RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
326 - Testo della trasmissione di domenica 21 novembre 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Vertice
APEC in Cile: Bush bacchetta Corea del Nord e Iran sui rispettivi programmi
nucleari
Attesa
in Medio Oriente per l’arrivo del segretario di Stato americano, Powell
Sciagura
aerea in Cina: un velivolo precipita nella Mongolia centrale: 53 i morti.
21 novembre 2004
UNA TAPPA MILIARE NEL CAMMINO DELLA CHIESA:
COSI, ALL’ANGELUS IN PIAZZA SAN PIETRO, GIOVANNI
PAOLO II HA SOTTOLINEATO
LA CENTRALITA’ DELLA COSTITUZIONE DOGMATICA LUMEN
GENTIUM,
A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE.
E NELL’ODIERNA
GIORNATA PRO ORANTIBUS, IL PAPA HA ESORTATO TUTTI I
FEDELI
A TROVARE
NELLA PREGHIERA L’APPOGGIO AD OGNI IMPEGNO UMANO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Una tappa miliare nel cammino
della Chiesa: nell’ultima domenica dell’anno liturgico, solennità di Cristo Re
dell’Universo, Giovanni Paolo II ha sottolineato l’importanza per tutti i
fedeli della costituzione dogmatica Lumen Gentium, che - proprio il 21
novembre di 40 anni fa - veniva promulgata dai Padri del Concilio Vaticano II.
All’Angelus domenicale, in una Piazza San Pietro soleggiata, il Pontefice ha
così messo l’accento sul significato quanto mai attuale del documento
conciliare. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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La Lumen Gentium, ha sottolineato Giovanni Paolo
II, ha “stimolato il Popolo di Dio ad assumere con maggior decisione le sue
responsabilità nell'edificazione di quel Regno di Cristo che avrà il suo pieno
compimento solo al di là della storia”. Un documento cruciale, dunque, per la
Chiesa di oggi:
“La Lumen Gentium ha segnato una tappa miliare nel
cammino della Chiesa sulle strade del mondo contemporaneo”
“L'animazione evangelica
dell'ordine temporale”, ha detto ancora, è “un dovere di ogni battezzato in
particolare dei fedeli laici”. Quindi, ha indicato come “utile sussidio” per
questa missione “il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa,
pubblicato proprio quest’anno dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della
Pace”, al quale il Papa ha rinnovato la sua gratitudine. Tuttavia, ha
proseguito, “ogni impegno umano”, per raggiungere lo scopo, “deve trovare
appoggio nella preghiera”. Ha così sottolineato come si celebri oggi la Giornata
pro Orantibus. A Maria, il Pontefice ha affidato “le comunità di vita contemplativa”.
Non manchi mai a questi nostri fratelli e sorelle, è stata la sua esortazione,
“il sostegno spirituale e materiale di tutti i fedeli”.
Giovanni Paolo II non ha poi
mancato di ricordare che sempre oggi si celebra in Italia la Giornata delle
Migrazioni, sul tema “Il mondo come una casa: dalla diffidenza
all’accoglienza”. Un pensiero speciale il Papa lo ha così rivolto ai
“migranti e quanti si affiancano ad essi nel cammino di fede e di fraternità”.
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A 40 ANNI DALLA
PROMULGAZIONE, LA GRANDE ATTUALITA’
DELLA COSTITUZIONE CONCILIARE LUMEN GENTIUM
- Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato -
Quarant’anni anni fa, come ricordato dal Pontefice
all’Angelus, veniva promulgata la Costituzione concilliare Lumen Gentium, che costituisce la chiave di interpretazione di
tutto il Concilio Vaticano II. Oggi è l’arcivescovo Angelo Amato, segretario
della Congregazione per la Dottrina della fede a ricordare che il Papa pone
alla Chiesa intera un esame di coscienza sulla ricezione degli elementi più
qualificanti chiedendosi se si consolida nella Chiesa l’ecclesiologia di comunione
della Lumen Gentium. La domanda,
cioè, è se si dà spazio ai carismi, ai ministeri, alle varie forme di partecipazione
del popolo di Dio, pur senza indulgere a un democraticismo e a un sociologismo
che non rispecchiano la visione cattolica della Chiesa e l’autentico spirito
del Vaticano II. Ma qual è stata la novità apportata da questo documento?
Nell’intervista di Giovanni Peduto, ascoltiamo proprio l’arcivescovo Angelo
Amato:
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R. – A proposito di novità,
forse conviene ricordare quanto lo stesso Santo Padre dice al riguardo: “Nella
storia della Chiesa “il vecchio” e “il nuovo” sono sempre profondamente
intrecciati tra loro. Il “nuovo” cresce dal “vecchio”, il “vecchio” trova nel
“nuovo” una sua “più piena espressione”. Ciò premesso si può affermare che non
sono poche le novità della Lumen Gentium.
In essa, la Chiesa, interrogandosi sulla propria identità, ripropone la
profondità del suo mistero di Corpo e di Sposa di Cristo, valorizzando i
concetti di “popolo di Dio” e di “sacerdozio comune” dei battezzati e della
loro stretta relazione: “Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio
ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di
grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a
suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo”. Nella Lumen Gentium, inoltre, il Concilio
riscopre la collegialità episcopale, espressione privilegiata del servizio
pastorale svolto dai vescovi in comunione col successore di Pietro; riafferma
il dialogo ecumenico; richiama l’universale vocazione alla santità di tutti i
battezzati; esalta la grandezza della consacrazione religiosa e la professione
dei consigli evangelici; sottolinea l’indole escatologica della Chiesa pellegrinante
e la sua unione con la Chiesa celeste. Una novità significativa che raccoglie
le migliori conquiste del rinnovamento biblico, patristico e liturgico, è
presente nel capitolo finale della Costituzione, che tratta della Beata Vergine
Maria, madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Si tratta di una
rivisitazione di alto profilo teologico circa
la funzione di Maria nell’economia della salvezza, circa la sua
mediazione materna, subordinata a quella del Figlio da cui trae fondamento ed
efficacia, circa la natura del culto della beata Vergine nella Chiesa. Questo
capitolo della Lumen Gentium è stato
la fonte del rinnovamento della mariologia postconciliare e del suo
straordinario sviluppo teologico, pastorale e spirituale.
D. – Il documento ha introdotto
il concetto di Chiesa come “Popolo di Dio”: quale il significato?
R. – Spesso il concetto di
“Popolo di Dio” è stato radicalizzato in senso ideologico in opposizione ai
ministeri ordinati, così come la collegialità episcopale in contrapposizione al
primato del Papa o la Chiesa locale in opposizione alla Chiesa universale. In
realtà, il concetto di Popolo di Dio nella Lumen
Gentium ha una connotazione eminentemente teologica. Si tratta cioè della
Chiesa, popolo messianico, che ha per capo Cristo, per condizione la dignità
dei figli di Dio, per legge il precetto della carità e per fine il Regno di
Dio.
D. - La Lumen Gentium ha cambiato in qualche modo il ruolo dei laici nella
Chiesa?
R.- La Lumen Gentium ha precisato
che è proprio dei laici il carattere secolare e cioè il cercare il regno di Dio
trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Ai laici quindi è data
la magnifica responsabilità di lavorare perché il disegno di Dio raggiunga
sempre più gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo.
D. – C’è qualche elemento della Lumen Gentium ancora da attuare?
R. – L’evangelizzazione – ha
detto il Santo Padre – è solo agli inizi. C’è quindi urgente bisogno di
annunciare a tutto il mondo la verità salvifica del Vangelo di Gesù, che è luce
e vita per l’umanità intera. In secondo luogo, i cattolici devono riscoprire
l’amore per la santa madre Chiesa mediante l’obbedienza cordiale ai suoi
insegnamenti. Per questo occorre ritrovare l’entusiasmo dell’ascolto,
dell’accoglienza e dell’interiorizzazione del magistero del Papa e dei vescovi.
In opposizione ad un atteggiamento di dissenso, bisogna riscoprire
l’atteggiamento virtuoso del sentire cum
Ecclesia e dell’agere in Ecclesia et
pro Ecclesia, nostra Madre e Maestra.
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21
novembre 2004
FISSATE PER IL 30 GENNAIO LE PRIME ELEZIONI
DEMOCRATICHE IN IRAQ,
DOVE SI REGISTRA UNA ENNESIMA
GIORNATA DI SANGUE.
GLI
SGUARDI DEGLI OSSERVATORI PUNTATI SU SHARM EL SHEIKH,
DOVE DOMANI INIZIERA’ UNA CONFERENZA CHE TENTERA’
DI
RICOMPATTARE IL CONSENSO INTERNAZIONALE SUL PAESE DEL GOLFO
- Intervista con Alberto Negri -
30 gennaio. Questa la data che
la Commissione elettorale irachena ha scelto per fissare le prime elezioni
democratiche irachene. Uno slittamento di tre giorni rispetto a quanto deciso
precedentemente, resosi necessario per creare un maggior consenso anche nella
fazione sunnita irachena. Ma quella odierna è stata l’ennesima giornata di sangue
in tutto il Paese del Golfo. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
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La normalizzazione irachena
punta sulle prime elezioni democratiche del dopo-Saddam. Ma paga il duro prezzo
di un equilibrio difficile da trovare, anche sulla data di svolgimento della
tornata elettorale. Con una comunicazione inattesa, la commissione elettorale
del Paese ha annunciato lo slittamento del voto di 3 giorni. Non più il 27, ma
il 30 gennaio, dunque, la popolazione irachena si recherà alle urne per
eleggere il Parlamento transitorio, che nominerà un nuovo governo in sostituzione
di quello ad interim del premier Iyad Allawi. A favore di una puntuale osservanza
dello scadenzario elettorale è la comunità sciita irachena, ampiamente
maggioritaria ma perseguitata e discriminata in modo sistematico sotto il
regime di Saddam, appoggiato da vasti settori sunniti. Questi ultimi in larga
misura premono, però, per un rinvio e minacciano in caso contrario di
boicottare il voto, adducendo tra l'altro le violenze e la situazione di
belligeranza che persistono in molte aree abitate dalla minoranza sunnita.
Tesi confermata, tra l’altro,
dai fatti di queste ultimi giorni. I bombardamenti a Falluja e Ramadi;
l’attacco a Mossul. Centinaia di guerriglieri uccisi ed una situazione ben
lontana dalla pacificazione. Nelle ultime ore, poi, almeno sette persone sono
rimaste uccise a Ramadi, quando soldati statunitensi hanno aperto il fuoco
contro un autobus, a bordo del quale stavano transitando davanti all'edificio
sede del governatorato della provincia di al-Anbar, di cui la roccaforte
sunnita è capoluogo. Ma violenti scontri si segnalano anche a Latifya, altro
bastione sunnita a sud di Baghdad. La violenza non ha risparmiato neppure
Baghdad, dove cinque soldati americani sono rimasti feriti nell'esplosione di
un'autobomba. Intanto a Mossul due persone sono morte e cinque sono rimaste
ferite in seguito a un attacco a colpi di mortaio nel centro della città,
mentre c’è da segnalare l’ennesimo atto di sabotaggio contro le strutture
petrolifere di Kirkuk. E' il sesto pozzo preso di mira nella zona, ove altri cinque
erano già in fiamme per precedenti attentati.
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E intanto parte domani a
Sharm-el-Sheikh, in Egitto, la conferenza internazionale sull'Iraq. Alla
presenza dei rappresentanti di tutti i Paesi confinanti, del G8, della Cina,
dell'Onu, della Lega islamica e di quella Araba, la due giorni del vertice
punta a ristabilire un consenso internazionale dopo l'avvio delle operazioni
militari anglo-americane nel marzo del 2003 e in vista delle elezioni del
prossimo gennaio. Ma alla vigilia, già si segnalano le prime spaccature. Il
portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Hamid Reza Asefi, ha
annunciato che non vi sarà alcun incontro tra il ministro degli Esteri iraniano
Kamal Kharrazi e il segretario di Stato americano uscente Colin Powell. Il
portavoce ha poi aggiunto che la Repubblica islamica insisterà per il ritiro
delle forze straniere dal vicino Paese. Sui motivi della conferenza, Giada
Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Sharm-el-Sheikh Alberto Negri, inviato
speciale del Sole24Ore:
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R. – Sarà un tentativo di
ricomporre una situazione che presenta ancora profonde divisioni: da una parte
gli Stati Uniti e i loro alleati, come la Gran Bretagna e l’Italia, dall’altra
quella parte dell’Europa che si era opposta alla guerra e dall’altra ancora un
mondo arabo sempre più scettico e sempre meno voglioso di impegnarsi nella
stabilizzazione dell’Iraq.
D. – Di
fatto, cosa si deve decidere a Sharm-el-Sheikh?
R. – Circola già una bozza di
risoluzione finale, in cui uno dei punti principali è il rinnovato tentativo di
coinvolgere le Nazioni Unite nell’opera di stabilizzazione del Paese. Un altro
punto importante riguarda il processo elettorale che sarebbe previsto per
gennaio, ma che in realtà pare molto difficile da portare a termine.
D. – In un certo senso, questa
conferenza parte menomata: non sono state invitate le forze politiche irachene
e sul terreno si continua a combattere ...
R. – La situazione sul terreno
rivela che l’attacco a Falluja per la conquista della città è stato un successo
militare, ma ci sono molti dubbi che possa trasformarsi anche in un successo
politico. L’obiettivo di questa operazione era di spingere almeno una parte dei
partiti e dei movimenti sunniti ad un tavolo negoziale, per poi arrivare alle
elezioni. Sembra invece – secondo le dichiarazioni del fronte sunnita – che non
ci sia alcuna intenzione di arrivare né ad un negoziato, né di andare al voto
in queste condizioni. E quindi la guerriglia sul terreno, in questo momento,
sta condizionando ogni possibile sviluppo. Poi, c’è una ricostruzione del Paese
che in realtà stenta a decollare: anzi, non è quasi del tutto partita. Quello
che può essere importante a Sharm-el-Sheikh è che ci saranno gli Stati arabi,
la Turchia e l’Iran, confinanti con l’Iraq.
D. – Ma ci potrebbe essere
addirittura un’altra conferenza, proprio in Iraq, prima delle elezioni?
R. – Una conferenza a livello
interno per tentare di ricompattare – se è possibile – un fronte politico. Ma è
questa proprio l’operazione più difficile ora, perché sia dal fronte sunnita,
sia da quello sciita si sono levate molte voci di dissenso nei confronti del
governo di Baghdad e dei suoi programmi. Ciò rende difficile tramutare in
risultati politici l’azione militare che è stata condotta dagli americani.
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LA
POTENZA EMERGENTE CINESE AL CONFRONTO CON EUROPA E STATI UNITI,
NELLA
COSTRUZIONE DI UN NUOVO ORDINE MONDIALE
-
Intervista con il prof. Luigi Bonanate -
L’economia della Cina crescerà attorno al 9 per
cento nel 2004, un tasso coerente con il risultato registrato negli ultimi 25
anni. Basta forse questo dato per sintetizzare la forza della potenza emergente
cinese. Forza che non è solo economica, ma ormai anche geopolitica. Se il XX
secolo è stato definito il “secolo americano”, può allora prefigurarsi un XXI
secolo all’insegna della Cina? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Luigi
Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino.
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R. – Per un certo verso sì e
direi che per un altro verso potremmo anche dire che, molto verosimilmente,
questo secolo sarà non più il secolo americano, ma il secolo antiamericano. Se
sarà un secolo cinese è una domanda un po’ più complessa.
D. – Napoleone disse: “Quando la
Cina si sveglia, il mondo trema”. Anche oggi c’è, nel mondo occidentale, un
senso di timore quando si pensa all’emergere tumultuoso della potenza cinese.
Perché, secondo lei?
R. – Intanto è impressionante e significativo che ci siano alcune grandi
profezie. Napoleone fa quella che lei ricordava; Hegel disse che il futuro del
mondo sarebbe stato negli Stati Uniti e in Russia; Marx ed Engels erano molto
attenti alle vicende cinesi e indiane. Ed ecco che finalmente ci avviciniamo al
continente asiatico. Ci si rende conto che la Cina risvegliata, la Cina
liberata da certi fardelli, da certi appesantimenti, che sono per metà il
retaggio del sottosviluppo, per metà il retaggio di mezzo secolo di un regime
dittatoriale autoritario, ebbene, tutto ciò ci fa vedere che certamente la Cina
è il centro del mondo futuro.
D. – Oggi si è soliti parlare di
Stati Uniti come potenza unipolare. E’ davvero così oppure, pensando alla Cina,
ma anche all’India, siamo già alla vigilia di una nuova stagione caratterizzata
dal multipolarismo?
R. – Io tendo ad evitare il più
possibile le definizioni di tipo polaristico. Spero non si vada verso un mondo
nel quale alcuni comandano e tutto il resto del mondo obbedisce, perché questo
ci porterebbe direttamente ad una linea di scontro tra gli Stati Uniti e la
Cina. In una logica polaristica, tanto più a pochi poli, ovviamente lo Stato
egemone attira la contrapposizione di una potenza sfidante. Certamente la Cina
potrebbe avviarsi su una logica di grande potenza oppure su una logica di
potenza civile. Cercare di farsi un grande arsenale nucleare sarebbe ripetere
il mondo del passato oppure ci si potrebbe avviare sulla linea della potenza
civile, cioè di un Paese, di una grande società che si dedica allo sviluppo
economico, all’eguaglianza sociale, al rispetto dei diritti umani e via
discorrendo.
D. – Oggi l’attenzione
dell’opinione pubblica mondiale è concentrata soprattutto sul Medio Oriente… Il
baricentro della politica internazionale ed economica sembra essersi spostato
nell’area del Pacifico. Quale, dunque, il destino dell’Europa? Quali mezzi ha
l’Unione Europea per affrontare le nuove sfide?
R. – Penso che l’Unione
Europea debba, in primo luogo, quando si parla di mezzi, pensare a mezzi
civili, a mezzi pacifici e non mezzi militari. Voglio dire, l’Europa è comunque
un insieme di ormai quasi mezzo miliardo di persone con la capacità di fare di
tutto e di intervenire su tutto. Il cammino dell’Unione è un cammino
straordinario. L’UE, dunque, potrebbe proporsi al resto del mondo come grande
mediatore, come grande interlocutore di tutti. Ha anche l’esperienza per
potersi adoperare a favore della mediazione tra i conflitti possibili futuri.
Deve, però, dare la prima prova di questa capacità in Medio Oriente, che è il
posto a lei più vicino.
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“IL MONDO COME UNA CASA:
DALLA DIFFIDENZA ALL’ACCOGLIENZA”:
E’ IL TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA ITALIANA
DELLE MIGRAZIONI
- Con noi, don Bruno Mioli
-
Come ha sottolineato il Papa all’Angelus, si celebra oggi in tutte le
parrocchie d’Italia la Giornata nazionale delle migrazioni che quest’anno
prende il titolo “Il mondo come una casa: dalla diffidenza all’accoglienza”.
Come tradizione, le manifestazioni centrali dell’iniziativa si svolgono ogni
anno in una regione diversa del Paese e quest’anno il compito spetta alle
Marche. In tale contesto i missionari scalabriniani hanno promosso, a Loreto,
la quinta “Festa dei Popoli”. Stamani, l’arcivescovo Angelo Comastri ha
presieduto la messa nel Santuario della Santa Casa di Loreto. Quindi, il
pomeriggio sarà caratterizzato da una festa multietnica nella convivialità di
varie etnie di immigrati. Una giornata quella del 2004 – spiega la Fondazione
Migrantes della CEI – incentrata sul tema dell’integrazione degli immigrati, in
corrispondenza con quanto auspicato nel Messaggio pontificio per la speciale
giornata, e intitolato quest’anno “Migrazioni in visione di pace”. Sul
significato della celebrazione odierna, Stefano Leszczynski ha intervistato don
Bruno Mioli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale degli immigrati
e profughi:
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R. – Questo titolo mette
l’accento su un aspetto stimolante che è il problema di sempre, quello della
convivenza, della accoglienza. Parliamo di casa, che è un termine dopotutto
evangelico. Lo ha usato il Papa. Viene spontaneo anche a noi allora parlare del
mondo come una casa. Quindi, anche l’Italia, così ricca di cultura,
spiritualmente così vitale, è capace di confrontarsi con gli altri ed anche di
assimilare quello che di bene può venire da questa novità dell’immigrazione,
tanto diversa.
D. – La società civile, la Chiesa si sforzano
moltissimo per realizzare questo sogno della convivenza, ma servono forse delle
basi legislative più solide per raggiungere l’obiettivo…
R. – Sono d’accordo. Io partirei
proprio da basi mondiali. Stiamo lavorando molto forte anche in Italia, perché
venga ratificata almeno da qualcuno dei Paesi dell’Occidente quella convenzione
sulla difesa dei diritti degli immigrati e delle loro famiglie, che è stata approvata
dall’ONU 13 anni fa. La Carta Europea ha tre capitoli che riguardano l’immigrazione,
buoni, positivi in se stessi, ma francamente non sufficienti. Occorrerebbe un
respiro maggiore. Qui da noi, in Italia, l’abbiamo detto con tutta schiettezza:
questa legge attualmente in vigore porta dei forti intoppi a questo processo
integrativo.
D. – Sempre più spesso anche
l’opinione pubblica sembra recepire il messaggio politico che viene da più
parti, che i lavoratori migranti siano mera mano d’opera e non persone che
hanno un progetto di vita, magari nel Paese in cui si trovano ad immigrare.
Come contrastare questa tendenza sempre più diffusa?
R. – Direi anzitutto con un
invito alla saggezza, che è la memoria storica. “Ricordati italiano che anche
tu sei stato straniero”. Secondo, abbiamo assoluto bisogno di immigrazione.
Terzo, il fatto dell’integrazione non è a beneficio dei migranti, ma della
nostra società. Proviamo a stringere la mano dell’altro. Chi fa queste
esperienze allora capisce dal di dentro quanto sia interessante l’integrazione.
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PER I GIOVANI ITALIANI, LA
FAMIGLIA E’ IL PRIMO DEI VALORI: LO SOTTOLINEA
UN RAPPORTO DI EURISPES E TELEFONO AZZURRO
- Con noi, Italo Saverio Trento ed Ernesto Caffo -
Giovani italiani più consapevoli e riflessivi: ben 9 su 10 sono convinti
che impegnandosi si può costruire un futuro migliore per tutti. E’ questo il dato principale trattato a margine del
quinto rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza,
presentato in questi giorni a Roma. Un progetto di ricerca realizzato da
EURISPES e Telefono Azzurro, che cerca di tracciare un identikit dei bambini e
degli adolescenti italiani in rapporto ad alcune aree di analisi. Il servizio
di Francesca Smacchia:
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I
ragazzi italiani sono diventati più consapevoli e riflessivi, legati ai valori
tradizionali come la famiglia e vogliono impegnarsi nella costruzione di un
mondo e di un futuro migliori per sé e per gli altri. E’ quanto emerso dal
quinto Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza,
stilato da EURISPES e da Telefono Azzurro. Un dato che però contrasta con una
realtà quanto mai grave: sono quasi due milioni i bambini poveri in Italia ai
quali sono negati i diritti più elementari, come la famiglia, la salute,
l’istruzione, il rispetto, l’incolumità fisica e psicologica. La maggioranza
risiede al Sud, ma anche al Centro e al Nord la situazione è allarmante.
Accanto alle vecchie emergenze, sono state poi evidenziate anche le nuove
situazioni che coinvolgono il mondo dei minori: dal consumo di stupefacenti in
età sempre più precoce, agli incidenti stradali, ai disturbi d’ansia e
alimentari, al rapporto con la scuola e la famiglia. La riflessione di Italo
Saverio Trento, direttore dell’EURISPES:
“Lo
spaccato giovanile non sono solo Sms, non sono i messaggi con i telefoni, ma è
un desiderio ed una domanda di futuro a cui questa società non è in grado e non
sembra in grado assolutamente di rispondere. Abbiamo stimato in un milione i giovani
ragazzi che fanno uso abituale di sostanze stupefacenti, arrivando addirittura
alla cocaina. Con rispetto a questi dati preoccupanti, abbiamo anche il dovere
di porre la massima emergenza nell’affrontarli, ma nell’affrontarli sul piano
culturale ed antropologico e non soltanto con misure di carattere repressivo
che lasciano il tempo che trovano”.
In
crescita anche i comportamenti suicidi, i fenomeni di devianza, gli abusi e le
violenze, come denuncia Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro:
“Il
problema della violenza sui bambini è un problema che richiede misure di intervento
sempre più preventive e noi ci accorgiamo di arrivare ancora molto tardi. Ci
sono leggi in Parlamento che vanno – a mio avviso – approvate, come quella
sulla pedofilia. E questo perché l’emergenza rappresenta un segnale che qualcosa
non ha funzionato prima”.
Accanto
alla già difficile situazione, si registra l’aumento di minori che risultano ancora
scomparsi ed il coinvolgimento di minori nelle sette sataniche, contattati
soprattutto attraverso Internet.
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Radiogiornale
21
novembre 2004
“PREGARE TUTTO IL GIORNO È IL NOSTRO
CONTRIBUTO ALLA CHIESA E AL MONDO”.
COSI’ LA PRIORA DEL MONASTERO DI CLAUSURA DELLE CARMELITANE SCALZE
A BANGKOK, IN OCCASIONE DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLE CLAUSTRALI
BANGKOK. = “Pregare in un mondo che va
di fretta.” Questa la missione delle suore Carmelitane scalze che operano
nella frenetica Bangkok. Il loro monastero di clausura si trova al centro della
capitale tailandese affollato da banche, uffici, locali e ristoranti. Ma la
confusione e il traffico non contrastano con la vita di queste suore dedicata
alla contemplazione e alla preghiera. “Preghiamo per il mondo e i suoi
bisogni”, ha detto all’agenzia ‘Asianews’ la priora del monastero, suor
Teresita del Bambino Gesù in vista dell’odierna Giornata mondiale delle
Claustrali. “Pregare tutto il giorno è il nostro contributo alla Chiesa e
al mondo”, ha aggiunto la suora. A Bangkok sono molte le persone che si
rivolgono alle carmelitane in cerca di aiuto e di conforto. Al monastero
arrivano genitori che chiedono di pregare per i figli e per la solidità della
loro fede. Cerchiamo di insegnare a “dialogare con Dio”, ha spiegato la priora.
L’Ordine delle Carmelitane scalze è stato fondato da Santa Teresa di Gesù
d’Avila nel 1562. Oggi le carmelitane nel mondo sono circa 12 mila. (A.L.)
OLTRE 3500 I MONASTERI FEMMINILI NEL MONDO, 468 IN
ITALIA.
E’ QUANTO
RIVELA IL SEGRETARIATO ASSISTENZA MONACHE
ROMA.= In occasione della Giornata
mondiale delle Claustrali, il Segretariato assistenza monache ha pubblicato una
serie di dati, che sintetizzano questa significativa realtà: in Italia sono 468
i monasteri femminili, con 6672 monache e 321 novizie. Risulta inoltre che
l'ordine francescano conta il maggior numero di monasteri in Italia (114 di
clarisse, 34 di cappuccine, 1 di eremite e 3 di terziarie). A seguire l'ordine
benedettino (benedettine 78, cistercensi 12, certosine 2, camaldolesi 5,
trappiste 2) con 99 monasteri, quello carmelitano (77) e diversi altri:
domenicane (32), visitandine (29) agostiniane (25), passioniste (11). In tutto
il mondo, i monasteri sono 3.529 con 47.626 monache e oltre 8.100 tra novizie e
postulanti. L'Europa è il continente con più monasteri (2.252), poi vengono nell'ordine
America (904), Asia (227), Africa (123), ed Oceania (23). Più della metà delle
monache (29.788 professe e 3.179 novizie e postulanti) si trovano nel Vecchio
Continente. (A.G.)
INAUGURAZIONE OGGI, NELLA CITTA’ INDIANA DI GOA,
DELL’OSTENSIONE DELLE RELIQUIE DI SAN FRANCESCO
SAVERIO.
L’ESPOSIZIONE, CHE SI TIENE CON CADENZA
DECENNALE,
SI CONCLUDERA’ IL PROSSIMO 2 GENNAIO
GOA. = Inaugurazione oggi
dell’ostensione delle reliquie di San Francesco Saverio nella Basilica del Bom
Jesus di Goa, in India, dove il Santo è sepolto. L’esposizione, che si concluderà
il prossimo 2 gennaio, si tenne per la prima volta nel 1782 e veniva ripetuta
ogni anno il giorno della nascita del Santo gesuita, il 3 gennaio. In seguito,
l’evento assunse cadenza decennale, richiamando nella città indiana un numero
sempre maggiore di fedeli. Circa un milione e mezzo i pellegrini accorsi per
l’ultima ostensione, durata dal 21 novembre 1994 al 7 gennaio 1995. In una
lettera pastorale diffusa in vista dell’avvenimento, l’arcivescovo di Goa e
Damão, mons. Filipe Neri Ferrao, ha esortato i fedeli a partecipare alle attività
ad esso correlate, spiegando come il fine principale sia quello di contribuire
alla formazione religiosa, all'azione sociale e alla promozione del dialogo
ecumenico. Proprio per il buon esito dell’iniziativa, il Comitato diocesano
"ad hoc" ha elaborato una speciale preghiera e ha predisposto
materiali divulgativi di diverso genere. Tra i primi compagni di Sant'Ignazio,
San Francesco Saverio giunse a Goa il 6 maggio 1542, all'inizio della sua
missione nelle Indie Orientali. Vi si trattenne cinque mesi, svolgendo attività
apostolica tra i lebbrosi, i carcerati e gli indigenti, prima di ripartire per
Capo Comorin, Malacca e il Giappone. Vi ritornò nel febbraio 1552, con il
desiderio di intraprendere una nuova missione in Cina, ma si ammalò nel corso
del viaggio. Si spense nell’isola di Sancian il 3 gennaio 1552, all’età di 46
anni. Fu canonizzato, insieme ad Ignazio di Loyola, il 12 marzo 1622 e
dichiarato Patrono delle Missioni nel 1927. (D.G.)
“PROMUOVERE LA PACE IN TUTTO IL MONDO”
E’ L’INVITO RIVOLTO DALLA CONFERENZA
EPISCOPALE COREANA
IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA BIBLICA,
AL VIA DA OGGI FINO AL 27 NOVEMBRE A SEUL
SEUL. = E’ dedicata al tema
della pace la Settimana Biblica apertasi oggi in Corea. In occasione dell’evento,
che si concluderà il 27 novembre, la Commissione Biblica della Conferenza
episcopale coreana ha diffuso un messaggio dal titolo “Rischiarare quanti sono
nelle tenebre nell’ombra della morte, dirigere i nostri passi sulla via della
pace”. Nel documento, firmato da mons. John Chrysostom Kwon Hyok-ju, vescovo di
Andong e presidente della Commissione biblica, si invitano i fedeli a
“promuovere la pace in tutto il mondo e a costruire un mondo di pace”. “La
tragedia delle guerre e della violenza – si legge nel testo - le profonde
ferite dell’odio e dei conflitti, la crisi della famiglia, minata da difficoltà
economiche e dall’influenza negativa dei nuovi movimenti religiosi nella Chiesa:
tutto questo ci fa render conto del fatto che la pace è un messaggio necessario
per la nuova evangelizzazione nel nostro tempo”. Mons. Kwon Hyok-ju ha anche
sottolineato che “pace non significa solo assenza di guerre o di violenza, ma è
la pienezza della vita, che è la presenza di Dio”. In particolare, essa “nasce
dalla convinzione della presenza del Dio che dona la vita: e questa convinzione
può mettere profonde radici dentro di noi, quando è illuminata dalla luce della
Parola di Dio”. La Settimana Biblica è l’occasione in cui la Chiesa coreana
invita i fedeli a leggere, pregare e meditare sul Vecchio Testamento. “La
Parola di Dio – afferma, infatti, nel messaggio - deve essere un punto di riferimento
essenziale per i fedeli che vivono in un contesto di relativismo religioso e
culturale”. (D.G.)
VALORIZZARE LE CHIESE EUROPEE DEDICATE AL SANTO
SEPOLCRO DI GERUSALEMME
E’ L’OBIETTIVO DEL PROGETTO
FINANZIATO DA BRUXELLES
E INTITOLATO “CULTURA 2000 - LE ROTONDE DEL SANTO
SEPOLCRO”.
DOMANI INCONTRO AD ASTI PER DEFINIRNE LE LINEE
GUIDA
ASTI.
= Sta per partire il progetto “Cultura 2000 – Le Rotonde del Santo Sepolcro”
volto a valorizzare le chiese europee dedicate al Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Domani ad Asti – città piemontese scelta perché sede del complesso monumentale
di San Pietro - si svolgerà un primo incontro per definirne i dettagli come il
logo, il sito Internet e le diverse iniziative. Obiettivo del progetto, messo a
punto dallo Sportello Europa, è attrarre il maggior numero di visitatori nelle
chiese, nelle basiliche e nei centri religiosi che si rifanno al Santo
Sepolcro. A tal fine, si è pensato di promuovere incontri, convegni, mostre per
i quali la Commissione Europea ha stanziato 118mila euro. (D.G.)
ATTIVATO UN CONTO CORRENTE
DI OTTO MILIONI DI EURO PER SOSTENERE
I PROGETTI IN FAVORE DEI BAMBINI. CON QUESTA
NOTIZIA,
CONTENUTA NELLA DICHIARAZIONE FINALE, SI SONO
CONCLUSI, IERI IN SIERRA LEONE, I LAVORI DELLA CONFERENZA SULL’INFANZIA IN
AFRICA OCCIDENTALE
FREETOWN.
= Si è conclusa con un’ottima notizia la Conferenza sull’Infanzia, organizzata
a Freetown, in Sierra Leone, dalla Cooperazione italiana per lo sviluppo:
l’attivazione di un conto corrente di 8 milioni di euro presso la Banca Mondiale
e la Banca africana di sviluppo. Si tratta di un fondo a cui potranno attingere
i governi, le organizzazioni non governative, gli organismi delle Nazioni Unite
per realizzare progetti in favore dei minori. “La cifra – ha commentato
all’Agenzia MISNA un partecipante che ha preferito restare anonimo - non è
molto alta, soprattutto se si pensa che con questo denaro si dovrebbero
finanziare progetti che interessano circa 16 Paesi. Ci piace pensare, però, che
sia solo l'inizio di un nuovo cammino”. Molto positivo, il giudizio sulla
conferenza da parte di tutti i partecipanti, inclusi i più critici, sebbene,
dopo le ripetute notizie di tagli e congelamenti, permangano i dubbi sulla
disponibilità di fondi per la cooperazione. L’incontro tra tutti i protagonisti
del settore ha permesso un confronto diretto altrimenti difficile. In particolare,
nel documento finale, l’Italia si è impegnata a sostenere politiche di sviluppo
in favore dell'infanzia, a mobilitare risorse sia finanziarie che umane nei
diversi settori - nutrizione, salute, istruzione e formazione professionale -,
a contribuire alla realizzazione di una serie di interventi nei Paesi
partecipanti, mediante governi, enti internazionali ed ONG. Sono stati assunti
impegni non solo con l’esecutivo di Freetown ma con tutti quelli dell'Africa
occidentale. “Cerchiamo adesso di non tradire la loro fiducia”, ha dichiarato il
vescovo di Makeni, mons. George Biguzzi, al termine dei lavori. (D.G.)
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- A cura di
Salvatore Sabatino -
La presenza del presidente
statunitense, George W. Bush, ha condizionato pesantemente il vertice
dell’Apec, che si conclude oggi a Santiago del Cile. Il capo della Casa Bianca
è intervenuto al summit, mettendo in evidenza la questione nucleare della Corea
del Nord e dell’Iran. In primo piano anche il terrorismo internazionale. Da
Santiago del Cile, Maurizio Salvi:
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Il vertice delle nazioni che
fanno parte dell’area Asia-Pacifico si chiude oggi in Cile con la constatazione
che nell’attuale stato di cose la presenza di George Bush alla Casa Bianca è
comunque un condizionamento importante. Se ne sono accordi sia i presidenti di
Cina, Russia e Corea del Sud, sia il premier del Giappone, che hanno dovuto
subire l’imposizione di un dibattito sulle minacce nucleari rappresentate dalla
Corea del Nord e dall’Iran, che preoccupano assai Washington. Così Bush ha
speso gran parte del suo tempo ad ammonire i nordcoreani a ritornare al tavolo
del dialogo a sei in cambio di un pacchetto di aiuti, di cui non si sa molto.
Nella stessa linea il presidente americano ha rinnovato l’avvertimento a
Teheran ad archiviare le ambizioni di sviluppare un’arma atomica e a non
tradire la fiducia dei Paesi europei che hanno privilegiato la via diplomatica
per disinnescare la crisi. Ieri pomeriggio il Capo della Casa Bianca ha sottolineato
davanti a centinaia di imprenditori l’ineludibile problema del terrorismo che –
ha detto – condiziona la libertà e lo sviluppo degli scambi commerciali. Gli
interlocutori di Bush hanno incassato, senza battere ciglio, le sue
raccomandazioni e solo il russo Vladimir Putin ha cercato di deviare il
discorso, portandolo sull’eccesso dell’egemonia degli Stati Uniti e sulle cose
più urgenti da fare in Iraq.
Da Santiago del Cile, Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
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E ci sono i primi segnali di
distensione sul fronte del nucleare iraniano. Teheran ha, infatti, confermato
che da domani sospenderà temporaneamente le attività del ciclo dell'arricchimento
dell'uranio, come previsto da un accordo provvisorio raggiunto nei giorni
scorsi con Francia, Germania e Gran Bretagna.
Si è chiuso, invece, ieri a San
Josè di Costa Rica il XIV vertice Iberoamericano. Adottata una dichiarazione
che crea un nuovo segretariato generale. La struttura promuoverà l’educazione
come mezzo di sviluppo ed i mezzi ideali per la lotta al terrorismo. Affrontato
durante il summit pure la delicata questione di Haiti. Il primo ministro di
Port au Prince, Gerard Latortue, ha esortato la comunità iberoamericana a
creare una commissione “ad hoc”, finalizzata alla ricostruzione del Paese. Il
prossimo vertice si terrà nel 2005 nella città spagnola di Salamanca.
Attesa, in Medio Oriente, per
l’arrivo del segretario di Stato americano Colin Powell, e dei grandi della
diplomazia mondiale. La prossima, dunque, sarà una settimana ricca di attività
diplomatiche, tesa a rilanciare il percorso di pace della Road Map. Intanto,
nuovi episodi di violenza accendono la tensione nei Territori. Ce ne parla
Eugenio Bonanata:
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Un militante palestinese è stato
ucciso stamani nella zona sud della striscia di Gaza da un reparto militare
israeliano. Secondo quanto riferisce la radio militare, l’attivista palestinese
era in procinto di tendere un’imboscata agli automobilisti israeliani in
transito. Da Gaza si è appresa la rivendicazione dell’agguato da parte del
braccio armato della Jihad islamica. Intanto, la polizia dello Stato ebraico ha
elevato lo stato di allerta nella Galilea, nel timore di attentati palestinesi.
A Nablus, in Cisgiordania, invece, ieri sera due adolescenti palestinesi sono
rimasti uccisi, e un terzo ferito gravemente, durante una violenta
manifestazione contro soldati israeliani, iniziata con il lancio di pietre
verso la colonna militare. Sale così ad oltre 4.500 il numero delle vittime
dopo l’inizio della seconda Intifatda, nel settembre del 2000.
Sul fronte elezioni, da ieri, la
commissione elettorale palestinese ha aperto ufficialmente l’iscrizione dei
candidati per le presidenziali del 9 gennaio. Dunque, nelle prossime ore, si
attende la discesa formale in campo del nuovo capo dell’Olp, Abu Mazen, considerato
al momento il grande favorito nella corsa alla successione di Arafat. Intanto,
il Primo ministro israeliano, Ariel Sharon, in vista del voto, ha ordinato alle
proprie armate di riposizionarsi nei pressi delle città palestinesi della Cisgiordania.
Nel frattempo, la nuova leadership della transizione si prepara a ricevere la
visita del segretario di Stato americano uscente Colin Pawell, che si accinge a
dare il via ad una settimana di attività diplomatica internazionale per
rilanciare il dialogo israelo-palestinese.
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Alta tensione anche in
Afghanistan. Quattro persone sospettate di essere combattenti schierati contro
la coalizione internazionale presente nel Paese asiatico sono state uccise e
cinque arrestate nel corso di un attacco condotto nell' est da parte di forze
congiunte americane e afghane. Oltre 17 mila uomini, diretti dagli americani,
continuano a dare la caccia ai taleban e ai loro fiancheggiatori.
Negli scontri armati che si
registrano da ieri in Nepal sono rimasti uccisi 66 ribelli maoisti e 10
soldati. Lo hanno precisato fonti militari, spiegando che la zona dei
combattimenti è nei pressi di Pandon, Paese nel distretto occidentale di
Kailali. Dall'inizio della guerra civile, iniziata nel 1996 dai ribelli che
vogliono rovesciare la monarchia, è salito a circa 10 mila il numero totale
delle vittime.
Sciagura aerea in Cina. Un
velivolo della China Eastern Lines, provocando la morte di 53 persone, è
precipitato nella Mongolia interna. Ad annunciarlo l'agenzia Nuova Cina.
L’aereo, diretto a Shanghai, si è schiantato su un lago ghiacciato subito dopo
il decollo nei pressi della città di Baotou, uno dei maggiori centri della
regione. Un gigantesco incendio si è sviluppato sulla superficie del lago.
Investita dai rottami pure una casa. Le autorità locali hanno annunciato
l’apertura di un’inchiesta.
Ed ancora un incidente in
miniera in Cina. Otto persone sono morte e 78 minatori sono bloccati in seguito
all'incendio di 5 miniere di ferro nella provincia di Hebei, nel Nord del
Paese. Secondo fonti del Ministero della sicurezza sul lavoro di Pechino, otto
cadaveri sono già stati recuperati e ventiquattro minatori sono stati soccorsi.
Sarebbero almeno 106 le persone che lavoravano nei pozzi quando si è verificato
l'incidente.
Ucraina oggi al voto per il
ballottaggio delle elezioni presidenziali. Il primo turno del 31 ottobre si è
concluso con un sostanziale testa a testa fra Viktor Yanukovich, attuale
premier, che ha ottenuto il 39,2% di preferenze e Viktor Yushencko, capo
dell'opposizione ed anche lui ex primo ministro, al 40%. Dopo due mandati,
l'attuale presidente Leonid Kuchma, non si è ricandidato. Le operazioni di voto
si stanno svolgendo in un clima di tensione: un poliziotto è stato ucciso in un
seggio elettorale di Molodetska, nel centro del Paese.
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