RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 326 - Testo della trasmissione di domenica 21 novembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Una tappa miliare nel cammino della Chiesa: cosi, all’Angelus in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha sottolineato la centralità della costituzione dogmatica Lumen Gentium, a 40 anni dalla promulgazione

 

Sulla grande attualità del documento conciliare, la riflessione dell’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si svolgeranno il 30 gennaio 2005 le prime elezioni democratiche in Iraq. Domani a Sharm el Sheikh, in Egitto, la conferenza internazionale sul Paese del golfo. L’analisi di Alberto Negri

 

La potenza emergente cinese al confronto con Europa e Stati Uniti, nella costruzione di un nuovo ordine mondiale. Ne parliamo con il prof. Luigi Bonanate

 

“Il mondo come una casa: dalla diffidenza all’accoglienza”: é il tema dell’odierna Giornata italiana delle migrazioni. Con noi don Bruno Mioli

 

Per i giovani italiani, la famiglia é il primo dei valori: lo sottolinea un rapporto di EURISPES e Telefono Azzurro. Intervista con Italo Saverio Trento ed Ernesto Caffo

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Pregare tutto il giorno è il nostro contributo alla chiesa e al mondo”. Così la priora del monastero di clausura delle carmelitane scalze a Bangkok, in occasione dell’odierna Giornata mondiale delle claustrali

 

Oltre 3500 i monasteri femminili nel mondo, 468 in Italia. E’ quanto rivela il segretariato assistenza monache

 

Inaugurazione oggi, nella città indiana di Goa, dell’ostensione delle reliquie di San Francesco Saverio. L’esposizione, che si tiene con cadenza decennale, si concluderà il prossimo 2 gennaio

 

“Promuovere la pace in tutto il mondo”: è l’invito rivolto dalla conferenza episcopale coreana in occasione della Settimana Biblica, al via da oggi fino al 27 novembre a Seul

 

Valorizzare le Chiese europee dedicate al Santo Sepolcro di Gerusalemme è l’obiettivo del progetto finanziato da Bruxelles e intitolato “Cultura 2000 - le rotonde del Santo Sepolcro”.  Domani incontro ad Asti, in Italia, per definirne le linee guida

 

Attivato un conto corrente di otto milioni di euro per sostenere i progetti in favore dei bambini. Con questa notizia, contenuta nella dichiarazione finale, si sono conclusi, ieri in Sierra Leone, i lavori della conferenza sull’infanzia in Africa occidentale

 

24 ORE NEL MONDO:

Vertice APEC in Cile: Bush bacchetta Corea del Nord e Iran sui rispettivi programmi nucleari

 

Attesa in Medio Oriente per l’arrivo del segretario di Stato americano, Powell

 

Sciagura aerea in Cina: un velivolo precipita nella Mongolia centrale: 53 i morti.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 novembre 2004

 

UNA TAPPA MILIARE NEL CAMMINO DELLA CHIESA:

COSI, ALL’ANGELUS IN PIAZZA SAN PIETRO, GIOVANNI PAOLO II HA SOTTOLINEATO

LA CENTRALITA’ DELLA COSTITUZIONE DOGMATICA LUMEN GENTIUM,

A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE.

 E NELL’ODIERNA GIORNATA PRO ORANTIBUS, IL PAPA HA ESORTATO TUTTI I FEDELI

 A TROVARE NELLA PREGHIERA L’APPOGGIO AD OGNI IMPEGNO UMANO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Una tappa miliare nel cammino della Chiesa: nell’ultima domenica dell’anno liturgico, solennità di Cristo Re dell’Universo, Giovanni Paolo II ha sottolineato l’importanza per tutti i fedeli della costituzione dogmatica Lumen Gentium, che - proprio il 21 novembre di 40 anni fa - veniva promulgata dai Padri del Concilio Vaticano II. All’Angelus domenicale, in una Piazza San Pietro soleggiata, il Pontefice ha così messo l’accento sul significato quanto mai attuale del documento conciliare. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La Lumen Gentium, ha sottolineato Giovanni Paolo II, ha “stimolato il Popolo di Dio ad assumere con maggior decisione le sue responsabilità nell'edificazione di quel Regno di Cristo che avrà il suo pieno compimento solo al di là della storia”. Un documento cruciale, dunque, per la Chiesa di oggi:

 

“La Lumen Gentium ha segnato una tappa miliare nel cammino della Chiesa sulle strade del mondo contemporaneo”

 

“L'animazione evangelica dell'ordine temporale”, ha detto ancora, è “un dovere di ogni battezzato in particolare dei fedeli laici”. Quindi, ha indicato come “utile sussidio” per questa missione “il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, pubblicato proprio quest’anno dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace”, al quale il Papa ha rinnovato la sua gratitudine. Tuttavia, ha proseguito, “ogni impegno umano”, per raggiungere lo scopo, “deve trovare appoggio nella preghiera”. Ha così sottolineato come si celebri oggi la Giornata pro Orantibus. A Maria, il Pontefice ha affidato “le comunità di vita contemplativa”. Non manchi mai a questi nostri fratelli e sorelle, è stata la sua esortazione, “il sostegno spirituale e materiale di tutti i fedeli”.

 

Giovanni Paolo II non ha poi mancato di ricordare che sempre oggi si celebra in Italia la Giornata delle Migrazioni, sul tema “Il mondo come una casa: dalla diffidenza all’accoglienza”. Un pensiero speciale il Papa lo ha così rivolto ai “migranti e quanti si affiancano ad essi nel cammino di fede e di fraternità”.

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A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE, LA GRANDE ATTUALITA’

DELLA COSTITUZIONE CONCILIARE LUMEN GENTIUM

- Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato -

 

Quarant’anni anni fa, come ricordato dal Pontefice all’Angelus, veniva promulgata la Costituzione concilliare Lumen Gentium, che costituisce la chiave di interpretazione di tutto il Concilio Vaticano II. Oggi è l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della fede a ricordare che il Papa pone alla Chiesa intera un esame di coscienza sulla ricezione degli elementi più qualificanti chiedendosi se si consolida nella Chiesa l’ecclesiologia di comunione della Lumen Gentium. La domanda, cioè, è se si dà spazio ai carismi, ai ministeri, alle varie forme di partecipazione del popolo di Dio, pur senza indulgere a un democraticismo e a un sociologismo che non rispecchiano la visione cattolica della Chiesa e l’autentico spirito del Vaticano II. Ma qual è stata la novità apportata da questo documento? Nell’intervista di Giovanni Peduto, ascoltiamo proprio l’arcivescovo Angelo Amato:

 

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R. – A proposito di novità, forse conviene ricordare quanto lo stesso Santo Padre dice al riguardo: “Nella storia della Chiesa “il vecchio” e “il nuovo” sono sempre profondamente intrecciati tra loro. Il “nuovo” cresce dal “vecchio”, il “vecchio” trova nel “nuovo” una sua “più piena espressione”. Ciò premesso si può affermare che non sono poche le novità della Lumen Gentium. In essa, la Chiesa, interrogandosi sulla propria identità, ripropone la profondità del suo mistero di Corpo e di Sposa di Cristo, valorizzando i concetti di “popolo di Dio” e di “sacerdozio comune” dei battezzati e della loro stretta relazione: “Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo”. Nella Lumen Gentium, inoltre, il Concilio riscopre la collegialità episcopale, espressione privilegiata del servizio pastorale svolto dai vescovi in comunione col successore di Pietro; riafferma il dialogo ecumenico; richiama l’universale vocazione alla santità di tutti i battezzati; esalta la grandezza della consacrazione religiosa e la professione dei consigli evangelici; sottolinea l’indole escatologica della Chiesa pellegrinante e la sua unione con la Chiesa celeste. Una novità significativa che raccoglie le migliori conquiste del rinnovamento biblico, patristico e liturgico, è presente nel capitolo finale della Costituzione, che tratta della Beata Vergine Maria, madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Si tratta di una rivisitazione di alto profilo teologico circa  la funzione di Maria nell’economia della salvezza, circa la sua mediazione materna, subordinata a quella del Figlio da cui trae fondamento ed efficacia, circa la natura del culto della beata Vergine nella Chiesa. Questo capitolo della Lumen Gentium è stato la fonte del rinnovamento della mariologia postconciliare e del suo straordinario sviluppo teologico, pastorale e spirituale.

 

D. – Il documento ha introdotto il concetto di Chiesa come “Popolo di Dio”: quale il significato?

 

R. – Spesso il concetto di “Popolo di Dio” è stato radicalizzato in senso ideologico in opposizione ai ministeri ordinati, così come la collegialità episcopale in contrapposizione al primato del Papa o la Chiesa locale in opposizione alla Chiesa universale. In realtà, il concetto di Popolo di Dio nella Lumen Gentium ha una connotazione eminentemente teologica. Si tratta cioè della Chiesa, popolo messianico, che ha per capo Cristo, per condizione la dignità dei figli di Dio, per legge il precetto della carità e per fine il Regno di Dio.

 

D. - La Lumen Gentium ha cambiato in qualche modo il ruolo dei laici nella Chiesa?

 

R.- La Lumen Gentium  ha precisato che è proprio dei laici il carattere secolare e cioè il cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Ai laici quindi è data la magnifica responsabilità di lavorare perché il disegno di Dio raggiunga sempre più gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo.

 

D. – C’è qualche elemento della Lumen Gentium ancora da attuare?

 

R. – L’evangelizzazione – ha detto il Santo Padre – è solo agli inizi. C’è quindi urgente bisogno di annunciare a tutto il mondo la verità salvifica del Vangelo di Gesù, che è luce e vita per l’umanità intera. In secondo luogo, i cattolici devono riscoprire l’amore per la santa madre Chiesa mediante l’obbedienza cordiale ai suoi insegnamenti. Per questo occorre ritrovare l’entusiasmo dell’ascolto, dell’accoglienza e dell’interiorizzazione del magistero del Papa e dei vescovi. In opposizione ad un atteggiamento di dissenso, bisogna riscoprire l’atteggiamento virtuoso del sentire cum Ecclesia e dell’agere in Ecclesia et pro Ecclesia, nostra Madre e Maestra.

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 novembre 2004

 

FISSATE PER IL 30 GENNAIO LE PRIME ELEZIONI DEMOCRATICHE IN IRAQ,

DOVE SI REGISTRA UNA ENNESIMA GIORNATA DI SANGUE.

 GLI SGUARDI DEGLI OSSERVATORI PUNTATI SU SHARM EL SHEIKH,

DOVE DOMANI INIZIERA’ UNA CONFERENZA CHE TENTERA’

 DI RICOMPATTARE IL CONSENSO INTERNAZIONALE SUL PAESE DEL GOLFO

- Intervista con Alberto Negri -

 

30 gennaio. Questa la data che la Commissione elettorale irachena ha scelto per fissare le prime elezioni democratiche irachene. Uno slittamento di tre giorni rispetto a quanto deciso precedentemente, resosi necessario per creare un maggior consenso anche nella fazione sunnita irachena. Ma quella odierna è stata l’ennesima giornata di sangue in tutto il Paese del Golfo. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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La normalizzazione irachena punta sulle prime elezioni democratiche del dopo-Saddam. Ma paga il duro prezzo di un equilibrio difficile da trovare, anche sulla data di svolgimento della tornata elettorale. Con una comunicazione inattesa, la commissione elettorale del Paese ha annunciato lo slittamento del voto di 3 giorni. Non più il 27, ma il 30 gennaio, dunque, la popolazione irachena si recherà alle urne per eleggere il Parlamento transitorio, che nominerà un nuovo governo in sostituzione di quello ad interim del premier Iyad Allawi. A favore di una puntuale osservanza dello scadenzario elettorale è la comunità sciita irachena, ampiamente maggioritaria ma perseguitata e discriminata in modo sistematico sotto il regime di Saddam, appoggiato da vasti settori sunniti. Questi ultimi in larga misura premono, però, per un rinvio e minacciano in caso contrario di boicottare il voto, adducendo tra l'altro le violenze e la situazione di belligeranza che persistono in molte aree abitate dalla minoranza sunnita.

 

Tesi confermata, tra l’altro, dai fatti di queste ultimi giorni. I bombardamenti a Falluja e Ramadi; l’attacco a Mossul. Centinaia di guerriglieri uccisi ed una situazione ben lontana dalla pacificazione. Nelle ultime ore, poi, almeno sette persone sono rimaste uccise a Ramadi, quando soldati statunitensi hanno aperto il fuoco contro un autobus, a bordo del quale stavano transitando davanti all'edificio sede del governatorato della provincia di al-Anbar, di cui la roccaforte sunnita è capoluogo. Ma violenti scontri si segnalano anche a Latifya, altro bastione sunnita a sud di Baghdad. La violenza non ha risparmiato neppure Baghdad, dove cinque soldati americani sono rimasti feriti nell'esplosione di un'autobomba. Intanto a Mossul due persone sono morte e cinque sono rimaste ferite in seguito a un attacco a colpi di mortaio nel centro della città, mentre c’è da segnalare l’ennesimo atto di sabotaggio contro le strutture petrolifere di Kirkuk. E' il sesto pozzo preso di mira nella zona, ove altri cinque erano già in fiamme per precedenti attentati.

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E intanto parte domani a Sharm-el-Sheikh, in Egitto, la conferenza internazionale sull'Iraq. Alla presenza dei rappresentanti di tutti i Paesi confinanti, del G8, della Cina, dell'Onu, della Lega islamica e di quella Araba, la due giorni del vertice punta a ristabilire un consenso internazionale dopo l'avvio delle operazioni militari anglo-americane nel marzo del 2003 e in vista delle elezioni del prossimo gennaio. Ma alla vigilia, già si segnalano le prime spaccature. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Hamid Reza Asefi, ha annunciato che non vi sarà alcun incontro tra il ministro degli Esteri iraniano Kamal Kharrazi e il segretario di Stato americano uscente Colin Powell. Il portavoce ha poi aggiunto che la Repubblica islamica insisterà per il ritiro delle forze straniere dal vicino Paese. Sui motivi della conferenza, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Sharm-el-Sheikh Alberto Negri, inviato speciale del Sole24Ore:

 

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R. – Sarà un tentativo di ricomporre una situazione che presenta ancora profonde divisioni: da una parte gli Stati Uniti e i loro alleati, come la Gran Bretagna e l’Italia, dall’altra quella parte dell’Europa che si era opposta alla guerra e dall’altra ancora un mondo arabo sempre più scettico e sempre meno voglioso di impegnarsi nella stabilizzazione dell’Iraq.

 

D. – Di fatto, cosa si deve decidere a Sharm-el-Sheikh?

 

R. – Circola già una bozza di risoluzione finale, in cui uno dei punti principali è il rinnovato tentativo di coinvolgere le Nazioni Unite nell’opera di stabilizzazione del Paese. Un altro punto importante riguarda il processo elettorale che sarebbe previsto per gennaio, ma che in realtà pare molto difficile da portare a termine.

 

D. – In un certo senso, questa conferenza parte menomata: non sono state invitate le forze politiche irachene e sul terreno si continua a combattere ...

 

R. – La situazione sul terreno rivela che l’attacco a Falluja per la conquista della città è stato un successo militare, ma ci sono molti dubbi che possa trasformarsi anche in un successo politico. L’obiettivo di questa operazione era di spingere almeno una parte dei partiti e dei movimenti sunniti ad un tavolo negoziale, per poi arrivare alle elezioni. Sembra invece – secondo le dichiarazioni del fronte sunnita – che non ci sia alcuna intenzione di arrivare né ad un negoziato, né di andare al voto in queste condizioni. E quindi la guerriglia sul terreno, in questo momento, sta condizionando ogni possibile sviluppo. Poi, c’è una ricostruzione del Paese che in realtà stenta a decollare: anzi, non è quasi del tutto partita. Quello che può essere importante a Sharm-el-Sheikh è che ci saranno gli Stati arabi, la Turchia e l’Iran, confinanti con l’Iraq.

 

D. – Ma ci potrebbe essere addirittura un’altra conferenza, proprio in Iraq, prima delle elezioni?

 

R. – Una conferenza a livello interno per tentare di ricompattare – se è possibile – un fronte politico. Ma è questa proprio l’operazione più difficile ora, perché sia dal fronte sunnita, sia da quello sciita si sono levate molte voci di dissenso nei confronti del governo di Baghdad e dei suoi programmi. Ciò rende difficile tramutare in risultati politici l’azione militare che è stata condotta dagli americani.

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LA POTENZA EMERGENTE CINESE AL CONFRONTO CON EUROPA E STATI UNITI,

NELLA COSTRUZIONE DI UN NUOVO ORDINE MONDIALE

- Intervista con il prof. Luigi Bonanate -

 

L’economia della Cina crescerà attorno al 9 per cento nel 2004, un tasso coerente con il risultato registrato negli ultimi 25 anni. Basta forse questo dato per sintetizzare la forza della potenza emergente cinese. Forza che non è solo economica, ma ormai anche geopolitica. Se il XX secolo è stato definito il “secolo americano”, può allora prefigurarsi un XXI secolo all’insegna della Cina? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino.

 

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R. – Per un certo verso sì e direi che per un altro verso potremmo anche dire che, molto verosimilmente, questo secolo sarà non più il secolo americano, ma il secolo antiamericano. Se sarà un secolo cinese è una domanda un po’ più complessa.

 

D. – Napoleone disse: “Quando la Cina si sveglia, il mondo trema”. Anche oggi c’è, nel mondo occidentale, un senso di timore quando si pensa all’emergere tumultuoso della potenza cinese. Perché, secondo lei?

 

R. – Intanto è impressionante e significativo che ci siano alcune grandi profezie. Napoleone fa quella che lei ricordava; Hegel disse che il futuro del mondo sarebbe stato negli Stati Uniti e in Russia; Marx ed Engels erano molto attenti alle vicende cinesi e indiane. Ed ecco che finalmente ci avviciniamo al continente asiatico. Ci si rende conto che la Cina risvegliata, la Cina liberata da certi fardelli, da certi appesantimenti, che sono per metà il retaggio del sottosviluppo, per metà il retaggio di mezzo secolo di un regime dittatoriale autoritario, ebbene, tutto ciò ci fa vedere che certamente la Cina è il centro del mondo futuro.

 

D. – Oggi si è soliti parlare di Stati Uniti come potenza unipolare. E’ davvero così oppure, pensando alla Cina, ma anche all’India, siamo già alla vigilia di una nuova stagione caratterizzata dal multipolarismo?

 

R. – Io tendo ad evitare il più possibile le definizioni di tipo polaristico. Spero non si vada verso un mondo nel quale alcuni comandano e tutto il resto del mondo obbedisce, perché questo ci porterebbe direttamente ad una linea di scontro tra gli Stati Uniti e la Cina. In una logica polaristica, tanto più a pochi poli, ovviamente lo Stato egemone attira la contrapposizione di una potenza sfidante. Certamente la Cina potrebbe avviarsi su una logica di grande potenza oppure su una logica di potenza civile. Cercare di farsi un grande arsenale nucleare sarebbe ripetere il mondo del passato oppure ci si potrebbe avviare sulla linea della potenza civile, cioè di un Paese, di una grande società che si dedica allo sviluppo economico, all’eguaglianza sociale, al rispetto dei diritti umani e via discorrendo.

 

D. – Oggi l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale è concentrata soprattutto sul Medio Oriente… Il baricentro della politica internazionale ed economica sembra essersi spostato nell’area del Pacifico. Quale, dunque, il destino dell’Europa? Quali mezzi ha l’Unione Europea per affrontare le nuove sfide?

 

R. – Penso che l’Unione Europea debba, in primo luogo, quando si parla di mezzi, pensare a mezzi civili, a mezzi pacifici e non mezzi militari. Voglio dire, l’Europa è comunque un insieme di ormai quasi mezzo miliardo di persone con la capacità di fare di tutto e di intervenire su tutto. Il cammino dell’Unione è un cammino straordinario. L’UE, dunque, potrebbe proporsi al resto del mondo come grande mediatore, come grande interlocutore di tutti. Ha anche l’esperienza per potersi adoperare a favore della mediazione tra i conflitti possibili futuri. Deve, però, dare la prima prova di questa capacità in Medio Oriente, che è il posto a lei più vicino.

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“IL MONDO COME UNA CASA: DALLA DIFFIDENZA ALL’ACCOGLIENZA”:

 E’ IL TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA ITALIANA DELLE MIGRAZIONI

- Con noi, don Bruno Mioli -

 

Come ha sottolineato il Papa all’Angelus, si celebra oggi in tutte le parrocchie d’Italia la Giornata nazionale delle migrazioni che quest’anno prende il titolo “Il mondo come una casa: dalla diffidenza all’accoglienza”. Come tradizione, le manifestazioni centrali dell’iniziativa si svolgono ogni anno in una regione diversa del Paese e quest’anno il compito spetta alle Marche. In tale contesto i missionari scalabriniani hanno promosso, a Loreto, la quinta “Festa dei Popoli”. Stamani, l’arcivescovo Angelo Comastri ha presieduto la messa nel Santuario della Santa Casa di Loreto. Quindi, il pomeriggio sarà caratterizzato da una festa multietnica nella convivialità di varie etnie di immigrati. Una giornata quella del 2004 – spiega la Fondazione Migrantes della CEI – incentrata sul tema dell’integrazione degli immigrati, in corrispondenza con quanto auspicato nel Messaggio pontificio per la speciale giornata, e intitolato quest’anno “Migrazioni in visione di pace”. Sul significato della celebrazione odierna, Stefano Leszczynski ha intervistato don Bruno Mioli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale degli immigrati e profughi:

 

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R. – Questo titolo mette l’accento su un aspetto stimolante che è il problema di sempre, quello della convivenza, della accoglienza. Parliamo di casa, che è un termine dopotutto evangelico. Lo ha usato il Papa. Viene spontaneo anche a noi allora parlare del mondo come una casa. Quindi, anche l’Italia, così ricca di cultura, spiritualmente così vitale, è capace di confrontarsi con gli altri ed anche di assimilare quello che di bene può venire da questa novità dell’immigrazione, tanto diversa.

 

D. – La società civile, la Chiesa si sforzano moltissimo per realizzare questo sogno della convivenza, ma servono forse delle basi legislative più solide per raggiungere l’obiettivo…

 

R. – Sono d’accordo. Io partirei proprio da basi mondiali. Stiamo lavorando molto forte anche in Italia, perché venga ratificata almeno da qualcuno dei Paesi dell’Occidente quella convenzione sulla difesa dei diritti degli immigrati e delle loro famiglie, che è stata approvata dall’ONU 13 anni fa. La Carta Europea ha tre capitoli che riguardano l’immigrazione, buoni, positivi in se stessi, ma francamente non sufficienti. Occorrerebbe un respiro maggiore. Qui da noi, in Italia, l’abbiamo detto con tutta schiettezza: questa legge attualmente in vigore porta dei forti intoppi a questo processo integrativo.

 

D. – Sempre più spesso anche l’opinione pubblica sembra recepire il messaggio politico che viene da più parti, che i lavoratori migranti siano mera mano d’opera e non persone che hanno un progetto di vita, magari nel Paese in cui si trovano ad immigrare. Come contrastare questa tendenza sempre più diffusa?

 

R. – Direi anzitutto con un invito alla saggezza, che è la memoria storica. “Ricordati italiano che anche tu sei stato straniero”. Secondo, abbiamo assoluto bisogno di immigrazione. Terzo, il fatto dell’integrazione non è a beneficio dei migranti, ma della nostra società. Proviamo a stringere la mano dell’altro. Chi fa queste esperienze allora capisce dal di dentro quanto sia interessante l’integrazione.

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PER I GIOVANI ITALIANI, LA FAMIGLIA E’ IL PRIMO DEI VALORI: LO SOTTOLINEA

UN RAPPORTO DI EURISPES E TELEFONO AZZURRO

- Con noi, Italo Saverio Trento ed Ernesto Caffo -

 

Giovani italiani più consapevoli e riflessivi: ben 9 su 10 sono convinti che impegnandosi si può costruire un futuro migliore per tutti. E’ questo  il dato principale trattato a margine del quinto rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, presentato in questi giorni a Roma. Un progetto di ricerca realizzato da EURISPES e Telefono Azzurro, che cerca di tracciare un identikit dei bambini e degli adolescenti italiani in rapporto ad alcune aree di analisi. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

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I ragazzi italiani sono diventati più consapevoli e riflessivi, legati ai valori tradizionali come la famiglia e vogliono impegnarsi nella costruzione di un mondo e di un futuro migliori per sé e per gli altri. E’ quanto emerso dal quinto Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, stilato da EURISPES e da Telefono Azzurro. Un dato che però contrasta con una realtà quanto mai grave: sono quasi due milioni i bambini poveri in Italia ai quali sono negati i diritti più elementari, come la famiglia, la salute, l’istruzione, il rispetto, l’incolumità fisica e psicologica. La maggioranza risiede al Sud, ma anche al Centro e al Nord la situazione è allarmante. Accanto alle vecchie emergenze, sono state poi evidenziate anche le nuove situazioni che coinvolgono il mondo dei minori: dal consumo di stupefacenti in età sempre più precoce, agli incidenti stradali, ai disturbi d’ansia e alimentari, al rapporto con la scuola e la famiglia. La riflessione di Italo Saverio Trento, direttore dell’EURISPES:

 

“Lo spaccato giovanile non sono solo Sms, non sono i messaggi con i telefoni, ma è un desiderio ed una domanda di futuro a cui questa società non è in grado e non sembra in grado assolutamente di rispondere. Abbiamo stimato in un milione i giovani ragazzi che fanno uso abituale di sostanze stupefacenti, arrivando addirittura alla cocaina. Con rispetto a questi dati preoccupanti, abbiamo anche il dovere di porre la massima emergenza nell’affrontarli, ma nell’affrontarli sul piano culturale ed antropologico e non soltanto con misure di carattere repressivo che lasciano il tempo che trovano”.

 

In crescita anche i comportamenti suicidi, i fenomeni di devianza, gli abusi e le violenze, come denuncia Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro:

 

“Il problema della violenza sui bambini è un problema che richiede misure di intervento sempre più preventive e noi ci accorgiamo di arrivare ancora molto tardi. Ci sono leggi in Parlamento che vanno – a mio avviso – approvate, come quella sulla pedofilia. E questo perché l’emergenza rappresenta un segnale che qualcosa non ha funzionato prima”.

 

Accanto alla già difficile situazione, si registra l’aumento di minori che risultano ancora scomparsi ed il coinvolgimento di minori nelle sette sataniche, contattati soprattutto attraverso Internet.

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RADIO VATICANA

Radiogiornale

 

CHIESA E SOCIETA’

21 novembre 2004

 

 

 

“PREGARE TUTTO IL GIORNO È IL NOSTRO CONTRIBUTO ALLA CHIESA E AL MONDO”.

COSI’ LA PRIORA DEL MONASTERO DI CLAUSURA DELLE CARMELITANE SCALZE

A BANGKOK, IN OCCASIONE DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLE CLAUSTRALI

 

BANGKOK. = “Pregare in un mondo che va di fretta.” Questa la missione delle suore Carmelitane scalze che operano nella frenetica Bangkok. Il loro monastero di clausura si trova al centro della capitale tailandese affollato da banche, uffici, locali e ristoranti. Ma la confusione e il traffico non contrastano con la vita di queste suore dedicata alla contemplazione e alla preghiera. “Preghiamo per il mondo e i suoi bisogni”, ha detto all’agenzia ‘Asianews’ la priora del monastero, suor Teresita del Bambino Gesù in vista dell’odierna Giornata mondiale delle Claustrali. “Pregare tutto il giorno è il nostro contributo alla Chiesa e al mondo”, ha aggiunto la suora. A Bangkok sono molte le persone che si rivolgono alle carmelitane in cerca di aiuto e di conforto. Al monastero arrivano genitori che chiedono di pregare per i figli e per la solidità della loro fede. Cerchiamo di insegnare a “dialogare con Dio”, ha spiegato la priora. L’Ordine delle Carmelitane scalze è stato fondato da Santa Teresa di Gesù d’Avila nel 1562. Oggi le carmelitane nel mondo sono circa 12 mila. (A.L.)

 

 

OLTRE 3500 I MONASTERI FEMMINILI NEL MONDO, 468 IN ITALIA.

 E’ QUANTO RIVELA IL SEGRETARIATO ASSISTENZA MONACHE

 

ROMA.= In occasione della Giornata mondiale delle Claustrali, il Segretariato assistenza monache ha pubblicato una serie di dati, che sintetizzano questa significativa realtà: in Italia sono 468 i monasteri femminili, con 6672 monache e 321 novizie. Risulta inoltre che l'ordine francescano conta il maggior numero di monasteri in Italia (114 di clarisse, 34 di cappuccine, 1 di eremite e 3 di terziarie). A seguire l'ordine benedettino (benedettine 78, cistercensi 12, certosine 2, camaldolesi 5, trappiste 2) con 99 monasteri, quello carmelitano (77) e diversi altri: domenicane (32), visitandine (29) agostiniane (25), passioniste (11). In tutto il mondo, i monasteri sono 3.529 con 47.626 monache e oltre 8.100 tra novizie e postulanti. L'Europa è il continente con più monasteri (2.252), poi vengono nell'ordine America (904), Asia (227), Africa (123), ed Oceania (23). Più della metà delle monache (29.788 professe e 3.179 novizie e postulanti) si trovano nel Vecchio Continente. (A.G.)

 

 

INAUGURAZIONE OGGI, NELLA CITTA’ INDIANA DI GOA,

DELL’OSTENSIONE DELLE RELIQUIE DI SAN FRANCESCO SAVERIO.

L’ESPOSIZIONE, CHE SI TIENE CON CADENZA DECENNALE,

SI CONCLUDERA’ IL PROSSIMO 2 GENNAIO

 

GOA. = Inaugurazione oggi dell’ostensione delle reliquie di San Francesco Saverio nella Basilica del Bom Jesus di Goa, in India, dove il Santo è sepolto. L’esposizione, che si concluderà il prossimo 2 gennaio, si tenne per la prima volta nel 1782 e veniva ripetuta ogni anno il giorno della nascita del Santo gesuita, il 3 gennaio. In seguito, l’evento assunse cadenza decennale, richiamando nella città indiana un numero sempre maggiore di fedeli. Circa un milione e mezzo i pellegrini accorsi per l’ultima ostensione, durata dal 21 novembre 1994 al 7 gennaio 1995. In una lettera pastorale diffusa in vista dell’avvenimento, l’arcivescovo di Goa e Damão, mons. Filipe Neri Ferrao, ha esortato i fedeli a partecipare alle attività ad esso correlate, spiegando come il fine principale sia quello di contribuire alla formazione religiosa, all'azione sociale e alla promozione del dialogo ecumenico. Proprio per il buon esito dell’iniziativa, il Comitato diocesano "ad hoc" ha elaborato una speciale preghiera e ha predisposto materiali divulgativi di diverso genere. Tra i primi compagni di Sant'Ignazio, San Francesco Saverio giunse a Goa il 6 maggio 1542, all'inizio della sua missione nelle Indie Orientali. Vi si trattenne cinque mesi, svolgendo attività apostolica tra i lebbrosi, i carcerati e gli indigenti, prima di ripartire per Capo Comorin, Malacca e il Giappone. Vi ritornò nel febbraio 1552, con il desiderio di intraprendere una nuova missione in Cina, ma si ammalò nel corso del viaggio. Si spense nell’isola di Sancian il 3 gennaio 1552, all’età di 46 anni. Fu canonizzato, insieme ad Ignazio di Loyola, il 12 marzo 1622 e dichiarato Patrono delle Missioni nel 1927. (D.G.)

 

 

“PROMUOVERE LA PACE IN TUTTO IL MONDO”

E’ L’INVITO RIVOLTO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE COREANA

IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA BIBLICA,

AL VIA DA OGGI FINO AL 27 NOVEMBRE A SEUL

 

SEUL. = E’ dedicata al tema della pace la Settimana Biblica apertasi oggi in Corea. In occasione dell’evento, che si concluderà il 27 novembre, la Commissione Biblica della Conferenza episcopale coreana ha diffuso un messaggio dal titolo “Rischiarare quanti sono nelle tenebre nell’ombra della morte, dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Nel documento, firmato da mons. John Chrysostom Kwon Hyok-ju, vescovo di Andong e presidente della Commissione biblica, si invitano i fedeli a “promuovere la pace in tutto il mondo e a costruire un mondo di pace”. “La tragedia delle guerre e della violenza – si legge nel testo - le profonde ferite dell’odio e dei conflitti, la crisi della famiglia, minata da difficoltà economiche e dall’influenza negativa dei nuovi movimenti religiosi nella Chiesa: tutto questo ci fa render conto del fatto che la pace è un messaggio necessario per la nuova evangelizzazione nel nostro tempo”. Mons. Kwon Hyok-ju ha anche sottolineato che “pace non significa solo assenza di guerre o di violenza, ma è la pienezza della vita, che è la presenza di Dio”. In particolare, essa “nasce dalla convinzione della presenza del Dio che dona la vita: e questa convinzione può mettere profonde radici dentro di noi, quando è illuminata dalla luce della Parola di Dio”. La Settimana Biblica è l’occasione in cui la Chiesa coreana invita i fedeli a leggere, pregare e meditare sul Vecchio Testamento. “La Parola di Dio – afferma, infatti, nel messaggio - deve essere un punto di riferimento essenziale per i fedeli che vivono in un contesto di relativismo religioso e culturale”. (D.G.)

 

 

VALORIZZARE LE CHIESE EUROPEE DEDICATE AL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME

E’ L’OBIETTIVO DEL PROGETTO FINANZIATO DA BRUXELLES

E INTITOLATO “CULTURA 2000 - LE ROTONDE DEL SANTO SEPOLCRO”.

DOMANI INCONTRO AD ASTI PER DEFINIRNE LE LINEE GUIDA

 

ASTI. = Sta per partire il progetto “Cultura 2000 – Le Rotonde del Santo Sepolcro” volto a valorizzare le chiese europee dedicate al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Domani ad Asti – città piemontese scelta perché sede del complesso monumentale di San Pietro - si svolgerà un primo incontro per definirne i dettagli come il logo, il sito Internet e le diverse iniziative. Obiettivo del progetto, messo a punto dallo Sportello Europa, è attrarre il maggior numero di visitatori nelle chiese, nelle basiliche e nei centri religiosi che si rifanno al Santo Sepolcro. A tal fine, si è pensato di promuovere incontri, convegni, mostre per i quali la Commissione Europea ha stanziato 118mila euro. (D.G.)  

 

 

ATTIVATO UN CONTO CORRENTE DI OTTO MILIONI DI EURO PER SOSTENERE

I PROGETTI IN FAVORE DEI BAMBINI. CON QUESTA NOTIZIA,

CONTENUTA NELLA DICHIARAZIONE FINALE, SI SONO CONCLUSI, IERI IN SIERRA LEONE, I LAVORI DELLA CONFERENZA SULL’INFANZIA IN AFRICA OCCIDENTALE

 

FREETOWN. = Si è conclusa con un’ottima notizia la Conferenza sull’Infanzia, organizzata a Freetown, in Sierra Leone, dalla Cooperazione italiana per lo sviluppo: l’attivazione di un conto corrente di 8 milioni di euro presso la Banca Mondiale e la Banca africana di sviluppo. Si tratta di un fondo a cui potranno attingere i governi, le organizzazioni non governative, gli organismi delle Nazioni Unite per realizzare progetti in favore dei minori. “La cifra – ha commentato all’Agenzia MISNA un partecipante che ha preferito restare anonimo - non è molto alta, soprattutto se si pensa che con questo denaro si dovrebbero finanziare progetti che interessano circa 16 Paesi. Ci piace pensare, però, che sia solo l'inizio di un nuovo cammino”. Molto positivo, il giudizio sulla conferenza da parte di tutti i partecipanti, inclusi i più critici, sebbene, dopo le ripetute notizie di tagli e congelamenti, permangano i dubbi sulla disponibilità di fondi per la cooperazione. L’incontro tra tutti i protagonisti del settore ha permesso un confronto diretto altrimenti difficile. In particolare, nel documento finale, l’Italia si è impegnata a sostenere politiche di sviluppo in favore dell'infanzia, a mobilitare risorse sia finanziarie che umane nei diversi settori - nutrizione, salute, istruzione e formazione professionale -, a contribuire alla realizzazione di una serie di interventi nei Paesi partecipanti, mediante governi, enti internazionali ed ONG. Sono stati assunti impegni non solo con l’esecutivo di Freetown ma con tutti quelli dell'Africa occidentale. “Cerchiamo adesso di non tradire la loro fiducia”, ha dichiarato il vescovo di Makeni, mons. George Biguzzi, al termine dei lavori. (D.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 novembre 2004

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

La presenza del presidente statunitense, George W. Bush, ha condizionato pesantemente il vertice dell’Apec, che si conclude oggi a Santiago del Cile. Il capo della Casa Bianca è intervenuto al summit, mettendo in evidenza la questione nucleare della Corea del Nord e dell’Iran. In primo piano anche il terrorismo internazionale. Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi:

 

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Il vertice delle nazioni che fanno parte dell’area Asia-Pacifico si chiude oggi in Cile con la constatazione che nell’attuale stato di cose la presenza di George Bush alla Casa Bianca è comunque un condizionamento importante. Se ne sono accordi sia i presidenti di Cina, Russia e Corea del Sud, sia il premier del Giappone, che hanno dovuto subire l’imposizione di un dibattito sulle minacce nucleari rappresentate dalla Corea del Nord e dall’Iran, che preoccupano assai Washington. Così Bush ha speso gran parte del suo tempo ad ammonire i nordcoreani a ritornare al tavolo del dialogo a sei in cambio di un pacchetto di aiuti, di cui non si sa molto. Nella stessa linea il presidente americano ha rinnovato l’avvertimento a Teheran ad archiviare le ambizioni di sviluppare un’arma atomica e a non tradire la fiducia dei Paesi europei che hanno privilegiato la via diplomatica per disinnescare la crisi. Ieri pomeriggio il Capo della Casa Bianca ha sottolineato davanti a centinaia di imprenditori l’ineludibile problema del terrorismo che – ha detto – condiziona la libertà e lo sviluppo degli scambi commerciali. Gli interlocutori di Bush hanno incassato, senza battere ciglio, le sue raccomandazioni e solo il russo Vladimir Putin ha cercato di deviare il discorso, portandolo sull’eccesso dell’egemonia degli Stati Uniti e sulle cose più urgenti da fare in Iraq.

 

Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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E ci sono i primi segnali di distensione sul fronte del nucleare iraniano. Teheran ha, infatti, confermato che da domani sospenderà temporaneamente le attività del ciclo dell'arricchimento dell'uranio, come previsto da un accordo provvisorio raggiunto nei giorni scorsi con Francia, Germania e Gran Bretagna.

 

Si è chiuso, invece, ieri a San Josè di Costa Rica il XIV vertice Iberoamericano. Adottata una dichiarazione che crea un nuovo segretariato generale. La struttura promuoverà l’educazione come mezzo di sviluppo ed i mezzi ideali per la lotta al terrorismo. Affrontato durante il summit pure la delicata questione di Haiti. Il primo ministro di Port au Prince, Gerard Latortue, ha esortato la comunità iberoamericana a creare una commissione “ad hoc”, finalizzata alla ricostruzione del Paese. Il prossimo vertice si terrà nel 2005 nella città spagnola di Salamanca.

 

Attesa, in Medio Oriente, per l’arrivo del segretario di Stato americano Colin Powell, e dei grandi della diplomazia mondiale. La prossima, dunque, sarà una settimana ricca di attività diplomatiche, tesa a rilanciare il percorso di pace della Road Map. Intanto, nuovi episodi di violenza accendono la tensione nei Territori. Ce ne parla Eugenio Bonanata:

 

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Un militante palestinese è stato ucciso stamani nella zona sud della striscia di Gaza da un reparto militare israeliano. Secondo quanto riferisce la radio militare, l’attivista palestinese era in procinto di tendere un’imboscata agli automobilisti israeliani in transito. Da Gaza si è appresa la rivendicazione dell’agguato da parte del braccio armato della Jihad islamica. Intanto, la polizia dello Stato ebraico ha elevato lo stato di allerta nella Galilea, nel timore di attentati palestinesi. A Nablus, in Cisgiordania, invece, ieri sera due adolescenti palestinesi sono rimasti uccisi, e un terzo ferito gravemente, durante una violenta manifestazione contro soldati israeliani, iniziata con il lancio di pietre verso la colonna militare. Sale così ad oltre 4.500 il numero delle vittime dopo l’inizio della seconda Intifatda, nel settembre del 2000.

 

Sul fronte elezioni, da ieri, la commissione elettorale palestinese ha aperto ufficialmente l’iscrizione dei candidati per le presidenziali del 9 gennaio. Dunque, nelle prossime ore, si attende la discesa formale in campo del nuovo capo dell’Olp, Abu Mazen, considerato al momento il grande favorito nella corsa alla successione di Arafat. Intanto, il Primo ministro israeliano, Ariel Sharon, in vista del voto, ha ordinato alle proprie armate di riposizionarsi nei pressi delle città palestinesi della Cisgiordania. Nel frattempo, la nuova leadership della transizione si prepara a ricevere la visita del segretario di Stato americano uscente Colin Pawell, che si accinge a dare il via ad una settimana di attività diplomatica internazionale per rilanciare il dialogo israelo-palestinese.

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Alta tensione anche in Afghanistan. Quattro persone sospettate di essere combattenti schierati contro la coalizione internazionale presente nel Paese asiatico sono state uccise e cinque arrestate nel corso di un attacco condotto nell' est da parte di forze congiunte americane e afghane. Oltre 17 mila uomini, diretti dagli americani, continuano a dare la caccia ai taleban e ai loro fiancheggiatori.

Negli scontri armati che si registrano da ieri in Nepal sono rimasti uccisi 66 ribelli maoisti e 10 soldati. Lo hanno precisato fonti militari, spiegando che la zona dei combattimenti è nei pressi di Pandon, Paese nel distretto occidentale di Kailali. Dall'inizio della guerra civile, iniziata nel 1996 dai ribelli che vogliono rovesciare la monarchia, è salito a circa 10 mila il numero totale delle vittime.

 

Sciagura aerea in Cina. Un velivolo della China Eastern Lines, provocando la morte di 53 persone, è precipitato nella Mongolia interna. Ad annunciarlo l'agenzia Nuova Cina. L’aereo, diretto a Shanghai, si è schiantato su un lago ghiacciato subito dopo il decollo nei pressi della città di Baotou, uno dei maggiori centri della regione. Un gigantesco incendio si è sviluppato sulla superficie del lago. Investita dai rottami pure una casa. Le autorità locali hanno annunciato l’apertura di un’inchiesta. 

 

Ed ancora un incidente in miniera in Cina. Otto persone sono morte e 78 minatori sono bloccati in seguito all'incendio di 5 miniere di ferro nella provincia di Hebei, nel Nord del Paese. Secondo fonti del Ministero della sicurezza sul lavoro di Pechino, otto cadaveri sono già stati recuperati e ventiquattro minatori sono stati soccorsi. Sarebbero almeno 106 le persone che lavoravano nei pozzi quando si è verificato l'incidente.

 

Ucraina oggi al voto per il ballottaggio delle elezioni presidenziali. Il primo turno del 31 ottobre si è concluso con un sostanziale testa a testa fra Viktor Yanukovich, attuale premier, che ha ottenuto il 39,2% di preferenze e Viktor Yushencko, capo dell'opposizione ed anche lui ex primo ministro, al 40%. Dopo due mandati, l'attuale presidente Leonid Kuchma, non si è ricandidato. Le operazioni di voto si stanno svolgendo in un clima di tensione: un poliziotto è stato ucciso in un seggio elettorale di Molodetska, nel centro del Paese.

 

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