RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 333 - Testo della trasmissione di domenica 28 novembre 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel periodo d’Avvento, che inizia oggi, i cristiani riscoprano con fervore il volto di Cristo presente nell’Eucaristia e, insieme, il valore della Messa domenicale: lo ha detto all’Angelus il Papa, che ha pregato per la pace in Ucraina

 

Il mistero dell’Incarnazione e quello dell’Eucaristia, singolarmente uniti nell’avvento 2004: una riflessione dell’arcivescovo di Loreto, Angelo Comastri.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con l’analisi delle luci e delle ombre della vita religiosa, in vista di un suo rilancio davanti alle sfide del nuovo secolo, concluso a Roma il primo congresso Mondiale della vita consacrata

 

 La pace del Mozambico, un caso-simbolo al centro di una conferenza promossa dall’Onu su Balcani e Afghanistan. Con noi, Aldo Ajello

 

Al via, domani a Nairobi, il Summit di verifica dell’attuazione del Trattato di Ottawa contro le mine antiuomo. Intervista con Simona Beltrami

 

Lanciata l’iniziativa “ProntoFamiglia”: un call center e un sito internet per offrire consigli etici e pratici alle famiglie in difficoltà

 

 Domani e martedì, su Canale 5, la fiction su Don Gnocchi, l’“angelo” dei mutilatini durante la Seconda guerra mondiale.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Pubblicata dalla Conferenza episcopale coreana una lettera pastorale per l’inizio del tempo liturgico dell’Avvento.

 

In Venezuela il terzo incontro americano dei giovani missionari

 

Il direttore dell’Agenzia inglese CASE, durante un Forum  sulla nuova evangelizzazione, lancia un monito perché in Gran Bretagna maturi una cultura della missione

 

Inaugurata ieri a Firenze una mostra su i bambini e le guerre

Da domani fino al 7 dicembre nella Basilica dei 12 Apostoli novena dell’Immacolata

 

24 ORE NEL MONDO: 

 

In Ucraina, appello del presidente uscente Kuchma per un compromesso tra le parti. Domani, la Corte suprema esaminerà il ricorso del candidato dell’opposizione, Yushenko.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 novembre 2004

 

NEL PERIODO D’AVVENTO, RICOPRIRE CON FERVORE IL VOLTO DI CRISTO PRESENTE NELL’EUCARISTIA, RISCOPRENDO IL VALORE DELLA MESSA DOMENICALE:

LO HA DETTO ALL’ANGELUS IL PAPA, CHE HA PREGATO PER LA PACE IN UCRAINA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

**********

         Il mistero dell’Incarnazione e il mistero dell’Eucaristia: due cardini della fede cristiana, che l’Avvento di quest’anno vincola in modo particolare, invitando i credenti a riscoprire “con nuovo vigore” il senso della Messa domenicale. All’Angelus di oggi, Giovanni Paolo II ha centrato su questo aspetto il suo pensiero domenicale, rivolgendosi ai circa trentamila presenti radunatisi in una Piazza San Pietro incorniciata da un sole luminoso, e segnata dalla presenza, tra gli altri, di alcuni pellegrini ucraini ai quali il Papa ha assicurato preghiere per la pace della loro terra.

        

Nel presentare, con la prima domenica di Avvento, l’inizio del nuovo anno liturgico, il Papa ha affermato che durante i prossimi mesi il volto di Cristo presente nell’Eucaristia sarà contemplato dalla Chiesa con “particolare fervore”.

 

“Gesù, Verbo incarnato, morto e risorto, è il centro della storia. La Chiesa lo adora e coglie in Lui il senso ultimo ed unificante di tutti i misteri della fede: l’amore di Dio che dona la vita”.

 

Giovanni Paolo II ha quindi ricordato la “provvidenziale coincidenza” costituita dal 24.mo Congresso eucaristico nazionale italiano, che si svolgerà a Bari dal 21 al 29 maggio 2005 e che proprio in questi giorni inizia il suo cammino di preparazione. Il Pontefice ne ha posto in rilievo il titolo - “Senza la domenica non possiamo vivere” – ed ha invitato la comunità ecclesiale italiana “a prepararsi con grande cura a tale appuntamento spirituale, riscoprendo – ha aggiunto, citando la lettera apostolica Dies Domini - ‘con nuovo vigore il senso della Domenica: il suo ‘mistero’, il valore della sua celebrazione, il suo significato per l’esistenza cristiana ed umana”. Il Papa ha terminato invocando dalla Madonna, definita “Donna eucaristica e “Vergine dell’Avvento, la grazia per tutti i fedeli di essere “pronti ad accogliere con gioia il Cristo che viene, e a celebrarne degnamente la presenza sacramentale nel Mistero eucaristico”.

 

Al momento dei saluti, al termine della preghiera mariana, Giovanni Paolo II ha avuto un pensiero per gli ucraini, alcuni dei quali sventolavano sciarpe arancione nella piazza. Riferendosi alla situazione critica in cui versa in questi giorni la nazione, il Papa ha assicurato la sua preghiera per la pace nel Paese. Il Pontefice ha salutato anche i soci della Croce Rossa italiana, apprezzandoli per il loro incessante servizio di solidarietà verso chi è nel bisogno ed auspicando per loro “pieno successo all’azione umanitaria”, in Italia e all’estero. E un apprezzamento “per il loro servizio alla Chiesa e alla società” è andato inoltre al gruppo della Confederazione Italiana dei Consultori familiari di ispirazione cristiana.

 

Infine, Giovanni Paolo II si è congratulato con il cardinale arcivescovo di Palermo, Salvatore De Giorgi, per aver promosso, al termine del Congresso eucaristico diocesano, l’esecuzione dell’Opera lirica “Il mistero del Corporale”. Il testo della rappresentazione, un atto unico ispirato al miracolo eucaristico di Bolsena, è stato scritto da Raffaello Lavagna e musicato da Alberico Vitalini, entrambi autori della nostra emittente. La terza e ultima rappresentazione, prevista per questa sera alle 21,15 nel capoluogo siciliano, sarà seguita in diretta televisiva da alcune emittenti.

**********

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

28 novembre 2004

 

 

AVVENTO 2004, TEMPO DI PREPARAZIONE ALLA VENUTA DEL CRISTO,

PRESENZA VIVA NELL’EUCARISTIA

- Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -

 

A poche settimane dall’avvio dell’Anno speciale dedicato all’Eucaristia, anche il periodo di Avvento assume, come ricordato dal Papa, una connotazione particolare: la venuta di Cristo nel mondo si fonde con il mistero del suo eterno tornare tra gli uomini, attraverso l’Eucaristia. Su questi temi, Giovanni Peduto ha raccolto il commento dell’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri:

 

**********

R. – La parola “Avvento” vuol dire “venuta”. Noi ricordiamo la venuta di Gesù nella storia e la ricordiamo per prendere coraggio, mentre lavoriamo per preparare il suo ritorno. Guardiamo indietro, certamente: guardiamo il compimento del tempo. Ma mentre camminiamo nel tempo, noi avvertiamo anche la mancanza del compimento della salvezza, la mancanza dell’accoglienza della salvezza da parte di tante persone nella storia, e allora, guardando indietro, prendiamo coraggio per ricordarci che Gesù ritornerà, e noi dobbiamo lavorare per preparare il suo ritorno.

 

D. – Come vivere il tempo dell’Avvento in quest’Anno dell’Eucaristia?

 

R. – L’Eucaristia è il sacramento della presenza, è il dono della presenza. Ogni volta che noi ci accostiamo all’altare, dobbiamo ricordare il contesto in cui Gesù ci ha donato l’Eucaristia: mentre Giuda era già pronto al tradimento, mentre Pietro aveva nel cuore già la debolezza del rinnegamento, mentre tutti gli apostoli stavano per abbandonare Gesù e lasciarlo solo, Gesù dona l’Eucaristia. L’Eucaristia, allora, è un dono immeritato e immeritabile. Ogni volta che ci accostiamo al sacramento dell’Eucaristia, ogni volta che celebriamo la Santa Messa dobbiamo dire: “Dio mi ama per puro amore”, e questo amore libero di Dio è il motivo su cui noi fondiamo il nostro ottimismo, la nostra fiducia, la nostra capacità di ricostruire ogni giorno il “sì” a Lui.

 

D. – Oggi il mondo è sconvolto da tanta violenza. Come nutrire la speranza in un  tempo che vedrà la vittoria del bene?

 

R. – Il mondo da sempre è sconvolto dalla violenza, perché nel mondo convivono il bene e il male per volontà di Dio. Gesù l’ha detto: “Il Regno di Dio è simile ad un campo in cui crescono insieme grano e zizzania”. Quello che è importante, per noi, è non guardare sempre la zizzania, ma guardare anche il grano. Ci sono le tenebre, ma c’è anche la luce. C’è il male, ma c’è anche il bene. C’è la violenza, ma c’è anche tanto amore. Guardiamo l’amore, guardiamo il bene, guardiamo il grano. Ma soprattutto, cerchiamo di essere grano per potere in questo mondo allargare gli spazi del Regno di Dio.

**********

 

 

 

 

L’ANALISI DELLE LUCI E DELLE OMBRE DELLA VITA RELIGIOSA

IN VISTA DI UN SUO RILANCIO DAVANTI ALLE SFIDE DEL NUOVO SECOLO.

CONCLUSO A ROMA IL PRIMO CONGRESSO M0NDIALE DELLA VITA CONSACRATA

- Servizio di Jean-Baptist Sorou -

 

 

 

**********

Cinque sono i punti fondamentali che padre Alvaro Rodriguez, presidente dell’Unione dei Superiori Maggiori, ha presentato tirando le somme di una intensa settimana di lavoro e di confronto tra religiose e religiosi di diverse provenienze.

 

Primo punto: la centralità di Cristo e quindi del suo Vangelo, come regola principale dell’intera vita delle persone consacrate. Ne deriva, ha detto, una rinnovata vita spirituale per assumere lo spirito stesso di Cristo. Se mancherà questo rinnovamento spirituale - ha aggiunto - la vita consacrata perderà ogni freschezza e non potrà affatto avere la stessa compassione del Samaritano per il prossimo. La Missione, altro punto rilevante del suo intervento conclusivo, non può che nascere da un vero innamoramento del progetto di Dio per l’umanità. Le persone consacrate scopriranno questo progetto lasciandosi toccare dalle ferite dei loro contemporanei, colpiti dalle strutture di sfruttamento, e dal grido di chi chiede più giustizia. L’ora è venuta, ha affermato padre Rodriguez, di smettere con l’indifferenza davanti alle sofferenze e dolori di tanti fratelli e sorelle. Per piangere però con chi piange, è necessario che le persone consacrate accettino la loro umanità con le sue realtà. Solo questo renderà più attraente il dono di sé per i giovani.

 

I giovani religiosi l’hanno richiesto durante il Congresso.  Vogliono comunità, più espressive, con relazioni umane di qualità; comunità aperte anche all’esterno. Ed infine, facendosi sempre voce del Congresso, il presidente dell’USMI, ha parlato dell’inculturazione e della fine dello stile “eurocentrista” delle Congregazioni e degli Ordini religiosi. La vita consacrata, ha spiegato, è un cantiere e ogni membro deve partecipare agli stessi obiettivi, secondo la sua cultura d’origine e non seguire il modello unico europeo, ha concluso.

 

Questi punti provengono da un’autocritica che le persone consacrate hanno fatto, contemplando le due icone della Samaritana e del Buon Samaritano. Una religiosa diceva che per la prima volta i religiosi non hanno nascosto le proprie vulnerabilità e ferite. Sarà una via per far entrare il Signore che sana. Per cui, il documento finale parla di “Speranza” e di “cantiere aperto”. Il Congresso certo è concluso, ma la sua celebrazione comincia adesso, hanno sostenuto tutti presenti.

********** 

 

 

MOZAMBICO: LA PACE POSSIBILE NEL CONTINENTE AFRICANO

- Intervista con Aldo Ajello -

 

Il caso del Mozambico dimostra che, anche in Africa, è possibile promuovere la pace e lo sviluppo. Nei giorni scorsi, si è svolta a Roma una conferenza promossa dalle Nazioni Unite e dalla Cooperazione Italiana incentrata sulla situazione in Mozambico, Balcani e Afghanistan. Proprio la realtà mozambicana ha catalizzato maggiormente l’attenzione. A dodici anni dagli Accordi di pace – siglati a Roma dopo una sanguinosa guerra civile – il Paese africano prosegue, infatti, sulla strada dello sviluppo sociale, nella difesa e promozione dei diritti umani. Un successo a cui ha contribuito notevolmente la Comunità di Sant’Egidio, ma che, purtroppo, resta un caso isolato nel difficile panorama africano. Alessandro Gisotti ne ha parlato con Aldo Ajello, attuale rappresentante dell’Unione Europea per la Regione dei Grandi Laghi, che all’epoca degli Accordi di pace svolse un ruolo determinante in qualità di Rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Mozambico:

 

*********

R. – Ci sono alcune modalità del processo di pace che abbiamo seguito in Mozambico e che potrebbero proficuamente essere utilizzate in altre situazioni analoghe in Africa e che per il momento non lo sono. Il modello mozambicano ci ha portato ad un successo non solo sul momento ma ad un successo consolidato se consideriamo che da dieci anni ormai il Mozambico è in pace, ha avuto già due elezioni presidenziali e si accinge a fare la terza.

 

D. – In Mozambico c’è stato un successo delle Nazioni Unite, della Comunità internazionale. Grande anche il ruolo delle organizzazioni non governative. Uno pensa subito alla Comunità di Sant’Egidio, quindi alla società civile. Insomma una sinergia che ha funzionato?

 

 R. – C’è una formula negoziale nuova, che è stata sperimentata proficuamente una volta e ahimé non ripetuta, che è quella di un governo – il governo italiano nella fattispecie - che si è offerto di fare da mediatore in un processo di pace difficile come quello mozambicano e l’ha fatto congiuntamente con un organismo non governativo - la comunità di Sant’Egidio - creando questa sinergia, durata due anni, in cui ha sempre funzionato costantemente. Alla fine di questo processo quello che è venuto fuori è un accordo di pace, nel quale i problemi seri non erano stati accantonati, come si fa frequentemente in questo tipo di negoziati.

 

D. – Ecco, guardiamo al suo impegno diretto oggi: dopo il Mozambico, un successo, una situazione quanto mai difficile, complessa anche quella dei Grandi Laghi…

 

R. – Un esempio,abbastanza importante, è la questione della smobilitazione delle forze armate regolari ed irregolari, che nel caso del Mozambico abbiamo fatto in sei-sette mesi. Prendiamo il caso adesso della regione dei Grandi Laghi dove si è fatto un gigantesco progetto regionale che è stato affidato alla Banca Mondiale. La Banca Mondiale è un’eccellente organizzazione di sviluppo senza esperienza alcuna per quello che riguarda le operazioni di peace-keeping, di mantenimento della pace. Si è creata una gigantesca burocrazia che avrà enormi difficoltà a funzionare. Siamo in presenza di una cultura dello sviluppo, di una cultura dell’umanitario, ma non abbiamo una cultura del peace-keeping.

 

D. - Quindi si può dire che la condizione preliminare non solo per il Mozambico,dove è riuscito, è la sicurezza?

 

R. – L’idea di fare lo sviluppo senza avere stabilità e sicurezza non significa niente. Bisogna avere il coraggio di modificare le priorità dello sviluppo. La lotta contro la povertà, ecc., tutte cose assolutamente corrette, ma al tempo stesso abbiamo avuto una riluttanza profonda ad occuparci di problemi militari. Se noi non abbiamo il coraggio di rivedere le nostre priorità e di dire a questo punto la cosa essenziale è la riforma del settore sicurezza, esercito e polizia, allora avremmo creato una struttura che permette di garantire questa stabilità e sicurezza.

*********

 

 

AL VIA, DOMANI, IL SUMMIT DI NAIROBI PER FARE IL PUNTO SULL’ATTUAZIONE

DEL TRATTATO DI OTTAWA, PER LA MESSA AL BANDO DELLE MINA ANTIUOMO.

NONOSTANTE UNA MAGGIORE SENSIBILITA’, LA SITUAZIONE MONDIALE RESTA GRAVE

- Intervista con Simona Beltrami -

 

A Nairobi contro le mine. Prende il via domani in Kenya il Summit sull’attuazione del Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine. Si tratta di un’opportunità storica per una Conferenza che vede riunite oltre 150 delegazioni governative e 200 rappresentanti delle organizzazioni internazionali e non governative. Per una valutazione della situazione, Stefano Leszczynski ha intervistato Simona Beltrami, della Campagna italiana contro le mine:

 

**********

R. – Le “luci” riguardano la riduzione drastica della produzione delle mine nel mondo, che ormai si fa solo in 15 Stati del pianeta, il blocco del commercio legale di mine e la riduzione, anche se notevole, del numero di governi che ne fanno uso. Le ombre sono la situazione che si vive in almeno 83 Paesi, dove la popolazione ancora è costretta a convivere con l’incubo delle mine, un incubo che miete dalle 15 alle 20 mila vittime ogni anno.

 

D. – E’ un problema molto grave, sul quale le organizzazioni non governative puntano molto l’attenzione ...

 

R. – Sicuramente. L’assistenza alle vittime delle mine è uno dei pilastri del Trattato di Ottawa. Ma mentre la bonifica dei territori eliminati ha avuto un’attenzione abbastanza importante da parte della comunità internazionale - delle istituzioni che finanziano progetti di cooperazione - l’assistenza alle vittime è ancora affidata molto, per così dire, al buon cuore degli Stati in cui queste persone vivono, oppure a progetti di emergenza che però non tengono conto dell’impatto a lungo termine su una persona che, oltre a superare il trauma fisico e psicologico dell’incidente che ha subito, deve cercare di rifarsi una vita in condizioni che spesso sono proibitive.

 

D. – L’Italia è stata uno dei grandi produttori di mine in passato, e tuttavia è stata anche uno dei Paesi che forse meglio hanno risposto alle esigenze del Trattato di Ottawa...

 

R. – L’Italia ha fatto molto, negli ultimi dieci anni, per lasciarsi alle spalle un passato pesante di produttore di mine, tra i tre principali del mondo. Ad un certo punto, l’Italia ha aderito al Trattato di Ottawa ed ha anche devoluto dei fondi ad iniziative ità di sminamento umanitario, di assistenza alle vittime e a programmi di prevenzione. Purtroppo, però, sembra esserci una tendenza ad un calo di attenzione nel nostro Paese rispetto a questo problema: i fondi stanziati sono stati tagliati ben del 50 per cento, ed è quindi preoccupante che un Paese con una responsabilità morale pesante, come quella che portiamo noi, si presenti a Nairobi con le mani semivuote.

**********

 

 

E’ NATO “PRONTOFAMIGLIA”: UN CALL CENTER E UN SITO INTERNET

PER OFFRIRE CONSIGLI ETICI E PRATICI ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’

MA ANCHE INFORMAZIONI DI TIPO CULTURALE E RICREATIVO

- Intervista con Livio Augusto Del Bianco -

 

Un call center per le famiglie che vivono situazioni di disagio, ma anche per quelle che desiderano integrarsi meglio nel territorio: è l’iniziativa ideata e lanciata dalla Fondazione Beltrame Quattrocchi, che dopo due anni di lavoro, ha presentato il progetto “ProntoFamiglia”. Il servizio di Massimiliano Menichetti.

 

**********

Dare risposte alle famiglie in difficoltà, ma anche bisognose di informazioni e consigli, e farlo attraverso un sito internet, “prontofamiglia.it”, oltre a un call center dotato di numero verde, attivo dal primo febbraio prossimo. Questi sono gli strumenti pensati dalla Fondazione Beltrame Quattrocchi insieme alla Cei, la Caritas e il Forum delle associazioni familiari. Il progetto, che prende il nome di “ProntoFamiglia”, vede la sua punta di diamante nel call center, che si pone in posizione intermedia  tra le molteplici domande e una fitta rete di centri, diocesani o provinciali, che possono offrire risposte. Livio Augusto Del Bianco, presidente della Fondazione Beltrame Quattrocchi:

 

“Noi adesso abbiamo impostato dei campi di intervento sul piano etico, pastorale, ma anche giuridico, amministrativo e psicologico. Quindi, una gamma abbastanza vasta di temi da trattare. Noi cerchiamo di essere proprio un servizio di informazione che copre tutte le esigenze quotidiane”.

 

Il numero verde del servizio sarà comunicato solamente in seguito. Ma intanto, il progetto vuole lanciare un segnale alle istituzioni. Ad essere coinvolte sono 180 diocesi ed un nutrito gruppo di volontari, che hanno costruito la mappa dei centri idonei ad offrire servizi e impegnati a lavorare al call center. Ancora Del Bianco:

 

“Noi pensiamo che la famiglia debba ritrovare una sua dimensione nella società come cellula fondamentale, perché in passato si è intervenuti per aiutare più il singolo che il soggetto-famiglia, quasi nell’incapacità di vedere che l’interlocutore era la famiglia nel suo insieme”.

 

“ProntoFamiglia” aggiornerà costantemente il proprio archivio dei servizi in base alle richieste e non si occuperà solamente di disagio, ma anche di accoglienza, turismo, attività culturali e ricreative per tutte le età.

**********

 

 

ARRIVA IN TELEVISIONE, LA FICTION SU DON GNOCCHI,

L’“ANGELO” DEI MUTILATINI, I BAMBINI VITTIME DELLA GUERRA

- Servizio di Marina Tomarro -

 

“Don Gnocchi l’angelo dei bimbi” è la fiction in due puntate in onda in prima serata domani e martedì su Canale 5. Il film, prodotto da Guido e Maurizio De Angelis, è stato realizzato con la collaborazione della regione Piemonte. Don Gnocchi è interpretato dall’attore Daniele Liotti, mentre nel cast spiccano i nomi di Ugo Pagliai e Philippe Leroy, rispettivamente nelle parti del cardinale Schuster e di Papa Pio XII. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro.

 

********** 

Un uomo forte e generoso ma a volte anche aspro: così viene descritto don Carlo Gnocchi nella fiction di Cinza TH Torrini. Girato tra il Piemonte e la Bulgaria, il film racconta l’articolato percorso spirituale che portò don Gnocchi nel secondo dopoguerra a dar vita ad una federazione di aiuto e assistenza ai mutilatini, cioè i bambini vittime della guerra. Ma qual era il suo rapporto con i piccoli? Risponde Suor Plinia Penon, che a Roma lavorò nel centro di Santa Maria della Pace fondato da don Gnocchi:

 

R. - Prima di tutto, lui inculcava un grande rispetto per i bambini. Era “dono per loro”. Quando parlava della sofferenza ai bambini, era come un papà che diceva: “Gesù ha fatto questo”. Amava tanto i bambini e quando passava da loro era una festa. Quando veniva a casa, veniva nei dormitori che allora avevano 12 letti, si fermava con loro e faceva le ombre cinesi sul muro per farli ridere.

 

D. – Cosa le ha lasciato la figura di don Gnocchi?

 

R. – Mi ha lasciato una grande venerazione. Aveva un’espressione di una mitezza, essendo invece forte, che non posso dimenticare.

 

Dure e realistiche le scene di guerra soprattutto quelle in cui don Carlo accompagna i sui allievi mandati a combattere sul fronte russo Comunque una delle figure più toccanti del film è quella di Matteo, un allievo di don Gnocchi interpretata da Giulio Pampiglioni, che dopo diverse vicissitudini personali diventerà il suo successore nella fondazione. Ascoltiamo il commento della regista Cinzia TH Torrini:

 

R. – Don Gnocchi è sempre stato contro tutti per essere dalla parte dei più deboli. La difficoltà con don Gnocchi è che non era un religioso vissuto nei secoli prima. Quando lui è morto, io ero già nata. Quindi, era molto vicino. E quando giravamo in Piemonte sono venuti degli anziani sul set, con le lacrime agli occhi, dicendomi: “Io l’avevo conosciuto”. Quindi, a maggior ragione, mi sono sentita ancora di più responsabile.

 

D. - Quale messaggio spera che arrivi a chi vedrà questa fiction di don Gnocchi?

 

R. – Dopo aver visto il film io mi sento dentro come se la mia anima fosse stata accarezzata, graffiata. Mi sento meglio, comunque. E’ incredibile quanto si possa dare con un film.

**********

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

28 novembre 2004

 

 

 

 

LA CONFERENZA EPISCOPALE COREANA PUBBLICA UNA LETTERA PASTORALE

PER L’INIZIO DEL TEMPO LITURGICO DELL’AVVENTO. IL DOCUMENTO, SUL TEMA

“LA FAMIGLIA, LUOGO DELL’AMORE E DELLA VITA”, VERRA’ DISTRIBUITO

IN TUTTE LE DIOCESI E LE PARROCCHIE

 

SEUL. = L’Avvento è un tempo di santificazione ed evangelizzazione della famiglia. E’ quanto si legge in una lettera pastorale diffusa dalla Conferenza episcopale della Corea in occasione del tempo liturgico dell’Avvento. La missiva, dal titolo “La famiglia, luogo dell’amore e della vita”, è composta da 83 paragrafi. I presuli, riferisce l’agenzia Fides, esprimono così preoccupazione per la crisi che tocca la famiglia. “Oggi le nostre famiglie – si legge – affrontano seri problemi, come la perdita di significato del matrimonio, la tendenza ad una sessualità aperta, la preferenza verso uno stile di vita che non contempla il matrimonio, il diffondersi di coppie di fatto, di violenza domestica e delinquenza giovanile”. Per questo motivo, sottolineano i vescovi coreani, ogni famiglia dovrebbe partecipare al lavoro di recupero delle famiglie ferite e distrutte. La lettera riconosce che “l’agente di santificazione ed evangelizzazione della famiglia è la famiglia stessa: tutte le famiglie dovrebbero cercare di diventare comunità di comunione e di amore”. Il testo offre, infine, suggerimenti pratici su come sviluppare programmi di formazione, costituire piccole comunità di famiglie, formare laici per la pastorale famigliare, offrire consulenza umana e spirituale a divorziati, risposati e persone colpite da violenza domestica. (B.C.)

 

 

 

“NON SIAMO SOLTANTO IL FUTURO DELL’UMANITA’, MA ANCHE IL PRESENTE

MISSIONARIO DELL’AMERICA E DEL MONDO”: COSI’ I PARTECIPANTI AL TERZO

INCONTRO AMERICANO DEI GIOVANI MISSIONARI, RECENTEMENTE IN VENEZUELA.

ALL’APPUNTAMENTO HANNO PARTECIPATO I DELEGATI DI 23 NAZIONI AMERICANE

 

CARACAS. = Con l’obiettivo di “definire, animare e consolidare l’identità della gioventù missionaria americana, assumendo le sfide e le esigenze della Nuova evangelizzazione”, si è svolto recentemente in Venezuela il terzo Incontro americano dei giovani missionari (III ENAJOMIS), sul tema: “Giovani d’America senza timore… disponibili per la Missione”. All’incontro, organizzato dal Segretariato nazionale della Gioventù Missionaria delle Pontificie Opere Missionarie (POM) del Venezuela, hanno partecipato delegazioni di 23 nazioni del continente americano. “Il servizio più grande che la Chiesa può offrire all’umanità nelle attuali circostanze del mondo – si legge nel comunicato finale – è l’evangelizzazione missionaria”. In questa ottica, i partecipanti affermano che la maturità raggiunta dalla gioventù missionaria dell’America li sollecita ad impegnarsi nell’evangelizzazione dei giovani, con la consapevolezza che essi devono uscire dalle proprie frontiere poiché, come giovani cristiani, non soltanto sono “il futuro del mondo, ma desiderano essere ancor di più il presente missionario d’America e del mondo”. Il documento tratteggia, inoltre, l’identikit del giovane missionario americano. Quest’ultimo possiede senso di appartenenza alle POM, le conosce, le diffonde ed è disponibile a portare agli altri la dimensione missionaria che esse offrono. Possiede inoltre un’esperienza viva e profonda di Cristo ed è disponibile a farlo conoscere tra coloro che ancora non lo hanno incontrato. E’ capace di accettare e trasformare la sua realtà personale e sociale alla luce del Vangelo. Con la sua gioia, semplicità e responsabilità, infine, è testimone della speranza ed è capace di assumere nuove sfide in un mondo in continuo cambiamento. Facendo eco alle parole di Giovanni Paolo II, i giovani missionari americani concludono il comunicato affidando i loro propositi missionari alla Vergine di Guadalupe ed esortando con questo slogan tutti i loro coetanei del continente: “Non avere paura di donarti a Cristo e di portarlo agli altri… osa… osa...!”. (B.C.)

 

 

IN GRAN BRETAGNA DEVE MATURARE UNA “CULTURA DELLA MISSIONE”, 

VICEVERSA LA CHIESA LOCALE E’ CONDANNATA AD UN “DECLINO IRREVERSIBILE”.

COSI’ PADRE KEITH BARLTROP, DIRETTORE DELL’AGENZIA CASE, IN OCCASIONE

DI UN FORUM DEDICATO ALLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

 

LONDRA. = Se i cattolici inglesi non escono dai loro “ghetti”, la Chiesa locale rischia di andare incontro ad un declino irreversibile. E’ il monito lanciato da padre Keith Barltrop, direttore della “Catholic Agency to Support Evangelisation” (CASE), l’agenzia istituita all’inizio dell’anno dai vescovi inglesi e gallesi a sostegno della nuova evangelizzazione nel Regno Unito. L’occasione è stata un forum organizzato nei giorni scorsi dalla stessa CASE, in collaborazione con il “Building Bridges of Hope”, un’iniziativa ecumenica di “Churches Together in England”, la più grande e rappresentativa associazione dei cristiani inglesi. Scopo dell’incontro, cui hanno partecipato una cinquantina di esperti e operatori missionari, era appunto quello di individuare le strategie migliori per affrontare le nuove sfide dell’evangelizzazione in Gran Bretagna. Nel suo intervento, padre Baltrorp ha evidenziato come i vescovi inglesi considerino questa sfida prioritaria. Tuttavia, ha aggiunto, nella Chiesa inglese manca a tutti i livelli una “visione comune” ed una “cultura della missione”. Di qui l’invito a “cambiare questa mentalità e uscire dalle parrocchie” e, quindi, dai ristretti confini della comunità cattolica, pena il rischio di un “declino irreversibile” della presenza della Chiesa nella società inglese. Tra le principali proposte emerse in questo senso dal forum, vi è stata quella di pubblicare nel 2005 un Annuario delle iniziative di evangelizzazione, che servirà ad orientare i cattolici impegnati in questo ambito. (L.Z.)

 

 

INAUGURATA IERI A FIRENZE UNA MOSTRA SUI BAMBINI E LE GUERRE.

LA RASSEGNA, FINO AL PROSSIMO 8 DICEMBRE, FA IL GIRO DEL MONDO IN 75 SCATTI

 

FIRENZE. = “Gli occhi dell’innocenza”. Con questo slogan è stata inaugurata ieri a Firenze un’interessante mostra, organizzata dal consiglio regionale toscano e dall’ANSA. Lungo le sale del consiglio comunale sfilano così 75 scatti dell’agenzia di stampa che raccontano i drammi dei più piccoli nei conflitti. L’iniziativa, che si protrarrà fino al prossimo 8 dicembre, rientra nel programma della Festa della Toscana dedicata quest’anno proprio alla “Guerra e la pace viste dagli occhi dei bambini”. Quello fiorentino è un percorso in cui sono immortalate le più grandi tragedie del mondo moderno. C’è la foto-simbolo del drammatico attentato di Beslam, con il militare che porta in braccio una delle piccole vittime, ma anche quelle di conflitti che in pochi ricordano. A spiegare cosa si può leggere in quelle decine di piccoli occhi, durante l’inaugurazione, il direttore dell’Ansa, Pierluigi Magnaschi, il vicedirettore, Carlo Gambalonga e il presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini. “In queste immagini – ha sottolineato Magnaschi – si leggono il terrore e la paura. Ma non solo. Paradossalmente, le foto più drammatiche sono quelle in cui i piccoli sorridono. Se lo fanno è perché non stanno reagendo. Loro covano dentro un male che li seguirà negli anni e si porteranno dietro le conseguenze più disastrose”. India, Albania, Pakistan, Iraq, Afghanistan, Cina, Zaire, Guatemala, Marocco: la lista di nomi stampati sulle targhette delle foto sembra non finire mai. “Sul nostro mappamondo virtuale – ha spiegato poi Nencini – abbiamo individuato una cinquantina di guerre. Ma nessuno sa con precisione quante siano oggi. Questa mostra ci ricorda che dal 1990, i conflitti hanno provocato, fra i bambini, due milioni di morti e sei milioni di feriti e invalidi”. “L' auspicio – ha proseguito Gambalonga - è dare continuità a questa iniziativa, farla diventare itinerante e farla arrivare in altre regioni italiane, ma anche nei paesi del Mediterraneo. Affinché sia una spinta al dialogo fra le istituzioni e fra i popoli”. (B.C.)

 

 

NOVENA DELL’IMMACOLATA NELLA BASILICA DEI SANTI 12 APOSTOLI A ROMA.

L’APPUNTAMENTO QUOTIDIANO, DA DOMANI FINO AL PROSSIMO 7 DICEMBRE,

VEDRA’ OGNI SERA LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA PRESIEDUTA DA UN CARDINALE

 

ROMA. = Da domani, e fino al prossimo 7 dicembre, si svolgerà la “Novena dell’Immacolata”, presso la Basilica dei Santi 12 Apostoli a Roma, nel 150.mo della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione. Tutte le sere, alle ore 18.30, un cardinale presiederà la Santa Messa, mentre l’omelia sarà tenuta dall’abate benedettino, Ildebrando Scivolone. Lunga ed interessante è la storia di questo appuntamento. Quando i Francescani conventuali presero in cura la Basilica dei Santi Apostoli, nel 1453, trovarono che il culto dell’Immacolata vi era già stato introdotto dal cardinale Bessarione. Nel 1477, Papa Sisto IV, anche lui francescano conventuale, permise di celebrare con molta solennità la festa dell’8 dicembre. E’ questo il primo germe di quella che diventerà la famosa “Novena dell’Immacolata”, poiché i parroci dei Santi Apostoli si impegnarono con zelo a diffonderne la devozione non soltanto entro i confini parrocchiali, ma anche in tutta la città di Roma e nel Lazio. La proclamazione del Dogma dell’Immacolata, fatta da Pio IX nel 1854, diede il via alla solenne “Novena” dell’Immacolata, che ormai richiamava ai Santi Apostoli tutti i fedeli. Il Papa stesso, fino al 1969, veniva a presiedere la funzione la sera del 7 dicembre, mentre ognuna delle altre serate era presieduta da un cardinale. In tempi più recenti, anche i Papi, il beato Giovanni XXIII e Paolo VI, hanno onorato la Vergine Immacolata ai Santi Apostoli la sera del 7 dicembre, almeno una volta durante il loro pontificato. (B.C.)

 

======ooo=======

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

28 novembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

In Ucraina, il presidente Leonid Kuchma ha convocato il Consiglio di sicurezza nazionale e ha chiesto con forza che si trovi un compromesso per risolvere la crisi politica scatenata dalle elezioni di domenica scorsa. L’appello arriva alla vigilia della riunione della Corte suprema, chiamata domani ad esaminare il ricorso del candidato dell’opposizione, Yushchenko, che ha denunciato brogli. Ieri la Rada - il Parlamento ucraino - si è espresso a favore di un nuovo voto. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

**********

Per la Rada il ballottaggio di domenica scorsa non è valido: 255 deputati su 450 hanno sostenuto la mozione. Tale pronunciamento non è però vincolante. Il Parlamento non ha, infatti, l’autorità legale di annullare i risultati delle elezioni. Il parere della Rada ha comunque un grande peso politico.

 

Pronta la reazione favorevole dei sostenitori dell’opposizione che in piazza Indipendenza, a Kiev, hanno festeggiato la scelta della Rada. Volti scuri invece, in piazza, tra le oltre 200 mila persone pro Yanukovic, che hanno manifestato la loro contrarietà per una nuova consultazione. Per il comitato elettorale del premier, il responso parlamentare è un atto incostituzionale e nasconde ingerenze su questioni che non sono di sua competenza. La Rada ha poi stabilito di creare una commissione d’inchiesta sulle violazioni al ballottaggio, l’opposizione spinge affinché la ripetizione del voto si svolga il 12 dicembre e non oltre. Ma la facoltà di indire nuove presidenziali spetta esclusivamente al capo di Stato uscente, Leonid Kuchma.

 

Alcune regioni dell’Est hanno iniziato a dare i primi segni di insoddisfazione per la crisi: Lukan e Donesk spingono per l’autonomia da Kiev. Il rischio di una scissione del Paese slavo è reale.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

**********

 

Diciotto milioni di elettori sono chiamati ad eleggere oggi, in Romania, il presidente che succederà a Ion Iliescu. I candidati favoriti sono il premier e presidente del Partito socialdemocratico, Nastase, ed il sindaco di Bucarest, Basescu, leader dell’Alleanza di opposizione “Giustizia e verità”. Le operazioni di voto termineranno questa sera e i risultati ufficiali saranno resi noti martedì prossimo. Entrambi gli schieramenti temono che possano registrarsi anche in Romania casi di brogli elettorali come accaduto in Ucraina, dove è stato annullato il risultato delle presidenziali. Ma ci sono delle similitudini tra le consultazioni ucraine e quelle rumene? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al vicedirettore di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione, esperto di area ex sovietica:

 

 

 

**********

R. – In quasi tutti questi Paesi che sono usciti da quello che era lo spazio di influenza sovietico ci sono problemi nella gestione dei processi elettorali. Ma in Romania gli interessi nazionali prevalgono sulle contese internazionali e hanno riflessi più limitati e contenuti.

 

D. – Nel caso dell’Ucraina è invece evidente l’aperto confronto tra Stati Uniti e Russia…

 

R. – Gli Stati Uniti e la Russia hanno giocato molto su questa crisi Ucraina ed hanno molto contribuito a inasprirla, perché sono tutte e due impegnate in un braccio di ferro volto a ridefinire la supremazia nello spazio strategico ex-sovietico.

 

D. – Quali sono gli aspetti da rimarcare nella decisione presa dal Parlamento ucraino di annullare il risultato del ballottaggio?

 

R. – La decisione che è stata presa dal Parlamento ucraino certamente contribuisce a stemperare gli animi, le rivalità. Il tempo aiuta anche a far diminuire il rischio di un confronto violento tra le parti in causa. Credo pure sia una buona notizia la constatazione che anche nelle Repubbliche ex-sovietiche, per decenni disabituate ai processi democratici, abbia preso piede una coscienza di fiducia nelle istituzioni democratiche.

 

D. – Quale scenario si prospetta adesso per l’Ucraina?

 

R. – Chiunque vinca questo terzo turno delle presidenziali, dovrà fare i conti – in maniera se è possibile intelligente – con le ragioni degli altri. Yanukovic è appoggiato soprattutto nelle regioni dell’Est, dove ci sono le miniere le grandi aziende pesanti, perché queste aziende hanno avuto un appoggio dalla Russia in questi anni. A ovest dell’Ucraina, dove c’è quel minimo di innovazione tecnologica di cui il paese sta godendo, hanno assoluta necessità di avere un’economia libera e poi un contatto stretto e frequente con i mercati dell’Occidente che sono lì ad un passo. Però, non è che chi sarà presidente può decidere come se l’altra parte del Paese non esistesse. Quindi è importante che le due superpotenze capiscano che in ballo c’è, comunque, la sorte e il benessere di milioni di persone.

*********  

 

Non si arresta la scia di sangue e orrore in Iraq. Anche oggi attentati e attacchi si sono aggiunti all’ormai interminabile sequenza di violenze. In questo difficile scenario, resta ferma la decisione di tenere le elezioni il prossimo 30 gennaio. Il nostro servizio:

 

*********

A Baluba, tre civili sono rimasti uccisi in un attacco condotto da ribelli contro un posto di polizia. Il centro di Baghdad è stato teatro di un ennesimo attentato contro le forze americane, quando l’esplosione di una bomba ha provocato il ferimento di due soldati. Il comando statunitense ha riferito poi di aver trovato diciassette cadaveri a Mosul, nel nord del Paese. Si tratta probabilmente di uomini delle forze di sicurezza irachene uccisi dalla guerriglia. Oltre 50 insorti sono stati arrestati nelle ultime 24 ore a Hilla e a Latifiya, a sud di Baghdad. E a Kerbala un aspirante kamikaze è stato fermato poco prima che si facesse esplodere all’interno di una prigione. Sul versante politico, i principali partiti musulmani sciiti iracheni hanno chiesto di non rinviare le elezioni fissate per il 30 gennaio 2005. La proposta di rimandare la consultazione a causa delle violenze che continuano a devastare il Paese era stata avanzata dai sunniti e da diversi partiti non religiosi. In un comunicato congiunto, i 42 principali partiti sciiti e turcomanni hanno definito “illegale” qualsiasi tentativo di posticipare il voto.

*********

 

In Medio Oriente, le autorità palestinesi hanno disciolto una temuta forza di sicurezza conosciuta con il nome di “squadrone della morte”. Altra decisione da rimarcare è quella delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa che hanno reso noto, con un comunicato, di appoggiare la candidatura del leader dell’OLP, Abu Mazen, alle presidenziali previste il prossimo 9 gennaio. Le elezioni politiche si terranno invece nel mese di maggio del 2005. Lo ha annunciato Abu Mazen, candidato ufficiale di Al Fatah, dopo l’odierno incontro con il presidente egiziano Mubarak.

 

L’Iran ha reso noto di non voler rinunciare alle 20 centrifughe nucleari destinate alla ricerca scientifica. Il governo di Teheran sostiene che le 20 centrifughe non sono vietate dall’accordo raggiunto lo scorso 7 novembre con Germania, Francia e Gran Bretagna per giungere all’interruzione di tutte le attività relative all’arricchimento di uranio. “La questione della ricerca e dello sviluppo è distinta dal negoziato sulla sospensione”, ha detto il portavoce del ministro degli Esteri.

 

In Cina, 170 operai sono rimasti intrappolati nei cunicoli sotterranei di una miniera dopo una forte esplosione avvenuta in un impianto di estrazione del carbone, nel nord del Paese. Fonti locali hanno dichiarato che sono stati tratti in salvo quattro minatori. Al momento dello scoppio, lavoravano nella miniera 293 operai.

 

Quattro giovani giapponesi sono stati trovati morti oggi in un appartamento di Tokyo, asfissiati dal monossido di carbonio. La polizia ritiene che si tratti dell’ennesimo caso di suicidio collettivo dopo un appuntamento fissato via Internet. I giovani, tra i venti e i trent’anni, hanno acceso una stufa da barbecue in una stanza con finestre e porta sigillate da nastro adesivo.

 

=======ooo=======