RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 331 - Testo della trasmissione di venerdì 26 novembre 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Compiere ogni sforzo per promuovere la pace e il dialogo e per lottare contro il terrorismo. L’esortazione del Papa al presidente dello Yemen, ricevuto in udienza

 

Ogni Stato deve preoccuparsi che in tutte le carceri siano rispettati i diritti fondamentali dell’uomo. E’ l’invito del Papa ai responsabili delle amministrazioni penitenziarie in Europa

 

La missione della Chiesa locale e l’unità del presbiterio intorno al proprio vescovo sono stati i temi al centro del discorso del Papa ai vescovi degli Stati Uniti in visita “ad Limina”

 

Domani il Papa consegna le reliquie dei Santi Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I: intervista con mons. Eleuterio Fortino

 

Il Papa si recherà anche quest’anno nel pomeriggio dell’8 dicembre in Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata

 

Concerto per l'Immacolata con Montserrat Caballé il 7 dicembre nell'Aula Paolo VI. In programma brani di Perosi e Massenet.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Comunità internazionale si mobilità per risolvere la difficile crisi politica in Ucraina dopo la contestazione del voto alle presidenziali: ai nostri microfoni il cardinale Lubomir Husar

 

Inaugurato ieri l’Anno Accademico della LUMSA: con noi il cardinale Camillo Ruini e Giuseppe Dalla Torre

 

Il messaggio di pace del Papa in CD: ce ne parla il soprano Cecilia Gasdia

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sarebbe stato un commando di una ventina di persone ad uccidere padre John Francis Hannon, trovato morto ieri nella diocesi di Ngong: è quanto afferma il vescovo locale, Cornelius Schilder

 

La mancanza di libertà religiosa in Arabia Saudita continua a causare persecuzioni  contro i cristiani, ma anche tra i musulmani: la denuncia di Asianews

 

Il cardinale Maradiaga ha affermato che i Paesi del Centroamerica hanno bisogno di integrarsi meglio fra loro per sconfiggere la povertà e la corruzione

 

“Più diritti umani, più sicurezza per tutti. I casi Mozambico, Balcani e Afghanistan”. E’ il tema al centro di una Conferenza svoltasi stamani a Palazzo Venezia a Roma

 

Cinquecento anni fa moriva la regina Isabella la Cattolica

 

Il Nobel Rita Levi Montalcini e la sociologa egiziana, Marie Assaad, insignite del Premio Aidda 2004, riservato alle donne impegnate in prima linea nella soluzione dei problemi del pianeta

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, attaccata una stazione di polizia a Kirkuk mentre a Mossul sono stati trovati 15 cadaveri. Sale ad oltre 2000 vittime il bilancio dell’offensiva  su Falluja

 

In Italia, questa sera il Consiglio dei Ministri darà il via libera alla riforma fiscale concordata ieri dalla maggioranza

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 novembre 2004

 

COMPIERE OGNI SFORZO PER PROMUOVERE LA PACE E IL DIALOGO

E PER LOTTARE CONTRO IL TERRORISMO. L’ESORTAZIONE DEL PAPA

AL PRESIDENTE DELLO YEMEN, RICEVUTO IN UDIENZA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Combattere il terrorismo, lavorando per la giustizia, la pace, il dialogo civile e religioso. Giovanni Paolo II ha rivolto in modo pressante questo invito al presidente della Repubblica dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, ricevuto questa mattina in udienza con un piccolo seguito. “In questo periodo di agitazione nella vostra regione, esorto voi e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a combattere il terrorismo, compiendo ogni sforzo per la pace e la giustizia”. Ciò è possibile, ha aggiunto il Papa, “quando i popoli riconoscono il bisogno attuale di tolleranza e di mutua comprensione”. Il Pontefice ha quindi incoraggiato il capo di Stato yemenita nell’impegno a promuovere nel Paese “uno spirito di franco e aperto dialogo tra le differenti religioni e popolazioni della penisola arabica”.

 

La crisi irachena, la situazione del Darfur e quella della Somalia, oltre alla lotta al terrorismo, sono stati anche gli argomenti che avevano interessato ieri i colloqui del presidente Saleh con i vertici istituzionali italiani. Lo Yemen, Paese islamico diviso quasi a metà tra musulmani sciiti e sunniti, conta una popolazione di circa 18 milioni di abitanti. Poche migliaia sono i cattolici presenti nella nazione araba, quasi tutti lavoratori stranieri.

 

 

OGNI STATO DEVE PREOCCUPARSI CHE IN TUTTE LE CARCERI SIA GARANTITA

LA PIENA ATTENZIONE AI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UOMO.

E’ L’INVITO DEL PAPA AI RESPONSABILI 

DELLE AMMINISTRAZIONI PENITENZIARIE IN EUROPA

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina i partecipanti alla Conferenza dei Responsabili delle Amministrazioni Penitenziarie dei 45 Stati aderenti al Consiglio d’Europa, che si svolge in questi giorni a Roma. Un’occasione importante, per conoscere le attività ed i progetti del mondo carcerario. Ce ne parla Salvatore Sabatino:  

 

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“In ogni Nazione civile – ha riferito Giovanni Paolo II - deve essere preoccupazione condivisa la tutela dei diritti inalienabili di ogni essere umano. Con l’impegno di tutti si dovranno, pertanto, correggere eventuali leggi e norme che li ostacolassero, specialmente quando si trattasse del diritto alla vita e alla salute, del diritto alla cultura, al lavoro, all’esercizio della libertà di pensiero e alla professione della propria fede. Il rispetto della dignità umana  - ha poi aggiunto il Pontefice - è un valore della cultura europea, che affonda le sue radici nel cristianesimo. Ogni Stato deve preoccuparsi che in tutte le carceri sia garantita la piena attenzione ai diritti fondamentali dell’uomo”. Giovanni Paolo II ha poi affrontato il tema delle misure semplicemente repressive o punitive, alle quali normalmente oggi si fa ricorso, che risultano inadeguate al raggiungimento di obiettivi di autentico recupero dei detenuti. “E’ necessario – ha esortato il Papa - ripensare, come voi state facendo, la situazione carceraria nei suoi stessi fondamenti e nelle sue finalità. Se scopo delle strutture carcerarie non è solo la custodia, ma anche il recupero dei detenuti, occorre abolire quei trattamenti fisici e morali che risultano lesivi della dignità umana ed impegnarsi a meglio qualificare professionalmente il ruolo di chi opera all’interno degli istituti di pena. In questa luce, va incoraggiata la ricerca di pene alternative al carcere, sostenendo le iniziative di autentica risocializzazione dei detenuti con programmi di formazione umana, professionale, spirituale”.

 

Il Pontefice ha voluto, dunque, evidenziare l’importantissimo ruolo dei ministri di culto. “Essi sono chiamati a svolgere un compito delicato e per alcuni versi insostituibile, che non si riduce ai soli atti di culto, ma si estende spesso a quelle istanze sociali dei detenuti che la struttura carceraria non sempre è in grado di soddisfare”. Nello stesso contesto, Giovanni Paolo II ha, poi, espresso il suo compiacimento per il moltiplicarsi delle istituzioni e delle associazioni di volontariato dedite all’assistenza dei detenuti e al loro reinserimento nella società. Una legittima preoccupazione è stata, poi, posta in evidenza dal Papa, circa il rispetto della dignità umana dei detenuti, che “non vada a scapito della tutela della società. La doverosa applicazione della giustizia per difendere i cittadini e l’ordine pubblico - ha detto il Papa - non contrasta con la debita attenzione ai diritti dei carcerati e al recupero delle loro persone; al contrario, si tratta di due aspetti che si integrano”.

 

Giovanni Paolo II ha voluto infine inviare il suo saluto ai partecipanti. “Assicuro la mia preghiera – ha concluso - su voi qui presenti e su quanti prestano il loro servizio nei penitenziari europei, con un pensiero particolarmente affettuoso per tutti i detenuti.  

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la missione della chiesa locale e L’unità del presbiterio

intorno al proprio vescovo sono stati i temi al centro

del discorso del papa ai vescovi degli Stati Uniti in visita “ad limina”

 

“La comunità cristiana deve essere incoraggiata a muovere dalla ‘Messa alla missione’ nel perseguire la santità e il servizio alla nuova evangelizzazione”. E’ l’invito che il Papa ha rivolto questa mattina ai vescovi statunitensi delle province ecclesiastiche di Dubuque, Kansas City, Omaha e Saint Louis. Nel discorso rivolto a questo nuovo gruppo di presuli americani in visita “ad Limina”, il pontefice ha proseguito la riflessione sull’esercizio del ministero episcopale, con particolare riferimento al rapporto del vescovo diocesano con i suoi sacerdoti. Il servizio di Ignazio Ingrao.

 

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L’unità del presbiterio intorno al proprio vescovo è stato il filo conduttore della riflessione di Giovanni Paolo II nel discorso rivolto ai vescovi della IX regione ecclesiastica degli Stati Uniti. “Il quotidiano sforzo della comunione spirituale e gerarchica in seno al presbiterio diocesano è uno dei compiti primari ed essenziali di ciascun vescovo”, ha sottolineato Giovanni Paolo II. Il Concilio Vaticano II infatti esorta i vescovi ad essere particolarmente attenti al benessere dei propri sacerdoti, come fossero propri figli. “Sono convinto - ha osservato il Pontefice - che il modo più efficace per promuovere questa unione sia attraverso un condiviso e costantemente rinnovato impegno per la vita e la missione di ciascuna Chiesa particolare”.

 

Accanto allo spirito di comunione, “il Vescovo è anche responsabile di coltivare in seno al presbiterio un senso di corresponsabilità nel governo della Chiesa locale”, ha raccomandato il Papa. “Il concreto esercizio della corresponsabilità – ha spiegato – richiede al vescovo anzitutto una profonda visione ecclesiologica, la preoccupazione per le legittime richieste di sussidiarietà in seno alla Chiesa e il rispetto per i ruoli propri dei vari membri del presbiterio diocesano”. Un obiettivo fondamentale del vostro governo, ha ricordato il Papa ai vescovi americani, “deve essere quello di incoraggiare e coordinare il lavoro pastorale compiuto nella vasta rete di parrocchie e istituzioni correlate che formano la Chiesa locale”. Le Diocesi, ha sottolineato al riguardo Giovanni Paolo II, “devono sempre essere considerate come esistenti nelle e per le proprie parrocchie”.

 

Alla luce di tali riflessioni, il Pontefice ha osservato che “il rinnovamento della vita ecclesiale nel servizio alla nuova evangelizzazione dovrebbe iniziare con la rivitalizzazione della comunità parrocchiale, centrata nella preghiera del Vangelo e nella celebrazione dell’Eucaristia”. I vescovi hanno perciò un duplice compito: aiutare i sacerdoti “non soltanto a costruire comunità ma anche a chiarire sempre più gli obiettivi” del proprio ministero e aiutare i fedeli laici a “comprendere ed esercitare il proprio ‘munus regale’ nel servizio al Regno di Dio”. Insomma, ha detto il Papa, “l’intera comunità cristiana deve essere incoraggiata a muovere dalla ‘Messa alla missione’ nel perseguire la santità e il servizio alla nuova evangelizzazione”.

 

L’ultimo punto della riflessione del Pontefice è stato infine dedicato al problema delle vocazioni. “Nessuno può negare – ha osservato – che il declino delle vocazioni sacerdotali rappresenti una dura sfida per la Chiesa degli Stati Uniti, che non può essere ignorata o rinviata”. Perciò Giovanni Paolo II ha suggerito ai presuli statunitensi di organizzare annualmente una “giornata di preghiera per le vocazioni sacerdotali” e di prestare particolare attenzione alla preparazione che si svolge nei seminari. A quest’ultimo riguardo, il Papa ha raccomandato che non ci si preoccupi di trasmettere  ai futuri sacerdoti solo una corretta visione teologica ma anche l’impegno alla testimonianza spirituale e alla ricerca della santità unite ad una “altruistica dedizione” al proprio gregge. Per questo, ad avviso del Papa, occorre garantire una “formazione permanente” del clero. Giovanni Paolo II ha invitato infine i vescovi statunitensi ad avviare “giovani sacerdoti allo studio delle scienze ecclesiastiche, specialmente teologia e diritto canonico”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze il prof. Carl A. Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, e il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

Il Santo Padre ha quindi accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Antofagasta in Cile, presen­tata da mons. José Patricio Infante Alfonso per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Pablo Lizama Riquelme, finora arcivescovo coadiutore della medesima arcidiocesi.

 

 

DOMANI IL PAPA CONSEGNA LE RELIQUIE

 DEI SANTI GIOVANNI CRISOSTOMO E GREGORIO NAZIANZENO

AL PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO I

- Intervista con mons. Eleuterio Fortino -

 

C’è grande interesse e grande attesa per la cerimonia di domani mattina in San Pietro, nel corso della quale Giovanni Paolo II consegnerà al Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, le reliquie dei Santi Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno, conservate a Roma. Il Patriarca, accompagnato da una delegazione, giungerà questa sera a Roma accolto da una rappresentanza della Santa Sede guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Domani mattina, a partire dalle 11.00, la Radio Vaticana trasmetterà l’evento in radiocronaca diretta con commento in italiano sulle onde medie di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Sulla figura di questi due santi e sulla storia delle reliquie Giovanni Peduto ha sentito il sottosegretario del dicastero per l’unità dei cristiani, mons. Eleuterio Fortino.

 

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R. – La storia di queste reliquie da una parte è complessa, dall’altra parte è anche lineare. Tanto la Chiesa d’Oriente quanto la Chiesa cattolica venerano le reliquie e quindi hanno avuto sempre non solo rispetto, ma culto per le reliquie. I due santi di cui parliamo – San Gregorio di Nazianzo e San Giovanni Crisostomo – entrambi sono stati Patriarchi di Costantinopoli. Crisostomo significa “bocca d’oro”: vuol dire che era rinomato per la sua oratoria. Sono due personalità illustri della Chiesa bizantina e della Chiesa universale, perché sono Dottori della Chiesa cattolica. Hanno avuto una vita travagliata, una vita di grandi fatiche, di difesa della fede cristiana e sono stati dei pacificatori nelle questioni interne della Chiesa. Entrambi sono morti fuori da Costantinopoli e sepolti in Cappadocia.

 

D. – E poi, le loro reliquie come sono finite a Roma?

 

R. – Le reliquie di San Gregorio di Nazianzo sono venute a Roma trasportate da alcune monache, religiose bizantine, nel tempo dell’iconoclasmo, nel secolo VIII. A causa della lotta contro le immagini e la persecuzione della Chiesa fatta dall’imperatore Leone III Isaurico, queste suore sono venute a Roma trasportando in una chiesa in Campo Marzio le reliquie. Le reliquie sono rimaste lì fino a che Papa Gregorio XIII, nel 1580, proprio per onorarle, le ha fatte trasferire in San Pietro. Invece le reliquie di San Giovanni Crisostomo, per ordine di Teodosio, erano state trasferite a Costantinopoli e sono rimaste lì fino al tempo dell’impero latino d’Occidente, quando sono state trasportate a Roma e trasferite a San Pietro. Nel 1990, con la nuova sistemazione dell’altare della Cappella del Coro in San Pietro, sono state trasferite nella Cappella del Coro dei Canonici.

 

D. – E poi, come si è arrivati alla decisione di consegnare queste reliquie al Patriarcato di Costantinopoli?

 

R. – Come si sa, per la festa di San Pietro e Paolo, quest’anno il Patriarca Bartolomeo I è venuto a Roma con una delegazione. Ha chiesto al Santo Padre se poteva avere le reliquie di questi due Santi, suoi predecessori. Il Papa ha acconsentito di far dono di parte delle reliquie. Nell’agosto di quest’anno c’è stata una ricognizione delle reliquie e una ricerca storica di tutta la vicenda. In seguito si è preparata questa cerimonia, questo nuovo incontro tra il Patriarca ecumenico e il Santo Padre, per la consegna di questo dono che certamente sarà apprezzato dalla Chiesa di Costantinopoli ma io credo anche da tutte le altre Chiese ortodosse.

 

D. – Si può sperare in un futuro migliore, diciamo così, nei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse dopo questa consegna di queste reliquie?

 

R. – Credo che ci siano le condizioni per una ripresa di più intensi rapporti con tutta l’ortodossia e anche una ripresa del dialogo teologico internazionale che era vacillante da alcuni anni a questa parte. I rapporti con le singole Chiese ortodosse, negli ultimi anni, hanno avuto manifestazioni e contatti intensi e positivi, che lasciano non solo sperare ma vedere un riavvio di relazioni più intense.

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IL PAPA SI RECHERA’ ANCHE QUEST’ANNO NEL POMERIGGIO DELL’8 DICEMBRE

IN PIAZZA DI SPAGNA PER IL TRADIZIONALE OMAGGIO ALL’IMMACOLATA

 

''Come e' ormai   consuetudine, il Santo Padre ha in programma anche quest'anno di   recarsi, nel pomeriggio dell'8 dicembre, in piazza di Spagna, per il tradizionale omaggio all'Immacolata''. E' quanto ha affermato oggi il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls.

 

Sempre l'8  dicembre in mattinata Giovanni Paolo II  parteciperà alla solenne cerimonia in San Pietro in  occasione dei 150°  anniversario della proclamazione del dogma  dell'Immacolata Concezione di Maria.

 

 

CONCERTO PER L'IMMACOLATA CON MONTSERRAT CABALLE'

IL 7 DICEMBRE NELL'AULA PAOLO VI. IN PROGRAMMA BRANI DI PEROSI E MASSENET.

 

Sarà la soprano spagnola Monserrat Caballè la protagonista del concerto dedicato all’Immacolata. L’evento andrà in scena la sera del 7 dicembre nell’Aula Paolo VI. Il programma dello spettacolo, patrocinato dall'arciprete della basilica di san Pietro cardinale Francesco Marchisano e dalla ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, prevede brani di Perosi e Massenet. L'ingresso è gratuito.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la situazione in Ucraina: la Corte Suprema congela i risultati delle presidenziali.

Sempre in prima, la notizia dell'assassinio di un missionario in Kenya.

 

Nelle vaticane, nel discorso ai presuli USA, Giovanni Paolo II ha sottolineato che la corresponsabilità per la vita e per la missione della Chiesa particolare è un efficace strumento per la promozione dell'unione del vescovo col presbiterio.

In occasione dell'udienza al presidente della Repubblica dello Yemen, il Papa ha ricordato che è possibile combattere il terrorismo ed impegnarsi per la pace e per la giustizia solo riconoscendo la necessità della tolleranza e della comprensione.

Nel discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale delle Amministrazioni Penitenziarie d'Europa, il Santo Padre ha evidenziato che occorre correggere leggi e norme che ostacolano il rispetto dei diritti del carcerato, soprattutto se si tratta del diritto alla vita e alla salute. 

 

Nelle estere, Iraq: il governo annuncia il ritrovamento di un laboratorio di armi chimiche a Falluja; scettici i marines statunitensi, secondo cui i materiali scoperti servivano a produrre armi convenzionali.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Armando Rigobello dal titolo "Fondamentalismo e fede autentica": fenomeni religiosi e situazioni politiche.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del fisco.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 novembre 2004

 

 

LA MEDIAZIONE DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

E L’APPELLO DEI VESCOVI CATTOLICI ED ORTODOSSI

PER RISOLVERE LA CRISI POLITICA IN UCRAINA

- Intervista con il cardinale Lubomir Husar -

 

La comunità internazionale si mobilità per risolvere la difficile crisi politica in Ucraina innescata dall’aspro confronto tra il premier Yanukovic ed il leader dell’opposizione Yushenko sull’esito del voto delle presidenziali di domenica scorsa. Quest’ultimo ha contestato l’esito delle consultazioni, che lo davano sconfitto, accusando di brogli Yanukovic. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Il presidente polacco, Kwasniewski, quello lituano Adamkus, il segretario generale dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), Kubis, e soprattutto l’alto rappresentante per la sicurezza europea, Solana: tutti a Kiev per cercare di mediare in un confronto che tutta la comunità internazionale teme possa sfociare in guerra civile. E mentre è in corso una fitta serie di colloqui incrociati, sembra che oggi Yushenko dovrebbe incontrare il presidente uscente Kuchma, all’indomani della decisione della Corte Suprema che, contraddicendo la Commissione elettorale, che aveva assegnato la vittoria a Yanukovic, ha vietato la pubblicazione dei controversi risultati del ballottaggio. L’Unione Europea, per bocca del presidente di turno, l’olandese Balkenende, ribadisce che le consultazioni di domenica non hanno rispettato gli standard minimi internazionali e l’esito del voto non può essere accettato. Gli fa eco il governo tedesco che ha proposto oggi un nuovo conteggio dei voti già espressi, da svolgere sotto la supervisione dell’Osce. Ma l’intervento europeo nella crisi ucraina non è gradito alla Russia e il ministro degli Esteri di Mosca, Lavrov, lo ha affermato senza mezzi termini proprio in concomitanza con l’arrivo a Kiev di Solana. Intanto, poco fa Kuchma ha chiesto la fine della manifestazioni di piazza, ma nonostante l’appello le proteste non si placano: a quelle dei sostenitori di Yushenko, caricati oggi dalla polizia a Cernigov, vicino la capitale, si sono aggiunte quelle di circa 10 mila fedelissimi di Yanukovic. Si teme che tra i due gruppi possano scoppiare disordini.

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Intanto, i vescovi del Paese, cattolici e ortodossi, guardano con preoccupazione alla crisi del dopo-voto ed hanno pubblicato, in questi giorni, due documenti rivolti a tutti i cristiani. Al microfono di Stefano Leszczynski, il cardinale Lubomir Husar, primate della Chiesa greco-cattolica ucraina, spiega che cosa ha chiesto l’episcopato alle autorità di Kiev:

 

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R. – Abbiamo pubblicato un appello alla gente: abbiamo visto le irregolarità durante il conteggio dei voti. La popolazione deve resistere e chiedere che giustizia sia fatta. Naturalmente, la gente vuole sperare in Dio. Questo appello è stato letto davanti alla folla a Kiev e sembra che sia stato accolto molto bene. Abbiamo anche fatto capire che la libertà non è una cosa che si ottiene facilmente: dobbiamo essere pronti a soffrire. Tutti i cittadini sono invitati oggi ad unirsi in preghiera, anche quelli che sono fuori dal Paese ...

 

D. – Eminenza, finora anche le forze di sicurezza non hanno reagito in maniera particolarmente violenta. La Chiesa ha rivolto un appello alla calma anche alle autorità?

 

R. – Sì. Nel nostro appello abbiamo chiesto sia alle autorità sia alle forze dell’Ordine di agire nei limiti della legalità e dell’umanità. Il nostro timore è che il governo, o almeno quelle persone che appoggiano il signor Yanukovich, si servano della provocazione per fare intervenire le forze dell’ordine contro la folla. Speriamo che questo non accada, ma il pericolo esiste.

 

D. – Qui in Occidente si sente in questi giorni un’analisi che dice: potrebbe accadere per l’Ucraina com’è accaduto per la Cecoslovacchia, il futuro potrebbe essere quello di una spaccatura fisica del Paese ...

 

R. – No, tutt’altro, direi. I nostri cittadini per secoli sono stati separati, quelli dell’Ovest da quelli dell’Est; oggi si stanno ritrovando. A Kiev, nella piazza centrale, stanno tutti insieme: qualcuno parla russo, qualcuno parla ucraino, qualcuno parla forse addirittura un’altra lingua, ma si sentono molto solidali.

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SETTEMILA STUDENTI, CINQUE SEDI IN TUTTA ITALIA,

 850 LAUREATI NELL’ULTIMO ANNO. SONO I NUMERI DELLA LUMSA,

LA LIBERA UNIVERSITA’ MARIA SANTISSIMA ASSUNTA.

- Ai nostri microfoni Giuseppe Dalla Torre e il cardinale Ruini -

                                                     

“La fede cristiana è amica dell’uomo, della sua libertà e della sua intelligenza”, lo ha ricordato il cardinale Camillo Ruini rivolgendosi agli studenti e ai docenti della LUMSA, la Libera Università Maria Santissima Assunta. Il cardinale è  intervenuto ieri pomeriggio alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo che ha sede in via della Traspontina a Roma. La Lumsa offre oggi agli studenti tre facoltà: Scienze della Formazione, Giurisprudenza e Lettere e Filosofia, oltre a numerosi Master e una scuola di giornalismo. Il servizio è di Daniele Semeraro:

 

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“Dichiaro aperto l’Anno Accademico 2004-2005, 65.mo dalla fondazione”.

 

Settemila studenti, cinque sedi in tutta Italia, più di 850 laureati nell’ultimo anno: sono i numeri della LUMSA, Università che si sta impegnando, tra tradizione umanistica e ispirazione cattolica, a portare sempre più i propri studenti a contatto con il mondo del lavoro. Nata da un precedente Istituto, formatosi nel dopoguerra, l’università ha subìto negli ultimi anni una radicale trasformazione e un recente successo nel mondo culturale e universitario italiano. Un’università, dunque, sempre in crescita. Giuseppe Dalla Torre, rettore della LUMSA:

 

“Certamente, in questi anni l’università ha manifestato un grande dinamismo, è riuscita ad intercettare dei bisogni, delle necessità di formazione nella società italiana con una proposta formativa ed educativa per molti aspetti originale”.

 

Durante la cerimonia è stato ricordato che Madre Luigia Tincani, fondatrice della LUMSA, amava spesso ripetere che ogni piccola verità conquistata con lo studio è un passo verso la Verità suprema. Qual è dunque la modernità e l’importanza di un’università cattolica, oggi? Ci risponde il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana:

 

“Le università cattoliche sono centri di elaborazione del sapere, di ricerca a tutti i livelli. E’ molto importante, quindi, che i cattolici siano presenti in questa area con strutture nelle quali si può mandare avanti il sapere e formare i giovani”.

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IL MESSAGGIO DI PACE DI GIOVANNI PAOLO II IN UN CD

- Intervista con il soprano Cecilia Gasdia -

 

E’ ispirato alla “Preghiera per la Pace” di Giovanni Paolo II il brano “Mai più la guerra” composto da Marcella Pasquali e inserito nel Cd “Pace e amore nel mondo”, presentato ieri presso la Sala Marconi della nostra emittente. Nel disco, il cui ricavato andrà a favore della Croce Rossa Italiana, 12 canzoni fra pop e classica, ispirate ai temi della solidarietà. Il servizio di A.V.:

 

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“Mai più la guerra, avventura senza ritorno; mai più la guerra spirale di lutto e di violenza, minaccia per le tue creature in cielo e in terra e in mare”.

 

(musica)

 

L’invocazione pronunciata da Giovanni Paolo II alla vigilia della prima Guerra del Golfo, il 16 gennaio 1991, si fa messaggio per i nostri tempi, in cui la pace è ancora disattesa e canto accorato nella voce del soprano Cecilia Gasdia, interprete dell’opera musicale.

 

(musica)

 

Ascoltiamo Cecilia Gasdia:

 

R. – Ho abbracciato subito questa causa, io, che sono poi una grande amante della musica sacra, che dà qualche speranza all’uomo. Mi è sembrato meraviglioso poter cantare, in questo caso, un messaggio così forte: “Basta guerra nel mondo”. E la musica è un veicolo efficacissimo, secondo me.

 

D. – Il suo impegno, in maniera più vasta, comunque, per la pace e per la solidarietà…

 

R. – Pace vuol dire anche cominciare dal basso della scala, aiutando gli altri, facendo qualche concerto gratuito per raccogliere soldi per una causa. Ci sono mille modi per cominciare a costruire una pace.

 

D. – La guerra in Iraq, ma anche le tante guerra dimenticate in Africa e in America Latina…

 

R. – Io sono una appassionata di storia. Certamente non posso che condannare la guerra, anche se ritengo sia parte dell’essere umano, della cattiveria dell’essere umano, della volontà di sopraffare gli altri. Io spero che le nostre generazioni future, i nostri figli ed i nostri nipoti capiscano bene che è ora di finirla. Io spero tanto che ci riescano. Ho due figli e il messaggio che mando loro è quello di leggere le parole che disse Gesù Cristo e in base a quelle parole cercare di seguire esattamente quello che lui ha detto. E’ molto difficile, ma speriamo che vengano – almeno in parte – recepite e messe in atto.

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CHIESA E SOCIETA’

26 novembre 2004

 

 

DOPO IL LUTTO PER LA MORTE IERI IN KENYA DEL MISSIONARIO PADRE HANNON,

GIUNGE LA DENUNCIA DEL VESCOVO DI NGONG, DOVE SI E’ CONSUMATO IL DELITTO, FORSE A SCOPO DI RAPINA: IL PRESULE HA DETTO CHE C’E’ UNA GRAVE SITUAZIONE

DI INSICUREZZA NELLA SUA DIOCESI

E CHE IL GOVERNO CENTRALE NON SA TUTELARE LA POPOLAZIONE

 

NAIROBI. = Sarebbe stato un commando di una ventina di persone ad uccidere – probabilmente a scopo di rapina - padre John Francis Hannon, 65 anni, irlandese, della Società Missioni Africane (SMA), trovato morto ieri all’alba nei locali della parrocchia di San Barnaba, a Matassa, nella diocesi di Ngong, a una ventina di chilometri da Nairobi. Lo ha chiarito il vescovo locale, Cornelius Schilder, definendo l’episodio un "brutale assassinio". "C’è una grande insicurezza in tutta la zona e la gente vive quotidianamente con la paura" ha denunciato il presule. "Se il governo non prende misure efficaci per migliorare la salvaguardia della popolazione – ha aggiunto - rimarremo in angoscia per la loro sicurezza". Padre Hannon si trovava in Kenya da dieci anni; dal 2000 si era trasferito a Matasia per avviare un progetto di formazione professionale in un’area abitata soprattutto da contadini. L’istruzione e la scolarizzazione sono stati i principali settori di cui si è sempre occupato durante il suo impegno con la Società Missioni Africane (SMA), la Congregazione in cui era stato ordinato nel 1967. In questo periodo stava portando a termine la realizzazione di un progetto per attrezzare il centro parrocchiale come scuola di formazione; di recente aveva lavorato anche con i Masai. "Era particolarmente abile a cogliere i bisogni dei più poveri, soprattutto per garantire loro un’istruzione e far conoscere i propri diritti" ha riferito il confratello padre Martin Kavanagh, anch’egli irlandese, che in passato aveva lavorato con lui in Nigeria, dove padre Hannon, ha vissuto dal 1968 al 1993, prima di iniziare il nuovo impegno missionario in Kenya. (R.G.)

 

 

LA MANCANZA DI LIBERTA’ RELIGIOSA IN ARABIA SAUDITA CONTINUA A CAUSARE

PERSECUZIONI SOPRATTUTTO CONTRO I CRISTIANI, MA ANCHE TRA FEDELI ISLAMICI

DI CORRENTI DISSIDENTI DALL’ISLAMISMO WAHABITA:

E’ LA SEVERA DENUNCIA DELL’AGENZIA MISSIONARIA “ASIA NEWS”

 

RIYADH. = Arresti, torture, rapimenti contro i cristiani si susseguono in Arabia Saudita: a denunciarlo è l’agenzia di stampa missionaria “Asia News”, rilevando che “la cappa oppressiva del regime di Riyadh su ogni manifestazione religiosa diversa dall’Islam wahabita suscita sempre più inquietudine tra gli oltre 8 milioni di stranieri che lavorano nel regno saudita.” E la religione più colpita è quella cristiana. Fonti locali di AsiaNews affermano infatti “che nelle carceri saudite ancora oggi ci sono numerosi cristiani detenuti per motivi religiosi”. Ultimo caso ribaltato sulle cronache internazionali è stato quello di Brian Savio O’Connor, 36 anni, protestante del Karnataka, accusato di evangelizzazione cristiana e detenuto per oltre 7 mesi, nelle prigioni dell’Arabia Saudita. O’Connor è stato poi liberato ai primi di novembre anche grazie ad una campagna internazionale lanciata da “Asia News” via Internet. “In Arabia Saudita – spiega l’Agenzia missionaria - non esiste libertà religiosa: tutte le religioni diverse dall’Islam wahabita sono bandite dalla vita pubblica. La legge permette solo a titolo privato la pratica di religioni diverse dall’Islam, ma i fatti recenti smentiscono questa affermazione di principio. Attualmente sono in prigione anche numerosi sciiti e sufi (una corrente mistica dell’Islam), oltre ad alcuni attivisti musulmani sauditi che si battono per la democrazia e il rispetto dei diritti umani.” (R.G.)

 

 

I PAESI DEL CENTROAMERICA HANNO BISOGNO DI INTEGRARSI MEGLIO FRA LORO

PER SCONFIGGERE LA POVERTA’ E LA CORRUZIONE. LO HA AFFERMATO

IL CARDINALE MARADIAGA, INTERVENENDO AD UNA CONFERENZA IN COSTA RICA

 

SAN JOSE’. = “Il Centroamerica sta vivendo un momento-chiave. Dopo cinque anni molto difficili le economie iniziano a riprendersi; ora dobbiamo decidere che direzione avrà questa ripresa e optare per la costruzione di un’alternativa sociale includente”. Lo ha detto il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, intervenendo ad una conferenza dal titolo “Centroamerica, il futuro è possibile” in corso a San José de Costa Rica, nell’ambito del Festival internazionale delle arti. “É tempo di riportarci sulla strada diritta e consentire che le opportunità di democrazia per i nostri popoli diventino realtà” ha proseguito il porporato, sottolineando – riferisce la MISNA - l’importanza dell’integrazione dei Paesi della regione, “condizione imprescindibile in tempi di globalizzazione”. “L’integrazione, la visione e il riconoscimento dei problemi sono mete fondamentali da raggiungere per affrontare le sfide più importanti e porre fine alla povertà e alla corruzione” ha aggiunto l’arcivescovo di Tegucigalpa. Ancora in merito alla corruzione, il porporato ha espresso preoccupazione per i recenti scandali scoppiati in diversi Stati del Centroamerica, rilevando che “la gente va a votare ma poi sono i capitali a decidere”. Nonostante lo scenario complesso e il difficile percorso che il Centroamerica si trova di fronte, il cardinale Maradiaga si è detto “pieno di speranza e ottimismo”. (A.D.C.)

 

 

“PIÙ DIRITTI UMANI, PIÙ SICUREZZA PER TUTTI.

I CASI MOZAMBICO, BALCANI E AFGHANISTAN”.

 E’ QUESTO IL TEMA AL CENTRO DI UNA CONFERENZA

SVOLTASI STAMANI A PALAZZO VENEZIA A ROMA.

 L’EVENTO È STATO PROMOSSO DALLE AGENZIE DELLE NAZIONI UNITE E DA ALCUNE

 ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE TRA CUI LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

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ROMA. = Le agenzie dell’Onu presenti in Italia oggi al gran completo nella sala conferenze della Sioi a Palazzo Venezia, per fare il punto della situazione su tre aree cruciali sul fronte dei diritti umani: Mozambico, Afghanistan e Balcani. L’iniziativa ha messo inoltre l’accento sul ruolo della cooperazione italiana per la pace e il progresso sociale in queste tre regioni. Le note dolenti purtroppo, come sempre, riguardano i fondi allo sviluppo. Il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, ha riconosciuto che l’Italia è lontana dal raggiungere gli obiettivi prefissati, ovvero lo 0,33 per cento del Pil per l’anno 2006. Oggi siamo solo allo 0,16 per cento. Mantica ha però confermato un rinnovato impegno italiano per aiutare la Somalia. L’incontro è proseguito con le testimonianze dirette sul positivo processo di ricostruzione del Mozambico dopo gli anni della guerra civile - pagina buia, archiviata anche grazie all’intervento della comunità di Sant’Egidio. Un impegno per i mozambicani che continua, a 12 anni dall’accordo di pace firmato a Roma, come confermato da don Matteo Zuppi, che ha dato conto degli sforzi di Sant’Egidio per sconfiggere la piaga dell’Aids. Molte ancora le questioni aperte nei Balcani, a partire dal Kosovo, ancora privo di uno status definitivo: disoccupazione, criminalità e traffico di esseri umani sono i mali quasi endemici di questa regione. In tale contesto, particolarmente drammatica è stata la testimonianza di una giovane donna vittima della tratta, nuova e terribile forma di schiavitù. Sull’Afghanistan è intervenuto il parlamentare europeo Emma Bonino che ha messo in luce il progresso politico avvenuto nel Paese dopo la caduta dei talebani. Ha quindi affermato che senza democrazia non c’è sviluppo. Tanti ancora, comunque, i passi da compiere in Afghanistan, non solo nella lotta alla povertà, ma anche nel settore cruciale della giustizia. A sottolinearlo è stato il presidente della Commissione afghana per la riforma giudiziaria che ha assicurato l’impegno del governo Karzai per la promozione dei diritti umani in tutto il Paese.

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CINQUECENTO ANNI FA MORIVA LA REGINA ISABELLA LA CATTOLICA.

LA SPAGNA LA RICORDA CON UNA LUNGA SERIE DI INIZIATIVE CULTURALI.

DOMANI A GRANADA, NEL LUOGO DELLA SEPOLTURA,

UNA SOLENNE CONCELEBRAZIONE DI SUFFRAGIO DEI VESCOVI IBERICI

 

MADRID. = Si celebra oggi il 5º centenario della morte di Isabella la Cattolica. In vista della ricorrenza città e diocesi spagnole hanno avviato una fitta serie di iniziative con l’intento di approfondire e divulgare la conoscenza della figura e dell’opera della Regina, in ordine ad alcune linee portanti, quali l’unità dei popoli della Spagna, la pace tra le culture, lo sviluppo umano e l’evangelizzazione dell’America. Tra le manifestazioni culturali di maggior rilievo figurano il Congresso itinerante “Isabella la Cattolica e la sua epoca”, l’esposizione “Isabella la Cattolica, la magnificenza di un regno” e il restauro globale della splendida Cappella Reale della Cattedrale di Granada, che accoglie i resti mortali dei Re Cattolici, Isabella I di Castiglia e Ferdinando V d’Aragona, suo sposo. Nell’ambizioso programma, anche una lunga serie di spettacoli di teatro, concerti, filmati, congressi, conferenze, oltre che una serie di pubblicazioni e altre attività culturali centrati sulla personalità di Isabella la Cattolica e sulla sua epoca. Sempre a Granada, nel luogo della sua sepoltura, si terrà domani una solenne Concelebrazione Eucaristica di suffragio, cui prenderanno parte i Vescovi spagnoli al termine della loro plenaria d’autunno. (S.S.)

 

 

IL NOBEL RITA LEVI MONTALCINI E LA SOCIOLOGA EGIZIANA, MARIE ASSAAD,

INSIGNITE DEL PREMIO AIDDA 2004, RISERVATO ALLE DONNE IMPEGNATE

IN PRIMA LINEA NELLA SOLUZIONE DEI PROBLEMI DEL PIANETA.

LA CERIMONIA DI CONSEGNA STAMANE A ROMA PRESSO LA CAMERA DEI DEPUTATI

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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ROMA. = Premiare le donne che si sono distinte per il loro impegno umano e professionale in importanti questioni sociali e culturali che affliggono l’umanità: questa la filosofia del Premio assegnato ogni anno dall’Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda. E il Premio AIDDA 2004 è andato quest’anno a Rita Levi Montalcini, scienziato di fama internazionale e Premio Nobel per la Medicina, e a Marie Assaad, sociologa egiziana: 95 anni, la prima, 83 anni la seconda. Due donne che hanno attraversato l’intero Novecento e vista l’alba del nuovo millennio, e che hanno vissuto con intensità e passione i loro talenti intellettuali, ponendoli a servizio dell’umanità. Rita Levi Montalcini è stata premiata per l’impegno posto in numerose campagne di interesse sociale, tra cui quella contro le mine anti-uomo e per l’attività della Fondazione a lei intitolata, rivolta all’educazione e alla formazione dei giovani. Di Marie Assaad si è voluto rimarcare l’impegno nel campo dei diritti umani, in particolare contro la pratica dell’infibulazione, diffusa nella massima parte delle donne del suo Paese, l’Egitto, e che colpisce nel mondo tra 100 e 130 milioni di altre donne. Con commozione, la dottoressa Montalcini e la dottoressa Assad hanno ricevuto il Premio, ringraziando per il sostegno ai loro impegni futuri mirati in particolare all’educazione delle donne in Africa: nonostante l’età avanzata, hanno detto di avere ancora tante energie. Presenti alla cerimonia: Wanda Pandoli Ferrero, presidente nazionale di AIDDA, Etta Carignani, segretaria nazionale dell’Associazione mondiale imprenditrici (FCEM), cui aderiscono 500 mila donne, e il ministro italiano per le pari opportunità, Stefania Prestigiacomo.

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24 ORE NEL MONDO

26 novembre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq quattro britannici, dipendenti di una società di sicurezza inglese, sono morti in seguito ad un attacco condotto da ribelli a Baghdad. A Kirkuk, nel nord del Paese, un gruppo di uomini armati ha attaccato una stazione di polizia uccidendo un agente e ferendone altri tre. La stessa città è stata teatro, ieri, di un attentato dinamitardo che ha causato la morte di almeno due civili. Violenze si registrano anche a Falluja. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

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Un generale statunitense ha riferito stamani che due marine sono rimasti uccisi ieri in un raid compiuto da miliziani a Falluja, città dove si aggrava il bilancio dell’offensiva condotta da soldati americani e iracheni contro i ribelli. Il consigliere per la Sicurezza nazionale del governo ad interim iracheno ha dichiarato che nell’operazione militare compiuta nella città sunnita sono rimaste uccise oltre 2000 persone, delle quali 54 appartenenti alle forze americane. Le truppe della coalizione, che hanno perquisito abitazioni e presunti covi terroristici, hanno anche reso noto di aver trovato un laboratorio chimico. In un comunicato attribuito agli insorti di Falluja, si afferma inoltre che la guerriglia si sta riorganizzando ed è pronta a compiere nuovi attacchi. E a Baluba, un attentato perpetrato da un kamikaze ha causato oggi il ferimento di diversi militari statunitensi e di alcuni civili. Ma le azioni delle forze americane si stanno ora spostando dal cosiddetto triangolo sunnita alla zona compresa tra Latifiyah, Mahmoudiyah, Yusufiyah, tre cittadine a sud di Baghdad. In questa area, almeno 69 sospetti ribelli sono stati arrestati in seguito ad una retata condotta da soldati britannici. Due sauditi, due tunisini e un libico sono invece stati fermati dalla polizia a Bassora, dove stavano preparando attentati contro le forze di sicurezza irachene. Il gruppo terroristico guidato dal giordano Al Zarqawi ha intanto rivendicato su un sito internet l’uccisione giovedì scorso, a Baghdad, di un dipendente del Dipartimento di Stato americano. A Mossul, dove è stato catturato un luogotenente di Al Zarqawi, sono stati ritrovati infine i cadaveri di quindici uomini, probabilmente appartenenti alla guardia nazionale irachena.

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In Medio Oriente, il Consiglio di Al Fatah ha approvato la candidatura di Abu Mazen per le elezioni presidenziali palestinesi del prossimo 9 gennaio. Intanto il leader del partito in Cisgiordania, Barghuti, ha annunciato la propria candidatura. In attesa di decisioni ufficiali su Barghuti, che sta scontando 5 ergastoli in un carcere israeliano, sono già 10 i candidati che si contenderanno la presidenza dell’Autorità nazionale palestinese.

 

In Cina, un uomo ha ucciso otto studenti e ne ha feriti altri quattro. Il fatto è accaduto in un liceo di Ruzhov, nella provincia di Henan, e la notizia è stata resa nota dall’agenzia “Nuova Cina”. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo ha raggiunto il dormitorio dell’istituto e accoltellato nel sonno gli studenti.

 

In Birmania, la giunta militare ha annunciato il rilascio di oltre 9 mila detenuti, tra i quali molti oppositori politici. L’esecutivo di Rangoon ha ammesso che i detenuti sono stati arrestati “erroneamente” da un organismo di intelligence recentemente disciolto.

 

Gli azionisti di Yukos, il colosso petrolifero russo sull’orlo della bancarotta, hanno reso noto in una lettera che non voteranno il piano salva-azienda nella riunione in programma il prossimo 20 dicembre. Secondo gli azionisti il piano voluto dal governo di Mosca per salvare la società non è realizzabile e le uniche opzioni rimaste sono la liquidazione o la bancarotta.

 

Prosegue la corsa dell’euro. Nelle prime ore di questa mattina la divisa europea ha sfondato il tetto di 1,33 dollari. Successivamente si è attestata a quota 1,32. Al conseguente deprezzamento del dollaro hanno contribuito l’annuncio da parte della Russia di aumentare le proprie riserve valutarie in euro e la decisione delle autorità cinesi di ridurre i propri investimenti in titoli di stato americani.

 

Questa sera, in Italia, il Consiglio dei ministri darà il via libera alla riforma fiscale concordata ieri dalla maggioranza, che contiene il taglio delle tasse voluto fortemente dal premier Berlusconi. L’operazione è di 6 miliardi e mezzo di euro sia per il 2005 sia per il 2006. Il provvedimento riduce il numero delle aliquote. E dopo le tensioni delle ultime settimane nel centrodestra, anche An e Udc sono soddisfatte. Dure le critiche di opposizione e sindacati. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Alla fine, sulle tasse, ha vinto la linea Berlusconi, anche se con alcuni correttivi. Già dal prossimo anno, dunque, sei miliardi di euro verranno destinati all’Irpef, cioè alle imposte sulle persone fisiche. Il resto all’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive. Una misura questa che riguarda il settore imprenditoriale: saranno detassate le spese per la ricerca e i costi per i nuovi assunti (in particolare nel Sud e nelle aree depresse del Nord). La copertura finanziaria verrà dall’aumento di sigarette e bolli, dalla riduzione dell’organico della scuola e dal blocco del turn over nel pubblico impiego. Dal 2007, ha fatto sapere Berlusconi, ci saranno 75 mila statali in meno. Quanto all’Irpef, la riforma fiscale riduce a tre il numero delle aliquote: al 23, al 33 e al 39 per cento. C’è poi un contributo di solidarietà del 4 per cento, e solo per il 2005, per i redditi oltre 100 mila euro. Previsto il raddoppio della “no tax area”, cioè la fascia di esenzione totale, fino ai 14 mila euro per contribuenti con coniuge e due figli a carico. E nel conteggio dei componenti della famiglia rientrerà anche un anziano a carico. Ma quali saranno gli effetti pratici? Facciamo qualche esempio. Un operaio con un reddito da 18 mila euro, con moglie e figlio a carico, risparmierà 175 euro ogni anno. Un lavoratore dipendente, a 30 mila euro di reddito e con 2 figli a carico, avrà un risparmio di 413 euro. Un dirigente con un reddito di 45 mila euro e un figlio a carico troverà ogni mese in busta paga 40 euro in più. Mentre un imprenditore con un reddito lordo di 300 mila  euro risparmierà ogni anno oltre seimila euro. Dure le critiche dell’opposizione e dei sindacati, per i quali la riforma beneficia i più ricchi e mette a rischio i servizi e lo stato sociale. Mentre per Confindustria ci sono elementi positivi anche se poco è stato fatto per la competitività.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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In Germania, rischia di allargarsi a macchia d’olio lo scandalo delle torture, scoppiato la settimana scorsa nella caserma di Coesfeld, definita dalla stampa locale l’Abu Ghraib tedesca. Denunce per fatti analoghi a quelli di Coesfeld sono state avanzate in seguito ad abusi avvenuti in un’altra caserma del Nord Reno Westfalia. Al momento, sono 21 i militari indagati per i fatti di Coesfeld: sono accusati di aver torturato con scariche elettriche un centinaio di reclute fra giugno e settembre. Sette indagati hanno confessato. In caso di condanna, gli imputati rischiano fino ad un massimo di cinque anni di reclusione.

 

Sono irresponsabili le informazioni di stampa secondo le quali il principe Harry, secondogenito di Carlo e Diana, sarebbe stato costretto a interrompere il proprio soggiorno in Argentina in seguito ad un presunto tentativo di sequestro. E’ quanto dichiara Buckingam Palace smentendo la notizia, diffusa dai giornali britannici, di un complotto teso a rapire il principe. Secondo il quotidiano “Times”, il governo argentino è stato informato del presunto rapimento da un esponente della malavita locale.

 

Non si arrestano le violenze in Darfur. I ribelli dell’Esercito di Liberazione del Sudan hanno ripreso le ostilità nel nord della regione violando così la tregua sottoscritta il 9 novembre scorso ad Abuja. Mentre il governo di Khartoum ha dichiarato lo stato d’emergenza, il rappresentante delle Nazioni Unite in Sudan, Jan Pronk, ha rivolto un appello perché non si interrompa il dialogo fra le parti. Nella Repubblica democratica del Congo, il presidente Kabila ha sospeso, intanto, sei ministri del suo governo con l’accusa di corruzione.

 

 

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