RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 277 - Testo della trasmissione di domenica 3 ottobre 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

In una solenne cerimonia in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha proclamato oggi 5 nuovi beati, testimoni della fede sempre guidati dalla parola di Dio, come da un faro luminoso. All’Angelus, il Pontefice ha esortato tutti i fedeli a pregare Maria, in questo mese di ottobre dedicato alla Madonna del Rosario. 

 

“La persona umana, immagine di Dio” al centro di un nuovo documento della Commissione teologica internazionale sull’antropologia: intervista con padre Augustine Di Noia

 

IN PRIMO PIANO

Oggi a Pompei la tradizionale recita della supplica alla Beata Vergine del Rosario. Con noi, il vescovo prelato di Pompei, mons. Carlo Liberati.

 

Stamani a San Benedetto del Tronto, solenne celebrazione per il 17.mo centenario del martirio di San Benedetto. Intervista con mons. Gervasio Gestori. 

 

Volontariato, una scelta di vita: e’ la sfida lanciata dalla Fivol, Fondazione italiana del volontariato, in un convegno a Roma. Ai nostri microfoni, Carlo Santini della Fivol e il prof. Franco Casavola.

 

Oltre un milione di bambini nel mondo sono vittime dello sfruttamento sessuale. E’ la denuncia dell’Ong Ecpat e dell’Unicef. Con noi, Elvira d’Amato e Marco Scarparti.

 

CHIESA E SOCIETA’

Il futuro della Chiesa in Europa al centro dei lavori del Consiglio delle Conferenze episcopali europee conclusosi a Leeds.

 

E’ tutto proto ad Assisi per le celebrazioni della festa di San Francesco domani 4 ottobre.

 

Concluso il primo Sinodo dell’arcidiocesi di Yangoo, in Myanmar.

 

In Cina, le scolaresche vengono portate ad assistere alle esecuzioni capitali.La denuncia di Amnesty Intrnational.

 

Al via, da ieri, in 23 Paesi africani una nuova campagna antipoliomielite.

 

24 ORE NEL MONDO:

Oggi elezioni amministrative in Brasile. Al voto anche Slovenia, Serbia e Bosnia. - In Medio Oriente, prosegue l’offensiva israeliana a Gaza: numerose le vittime. In Iraq, trovati a Baghdad due cadaveri, probabilmente di occidentali. – Ancora violenze separatiste nel nordest dell’India.

 

 

                            IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 ottobre 2004

 

 

 

IN UNA SOLENNE CERIMONIA IN PIAZZA SAN PIETRO,

 GIOVANNI PAOLO II HA PROCLAMATO OGGI 5 NUOVI BEATI, TESTIMONI DELLA FEDE

SEMPRE GUIDATI DALLA PAROLA DI DIO, COME DA UN FARO LUMINOSO.

ALL’ANGELUS, IL PONTEFICE HA ESORTATO TUTTI I FEDELI A PREGARE MARIA,

IN QUESTO MESE DI OTTOBRE DEDICATO ALLA MADONNA DEL ROSARIO

- Il servizio di Alessandro Gisotti -

 

        La Parola di Dio “non ha mai cessato di illuminare il loro cammino”: Pierre Vigne, Joseph-Marie Cassant, Anna Katharina Emmerick, Maria Ludovica De Angelis, Carlo d'Austria: sono i 5 nuovi Beati, proclamati oggi da Giovanni Paolo II in una solenne cerimonia - presieduta dal Pontefice e celebrata dal cardinale José Saraiva Martins - sul sagrato di Piazza San Pietro. Dopo il rito solenne, all’Angelus il Papa ha esortato tutti i fedeli ad invocare Maria, specie in questo mese di ottobre, dedicato alla Madonna del Rosario. Con la celebrazione odierna, sono complessivamente 1345 i Beati proclamati da Giovanni Paolo II. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(Canti)

 

“Di fronte al trascorrere del tempo e ai continui rivolgimenti della storia, la rivelazione che Dio ci ha offerto in Cristo rimane stabile per sempre ed apre sul nostro cammino terreno un orizzonte di eternità”. Dinnanzi a migliaia di pellegrini raccolti in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha sottolineato così l’esperienza comune di fede, sperimentata dai cinque nuovi Beati:

 

“Essi si sono lasciati guidare dalla Parola di Dio come un faro luminoso e sicuro, che non ha mai cessato di illuminare il loro cammino”.

 

 Nell’omelia - letta nelle parti in lingua spagnola, francese e tedesca da alcuni prelati - il Pontefice ha tratteggiato le figure dei Beati. “Contemplando il Cristo presente nell’Eucaristia e la Passione salvifica”, padre Pierre Vigne – fondatore della Congregazione delle Suore del Santissimo Sacramento - “fu condotto a diventare un vero discepolo e un missionario fedele alla Chiesa”. Il suo esempio, ha proseguito, “doni ai fedeli il desiderio di attingere all’amore dell’Eucaristia e all’adorazione del Santo sacramento l’audacia per la missione”. Possa, allora, “toccare il cuore dei giovani, affinché accettino, se sono chiamati da Dio, di consacrarsi totalmente a lui nel sacerdozio o nella vita religiosa”. E ancora, sia un modello per la Chiesa di Francia, “perché sorgano nuovi seminatori del Vangelo”.

 

Anche Joseph-Marie Cassant, monaco francese dell’Ordine Cistercense Riformato “pose sempre la sua fiducia in Dio, nella contemplazione del mistero della Passione e nell’unione con il Cristo presente nell’Eucaristia”. Nel mezzo delle prove, ha ricordato, “con gli occhi fissi sul Cristo, egli offrì le sue sofferenze per il Signore e per la Chiesa. Possano i nostri contemporanei – ha esortato il Papa - soprattutto i contemplativi e i malati, scoprire con il suo esempio il mistero della preghiera, che leva il mondo a Dio e che dona la forza nelle prove”.

 

Alla gloria di Dio e al servizio dei suoi simili consacrò la sua esistenza suor Ludovica De Angelis, della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia di Savona, per 50 anni al servizio dei deboli in Argentina. “Nella sua figura – ha rilevato – risaltano un cuore di madre, le sue qualità di guida e l’audacia propria dei santi. Per i piccoli ammalati ebbe un amore concreto e generoso, affrontando sacrifici per il loro sollievo”. Fu anche “modello di allegria e di responsabilità”. In tutto, ha aggiunto il Papa, “fu sostenuta dalla preghiera, facendo della sua vita una comunicazione continua con il Signore”.

 

L’omelia si è, quindi, soffermata sulla straordinaria figura della mistica tedesca Katharina Emmerick, dell’Ordine delle Canonichesse Regolari di Sant’Agostino, che sperimentò nel suo corpo la passione di Cristo. “La sua povertà materiale – ha spiegato Giovanni Paolo II – si accompagna a una ricca vita interiore. Ci colpisce non solo la pazienza nel portare la debolezza fisica, ma anche la forza” del suo carattere e la “fermezza della sua fede”. Forza che ha trovato nell’Eucaristia. “E così – ha evidenziato – il suo esempio ha aperto i cuori di poveri e ricchi, di persone semplici e colte, alla totale donazione d’amore a Gesù Cristo”.

 

E’ stata, infine, la volta di Carlo d’Austria. “Il compito decisivo del cristiano consiste nel cercare e riconoscere in tutto la volontà di Dio, e agire di conseguenza”. L’imperatore Carlo, ha sottolineato, “si propose di rispondere ogni giorno a questa sfida. Egli fu un amico della pace”. Ai suoi occhi, ha ricordato, la guerra era “qualcosa di orribile”. Durante la Prima Guerra Mondiale, “tentò di raccogliere l’iniziativa di pace di Papa Benedetto XV. Fin dall’inizio l’Imperatore Carlo comprese il suo compito di sovrano come un santo servizio per i suoi popoli”. E qui ha ricordato che “il suo primo sforzo fu di seguire la chiamata del cristiano alla santità anche nella sua azione politica”. Sia egli un esempio “per tutti noi – ha esortato – in particolare per coloro che portano oggi una responsabilità politica in Europa”.

 

(Canti)

 

Alla solenne cerimonia di Beatificazione - in una giornata particolarmente soleggiata - hanno preso parte circa 20 mila fedeli provenienti da tutto il mondo, devoti dei nuovi Beati. Tra loro, anche i Reali del Belgio, del Lussemburgo e del Liecthenstein e il presidente del Kosovo, Rugova. Dopo il rito solenne, all’Angelus, il Pontefice ha esortato tutti i fedeli a pregare Maria:

 

“In questa prima Domenica di ottobre, mese dedicato in modo speciale alla Madonna del Rosario, vi invito a recitare questa bella preghiera, imitando anche in questo i nuovi Beat”.

 

Quindi, il Papa non ha mancato di salutare i pellegrini in italiano, francese, spagnolo e tedesco, le lingue dei nuovi Beati. In particolare, ha rivolto un pensiero speciale alle delegazioni ufficiali dell’Austria, del Liecthenstein e del Lussemburgo, come pure all’arciduca Otto, figlio dell’Imperatore Carlo.

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“LA PERSONA UMANA, IMMAGINE DI DIO” AL CENTRO DI UN NUOVO DOCUMENTO

DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE SULL’ANTROPOLOGIA,

CHE AFFRONTA LE SFIDE POSTE DALLA SCIENZA AL GENERE UMANO

- Intervista con padre Augustine Di Noia -

 

Gli sviluppi tecnologici hanno dato una maggiore capacità di governare e utilizzare le forze della natura, ma allo stesso tempo hanno avuto conseguenze imprevedibili e talvolta irrefrenabili per l’ambiente e le persone stesse. Muove da questa riflessione il documento “La persona umana creata a immagine di Dio”, stilato dalla Commissione teologica internazionale sull’antropologia, presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger. Il documento affronta alcuni temi spinosi legati allo sviluppo delle scienze e della tecnologia quali la clonazione umana, la ricerca sugli embrioni e, ancora, l’eutanasia e l’aborto. Sul contenuto del documento, Giovanni Peduto ha intervistato padre Augustine Di Noia, sotto-segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede:

 

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R. – Lo stesso titolo del documento raccoglie molto bene i contenuti principali: Comunione e Servizio: la persona umana creata a immagine di Dio. Il tema tradizionale dell’imago Dei ha questi due elementi. Il primo: comunione. Essere creato a immagine di Dio significa soprattutto essere creato come persona, come creatura con la capacità di conoscere e di amare Dio e gli altri. Questa similitudine radicale della persona umana con Dio è il fondamento della possibilità di comunione con il Dio Uno e Trino e con le altre è persone. Il secondo: servizio. Essere creato a immagine di Dio significa tenere un posto singolare nell’universo: partecipare al governo divino della creazione visibile. Significa, nella tradizione cattolica, esercitare il servizio a nome di Dio, ovvero condividere in un erto senso il dominio del Creatore. Nell’affrontare questi due temi, il documento esamina i principali elementi della teologia dell’imago Dei (l’unità fra corpo e anima, differenza e uguaglianza fra i sessi, comunità umana, peccato e salvezza, trasformazione in immagine di Cristo). Ciò costituisce la base teologica per una discussione di una gamma di temi attuali: creazione ex nihilo, l’evoluzione, l’etica ambientalista e la bioetica.

 

D. – Come viene considerata la tesi dell’evoluzionismo?

 

R. – Dal nulla Dio chiama le creature all’esistenza e poi le chiama all’amore, ad amare. Ecco la verità fondamentale della creazione dell’universo e della creazione degli esseri umani. Gli studi scientifici ci danno una spiegazione sempre più complessa e articolata delle origini dell’universo. La teologia cattolica accoglie con apprezzamento tali studi e, come ha detto il Santo Padre, accetta certamente i risultati. Ma è importante che le scienze naturali non vadano oltre la loro competenza. Accade talvolta che le diverse teorie dell’evoluzionismo suscitino ipotesi totalmente materialistiche e naturalistiche circa l’universo e l’origine degli essere umani, escludendo il ruolo della Provvidenza divina. Questi tipi di pensiero rivelano una profonda ignoranza della raffinatezza della filosofia e della teologia cattolica, le quali da sempre hanno la conoscenza che Dio è la causa non solo dell’esistenza stessa, ma anche di tutte le cause. Anche quando non sembra possibile percepire la mano della divina Provvidenza nelle cause naturali, è Dio che opera, senza dubbio. Secondo la teologia cattolica – ma senza pronunciarsi sui meriti scientifici delle varie teorie – il potere creatore di Dio può comprendere vari processi di evoluzione per costruire l’universo come Egli lo intende.

 

D. – Secondo alcuni è proprio la dottrina dell’imago Dei che ha contribuito all’attuale crisi ecologica...

 

R. – E’ vero che una concezione sbagliata di questa dottrina avrebbe potuto condurre in alcuni casi ad un pericoloso disprezzo per l’ambiente naturale, ma non fa assolutamente parte della dottrina cattolica circa la creazione a immagine di Dio l’idea che lo sviluppo sfrenato e lo sfruttamento delle risorse naturali sia qualcosa da incoraggiare o anzi da tollerare. Il servizio esercitato da parte degli uomini sulla creazione è proprio un servizio inteso come partecipazione alla padronanza divina e sempre soggetta ad essa. Il nuovo documento cita il Santo Padre quando egli ci fa ricordare che “il dominio umano non è assoluto ma ministeriale... non la missione di un padrone assoluto e irresponsabile, mai dei responsabili del regno di Dio”.

 

D. – Fino a che punto è lecito all’uomo disporre di se stesso?

 

R. – E’ lecito nel contesto del rapido sviluppo della tecnologia medica. Le attuali tecniche offrono all’uomo di oggi non solo nuove e più efficaci terapie per le diverse malattie, ma anche la possibilità di manipolare se stesso. Il documento afferma che l’esercizio di un responsabile servizio nel campo della bioetica esige una profonda riflessione morale sulla gamma delle tecniche che possono avere degli effetti sull’integrità biologica dell’uomo. La nostra identità ontologica, di creature fatte a immagine di Dio, impone certi limiti sulla nostra capacità di disporre di noi stessi. La sovranità, che è nostra, non è senza limiti. Esercitiamo una sovranità partecipata sul mondo creato e infine dovremo rendere conto del nostro servizio davanti al Signore dell’universo. L’uomo è creato a immagine di Dio, ma non è Dio.

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 ottobre 2004

 

 

STAMANI A SAN BENEDETTO DEL TRONTO, SOLENNE CELEBRAZIONE PER IL 17.MO CENTENARIO DEL MARTIRIO DI SAN BENEDETTO,  ALLA PRESENZA DELL’INVIATO SPECIALE DEL PAPA, IL CARDINALE SILVANO PIOVANELLI

-          Intervista con mons. Gervasio Gestori, vescovo di San Benedetto del Tronto –

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Un invito ad essere testimoni della fede nella vita di ogni giorno è stato rivolto dall’inviato speciale del Papa, il cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, che stamani ha presieduto la messa solenne in occasione del 17.mo centenario del martirio di San Benedetto, avvenuto il 13 ottobre 304. La celebrazione eucaristica si è svolta nella Cattedrale di S. Maria della Marina a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Sulla figura del santo, ascoltiamo mons. Gervasio Gestori, vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone Montalto, al microfono di Dorotea Gambardella:

 

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R. - Era un giovane soldato nato verso la fine del III sec., probabilmente a Cupra, dove c’era un presidio romano. Per la sua fede cristiana, manifestata pubblicamente e coraggiosamente, venne martirizzato negli ultimi anni dell’Impero di Diocleziano. Il corpo venne gettato nel fiume Menochia e dalle correnti venne trasportato qui, sulle rive di quello che oggi è San Benedetto del Tronto. Il corpo venne raccolto e portato al paese alto. E qui è cominciata la venerazione che è durata per diciassette secoli.

 

D. – Che cosa dice oggi ai giovani, in particolare, la figura di San Benedetto?

 

R. – Anche il Santo Padre, nella lettera che ha inviato a me per questa occasione, richiama ai giovani la figura di questo martire soldato, per dire che il martirio non è disprezzo della vita, ma è amore per la vita, amore per una vita grande come quella di Cristo, a cui si vuole rimanere assolutamente fedeli nonostante le attrattive illusorie della vita di oggi e nonostante la difficoltà nel compiere scelte di libertà coraggiose e coerenti. E poi Benedetto richiama ai giovani la necessità di dare un significato alla vita. Non si può vivere così,  senza delle mete significative, vagabondando per le strade. Occorre che ci sia una meta, perché la strada abbia un significato ed una motivazione.

 

D. – Qual è la realtà sociale di San Benedetto del Tronto?

 

R. – Il tessuto storico della città è caratterizzato soprattutto dalla vita dei pescatori e dei marinai. San Benedetto del Tronto è ancora oggi il primo porto dell’Adriatico per la pesca, se non il primo d’Italia. Da qui passa il 70 per cento del pesce congelato che viene distribuito in tutta Italia. Poi c’è la consistente presenza dei villeggianti e dei turisti che danno un forte contributo, non soltanto economico, alla vita della città, ma anche una presenza che ben si colloca all’interno della convivenza di San Benedetto.

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OGGI A POMPEI LA TRADIZIONALE RECITA DELLA SUPPLICA ALLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO, COMPOSTA DAL BEATO BARTOLO LONGO

- Intervista di Giovanni Peduto col vescovo prelato di Pompei, mons. Carlo Liberati -

 

         A mezzogiorno in punto, come ormai è tradizione da oltre un secolo, presso il santuario di Pompei una corale invocazione si è levata dalle migliaia di pellegrini accorsi per la recita della Supplica alla Beata Vergine del Rosario, composta dal fondatore del santuario e delle opere di carità annessi, il Beato Bartolo Longo. A parlarcene il vescovo prelato, mons. Carlo Liberati, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R -. La Supplica alla Madonna di Pompei nasce da una invocazione accorata, da una elevazione dell’anima, da un momento di commozione di Bartolo Longo verso la Madre del Signore e nostra. Poi questa preghiera fu quasi strappata di mano all’avvocato Bartolo Longo e divenne una specie di manifesto pubblico della Chiesa pompeiana di fronte non soltanto alla piccola comunità di Pompei, che stava nascendo, ma di fronte alla Campania, all’Italia, al mondo e nel 1887 assunse questa forma che noi oggi conosciamo, con piccolissimi ritocchi in epoca recente, e che veramente è un inno di amore alla Madonna. La Supplica, divisa in quattro parti, da allora non ha fatto altro che diventare sempre più amata, accolta, ricercata, benedetta e soprattutto recitata in tutta la Chiesa.

 

D. – Qual è stato il significato della Supplica quest’anno?

 

R. – Il significato della Supplica fin dall’inizio è sempre il medesimo, cioè chiedere alla Madre di Gesù e nostra, alla Madre della Chiesa e della nostra fede la protezione per noi, nel nostro cammino di fede, perché lei ci prenda per mano, come ha fatto Gesù con i discepoli di Emmaus, nel cammino duro della vita e che ci porti fino a Lui donandoci la fedeltà, la coerenza, il coraggio delle fede, la perseveranza nel bene, l’ottimismo nella vita, e la gioia soprattutto di sentirci portati da Dio. Quest’anno, però, per noi ha un significato particolarissimo perché quando Bartolo Longo inaugurò nel 1901 la facciata della basilica del Santo Rosario, la dedicò alla Regina della pace. E allora noi troviamo nella vita e nella fede di Bartolo Longo una teologia di un’attualità immensa ancora oggi, perché la troviamo proprio nel cuore della Chiesa in quello che è più di attualità come la pace, desideratissima in un momento drammatico della storia.

 

D.- Per che cosa si è pregato in particolare questa mattina?

 

R. – Si è pregato per il modo, per la pace nel mondo. Il mondo non ha la pace e si leva su questa disgraziatissima situazione solo la voce del Santo Padre che dice: dobbiamo trovare la pace attraverso il confronto, il dialogo, attraverso la mediazione politica. Poi abbiamo pregato per le vocazioni. Lei sa quanto c’è bisogno di sacerdoti, di religiosi, di religiose, di laici militanti in tutte le associazioni di carità, di solidarietà nella Chiesa cattolica. Abbiamo pregato perché i laici sappiano assumere intere le loro responsabilità anche nell’ambito del mondo politico. Abbiamo pensato a questa Europa che non riesce a decollare ancora e che non ha voluto riconoscere le sue radici cristiane, quindi alla ferita, al vulnus sofferto in questo momento dalla Chiesa cattolica. Abbiamo pregato per il futuro della Chiesa nel mondo, per la famiglia, che è insidiata, frantumata, offesa, divisa in questo momento anche dalle strutture statali che non provvedono abbastanza ai compiti dell’educazione dei giovani. Abbiamo pregato per i poveri, per i diseredati, per i ragazzi che muoiono sulle strade; per i delitti consumati senza ragione, per tutto questo mondo della notte, del male, del peccato che a volte sembra ammorbare la storia, ma noi siamo fiduciosi che come Cristo ha vinto la morte, così noi vinceremo nel cuore di Gesù, per mezzo di Maria.

 

D. – Nella liturgia di questa domenica c’è il grido del profeta Abacuc che protesta con Doi perché sembra non intervenire di fronte al male che imperversa nel mondo. Un grido quanto mai attuale...

 

R. – Anche sulla croce Gesù ha emesso un grido tremendo. Gesù ha detto: Padre, perché mi hai abbandonato! Praticamente questo grido di Gesù sulla croce si ripete un po’ oggi in tutta l’umanità e non fa meraviglia che il grido sia uscito dalla bocca del profeta. Ma noi sappiamo che questo grido non cade  nel vuoto, nel silenzio del Golgota, nel deserto del mondo. E’ raccolto. Come Maria ai piedi della croce, ha preso tra le sue braccia il corpo inanimato di Gesù e l’ha stretto al suo cuore, così oggi Maria raccoglie nel suo seno tutte le tragedie del mondo e della storia e le consegna al mattino della risurrezione. Io ho questa visione della storia, della Chiesa e del mondo nella fede in Cristo Gesù. E allora sì, forse ci lamentiamo anche noi insieme al profeta Abacuc, però dovremmo pensare sempre che la risurrezione viene dopo la croce.

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OLTRE UN MILIONE DI BAMBINI NEL MONDO VITTIME DELLO SFRUTTAMENTO SESSUALE.

 I CONTORNI NUMERICI DI QUESTA REALTA’ DELL’ORRORE DELINEATI DURANTE

UN CONVEGNO ORGANIZZATO A ROMA DA ECPAT E UNICEF

- Ai nostri microfoni Elvira D’Amato e Marco Scarparti -

 

         Lo sfruttamento sessuale dei bambini a scopo di lucro riguarda oltre un milione di piccole vittime, in ogni angolo del pianeta. Turismo sessuale, prostituzione infantile, pedo-pornografia sono soltanto alcuni degli aspetti che assume questo terribile fenomeno. Sulle misure da adottare per contrastare il mercato del sesso minorile si sono confrontate, a Roma, Organizzazioni non governative e istituzioni, in un convegno promosso da ECPAT, ONG impegnata nella lotta alla prostituzione minorile, e UNICEF. Il servizio di Stefano Leszczynski.

 

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         Prostituzione minorile, tratta e vendita di bambini per fini sessuali, pornografia infantile: sono queste le tre forme di sfruttamento sessuale a fini di lucro che le Nazioni Unite elencano con angosciante precisione. Un fenomeno drammatico e nascosto che richiede strumenti di intervento assai più complessi di quelli utili a contrastare i fenomeni di violenza pedofila. Le stime fornite nel corso del convegno sulla prevenzione dello sfruttamento sessuale dei bambini a cura dell’ECPAT e dell’UNICEF sono allarmanti: un milione almeno le piccole vittime nel mondo. Ma come tentare di aiutarle? Il commento di Elvira D’Amato del servizio di polizia postale delle comunicazioni:

 

“Dal punto di vista tecnologico, noi ci stiamo dotando in collaborazione internazionale di appositi programmi di analisi del materiale pedo-pornografico. L’obiettivo è arrivare a capire dove potenzialmente può essere stata ritratta la vittima e andare anche oltre, scoprendo chi ha prodotto quel materiale e l’ha immesso sulla rete”

        

         L’Italia è, tuttavia, uno tra i Paesi europei dotato di una normativa specifica per contrastare i reati connessi alla pedofilia e allo sfruttamento sessuale dei minori. Ma il veloce evolversi del fenomeno e una normativa penale generosa impediscono spesso che alle vittime venga resa giustizia. Marco Scarparti, presidente di ECPAT, ONG italiana dedita al contrasto della prostituzione infantile:

 

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VOLONTARIATO, UNA SCELTA DI VITA IN FAVORE DI CHI HA BISOGNO:

E’ LA SFIDA LANCIATA DALLA FIVOL, FONDAZIONE ITALIANA DEL VOLONTARIATO,

IN UN CONVEGNO A ROMA

- Ai nostri microfoni, Carlo Santini e Franco Casavola -

 

Una scelta coraggiosa, a volte difficile. Una scelta, sempre e comunque, in favore del più debole, senza distinzioni di sorta. Volontariato, oggi, vuol dire soprattutto questo. E proprio in questi giorni – quando le cronache ci parlano di impegno in Paesi lontani, segnati dalla tragedia della guerra – la Fivol, Fondazione italiana per il volontariato, lancia la sfida ad impegnarsi per chi soffre. Esortazione levata nel corso di un convegno, ieri e oggi a Roma, sul tema “Per un nuovo volontariato quale modello di cittadinanza”. Sul ruolo del volontariato nella società odierna, Marina Tomarro ha intervistato Carlo Santini, presidente della Fivol:

 

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R. - Oggi il ruolo del volontariato cresce perché crescono i problemi della nostra società, basti pensare ai problemi connessi con i flussi migratori nel nostro Paese e agli interessi che molte comunità hanno, ad esempio, nella tutela dei beni culturali di varia natura. Quindi, esiste una galassia di attività nelle quali il volontariato si può manifestare. Quello che importa è che maturi il suo convincimento che è messo al servizio degli altri sotto una spinta di un valore alto, quale quello della solidarietà.

 

D. – Perché fare volontariato?

 

R. – Fare volontariato deve diventare, nel convincimento e nella maturazione etica di tutti noi, un momento del nostro partecipare attivamente alla vita della comunità nella quale siamo inseriti. Ognuno è come un piccolo seme, che però matura e può produrre una pianta importante.

 

Ma qual è il ruolo dello Stato di fronte ad volontariato? Ascoltiamo Franco Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale:

 

R. – Il ruolo dello Stato contemporaneo è quello di rispettare, e se non agevolare, certamente non ostacolare, forme - soprattutto queste del volontariato così come si è andato costituendo negli ultimi anni - che in qualche modo diano realizzazione al principio di sussidiarietà orizzontale, cioè tra i privati e le istituzioni, tra la società e i poteri pubblici.

 

D. – Si parla molto oggi di condivisione. Che cosa vuol dire condividere con gli altri?

 

R. – “Condivisione” anzitutto è un atteggiamento morale, per cui non ci si estrania da stati di sofferenza, di inferiorità o di privazione di altre parti della cittadinanza. Non ci si estrania, voglio dire, eticamente. Perché non basta soltanto il soccorso, ma occorre in qualche modo convivere dentro le stesse condizioni di disagio, di indigenza o comunque di privazione.

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CHIESA E SOCIETA’

3 ottobre 2004

 

                                                                                                                                           

 

IL FUTURO DELLA CHIESA IN EUROPA, TEMA CHIAVE DEI QUATTRO GIORNI

DI LAVORI DEL CONSIGLIO DELL’ASSEMBLEA PLENARIA DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE, CONCLUSOSI OGGI A LEEDS, IN INGHILTERRA

-          A cura di Philippa Hitchen -

 

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LEEDS.= L’ultima volta che i vescovi di tutta Europa si sono riuniti qui, nella “terra degli Angeli” come l’ha definita Papa Gregorio Magno, era il 664 per un concilio a Whitby. In quell’occasione, tra la Chiesa di Roma ed i nordici era in corso una disputa sulla data della Pasqua e Roma, come spesso accade, ha vinto. “Forse da allora è nato l’euroscetticismo per cui gli inglesi sono così famosi”, ha scherzato il cardinale Cormac Murphy O’Connor, arcivescovo di Westminster, dando il benvenuto ai 34 vescovi del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Durante i quattro giorni di lavori dell’assemblea plenaria, i presuli hanno parlato del passato, ma soprattutto del futuro della Chiesa in Europa. Si sono detti amareggiati, sì, della sconfitta sulla nuova Costituzione, che non parla chiaramente delle radici cristiane del Continente, ma sono anche convinti che questo momento di allargamento dell’Unione offra nuove speranze e nuove occasioni per le Chiese di rendersi più presenti nella vita dei popoli europei. Ieri, i vescovi hanno anche visitato due monumenti storici: la bellissima abbazia di Ampleforth, che conta la comunità di monaci benedettini più numerosa d’Europa, e l’imponente York Minster, la più grande cattedrale gotico monumentale d’Europa. Tutti segni visibili della presenza duratura della Chiesa attraverso le guerre e le tante altre difficoltà che hanno attraversato i popoli cristiani del Vecchio Continente.

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È TUTTO PRONTO AD ASSISI PER LE CELEBRAZIONI DELLA FESTA DI SAN FRANCESCO,

 DOMANI 4 OTTOBRE. NELLA CITTA’ UMBRA GIUNGERANNO PIÙ DI 10 MILA PELLEGRINI

 

ASSISI. = Oltre 10 mila pellegrini sono attesi ad Assisi per la festa di San Francesco, patrono d’Italia. La maggior parte giungerà dall’Abruzzo, che quest’anno offrirà la lampada votiva che arde sulla tomba del Santo. Nella città umbra fervono, dunque, i preparativi. Sono stati allestiti due maxischermi, uno nella Basilica inferiore, l’altro accanto alla Loggia del Sacro convento, per permettere a tutti di assistere alla due giorni di festeggiamenti. Le celebrazioni iniziano oggi alle 17.30 con la celebrazione del Cantico di San Francesco, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. A presiedere la cerimonia sarà mons. Vincenzo D’Addario, arcivescovo di Teramo-Atri;  in serata, avrà luogo una processione guidata da padre John Corriveau, ministro generale dell’Ordine dei frati minori cappuccini. Domani, invece, alle 8.15 un corteo partirà dal municipio di Assisi verso la Basilica superiore di San Francesco, dove si svolgerà la Messa solenne, presieduta da mons. Carlo Ghidelli, vescovo della diocesi di Lanciano-Ortona. Successivamente, dalla Loggia del Sacro Convento, il vice premier Gianfranco Fini pronuncerà un messaggio per la pace, a nome del governo italiano. La giornata si concluderà con la processione, dalle ore 16, e la benedizione dei rami d’ulivo. Quest’anno, la festa di San Francesco assume un significato particolare. Il 23 settembre è stato, infatti, approvato dalla Commissione Cultura della Camera, in sede legislativa, il provvedimento che intende istituire per il 4 ottobre una giornata dedicata alla riflessione sulla pace e sul dialogo tra le diverse fedi e culture. Il progetto di legge è ora al vaglio del Senato. (D.G.)

 

 

LA COOPERAZIONE TRA RELIGIOSI E LAICI PER L’EVANGELIZZAZIONE, L’ECUMENISMO E LA FORMAZIONE DEL CLERO SONO I TEMI AL CENTRO DEL PRIMO SINODO DELL’ARCIDIOCESI  DI YANGOON, IN MYANMAR, CONCLUSOSI IN QUESTI GIORNI

 

YANGOON. = “Siamo chiamati ad essere una speranza, un corpo ed uno spirito. Fai splendere la tua luce perché tutti possano vedere”. È il tema del primo sinodo dell’arcidiocesi di Yangoon, in Myanmar (ex Birmania), conclusosi giovedì scorso. All’evento hanno partecipato duecento delegati tra sacerdoti, religiosi, catechisti e laici di diverse organizzazioni cattoliche. Durante l’incontro, durato dieci giorni, si è dibattuto di collaborazione tra sacerdoti e laici per l’annuncio evangelico, di formazione del clero, di questioni ed esperienze di ecumenismo tra cattolici ed altri cristiani. In tale contesto, alcuni partecipanti hanno chiesto l’istituzione di gruppi ecumenici nelle 50 parrocchie della diocesi, che contano 85mila fedeli, 80 sacerdoti, 23 religiosi e 247 religiose. Il Myanmar è un Paese a maggioranza buddista. I cristiani sono 3 milioni e 700 mila su 45 milioni di abitanti; i cattolici sono 600 mila. Dal 1965 il governo birmano non permette l’ingresso nel Paese di missionari stranieri. (D.G.)

 

 

IN CINA, LE SCOLARESCHE VENGONO PORTATE AD ASSISTERE ALLE ESECUZIONI CAPITALI. LO DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL AGGIUNGENDO CHE IL GOVERNO DI PECHINO USA “CELEBRARE” LE FESTE NAZIONALI MANDANDO A MORTE DECINE DI DETENUTI

 

CHANGSHA. = Centinaia di studenti tra i 6 e i 17 anni sono stati condotti ad assistere all’esecuzione pubblica di sei condannati a morte. A denunciarlo è Amnesty International, che, per voce della coordinatrice della sezione pena di morte di Amnesty Italia Karen Hooper, ha anche reso noto come il governo di Pechino sia solito “celebrare” le feste nazionali mandando a morte decine di detenuti. In occasione della Festa nazionale cinese del 1.mo ottobre – rivela l’organizzazione per difesa dei diritti umani - sono stati uccisi almeno 100 persone. Gli alunni, che facevano parte di un pubblico di oltre 2.500 spettatori - convocato il 27 agosto in una palestra della città di Changsha - hanno ascoltato i capi d’accusa, aggressione sequestro ed omicidio, e poi hanno assistito alla fucilazione dei sei prigionieri. “Portare bambini ad assistere alle esecuzioni – si legge in un comunicato diffuso da Amnesty venerdì scorso – viola palesemente la Convenzione sui diritti dell’infanzia, ratificata dalla Cina nel 1992”. Nel documento è scritto, infatti, che l’educazione deve essere diretta a “sviluppare il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali”. (D. G.)

 

 

AL VIA, DA IERI, IN 23 PAESI AFRICANI UNA NUOVA CAMPAGNA ANTI-POLIOMIELITE

LANCIATA DAL PRESIDENTE DELLA NIGERIA, OBASANJO. NEL 2004, A CAUSA DI QUESTA MALATTIA,  IN AFRICA SONO RIMASTI PARALIZZATI CENTINAIA DI BAMBINI

 

KANO. = Leader politici ed operatori sanitari hanno lanciato, ieri, in 23 Paesi africani, un vasto programma per contrastare l’insorgenza di malattie mortali ed immunizzare 80 milioni di bambini dalla poliomielite. L’obiettivo è sconfiggere - al massimo entro due anni - questa patologia, diffusasi largamente negli ultimi 18 mesi. Tra le cause di tale propagazione, vi è la messa al bando del vaccino anti-polio, nel 2003, da parte dello Stato nigeriano di Kano. Messa al bando dovuta alle pressioni delle autorità musulmane locali, secondo cui le vaccinazioni facevano parte di un complotto ordito dagli Stati Uniti per sterilizzare la popolazione africana, al fine di arrestare il propagarsi dell’Aids. La poliomielite, che colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei 5 anni, è causata da un virus che intacca il sistema nervoso e che può determinare la paralisi totale. In Africa, più di 650 minori sono rimasti paralizzati a causa di questa patologia nell’ultimo anno. A sostegno della nuova campagna anti-polio nella regione di Kano, sono scesi in campo anche il capo di Stato nigeriano, Olusegun Obasanjo, ed il presidente della Commissione dell’Unione africana, Alpha Oumar Konare. Le prime vaccinazioni saranno praticate alla fine di ottobre. (D.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 ottobre 2004

 

 

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

 

 

Prosegue l’offensiva militare israeliana nel nord della striscia di Gaza. Lo ha annunciato, stamani, il premier Ariel Sharon parlando alla radio militare. L’operazione ha già provocato 63 morti e oltre 200 feriti, tra i quali donne e bambini. Quattro palestinesi sono stati uccisi nelle ultime ore dal fuoco di militari israeliani e due esponenti della Jihad islamica sono rimasti vittime di missili caduti durante la notte sul campo profughi di Jabalya. Nella tarda mattinata altri tre militanti palestinesi sono stati uccisi da missili sparati da un elicottero israeliano. Il parlamento palestinese si è riunito in sessione straordinaria a Ramallah. Ma questa escalation di violenza quali rischi comporta per il Medio Oriente? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del ‘Corriere della Sera’, che da anni si occupa della crisi israelo-palestinese:

 

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R. -  Lo scenario politico è caratterizzato da due fattori: la decisione di Israele di ritirasi unilateralmente dalla Striscia di Gaza, smantellando gli insediamenti ebraici della zona, e al contempo l’inasprimento della linea militare deciso dal premier Sharon.

 

D. – Perché coniugare un ritiro militare israeliano entro marzo con le operazioni di questi giorni nei Territori?

 

R. – Da una parte c’è la reazione della componente più estremista palestinese che non giudica il ritiro un passo positivo nei confronti del rilancio dei diritti dei palestinesi per l’ottenimento di un loro Stato. Dall’altro, è come se Sharon - ordinando azioni militari più dure - volesse ‘farsi perdonare’ quello che ritiene essere un passo verso il riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Non dobbiamo, comunque, dimenticare che l’Autorità nazionale palestinese ci mette del suo: Arafat mira più a difendere la propria posizione che non a cercare l’armonia al vertice dell’ANP; il primo ministro palestinese minaccia continuamente di dimettersi; sono in ascesa personaggi come Mohammad Dahlan, l’ex capo dei servizi di sicurezza, ora molto potente; sullo sfondo c’è poi lo scontro interpalestinese tra coloro che vivono nei Territori - penso ai leader più moderati - e altri personaggi che potremmo definire i ‘tunisini’, cioè coloro che hanno conquistato un potere molto più forte di quello che invece hanno figure nate e cresciute nei Territori.

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● Nuovo raid dell’aviazione americana questa notte sulla città di Falluja, 50 chilometri ad ovest di Baghdad. Secondo fonti ospedaliere, l’attacco avrebbe provocato quattro morti tra i civili e 12 feriti. Intanto, è appena giunta la notizia del ritrovamento del corpo di un uomo e una donna, all’apparenza occidentali, ritrovati a sud di Baghdad. Il servizio di Ignazio Ingrao:

 

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Il rinvenimento dei due cadaveri, di cui non e' stata ancora accertata l'identità, risale a ieri sera. L'uomo, sulla cinquantina, è stato decapitato, mentre la donna, sulla trentina, presenta ferite da arma da fuoco. All’apparenza sembrerebbero entrambi occidentali.

 

Intanto, si è registrato il terzo attacco dell’aviazione statunitense sulla città sunnita di Falluja in meno di 24 ore. Questa volta l’obiettivo, secondo quanto hanno riferito le fonti militari statunitensi, era un edificio dove si trovavano asserragliati una quindicina di miliziani legati ad al-Zarqawi. L’enclave sunnita di Samarra sarebbe invece sotto controllo, secondo quanto riferito dal ministro dell’interno iracheno. Oggi numerosi abitanti della città si sono raccolti davanti all’ospedale per recuperare i corpi delle oltre cento vittime uccise nel corso dei raid statunitensi. In un’intervista televisiva, il segretario alla difesa americano, Donald Rumsfeld, ha dichiarato che Washington potrebbe ritirare i suoi soldati anche prima che la guerriglia irachena sia del tutto sconfitta, purché il governo locale si dimostri in grado di controllare la situazione.

 

L'Iran si è, invece, detto disponibile a partecipare alla Conferenza internazionale sull'Iraq, che dovrebbe svolgersi al Cairo. Proseguono intanto gli scontri e le violenze in tutto il Paese: otto doganieri iracheni sono rimasti uccisi mentre stavano trasportando, a sud di Baghdad, reperti archeologici che erano stati recuperati alcuni giorni fa dai carabinieri italiani. Nessuna notizia sugli ostaggi francesi rapiti il 20 agosto, mentre prosegue il tentativo di mediazione parallela del deputato Didier Julia, duramente criticato dal presidente Jacques Chirac.

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Quasi 120 milioni di brasiliani votano oggi nelle elezioni amministrative che interessano oltre 5 mila comuni. La consultazione odierna rappresenta il primo importante test elettorale per il presidente, Luiz Inacio Lula da Silva, dall’inizio del suo mandato, nel 2002. Grazie all'avanzato sistema di voto elettronico, i primi risultati  si dovrebbero conoscere già nella serata di oggi (primo mattino in Italia). Ma non è escluso che in molti comuni si debba ricorrere al secondo turno di votazioni, il prossimo 31 ottobre. Sulla tornata elettorale ci riferisce Maurizio Salvi:

 

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Gli analisti cercano una conferma sulla fiducia che i Brasiliani ripongono nel capo dello Stato che, per il momento, non è riuscito a risolvere il problema della fame con la rapidità desiderata, né quello della violenza, visto che 600 comuni hanno ottenuto un presidio militare per garantire il normale svolgimento del voto. I sondaggi, comunque, sembrano dargli ragione, perché vedono favorito il suo partito in 19 delle 27 capitali degli Stati brasiliani e in 22 delle 78 città con oltre 200 mila abitanti. La partita chiave si giocherà a San Paolo, la capitale economica del Paese, con 18 milioni di abitanti, dove il sindaco uscente, Marta Suplicy, vicina a Lula, ha ingaggiato un testa a testa, con il candidato dell’opposizione José Serra.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Proseguono le violenze nel nord-est dell’India, in occasione dell’anniversario della nascita del leader dell’indipendenza Mahatma Gandhi. L'ultimo episodio è avvenuto stamane: quindici persone sono state ferite durante un attacco dei ribelli indipendentisti contro un mercato affollato del distretto di Sonitpur, nel nord  dell'Assam. Il bilancio delle vittime degli attentati e delle violenze che si sono susseguite nelle ultime ore è salito così a 53 morti e 161 feriti. Il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, si è detto “traumatizzato e costernato” da quanto sta avvenendo.

 

Una vasta operazione contro la formazione separatista basca dell’ETA è stata condotta questa mattina nella regione francese dei Pirenei Atlantici. Nel corso del blitz sono state arrestate 21 persone e sono stati scoperti sette covi dove i terroristi nascondevano armi e documenti.

 

Almeno quattordici persone sono morte e altre dieci sono rimaste ferite a causa di un’esplosione che ha distrutto una fabbrica illegale di fuochi d'artificio a Ayuthayah, a nord di Bangkok in Tailandia. Lo hanno reso noto fonti locali, che hanno riferito di non essere ancora in grado di indicare le possibili cause della sciagura.

 

Urne aperte oggi in diversi Stati della ex-Jugoslavia. In Slovenia si vota per le prime elezioni legislative dopo l’adesione all’Unione Europea. Un milione e 634 mila elettori sono chiamati ad eleggere 90 deputati. Si preannuncia un testa a testa tra i partiti del centro-sinistra al governo e l’opposizione di centro-destra. I primi risultati dovrebbero essere resi noti intorno alle ore 20 di oggi. Elettori alle urne anche in Serbia, per il secondo turno delle elezioni amministrative che eleggeranno i dirigenti di 148 amministrazioni locali. Ieri si è votato invece in Bosnia per i consiglieri di 142 comuni. Secondo i primi risultati, i partiti nazionalisti musulmano, serbo e croato sono in vantaggio.

 

La regione separatista dell’Abkhazia è chiamata oggi ad eleggere un nuovo presidente locale. I cinque candidati si sono dichiarati tutti a favore dell’indipendenza dalla Georgia.

 

E’ ormai stato di massima emergenza a Lampedusa, dove 1257 immigrati clandestini si trovano in questo momento nel centro di prima accoglienza che può ospitare fino ad un massimo di 190  persone. La notte scorsa sono giunti infatti sull'isola altri 642 immigrati, in tre sbarchi successivi.

 

Con una cerimonia ecumenica nel duomo di Erfurt in Turingia sono cominciate questa mattina le celebrazioni ufficiali per ricordare i 14 anni della riunificazione tedesca. Al rito, officiato da quattro vescovi, erano presenti tra gli altri il presidente tedesco Horst Koehler e il cancelliere Gerhard Schroeder. L’anniversario della riunificazione delle due Germanie si celebra ogni anno in un Land diverso.

 

 

 

 

 

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