RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
276 - Testo della trasmissione di sabato 2 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi a Pompei la veglia
mariana in preparazione della supplica di domani
Continuano gli attacchi contro i
cristiani nello Stato indiano del
Kerala
Tante le celebrazioni per i
cento anni dalla nascita dello scrittore inglese Graham Greene
Presentato ieri in Tajikistan il sito
web della Chiesa cattolica del Paese
Drammaticamente
alta la tensione in Iraq: 7 i morti ieri a Falluja, mentre è salito a 110 il
bilancio delle vittime degli scontri di Samarra. Preoccupazione per la sorte
dei due giornalisti francesi in mano alla guerriglia
Escalation
di violenza nella Striscia di Gaza: oltre 50 palestinesi uccisi nelle
operazioni militari israeliane contro l’estremismo locale
Strage in India: un
duplice attentato oggi causa la morte di oltre 24 persone. 100 i feriti.
Urne aperte domani in
Slovenia per le elezioni politiche.
2
ottobre 2004
IL “PREMIO DEL CORAGGIO POLITICO” CONSEGNATO STAMANE A GIOVANNI PAOLO II
PER L’IMPEGNO A FAVORE DELLA PACE E DELLA GIUSTIZIA NEL MONDO,
PROFUSO NELL’AZIONE DIPLOMATICA E UMANITARIA
- Intervista con Patrick Wajsman -
In un clima di grande emozione si è svolta stamane in Vaticano la
cerimonia di consegna al Papa del “Premio del coraggio politico”, che gli è
stato attribuito dalla rivista francese “Politique Internationale”, dalla
televisione cattolica “KTO” e dall’Associazione di Politica estera della
Sorbona. Un riconoscimento prestigioso che premia ogni anno personalità non
francesi che hanno dato prova di coraggio nelle loro azioni e nel loro
pensiero. Tra i leader politici insigniti del Premio negli passati troviamo i
presidenti del Sudafrica Frederik de Klerk e dell’Egitto Anuar al-Sadat. Circa
300 i partecipanti all’incontro di oggi, ospitato nella sala Clementina, tra i
quali il consigliere diplomatico del presidente Jacques Chirac, il cardinale
Jean-Marie Lustiger, oltre a numerosi vescovi e personalità della società
civile e del mondo culturale d’oltralpe. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Un
Premio che è andato “a colui che dialoga con l’eternità e nondimeno ha
realizzato sulla Terra un’opera immensa, gigantesca, un’opera sottesa da una
intuizione liberatrice che ha pochi eguali nella Storia”. Con queste parole il
Direttore della rivista “Politique Internationale”, Patrick Wajsman, ha reso
omaggio all’impegno instancabile di Giovanni Paolo II a favore della pace e
contro tutte le forme di ingiustizia o di iniquità nel mondo, impegno profuso
attraverso l’azione diplomatica e umanitaria. Voi avete – ha aggiunto il
presidente della Tv “KTO”, Vincent Redier, rivolto al Santo Padre – ricordato
agli uomini “che il coraggio è indispensabile per proclamare liberamente
ovunque la buona novella del Vangelo e la dignità della persona umana ed i suoi
diritti inalienabili”.
Ed il
Papa ha colto questa occasione per lanciare “un nuovo appello alla pace per
costruire – ha detto – una società di fraternità tra i popoli”. “Il mio
pensiero – ha aggiunto – va ai giornalisti, che con le loro testimonianze e le
loro pubblicazioni sono degli artigiani della pace e della libertà, e che
pagano un pesante tributo nei conflitti.” Pensiero che è andato anche “agli
ostaggi e alle loro famiglie, vittime innocenti della violenza e dell’odio”.
“Alcuna rivendicazione – ha sottolineato Giovanni Paolo II – può portare a
mercanteggiare la vita umana.”, perché “il cammino della violenza è una via
senza uscita”
**********
Sulla
motivazione del “Premio del coraggio politico” a Giovanni Paolo II ascoltiamo
ancora la testimonianza diretta di Patrick Wajsman, direttore della rivista
“Politique Internationale”, al microfono di Celine Hoyeau:
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R. - IL S’AGIT D’ABORD DE RECOMPENSER ...
Innanzitutto questo premio intende essere un
riconoscimento per le prese di posizione del Santo Padre in campo
internazionale. Oggi viviamo in un mondo in cui il compromesso con l’aggressore
o l’oppressore è spesso considerato un comportamento saggio. Non dimentichiamo
che il Papa ha contribuito alla caduta del Comunismo in Europa e alla
disgregazione dell’Unione Sovietica. Il suo appello del 1978 “Non abbiate
paura” da lui lanciato in un certo senso alla Polonia è andato oltre la
Polonia, è stato contagioso. Ed il Papa ha tanto più merito in quanto lo ha
fatto in un momento in cui lo scenario generale non era per una contestazione
dello status quo. Un altro campo d’azione di Giovanni Paolo II è stata la
difesa dei diritti umani in tutto il mondo contro le tirannie, le autocrazie,
le dittature, di destra o di sinistra. Lo abbiamo visto opporsi a Pinochet, a
Castro, a Stroessner, a Duvalier a Marcos. A tutti ha ricordato che non c’è
simmetria tra bene e male e che la finalità più nobile della politica e del
potere è il bene dell’uomo. Prima di Giovanni Paolo II la Chiesa discuteva con
i regimi, con Giovanni Paolo II discute anche con le società civili e la gente.
Questo mi sembra dare autenticità alla politica perché la politica è al
servizio dell’uomo. Infine non dimentichiamo che il Papa è il grande
riconciliatore delle religioni.
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LA CENTRALITA’ DEL MISTERO EUCARISTICO NELLA VITA
DEI CINQUE
NUOVI BEATI, CHE IL PAPA PROCLAMERA’ DOMANI,
IN UNA SOLENNE CERIMONIA IN PIAZZA SAN PIETRO.
OGGI, CI SOFFERMIAMO SULLA FIGURA DEL BEATO PIERRE
VIGNE,
FONDATORE
DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
- Intervista con suor Maria Lucia Santori -
Pierre Vigne, Joseph-Marie
Cassant, Anna Katharina Emmerik, Maria Ludovica De Angelis, Carlo d’Austria:
sono i nuovi beati, che, domani mattina, il Papa proclamerà in una solenne
cerimonia in piazza San Pietro. Cinque beati, la cui vita è segnata dalla
centralità del Mistero Eucaristico, che si manifesta come fonte della carità e
della missione della Chiesa. Con la cerimonia di domani, saranno
complessivamente 1345 i beati proclamati da Giovanni Paolo II. Tra coloro che
domani verranno elevati all’onore degli Altari c’è dunque il sacerdote Pierre
Vigne, fondatore della Congregazione delle Suore del Ss.mo Sacramento, nato,
vissuto e morto in Francia nel 1740. A parlarci della sua figura è con noi suor
Maria Lucia Santori, della Congregazione fondata dal nuovo beato, intervistata
da Giovanni Peduto:
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R. –
Padre Vigne è nato in Francia il 20 agosto 1670 a Privas, nella diocesi di
Viviers, la cui popolazione era allora divisa da conflitti di religione.
Battezzato nella Chiesa cattolica, ha ricevuto nell’ambiente della sua famiglia
e della parrocchia un’ottima educazione umana e cristiana. L’incontro con Gesù
nell’Eucaristia lo fece maturare nella fede e nella docilità alla grazia di Dio.
Nel 1690 entrò nel Seminario di Viviers in cui si preparò al sacerdozio sotto
la guida dei Padri di S. Sulpizio. Venne ordinato sacerdote il 18 settembre
1694. Dopo alcuni anni di ministero parrocchiale entrò, nel 1700, a Lione,
nella Congregazione della missione, fondata da S. Vincenzo de’ Paoli. Ricevuta,
nell’obbedienza e nel fervore, una salda formazione missionaria, esercitò il
sacro ministero, insieme ad alcuni confratelli, in diverse città e villaggi.
Percorrendo i villaggi arriva a Boucieu-le-Roy dove egli risiederà e negli anni
1712-1722 innalzò un monumentale Calvario e una Via Crucis di 39 stazioni
disseminate lungo il pendio delle colline. Qui il 30 novembre del 1715 fonderà
la Congregazione delle Religiose del Ss. Sacramento. Il venerdì 8 luglio 1740,
baciando il Crocifisso che portava sempre con sé durante le sue missioni, spira
pronunciando i nomi di Gesù e di Maria.
D. –
Quali beatitudini in particolare ha incarnato?
R. –
Le sue virtù sono profondamente interiori: umiltà e povertà sono la trama di
fondo di tutto il suo essere ed il suo agire: “Ho cercato di adoperare tutto
quello che avevo, tutto quello che posseggo al mondo per la gloria di Dio”. La
sua vita è spoglia del sensazionale, di tutto ciò che lusinga la curiosità
umana. Impressionante la sua carità ardente che si traduce in gesti concreti
verso i bisognosi: “di ritorno dalle missioni, non portava mai nulla perché
dava tutto ai poveri”. Conosceva il valore della Croce e, profondamente
cosciente che solo con questo mezzo si poteva ottenere la salvezza delle anime,
esercitava il suo spirito di penitenza e di preghiera.
D. –
Come è nata la sua conversione?
R. –
Da una folgorazione interiore. Una tradizione conservata per generazioni nella
Congregazione ci presenta padre Vigne folgorato da una grazia come Saulo sulla
via di Damasco, mentre con fierezza cavalcava sulla via di Ginevra dove si
proponeva di studiare teologia presso maestri protestanti. Incontrando un
sacerdote cattolico, che portava la comunione quale viatico ad un malato,
voleva andare oltre, ma la sua cavalcatura si inginocchiò obbligando il giovane
a rendere omaggio al Dio nell’Eucaristia. Colpito dall’avvenimento torna
indietro, riflette e cambia vita …
D. –
Ha fondato la Congregazione delle Suore del Santissimo Sacramento: quale era la
sua visione del ruolo della donna nel mondo?
R. –
La Congregazione è nata dalla vita, dall’esperienza di alcune donne che
seguivano gli orientamenti di padre Vigne. Gli hanno chiesto: “Perché non ci
dai una Regola?”. Pierre Vigne, mosso dallo Spirito Santo, ha dato loro un
Regolamento di Vita. Esse dovevano contemplare e adorare Gesù nell’Eucaristia
ed accompagnare i pellegrini nella Via Crucis. Aveva una grandissima stima
della donna, perché dalla donna dipendeva il rinnovamento della famiglia e
della parrocchia. Raccomandava alle sue suore di formare in particolare le
fanciulle alla vita cristiana: “Esse saranno un giorno madri e avranno il
compito di educare i propri figli”. Padre Vigne aveva anche a cuore di formare
le Suore ad essere formatrici per essere aperte educatrici.
D. –
Cosa possiamo imparare dal nuovo Beato?
R. –
Padre Vigne indica a tutte le categorie di persone come percorrere umilmente la
via della santità. Alle famiglie, ai piccoli, ai giovani ha tracciato un sentiero
da percorrere giorno dopo giorno vivendo il Vangelo e, alla scuola di Maria
imparare l’arte di amare. Ai sacerdoti indica con la sua passione ardente per
Dio e per le anime come svolgere il loro ministero nell’annuncio della Parola,
nella celebrazione dei sacramenti, con particolare attenzione alla celebrazione
eucaristica e al sacramento della riconciliazione. Nelle sue missioni
itineranti, a piedi, non tralasciava di portare il confessionale che ancora si
conserva nel museo di Boucieu.
**********
La
nostra emittente seguirà la solenne cerimonia delle beatificazioni in
piazza San Pietro, a partire dalle ore 9.45. La radiocronaca dell’evento sarà
in lingua italiana, ungherese, francese, spagnola e tedesca sulle onde corte,
le onde medie e la modulazione di frequenza e, via satellite, in portoghese.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Papa ha ricevuto oggi in
successive udienze il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della
Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Miguel Obando Bravo,
arcivescovo di Managua, e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
Il Papa ha nominato arcivescovo
di Ferrara-Comacchio mons. Paolo Rabitti, finora vescovo di San
Marino-Montefeltro. Mons. Rabitti è nato a Castellarano, in diocesi di Reggio
Emilia-Guastalla il 28 ottobre 1936. Ordinato sacerdote il 30 ottobre 1960, è
stato consacrato vescovo nel 1995. Negli
anni ‘88‑‘95 ha svolto l’ufficio prima di sottosegretario e poi di
segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Dal
‘91 al ‘95 è stato rappresentante della Santa Sede al Comitato per il
Patrimonio culturale del Consiglio d’Europa. Dal 2001 è presidente della
Commissione episcopale C.E.I. per il Laicato.
Il
Santo Padre ha quindi nominato nunzio apostolico in Trinidad e Tobago, Bahamas,
Dominica, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine mons.
Thomas E. Gullickson, consigliere della nunziatura apostolica in Germania,
elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Bomarzo, con dignità di
arcivescovo. Nato a Sioux Falls (U.S.A.) il 14 agosto 1950, mons. Gullickson è
stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1976. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede
nel 1985, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze
pontificie in Rwanda, Austria, Cecoslovacchia, Gerusalemme, Germania.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Il cammino della violenza è una via senza uscita”
è il titolo di apertura della prima
pagina in riferimento alle parole pronunciate da Giovanni Paolo II in occasione
della consegna del “Premio del coraggio politico” assegnatogli dalla
televisione cattolica francese KTO e dalla Rivista “Politique Internationale”.
L’assegnazione del premio “Per Anger” all’arcivescovo Gennaro Verolino, Nunzio
Apostolico. Gli auguri onomastici al cardinale Angelo Sodano, segretario di
Stato.
Iraq: sanguinosi combattimenti e attentati si
ripetono senza sosta a Samarra, a Baghdad, a Falluja e a Bassora.
Nelle pagine vaticane il cammino della Chiesa in
Asia.
Nelle pagine estere, Sudan: il
Governo approva il potenziamento del contingente Ua per il Darfur. Nigeria:
accordo per il “cessate il fuoco”. Afghanistan: completata la prima fase
dell’espansione Isaf in vista delle presidenziali del 9 ottobre. Terrorismo:
incriminati in Gran Bretagna tre fermati la scorsa settimana; arrestati
militanti islamici in Russia; per Musharraf uccisi in Pakistan oltre cento
militanti di “Al Qaeda”.
Nella pagina culturale, l’elzeviro
di Mario Gabriele Giordano sul “Campiello” di Paola Mastracola: “Un chiaro
“j’accuse” per una scuola che mortifica l’intelligenza”.
Nelle pagine italiane, i temi
della Finanziaria, delle riforme e dell’immigrazione.
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2
ottobre 2004
“UN VIRUS PER LA SOCIETÀ SPAGNOLA”:
LA
CHIESA CONDANNA CON FORZA
IL VIA
LIBERA DI MADRID AL MATRIMONIO TRA OMOSESSUALI
- Con
noi, don Antonio Pelayo ed il cardinale Alfonso López Trujillo -
“Un virus
per l’intera società”. Così i vescovi spagnoli hanno commentato il via libera
dato ieri dal governo Zapatero al nuovo progetto di legge sul matrimonio tra
omosessuali. Il controverso testo – che allinea la Spagna all’Olanda, finora
unico Paese a riconoscere la possibilità di adozione a coppie dello stesso
sesso – prevede la riforma del Codice civile: le parole “moglie e marito”
verranno sostituite con “partner”, mentre si parlerà di “genitori” anziché di
“padre e madre”. Andrea Sarubbi ha chiesto a don Antonio Pelayo, corrispondente
di Antena tres, un commento su questa legge, che l’esecutivo di Madrid ha
definito “progressista”:
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R. - Non è criterio, per una
legge, dire che questa è una legge progressista o una legge conservatrice. Le
leggi sono giuste o non sono giuste, e le leggi devono rispondere al bene
comune o non rispondono al bene comune. Allora, la Chiesa pensa che questa
legge sulle unioni delle persone omosessuali non sia una cosa buona per il bene
comune della società spagnola. Non è che la Chiesa voglia negare a queste
persone certi diritti che non devono essere discussi - diritti alle eredità,
diritti alla sicurezza sociale, e molte altre cose -, ma chiamarli matrimoni è
un’assurdità, come ha detto il segretario della Conferenza episcopale spagnola:
“Questo è un virus introdotto nel corpo sociale spagnolo”, e poi, in secondo
luogo, dargli il diritto all’adozione è anche una cosa aberrante.
D. – Secondo i sondaggi, però,
due spagnoli su tre sarebbero a favore del matrimonio tra omosessuali …
R. – Dunque, il governo pretende
che questo sia quello che gli chiede l’opinione pubblica spagnola, ma io lo
nego e credo che la maggioranza della società spagnola non voglia questo. Lo
chiede una parte dell’elettorato socialista - c’è una lobby, installata dentro
il partito socialista - e lo chiedono alcuni membri del governo per ragioni che
loro sapranno spiegare meglio di me.
D. - Chi contesta questa legge dice che l’articolo 14 della Costituzione
parla di matrimonio fra uomo e donna. Secondo altri, invece, anche questo è un
ostacolo superabile …
R. – Evidentemente, cambiare la
parola uomo e donna per coniugi è una soluzione artificiosa, ma che non nega
che la realtà del matrimonio è quella che è e non la potrà cambiare mai
nessuno. Allora, se si pretende di chiamare una cosa quella che non è, è come
se volessimo chiamare acqua, il latte o il latte, acqua. Sono cose diverse. E
la cosa un po’ assurda è che questo governo, che si è presentato e che si
presenta ancora oggi come un governo che vuole sentire un po’ l’opinione della
società spagnola, non aveva previsto che forse sarebbe stato conveniente
parlare prima almeno con la Chiesa di questi problemi e non imporre un fatto
già consumato: “Così, faremo. Così e basta!”.
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“Con questo disegno di legge,
non rimane più nulla della definizione di matrimonio”, ha sottolineato la
Conferenza episcopale spagnola. Perplessità condivise anche dal cardinale
Alfonso López Trujillo, presidente
del Pontificio Consiglio per la famiglia, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. - Inventano una nuova
definizione, implicitamente un’alternativa al matrimonio, anche con l’adozione
dei figli contro il pensiero delle Nazioni Unite alla Convenzione dei figli
dell’’89 che dice che quello che conta è il bene del bambino ‘the interest of
children’, e questo lo dimenticano totalmente. E’ un passo triste, come è
triste che lo abbiano fatto soltanto alcune Nazioni del Nord d’Europa, ma lo
presentano come se fosse una conquista della modernità e della democrazia, ma
veramente cadono in una profonda disumanizzazione.
D. – Il disegno di legge prevede
anche l’adozione dei figli da parte delle coppie omosessuali …
R. – Loro dicono che ci sono parecchi
studi di psicologi che mostrano che i bambini sono contenti in questo tipo di
coppia, ma è una menzogna, perché noi abbiamo diversi studi che mostrano tutto
il contrario … Un pedagogo, uno psicologo sa benissimo che l’equilibrio che
proviene dal padre e dalla madre, è una complementarietà necessaria per lo
sviluppo del bambino, per la sua psiche. Tempo fa, alcuni giuristi dicevano che
potevamo anche presentare il problema ai giudici qualora, nell’avvenire, un
problema di tipo psichico, di tipo caratteriale, si fosse presentato: e i
colpevoli sarebbero coloro che promuovono una tale legge.
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IL PREMIO DEL GOVERNO
SVEDESE INTITOLATO AL DIPLOMATICO PER ANGER
E’ STATO CONFERITO AL NUNZIO GENNARO VEROLINO
CHE DURANTE LA II GUERRA MONDIALE SALVO’ MIGLIAIA
DI EBREI UNGHERESI
- Ai nostri microfoni mons. Gennaro Verolino e il
cardinale Angelo Sodano -
E’
stato consegnato ieri a Roma all’arcivescovo Gennaro Verolino il Premio “Per
Anger”. Istituito dal governo svedese il riconoscimento ha voluto rendere
omaggio all’opera di mons. Verolino che salvò migliaia di ebrei ungheresi negli
anni in cui era segretario presso la nunziatura apostolica di Budapest, durante
la seconda Guerra Mondiale. Alla cerimonia erano presenti il primo ministro
svedese Göran Persson e il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Mons.
Verolino ha donato il premio di 22 mila euro ad un ospedale in Terra Santa. Il
servizio di Angela Ambrogetti:
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Gennaro
Verolino è stato il primo a ricevere il Premio Per Anger, istituito dalla
Svezia in onore dell’ambasciatore Per Anger, segretario di legazione presso
l’Ambasciata svedese a Budapest negli anni della II guerra mondiale. Conferito
a personalità che promuovono i valori umani e democratici, consegnato ieri
presso l’Istituto svedese di studi classici dal primo ministro Goran Persson,
il riconoscimento è intitolato al diplomatico per l’opera svolta durante
l’occupazione nazista dell’Ungheria. Riuscì a salvare moltissimi ebrei di
Budapest, rilasciando loro passaporti svedesi. Mons. Verolino, classe 1906, nel
1944 era segretario presso la nunziatura apostolica di Budapest e fece
letteralmente “carte false” per salvare quasi 25 mila persone. Ascoltiamolo:
“Si davano a
chiunque. Non era necessario che uno fosse cattolico. Bastava che si
presentasse in nunziatura e chiedesse protezione: la nunziatura dava questi
fogli che poi sono valsi la vita a parecchie persone. Qualche volta che non
sono stati rispettati, sono andato al ministero degli esteri e dell’interno e
spesso ho ottenuto che ritornassero indietro persone già avviate verso la
Germania”.
Il Premio Per Anger è stato
assegnato nella sua prima edizione a mons. Gennaro Verolino per espresso
desiderio della famiglia del diplomatico svedese. Un lavoro svolto insieme al
nunzio, mons. Rotta, come ha ricordato il segretario di Stato vaticano, il
cardinale Angelo Sodano:
“Ho visto a Budapest un monumento eretto in onore
di mons. Rotta. Israele lo collocò tra i giusti di Israele ed era giusto
ricordare anche l’opera del segretario”.
Il riconoscimento viene
conferito ad un eroe vivente per la sua attività umanitaria da presentare alla
società odierna e soprattutto ai giovani come un esempio da seguire. Ma perché
lo ha fatto? Ecco la semplice e forte risposta del 98.enne nunzio:
“La carità cristiana ci
imponeva di proteggere i perseguitati”.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani 3 ottobre, 27.ma Domenica
del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il brano del Vangelo in cui i discepoli
chiedono a Gesù di aumentare la loro fede. E Gesù risponde:
“Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo
gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe”.
Su queste parole ascoltiamo il
commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Nei versetti che precedono il Vangelo di oggi, Cristo parla della correzione
fraterna che praticamente è basata sul perdono. Se un fratello pecca sette
volte al giorno contro di te, e sette volte dice: “Mi pento”, tu lo perdonerai.
Sentendo queste parole gli Apostoli dicono: “Aumenta la nostra fede”. Ma che
cosa è la fede? Un radicale riconoscimento di Dio, una relazione personale in
cui si riconosce Dio come il primo, l’assoluto, con tutto ciò che Lui è. Questa
relazione è possibile grazie alla Sua misericordia, al suo amore umile, che ci
è venuto a prendere nella nostra morte, a tirarci dal nostro peccato lavandoci,
anzi, rigenerandoci con il Suo perdono. Se noi perdoniamo i nostri fratelli, di
per sé, non facciamo niente di eccezionale, ma semplicemente li facciamo
partecipare al perdono ricevuto. Per questo Cristo conclude: “Quando avrete
fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite ‘siamo semplicemente servi.
Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare’”.
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2
ottobre 2004
IL
DIALOGO ECUMENICO COME STRUMENTO DI SUPERAMENTO DELLE DIVISONI
TRA RELIGIONI DIVERSE. E’ IL MESSAGGIO CHE IL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE, MONS.
GRAB, HA LANCIATO
NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA PLENARIA, CHE SI
CHIUDE DOMANI A LEEDS
- A cura di Philippa Hitchen -
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LEEDS. = “Ogni divisione all’interno del mondo cristiano è
enorme nelle mani di chi è indifferente od ostile al cristianesimo e alla
religione in generale”: sono le parole di mons. Amédée Grab, presidente del
Consiglio delle conferenze episcopali europee con sede a San Gallo, in
Svizzera, dove divisioni e conflitti tra cattolici e protestanti hanno così
profondamente segnato la vita della Chiesa e del Paese. Parlando ai 34
presidenti delle conferenze episcopali, presenti a questa Assemblea plenaria a
Leeds, in Inghilterra, il vescovo Grab sottolinea l’importanza del dialogo
ecumenico per superare queste divisioni e dare una testimonianza più unita del
messaggio cristiano. Durante questi quattro giorni di lavoro, i vescovi hanno
parlato a lungo di come proclamare la propria fede in modo più efficace ma
anche in pieno rispetto dei fedeli di altre tradizioni religiose. Hanno sentito
anche le parole dell’arcivescovo anglicano di Canterbury, il dott. Rowan
Williams che, esattamente un anno fa, fu ricevuto per la prima volta in Vaticano
per parlare di questi temi così importanti per tutti i cristiani d’Europa. Ed è
proprio alla grande famiglia dei cristiani che parla mons. Grab quando chiede
una nuova collaborazione tra vescovi, preti e laici, chiamati tutti a dare una
più visibile testimonianza del messaggio di Cristo nel cosiddetto mondo
secolare dell’Europa di oggi.
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GRANDE ATTESA A POMPEI, DOVE QUESTA SERA INIZIERA’
LA VEGLIA MARIANA
IN PREPARAZIONE DELLA SUPPLICA. LA RADIO VATICANA
TRASMETTERA’
IN DIRETTA IL SANTO ROSARIO DAL SANTUARIO POMPEIANO A PARTIRE DA OGGI
E PER TUTTI I SABATI DEL MESE DI OTTOBRE
POMPEI.
= Con “Il Buongiorno a Maria”, l’impegno orante della comunità ecclesiale
pompeiana, sono iniziate ieri le celebrazioni per l’ottobre mariano. Oggi è la
giornata dedicata alla Veglia di preparazione alla Supplica, la vibrante preghiera
alla Madonna, composta dal Beato Bartolo Longo nel 1883. Alle 20.30 è prevista
la recita del Santo Rosario in latino all’interno del Santuario di Pompei, che
verrà trasmessa dalla Radio Vaticana. Da oggi, quindi, e per ogni sabato del
mese di ottobre, la nostra emittente si collegherà in diretta con Pompei per
questo appuntamento. Dopo il Rosario saranno diversi i momenti di preghiera,
tra cui la Messa di mezzanotte presieduta dal vescovo, mons. Carlo Liberati. Domani
il nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo, celebrerà la Santa Messa
alle ore 10.45 e poi guiderà la recita della Supplica. “Misericordia per tutti,
madre di misericordia!” è il passaggio
che meglio esprime il senso di questa preghiera, recitata in due occasioni: l’8
maggio e la prima domenica di ottobre. Nella Supplica, definita dal Beato Longo
“l’Ora del Mondo”, grande rilievo si dà al tema della Pace. Essa si compone di
quattro parti, intercalate dalla recita di un’Ave Maria e in conclusione del
Salve Regina. Per l’occasione, saranno allestiti anche 8 maxi-schermi in modo
che i fedeli, numerosissimi per l’evento, possano prendere parte a questo
momento di grande intensità. Tanti altri in diverse città del mondo, come New
York, Buenos Aires, Sidney si raccoglieranno in preghiera per recitare la
Supplica che è stata infatti tradotta in decine di lingue dall’urdu al maltese
al tamil. Altro momento suggestivo sarà la Via Pacis, la fiaccolata per la
“Pace universale” con la recita del Santo Rosario, che si svolgerà domani sera.
Il 5 ottobre, invece, giorno della memoria liturgica del Beato Bartolo Longo.
Per l’occasione l’urna contenente le spoglie del Beato sarà portata in
processione per le vie della città. (B.C.)
UN
MESE DI MOBILITAZIONE PER SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA
SULLE
VIOLENZE DOMESTICHE. E’ L’INIZIATIVA DELLA CHIESA STATUNITENSE CHE,
ATTRAVERSO
IL SUO SITO INTERNET, OFFRE INDICAZIONI SU COME AIUTARE
CHI
SUBISCE ABUSI FAMIGLIARI
WASHINGTON.=
Preoccupata dal crescente aumento delle violenze nelle mura domestiche, la
Chiesa statunitense ha indetto per ottobre un mese di mobilitazione e sensibilizzazione
sull’argomento. Nel sito www.usccb.org, sono indicate le modalità di aiuto e
sostegno alle vittime di abusi domestici. C’è inoltre l’esortazione per tutti i
parroci a lavorare per rendere l’opinione pubblica più consapevole del problema.
Nella lettera pastorale 2002 ”Quando chiedo aiuto: una risposta pastorale alla
violenza domestica contro le donne” che è nel sito internet, si sollecita
l’intervento dei presuli a difendere le
donne. La religione deve così diventare il sostegno per le donne maltrattate ma
attenzione, sottolinea il documento, a non far sì che la religione, soggetta a
cattive interpretazioni, diventi un “ostacolo”. “E’ la violenza, l’abuso, il
divorzio che distruggono il matrimonio” ma la difesa dell’istituto matrimoniale
non va interpretata, si legge ancora nel documento, come un’esortazione a
subire passivamente una convivenza violenta”. (L.Z.)
FREQUENTI
ATTACCHI CONTRO I CRISTIANI IN KERALA, INDIA DEL SUD. MESSA
A FUOCO UNA CHIESA ORTODOSSA: E’IL TERZO
ATTACCO IN POCO PIU’ DI UN MESE
THIRUVANANTHAPURAM.
= La polizia locale ritiene gli attacchi sempre più frequenti contro i cristiani come un modo per
riaccendere la tensione nella zona del Kerala, Stato dell’India, con la più
alta presenza di cristiani: il 20% su 31 milioni di
abitanti. L’ultimo attacco è avvenuto mercoledì scorso a sud di New
Delhi. Una chiesa è stata messa a fuoco, nulla è stato rubato all’interno.
Fuori dall’edificio, sono apparse delle scritte, i nomi di due gruppi
fondamentalisti ritenuti responsabili
di diverse violenze contro i cristiani. Secondo le autorità sarebbe però un
tentativo di depistaggio. Quest’ultimo è il terzo attacco in Kerala in poco più
di un mese. La serie si era aperta il 28 agosto
scorso quando era stato ucciso un
sacerdote cattolico. Per l’omicidio è stato arrestato un’attivista di un
gruppo estremista, che ha confessato di aver ucciso per le “attività anti-indù” del presule. La polizia
però il giorno dopo ha ritenuto la confessione non credibile perché l’uomo era
sotto l’effetto di droghe. La Chiesa ha chiesto l’apertura di
un’inchiesta. Il secondo atto criminoso
si è verificato lunedì scorso quando un gruppo di attivisti indù ha aggredito 4
suore, strappando le croci che avevano al collo e ferendole con spranghe di
ferro. (B.C.)
TANTE
LE CELEBRAZIONI PER I CENTO ANNI DALLA NASCITA
DELLO
SCRITTORE INGLESE GRAHAM GREENE
LONDRA.
= A cent’anni dalla sua nascita (2 ottobre 1904 nell’Hertfordshire) incontri,
convegni e rassegne cinematografiche in Gran Bretagna celebrano l’estro di
Graham Greene. Proprio per l’occasione verrà lanciato il progetto “Greenland”
cioè la mappa topografica-turistica che consentirà di riconoscere, attraverso
debita segnalazione, i luoghi più amati dallo scrittore. “Il nostro agente
all’Avana” del 1960 è il suo romanzo più rappresentativo che, come accadde per
altre sue opere, “Il Console onorario”, “Il fattore umano”, divenne il
soggetto per una trasposizione
cinematografica. “In viaggio con la zia” 1972 di George Cukor guadagnò un Oscar per i costumi. A 22 anni
si convertì al cattolicesimo ed è evidente in molte sue opere il rapporto con
la fede, a tratti intenso. Alcune spy story che scriveva vivevano sullo sfondo
di realtà difficili come i colpi di stato in America Latina, che raccontava con
il consueto distacco inglese, ma con una fede sentita ad animare ogni cosa. I
suoi personaggi erano uomini assolutamente normali trasferiti in contesti
avventurosi e drammatici, in cui il peso della solitudine li costringeva a
porsi quesiti e drammi morali. Appassionato dello stile asciutto di Conrad, di
Henry James, ma anche de “L’isola del tesoro” di Robert Stevenson, scrittore di
cui sua madre era cugina. La vita di Greene fu caratterizzata da altre
professione tra cui giornalista, mestiere che non amò particolarmente, agente
segreto per l’MI6, il servizio segreto britannico, che ingannò inventandosi una
falsa rete di 27 agenti. (B.C.)
PRESENTATO IERI IN TAJIKISTAN IL SITO WEB DELLA CHIESA CATTOLICA
DEL PAESE.
UN MODO PER EVANGELIZZARE IL PAESE A MAGGIORANZA MUSULMANA
DUSHANANBE.= La Chiesa cattolica del Tajikistan ha presentato ieri
il suo sito web, www.catholic.it, in
lingua russa e spagnola. Lo ha fatto in occasione della festa di Santa Teresa
di Liseaux, patrona delle missioni, e del settimo anniversario della missione Sui
Iuris, istituita nel Paese dal Papa nel 1997. In esso è possibile trovare
informazioni sulla storia e la cultura del
Tajikistan, Paese a maggioranza musulmana. L’85% della popolazione, che
conta 6milioni e 300mila abitanti, è di fede islamica. Solo il 2% è cristiana,
mentre i cattolici sono 2mila. Il responsabile della comunicazione per la
missione Sui Iuris, Sergey Kviathovsky, ha espresso l’auspicio che
questa iniziativa “diventi un modo efficace per annunciare e testimoniare il
Vangelo e una prova della presenza della Chiesa cattolica”. (B.C.)
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2
ottobre 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Resta drammaticamente alta la tensione
in Iraq: ieri a Falluja 7 persone sono morte in un raid americano e mentre il
bilancio degli scontri nella città ribelle di Samarra è salito a 110 vittime e
180 feriti. Il braccio destro di Osama Bin Laden, al Zawahri, intanto, è
tornato a minacciare l’occidente mentre è sempre più confusa la vicenda dei due
giornalisti francesi in mano alla guerriglia da oltre un mese. Il servizio di
Barbara Castelli:
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“Non possiamo aspettare o saremo
divorati, Paese dopo Paese”, “bisogna combattere i crociati occupanti”. Nel
nuovo video, trasmesso ieri dall’emittente del Qatar al Jazira, il numero due
di Al-Qaida, Ayman al Zawahri, invita tutti a serrare i ranghi nella lotta
armata in Palestina, Iraq, Afghanistan e Cecenia. La minaccia nei territori iracheni,
tuttavia, è ogni giorno una drammatica realtà, con un sanguinoso tributo di
vite umane. Sette persone sono state uccise ieri e altre 13 ferite durante un
bombardamento aereo statunitense a Falluja, una delle roccaforti della
ribellione sunnita, ad ovest di Baghdad. E’ salito, intanto, il bilancio delle
vittime di Samarra: negli scontri per il controllo dell’enclave sunnita sono
rimasti sul terreno 110 ribelli e un soldato americano. Oltre 180 i feriti. Un
soldato statunitense ha perso la vita nella notte a Baghdad, mentre sono
fortunatamente scampati ad un attacco i militari italiani dispiegati a
Nassiriya. Sfumate, intanto, le speranze di libertà per Christian Chesnot e
Georges Malbrunot, con l’incrocio pericoloso di missioni ufficiali e parallele.
I due sarebbero ancora nelle mani della guerriglia, nonostante la mediazione
privata del deputato Didier Julia, fortemente criticata dal presidente
francese, Jacques Chirac. Secondo Julia, il trasferimento dei due ostaggi in
Siria sarebbe stato bloccato ieri dagli americani, che avrebbero istituito
posti di blocco sulla strada verso Damasco e addirittura sparato sul convoglio,
uccidendo sei persone che accompagnavano Chesnot e Malbrunot. Una versione
seccamente smentita da un portavoce delle forze americane in Iraq. Nessuna novità nella vicenda delle due donne
indonesiane, oggetto oggi di un accorato appello della presidente, Megawati
Sukarnoputri. Abu Bakar Bashir, il religioso islamico in carcere a Giakarta per
i suoi sospetti legami con il terrorismo, ha annunciato che non vuole essere
rilasciato in cambio della liberazione delle due sequestrate, perché il
rapimento delle donne è contro i principi dell’Islam.
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La prossima conferenza sull’Iraq
potrebbe svolgersi in Egitto nell’ultima settimana di novembre. Lo ha
annunciato il ministro degli Esteri, Ahmed Abul Gheit, dopo un colloquio con il
presidente egiziano, Hosni Mubarak. Le consultazioni, ha precisato, sono in
corso con tutte le parti interessante, vale a dire i Pesi vicini dell’Iraq,
quelli del G8, l’Onu, la Lega Araba e l’Organizzazione per la Conferenza
Islamica.
Venticinque presunti terroristi,
sospettati di legami con al-Qaida, sono stati fermati oggi dai servizi di
intelligence locali, appoggiati dalla Forza internazionale di stabilizzazione
Isaf. Due uomini, inoltre, hanno perso la vita questa mattina nello scoppio di
un ordigno che stavano collocando davanti ad un ufficio elettorale del
presidente, Hamid Karzai. Le misure di sicurezza in Afghanistan sono state
intensificate in vista delle elezioni presidenziali previste per il prossimo 9
ottobre.
È stato
di emergenza nei Territori: più di 50 palestinesi sono stati uccisi negli
ultimi tre giorni dalle forze israeliane, impegnate a reprimere azioni armate
degli estremisti attivi nella Striscia di Gaza. Creata una 'fascia di
sicurezza' di oltre sei chilometri, per impedire nuovi attacchi palestinesi, ma
i militanti di Hamas hanno già annunciato la lotta ad oltranza. Il servizio di
Giada Aquilino:
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Si
chiama 'Giorni del Pentimento' l’operazione militare israeliana in corso nella
Striscia di Gaza. L’obiettivo è quello di impedire il lancio di razzi
palestinesi Qassam sul territorio dello Stato ebraico, in particolare nel
Neghev settentrionale e sulla cittadina di Sderot. Raid di elicotteri e scontri
a fuoco hanno impegnato l’esercito, che ha assediato la cittadina palestinese
di Beit Hannun e perquisito il valico di Karni, dove sono stati uccisi -
secondo l’esercito - 4 infiltrati. Un altro palestinese ha perso la vita in
un’incursione a Rafah, nel sud della Striscia, seguita ad una di stanotte nel
campo profughi di Jabalya. L’aggravarsi della situazione è tale che il premier
palestinese Abu Ala ha interrotto una missione in Turchia e Russia. Intanto,
nel quartier generale palestinese di Ramallah, in Cisgiordania, si è riunito in
tutta fretta il governo, per chiedere al Quartetto - formato da Usa, Russia, UE
e ONU - il ritiro israeliano da Gaza e la mobilitazione delle organizzazioni
umanitarie internazionali per soccorrere la popolazione dei Territori. Se il
presidente dell’ANP Arafat ha alzato i toni dello scontro, accusando Israele di
portare avanti una campagna militare “criminale e razzista”, non rimane
intentata la via della diplomazia: il delegato palestinese al Cairo ha infatti
chiesto per lunedì una riunione urgente della Lega Araba.
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Si riaccende la violenza in
India, nell’anniversario della nascita del leader dell’indipendenza Mahatma
Gandhi. L’esplosione di una serie di ordigni nel nord-est del Paese ha provocato
oggi la morte di almeno 24 persone e il ferimento di altre 100. Gli attentati
sono avvenuti nello Stato del Nagaland, dove sette anni fa è stato siglato un
accordo di cessate il fuoco con i gruppi separatisti.
E’ salito ad almeno trenta morti
e più di cinquanta feriti il bilancio dell’attentato kamikaze compiuto ieri in
una moschea sciita di Sialkot, nel Pakistan orientale. Quando l’ordigno è
deflagrato, la moschea di Zainabya era affollata da un migliaio di fedeli per
la preghiera del venerdì. L’atto terroristico, non ancora rivendicato, è stato
fermamente condannato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.
La Siria non ha rispettato le
richieste delle Nazioni Unite sulla sovranità del Libano. Così ieri il segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, consegnando al Consiglio di Sicurezza
una relazione sull’argomento. La risoluzione, presentata da Washington,
chiedeva il ritiro dei 17mila militari siriani. Sempre ieri l’ex ministro
libanese dell’Economia, Marwan Hamadeh, è scampato ad un attentato, costato,
invece, la vita ad una guardia del corpo.
Urne aperte domani in Slovenia
per le elezioni politiche, le quarte dall’indipendenza proclamata nel 1991. A
contendersi i 90 seggi del Parlamento, un migliaio di candidati. Il servizio di
Emiliano Bos:
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Terra di confine tra l’Europa e
i Balcani, la più ricca delle ex repubbliche jugoslave ha ormai imboccato la
strada verso Bruxelles con l’allargamento a Est dell’Unione, varato nel maggio
scorso, ma Lubiana non ha ancora chiuso del tutto i conti con il suo passato.
Ad infiammare questa tornata elettorale sono state anche le frizioni con la
vicina Croazia. Pochi giorni fa, un incidente diplomatico alla frontiera ha
spinto il premier Anton Rop a
dichiarare di non voler sostenere più la candidatura di Zagabria per l’adesione
all’Unione Europea. Acque agitate anche per l’annosa questione del Golfo di
Pirano, con il contenzioso sul confine marittimo della Slovenia che si affaccia
sull’Adriatico per pochi chilometri, ma non ha accesso diretto alla acque
internazionali. La sfida interna è tutta concentrata nel tentativo del Partito
democratico del leader dell’opposizione. Janez Jansa tenterà l’assalto al blocco di centro-sinistra guidata
dal primo ministro per interrompere un predominio politico che dura da quasi 15
anni. In vista del voto di domenica, i vescovi sloveni si sono rivolti ai
cattolici, circa il 70 per cento dei due milioni di abitanti, invitando gli
elettori a scegliere i deputati che si impegnano per una definizione dello
stato giuridico della Chiesa.
Per la Radio Vaticana, Emiliano
Bos.
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In Bosnia, due milioni e 300
mila elettori sono chiamati oggi alle urne per scegliere i consiglieri di 142
comuni. Si tratta delle terze elezioni municipali dalla fine della guerra, nel
1995. Per controllare la regolarità del voto, che vede favoriti i nazionalisti,
oltre a migliaia di osservatori locali, 241 supervisori e osservatori
dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e una
delegazione del Consiglio d’Europa.
Domani, invece, si voterà nella
regione separatista georgiana dell’Abkhazia, chiamata a scegliere un nuovo
“presidente” locale. La consultazione è stata decisa in seguito al rinnovarsi
delle pressioni di Tbilisi per riannettere la regione. Cinque i candidati,
unanimi nel chiedere l’indipendenza dalla Gerogia.
Il presidente nigeriano,
Olusegun Obasanjo, ha confermato che i ribelli del Delta del Niger hanno
accettato di sospendere a tempo indeterminato l'offensiva contro il governo di
Abuja. Il gruppo combattente aveva minacciato di attaccare le installazioni
petrolifere del Paese. Da tempo i ribelli chiedono di poter usufruire dei
proventi dal greggio della Nigeria, sesto esportatore mondiale di petrolio.
Il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite ha adottato ieri, all’unanimità, una risoluzione per aumentare a
16 mila uomini la missione di pace nella Repubblica democratica del Congo. Il
numero uno del Palazzo di Vetro, Kofi Annan, aveva, invece, stabilito di
portare a 24 mila unità il contingente dei caschi blu.
Immigrazione. E’ decollato
intorno a mezzogiorno da Lampedusa per Tripoli il primo dei quattro voli che
dovrebbero riportare in Libia circa 330 clandestini. Già ieri altri 90
immigrati sono stati rimpatriati tempestivamente. Sulle coste siciliane,
intanto, proseguono gli sbarchi della speranza. Altri 90 clandestini sono stati
accompagnati oggi nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, che ospita in
questo momento complessivamente oltre 800 immigrati, rispetto ad una capienza
massima di 190.
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