RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 328- Testo della trasmissione di Martedì 23 novembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Superare la contrapposizione tra fede e scienza nella ricerca della verità: è l’esortazione del Papa ai rappresentanti dell’Università polacca “Nicolò Copernico” di Torun, che, stamani in Vaticano, hanno consegnato al Pontefice il dottorato honoris causa: la riflessione di mons. Rino Fisichella

 

Sabato 27 novembre, solenne celebrazione ecumenica presieduta da Giovanni Paolo II e Bartolomeo I per la consegna delle reliquie dei Santi Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo

 

Da domani la plenaria del Pontifico Consiglio per i laici: intervista con l’arcivescovo Stanislaw Rylko

 

Le sfide pastorali per la Chiesa in Europa, di fronte al secolarismo avanzante, richiedono l’impegno comune dei cristiani delle diverse confessioni: il bilancio della visita del cardinale Poupard a Mosca.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue la protesta di piazza a Kiev dei sostenitori di Yushenko, il leader filo occidentale  dichiarato sconfitto dai risultati ufficiali delle presidenziali di domenica in Ucraina. Gravi irregolarità, secondo OSCE e osservatori USA: ai nostri microfoni Fulvio Scaglione

 

Grande commozione a Foggia ai funerali delle 8 persone morte nel crollo di una palazzina: ce ne parla l’arcivescovo Francesco Pio Tamburrino  

 

Oggi è iniziato a Roma il primo Congresso mondiale della vita consacrata per ribadire che la passione per Cristo è passione per l’umanità: il commento di suor Christine Vladimirov

 

CHIESA E SOCIETA’:

Iniziata ieri la Plenaria autunnale della Conferenza episcopale spagnola

 

Celebrati ieri, a Buenos Aires, i funerali del cardinale Juan Carlos Aramburu, spentosi cinque giorni fa all’età di 92 anni

 

La “Fondazione Nelson Mandela” ha lanciato una campagna anti-aids, per raccogliere le adesioni dei volontari intenzionati a combattere il virus

 

Appello del presidente dei vescovi pakistani, mons. Saldahna, al premier Musharraf perché il prossimo anno siano abrogate le leggi che ancora discriminano le donne e le minoranze religiose

 

Un’associazione laicale cattolica ha promosso una raccolta di firme per chiedere l’abolizione della pena di morte in India

 

Inizia oggi a Costantinopoli la 23.ma Conferenza ecumenica dei vescovi amici del Movimento dei Focolari

 

24 ORE NEL MONDO:

Approvata la dichiarazione finale della Conferenza internazionale sull'Iraq in corso a Sharm el Sheik.

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 novembre 2004

 

 

SUPERARE LA CONTRAPPOSIZIONE TRA FEDE E SCIENZA NELLA RICERCA DELLA VERITA’: E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI RAPPRESENTANTI DELL’UNIVERSITA’ POLACCA

“NICOLO’ COPERNICO” DI TORUŃ, CHE, STAMANI IN VATICANO,

 HANNO CONSEGNATO AL PONTEFICE IL DOTTORATO HONORIS CAUSA

- Intervista con mons. Rino Fisichella -

 

Favorire il dialogo tra scienza e fede, nella ricerca della verità. E’ l’esortazione di Giovanni Paolo II ai rappresentanti dell’Università polacca “Nicolò Copernico” della città di Toruń, ricevuti stamani in Vaticano per il conferimento al Pontefice del dottorato honoris causa. Nel 1999, il Papa aveva visitato l’ateneo polacco pronunciando un discorso proprio sul dialogo tra fede e ragione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Bisogna “superare la contrapposizione illuministica della verità raggiunta dalla ragione e di quella conosciuta mediante la fede”. E’ quanto affermato da Giovanni Paolo II, che ha ribadito come oggi si comprenda sempre meglio che si tratta “della stessa verità e che bisogna che gli uomini, giungendo ad essa sulle vie a loro proprie, non camminino da soli, ma cerchino la conferma delle proprie intuizioni anche nell’incontro con altri”. Soltanto allora, ha proseguito riecheggiando un suo discorso alle Istituzioni accademiche, “gli studiosi e gli uomini di cultura saranno realmente in grado di assumersi quella speciale responsabilità”, ovvero la “responsabilità per la verità – il tendere ad essa, il difenderla e il vivere secondo essa”. Infine, rallegrandosi per l’impegno profuso dell’ateneo di Toruń, il Papa ha sottolineato che “non vi è in una nazione una ricchezza maggiore di quella di essere formata da cittadini dotti”.

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Come in molte altre occasioni, dunque, il Papa ha ribadito l’urgenza di un dialogo costruttivo tra fede e ragione. Un richiamo sul quale Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense:

 

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R. – La scienza non è neutrale. Non si può pensare che i risultati della scienza siano come tali neutrali. Hanno sempre bisogno di essere accompagnati da quello che potremmo chiamare il senso dell’uomo, il senso dell’umanità. E questo proviene soltanto dalla fede. Quindi un cammino comune tra scienza e fede non solo è possibile, ma è anche augurabile perché il futuro che ci sta dinnanzi possa, attraverso le conquiste della scienza, essere accompagnato da un senso sempre più profondo dell’uomo e dell’umanità.

 

D. – Ecco, se oggi è più approfondito il dialogo fra scienza e fede, si registrano, però, delle spinte laiciste che tendono a togliere spazio alla dimensione religiosa. C’è il rischio di un impoverimento del confronto dialettico fra fede e ragione?

 

R. – Nel momento in cui una della due viene isolata, sicuramente si indebolisce. La scienza priva dell’apporto che viene dalla fede diventa più debole, ma – alla stessa stregua – una fede che è priva del sostegno della ragione e delle conquiste che la ragione compie, si rifugia nell’esperienza personale.

 

D. – Nella Fides et Ratio l’uomo è definito come colui che cerca la verità. Come si concretizza questo impegno per un credente nella società di oggi, dove a volte sembra dominare un dogmatismo ideologico?

 

R. – Nel momento in cui una verità raggiunta non è più vista come un frammento che si rapporta alla unità della verità, ma viene il frammento assolutizzato, è evidente che da qualsiasi parte questo venga porta un dogmatismo inspiegabile. L’importante è che permanga sempre – come la chiama anche il Papa – questa passione per la verità. E’ una passione che ci consente di andare, tappa dopo tappa, attraverso quel raggiungimento finale, per usare le espressioni dell’evangelista Giovanni, che ci porterà sotto la guida dello Spirito alla verità tutta intera.

 

D. – E’ possibile trovare un equilibrio tra progresso scientifico e rispetto della morale, rispetto dell’uomo?

 

R. – Questo è possibile nel momento in cui si rispettano due obiettivi: sono poi i principi che fanno parte della dottrina sociale della Chiesa, che mai come in questo momento richiedono di essere applicati fortemente. Il primo riguarda il rispetto della dignità della persona. Al secondo punto, c’è inevitabilmente la conquista scientifica e il progresso che non possono riguardare soltanto una parte dell’umanità, ma devono riguardare tutta l’umanità nel suo insieme.

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SABATO 27 NOVEMBRE, SOLENNE CELEBRAZIONE ECUMENICA PRESIEDUTA

DA GIOVANNI PAOLO II E BARTOLOMEO I

 PER LA CONSEGNA AL PATRIARCA DELLE RELIQUIE

DEI SANTI GREGORIO NAZIANZENO E GIOVANNI CRISOSTOMO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Un momento significativo sulla via dell’ecumenismo: sabato 27 novembre, alle ore 11, nella Basilica Vaticana, Giovanni Paolo II presiederà insieme con il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I la solenne Celebrazione ecumenica per la consegna al Patriarca delle Reliquie dei Santi Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo, vescovi e dottori della Chiesa.

 

La cerimonia, sottolinea una nota dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche, rappresenta “un segno del desiderio della Chiesa d’Occidente e d’Oriente di camminare insieme verso il dono dell’unità visibile, affinché il mondo creda in Cristo unico Salvatore”.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto un gruppo di vescovi degli Stati Uniti d’America, al termine della visita ad limina.

 

 

INIZIA DOMANI LA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

 SUL TEMA “RISCOPRIRE IL VERO VOLTO DELLA PARROCCHIA”

- Intervista con mons. Stanislaw Rylko -

 

Inizia domani a Roma la 21.ma Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici sul tema: “Riscoprire il vero volto della parrocchia”. Durante l’incontro, che durerà fino a domenica prossima, si parlerà del rinnovamento della parrocchia di fronte alle sfide della società odierna, della situazione del laicato, del rapporto con i movimenti e le nuove comunità, della collaborazione tra sacerdoti e laici. Ascoltiamo in proposito il presidente del dicastero mons. Stanislaw Rylko, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Siamo convinti che la parrocchia di oggi ha proprio bisogno di essere riscoperta, soprattutto da tanti fedeli laici. In una società secolarizzata come la nostra, il senso di appartenenza ecclesiale si è affievolito molto, di conseguenza anche il senso di appartenenza ad una parrocchia. Sembra che questa sia una delle grandi sfide pastorali dei nostri tempi.

 

D. – Il Papa ha detto che la parrocchia è al centro della vita della Chiesa. Cosa significa?

 

R. – E’ molto significativo quanto spazio occupa la parrocchia nella sollecitudine pastorale di Giovanni Paolo II. Ricordiamo che in questi 26 anni del suo Pontificato il Papa ha visitato più di 300 parrocchie romane. Questo fatto è molto eloquente. Giovanni Paolo II vede nella parrocchia il mistero della Chiesa, che si fa presente e operante tra gli uomini; una comunità che si sviluppa, cresce, intorno alla celebrazione eucaristica. E’ una conferma concreta di come la Chiesa effettivamente viva dell’Eucaristia. Certo, dati i profondi e vasti cambiamenti socioculturali in atto nel nostro mondo, la parrocchia deve rinnovarsi, deve cambiare anch’essa nelle sue strutture e nei suoi metodi pastorali, per rispondere meglio ai compiti, alle sfide del nostro tempo. Il Papa sottolinea, però, che la parrocchia continua a conservare e ad esercitare una sua missione indispensabile e di grande attualità.

 

D. – Come valorizzare il ruolo dei laici nella parrocchia?

 

R. – Il rinnovamento della parrocchia di oggi passa necessariamente attraverso il rinnovato impegno dei laici. Uno dei compiti pastorali più grandi è quello di risvegliare nei nostri fedeli il vivo senso di corresponsabilità per la parrocchia. Bisogna che ognuno faccia la propria parte, affinché la parrocchia diventi veramente una comunità viva e missionaria. Bisogna dare una nuova vitalità agli organismi collegiali delle nostre parrocchie, come i Consigli pastorali, e a tante aggregazioni laicali e movimenti ecclesiali, perché si sentano ancor più corresponsabili per l’insieme della comunità parrocchiale. Il modello della parrocchia, sviluppatosi dopo il Concilio Vaticano II, è quello di una comunità delle comunità.

 

D. – Eccellenza, per quanto riguarda la collaborazione tra laici e sacerdoti, come individuarla e tratteggiarla?

 

R. – La qualità di questa collaborazione è molto importante. Ognuno deve fare la propria parte, secondo la propria vocazione, rispettando la vocazione dell’altro, nello spirito di comunione ecclesiale. Sbaglia chi pensa di poter fare da solo, sia un sacerdote sia un laico, perché c’è sempre in agguato una mentalità a volte troppo clericale da una parte, e dall’altra, per quanto riguarda i laici, forse troppo “democratica”.

 

D. – Come organizzare il ruolo dei movimenti e delle varie comunità nella vita della parrocchia, valorizzando i carismi di tutti e senza mortificare nessuno?

 

R. – Oggi, non di rado, si parla di una crisi che coinvolge le nostre parrocchie, che è un risultato dei cambiamenti profondi in atto nel nostro mondo moderno. La secolarizzazione, l’indifferenza religiosa, la crescente privatizzazione del fatto religioso, l’individualismo e, di conseguenza, anche il calo, a volte abbastanza forte, delle pratiche religiose: tutti questi fattori influiscono negativamente sulla vita delle nostre parrocchie. Ma c’è anche un risveglio. Sono ormai tanti i laici che riscoprono il valore della fede e il ruolo della comunità cristiana nella loro vita e cercano di vivere il Vangelo in modo veramente radicale. Li troviamo spesso nelle associazioni laicali, nei movimenti ecclesiali, presenti nelle nostre parrocchie. E sono sempre più numerosi questi laici. Sono un importante segno di speranza.

 

D. – E per quanto riguarda la collaborazione fra parrocchie?

 

R. – Oggi, a volte, si parla di un rischio di un certo campanilismo, per quanto riguarda la vita delle nostre parrocchie. Così come c’è un rischio di ripiegamento su se stessi da parte dei gruppi delle comunità, dei movimenti, così c’è un rischio simile per quanto riguarda le parrocchie. La parrocchia per crescere bene ha bisogno di essere una comunità aperta, accogliente, missionaria, una parrocchia aperta ai bisogni del territorio, una comunità aperta ai bisogni delle parrocchie vicine, della diocesi e ai bisogni della Chiesa universale. Questa apertura è l’antidoto migliore contro il rischio di un campanilismo, contro il rischio di essere ripiegati su se stessi.

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LE SFIDE PASTORALI PER LA CHIESA IN EUROPA,

DI FRONTE AL SECOLARISMO AVANZANTE, RICHIEDONO L’IMPEGNO COMUNE

 DEI CRISTIANI DELLE DIVERSE CONFESSIONI:

IL BILANCIO DELLA VISITA DEL CARDINALE POUPARD A MOSCA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Sono stati incontri e colloqui fruttuosi di “alto profilo ecumenico”, mirati a dibattere le grandi questioni che attraversano il Continente europeo alla luce del messaggio cristiano. Il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontifico Consiglio per la cultura, traccia un bilancio della visita compiuta a Mosca, la scorsa settimana, accompagnato dal segretario del Dicastero, padre Bernard Ardura.

 

Una missione sotto gli auspici di Giovanni Paolo II, perché la cultura sia veicolo di diffusione del Vangelo. E tanti sono stati gli appuntamenti e le occasioni per la delegazione vaticana di rinsaldare il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Il cardinale Poupard si è incontrato con l’arcivescovo Kondrusiewicz e la comunità cattolica e con i massimi rappresentanti della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Alessio II ed i metropoliti Kyrill e Filaret. Evento di particolare significato simbolico è stata l’inaugurazione dei nuovi locali della Biblioteca dello Spirito a Mosca, che ospitano una libreria, una casa editrice e un centro culturale. Un’iniziativa “provvida” - secondo le parole del Papa nel suo messaggio d’augurio – che è stata animata insieme da cattolici e ortodossi.

 

Ma ascoltiamo le impressioni di questa visita riportate dal cardinale Poupard intervistato, al suo rientro a Roma, da Giovanni Peduto:

 

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Il frutto di questa settimana, caratterizzata da incontri e conversazioni, è anzitutto la convergenza di vedute nel discernimento delle sfide pastorali per la Chiesa, soprattutto riguardo al secolarismo. In secondo luogo si è concordato sul fatto che occorre un’azione comune sul piano culturale, caratterizzata da valori radicati nel Vangelo e nella storia. Concretamente ci saranno una serie di incontri preparati insieme, che mirano ad una manifestazione pubblica dei valori culturali, spirituali dell’Europa di fronte – possiamo dire - a quel secolarismo che vorrebbe fare a meno di essi. C’è poi il  progetto di incontri comuni per fronteggiare una triplice tematica: quella riguardante la bioetica, l’ecologia e la cultura mediatica.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza del Papa al Senato Accademico dell’Università “Nicolò Copernico” di Toruń (Polonia), per il conferimento del titolo di dottore “honoris causa”.

Sempre in prima, un articolo di Andrea Riccardi dal titolo “Un testo di ‘sapienza sociale’ in un mondo in cui languono i discorsi”: il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa.

Afghanistan: liberati i tre impiegati delle Nazioni Unite sequestrati a Kabul il 28 ottobre scorso. 

 

Nelle vaticane, la visita pastorale del cardinale Crescenzio Sepe in Thailandia.

 

Nelle estere, Iraq: la Conferenza internazionale in Egitto sostiene la scelta di tenere le elezioni generali a gennaio. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Pietro Borzomati sulla spiritualità del beato Placido Riccardi.

Per la pagina dell’“Osservatore libri”, un articolo di Paolo Miccoli in merito al “Simposio” di Platone, a cura di Giovanni Reale, nella Fondazione Lorenzo Valla.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del fisco.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 novembre 2004

 

 

 

PROSEGUE LA PROTESTA DI PIAZZA A KIEV DEI SOSTENITORI DI YUSHENKO,

 IL LEADER FILO OCCIDENTALE DICHIARATO SCONFITTO DAI RISULTATI UFFICIALI DELLE PRESIDENZIALI DI DOMENICA IN UCRAINA.

GRAVI IRREGOLARITA’, SECONDO OSCE E OSSERVATORI USA

- Intervista con Fulvio Scaglione -

 

 

Il cuore di Kiev, la Piazza dell’Indipendenza, continua stamani a riempirsi di oppositori e sostenitori di Yushenko, il leader filo occidentale dichiarato sconfitto dai risultati ufficiali delle presidenziali di domenica in Ucraina, contestati come “fraudolenti”. Sulle ragioni della contestazione, Giuseppe D’Amato:

 

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Lo scontro in Ucraina prosegue: parecchie migliaia di manifestanti, fedelissimi a Yushenko restano in Piazza Indipendenza a Kiev. La notte è stata piena di tensioni, con le voci più disparate a rincorrersi: qualcuno aveva anche invitato la folla a dare l’assalto al Palazzo presidenziale. Le forze di sicurezza sono pronte a controllare possibili disordini e l’accesso alla capitale è presidiato. Scioperi sono stati indetti in numerose fabbriche. “Terrò conto dell’opinione dell’opposizione”, ha dichiarato in Tv il neo eletto Yanukovic, nel tentativo di aprire un dialogo. “Non andatevene fino alla vittoria” è, invece, l’invito rivolto ai suoi sostenitori da parte di Yushenko. I leader delle fazioni parlamentari si stanno adoperando per mediare tra le parti, mentre cinque città dell’occidente ucraino hanno riconosciuto Yushenko come il legittimo eletto. E’ prevista una sessione straordinaria del Parlamento nel pomeriggio. Gli osservatori della CSI considerano valide le consultazioni, nonostante i tanti problemi. Il presidente russo Putin si è congratulato con Yanukovic per la vittoria. Mosca teme il ripetersi della Rivoluzione delle Rose georgiana di cui oggi si celebra il primo anniversario.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Ma dietro questo scontro tra i due candidati alla presidenza si può leggere un confronto a distanza tra Russia e Stati Uniti? Roberto Piermarini lo ha chiesto al vicedirettore di Famiglia Cristiana Fulvio Scaglione, esperto dell’area postsovietica:

 

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R. – E’ questo il vero duello: un duello combattuto per interposta persona. D’altra parte, da quando è cascato il Muro di Berlino, gli Stati Uniti stanno cercando di spostare verso est, in maniera molto rapida e molto decisa, il baricentro della loro politica di avanzata commerciale. La Russia difende il suo spazio strategico e non solo. Cerca anche di recuperare quella sorta di contrazione e mortificazione politica che ha subito appunto con la fine dell’Unione Sovietica. Quello che accade in Ucraina è assolutamente identico a quello che accade per esempio nella Georgia post sovietica ed è in effetti un confronto diretto in casa d’altri tra Russia e Stati Uniti.

 

D. – Questa situazione di caos non può compromettere un eventuale ingresso dell’Ucraina in Europa?

 

R. – Certo, elezioni così tarate da pesanti brogli, come dicono gli osservatori, manifestazioni di piazza, minacce di usare la forza da parte dell’opposizione che si ritiene vincitrice, città, come si vede in queste ore, che proclamano l’uno o l’altro vincitore delle elezioni in maniera assolutamente autonoma e indipendente, non sono un gran viatico per entrare nell’Unione Europea, che come sappiamo, anche ad altri Paesi pone delle condizioni di funzionamento democratico piuttosto precise.

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GRANDE COMMOZIONE A FOGGIA AI FUNERALI DELLE OTTO PERSONE

MORTE NEL CROLLO DI UNA PALAZZINA.

L’ARCIVESCOVO TAMBURRINO CHIEDE CASE PIU’ SICURE

- Intervista con il presule -

 

 

Oltre seimila persone, questa mattina, hanno reso l’ultimo omaggio nella cattedrale di Foggia alle otto persone morte sabato scorso nel crollo della palazzina di via delle Frasche. Nel corso dei funerali alla presenza del presidente della Camera italiana, Pier Ferdinando Casini, il vescovo della città mons. Francesco Pio Tamburrino ha chiesto “case più sicure per una maggiore vivibilità”. Ascoltiamo il presule nell’intervista di Paolo Ondarza.

 

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R. – Purtroppo, l’arcidiocesi di Foggia non è nuova a questo tipo di disastri e di eventi calamitosi. Sono nostri fratelli e sorelle che soffrono e purtroppo anche con gravi problemi di sopravvivenza, perché le persone che vengono sottratte all’affetto dei familiari sono quelli che portano avanti anche l’economia domestica, oltre che gli affetti.

 

D. – Nella sua omelia, questa mattina, lei faceva un riferimento all’urgenza di case più sicure nel foggiano?

 

R. – La città di Foggia ha due nuclei abitativi che risalgono al post-terremoto del 1731, sono case piuttosto basse, di un piano o due, costruire nell’immediato dopo-terremoto, da allora praticamente mai risanate a fondo. Ora, questo fenomeno è noto anche alle autorità. L’attuale amministrazione ha in progetto un piano di risanamento, però finché si aspetta, succedono questi eventi così dolorosi.

 

D. – Dunque, la tragedia di sabato mattina potrebbe anche non essere un episodio isolato, vista la situazione?

 

R. – Certamente, le case del rione delle Croci sono tutte in condizioni di slabbramento, sono case vecchie mai restaurate a fondo ... Noi speriamo che questo episodio dia una “frustata” alla comunità cittadina, all’amministrazione per porre mano in modo sistematico e urgente a questa necessità. Noi speriamo, da cristiani, di dimostrare la solidarietà non solo a parole, ma nella vita quotidiana, nei problemi quotidiani. Speriamo di attivarci anche come Caritas diocesana, di dare un sostegno insieme a tutta la popolazione della città di Foggia a questi nostri fratelli provati.

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INIZIATO OGGI A ROMA IL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA

PER RIBADIRE CHE LA PASSIONE PER CRISTO E’ PASSIONE PER L’UMANITA’

- Intervista con suor Christine Vladimirov -

 

 

“Non cercate di scappare quando la vita vi fa vivere situazioni di destabilizzazione, perché solo quando rinuncerete a definirvi per comparazione con gli altri emergerà la parte autentica che è in voi”. Così, la teologa spagnola, suor Dolores Aleixandre, stamani a Roma, nella relazione d’apertura del primo Congresso Mondiale della Vita Consacrata, sul tema: “Passione per Cristo, passione per l’umanità”. All’incontro partecipano 850 religiosi appartenenti alle Unioni internazionali dei superiori e delle superiore, con l’obiettivo di rilanciare la vita consacrata nel mondo contemporaneo. Roberta Moretti:

 

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Anche le religiose hanno dei “mariti” che sono “ingombranti” quando impediscono di svolgere la missione cui sono chiamate! Con queste parole suor Aleixandre ha voluto giocare sull’analogia e il paradosso. I “mariti”, infatti, sono quelle “realtà con cui scendiamo a patti”, come la “stupidità disinformata e conformista”. La teologa ha descritto, uno alla volta, i tranelli da evitare: “il marito neoliberista e consumista”, ad esempio, che cerca rifugio nel comfort; il “marito individualista”, che fa pensare a se stessi e non agli altri; il “marito psicoterapeuta”, che impone lo psicologismo dei rapporti; il “marito secolarista”, che allontana da Dio. C’è poi il “marito spiritualista”, che separa dalla realtà concreta; il “marito idolatra”, che adora tecnologie e riti; e il “marito delle mille occupazioni”, che vuole sempre agire e poco pensare. Ai religiosi e alle religiose, suor Aleixandre ha proposto di osare con coraggio anche nelle difficoltà, nel ricordo dell’incontro di Gesù e la Samaritana. A lei, infatti, che ha già avuto un marito, ma si trova arida e sola interiormente, Cristo offre “acqua di vita eterna”. Ma quali difficoltà incontrano le donne che oggi scelgono la vita consacrata? Al microfono di Fabio Colagrande, ascoltiamo suor Christine Vladimirov, benedettina, presidente della Conferenza delle superiore generali degli Stati Uniti:

 

R. – WELL, I THINK THAT THERE ARE MANY OPPORTUNITIES FOR WOMEN...

Penso ci siano molte opportunità per le donne consacrate di crescere come singoli individui e di contribuire alla società; ma per fare parte di una Congregazione è necessaria una forte determinazione per essere un dono per la Chiesa e per vivere in una comunità dove le persone condividono i tuoi stessi valori: è necessaria molta disciplina e questo necessità molto tempo della vita.

 

D. – Com’è cambiata oggi la vita delle religiose negli Stati Uniti?

 

R. – CONSECRATED LIFE IN THE UNITED STATES HAS CHANGED GREATLY ... 

La vita consacrata negli Stati Uniti è cambiata moltissimo. Mi sono consacrata nel 1957. Ho vissuto il Concilio Vaticano II e il meraviglioso rinnovamento che la vita religiosa ebbe. Ora stiamo affrontando sfide ed ostacoli diversi, e penso che nel mio Paese ci sia la forza di superare le difficoltà rimanendo aperti allo Spirito Santo che ci indicherà la nuova strada.

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CHIESA E SOCIETA’

23 novembre 2004

 

DALLA TUTELA DELLA VITA E DELL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO

 AL RISPETTO DELLA FAMIGLIA E DEGLI ANZIANI: SONO I TEMI AL CENTRO

DELLA PLENARIA AUTUNNALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA,

INIZIATA IERI

- A cura di Antonio Mancini -

 

MADRID. = Eutanasia, matrimoni tra persone dello stesso sesso, ora di religione, nuove emarginazioni. “Non sono pochi i problemi che attualmente preoccupano la società e la Chiesa in Spagna”, ha affermato del cardinale Antonio M. Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, nella sua prolusione di ieri in apertura della sessione autunnale dell’Assemblea plenaria. “Fortunatamente non si prevede per questa legislatura la depenalizzazione dell’eutanasia”, ha osservato il porporato, ma “è preoccupante che l’apologia di questo delitto abbia acquisito questa enorme risonanza pubblica”. Riguardo alla tutela del matrimonio e della famiglia, il presidente dei presuli spagnoli ha ricordato che se “non verranno protetti dalle leggi, il danno sociale sarà di enorme rilevanza”, considerata l’apertura del governo al matrimonio tra omosessuali. Ed ha aggiunto, in merito all’educazione religiosa, che “lo studio della religione cattolica a scuola deve essere facoltativo”, chiedendo tuttavia “che venga effettivamente rispettato il diritto dei genitori a scegliere la formazione religiosa e morale dei propri figli”. Tra le “nuove emarginazioni” il cardinale ha ricordato quella delle persone senza tetto “tra cui molti giovani”, degli immigrati, oltre al “numero crescente di persone anziane con difficoltà di salute e di integrazione sociale”. Nell’assemblea, i vescovi prenderanno in esame la nuova edizione del Rituale di iniziazione cristiana, le Norme sull’assoluzione generale per penitenti senza confessioni individuali e gli Statuti dell’Università pontificia di Salamanca. I presuli esamineranno anche uno studio sulla situazione dell’ecumenismo in Spagna e approveranno una nota sui 150 anni del dogma dell’Immacolata Concezione. La plenaria d'autunno dei vescovi spagnoli si concluderà il 26 novembre con un pellegrinaggio a Santiago de Compostela.

 

 

CELEBRATI IERI, A BUENOS AIRES,

I FUNERALI DEL CARDINALE JUAN CARLOS ARAMBURU.

DURANTE LA MESSA, LETTI I MESSAGGI DEL PAPA, DEL CARDINALE SODANO

E DELL’ARCIVESCOVO SANDRI

- A cura di Maurizio Salvi -

 

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BUENOS AIRES.= Un rito funebre solenne per porgere l’estremo saluto al cardinale Juan Carlos Aramburu, primate della Chiesa argentina, spentosi all’età di 92 anni, lo scorso 18 novembre a Buenos Aires. La Messa di esequie è stata concelebrata dal cardinale Jorge Mario Bergoglio, rientrato in anticipo da Roma, insieme con 25 vescovi e un centinaio di sacerdoti. Durante la cerimonia, sono stati letti, tra gli altri, i messaggi del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e del sostituto, l’arcivescovo Leonardo Sandri. Sono risuonate anche le parole di Giovanni Paolo II che, nel suo messaggio, ha ricordato che il cardinale Aramburu visse con sobrietà, distinguendosi per la prudenza e l’integrità. Nel messaggio, il Papa ha sottolineato il generoso ed intenso lavoro del porporato, la sua grande dedizione alla causa del Vangelo, il suo profondo amore per la Chiesa e la preoccupazione per la salvezza delle anime. Da parte sua, il cardinale Bergoglio ha rilevato nell’omelia il lungo e fecondo cammino realizzato dal cardinale scomparso durante la sua vita pastorale ed ha sottolineato la scaltrezza che lo caratterizzava, al pari di un grande equilibrio. Terminata la Messa, il feretro con le spoglie del cardinale Aramburu è stato portato in processione fino alla cappella laterale, dedicata a San Giovanni Battista, dove è stato tumulato. La stampa di Buenos Aires si è fatta eco della perdita, sottolineando che il cardinale fu un testimone privilegiato, quando non un vero protagonista, degli ultimi 45 anni della storia e della Chiesa argentina. 

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LA “FONDAZIONE NELSON MANDELA” HA LANCIATO UNA CAMPAGNA ANTI-AIDS,

PER RACCOGLIERE LE ADESIONI DEI VOLONTARI

INTENZIONATI A COMBATTERE IL VIRUS

 

JOHANNESBURG. = Da numero di matricola di detenuto a numero di telefono di una nuova speranza nella lotta all’Aids: per 27 anni il “46664” ha identificato il prigioniero Nelson Mandela, vittima dell’era segregazionista e poi uomo-simbolo della lotta contro l’apartheid e presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999. Ora, quel numero sarà un riferimento telefonico gratuito per i volontari che si vogliono impegnare a favore dei malati colpiti dal virus dell’Hiv. La nuova campagna è stata annunciata a Johannesburg da John Samuel, direttore generale della “Nelson Mandela Foundation”. I malati di Aids “sono nostri fratelli e nostre sorelle: hanno bisogno di sostegno e compassione da parte nostra” si legge nel messaggio di Mandela diffuso dai media. La nuova iniziativa è rivolta ad unificare gli sforzi di organizzazioni e soggetti diversi impegnati nel garantire assistenza a chi ha sviluppato la malattia, in un Paese dove quasi 5 milioni di persone (il 22% della popolazione adulta) ha contratto il virus, uno dei tassi più alti al mondo. Il nuovo numero di telefono – quel 46664 venne usato anche durante un grande concerto l’anno scorso per raccogliere nuovi fondi – sarà ora a disposizione di chi intende dedicare parte del proprio tempo per alleviare le sofferenze altrui. “Il Sudafrica ha un problema molto serio con gli orfani delle vittime dell’Aids, che andrà aumentando negli anni”, ha spiegato la dottoressa Olive Shisana, responsabile del Comitato Aids della Fondazione Mandela. (A.D.C.)

 

 

APPELLO DEL PRESIDENTE DEI VESCOVI PAKISTANI AL PREMIER MUSHARRAF

PERCHE’ SIANO ABROGATE LE LEGGI

CHE DISCRIMINANO LE DONNE E LE MINORANZE RELIGIOSE

 

LAHORE. = Che il 2005 sia l’anno l’anno del “cambiamento e dell’abrogazione delle leggi contro donne e minoranze religiose”. Suona così la richiesta di mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, contenuta in una lettera aperta, indirizzata al presidente pakistano Pervez Musharraf e al primo ministro Shuakat Aziz. Nella missiva, riferisce l’agenzia Asianews, il vescovo ha fatto apprezzamenti per l’impegno del Pakistan nel promuovere la convivenza pacifica e la giustizia sociale. Allo stesso tempo, ha chiesto al governo di concentrarsi sulla questione dei diritti umani e della libertà religiosa. Mons. Saldanha ha evidenziato le questioni cruciali che ritiene Islamabad abbia il dovere di risolvere: l’abolizione del sistema elettorale basato sull’appartenenza religiosa, ancora in vigore nelle amministrazioni locali, il “delitto di onore”, previsto per le donne ritenute adultere, la legge sulla blasfemia, che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di morte in caso di offesa a Maometto, ma spesso usata per regolare questioni private. Secondo mons. Saldanha, queste leggi colpiscono in modo particolare le donne, ridotte a “mere entità legali”, e le minoranze religiose, causando un effetto nocivo sulla società. (A.D.C.)

 

 

UN’ASSOCIAZIONE LAICALE CATTOLICA HA PROMOSSO UNA RACCOLTA DI FIRME

PER CHIEDERE L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE IN INDIA,

- A cura di Lisa Zengarini -

 

BHOPAL. = Una raccolta di firme per chiedere l’abolizione della pena di morte in India. A promuoverla è la “Prison Ministry India”, un’associazione cattolica laicale impegnata da più di 15 anni nella pastorale carceraria. La campagna è stata lanciata la settimana scorsa, durante la sua ottava convention nazionale a Bhopal. L’obiettivo, spiegano i responsabili dell’associazione, è di sensibilizzare la classe politica e l’opinione pubblica indiana sul fatto che la pena capitale non solo è contraria al principio dell’intangibilità della vita umana, ma è anche uno strumento antiquato e inefficace deterrente al crimine. Il diritto alla vita, ha evidenziato il cofondatore dell’UCAN, padre Varghese Karippery, deve essere difeso e ai detenuti “va data l’opportunità di riformarsi”. Un’altra considerazione contro la pena di morte, come più volte enfatizzato dalle organizzazioni per i diritti umani e confermato dalle statistiche, è che nella stragrande maggioranza dei casi essa viene comminata a persone già emarginate che non hanno mezzi per potersi difendere in sede legale. In India, come in altri Paesi dove è in vigore, la maggior parte dei condannati a morte proviene infatti da famiglie povere. Fondata nel 1988 con il nome di “Jesus’ Fraternity” e riconosciuta dalla Conferenza episcopale indiana, “Prison Ministry India” è oggi presente con i suoi circa duemila tra sacerdoti, religiosi e laici in 850 carceri indiane, dove offre assistenza legale, medica e psicologica ai detenuti e alle loro famiglie. L’associazione gestisce anche una quindicina di centri di riabilitazione per aiutare gli ex detenuti a reinserirsi nella società.

 

 

INIZIA OGGI A COSTANTINOPOLI LA 23.MA CONFERENZA ECUMENICA

DEI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI. VI PARTECIPANO

50 PRESULI CATTOLICI E ORTODOSSI DI VARI RITI, PROVENIENTI DA 23 PAESI

 

ROMA. = Cinquanta vescovi tra cattolici e ortodossi, di 23 nazioni e di quattro continenti, riuniti per una grande assise ecumenica nel “cuore” dell’ortodossia, Costantinopoli. Sarà la città sul Bosforo la sede della 23.ma Conferenza ecumenica di vescovi amici del Movimento dei Focolari, promossa dal cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, che inizia oggi e terminerà il primo prossimo dicembre. Presuli ortodossi, siro ortodossi, armeni apostolici, anglicani, evangelico-luterani e cattolici di vari riti vivranno una decina di giorni di convivenza fraterna nel segno della spiritualità ecumenica, di recente incoraggiata con forza dal Papa nella Unitatis Redintegratio, e nel segno della spiritualità del Movimento dei focolari improntata all’unità. Momenti culmine della Conferenza saranno gli incontri-dialogo con il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, con il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, il Patriarca armeno apostolico di Costantinopoli, Mesrob II, e il vicario patriarcale siro-ortodosso per la Turchia, Filüksinos Yusuf Çetin. Durante il loro soggiorno, i vescovi si recheranno, tra l’altro, a Nicea, sede di due dei primi Concili ecumenici, e al Monastero della SS. Trinità ad Halki, insigne centro di studi del Patriarcato ecumenico. Inoltre, parteciperanno all'accoglienza delle reliquie dei Padri della Chiesa ancora indivisa, i Santi Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno, consegnate da Giovanni Paolo II al Patriarca Bartolomeo in questi giorni. (A.D.C.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 novembre 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

I partecipanti alla Conferenza internazionale sull’Iraq in corso a Sharm el Sheikh, in Egitto, hanno approvato il testo della dichiarazione finale. L’annuncio da parte del ministro degli esteri egiziano Ahmad Abul Gheit. La Conferenza si era aperta questa mattina con un appello alla riconciliazione nazionale prima delle elezioni del 30 gennaio e con un monito che la questione irachena non è scindibile da una soluzione del conflitto israelo-palestinese. Il nostro servizio:

 

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C’è la conferma ufficiale che i responsabili politici iracheni fanno tutti i preparativi per le elezioni che restano confermate al 30 gennaio prossimo. Un’altra notizia è che il processo a Saddam Hussein inizierà entro il 2004. C’è poi la richiesta avanzata nel corso della Conferenza dal ministro degli Esteri iracheno, Zebari: “per garantire il libero svolgimento di elezioni democratiche in Iraq, la comunità internazionale deve fare la sua parte fornendo truppe a protezione del personale impegnato nella missione dell’ONU”. Ricordiamo che la conclusione della conferenza che ha riunito venti ministri degli esteri dei Paesi del G8 e arabi, ma anche rappresentanti di quattro organizzazioni internazionali, era attesa nel pomeriggio. L’attesa era ed è, fin quando non si conosce il testo della dichiarazione, per una presa di posizione di sostegno al governo iracheno e alle elezioni, sulla base della risoluzione 1546 approvata nel giugno scorso dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. E per quanto riguarda la posizione del segretario generale dell'Onu, si sa che ha affermato che “bisogna incoraggiare i vari gruppi iracheni a partecipare al processo di riconciliazione nazionale”.

 

L'Onu, che ha ritirato i suoi dipendenti stranieri dopo l’attentato dell'agosto dello scorso anno, è sotto pressione perché ritorni in forze in Iraq, in particolare per l’appuntamento elettorale. Annan, ricordando l’insicu-rezza sul campo, ha sottolineato che il successo della missione ONU “non si misura con il numero degli impiegati” presenti nel Paese. Il segretario generale, come fatto altre volte, indirettamente ha criticato il governo iracheno per aver permesso le offensive militari contro Falluja e altre città sunnite. Combattere il terrorismo “è un diritto e un dovere” - ha affermato - ma le autorità irachene dovrebbero tener conto dell'impatto generale che tali azioni hanno sul processo di transizione pacifica. Da parte sua, il ministro degli esteri francese Barnier ribadisce che l’adesione e la partecipazione del maggior numero di iracheni alla transizione in corso attualmente nel loro Paese è uno dei punti sui quali la Francia ritiene si basi il successo del processo politico in corso in Iraq. E ancora: possiamo riferire delle dichiarazioni del ministro degli esteri egiziano: ha auspicato un “ritorno dell’Iraq nella sua famiglia araba”, affermando che nelle acque chiare del Mar Rosso si specchiano le aspettative per la sicurezza, la pace e la stabilità di tutta l’area mediorientale.

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Il rilancio del piano di pace israelo-palestinese è stato al centro di una breve riunione, stamani, fra i membri del cosiddetto Quartetto di mediatori (che comprende Onu, Ue, Usa e Russia) riuniti a Sharm el Sheikh in occasione della conferenza internazionale sull’Iraq. In esame un piano di aiuti finanziari e l’invio di un gruppo di osservatori per garantire il regolare svolgimento delle elezioni palestinesi. Ieri, il segretario di Stato americano, Colin Powell, aveva incontrato direttamente sia le autorità palestinesi che quelle israeliane. Secondo le fonti, “preparativi molto discreti” sono in corso per seguire gli sviluppi nell’Autorità nazionale palestinese (ANP), dopo la morte del presidente Arafat. Secondo la stampa egiziana, nei prossimi giorni Abu Mazen, dopo l’ufficializzazione della sua candidatura da parte di Al Fatah, sarà al Cairo dal presidente egiziano Mubarak per informarlo degli argomenti esaminati con il segretario di Stato americano Colin Powell.

 

Ma proprio stamani ha annunciato la sua candidatura alla presidenza palestinese Marwan Barghuti, capo di Al Fatah in Cisgiordania, attualmente detenuto nelle carceri israeliane, condannato a cinque ergastoli. Quale il significato di questa sfida aperta al candidato ufficiale Abu Mazen? Andrea Sarubbi lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi mediorientali all’Univer-sità di Bologna:

 

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R. – E’ in atto da tempo un braccio di ferro molto violento tra la vecchia guardia e la nuova guardia. Chiaramente fin tanto che Arafat è stato vivo questo scontro è riamato mascherato. Adesso sta emergendo a tutti gli effetti. La candidatura di Barguti sta a significare che la nuova generazione, quella nata nei territori, cresciuta nei territori attraverso le intifade – quella del 1987 e quella odierna – non intende più fare concessioni alla generazione dell’esilio, tanto più quanto questa generazione è quella disponibile a trattare sia con gli israeliani sia con gli americani con un atteggiamento che, evidentemente, viene giudicato troppo condiscendente.

 

D. – Quindi, è una cattiva notizia per il processo di pace?

 

R. – Da questo punto di vista sì, perché ci si illudeva che Abu Mazen potesse in qualche maniera gestire una transizione anche dopo ed arrivare ad una qualche forma di accordo soprattutto con le Brigate dei martiri di Al Aqsa. La candidatura di Barguti toglie illusioni in merito.

 

D. – Sembra, tra l’altro, che Arafat in punto di morte avesse detto: il mio successor sarà Karduni. Ora, se Al Fatah candida Abu Mazen, se Barguti si candida da solo vuol dire comunque che i palestinesi stanno voltando pagina...

 

R. – Questo sicuramente, anche perché a questo punto se deve essere Karduni cosa significa? Che Arafat sconfessava tutto il processo di pace? Karduni non ha mai riconosciuto gli accordi di Oslo. Intransigenza per intransigenza le piazze palestinesi a questo punto seguono Marwan Barguti, non Karduni che se ne continua a stare a Tunisi.

 

D. – In ogni caso – per citare un dirigente dell’ANP – è finita l’era delle nomine con il dito. Questo apre un capitolo nuovo per i palestinesi?

 

R. – Assolutamente nuovo, perché forme di democrazia i palestinesi sinora non ne hanno conosciuta mezza. Quindi è evidente che si aspetta che ci sia un processo di designazione molto più trasparente.

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Non c'è stato nessuno scambio  con i rapitori dei tre funzionari dell'Onu tenuti in ostaggio in Afghanistan per ottenere la loro liberazione. E’ quanto ha detto il ministro dell’interno afgano, Jalali, dopo che il presunto capo del gruppo armato che li aveva rapiti aveva fatto sapere che erano stati liberati in cambio della liberazione di 24 detenuti vicini ai taleban.

 

Nuovi violenti scontri sono esplosi domenica nel Darfur, la martoriata regione del Sudan  nord occidentale, costringendo circa 30.000 persone alla fuga disperata, sotto l'incalzare delle truppe sudanesi e dei  miliziani arabi loro alleati. Anche il personale umanitario di Save the Children, che operava proprio nell’epicentro dei combattimenti, è stato costretto ad evacuare: una trentina di persone sono state portate in salvo da elicotteri militari dell’Unione Africana (UA). Secondo testimonianze di Save the Children, ci sarebbero stati anche bombardamenti da parte dell'aviazione sudanese, con ordigni caduti ad appena 50 metri dal centro dove viene distribuito cibo ai bambini. Questa testimonianza non ha finora ricevuto conferme. La violenta ripresa degli scontri giunge a un paio di settimane da un’intesa tra le parti, negoziata ad Abuja (Nigeria), in cui si impegnavano, tra l'altro, a cessare le violenze, fornire tutte le garanzie di libero accesso ed  operatività agli aiuti internazionali, rispettare il cessate  il fuoco firmato lo scorso aprile e rimasto sempre lettera  morta.  

 

Veniamo alle questioni europee. “Il Patto di stabilità e di crescita non obbliga gli stati membri ad avere un certo livello di tassazione fiscale o di spesa pubblica sul pil”. Lo ha detto il Commissario UE agli Affari Monetari ed Economici, Almunia, interpellato dai giornalisti a Bruxelles, dopo le discussioni all’interno del governo italiano sulla possibilità o meno di ridurre anche di poco alcune imposte nazionali e dopo alcune dichiarazioni polemiche nei confronti del patto di stabilità. Secondo alcuni della maggioranza sarebbe un vincolo che limita l’Italia.   “Quello che per il Patto di stabilità è importante è il deficit pubblico che deve restare sotto al 3 per cento”, ha detto Almunia, ribadendo la posizione dell’esecutivo sul fatto che i tagli alle tasse devono essere finanziati “e non gravare sul deficit”.

 

Brevissima permanenza di George W. Bush in Colombia. Ha lasciato Cartagena quando da noi era sera. Era arrivato proveniente dal Cile e si è fermato prima di rientrare a Washington. Nonostante la città colombiana fosse blindata da circa 15 mila uomini, poco prima del suo arrivo, un gruppuscolo di manifestanti ha protestato contro la sua presenza nelle strade del centro, bruciando alcune bandiere statunitensi.  Al pranzo in onore di Bush offerto da Uribe hanno partecipato, tra gli altri, anche il Premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcia Marquez e due glorie del baseball locale che il presidente USA ha voluto conoscere.  Ma dei contenuti di questa visita ci parla Maurizio Salvi:

 

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Nelle tre ore e 45 minuti in cui è rimasto in territorio colombiano, Bush ha assicurato al collega Alvaro Uribe il suo impegno a rinnovare il finanziamento del Piano Colombia, interrotto nel Duemila, per lottare contro il narcotraffico ed ampliato di recente alla guerriglia di sinistra delle FARC. La nuova scommessa diplomatica degli Stati Uniti in Colombia è avvenuta mentre l’America Latina è al centro di una grande offensiva economica e commerciale da parte di vari Paesi asiatici, primo fra tutti la Cina. Il presidente cinese Hu Jintao, che ha trascorso nel sub-continente 12 giorni, visitando Brasile, Argentina e Cile, annunciando investimenti per miliardi di dollari, è sbarcato ora anche a Cuba. Da parte sua, il premier giapponese Junichiro Koizumi, ha realizzato una vista di Stato in Cile; ed anche il presidente vietnamita Tran Duc Luong in Argentina; e il leader russo, Vladimir Putin in Brasile.

 

Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi.

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I presidenti di Cina e Cuba, Hu Jintao e Fidel Castro, hanno sottoscritto ieri sera 16 accordi di cooperazione, in particolare nel settore del nichel. Gli accordi sono stati firmati al Palazzo della Rivoluzione, sede del governo cubano, dopo l’arrivo per una visita ufficiale del capo di Stato cinese e dopo circa due ore di colloqui tra Castro e Jintao. La nuova fabbrica, battezzata “Las Cariocas” e situata nella provincia di Holguin (800 km a est della capitale), permetterà un importante aumento della produzione di nichel cubano, dalle attuali 75 mila tonnellate all’anno a quasi a 100 mila tonnellate, un obiettivo a lungo pubblicizzato dal governo di Fidel Castro.

 

C’è molta attesa per i risultati dei colloqui che il premier pakistano Aziz, in visita ufficiale in india, avrà con i vertici di New Delhi, sulla questione del Kashmir, la regione contesa al confine tra i due Paesi. Previsti per domani i colloqui con l’omologo indiano Singh che la settimana scorsa si è recato proprio nel Kashmir indiano.

 

 

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