RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
275 - Testo della trasmissione di venerdì 1 ottobre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Le
Nazioni Unite lanciano l’allarme sui legami tra il traffico di droga, il
crimine e il terrorismo
24 ORE NEL MONDO:
Attentato in una moschea pakistana: almeno 18 i morti, 40 i feriti
Stato di allerta a
Gerusalemme e in Galilea, dove manifestazioni di protesta ricordano il quarto
anniversario dell’Intifada. Morti tre palestinesi a Gaza
Confronto in tv ieri tra
Bush e Kerry, in vista delle presidenziali
1 ottobre 2004
OFFRIRE
NELLA VITA PRIVATA E PUBBLICA UNA TESTIMONIANZA CORAGGIOSA
DI
COERENZA CRISTIANA: IL RICHIAMO DEL PAPA, RIVOLTO STAMANE,
AD UN GRUPPO DI PELLEGRINI CROATI
Sono giunti a Roma, sulle tombe degli
apostoli Pietro e Paolo per celebrare il 17 centenario del Martirio del loro
patrono, San Domnio, circa duemila pellegrini dell’arcidiocesi di Spalato-Makarska
in Croazia, il Papa stamane li ha ricevuti in udienza. Ad accompagnarli mons.
Marin Barisic, alla guida dell’arcidiocesi, e mons. Ante Juric, arcivescovo
emerito, insieme con il sindaco ed altre autorità civili della città e della
Contea di Spalato-Dalmazia. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Promuovere
“tanto nel privato quanto nel pubblico”, “un coerente umanesimo cristiano”:
Giovanni Paolo II, accogliendo il gruppo di pellegrini croati li ha sollecitati
ad “una testimonianza coraggiosa” “nella famiglia, nei luoghi di studio e di
lavoro e negli altri ambienti della società”. E, ciò richiede – ha sottolineato
– “un impegno costante di fedeltà a Cristo e alla Chiesa”.
Il Papa ha
ricordato la sua visita alla città di Spalato, il 4 ottobre del 1998, quando al
popolo Croato, ancora segnato fortemente dalle lacerazioni della guerra, pure finita
da 3 anni, rivolgeva un pressante appello per “dare un volto nuovo alla loro
Patria, soprattutto impegnandosi per il ripristino della società dei valori
etici e morali.” Un “compito urgente” – incalzava allora - “che richiede molte
energie e ferma volontà”. Per questo il Santo Padre ha richiamato oggi i
pellegrini di Spalato a seguire “l’eroico esempio” di San Domnio e degli altri
martiri delle loro regioni, “che spinti dalla fede, hanno donato se stessi per
il bene dei fratelli”.
**********
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive
udienze il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli e mons. Claudio Gugerotti, arcivescovo di
Ravello, nunzio apostolico in Georgia, in Armenia e Azerbaigian.
In Italia, Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi suburbicaria
di Albano mons. Marcello Semeraro, finora vescovo di Oria. Nato 57 anni fa a
Monteroni, in provincia di Lecce, ha conseguito la Licenza ed il Dottorato in
teologia presso la Pontificia Università Lateranense. È stato ordinato
sacerdote nel 1971. Docente di Teologia in diversi Istituti e Facoltà
Teologiche, ha svolto il ministero d’insegnamento soprattutto nell’Istituto
Teologico, di Molfetta in provincia di Bari, e nella Facoltà di Teologia della
Pontificia Università Lateranense dove ha occupato la cattedra di ecclesiologia
fino al momento della sua elevazione all’episcopato. Ha ricevuto la
consacrazione episcopale nel 1988. Il Santo Padre lo ha nominato segretario
speciale della X Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (30
settembre – 27 ottobre 2001). Dal 22 gennaio 1999 è membro della Commissione
per la dottrina della fede e la catechesi della Conferenza episcopale italiana.
Nella
Zambia, il Papa ha nominato vescovo di Ndola mons. Noel O’Regan, finora vescovo
di Solwezi. Il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi
di Lusaka mons. Telesphore Mpundu, finora vescovo residenziale della diocesi di
Mpika.
UN AMORE GRANDE PER IL PAPA E PER LA CHIESA,
TESTIMONIATO ATTRAVERSO LA PREGHIERA IN GIOIA E
SOLITUDINE DAVANTI A DIO: COSI’ MONS. SANDRI ALLE SUORE CARMELITANE
DEL MONASTERO VATICANO MATER ECCLESIAE,
CHE HANNO TERMINATO IL LORO SERVIZIO A SOSTEGNO
DEL MINISTERO DEL PAPA
- A cura di Alessandro De Carolis -
La grandezza che nasce dalla
preghiera nascosta, fonte di gioia e di sapienza. Caratteristiche che trovarono
sublimazione nella vita di Santa Teresa di Gesù Bambino, della quale ricorre
oggi la festa liturgica. Ma anche i tratti peculiari che hanno distinto, in
questi cinque anni, l’azione spirituale delle Suore Carmelitane del Monastero Mater
Ecclesiae in Vaticano, vissuta a servizio del ministero del Papa e della
Curia. Con queste parole di profonda riconoscenza, l’arcivescovo Leonardo
Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, ha ringraziato le religiose
carmelitane che si apprestano a lasciare il monastero vaticano dove saranno
sostituite da una comunità contemplativa di Suore benedettine.
All’omelia
della Messa celebrata da mons. Sandri, il presule ha ricordato l’umiltà di
Santa Teresa di Gesù Bambino, il più giovane Dottore della Chiesa, che pur
piccola nella breve e sofferta esperienza terrena fu grande nell’anima. “In una
società come quella attuale, così spesso dominata dalla logica della concorrenza
e del dominio, dalla volontà di possesso e di supremazia, è quanto mai
necessario – ha affermato il sostituto della Segreteria di Stato - riscoprire
dove sta la ‘vera grandezza’ per ogni persona umana alla ricerca della propria
piena realizzazione. La vera grandezza dell'uomo è soltanto quella che appare
tale agli occhi di Dio”.
Uno stile,
quello della Santa, fatto proprio dalle contemplative carmelitane, che ora
torneranno alle loro comunità di provenienza. Mons. Sandri ha riconosciuto
l’”esempio ammirevole di vita consacrata” offerto dalle religiose a Giovanni
Paolo II e ai suoi più stretti collaboratori. “In particolare – ha sottolineato
- avete offerto l’immagine di una gioia profonda e condivisa, segno di una vita
spirituale intensa, di un amore grande per il Santo Padre e per la Chiesa, di
una grande intesa realizzata fra di voi nelle quotidiane occupazioni”.
L’URGENZA
DI MIGLIORARE IL FUNZIONAMENTO DELLA COOPERAZIONE
ALLO
SVILUPPO E DI TROVARE NUOVE FONTI DI FINANZIAMENTO:
E’
STATA SOTTOLINEATA DAL CARDINALE MARTINO
ALLA XVI CONFERENZA BANCARIA DI LONDRA
-
Servizio di Paolo Scappucci -
“Esiste un modello europeo per
la crescita globale economica e sociale?”: è il tema della XVI Conferenza
Bancaria promossa dalla Camera di Commercio italiana per il Regno Unito, in
corso da questa mattina a Londra, con la partecipazione dei maggiori esponenti
del mondo finanziario britannico. Intervenendo all’importante raduno londinese,
che annualmente fa il punto sui principali problemi bancari, il presidente del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato R. Martino,
con riferimento al contributo dell’Europa allo sviluppo dei Paesi poveri, ha
offerto alcuni spunti di riflessione per dare allo sviluppo stesso un
orientamento ad essere più umano, più integrale, più solidale e sostenibile. Il
servizio di Paolo Scappucci:
**********
In particolare il porporato si è
soffermato sull’urgenza di migliorare il funzionamento della cooperazione allo
sviluppo ed ha fornito in proposito alcuni dati di rilievo. I progetti in corso
sono oltre 63.000, condotti sulla base di approcci diversissimi quanto a
criteri di approvvigionamento, nonché di valutazione degli impatti sociali ed
ambientali. Molti progetti perseguono nella stessa zona obiettivi analoghi e
comportano duplicazioni; altri si propongono obiettivi desiderabili ma di fatto concorrenti,
creando tensioni invece di scioglierle. Inoltre l’azione di cooperazione allo
sviluppo soffre di lungaggini burocratiche, imponendo ai Paesi beneficiari
oneri pesanti per far fronte alle richieste di supervisione e di valutazione da
parte dei donatori. “Ciò dimostra – ha detto il cardinale Martino – quanto sia
concreto e urgente l’obiettivo di un miglior funzionamento di tutto il meccanismo della cooperazione”.
Secondo il Presidente di
Giustizia e Pace occorre poi un aumento dei fondi disponibili, con la
conseguente necessità di nuove fonti di finanziamento. “Alcuni governi – ha
rilevato il cardinale – si stanno muovendo significativamente in questa
direzione, con l’incoraggiamento e il sostegno morale del Santo Padre e della
Santa Sede”. E ha ricordato in proposito l’iniziativa del governo
britannico denominata International Finance Facility e le
proposte dei governi francese e brasiliano.
Il cardinale Martino alla Conferenza Bancaria di Londra sul modello
europeo di crescita globale economica e sociale ha richiamato l’attenzione dei
partecipanti sull’esigenza di promuovere un’autentica democrazia economica
tramite un adeguato governo del mercato, così che tutti gli attori, forti e
deboli, grandi e piccoli, abbiano un’opportunità reale di comunicare con gli
altri, di scambiare, di creare legami. Questo spazio di comunicazione non è un
dato di natura: deve necessariamente essere costruito e preservato anche mediante
l’esercizio dell’autorità pubblica. Non è mancato, infine, nell’intervento del
porporato un richiamo sull’esigenza che i modelli di sviluppo non mortifichino
la straordinaria ricchezza e diversità presente in Europa.
**********
SUOR LUDOVICA, AL SECOLO ANTONINA DE ANGELIS, È
TRA I PROSSIMI BEATI.
PER 50 ANNI SI È DEDICATA A UN OSPEDALE PER BAMBINI A
BUENOS AIRES
- Intervista con suor Luigia Carioli -
Suor Ludovica, al secolo Antonina De Angelis, è tra i prossimi Beati di
domenica 3 ottobre. Di lei parliamo oggi ricordando che è stata suora professa
della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia. Nata il
24 ottobre 1880 a San Gregorio, Paese dell’Abruzzo, entrò presto nella
Congregazione accettando la missione a Buenos Aires e si occupò dei bambini
dell’ospedale di La Plata per 50 anni, fino alla morte il 25 febbraio del 1962.
Di cosa la porti all’onore degli altari, ne parla con Giovanni Peduto suor
Luigia Carioli, dello stesso Istituto della nuova Beata Ludovica:
**********
R. –
Una via di umiltà e di gioia nel servizio. Suor Ludovica fu pronta ad essere
umile strumento e, al tempo stesso, audace cooperatrice del progetto di Dio:
occupò il suo posto di lavoro, sia nella cucina, sia nell’amministrazione
dell’Ospedale, con lo stesso spirito di semplicità e di umiltà e insieme con la
consapevolezza di compiere l’opera di Dio. Per questo la sua attività, come la
sua preghiera, era incessante e lieta e con lei tutti si sentivano felici.
Tutto il suo tempo era di Dio. E il tempo di Dio era per i fratelli.
D. –
Come ha vissuto il carisma della misericordia?
R. –
L’ha vissuto nella normalità quotidiana dei suoi doveri, che svolgeva nel
miglior modo possibile. Compiva opere di misericordia con misericordia, con
l’amore gratuito che vuole solo il bene delle persone nelle quali vedeva il
volto di Gesù. Come la fondatrice dell’Istituto, Santa Maria Giuseppa Rossello,
avrebbe voluto poter abbracciare tutto il mondo e fare a tutti del bene. Il
sorriso che le brilla sul volto, nella foto che l’ha ritratta a sua insaputa,
era suscitato dai bambini che voleva guarire.
D. –
Che cosa attrae di più nella vita di questa nuova beata?
R. –
In Suor Ludovica attrae, prima di tutto, la sua semplicità: era una donna poco
istruita, ma di grande fede. Trovava nella preghiera la sorgente che le dava
luce, forza, ardimento e speranza. Si tratteneva spesso, anche di notte,
davanti al Tabernacolo. Con pari entusiasmo, accoglieva chiunque, ascoltava,
consigliava, risolveva problemi; alleviava sofferenze; procurava gli strumenti
migliori per le cure mediche; aiutava a proseguire gli studi … Ed attrae anche
la sua capacità di inculturarsi tra i fratelli ai quali era inviata: superava
ogni barriera per diventare una di loro. Con questa inculturazione, segno di
solidarietà, svelava il volto sempre nuovo della misericordia.
D. –
Che eredità ci lascia?
R. –
Una testimonianza di pace e di perdono: non volle essere difesa di fronte alle
calunnie, ma chiedeva al Signore di perdonare quei calunniatori e di concedere
a lei la forza per proseguire nella lotta a favore dell’opera. Un messaggio di
unione e di concordia: nella nuova patria, fece dell’ospedale una grande
famiglia. Ottenne che tra il personale regnasse un clima di comprensione umana
e di sincero affetto, di attiva collaborazione, che favoriva il bene dei
piccoli ammalati. Un’eredità di misericordia: i gesti e gli atteggiamenti di
suor Ludovica nascevano da un cuore configurato al Cristo misericordioso. Nella
sua vita si realizzò così la preghiera che la fondatrice Santa Maria Giuseppa
Rossello aveva fatto incidere ai piedi dell’immagine di Nostra Signora della
Misericordia, nella Casa Madre dell’Istituto, in Savona: “Per Te sia sempre in
noi pace e concordia … Sia nostra eredità misericordia”.
**********
“VERO ATLETA DELLA FEDE CRISTIANA”: COSI’ IL
CARDINALE SODANO
RICORDA STEFANO IL GRANDE ALL’INAUGURAZIONE
DELLA
MOSTRA A LUI DEDICATA NEI MUSEI VATICANI
- Intervista con Serban Turcus -
“Vero
atleta della fede cristiana”: così fu chiamato da papa Sisto IV il principe Stefano
III il Grande, che dal 1457 al 1504 governò la Moldavia, regione storica della
Romania orientale. E con questa espressione lo ha ricordato ieri anche il
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, alla presenza del presidente romeno,
Ion Iliescu, all’inaugurazione della mostra, allestita ai Musei Vaticani nel V
centenario della morte del voivoda moldavo. “Egli amò e servì la sua gente – ha
detto il porporato – difendendola nell’ora del pericolo, ed elevandone poi il tenore
di vita con iniziative sociali”. L’esposizione, dal titolo “Stefano il Grande –
Un ponte tra Oriente e Occidente”, è nata dalla collaborazione dei Musei con il
ministero della Cultura e dei Culti della Romania e sarà aperta al pubblico da
oggi fino al 31 ottobre. Il servizio di Roberta Moretti:
**********
E’ noto per la tenace resistenza all’Impero ottomano, che sconfisse nel
1475, nella battaglia di Vaslui. Stefano il Grande, secondo la mentalità
dell’epoca, pensava che fosse compito dei regnanti europei difendere l’identità
e i valori cristiani dell’Europa, minacciati dall’islam. Il sovrano era
consapevole dell’importanza geopolitica strategica della Moldavia, che
rappresentava – sue parole testuali – la “porta della cristianità”. Se questa
porta fosse caduta in mano ai turchi, “la cristianità sarebbe stata in gran
pericolo”. Stefano il Grande fu un “ponte tra Oriente e Occidente” perché promosse
il dialogo pacifico tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, mantenendo una
fitta corrispondenza epistolare con Papa Sisto IV. Su questo, diamo la parola
al prof. Şerban Turcuş, docente di Storia medievale all’Università di
Cluj-Napoca, in Romania, e curatore della Mostra:
R. – La sua esperienza è stata
un’esperienza improntata dal modo di concepire l’Oriente come parte
dell’Occidente, come parte dell’Europa, come parte della cristianità. Concepiva
tutto il mondo come se fosse un insieme in cui potevano vivere senza problemi
le esperienze cristiane, sia occidentali che orientali.
Stefano il Grande, proclamato Santo nel 1992, fu anche un assiduo promotore
delle arti e la Mostra in Vaticano vuole esserne una testimonianza, presentando
alcuni esemplari della multiforme arte moldava, come il magnifico velo
funerario della Principessa Maria di Mangop, seconda moglie del principe.
Ancora il prof. Turcus:
R. – Venire qui a visitare
questa Mostra non è solo rendere omaggio a una grande personalità romena, ma è
capire cosa ha significato un’arte di frontiera. L’Oriente si mischia con
l’Occidente e dà la luce a dei capolavori artistici che sono finora rimasti
sconosciuti. Speriamo, però, che d’ora in poi potranno mostrare quella che è
stata la vera storia dell’Europa orientale, soprattutto della terra romena,
cioè la cerniera tra l’Oriente e l’Occidente, una terra di sintesi in cui si sono
amalgamate tantissime esperienze culturali, che hanno dato vita a questi rimarcabili
pezzi, esposti nella Mostra ai Musei Vaticani.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“L’adesione alla fede confessata dai martiri
richiede una testimonianza coraggiosa e coerente” è il titolo di apertura della
prima pagina in riferimento all’incontro del Papa con i pellegrini
dell’arcidiocesi di Split-Makarska in occasione del XVII centenario del
martirio del Patrono san Domnio.
Iraq: 94 morti in sanguinosi combattimenti a
Sammara; rivendicata dal gruppo terroristico di Abu Al Zarqawi la strage di
bambini perpretrata con tre autobombe a Baghdad. Pakistan: devastante attentato
nella moschea sciita di Sialkot.
La Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo Leonardo
Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato, nella chiesa del Monastero “Mater
Ecclesiae” in Vaticano, nella memoria liturgica di santa Teresa di Gesù
Bambino.
Nelle pagine vaticane, articoli sul Cammino della
Chiesa in Italia.
Nelle pagine estere, Medio Oriente: offensiva israeliana
nel Nord della Striscia di Gaza, uccisi 32 palestinesi. Stati Uniti: il
dibattito televisivo tra Bush e Kerry sulla politica estera e sulla sicurezza
nazionale. Afghanistan: persistenti violenze all’apprestarsi della elezioni;
annunciata la visita di Karzai a Berlino. Nigeria: avviati gli incontri tra il
Governo e i ribelli.
Nella pagina culturale, i cento anni dalla nascita di
Graham Greene e un articolo sul film televisivo su santa Rita.
Nelle pagine italiane, i temi della Finanziaria, delle
riforme e dell’immigrazione.
=======ooo=======
1
ottobre 2004
ENNESIMA
GIORNATA DI SANGUE IN IRAQ: OLTRE 90 RIBELLI UCCISI A SAMARA,
DOVE
L’ESERCITO AMERICANO HA LANCIATO UNA VASTA OFFENSIVA
Nuove pagine di
orrore oggi in Iraq. Forze statunitensi e irachene sono avanzate su Samarra,
nell’Iraq centrale, e hanno riconquistato il comune e i commissariati di
polizia, strappandoli al controllo della guerriglia. Il bilancio delle vittime
è alto, mentre si piange ancora per la morte di 37 bambini ieri a Baghdad.
Intanto si è fatto nuovamente vivo Ayam Al-Zawahiri in un video trasmesso
dall’emittente Al Jazeera. Il numero due di Al Qaeda invita tutti alla
“resistenza in Iraq, Afghanistan, Palestina e Cecenia”. Il servizio di Barbara
Castelli:
**********
In vista delle elezioni del
prossimo gennaio, l’esercito americano ha lanciato all’alba di oggi una vasta
offensiva destinata a riprendere il controllo di Samarra, una delle enclavi
ribelli nel cosiddetto triangolo sunnita, a nord di Baghdad. Il centro della
città ribelle e della maggior parte delle zone adiacenti è nelle mani della
polizia irachena, ma il costo di vite umane è alto: il sergente Robert Powell
ha riferito di almeno 94 insorti uccisi e 180 feriti. Negli scontri ha perso la
vita anche un soldato americano. Almeno dodici persone, intanto, sono morte
negli scontri tra soldati americani e miliziani dell’Esercito Mehdi, divampati
nella notte a Sadr City, il grande sobborgo sciita di Baghdad. E proprio ieri
la capitale irachena è stata protagonista dell’ennesima tragedia e a pagarne il
prezzo sono stati ancora una volta degli innocenti.
Tre esplosioni hanno causato la
morte di 44 persone, di cui 37 bambini accorsi a prendere le caramelle
distribuite da soldati americani, e un centinaio di feriti, molti in condizioni
gravissime. Gli attentati avevano per obiettivo l’esercito americano e si sono
verificati in coincidenza dell’inaugurazione di una stazione di pompaggio
dell’acqua nel quartiere popolare di Yarmuk. Sul fronte degli ostaggi la
situazione resta drammaticamente caotica. L’esercito statunitense ha annunciato
oggi di aver liberato un ostaggio turco, mentre ieri altre dieci persone, di
cui due donne indonesiane, sono state sequestrate dalla guerriglia. Segni di
speranza per Christian Chesnot e Georges Malbrunot. Il deputato che si è
offerto di mediare per la liberazione dei due giornalisti francesi catturati in
agosto in Iraq sarebbe stato autorizzato a incontrare gli ostaggi. Numerosi gli
appelli per la liberazione dell’ostaggio britannico Kenneth Bigley.
**********
In Italia, intanto, proseguono
le manifestazioni di affetto per la liberazione delle due volontarie italiane,
Simona Pari e Simona Torretta. “Grazie a tutti per quello che avete fatto”:
hanno detto ieri alla conferenza stampa dell’organizzazione umanitaria “Un
ponte per…”. Al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, le due ragazze hanno confermato
di non aver mai sospettato il loro rapimento, avvenuto il 7 settembre, e che
l’incontro con il leader degli Ulema, Al Kubaisi, era avvenuto solo per ragioni
di lavoro. Per noi alla conferenza c’era Massimiliano Menichetti:
**********
Gli applausi dei
giornalisti ed i flash dei fotografi hanno accolto Simona Pari e Simona
Torretta. Immediato il ringraziamento delle due ragazze alle istituzioni
italiane e quelle irachene, alla Croce Rossa e a tutti coloro che hanno
collaborato alla loro liberazione. Subito il pensiero di Simona Pari è andato
alla solidarietà in Iraq che non si deve interrompere:
“Noi abbiamo
sempre cercato di unire due mondi distanti e ci auguriamo che questo dialogo
possa continuare. Grazie”.
Simona Torretta ha ricordato i
giorni del sequestro, pur non potendo entrare nei dettagli a causa del segreto
istruttorio che copre la vicenda. Ha precisato che al momento del sequestro le
due operatrici umanitarie sono state separate dai colleghi iracheni rapiti e rinchiuse
insieme in un edificio:
“Il fatto di
stare insieme ci ha dato sempre tanta forza. I primi giorni del nostro
sequestro sono stati i momenti più duri, più faticosi e più incerti. I rapporti
sono stati più facilitati. Tutto quello che si è mobilitato, anche nel mondo,
ha portato ad un riconoscimento del nostro lavoro in Iraq. Ci hanno sempre
trattato con dignità e con rispetto”.
Alle due ragazze sono stati
forniti abiti e testi islamici; hanno fatto leggere loro versetti del Corano.
“Non sapevamo cosa stesse succedendo nel mondo; vivevamo nel silenzio e alla
fine i rapitori ci hanno chiesto scusa” – ha sottolineato Simona Torretta. Ci
siamo accorte del rilascio solo quando abbiamo visto il commissario
straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli.
Le due volontarie italiane hanno
poi preferito rispondere solo a qualche domanda dei giornalisti, passando la
parola a Fabio Alberti, presidente dell’Organizzazione “Un ponte per…”:
“Abbiamo oggi
un motivo in più per lavorare a sostegno e a fianco della popolazione irachena.
Ovviamente discuteremo i modi ed i termini. Un’iniziativa, possiamo però cominciare
ad annunciarla. Si tratta di un’iniziativa per il rispetto dei diritti umani
all’interno dell’Iraq”.
Ribadito, quindi, che le
missioni in Iraq continueranno ma anche che per il momento non si sa se parteciperà
personale italiano.
**********
“LA DEMOCRAZIA: NUOVI
SCENARI, NUOVI POTERI”:
TEMA DELLA 44.MA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI
ITALIANI
- Interviste con Franco Garelli e padre Michele
Simone -
“La democrazia: nuovi scenari,
nuovi poteri” è il tema su cui verterà la 44esima Settimana Sociale dei
Cattolici Italiani, in programma a Bologna dal 7 al 10 ottobre. Si tratta di
un’iniziativa nata agli inizi del secolo scorso per promuovere l’elaborazione
culturale dei cattolici sui temi di rilevanza pubblica. Al microfono di Fabio
Colagrande, ascoltiamo una riflessione sulla democrazia di Franco Garelli,
docente di Scienze Politiche e Sociologiche all’Università degli Studi di Torino.
**********
R. – Ci sono dei poteri che
attraversano gli Stati e che possono, in qualche modo, condizionare la vita
delle varie democrazie del mondo. Pensiamo, ad esempio, al potere delle
comunicazioni, a tutti i flussi finanziari e alle crisi economiche; pensiamo a
tutta la questioni degli equilibri ambientali o dei rapporti tra i Paesi del
nord e del sud del mondo; pensiamo, ancora, al problema delle guerre. Fare una
riflessione sulla democrazia, significa quindi prendere coscienza che ci sono
nuovi poteri e nuovi equilibri e pensare allora ciò che questo significa a
livello nazionale come ripercussioni, ma anche il ruolo che l’Italia –
all’interno dell’Europa – deve giocare per dare il proprio contributo per un
equilibrio di situazioni più complicate rispetto al passato.
D. – Come ritrovare un
riequilibrio che riassicuri la democrazia?
R. – Crediamo che la società
civile, grazie al suo dinamismo, sia capace di innervare anche il sistema
sociale e quindi è necessario diffondere la partecipazione e diffondere il
controllo, fare maturare una coscienza più ampia delle proprie responsabilità e
soprattutto rinnovare l’impegno nei ruoli istituzionali, sociali e professionali
da parte dei cattolici. L’importante è non soltanto impegnarsi nel campo del
volontariato ma anche assumere di nuovo e con piena responsabilità e capacità propositiva
nei ruoli in cui si decide un po’ la storia.
Ma nella Settimana Sociale si
affronteranno anche temi di attuali, quali la riforma delle Nazioni Unite e la
lotta al terrorismo. Ascoltiamo in proposito, sempre al microfono di Fabio
Colagrande, il padre gesuita Michele Simone, membro del comitato organizzatore
dell’evento:
R. – La
difficoltà maggiore è far sì che le organizzazioni internazionali, a cominciare
dalle Nazioni Unite, possano svolgere il ruolo per il quale sono state fondate.
Qui c’è l’impegno dei cattolici. L’unica battaglia che si fa è quella di
aumentare il numero dei componenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite per riconoscere le nazioni che hanno compiuto un salto in avanti nel
proprio potere internazionale. La strada è quella invece di una riforma
profonda dello Statuto, creando anche altri strumenti.
D. – Parliamo
anche del terrorismo: un fenomeno transnazionale che si sicuramente mette a
repentaglio i nostri sistemi democratici ma, a sua volta, è figlio dei disagi politici
e sociali. Quali strumenti per contrastarlo?
R. – Il
terrorismo agisce sul piano interno provocando restrizioni della democrazia,
perché per contrastarlo bisogna fare delle leggi che limitino le libertà, aumentare
i controlli. D’altro canto esso è anche espressione di una lotta di poteri. Il
personale spicciolo lo si raccoglie tra persone che per sopravvivere sono
disposte a tutto oppure hanno una convinzione ideologica. Allora ecco che per
costruire consenso, per vendere le merci vengono fatti studi di ogni genere; lo
studio di tecniche, non violente, per non far scoppiar e la temuta lotta di
religione, non viene invece portato avanti. Ci vuole insomma una politica
preventiva della guerra del terrorismo, oltre ovviamente che un contrasto
laddove ci sono manifestazioni violente.
**********
“GLI ANZIANI, UNA FORZA NUOVA PER LO SVILUPPO”:
E’ IL TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA
INTERNAZIONALE
- Intervista con Luigi De Vittorio e Sabino
Acquaviva -
“Gli
anziani, una forza nuova per lo sviluppo” è il tema della Giornata internazionale
delle persone anziane di quest’anno, che si celebra oggi, sotto l’egida
dell’Organizzazione mondiale della sanità. Obiettivo dell’evento è mettere in
evidenza il contributo che gli ultrasessantenni danno alla società, mediante il
volontariato, l’aiuto alle famiglie nella cura dei bambini, la trasmissione di
esperienze. Sentiamo in proposito una riflessione di Luigi De Vittorio,
vicepresidente dell’associazione Auser risorsAnziani, al microfono di Dorotea
Gambardella.
**********
R. – I
mass media presentano le questioni degli anziani essenzialmente come un problema.
Noi siamo convinti che, attraverso una serie di interventi che favoriscano
l’inclusione degli anziani, la condizione dell’anziano che non lavora più sia
una risorsa per la società.
D. –
Che cosa si dovrebbe fare, secondo lei, per valorizzare la condizione degli
anziani e quindi il loro ruolo all’interno della società?
R. –
Bisogna contrastare fenomeni di emarginazione e, seconda condizione, favorire
la consapevolezza dell’anziano. Un altro fattore di emarginazione, infatti, può
essere rappresentato dai fenomeni vorticosi di modificazione tecnica, sociale, economica,
politica, che caratterizzano questo tempo. L’anziano va aiutato a
razionalizzare questi fenomeni, altrimenti resta in preda a processi di
estraniazione. La terza condizione è quella di sentirsi, malgrado non lavori
più, utile. Inoltre pratiche di solidarietà rivolte verso coloro che hanno più
bisogno economico e sociale.
Ma in
una società dominata dai miti della bellezza e della perfezione fisica, come
vengono visti gli anziani e come essi stessi vivono la loro età? Ci risponde il
sociologo Sabino Acquaviva:
R. –
Nelle società tradizionali l’anziano era considerato il sapiente che aveva
visto cose che i giovani non vedevano. Poi è subentrato il sistema dei mezzi di
informazione di massa, la scuola, le nuove tecniche, Internet, ed il ruolo
dell’anziano come persona saggia che comunica qualcosa di originale e di nuovo,
ovviamente è sparito. L’anziano di oggi è attivo più a lungo però non si
prepara al declino finale e alla morte. Quindi, non preparandosi arriva poi
nella fascia di età avendo problemi che si ingigantiscono, e si sente più solo.
D. -
Non crede che troppo spesso ci si preoccupi soltanto della salute fisica degli
anziani, trascurando il loro benessere interiore?
R. – In
una società in cui sostanzialmente la dimensione spirituale è abbastanza in
crisi, è chiaro che non gli si dà quel sostegno spirituale di cui l’anziano avrebbe
bisogno. Quindi bisognerebbe aiutarlo a vivere, non soltanto aiutarlo ad
occuparsi delle sue ginocchia, ma aiutarlo a tornare a dare un senso alla vita.
**********
OLTRE CENTO PALAZZI STORICI DELLE BANCHE ITALIANE
- Ai nostri microfoni Guido Palamenghi Crispi -
Sono gioielli architettonici e
artistici, sono lussuosi e pieni di tesori. Sono gli oltre 100 palazzi storici
delle banche italiane che domani (sabato 2 ottobre) apriranno tutta la giornata
gratuitamente al pubblico con visite guidate. Si tratta della terza edizione di
Invito a Palazzo, appuntamento autunnale promosso dall’associazione
bancaria italiana (ABI) in 19 regioni della penisola. I particolari nel
servizio di Gabriella Ceraso:
**********
(musica)
Chi ha detto che le banche sono
solo templi della finanza? I 109 palazzi che aprono al pubblico rappresentano
anzitutto un percorso nella storia dell’architettura: dal Rinascimento al
Barocco, dal ‘700 ai palazzi più recenti, commissionati dalle banche a Renzo
Piano e Jo Ponti. Ambienti che conservano ancora arredi originali, oggetti
d’epoca, mostre di quadri e che hanno fatto da sfondo ad eventi importanti,
come Palazzo Bellini a Novara, teatro dell’abdicazione di Carlo Alberto, o
Palazzo Salviati a Firenze, in cui si tramanda che sia avvenuto il primo
incontro di Dante con Beatrice. Guido Palamenghi Crispi, responsabile attività
culturale dell’Associazione Bancaria Italiana:
“Prima di tutto
bisogna considerare che non sono palazzi aperti al pubblico, anche perché sono
luoghi dove si lavora. E’ quindi un’arte che si può vedere soltanto in queste
occasioni. Conservano testimonianze della storia dell’arte e della storia civile
del territorio sul quale le banche operano. Si possono vedere artisti attivi
nel territorio, grandi artisti di fama internazionale, arredi pregiati e spesso
coevi al palazzo e testimonianze della storia della banca e del territorio”.
E l’iniziativa piace. In 60 mila
hanno partecipato l’anno scorso e ad anche la terza edizione si apre sotto i
migliori auspici:
“Abbiamo incrementato tutti i
numeri della nostra iniziativa. Sono aumentati, infatti, i palazzi e le città
in cui è possibile visitarli. Abbiamo raggiunto 19 regioni su 20. Abbiamo inoltre
aumentato l’orario in cui il pubblico potrà accedere ai palazzi: dalle 10.00
del mattino fino alle 19.00 saranno aperti ad ospitare chiunque vorrà mettersi
in fila”.
Porte aperte anche a Roma su
gioielli architettonici ed artistici, sedi di banche. Sei i palazzi storici,
tra cui Palazzo Altieri, modello dell’architettura e del gusto artistico del barocco
romano:
“Palazzo
Altieri è la sede dell’Associazione Bancaria e quindi rappresenta la casa di
tutte le banche. Si tratta di un palazzo storico di una famiglia, che ha avuto
un Papa, Papa Clemente X. Proprio durante il suo pontificato il palazzo è stato
arricchito. La caratteristica di questo palazzo è che conserva gli arredi e le
opere d’arte della famiglia”.
(musica)
**********
=======ooo=======
1
ottobre 2004
LE NAZIONI UNITE LANCIANO L’ALLARME SUI LEGAMI TRA
IL TRAFFICO DI DROGA,
IL CRIMINE E IL TERRORISMO
- A cura di Stefano Leszczynski -
ROMA. = “Oggi il traffico di
droga è divenuto il principale strumento di finanziamento del terrorismo, tanto
che si è venuto a creare uno stretto legame tra le bande del crimine organizzato
e le molteplici organizzazioni terroristiche attive in varie parti del mondo.”
L’allarme è stato lanciato stamane a Roma nel corso di una conferenza stampa da
Antonio Maria Costa, direttore dell’Ufficio ONU contro la droga ed il crimine
(UNODC) e seconda massima carica del Palazzo di Vetro. I terroristi ed i
“signori della guerra” in Afghanistan, così come i ribelli in Asia Centrale,
nella Confederazione russa e nei Balcani si dividono parte dei 30 miliardi di
dollari ricavati dalla vendita di eroina sul mercato europeo. L’Afghanistan
continua a rimanere il primo produttore mondiale di oppio e, nel solo 2003, la
produzione stimata è stata di 3600 tonnellate. Anche nei Paesi andini la
situazione rimane critica, nonostante la produzione di coca sia stata abbattuta
negli ultimi anni di quasi il 50%. In Colombia, tuttavia, continuano a
finanziarsi con la coca i gruppi insurrezionali e paramilitari Ejército de
Liberacion Nacional (ELN), Fuerza Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC) e
Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). Nel Mediterraneo la bandiera nera nella
produzione di droga spetta al Regno del Marocco la cui produzione di hashish
vale oltre 12 miliardi di dollari. Per le Nazioni Unite proprio parte di questi
proventi è servito a finanziare gli attentati ai treni di Madrid nel marzo di
quest’anno, le bombe a Casablanca nel maggio 2003 ed il fallito attentato alle
navi della marina USA nello stretto di Gibilterra nel 2002. Anche l’Italia è
fortemente coinvolta dal fenomeno – spiega il magistrato Stefano Dambruoso,
esperto di terrorismo – tanto che diventa sempre più difficile distinguere in
ambito investigativo tra persone coinvolte in attività di microcriminalità e
logisti del terrorismo.
UN SEGNO DI SPERANZA PER LA LIBERIA: 340 MILA
PROFUGHI POTRANNO TORNARE
A CASA
GRAZIE AD UN PROGRAMMA DELL’ALTO COMMISSARIATO
DELL’ONU
PER I RIFUGUATI
MONROVIA.=
Al via in Liberia un programma di rimpatrio grazie al quale, nei prossimi tre
anni, 340 mila profughi liberiani torneranno nel proprio Paese. E’ quanto
annunciato dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur), precisando
che l’operazione è “una delle più imponenti operazioni di rimpatrio in Africa
occidentale”. Nei giorni scorsi, il governo liberiano e l’Onu hanno siglato tre
distinti accordi con i governi di Guinea, Sierra Leone e Costa d’Avorio, i
Paesi dove in 14 anni di guerra civile decine di migliaia di liberiani hanno
trovato rifugio. Il 4 ottobre – riferisce l’agenzia Misna - cominceranno ad arrivare
i convogli dalla Guinea. Una volta entrata a pieno regime, l’operazione di
rimpatrio si svolgerà per via aerea, via mare e via terra. L’Onu prevede che
quest’anno facciano ritorno in Liberia 100 mila rifugiati, tra rimpatri
“spontanei” e quelli assistiti dall’Agenzia per i rifugiati. Finora, sono già
rientrati in 50 mila, spesso affidandosi a mezzi di fortuna. Secondo le stime
dell’Onu del dicembre scorso, i rifugiati liberiani nella regione erano circa
340 mila dei quali 149 mila in Guinea, 74 mila in Costa d’Avorio, 67 mila in
Sierra Leone, 42 mila in Ghana, 6 mila in Nigeria, 750 in Gambia e 1.150 in
altri Paesi tra i quali Senegal e Mali. (A.G.)
CON L’IMPEGNO AD ESSERE “TESTIMONI DELLA
SPERANZA”, SI È CONCLUSO A ROMA
IL CAPITOLO GENERALE DEI MISSIONARI OBLATI DI
MARIA IMMACOLATA
ROMA.= “Testimoniare la speranza”
di Cristo nell’evangelizzazione dei poveri: con questo impegno, si è concluso -
in questi giorni a Roma - il capitolo generale dei Missionari Oblati di Maria
Immacolata. Il tema che ha guidato i lavori del capitolo è stato proprio “Testimoni
della speranza: una chiamata, la nostra missione”. Cinque gli argomenti chiave
del capitolo: Formazione in vista della missione; Governo e leadership;
Missione ed evangelizzazione; Comunità oblata e vita religiosa; Lavoro con i
giovani e pastorale vocazionale. Dal confronto – informa l’agenzia Fides - sono
emersi gli orientamenti per la vita e la missione della congregazione, che
saranno espressi nei documenti in fase di elaborazione. Padre Guglielmo
Steckling, rieletto Superiore generale per un secondo mandato, ha presieduto
nella cappella della Casa generalizia degli Oblati a Roma, la concelebrazione Eucaristica
di ringraziamento, cui hanno partecipato più di duecento persone tra capitolari
ed amici. “Testimoniare la speranza, la nostra speranza è Cristo. Una chiamata:
siamo prima di tutto discepoli di questo Cristo. La nostra missione: essendo
discepoli ci facciamo missionari”, ha sottolineato nell’omelia padre Steckling.
“Tutto dipende dalla nostra relazione vitale con Cristo, senza di Lui non
possiamo fare nulla”. Tra gli ostacoli che impediscono questo rapporto diretto
e vitale, ha avvertito, “ci sono i sistemi economici che schiacciano il povero,
l’orgoglio etnico che impedisce di vedere l’altro come fratello,
l’atteggiamento del mondo secolarizzato che ritiene di poter vivere bene anche
senza Dio”. La nostra speranza, ha detto ancora, “deve passare attraverso il
crogiolo della morte con Cristo, ed è solo allora che essa può diventare
immensa ed avere la forza di risuscitare i morti”. (A.G.)
“SEGUIRE
IL SIGNORE È BELLO”: CREATIVITÀ, MUSICA E DANZA NELLA PASTORALE VOCAZIONALE. E’
L’INIZIATIVA PROMOSSA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLE FILIPPINE PER
TESTIMONIARE AI GIOVANI LA BELLEZZA DEL SACERDOZIO
MANILA.=
Testimoniare ai giovani delle Filippine in modo moderno e creativo la bellezza
del sacerdozio e della vita religiosa: con questo obiettivo, un gruppo di
studenti delle scuole superiori e universitari cattolici di Manila, gira per le
scuole, le università e le piazze del Paese proponendo uno spettacolo di musica
pop, rap, hip-hop e danze per richiamare i giovani sul senso della vita e sulla
vocazione a seguire il Signore. L’iniziativa, riferisce l’agenzia Fides, è
sponsorizzata dalla Conferenza episcopale delle Filippine. “Speriamo di
catturare l’attenzione dei giovani in modo nuovo, parlando la loro lingua”, ha
spiegato Estelito Villegas, del seminario San Carlo a Manila. “C’è sempre
bisogno di nuovi sacerdoti: oggi – ha spiegato a Fides - abbiamo un prete per
ogni 15 mila persone, l’ideale sarebbe uno per 2 mila”. Tuttavia, la cultura
materialista e secolarizzata che impera nel mondo e anche nelle Filippine,
aggiunge mons. Luis Antono Tagle, presidente della Commissione episcopale per
la dottrina della fede, “impedisce spesso ai giovani di riflettere sul senso
più pieno e profondo della loro vita”. Inoltre, occorre considerare “il grande
contributo dei sacerdoti filippini in missione nel mondo: almeno 800 sacerdoti
filippini svolgono lavoro pastorale in Europa e Nord America”, ha spiegato.
“Spesso in Occidente i seminari non hanno molti alunni, e così i seminaristi
delle Filippine vengono inviati a studiare in Europa. Poi restano lì per assistere
le molte e corpose comunità di immigrati filippini, che si trovano all’estero
per lavoro”. La Chiesa delle Filippine, sottolinea l’agenzia Fides, sta dunque
cercando di aggiornare la sua proposta vocazionale, rendendola adeguata alla
cultura del nostro tempo, alle nuove tecnologie, sfruttando anche il “pulpito”
di Internet. (A.G.)
A
CARAPEGUA’ IN PARAGUAY, DA OGGI A DOMENICA 3 OTTOBRE, IL QUARTO
CONGRESSO
NAZIONALE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLOSCENZA MISSIONARIA
ASUNCION.=
I giovani, protagonisti in Paraguay: da oggi al 3 ottobre, oltre 1500 bambini
paraguaiani si ritroveranno a Carapeguà per celebrare il Quarto congresso
nazionale dell’Infanzia e l’adolescenza missionaria. Tema della tre giorni, che
si terrà nello stadio Sant’Alfonso, sarà “Bambini missionari: Annunciate Cristo
con Maria”. I promotori dell’evento hanno sottolineato che “l’obiettivo
dell’iniziativa è quello di dare nuova linfa all’animazione missionaria di
tutti i giovani del Paese e di tutto il popolo cristiano. Con la Madonna –
proseguono i promotori - vogliamo dare un contributo più efficace alla Chiesa
Universale e annunciare Cristo a tutto il mondo. Ci poniamo come fine quello di
formare ed informare i ragazzi, di evangelizzare e di aiutare l’infanzia povera
e quella che non conosce il messaggio salvifico di Gesù”. (A.G.)
INIZIA OGGI A TUNISI LA VENTESIMA EDIZIONE DELLE
“GIORNATE CINEMATOGRAFICHE DI CARTAGINE”:
GRANDE
PROTAGONISTA IL CINEMA ARABO ED AFRICANO
TUNISI.=
Con la proiezione di ‘Cerf volant’ della regista libanese Randa Chahal, si apre
oggi a Tunisi la ventesima edizione delle “Giornate cinematografiche di
Cartagine”. Vi partecipano 47 Paesi con 257 film, ripartiti nelle diverse
sezioni in cui si articola il festival. La competizione ufficiale per il primo
premio, il “Tanit d’Or”’ riguarderà, però, solo 22 lungometraggi e 15
cortometraggi, tutti di produzione africana o araba, come da tradizione. Tra i
Paesi più rappresentati: Tunisia, Burkina Faso, Libano, Siria, Marocco e Senegal.
L’avenue Bourghiba, al centro della capitale tunisina, sarà chiusa al traffico
e diventerà zona pedonale: ivi ci sarà spazio per incontri, seminari e
proiezioni murali. Per i nove giorni del festival, piazza VII novembre si
trasformerà in un’arena grazie a uno schermo gigante. “In occasione del nostro
20.mo anniversario – ha detto Nadia Attia, direttrice del festival - alla
presenza degli stessi autori saranno proiettati tutti i film vincitori dalla prima
edizione”. (A.G.)
======ooo=======