nella regione di Achkhoi-Martan, vicino Grozny. Lo hanno riferito fonti del ministero degli interni ceceno, sottolineando che erano sospettati di aver partecipato nell'agosto scorso a un attacco contro alcuni poliziotti a Grozny.  

 

Dopo la Thailandia, dove una bambina di nove anni è morta la notte scorsa, ora è l'Indonesia a lanciare l'allarme per una possibile recrudescenza dell'epidemia di influenza dei polli. Il ministero della salute di Giakarta ha infatti confermato che 350 polli morti sull’isola di Giava avevano il letale virus H5N1, quello che provoca la malattia. Le autorità indonesiane hanno aggiunto che finora non sono stati riscontrati casi di trasmissione del virus ad esseri umani. La scorsa primavera trenta persone sono morte in Asia a causa di un'epidemia di influenza aviaria. Milioni di volatili sono stati abbattuti per evitare il diffondersi del virus.

Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) Mohammed El Baradei  è a Seul per discutere con il governo sudcoreano i test con il plutonio e l'uranio arricchito condotti segretamente da scienziati del Paese asiatico nel 1982 e nel 2000. La visita del capo dell'Aiea era prevista da tempo ma assume una particolare importanza dopo le ammissioni shock della Corea del sud di aver condotto esperimenti per l'ottenimento di plutonio nel 1982 e per l'arricchimento di uranio nel 2000. Seul sostiene che si è trattato di test puramente scientifici, avvenuti una sola volta in impianti ora smantellati, senza alcun piano di arrivare alla produzione di ordigni atomici. Ma gli esperti dell'Aiea hanno già condotto due ispezioni in loco e ne faranno un'altra, prima di stilare il rapporto definitivo da presentare all'assemblea generale dell'Agenzia in programma a novembre a Vienna.

 

L'Unione Europea ha indetto una consultazione a tutti i livelli sulla politica futura di lotta al cambiamento climatico, che la Commissione indica come una delle più grandi sfide lanciate alla nostra generazione. La prima fase di impegno comune nel quadro del Protocollo di Kyoto scade nel 2012 ma bisogna essere preparati a affrontare anche le fasi successive. Secondo la Commissione alcuni studi dimostrerebbero che per arrestare il processo di alterazione del clima è necessario imporre  restrizioni ancora più severe di quelle immaginate, con una riduzione delle emissioni almeno del 30% entro il 2025 e almeno del 65% di qui al 2050. E proprio per aprire un confronto su obblighi, misure e responsabilità condivise, è stata avviata la consultazione aperta fino al 31 ottobre, tra tutti i soggetti interessati: comunità scientifica, mondo di impresa, associazionismo, allo scopo tra l'altro di definire una prima base di partenza per il confronto al Consiglio di primavera del 2005, che ha collocato tra i temi cruciali la strategia di lotta al cambiamento climatico a livello planetario e europeo.

 

 

=======ooo========