RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 275 - Testo della trasmissione di venerdì 1 ottobre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Offrire nella vita privata e pubblica una testimonianza coraggiosa di coerenza cristiana: il richiamo del Papa, che ha ricevuto un folto gruppo di pellegrini croati

 

Un amore grande per il Papa e per la Chiesa, attraverso la preghiera: così mons. Sandri alle carmelitane del monastero vaticano Mater Ecclesiae al termine del loro servizio

 

L’urgenza di migliorare la cooperazione allo sviluppo e di trovare nuove fonti di finanziamento: così il cardinale Martino alla XVI Conferenza bancaria di Londra

 

Ludovica De Angelis, suora impegnata a Buenos Aires, domenica all’onore degli altari: intervista con Suor Luigia Carioli

 

“Vero atleta della fede cristiana”: così il cardinale Sodano ricorda Stefano il Grande, all’inaugurazione della Mostra a lui dedicata nei Musei Vaticani: con noi il prof. Şerban Turcuş

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Ennesima giornata di sangue in Iraq: oltre 90 ribelli uccisi oggi a Samara, dove l’esercito americano ha lanciato una vasta offensiva

 

“La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri”: tema della 44.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, dal 7 ottobre. Ce ne parla Franco Garelli e padre Simone

 

“Gli anziani, una forza nuova per lo sviluppo”: il tema dell’odierna Giornata internazionale. Il commento di Luigi De Vittorio e Sabino Acquaviva

 

Oltre 100 palazzi storici delle banche italiane aperti domani gratuitamente: ai nostri microfoni  Guido Palamenghi Crispi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Le Nazioni Unite lanciano l’allarme sui legami tra il traffico di droga, il crimine e il terrorismo

 

Un segno di speranza per la Liberia: 340 mila profughi potranno tornare a casa grazie ad un programma dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati

 

Con l’impegno ad essere “testimoni della speranza”, si è concluso a Roma il Capitolo generale dei missionari oblati di Maria Immacolata

 

Promossa un’iniziativa dalla Conferenza episcopale delle Filippine per testimoniare ai giovani la bellezza del sacerdozio

A Carapeguà in Paraguay, da oggi a domenica 3 ottobre, il quarto Congresso nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza missionaria

 

Inizia oggi a Tunisi la ventesima edizione delle “Giornate cinematografiche di Cartagine”: grande protagonista il cinema arabo ed africano

 

24 ORE NEL MONDO:

Attentato in una moschea pakistana: almeno 18 i morti, 40 i feriti

 

Stato di allerta a Gerusalemme e in Galilea, dove manifestazioni di protesta ricordano il quarto anniversario dell’Intifada. Morti tre palestinesi a Gaza

 

Confronto in tv ieri tra Bush e Kerry, in vista delle presidenziali

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 ottobre 2004

 

OFFRIRE NELLA VITA PRIVATA E PUBBLICA UNA TESTIMONIANZA CORAGGIOSA

DI COERENZA CRISTIANA: IL RICHIAMO DEL PAPA, RIVOLTO STAMANE,

 AD UN GRUPPO DI PELLEGRINI CROATI

 

Sono giunti a Roma, sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo per celebrare il 17 centenario del Martirio del loro patrono, San Domnio, circa duemila pellegrini dell’arcidiocesi di Spalato-Makarska in Croazia, il Papa stamane li ha ricevuti in udienza. Ad accompagnarli mons. Marin Barisic, alla guida dell’arcidiocesi, e mons. Ante Juric, arcivescovo emerito, insieme con il sindaco ed altre autorità civili della città e della Contea di Spalato-Dalmazia. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Promuovere “tanto nel privato quanto nel pubblico”, “un coerente umanesimo cristiano”: Giovanni Paolo II, accogliendo il gruppo di pellegrini croati li ha sollecitati ad “una testimonianza coraggiosa” “nella famiglia, nei luoghi di studio e di lavoro e negli altri ambienti della società”. E, ciò richiede – ha sottolineato – “un impegno costante di fedeltà a Cristo e alla Chiesa”.

 

Il Papa ha ricordato la sua visita alla città di Spalato, il 4 ottobre del 1998, quando al popolo Croato, ancora segnato fortemente dalle lacerazioni della guerra, pure finita da 3 anni, rivolgeva un pressante appello per “dare un volto nuovo alla loro Patria, soprattutto impegnandosi per il ripristino della società dei valori etici e morali.” Un “compito urgente” – incalzava allora - “che richiede molte energie e ferma volontà”. Per questo il Santo Padre ha richiamato oggi i pellegrini di Spalato a seguire “l’eroico esempio” di San Domnio e degli altri martiri delle loro regioni, “che spinti dalla fede, hanno donato se stessi per il bene dei fratelli”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e mons. Claudio Gugerotti, arcivescovo di Ravello, nunzio apostolico in Georgia, in Armenia e Azerbaigian.

 

In Italia, Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi suburbicaria di Albano mons. Marcello Semeraro, finora vescovo di Oria. Nato 57 anni fa a Monteroni, in provincia di Lecce, ha conseguito la Licenza ed il Dottorato in teologia presso la Pontificia Università Lateranense. È stato ordinato sacerdote nel 1971. Docente di Teologia in diversi Istituti e Facoltà Teologiche, ha svolto il ministero d’insegnamento soprattutto nell’Istituto Teologico, di Molfetta in provincia di Bari, e nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense dove ha occupato la cattedra di ecclesiologia fino al momento della sua elevazione all’episcopato. Ha ricevuto la consacrazione episcopale nel 1988. Il Santo Padre lo ha nominato segretario speciale della X Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (30 settembre – 27 ottobre 2001). Dal 22 gennaio 1999 è membro della Commissione per la dottrina della fede e la catechesi della Conferenza episcopale italiana.

 

         Nella Zambia, il Papa ha nominato vescovo di Ndola mons. Noel O’Regan, finora vescovo di Solwezi. Il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Lusaka mons. Telesphore Mpundu, finora vescovo residenziale della diocesi di Mpika.

 

 

UN AMORE GRANDE PER IL PAPA E PER LA CHIESA,

 TESTIMONIATO ATTRAVERSO LA PREGHIERA IN GIOIA E SOLITUDINE DAVANTI A DIO: COSI’ MONS. SANDRI ALLE SUORE CARMELITANE

DEL MONASTERO VATICANO MATER ECCLESIAE,

CHE HANNO TERMINATO IL LORO SERVIZIO A SOSTEGNO DEL MINISTERO DEL PAPA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La grandezza che nasce dalla preghiera nascosta, fonte di gioia e di sapienza. Caratteristiche che trovarono sublimazione nella vita di Santa Teresa di Gesù Bambino, della quale ricorre oggi la festa liturgica. Ma anche i tratti peculiari che hanno distinto, in questi cinque anni, l’azione spirituale delle Suore Carmelitane del Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, vissuta a servizio del ministero del Papa e della Curia. Con queste parole di profonda riconoscenza, l’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, ha ringraziato le religiose carmelitane che si apprestano a lasciare il monastero vaticano dove saranno sostituite da una comunità contemplativa di Suore benedettine.

 

         All’omelia della Messa celebrata da mons. Sandri, il presule ha ricordato l’umiltà di Santa Teresa di Gesù Bambino, il più giovane Dottore della Chiesa, che pur piccola nella breve e sofferta esperienza terrena fu grande nell’anima. “In una società come quella attuale, così spesso dominata dalla logica della concorrenza e del dominio, dalla volontà di possesso e di supremazia, è quanto mai necessario – ha affermato il sostituto della Segreteria di Stato - riscoprire dove sta la ‘vera grandezza’ per ogni persona umana alla ricerca della propria piena realizzazione. La vera grandezza dell'uomo è soltanto quella che appare tale agli occhi di Dio”.

 

         Uno stile, quello della Santa, fatto proprio dalle contemplative carmelitane, che ora torneranno alle loro comunità di provenienza. Mons. Sandri ha riconosciuto l’”esempio ammirevole di vita consacrata” offerto dalle religiose a Giovanni Paolo II e ai suoi più stretti collaboratori. “In particolare – ha sottolineato - avete offerto l’immagine di una gioia profonda e condivisa, segno di una vita spirituale intensa, di un amore grande per il Santo Padre e per la Chiesa, di una grande intesa realizzata fra di voi nelle quotidiane occupazioni”.

 

L’URGENZA DI MIGLIORARE IL FUNZIONAMENTO DELLA COOPERAZIONE

ALLO SVILUPPO E DI TROVARE NUOVE FONTI DI FINANZIAMENTO:

E’ STATA SOTTOLINEATA DAL CARDINALE MARTINO

 ALLA XVI CONFERENZA BANCARIA DI LONDRA

- Servizio di Paolo Scappucci -

 

“Esiste un modello europeo per la crescita globale economica e sociale?”: è il tema della XVI Conferenza Bancaria promossa dalla Camera di Commercio italiana per il Regno Unito, in corso da questa mattina a Londra, con la partecipazione dei maggiori esponenti del mondo finanziario britannico. Intervenendo all’importante raduno londinese, che annualmente fa il punto sui principali problemi bancari, il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato R. Martino, con riferimento al contributo dell’Europa allo sviluppo dei Paesi poveri, ha offerto alcuni spunti di riflessione per dare allo sviluppo stesso un orientamento ad essere più umano, più integrale, più solidale e sostenibile. Il servizio di Paolo Scappucci:

 

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In particolare il porporato si è soffermato sull’urgenza di migliorare il funzionamento della cooperazione allo sviluppo ed ha fornito in proposito alcuni dati di rilievo. I progetti in corso sono oltre 63.000, condotti sulla base di approcci diversissimi quanto a criteri di approvvigionamento, nonché di valutazione degli impatti sociali ed ambientali. Molti progetti perseguono nella stessa zona obiettivi analoghi e comportano duplicazioni; altri si propongono obiettivi  desiderabili ma di fatto concorrenti, creando tensioni invece di scioglierle. Inoltre l’azione di cooperazione allo sviluppo soffre di lungaggini burocratiche, imponendo ai Paesi beneficiari oneri pesanti per far fronte alle richieste di supervisione e di valutazione da parte dei donatori. “Ciò dimostra – ha detto il cardinale Martino – quanto sia concreto e urgente l’obiettivo di un miglior funzionamento  di tutto il meccanismo della cooperazione”.

 

Secondo il Presidente di Giustizia e Pace occorre poi un aumento dei fondi disponibili, con la conseguente necessità di nuove fonti di finanziamento. “Alcuni governi – ha rilevato il cardinale – si stanno muovendo significativamente in questa direzione, con l’incoraggiamento e il sostegno morale del Santo Padre e della Santa Sede”. E ha ricordato in proposito l’iniziativa del governo britannico  denominata International Finance Facility e le proposte dei governi francese e brasiliano.

 

Il cardinale Martino alla Conferenza Bancaria di Londra sul modello europeo di crescita globale economica e sociale ha richiamato l’attenzione dei partecipanti sull’esigenza di promuovere un’autentica democrazia economica tramite un adeguato governo del mercato, così che tutti gli attori, forti e deboli, grandi e piccoli, abbiano un’opportunità reale di comunicare con gli altri, di scambiare, di creare legami. Questo spazio di comunicazione non è un dato di natura: deve necessariamente essere costruito e preservato anche mediante l’esercizio dell’autorità pubblica. Non è mancato, infine, nell’intervento del porporato un richiamo sull’esigenza che i modelli di sviluppo non mortifichino la straordinaria ricchezza e diversità presente in Europa.

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SUOR LUDOVICA, AL SECOLO ANTONINA DE ANGELIS, È TRA I PROSSIMI BEATI.

PER 50 ANNI SI È DEDICATA A UN  OSPEDALE PER BAMBINI A BUENOS AIRES

- Intervista con suor Luigia Carioli -

 

Suor Ludovica, al secolo Antonina De Angelis, è tra i prossimi Beati di domenica 3 ottobre. Di lei parliamo oggi ricordando che è stata suora professa della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia. Nata il 24 ottobre 1880 a San Gregorio, Paese dell’Abruzzo, entrò presto nella Congregazione accettando la missione a Buenos Aires e si occupò dei bambini dell’ospedale di La Plata per 50 anni, fino alla morte il 25 febbraio del 1962. Di cosa la porti all’onore degli altari, ne parla con Giovanni Peduto suor Luigia Carioli, dello stesso Istituto della nuova Beata Ludovica:

 

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R. – Una via di umiltà e di gioia nel servizio. Suor Ludovica fu pronta ad essere umile strumento e, al tempo stesso, audace cooperatrice del progetto di Dio: occupò il suo posto di lavoro, sia nella cucina, sia nell’amministrazione dell’Ospedale, con lo stesso spirito di semplicità e di umiltà e insieme con la consapevolezza di compiere l’opera di Dio. Per questo la sua attività, come la sua preghiera, era incessante e lieta e con lei tutti si sentivano felici. Tutto il suo tempo era di Dio. E il tempo di Dio era per i fratelli.

 

D. – Come ha vissuto il carisma della misericordia?

 

R. – L’ha vissuto nella normalità quotidiana dei suoi doveri, che svolgeva nel miglior modo possibile. Compiva opere di misericordia con misericordia, con l’amore gratuito che vuole solo il bene delle persone nelle quali vedeva il volto di Gesù. Come la fondatrice dell’Istituto, Santa Maria Giuseppa Rossello, avrebbe voluto poter abbracciare tutto il mondo e fare a tutti del bene. Il sorriso che le brilla sul volto, nella foto che l’ha ritratta a sua insaputa, era suscitato dai bambini che voleva guarire.

 

D. – Che cosa attrae di più nella vita di questa nuova beata?

 

R. – In Suor Ludovica attrae, prima di tutto, la sua semplicità: era una donna poco istruita, ma di grande fede. Trovava nella preghiera la sorgente che le dava luce, forza, ardimento e speranza. Si tratteneva spesso, anche di notte, davanti al Tabernacolo. Con pari entusiasmo, accoglieva chiunque, ascoltava, consigliava, risolveva problemi; alleviava sofferenze; procurava gli strumenti migliori per le cure mediche; aiutava a proseguire gli studi … Ed attrae anche la sua capacità di inculturarsi tra i fratelli ai quali era inviata: superava ogni barriera per diventare una di loro. Con questa inculturazione, segno di solidarietà, svelava il volto sempre nuovo della misericordia.

 

D. – Che eredità ci lascia?

 

R. – Una testimonianza di pace e di perdono: non volle essere difesa di fronte alle calunnie, ma chiedeva al Signore di perdonare quei calunniatori e di concedere a lei la forza per proseguire nella lotta a favore dell’opera. Un messaggio di unione e di concordia: nella nuova patria, fece dell’ospedale una grande famiglia. Ottenne che tra il personale regnasse un clima di comprensione umana e di sincero affetto, di attiva collaborazione, che favoriva il bene dei piccoli ammalati. Un’eredità di misericordia: i gesti e gli atteggiamenti di suor Ludovica nascevano da un cuore configurato al Cristo misericordioso. Nella sua vita si realizzò così la preghiera che la fondatrice Santa Maria Giuseppa Rossello aveva fatto incidere ai piedi dell’immagine di Nostra Signora della Misericordia, nella Casa Madre dell’Istituto, in Savona: “Per Te sia sempre in noi pace e concordia … Sia nostra eredità misericordia”.

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“VERO ATLETA DELLA FEDE CRISTIANA”: COSI’ IL CARDINALE SODANO

RICORDA STEFANO IL GRANDE ALL’INAUGURAZIONE

 DELLA MOSTRA A LUI DEDICATA NEI MUSEI VATICANI

- Intervista con Serban Turcus -

 

“Vero atleta della fede cristiana”: così fu chiamato da papa Sisto IV il principe Stefano III il Grande, che dal 1457 al 1504 governò la Moldavia, regione storica della Romania orientale. E con questa espressione lo ha ricordato ieri anche il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, alla presenza del presidente romeno, Ion Iliescu, all’inaugurazione della mostra, allestita ai Musei Vaticani nel V centenario della morte del voivoda moldavo. “Egli amò e servì la sua gente – ha detto il porporato – difendendola nell’ora del pericolo, ed elevandone poi il tenore di vita con iniziative sociali”. L’esposizione, dal titolo “Stefano il Grande – Un ponte tra Oriente e Occidente”, è nata dalla collaborazione dei Musei con il ministero della Cultura e dei Culti della Romania e sarà aperta al pubblico da oggi fino al 31 ottobre. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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E’ noto per la tenace resistenza all’Impero ottomano, che sconfisse nel 1475, nella battaglia di Vaslui. Stefano il Grande, secondo la mentalità dell’epoca, pensava che fosse compito dei regnanti europei difendere l’identità e i valori cristiani dell’Europa, minacciati dall’islam. Il sovrano era consapevole dell’importanza geopolitica strategica della Moldavia, che rappresentava – sue parole testuali – la “porta della cristianità”. Se questa porta fosse caduta in mano ai turchi, “la cristianità sarebbe stata in gran pericolo”. Stefano il Grande fu un “ponte tra Oriente e Occidente” perché promosse il dialogo pacifico tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, mantenendo una fitta corrispondenza epistolare con Papa Sisto IV. Su questo, diamo la parola al prof. Şerban Turcuş, docente di Storia medievale all’Università di Cluj-Napoca, in Romania, e curatore della Mostra:

 

R. – La sua esperienza è stata un’esperienza improntata dal modo di concepire l’Oriente come parte dell’Occidente, come parte dell’Europa, come parte della cristianità. Concepiva tutto il mondo come se fosse un insieme in cui potevano vivere senza problemi le esperienze cristiane, sia occidentali che orientali.

 

Stefano il Grande, proclamato Santo nel 1992, fu anche un assiduo promotore delle arti e la Mostra in Vaticano vuole esserne una testimonianza, presentando alcuni esemplari della multiforme arte moldava, come il magnifico velo funerario della Principessa Maria di Mangop, seconda moglie del principe. Ancora il prof. Turcus:

 

R. – Venire qui a visitare questa Mostra non è solo rendere omaggio a una grande personalità romena, ma è capire cosa ha significato un’arte di frontiera. L’Oriente si mischia con l’Occidente e dà la luce a dei capolavori artistici che sono finora rimasti sconosciuti. Speriamo, però, che d’ora in poi potranno mostrare quella che è stata la vera storia dell’Europa orientale, soprattutto della terra romena, cioè la cerniera tra l’Oriente e l’Occidente, una terra di sintesi in cui si sono amalgamate tantissime esperienze culturali, che hanno dato vita a questi rimarcabili pezzi, esposti nella Mostra ai Musei Vaticani.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“L’adesione alla fede confessata dai martiri richiede una testimonianza coraggiosa e coerente” è il titolo di apertura della prima pagina in riferimento all’incontro del Papa con i pellegrini dell’arcidiocesi di Split-Makarska in occasione del XVII centenario del martirio del Patrono san Domnio.

Iraq: 94 morti in sanguinosi combattimenti a Sammara; rivendicata dal gruppo terroristico di Abu Al Zarqawi la strage di bambini perpretrata con tre autobombe a Baghdad. Pakistan: devastante attentato nella moschea sciita di Sialkot.

La Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato, nella chiesa del Monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano, nella memoria liturgica di santa Teresa di Gesù Bambino.

 

Nelle pagine vaticane, articoli sul Cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: offensiva israeliana nel Nord della Striscia di Gaza, uccisi 32 palestinesi. Stati Uniti: il dibattito televisivo tra Bush e Kerry sulla politica estera e sulla sicurezza nazionale. Afghanistan: persistenti violenze all’apprestarsi della elezioni; annunciata la visita di Karzai a Berlino. Nigeria: avviati gli incontri tra il Governo e i ribelli.

 

Nella pagina culturale, i cento anni dalla nascita di Graham Greene e un articolo sul film televisivo su santa Rita.

 

Nelle pagine italiane, i temi della Finanziaria, delle riforme e dell’immigrazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 ottobre 2004

 

ENNESIMA GIORNATA DI SANGUE IN IRAQ: OLTRE 90 RIBELLI UCCISI A SAMARA,

DOVE L’ESERCITO AMERICANO HA LANCIATO UNA VASTA OFFENSIVA

 

Nuove pagine di orrore oggi in Iraq. Forze statunitensi e irachene sono avanzate su Samarra, nell’Iraq centrale, e hanno riconquistato il comune e i commissariati di polizia, strappandoli al controllo della guerriglia. Il bilancio delle vittime è alto, mentre si piange ancora per la morte di 37 bambini ieri a Baghdad. Intanto si è fatto nuovamente vivo Ayam Al-Zawahiri in un video trasmesso dall’emittente Al Jazeera. Il numero due di Al Qaeda invita tutti alla “resistenza in Iraq, Afghanistan, Palestina e Cecenia”. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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In vista delle elezioni del prossimo gennaio, l’esercito americano ha lanciato all’alba di oggi una vasta offensiva destinata a riprendere il controllo di Samarra, una delle enclavi ribelli nel cosiddetto triangolo sunnita, a nord di Baghdad. Il centro della città ribelle e della maggior parte delle zone adiacenti è nelle mani della polizia irachena, ma il costo di vite umane è alto: il sergente Robert Powell ha riferito di almeno 94 insorti uccisi e 180 feriti. Negli scontri ha perso la vita anche un soldato americano. Almeno dodici persone, intanto, sono morte negli scontri tra soldati americani e miliziani dell’Esercito Mehdi, divampati nella notte a Sadr City, il grande sobborgo sciita di Baghdad. E proprio ieri la capitale irachena è stata protagonista dell’ennesima tragedia e a pagarne il prezzo sono stati ancora una volta degli innocenti.

 

Tre esplosioni hanno causato la morte di 44 persone, di cui 37 bambini accorsi a prendere le caramelle distribuite da soldati americani, e un centinaio di feriti, molti in condizioni gravissime. Gli attentati avevano per obiettivo l’esercito americano e si sono verificati in coincidenza dell’inaugurazione di una stazione di pompaggio dell’acqua nel quartiere popolare di Yarmuk. Sul fronte degli ostaggi la situazione resta drammaticamente caotica. L’esercito statunitense ha annunciato oggi di aver liberato un ostaggio turco, mentre ieri altre dieci persone, di cui due donne indonesiane, sono state sequestrate dalla guerriglia. Segni di speranza per Christian Chesnot e Georges Malbrunot. Il deputato che si è offerto di mediare per la liberazione dei due giornalisti francesi catturati in agosto in Iraq sarebbe stato autorizzato a incontrare gli ostaggi. Numerosi gli appelli per la liberazione dell’ostaggio britannico Kenneth Bigley.

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In Italia, intanto, proseguono le manifestazioni di affetto per la liberazione delle due volontarie italiane, Simona Pari e Simona Torretta. “Grazie a tutti per quello che avete fatto”: hanno detto ieri alla conferenza stampa dell’organizzazione umanitaria “Un ponte per…”. Al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, le due ragazze hanno confermato di non aver mai sospettato il loro rapimento, avvenuto il 7 settembre, e che l’incontro con il leader degli Ulema, Al Kubaisi, era avvenuto solo per ragioni di lavoro. Per noi alla conferenza c’era Massimiliano Menichetti:

 

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Gli applausi dei giornalisti ed i flash dei fotografi hanno accolto Simona Pari e Simona Torretta. Immediato il ringraziamento delle due ragazze alle istituzioni italiane e quelle irachene, alla Croce Rossa e a tutti coloro che hanno collaborato alla loro liberazione. Subito il pensiero di Simona Pari è andato alla solidarietà in Iraq che non si deve interrompere:

 

“Noi abbiamo sempre cercato di unire due mondi distanti e ci auguriamo che questo dialogo possa continuare. Grazie”.

 

Simona Torretta ha ricordato i giorni del sequestro, pur non potendo entrare nei dettagli a causa del segreto istruttorio che copre la vicenda. Ha precisato che al momento del sequestro le due operatrici umanitarie sono state separate dai colleghi iracheni rapiti e rinchiuse insieme in un edificio:

 

“Il fatto di stare insieme ci ha dato sempre tanta forza. I primi giorni del nostro sequestro sono stati i momenti più duri, più faticosi e più incerti. I rapporti sono stati più facilitati. Tutto quello che si è mobilitato, anche nel mondo, ha portato ad un riconoscimento del nostro lavoro in Iraq. Ci hanno sempre trattato con dignità e con rispetto”.

 

Alle due ragazze sono stati forniti abiti e testi islamici; hanno fatto leggere loro versetti del Corano. “Non sapevamo cosa stesse succedendo nel mondo; vivevamo nel silenzio e alla fine i rapitori ci hanno chiesto scusa” – ha sottolineato Simona Torretta. Ci siamo accorte del rilascio solo quando abbiamo visto il commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli.

 

Le due volontarie italiane hanno poi preferito rispondere solo a qualche domanda dei giornalisti, passando la parola a Fabio Alberti, presidente dell’Organizzazione “Un ponte per…”:

 

“Abbiamo oggi un motivo in più per lavorare a sostegno e a fianco della popolazione irachena. Ovviamente discuteremo i modi ed i termini. Un’iniziativa, possiamo però cominciare ad annunciarla. Si tratta di un’iniziativa per il rispetto dei diritti umani all’interno dell’Iraq”.

 

Ribadito, quindi, che le missioni in Iraq continueranno ma anche che per il momento non si sa se parteciperà personale italiano.

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“LA DEMOCRAZIA: NUOVI SCENARI, NUOVI POTERI”:

TEMA DELLA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI

- Interviste con Franco Garelli e padre Michele Simone -

 

“La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri” è il tema su cui verterà la 44esima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, in programma a Bologna dal 7 al 10 ottobre. Si tratta di un’iniziativa nata agli inizi del secolo scorso per promuovere l’elaborazione culturale dei cattolici sui temi di rilevanza pubblica. Al microfono di Fabio Colagrande, ascoltiamo una riflessione sulla democrazia di Franco Garelli, docente di Scienze Politiche e Sociologiche all’Università degli Studi di Torino.

 

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R. – Ci sono dei poteri che attraversano gli Stati e che possono, in qualche modo, condizionare la vita delle varie democrazie del mondo. Pensiamo, ad esempio, al potere delle comunicazioni, a tutti i flussi finanziari e alle crisi economiche; pensiamo a tutta la questioni degli equilibri ambientali o dei rapporti tra i Paesi del nord e del sud del mondo; pensiamo, ancora, al problema delle guerre. Fare una riflessione sulla democrazia, significa quindi prendere coscienza che ci sono nuovi poteri e nuovi equilibri e pensare allora ciò che questo significa a livello nazionale come ripercussioni, ma anche il ruolo che l’Italia – all’interno dell’Europa – deve giocare per dare il proprio contributo per un equilibrio di situazioni più complicate rispetto al passato.

 

D. – Come ritrovare un riequilibrio che riassicuri la democrazia?

 

R. – Crediamo che la società civile, grazie al suo dinamismo, sia capace di innervare anche il sistema sociale e quindi è necessario diffondere la partecipazione e diffondere il controllo, fare maturare una coscienza più ampia delle proprie responsabilità e soprattutto rinnovare l’impegno nei ruoli istituzionali, sociali e professionali da parte dei cattolici. L’importante è non soltanto impegnarsi nel campo del volontariato ma anche assumere di nuovo e con piena responsabilità e capacità propositiva nei ruoli in cui si decide un po’ la storia.

 

Ma nella Settimana Sociale si affronteranno anche temi di attuali, quali la riforma delle Nazioni Unite e la lotta al terrorismo. Ascoltiamo in proposito, sempre al microfono di Fabio Colagrande, il padre gesuita Michele Simone, membro del comitato organizzatore dell’evento:

 

R. – La difficoltà maggiore è far sì che le organizzazioni internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, possano svolgere il ruolo per il quale sono state fondate. Qui c’è l’impegno dei cattolici. L’unica battaglia che si fa è quella di aumentare il numero dei componenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per riconoscere le nazioni che hanno compiuto un salto in avanti nel proprio potere internazionale. La strada è quella invece di una riforma profonda dello Statuto, creando anche altri strumenti.

 

D. – Parliamo anche del terrorismo: un fenomeno transnazionale che si sicuramente mette a repentaglio i nostri sistemi democratici ma, a sua volta, è figlio dei disagi politici e sociali. Quali strumenti per contrastarlo?

 

R. – Il terrorismo agisce sul piano interno provocando restrizioni della democrazia, perché per contrastarlo bisogna fare delle leggi che limitino le libertà, aumentare i controlli. D’altro canto esso è anche espressione di una lotta di poteri. Il personale spicciolo lo si raccoglie tra persone che per sopravvivere sono disposte a tutto oppure hanno una convinzione ideologica. Allora ecco che per costruire consenso, per vendere le merci vengono fatti studi di ogni genere; lo studio di tecniche, non violente, per non far scoppiar e la temuta lotta di religione, non viene invece portato avanti. Ci vuole insomma una politica preventiva della guerra del terrorismo, oltre ovviamente che un contrasto laddove ci sono manifestazioni violente.

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“GLI ANZIANI, UNA FORZA NUOVA PER LO SVILUPPO”:

E’ IL TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE

- Intervista con Luigi De Vittorio e Sabino Acquaviva -

 

“Gli anziani, una forza nuova per lo sviluppo” è il tema della Giornata internazionale delle persone anziane di quest’anno, che si celebra oggi, sotto l’egida dell’Organizzazione mondiale della sanità. Obiettivo dell’evento è mettere in evidenza il contributo che gli ultrasessantenni danno alla società, mediante il volontariato, l’aiuto alle famiglie nella cura dei bambini, la trasmissione di esperienze. Sentiamo in proposito una riflessione di Luigi De Vittorio, vicepresidente dell’associazione Auser risorsAnziani, al microfono di Dorotea Gambardella.

 

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R. – I mass media presentano le questioni degli anziani essenzialmente come un problema. Noi siamo convinti che, attraverso una serie di interventi che favoriscano l’inclusione degli anziani, la condizione dell’anziano che non lavora più sia una risorsa per la società.

 

D. – Che cosa si dovrebbe fare, secondo lei, per valorizzare la condizione degli anziani e quindi il loro ruolo all’interno della società?

 

R. – Bisogna contrastare fenomeni di emarginazione e, seconda condizione, favorire la consapevolezza dell’anziano. Un altro fattore di emarginazione, infatti, può essere rappresentato dai fenomeni vorticosi di modificazione tecnica, sociale, economica, politica, che caratterizzano questo tempo. L’anziano va aiutato a razionalizzare questi fenomeni, altrimenti resta in preda a processi di estraniazione. La terza condizione è quella di sentirsi, malgrado non lavori più, utile. Inoltre pratiche di solidarietà rivolte verso coloro che hanno più bisogno economico e sociale.

 

Ma in una società dominata dai miti della bellezza e della perfezione fisica, come vengono visti gli anziani e come essi stessi vivono la loro età? Ci risponde il sociologo Sabino Acquaviva:

 

R. – Nelle società tradizionali l’anziano era considerato il sapiente che aveva visto cose che i giovani non vedevano. Poi è subentrato il sistema dei mezzi di informazione di massa, la scuola, le nuove tecniche, Internet, ed il ruolo dell’anziano come persona saggia che comunica qualcosa di originale e di nuovo, ovviamente è sparito. L’anziano di oggi è attivo più a lungo però non si prepara al declino finale e alla morte. Quindi, non preparandosi arriva poi nella fascia di età avendo problemi che si ingigantiscono, e si sente più solo.

 

D. - Non crede che troppo spesso ci si preoccupi soltanto della salute fisica degli anziani, trascurando il loro benessere interiore?

 

R. – In una società in cui sostanzialmente la dimensione spirituale è abbastanza in crisi, è chiaro che non gli si dà quel sostegno spirituale di cui l’anziano avrebbe bisogno. Quindi bisognerebbe aiutarlo a vivere, non soltanto aiutarlo ad occuparsi delle sue ginocchia, ma aiutarlo a tornare a dare un senso alla vita.

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OLTRE CENTO PALAZZI STORICI DELLE BANCHE ITALIANE

APERTI DOMANI GRATUITAMENTE

- Ai nostri microfoni Guido Palamenghi Crispi -

 

Sono gioielli architettonici e artistici, sono lussuosi e pieni di tesori. Sono gli oltre 100 palazzi storici delle banche italiane che domani (sabato 2 ottobre) apriranno tutta la giornata gratuitamente al pubblico con visite guidate. Si tratta della terza edizione di Invito a Palazzo, appuntamento autunnale promosso dall’associazione bancaria italiana (ABI) in 19 regioni della penisola. I particolari nel servizio di Gabriella Ceraso:

 

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Chi ha detto che le banche sono solo templi della finanza? I 109 palazzi che aprono al pubblico rappresentano anzitutto un percorso nella storia dell’architettura: dal Rinascimento al Barocco, dal ‘700 ai palazzi più recenti, commissionati dalle banche a Renzo Piano e Jo Ponti. Ambienti che conservano ancora arredi originali, oggetti d’epoca, mostre di quadri e che hanno fatto da sfondo ad eventi importanti, come Palazzo Bellini a Novara, teatro dell’abdicazione di Carlo Alberto, o Palazzo Salviati a Firenze, in cui si tramanda che sia avvenuto il primo incontro di Dante con Beatrice. Guido Palamenghi Crispi, responsabile attività culturale dell’Associazione Bancaria Italiana:

 

“Prima di tutto bisogna considerare che non sono palazzi aperti al pubblico, anche perché sono luoghi dove si lavora. E’ quindi un’arte che si può vedere soltanto in queste occasioni. Conservano testimonianze della storia dell’arte e della storia civile del territorio sul quale le banche operano. Si possono vedere artisti attivi nel territorio, grandi artisti di fama internazionale, arredi pregiati e spesso coevi al palazzo e testimonianze della storia della banca e del territorio”.

 

E l’iniziativa piace. In 60 mila hanno partecipato l’anno scorso e ad anche la terza edizione si apre sotto i migliori auspici:

 

“Abbiamo incrementato tutti i numeri della nostra iniziativa. Sono aumentati, infatti, i palazzi e le città in cui è possibile visitarli. Abbiamo raggiunto 19 regioni su 20. Abbiamo inoltre aumentato l’orario in cui il pubblico potrà accedere ai palazzi: dalle 10.00 del mattino fino alle 19.00 saranno aperti ad ospitare chiunque vorrà mettersi in fila”.

 

Porte aperte anche a Roma su gioielli architettonici ed artistici, sedi di banche. Sei i palazzi storici, tra cui Palazzo Altieri, modello dell’architettura e del gusto artistico del barocco romano:

 

“Palazzo Altieri è la sede dell’Associazione Bancaria e quindi rappresenta la casa di tutte le banche. Si tratta di un palazzo storico di una famiglia, che ha avuto un Papa, Papa Clemente X. Proprio durante il suo pontificato il palazzo è stato arricchito. La caratteristica di questo palazzo è che conserva gli arredi e le opere d’arte della famiglia”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

1 ottobre 2004

 

 

LE NAZIONI UNITE LANCIANO L’ALLARME SUI LEGAMI TRA IL TRAFFICO DI DROGA,

IL CRIMINE E IL TERRORISMO

- A cura di Stefano Leszczynski -

 

ROMA. = “Oggi il traffico di droga è divenuto il principale strumento di finanziamento del terrorismo, tanto che si è venuto a creare uno stretto legame tra le bande del crimine organizzato e le molteplici organizzazioni terroristiche attive in varie parti del mondo.” L’allarme è stato lanciato stamane a Roma nel corso di una conferenza stampa da Antonio Maria Costa, direttore dell’Ufficio ONU contro la droga ed il crimine (UNODC) e seconda massima carica del Palazzo di Vetro. I terroristi ed i “signori della guerra” in Afghanistan, così come i ribelli in Asia Centrale, nella Confederazione russa e nei Balcani si dividono parte dei 30 miliardi di dollari ricavati dalla vendita di eroina sul mercato europeo. L’Afghanistan continua a rimanere il primo produttore mondiale di oppio e, nel solo 2003, la produzione stimata è stata di 3600 tonnellate. Anche nei Paesi andini la situazione rimane critica, nonostante la produzione di coca sia stata abbattuta negli ultimi anni di quasi il 50%. In Colombia, tuttavia, continuano a finanziarsi con la coca i gruppi insurrezionali e paramilitari Ejército de Liberacion Nacional (ELN), Fuerza Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC) e Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). Nel Mediterraneo la bandiera nera nella produzione di droga spetta al Regno del Marocco la cui produzione di hashish vale oltre 12 miliardi di dollari. Per le Nazioni Unite proprio parte di questi proventi è servito a finanziare gli attentati ai treni di Madrid nel marzo di quest’anno, le bombe a Casablanca nel maggio 2003 ed il fallito attentato alle navi della marina USA nello stretto di Gibilterra nel 2002. Anche l’Italia è fortemente coinvolta dal fenomeno – spiega il magistrato Stefano Dambruoso, esperto di terrorismo – tanto che diventa sempre più difficile distinguere in ambito investigativo tra persone coinvolte in attività di microcriminalità e logisti del terrorismo.

 

 

UN SEGNO DI SPERANZA PER LA LIBERIA: 340 MILA PROFUGHI POTRANNO TORNARE

 A CASA GRAZIE AD UN PROGRAMMA DELL’ALTO COMMISSARIATO

 DELL’ONU PER I RIFUGUATI

 

MONROVIA.= Al via in Liberia un programma di rimpatrio grazie al quale, nei prossimi tre anni, 340 mila profughi liberiani torneranno nel proprio Paese. E’ quanto annunciato dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur), precisando che l’operazione è “una delle più imponenti operazioni di rimpatrio in Africa occidentale”. Nei giorni scorsi, il governo liberiano e l’Onu hanno siglato tre distinti accordi con i governi di Guinea, Sierra Leone e Costa d’Avorio, i Paesi dove in 14 anni di guerra civile decine di migliaia di liberiani hanno trovato rifugio. Il 4 ottobre – riferisce l’agenzia Misna - cominceranno ad arrivare i convogli dalla Guinea. Una volta entrata a pieno regime, l’operazione di rimpatrio si svolgerà per via aerea, via mare e via terra. L’Onu prevede che quest’anno facciano ritorno in Liberia 100 mila rifugiati, tra rimpatri “spontanei” e quelli assistiti dall’Agenzia per i rifugiati. Finora, sono già rientrati in 50 mila, spesso affidandosi a mezzi di fortuna. Secondo le stime dell’Onu del dicembre scorso, i rifugiati liberiani nella regione erano circa 340 mila dei quali 149 mila in Guinea, 74 mila in Costa d’Avorio, 67 mila in Sierra Leone, 42 mila in Ghana, 6 mila in Nigeria, 750 in Gambia e 1.150 in altri Paesi tra i quali Senegal e Mali. (A.G.)

 

 

CON L’IMPEGNO AD ESSERE “TESTIMONI DELLA SPERANZA”, SI È CONCLUSO A ROMA

IL CAPITOLO GENERALE DEI MISSIONARI OBLATI DI MARIA IMMACOLATA

 

ROMA.= “Testimoniare la speranza” di Cristo nell’evangelizzazione dei poveri: con questo impegno, si è concluso - in questi giorni a Roma - il capitolo generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Il tema che ha guidato i lavori del capitolo è stato proprio “Testimoni della speranza: una chiamata, la nostra missione”. Cinque gli argomenti chiave del capitolo: Formazione in vista della missione; Governo e leadership; Missione ed evangelizzazione; Comunità oblata e vita religiosa; Lavoro con i giovani e pastorale vocazionale. Dal confronto – informa l’agenzia Fides - sono emersi gli orientamenti per la vita e la missione della congregazione, che saranno espressi nei documenti in fase di elaborazione. Padre Guglielmo Steckling, rieletto Superiore generale per un secondo mandato, ha presieduto nella cappella della Casa generalizia degli Oblati a Roma, la concelebrazione Eucaristica di ringraziamento, cui hanno partecipato più di duecento persone tra capitolari ed amici. “Testimoniare la speranza, la nostra speranza è Cristo. Una chiamata: siamo prima di tutto discepoli di questo Cristo. La nostra missione: essendo discepoli ci facciamo missionari”, ha sottolineato nell’omelia padre Steckling. “Tutto dipende dalla nostra relazione vitale con Cristo, senza di Lui non possiamo fare nulla”. Tra gli ostacoli che impediscono questo rapporto diretto e vitale, ha avvertito, “ci sono i sistemi economici che schiacciano il povero, l’orgoglio etnico che impedisce di vedere l’altro come fratello, l’atteggiamento del mondo secolarizzato che ritiene di poter vivere bene anche senza Dio”. La nostra speranza, ha detto ancora, “deve passare attraverso il crogiolo della morte con Cristo, ed è solo allora che essa può diventare immensa ed avere la forza di risuscitare i morti”. (A.G.)



“SEGUIRE IL SIGNORE È BELLO”: CREATIVITÀ, MUSICA E DANZA NELLA PASTORALE VOCAZIONALE. E’ L’INIZIATIVA PROMOSSA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLE FILIPPINE PER TESTIMONIARE AI GIOVANI LA BELLEZZA DEL SACERDOZIO

 

MANILA.= Testimoniare ai giovani delle Filippine in modo moderno e creativo la bellezza del sacerdozio e della vita religiosa: con questo obiettivo, un gruppo di studenti delle scuole superiori e universitari cattolici di Manila, gira per le scuole, le università e le piazze del Paese proponendo uno spettacolo di musica pop, rap, hip-hop e danze per richiamare i giovani sul senso della vita e sulla vocazione a seguire il Signore. L’iniziativa, riferisce l’agenzia Fides, è sponsorizzata dalla Conferenza episcopale delle Filippine. “Speriamo di catturare l’attenzione dei giovani in modo nuovo, parlando la loro lingua”, ha spiegato Estelito Villegas, del seminario San Carlo a Manila. “C’è sempre bisogno di nuovi sacerdoti: oggi – ha spiegato a Fides - abbiamo un prete per ogni 15 mila persone, l’ideale sarebbe uno per 2 mila”. Tuttavia, la cultura materialista e secolarizzata che impera nel mondo e anche nelle Filippine, aggiunge mons. Luis Antono Tagle, presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, “impedisce spesso ai giovani di riflettere sul senso più pieno e profondo della loro vita”. Inoltre, occorre considerare “il grande contributo dei sacerdoti filippini in missione nel mondo: almeno 800 sacerdoti filippini svolgono lavoro pastorale in Europa e Nord America”, ha spiegato. “Spesso in Occidente i seminari non hanno molti alunni, e così i seminaristi delle Filippine vengono inviati a studiare in Europa. Poi restano lì per assistere le molte e corpose comunità di immigrati filippini, che si trovano all’estero per lavoro”. La Chiesa delle Filippine, sottolinea l’agenzia Fides, sta dunque cercando di aggiornare la sua proposta vocazionale, rendendola adeguata alla cultura del nostro tempo, alle nuove tecnologie, sfruttando anche il “pulpito” di Internet. (A.G.)

 

 

A CARAPEGUA’ IN PARAGUAY, DA OGGI A DOMENICA 3 OTTOBRE, IL QUARTO

CONGRESSO NAZIONALE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLOSCENZA MISSIONARIA

 

ASUNCION.= I giovani, protagonisti in Paraguay: da oggi al 3 ottobre, oltre 1500 bambini paraguaiani si ritroveranno a Carapeguà per celebrare il Quarto congresso nazionale dell’Infanzia e l’adolescenza missionaria. Tema della tre giorni, che si terrà nello stadio Sant’Alfonso, sarà “Bambini missionari: Annunciate Cristo con Maria”. I promotori dell’evento hanno sottolineato che “l’obiettivo dell’iniziativa è quello di dare nuova linfa all’animazione missionaria di tutti i giovani del Paese e di tutto il popolo cristiano. Con la Madonna – proseguono i promotori - vogliamo dare un contributo più efficace alla Chiesa Universale e annunciare Cristo a tutto il mondo. Ci poniamo come fine quello di formare ed informare i ragazzi, di evangelizzare e di aiutare l’infanzia povera e quella che non conosce il messaggio salvifico di Gesù”. (A.G.)

 

 

INIZIA OGGI A TUNISI LA VENTESIMA EDIZIONE DELLE “GIORNATE CINEMATOGRAFICHE DI CARTAGINE”:

 GRANDE PROTAGONISTA IL CINEMA ARABO ED AFRICANO

 

TUNISI.= Con la proiezione di ‘Cerf volant’ della regista libanese Randa Chahal, si apre oggi a Tunisi la ventesima edizione delle “Giornate cinematografiche di Cartagine”. Vi partecipano 47 Paesi con 257 film, ripartiti nelle diverse sezioni in cui si articola il festival. La competizione ufficiale per il primo premio, il “Tanit d’Or”’ riguarderà, però, solo 22 lungometraggi e 15 cortometraggi, tutti di produzione africana o araba, come da tradizione. Tra i Paesi più rappresentati: Tunisia, Burkina Faso, Libano, Siria, Marocco e Senegal. L’avenue Bourghiba, al centro della capitale tunisina, sarà chiusa al traffico e diventerà zona pedonale: ivi ci sarà spazio per incontri, seminari e proiezioni murali. Per i nove giorni del festival, piazza VII novembre si trasformerà in un’arena grazie a uno schermo gigante. “In occasione del nostro 20.mo anniversario – ha detto Nadia Attia, direttrice del festival - alla presenza degli stessi autori saranno proiettati tutti i film vincitori dalla prima edizione”. (A.G.)

 

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