RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 325 - Testo della trasmissione di sabato 20 novembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le coppie cristiane mature aiutino quelle più giovani nell’esperienza del matrimonio e dei figli. L’esortazione del Papa alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia

 

Nel servizio ai malati, rispettare la dignità umana: così il Papa ai membri dell’amministrazione dell’ospedale San Giuseppe di Gerusalemme, ricevuti in Vaticano

 

Nel 40.mo anniversario del decreto conciliare “Orientalium Ecclesiarum”, si è aperto, ieri, un Congresso presso la sede del Pontificio Istituto Orientale, a Roma: intervista con padre Philippe Luisier

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Scelta dall’ONU la via di un compromesso tra il divieto assoluto di clonazione e la sua ammissibilità per scopi terapeutici: con noi mons. Elio Sgreccia

 

A 15 anni dalla convenzione internazionale dell’infanzia, nuovi allarmanti fenomeni di violazioni ai danni dei minori: ce ne parla Giovanni Micali

 

Domani, 21 novembre, giornata delle claustrali: ai nostri microfoni madre Maria Sofia Cichetti

 

L’impressionista italiano, Giuseppe De Nittis, protagonista di una grande mostra romana al Chiostro del Bramante: il commento di Renato Miracco

 

Il Vangelo di domani: la riflessione di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

In una lettera a tutte le scuole cattoliche, il vescovo di Hong Kong propone la “resistenza passiva” contro la legge del governo che vuole il controllo totale sull’educazione

 

La Corea del Nord “riceve aiuti da 9 anni”, ma ora intende promuovere “una rete di sviluppo e di sussistenza all’interno del Paese” che sostituisca gli interventi internazionali

 

Messe commemorative, seminari, incontri e diverse iniziative oggi in molte città del Brasile per la “Giornata della coscienza nera”

 

In 15 anni almeno 600 persone sono morte nello stato dell’Assam, in India, in seguito a cariche di elefanti

 

Addio username e password: in futuro solo l’identificazione delle impronte digitali o il riconoscimento dell’iride

 

24 ORE NEL MONDO:

L’esercito americano attorno a Mossul per sferrare l’attacco finale. Accordo di massima per cancellare fino all’80% del debito estero dell’Iraq

 

Bush a Santiago del Cile per il Vertice Apec: ad accoglierlo numerose manifestazioni di protesta

 

In Myanmar: 4.000 prigionieri rilasciati dalla giunta militare birmana

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 novembre 2004

 

 

LE COPPIE CRISTIANE MATURE AIUTINO QUELLE PIU’ GIOVANI

AD AFFRONTARE RESPONSABILMENTE L’ESPERIENZA DEL MATRIMONIO

E DELL’ACCOGLIENZA DEI FIGLI. L’ESORTAZIONE DEL PAPA

ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Una ferita inferta alla famiglia è una ferita, spesso irreparabile, inferta alla società. In questo difficile contesto, soprattutto i giovani coniugi debbono poter contare sull’appoggio di coppie consolidate per far fronte ai loro nuovi doveri. Giovanni Paolo II ha ribadito questa mattina l’importanza della tutela della cellula base della convivenza umana, ricevendo nella Sala Clementina circa 150 partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia, guidati dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

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La plenaria del dicastero vaticano sulla famiglia, che termina oggi in lavori ma che già guarda al quinto Incontro mondiale delle Famiglie del 2006 a Valencia, ha centrato in questi giorni la propria attenzione sulla “missione” che investe le coppie mature nei riguardi di quelle più giovani o dei fidanzati. Un compito importante, spesso decisivo, di formazione e di sostegno, che il Papa ha ripreso e spiegato attingendo ai numerosi documenti del magistero dedicati a quella che egli stesso ha definito “un’istituzione naturale insostituibile ed elemento fondamentale del bene comune di ogni società”. Di fronte ad uno scenario di difficoltà varie in cui la famiglia fondata sul matrimonio si trova spesso a vivere, Giovanni Paolo II è stato chiaro: “Chi distrugge questo tessuto fondamentale dell’umana convivenza non rispettandone l’identità e stravolgendone i compiti – ha affermato - causa una ferita profonda alla società e provoca danni spesso irreparabili”.

 

Proprio per ovviare a ciò, il Pontefice ha incoraggiato le famiglie cristiane già “sperimentate”, solide, ad essere protagoniste di “un impegno rinnovato” in favore di quelle giovani, insieme con una specifica azione pastorale da parte della Chiesa. Proprio la Chiesa - ha ripetuto il Papa citando la Familiaris consortio - deve porre “una specifica attenzione per educarle a vivere responsabilmente l'amore coniugale in rapporto alle sue esigenze di comunione e di servizio alla vita, come pure a conciliare l'intimità della vita di casa con la comune e generosa opera per edificare la Chiesa e la società umana”. Immerse in un “contesto di nuovi valori e di nuove responsabilità” – scriveva ancora Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica – le giovani coppie sono più esposte, specialmente nei primi anni di matrimonio, ad eventuali difficoltà, come quelle create dall'adattamento alla vita in comune o dalla nascita di figli. Ecco spiegata, dunque, l’importanza del ricorso all’aiuto “discreto, delicato e generoso di altre coppie, che già da tempo vanno facendo l’esperienza del matrimonio e della famiglia.

 

Il Pontefice ha concluso con una constatazione, rilevata “con piacere”, riguardante “la crescente presenza in tutto il mondo di movimenti a favore della famiglia e della vita”. Il loro dinamismo - ha osservato - “messo al servizio di coloro che camminano sulla via del matrimonio recentemente contratto, garantisce un aiuto prezioso nel suscitare l’opportuna risposta alla ricchezza della vocazione alla quale il Signore li chiama”.

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NEL SERVIZIO AI MALATI, E’ SEMPRE NECESSARIO RISPETTARE LA DIGNITA’ UMANA:

COSI’ IL PAPA AI MEMBRI DELL’AMMINISTRAZIONE DELL’OSPEDALE SAN GIUSEPPE

DI GERUSALEMME, RICEVUTI STAMANI IN VATICANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Parole di fiducia e di incoraggiamento. E’ quanto Giovanni Paolo II ha offerto ai membri dell’International Board of Trustees dell’Ospedale di San Giuseppe di Gerusalemme, ricevuti stamani in Vaticano. Il Papa ha esortato quanti lavorano nell’ospedale a “dare sempre il meglio di se stessi in un generoso servizio ai malati, con il massimo rispetto per la dignità umana”.

 

Il Papa ha poi espresso apprezzamento per il “senso di solidarietà e preoccupazione per i bisogni della comunità palestinese, che caratterizza il San Giuseppe, unico ospedale cattolico in Gerusalemme”. Infine, ha augurato all’istituto sanitario di “trovare un supporto materiale e morale, sia in Terra Santa che all’estero”.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

In Malawi, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mangochi, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Alessandro Assolari, dei religiosi Monfortani. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote monfortano padre Luciano Nervi. Bergamasco d’origine, il nuovo presule, 66 anni, ha conseguito la licenza in Teologia presso l’Università Lateranense, la laurea in Lettere e un diploma in giornalismo e scienze sociali presso l’Università Cattolica di Milano. Oltre a incarichi di docenza in Italia, mons. Nervi è stato missionario in Malawi, a servizio della diocesi di Mangochi presso il lebbrosario di Utale, ricoprendo anche gli incarichi di parroco, superiore regionale e vicario generale.

 

Giovanni Paolo II ha nominato membri del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi i cardinali: Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli; Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità dei cristiani; Attilio Nicora, presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Inoltre, per il medesimo incarico, il Papa ha

 

nominato mons. Agostino Vallini, arcivescovo‑vescovo emerito di Albano, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

In Burkina Faso, il Pontefice ha eretto la diocesi di Dori con territorio dismembrato dalle diocesi di Fada N’Gourma e Ouahigouya, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Koupela. Come primo Vescovo di Dori, Giovanni Paolo II ha nominato il 42.enne sacerdote Joachim Ouédraogo, rettore del Seminario minore e vicario generale della diocesi di Ouahigouya. La nuova diocesi di Dori conta 700 mila abitanti, dei quali 2.700 cattolici, distribuiti in 5 parrocchie, con 16 sacerdoti, 32 religiose e 33 catechisti. L’attuale chiesa parrocchiale di Dori, dedicata a Sant’Anna, è la cattedrale della nuova Diocesi.

 

 

NEL 40.MO ANNIVERSARIO DEL DECRETO CONCILIARE “ORIENTALIUM ECCLESIARUM”,

SI E’ APERTO, IERI POMERIGGIO, UN CONGRESSO PRESSO LA SEDE

DEL PONTIFICIO ISTITUTO ORIENTALE, A ROMA

- Intervista con padre Philippe Luisier -

 

A 40 anni dalla promulgazione del Decreto Conciliare “Orientalium Ecclesiarum” si tiene, da ieri pomeriggio, un Congresso presso la sede del Pontificio Istituto Orientale a Roma. Per ricordare i punti fondamentali del Decreto, nell’intervista di Giovanni Peduto, ascoltiamo il vice rettore del Pontificio Istituto Orientale, il padre gesuita svizzero Philippe Luisier:

 

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R. – Il Decreto, prima di tutto, riconosce che le Chiese orientali cattoliche fanno parte del patrimonio universale della Chiesa ed afferma la loro uguaglianza in dignità nei confronti della Chiesa latina, chiedendo di restaurare le antiche tradizioni, spesso fin troppo latinizzate; di ridare alla istituzione patriarcale il suo pieno valore; di proporre norme per l’accesso ai sacramenti anche delle Chiese orientali non cattoliche.

 

D. – Qual è stata l’importanza di questo documento conciliare?

 

R. – Ha certamente aiutato molto a cambiare le mentalità. Oggi tutti i fedeli sono, o dovrebbero essere, consapevoli che nel seno della Chiesa cattolica esistono legittimamente altri riti, oltre quello latino, ed altre Chiese oltre la Chiesa romana, con liturgie e discipline ecclesiastiche diverse, nonché un ricchissimo patrimonio spirituale.

 

D. – Cosa è cambiato in questi 40 anni nelle Chiese orientali?

 

R. – Sicuramente lo spirito del Concilio ha incoraggiato queste Chiese a vivere con maggiore franchezza la loro specificità. Penso che sia la storia a scuotere di più le Chiese orientali: basti pensare al crollo del comunismo nei Paesi dell’Est Europeo e alla forte emigrazione dei cristiani del Medio Oriente. Un fenomeno, questo, che si verifica tragicamente con la guerra in Iraq. Una parte, certo non indifferente, di fedeli cattolici orientali vive oramai nella diaspora.

 

D. – Qual è la ricchezza specifica della spiritualità delle Chiese orientali?

 

R. – E’ impossibile ridurre il patrimonio spirituale dell’Oriente cristiano, così variegato, ad alcune formule. Si può dire che la Liturgia è espressione completa della fede e molto più che in Occidente; il senso del mistero, parola che significa pure sacramento, permea tutta la vita; il ruolo della guida spirituale è fortemente sentito e viene spesso affidato al monaco.

 

D. – Il Decreto Conciliare “Orientalium Ecclesiarum” ha aiutato il cammino ecumenico?

 

R. – Sei paragrafi del Decreto sono consacrati ai rapporti con le Chiese non cattoliche. Sul cammino ecumenico sono convinto che le Chiese orientali cattoliche devono avere un ruolo di punta, perché i loro fedeli conoscono e capiscono le realtà dell’Oriente, non dai libri ma dalla vita. Forse non tutte le raccomandazioni del decreto hanno trovato applicazione, anche a causa di un certo legalismo romano.

 

D. – Qual è stata la risposta alla sfida della doppia fedeltà alla comunione romana e alla tradizione ecclesiologia di Oriente?

 

R. – Il legame storico, spirituale ed affettivo con la Chiesa di Roma dipende molto dall’appartenenza alle diverse tradizioni dell’Oriente cristiano: la Bizantina, di lingua araba, romena, slava; oppure Antiochena, di lingua araba, siriaca; la tradizione armena; la tradizione alessandrina, in Egitto, in Etiopia o in Eritrea. Tuttavia queste Chiese hanno in comune il fatto di essere di tipo patriarcale e molto meno centralizzate della Chiesa latina. Le tensioni sono quindi inevitabili, ma se regna la carità nella comunione, viene allora testimoniata la vera cattolicità.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con l'Iraq: viva attesa per la Conferenza di Sharm el Sheikh, in Egitto, che si apre all'inizio della prossima settimana. Tra i temi in agenda, l'esigenza di riconoscere all'ONU un più forte ruolo nel processo di ricostruzione e la necessità di un impegno meglio coordinato nella lotta contro il terrorismo.

 

Nelle vaticane, nel discorso all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Giovanni Paolo II ha sottolineato con forza che la famiglia fondata sul matrimonio è un'istituzione naturale insostituibile ed elemento fondamentale del bene comune di ogni società.

L'udienza del Papa ai membri dell'"International Board of Trustees": nell'occasione il Santo Padre ha esortato affinché l'Ospedale San Giuseppe - l'unico cattolico a Gerusalemme - continui a trovare sostegno morale e materiale in Terra Santa e all'estero.

Due pagine dedicate alla Giornata "Pro Orantibus".

 

Nelle estere, Medio Oriente: il ministro degli esteri egiziano annulla la prevista visita in Israele, dopo l'uccisione di tre militari del Cairo di pattuglia alla frontiera.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti in merito alla mostra "I miti greci" allestita al Palazzo Reale di Milano.

Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Quando si vuole condire il passato con una salsetta di modernità": a proposito di rifacimenti letterari.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la tragedia avvenuta a Foggia: sette morti e un disperso nel crollo di una palazzina nel centro della città.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 novembre 2004

 

 

SCELTA DALL’ONU  LA VIA DI UN COMPROMESSO

TRA IL DIVIETO ASSOLUTO DI CLONAZIONE E LA SUA AMMISSIBILITA’

PER SCOPI TERAPEUTICI

- Con noi mons. Elio Sgreccia -

 

Tra il divieto assoluto di clonazione e la sua ammissibilità per scopi terapeutici, l’ONU ha scelto ieri un compromesso. Su proposta dell’Italia, che ha voluto evitare una spaccatura all’interno dell’Assemblea generale, si è approvata infatti una dichiarazione che si limita a proibire “ogni tentativo di creare vita umana attraverso processi di clonazione ed ogni ricerca intesa ad ottenere tale risultato”. Inoltre gli Stati vengono invitati ad adottare leggi restrittive in materia, ma non si tratta comunque di una richiesta vincolante. Andrea Sarubbi ha raccolto il commento di mons. Elio Sgreccia, vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita:

 

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R. – Indubbiamente, si tratta di un indebolimento della posizione iniziale, perché si passa ad una semplice dichiarazione non vincolante. Verbalmente, quello che è detto risulta inoltre un po’ ambiguo perché il termine “vita umana”, che sostituisce quello di “essere umano”, risulta vago e anche – direi – inutile, perché “vita umana” potrebbe essere anche una cellula. Questa espressione che l’Italia ha suggerito, praticamente, non è né esatta né indicativa. Formalmente è una difficoltà ad ammettere la clonazione, però, si avverte altrettanto forte la volontà di trattare i processi di riproduzione come processi svincolati dalla dignità umana e l’embrione come un oggetto sperimentale.

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A 15 ANNI DALLA CONVENZIONE INTERNAZIONALE DELL’INFANZIA,

NUOVI ALLARMANTI FENOMENI DI VIOLAZIONI AI DANNI DEI MINORI

SI FANNO STRADA NEL MONDO

- Intervista con Giovanni Micali -

 

Ricorre oggi il 15.mo anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, proclamata dall’Onu il 20 novembre del 1989. Manifestazioni ed iniziative nel mondo segnano questo anniversario. In Italia, l’Unicef ha realizzato un Film animato intitolato “l’Isola degli smemorati”, tratto dall’omonimo libro di Bianca Pitzorno e presentato questa settimana in Tv, al Cinema e nelle Scuole, dedicato proprio a diffondere la cultura dei diritti dell’infanzia. Ci troviamo di fronte a tante notizie di cronaca e rapporti che documentano le crescenti offese e violazioni del mondo infantile, non solo nei Paesi più poveri o lontani dalla democrazia ma anche nelle Nazioni più avanzate, dove vediamo ad esempio crescere il fenomeno della pedofilia, specie su Internet.  Per un bilancio sulla condizione dei minori, Roberta Gisotti ha interpellato il prof. Giovanni Micali, presidente dell’UNICEF-Italia:

 

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R. – Fino a quando ci sarà un bambino che soffre, noi non saremo soddisfatti. Però, dobbiamo dire che c’è molta più sensibilità da parte degli adulti, da parte dei governi, da parte soprattutto di chi opera nel mondo umanitario. Ma ancora oggi si profilano all’orizzonte situazioni inquietanti, quali quelle delle insidie alla tranquillità del bambino, alle violenze che ancora subiscono. Non si tratta tanto di  carenze che ci sono ancora, quanto di aspetti nuovi che ci inquietano molto perché, praticamente, ci sfugge talvolta di mano anche il modo come perseguire, perché si diffondono e si vedono e non si vedono, e insidiano molto la tranquillità della società infantile. Su questo noi dobbiamo essere molto guardinghi. E’ per questo che facciamo le grandi alleanze con i sindaci, con i comuni, con le istituzioni, con i ministeri, a beneficio dei bambini.

 

D. – In questo senso è importante avere prodotto questo film, per diffondere la cultura dei diritti dei bambini?

 

R. – E’ un esempio, direi, di come penetrare nelle case attraverso qualcosa che si può gradire. Però, il problema di fondo è sempre quello: la società deve necessariamente mettere al primo punto dei propri interessi quello di difendere i diritti dell’infanzia, che sono sottoscritti nella Convenzione. Forse varrebbe la pena riprenderla per capire quanto sforzo hanno fatto i legislatori del tempo per auspicare una società del domani dell’infanzia.

 

D. – Forse, uno dei problemi è proprio questo: queste Carte vengono scritte ma poi vengono proprio poco lette ...

 

R. – Il nostro dovere è questo: diffondere sempre più la sensibilità nei riguardi di queste problematiche ed essere operativi. Non solo avere la coscienza a posto per averlo detto, ma intervenire per risolvere i problemi e fare in modo che la società cambi rotta per cercare di riportarla in un alveo che possa essere quello dell’assistenza continua e della garanzia di una vita tranquilla del bambino: che viva la sua vita!

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L’UCRAINA DOMANI AL BIVIO TRA YANUKOVIC E YUSHENKO:

SULLE PRESIDENZIALI L’OMBRA DI BROGLI E MINACCE

- Intervista con Fabrizio Dragosei -

 

Trentasette milioni di ucraini sono chiamati domani al voto per eleggere il nuovo presidente. Una scelta su due, dopo il primo turno di tre settimane fa: il filorusso Viktor Yanukovic, attuale premier, erede designato del presidente Kuchma, ed il capo dell’opposizione, Viktor Yùshenko, alla guida di una coalizione composta da liberali e nazionalisti. Un voto ad alto rischio, come conferma la presenza di oltre 3 mila osservatori internazionali. Le violenze e le pressioni registrate nelle ultime settimane hanno portato alcuni di loro a definire il ballottaggio di domani “una delle elezioni più sporche nella storia dell'Ucraina”. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Fabrizio Dragosei, inviato a Kiev del Corriere della Sera:

 

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R. – Le strutture del potere si sono tutte mobilitate perché il voto vada nella maniera voluta. Ci sono pressioni fortissime, ci sono intimidazioni sui giornali, sui mass media: tutte le televisioni parlano solamente del primo ministro Yanikovic, quindi candidato alla presidenza. In tutte le fabbriche, in tutte le scuole, chiunque abbia un minimo di pressione sui sottoposti la sta esercitando perché il voto vada in un certo modo. In più, viene utilizzata anche una norma che consente di votare in una sezione diversa da quella in cui si è registrati ma che viene usata in maniera fraudolenta per consentire ad alcune persone, in realtà, di votare due volte. Tutto questo si calcola che potrebbe dare un buon dieci per cento dei voti al candidato al potere, Yanukovic.

 

D. – Yushenko e i suoi uomini, comunque, sembrano piuttosto preparati alla sfida di domani?

 

R. – Prima del primo turno, loro immaginavano magari che non si arrivasse più in là di un certo punto, invece così non è. Stanno ricorrendo a contromisure, una delle quali è quella di mandare osservatori in tutti i seggi: avranno 80 mila osservatori che sono organizzati questa volta con macchine fotografiche e con automobili per portare le notizie al quartier generale. Faranno anche un conto separato dei voti. In più, alcuni dei candidati che al primo turno non sono passati al ballottaggio e che hanno avuto quindi pochissimi voti, voteranno per Yushenko. Tra questi, appunto i socialisti. Non si sono pronunciati invece i comunisti per i quali, probabilmente, si sa che alcuni elettori favoriranno Yanukovic.

 

D. – Centrodestra e centrosinistra così come li intendiamo noi, sono categorie applicabili al ballottaggio di domani in Ucraina?

 

R. – No, direi che non si possono applicare categorie di destra e di sinistra. Qui ci sono due categorie fondamentali: una è quella di Yushenko, del business più innovativo, degli uomini d’affari, anche della gente che vuole legare l’Ucraina di più all’Occidente, all’Europa in particolare. L’altra, invece, è quella del primo ministro e anche del presidente uscente Kutchma, il fronte dei potentati che già esistono, degli oligarchi, di quelli che hanno fatto i soldi con le grandi privatizzazioni dei primi anni Novanta e che guardano più verso la Russia come naturale alleato.

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DOMANI, 21 NOVEMBRE, GIORNATA DELLE CLAUSTRALI.

MEMORIA LITURGICA DELLA PRESENTAZIONE DI MARIA BAMBINA AL TEMPIO

- Intervista con madre Maria Sofia Cichetti -

 

Domani, 21 novembre, memoria liturgica della Presentazione di Maria Bambina al Tempio, ricorre la Giornata delle claustrali. La Chiesa vuole richiamare l’attenzione dei fedeli a queste nostre sorelle che spendono la loro vita nella preghiera e nel lavoro silenzioso e nascosto ed anche ai loro bisogni materiali. Il monastero voluto da Giovanni Paolo II, dieci anni fa, in Vaticano, ospita attualmente le monache benedettine, dopo le clarisse e le carmelitane. Ogni cinque anni, infatti, si alternano, un diverso ramo di religiose contemplative. Le benedettine sono arrivate il 7 ottobre scorso e le guida madre Maria Sofia Cicchetti che ascoltiamo nell’intervista di Giovanni Peduto:

 

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R. – Le claustrali sono una testimonianza del primato di Dio, sopra tutte le cose e le creature. Suscitata dalla Provvidenza, la vita claustrale è per tutto il popolo cristiano un dono fecondo e prezioso: essa annuncia e testimonia il Regno di Dio, a fianco e in armonia con gli altri ministeri ecclesiali, deputati all’evangelizzazione e alle molteplici espressioni della prassi pastorale. Le comunità contemplative-claustrali hanno sempre contribuito grandemente, anche se misteriosamente, alla difesa e alla diffusione del Vangelo, spandendo accanto ai passi e alle fatiche apostoliche dei missionari il prezioso “incenso” della preghiera, dell’intercessione, della penitenza amorosa e riparatrice. 

 

D. – Oggi però in molti si chiedono a cosa servono le claustrali per la società?

 

R. – Nell’attuale società, pragmatica ed efficentista per la quale vale solo ciò che è utile a me, che mi piace e mi soddisfa, la vita delle claustrali “non serve” a nulla. La loro esistenza acquista senso e significato reale e pieno solo in un’ottica di fede e di amore. Sono chiamate a riamare l’Amore infinito di Dio a nome di tutti gli uomini, per la salvezza integrale di tutti i fratelli e sorelle nel mondo. Come afferma la “Venite Seorsum”, è più prezioso davanti a Dio e di maggiore utilità per la Chiesa e la società un briciolo d’amore puro, che tutte le altre opere insieme.

 

D. – Come ha presentato le claustrali Pio XII nella Costituzione apostolica “Sponsa Christi?”

 

R. – Sua Santità Pio XII le ha presentate nella suddetta Costituzione Apostolica come “monache” contemplative, che devono professare sempre e ovunque, come loro primo e principale fine, la vita contemplativa, tanto di tutta la comunità quanto delle singole monache. Sottolinea, poi, fortemente il carattere apostolico delle claustrali, che invita a “sentirsi sempre completamente consacrate alle necessità della Chiesa intera e di tutti i bisognosi …, pronte a tutto ciò che in qualche modo può riguardare l’amore dello Sposo e la salvezza delle anime”.  Ma tale apostolato claustrale deve attuarsi in una maniera propria, specifica attraverso i tre mezzi dell’esempio di perfezione cristiana, della preghiera fatta sia pubblicamente (Liturgia delle Ore) sia privatamente. Si parla di immolazione per compiere generosamente “ciò che manca alla passione di Cristo per il suo Corpo che è la Chiesa”. Il Santo Padre dà rilievo anche al lavoro adeguato e proficuo per guadagnarsi onestamente il pane per vivere

 

D. – Rispetto al passato, cosa è cambiato nel modo di vivere per queste religiose?

 

R. – L’essenza della vita claustrale non è cambiata, né può cambiare, perché radicata nel Santo Vangelo di cui esprime il radicalismo e la totalità. Ma il modo di vivere tale tensione spirituale è cambiato, nel senso che essa s’incarna concretamente nelle diverse culture e nei diversi luoghi in cui i monasteri esistono e vivono. Vedi, per esempio, i vari monasteri di diversi Ordini, nelle giovani Chiese, ove sono molto desiderati e richiesti dai vescovi ordinari. Forse l’elemento più nuovo e bello è un più profondo senso di famiglia nelle Comunità claustrali, una maniera più semplice di relazionarsi delle consorelle tra loro e con i superiori, pur nel necessario rispetto religioso, obbediente e fraterno. Poi forse il modo più vivo e adeguato di celebrare la Santa Liturgia delle Ore e della Santa Messa. Infine, ma importantissimo, un più vivo e profondo senso ecclesiale, di sentirsi Chiesa, cellula viva nella Chiesa particolare della diocesi e in quella universale. Nella Chiesa, per la Chiesa e con la Chiesa sempre.

 

D. –Quante  sono le claustrali nel mondo?

 

R. – Esattamente non lo so. Ma credo 50 mila. Comunque sempre un “grande esercito” d’amore universale. In particolare le Clarisse sono 20 mila, le Carmelitane 12 mila e noi Benedettine siamo 5 mila.

 

D. – E’ potente la preghiera per le vicende umane?

 

R. – Noi claustrali siamo come la mani alzate di Mosé sul mondo, mentre nella valle della vita quotidiana i nostri fratelli e sorelle nel mondo e nella Chiesa combattono la buona battaglia dell’esistenza e della fede. Insieme con la preghiera di lode, di adorazione, di riparazione, quella d’intercessione molto viva e sentita dalle claustrali, e da moltissime persone di ogni età e ceto sociale, è sempre più richiesta di fronte ai problemi, alle prove, alle sofferenze fisiche e morali della vita.  Nella nostra clausura, accolta come dono e scelta come libera risposta d’amore, ci sentiamo immerse nel mistero eucaristico di Cristo Gesù. Ci offriamo con Gesù, per Gesù, in Gesù per la salvezza del mondo intero. In questo speciale Anno Eucaristico, indetto provvidenzialmente dal Santo Padre Giovanni Paolo II, vogliamo ravvivare più profondamente il nostro modo di vivere la Pasqua di Cristo che, da esperienza di morte, diventa gioioso annuncio della possibilità offerta ad ogni persona di vivere unicamente per Dio, per Dio solo, in Cristo Gesù.

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L’IMPRESSIONISTA ITALIANO, GIUSEPPE DE NITTIS,

PROTAGONISTA DI UNA GRANDE MOSTRA ROMANA AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE

- Con noi, Renato Miracco -

 

Una festa di colori: si presenta così all’occhio del visitatore la grande mostra romana su “Giuseppe De Nittis. Impressionista italiano”. L’esposizione, ospitata al Chiostro del Bramante fino al 27 febbraio prossimo, è la prima rassegna antologica dopo quella di Barletta - sua terra natia - nel lontano 1934. Se dunque il nome di De Nittis è legato a quello della corrente dell’Impressionismo, l’opera dell’artista pugliese non può, tuttavia, essere rinchiusa in una categoria precisa, come spiega il curatore del mostra, Renato Miracco, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Non dobbiamo essere legati a questo termine, “impressionismo”. L’impressionismo nasce e muore in Francia. Se siamo impressionisti italiani, attribuiamo a questo termine “impressionista” tutto un’altra serie di valenze aggiuntive e non riduttive rispetto all’impressionismo. De Nittis, quando è impressionista o quando fa la prima mostra con gli impressionisti, porta comunque un bagaglio enorme con sé – dei macchiaioli, dello studio della luce, che è una cosa anche italiana – quindi, aggiunge e porta una sua tradizione italiana in un contesto, in un troncone – diciamo – francese.

 

D. – Il critico Vittorio Pica soleva affermare che De Nittis “è capace di essere meridionale al Sud, francese a Parigi e londinese a Londra”. Un artista estremamente versatile, dunque?

 

R. – Sicuramente. Era una persona di una grandissima curiosità. La curiosità la vediamo anche nelle tecniche: va dall’acquerello, all’olio, al carboncino, ai pastelli, in cui veramente è antesignano e paritario rispetto a Degas. Cioè, Degas e De Nittis sono i due che sicuramente prima di tutti gli altri hanno usato il pastello, in maniera anche totalmente nuova. Perché il pastello va in auge? Perché gli olii di quel periodo alcune volte ingialliscono – la famosa “Olimpia”, dopo dieci anni è ingiallita. Quindi, i coloristi gettano sul mercato questi pastelli. E loro sono i primi a farne uso, in assoluto, molto prima di altri impressionisti, molto prima anche dei pittori italiani.

 

D. – C’è tra i tanti dipinti in mostra al Chiostro del Bramante uno che secondo lei colpirà il pubblico più degli altri?

 

R. – Il pubblico, naturalmente, è legato a “Colazione in giardino”; a “Sull’amaca”, alla “Giornata invernale” ... Io, per esempio, sono molto legato a “Passa il treno” o a “In alto mare”, laddove De Nittis, attraversando la Manica, fa dei quadri che sono molto simili a Manet quando rappresenta la Steamboat, la prima nave a vapore che attraversava la Manica ...

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 21 novembre, 34. ma  ed ultima domenica dell'Anno liturgico, la Chiesa celebra la Solennità di Cristo Re. Il Vangelo ci mostra Cristo in Croce schernito dai capi del popolo e  dai soldati. Questi dicono: "Se tu sei il re dei giudei, salva te stesso". Uno dei malfattori in croce accanto al Signore invece  gli dice: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". E Gesù risponde:

 

“In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

 

Su questo brano evangelico il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:


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Dio ha fatto l’alleanza con il suo popolo quando questo era un popolo di pastori. Più tardi gli ebrei, vedendo i loro vicini formare regni stabili con re potenti, vollero anche loro avere un re. Ma Dio con fatica voleva far comprendere un significato nuovo, diverso di “re”: quello del re come testa. La testa è garante dell’unità e del coordinamento armonico di tutto l’organismo. Gesù Cristo è la piena manifestazione di questa regalità. La Sua Passione viene persino scandita sulla falsariga dell’incoronazione del re. E’ un oggetto di obbrobrio, di umiliazione, di disprezzo ma attraverso questa via Lui compie l’opera del vero re, cioè l’unità universale. L’unità si compie con la rinuncia di se stessi: solo l’amore può far affermare gli altri senza chiedere niente per sé. L’amore crea l’unione di tutto, ma l’amore è libero. Perciò è nascosto dietro a scenari di lacerazione, antagonismi e conflitti, dietro a tanto sangue versato e al sangue di Cristo Re, nel quale è realizzata l’unità di tutto.

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CHIESA E SOCIETA’

20 novembre 2004

 

 

IN UNA LETTERA RIVOLTA A TUTTE LE SCUOLE CATTOLICHE, IL VESCOVO DI HONG KONG PROPONE LA “RESISTENZA PASSIVA” CONTRO LA LEGGE DEL GOVERNO CHE VUOLE IL CONTROLLO TOTALE SULL’EDUCAZIONE

 

HONG KONG. = Il vescovo cattolico di Hong Kong, mons. Joseph Zen, ha condannato il tentativo del governo di controllare tutte le scuole del territorio, comprese quelle cattoliche. Lo ha fatto con una lettera inviata a tutti i responsabili delle scuole cattoliche, nella quale critica la nuova legge sull’educazione varata dal parlamento di Hong Kong lo scorso 8 luglio. Mons. Zen afferma che la sua “intenzione” non è uno scontro col governo, ma il tentativo estremo di “salvaguardare la tradizione cattolica nell’educazione”. Ad Hong Kong, la libertà nel campo dell’educazione – ammonisce il presule - è messa in pericolo dalle ultime leggi varate dal parlamento locale, ma in realtà suggerite da Pechino. Il vescovo chiede a tutte le scuole di attuare una resistenza passiva bloccando il varo di un nuovo organismo di controllo che l’esecutivo di Hong Kong vuole imporre agli istituti. Il presule sollecita le scuole cattoliche anche a stimolare un maggiore contatto fra famiglie, insegnanti e responsabili dell’educazione. Nella lettera, il vescovo afferma che la legge “ha cambiato il sistema educativo di Hong Kong, molto efficace in passato”. La legge  - prosegue - ha demolito la collaborazione e la relazione di fiducia fra i responsabili scolastici e il governo. Tale cambiamento è avvenuto in modo “unilaterale, rivoluzionario e indiscriminato, senza tener conto di alcuna sollecitazione dalla base”. La Chiesa cattolica ad Hong Kong è responsabile per oltre 300 scuole, rinomate per la loro qualità. Moltissime personalità della cultura, della politica, dell’economia, come anche numerosi rappresentanti del movimento democratico, hanno ricevuto un’educazione cattolica. (A.L.)

 

 

TROVARE NUOVE FORME DI ASSISTENZA ALL’INTERNO DELLA COREA DEL NORD: E’ L’OBIETTIVO INDICATO DALLA RESPONSABILE DEI PROGETTI CARITAS PER GLI AIUTI UMANITARI DELLA CHIESA CATTOLICA ALLA POPOLAZIONE NORDCOREANA

 

PYONGYANG. = La Corea del Nord “riceve aiuti da 9 anni”, ma ora intende promuovere “una rete di sviluppo e di sussistenza all’interno del Paese” che sostituisca gli interventi internazionali volti ad affrontare situazioni di emergenza. E’ quanto dichiara la responsabile dei progetti Caritas ad Hong Kong, Kathi Zellweger, che coordina gli aiuti umanitari della Chiesa cattolica alla Corea del Nord. “I rapporti fra la comunità internazionale e la Corea del Nord sono difficili, ma la Caritas deve trovare delle forme creative per rinnovare la propria presenza”, aggiunge la donna. “Il nostro aiuto – spiega – è fondamentale per la sopravvivenza di molti bambini, donne e anziani”. Anche i funzionari del governo di Pyongyang appoggiano l’operato dell’organizzazione, chiedendo una sua maggiore presenza  sul territorio. “Il nostro impegno è apprezzato e la fiducia nei nostri confronti cresce giorno dopo giorno”, precisa Zellweger sottolineando però come uno dei problemi maggiori sia la carenza di cibo. Gli aiuti internazionali hanno attenuato, infatti, i danni provocati dalle carestie ma il livello di malnutrizione resta elevato. In questo difficile contesto, la Caritas è impegnata soprattutto nell’opera di assistenza agli orfanotrofi. Gli aiuti sono rivolti, in particolare, ai bambini malati, denutriti e portatori di handicap. Per continuare a portare il proprio sostegno, l’organizzazione umanitaria ha bisogno di 1,86 milioni di euro. Finora ne ha raccolti solo la metà. Caritas Hong Kong è stata una delle prime organizzazioni non governative a promuovere progetti a favore della popolazione nordcoreana. (A.L.)

 

 

MESSE COMMEMORATIVE, SEMINARI, INCONTRI E DIVERSE INIZIATIVE OGGI

IN MOLTE CITTÀ DEL BRASILE PER LA “GIORNATA DELLA COSCIENZA NERA”,

CHE RICORDA LA RIBELLIONE NEL XVII SECOLO

 DI UNA COLONIA DI SCHIAVI CONTRO I PORTOGHESI

 

BRASILIA. = Si celebra oggi in tutto il Brasile “Il giorno della coscienza nera”, dedicato alla memoria di Zumbi l’ultimo dei capi di una colonia di schiavi scappati nel 1600 dagli insediamenti portoghesi. Messe commemorative, seminari, conferenze, ma anche proiezioni cinematografiche, spettacoli di danza e musica sono previsti in numerose città del Paese, dove il 50 per cento della popolazione, comprendendo meticci e mulatti, è costituito da persone di colore. “Questa ricorrenza intende far riflettere su tutti gli esempi che Zumbi ha lasciato alla sua gente e sul significato che ha avuto la sua colonia nella nostra storia”, ha detto Abdias do Nascimento, personalità di spicco della comunità afro-brasiliana. A Rio de Janeiro, i giovani neri scenderanno in strada per una marcia contro la violenza razziale. Messe commemorative verranno celebrate nelle chiese di ‘Nossa Senhora do Rosario’ e ‘São Benedito dos Homens Pretos’, nel centro della città. A San Paolo il museo afro-brasiliano del ‘Parco di Ibirapuera’ inaugurerà una mostra intitolata “Brasileiro, Brasileiros” nella quale verranno esposte oltre 600 opere artistiche provenienti da diverse zone del Paese. Tra queste anche le effigi degli indigeni e i carri allegorici che ogni anno, dal 1824, sfilano il 2 giugno nelle strade di Salvador in ricordo dell’uscita dal Paese degli ultimi portoghesi che si opponevano all’indipendenza. A Vitoria, nello Stato di Espirito Santo, dopo una settimana di incontri dedicati all’Africa e all’uguaglianza tra i popoli, si terrà una manifestazione per la pace che terminerà con una festa arricchita da danze e cibi africani. (A.L.)

 

 

IN 15 ANNI ALMENO 600 PERSONE MORTE NELLO STATO DELL’ASSAM, IN INDIA,

 IN SEGUITO A CARICHE DI ELEFANTI. ENTI FORESTALI LOCALI ATTRIBUISCONO

QUESTI EPISODI AL DISBOSCAMENTO, CHE CANCELLA

I TRACCIATI DELLE PISTE UTILIZZATE DAGLI ANIMALI NEI LORO SPOSTAMENTI

 

ASSAM. = Gli elefanti dell’Assam, Stato nel nordest dell’India, sono diventati un pericolo per la popolazione locale a causa delle opere di disboscamento realizzate dagli uomini. Secondo stime di enti forestali locali, almeno 600 persone sono morte negli ultimi 15 anni in seguito a cariche di elefanti. Il taglio degli alberi spesso interrompe le importanti ‘piste’ sulle quali gli animali si spostano in branco e il cui percorso è fissato nella loro memoria. A spingere i pachidermi verso i villaggi sono anche la fame e la sete. Questi imponenti quadrupedi si sono scoperti, infatti, ghiotti di birra di riso che i coltivatori delle piantagioni di tè distillano artigianalmente e conservano nelle case. Gli animali annusano la bevanda e fanno di tutto per appropriarsene, calpestando chiunque cerchi di fermarli. L’Assam è la patria della più numerosa popolazione di elefanti in India, circa 5000 esemplari, a lungo orgoglio della popolazione. Per questo il governo ha vietato il loro trasferimento in altre aree del Paese ma la rabbia dei cittadini sta crescendo e nel 2001 sono stati uccisi 19 elefanti. (A.L.)

 

 

ADDIO USERNAME E PASSWORD: IN FUTURO SOLO L’IDENTIFICAZIONE DELLE

IMPRONTE DIGITALI O IL RICONOSCIMENTO DELL’IRIDE. LO HA ANNUNCIATO

IL PRESIDENTE DI MICROSOFT, BILL GATES, INTERVENDO AL ‘FUTURSHOW 3004’,

FIERA DELLE TECNOLOGIE DIGITALI E MULTIMEDIALI IN CORSO A MILANO

 

MILANO. = Le password faranno presto parte della nostra storia. A lanciare la crociata contro i codici alfa-numerici è il presidente di Microsoft, Bill Gates, l’uomo che più di ogni altro ha legato la propria fortuna all’accoppiata username e password. A mandare in archivio “una tecnologia ormai moribonda”, ha detto Gates a Milano, inaugurando il Futurshow, saranno le smart card e la biometria, un sistema di identificazione legato alle impronte digitali o al riconoscimento dell’iride, misure ritenute più sicure e affidabili. In futuro non sarà, quindi, necessario ricordare a memoria il codice pin del cellulare, quello del bancomat o della carta di credito. La biometria, cioè l’utilizzo di tratti distintivi del corpo umano quale voce, retina, riconoscimento facciale e impronte digitali, non manderà in archivio solo le password. Già utilizzati in alcuni aeroporti per motivi di sicurezza, questi sistemi si stanno diffondendo rapidamente ad altre applicazioni. Nella Carolina del Sud, ad esempio, una catena di supermercati ha adottato un sistema di pagamento che utilizza le impronte digitali. I clienti, dopo aver fatto la spesa, possono pagare il conto semplicemente passando il pollice su appositi scanner sistemati alle casse. L’utilizzo di chip per motivi di sicurezza si sta diffondendo anche negli ospedali: in Inghilterra, già dal 2003, undicimila dipendenti del servizio sanitario nazionale utilizzano l’impronta digitale per farsi riconoscere dal computer e accedere alle aree riservate. Grazie alle biometrie il futuro appare, dunque, più facile e sicuro, ma non mancano le perplessità sulla tutela della privacy. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 novembre 2004

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Si stringe il cerchio attorno a Mossul. L’esercito americano, dopo aver conquistato il totale controllo di Falluja, si concentra ora sulla città settentrionale. Ma le violenze nelle ultime ore non hanno risparmiato Baghdad. E mentre spuntano nuove informazioni sulla sorte dei due giornalisti francesi, finiti oltre tre mesi fa in mano alla guerriglia, il debito estero nei confronti dell’Iraq potrebbe essere cancellato per l’80%. Il nostro servizio:

 

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Mossul come Fallujah. L’esercito americano si concentra sulla città settentrionale irachena, e lo fa spostando la propria potente e sofisticata macchina da guerra. Ma la guerriglia non sembra farsi intimorire, e fa ritrovare in una zona periferica della città i cadaveri di 9 uomini, probabilmente appartenenti alle forze di sicurezza irachene, uccisi in quella che sembra essere una nuova esecuzione di massa. L’altra roccaforte sunnita, Ramadi, è stata invece letteralmente sigillata dalle truppe americane: bloccate tutte le vie di accesso alla città. Ma violenti scontri sono tornati a divampare in mattinata anche a Baghdad: un soldato americano ha perso la vita, altri 9 sono rimasti feriti in un agguato. Sempre nella capitale una consulente del ministero dei lavori pubblici iracheno e tre suoi dipendenti sono stati uccisi in un attacco contro la loro auto. Non si ferma la strategia della tensione nemmeno sul fronte dei rapimenti. Il gruppo guerrigliero iracheno dell'Esercito di Ansar al-Sunna ha rivendicato oggi l'uccisione di due ostaggi curdi ed ha trasmesso sul suo sito web le immagini della brutale esecuzione. Si riaccendono, invece, le speranze di trovare in vita i 2 giornalisti francesi rapiti 3 mesi fa a Latifyah; un camionista egiziano liberato la settimana scorsa in Iraq, ha detto di essere stato tenuto prigioniero insieme ai due. L’uomo ha poi aggiunto che i francesi erano ancora detenuti nello stesso luogo quando è stato liberato. Ma ci sono novità anche dal punto di vista militare: l'esercito americano potrebbe, infatti, inviare altre unità in Iraq prima delle elezioni di gennaio. A renderlo noto il generale Lance Smith durante una conferenza stampa al Pentagono. Buone notizie anche per il debito estero dell’Iraq. I principali Paesi creditori hanno raggiunto un accordo per un'ampia cancellazione, fino all'80 per cento. Lo ha detto oggi il ministro delle finanze tedesco Hans Eichel.

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E’ stato condannato a morte da una corte afghana Reza Khan, il responsabile dell'assassinio della giornalista del Corriere della Sera Maria Grazia Cutuli e di altri tre colleghi. L’assassinio avvenne il 19 novembre 2001. I quattro viaggiavano a bordo di un convoglio dalla città orientale di Jalalabad quando vennero sequestrati da un gruppo di uomini armati. L’accusato potrà ora fare ricorso contro la sentenza. Se la decisione dovesse essere confermata anche in secondo grado, sarà impiccato. 

 

Diciotto poliziotti indiani sono rimasti uccisi in un attentato compiuto contro l'autobus sul quale viaggiavano nello stato indiano settentrionale dell'Uttar Pradesh. A riferirlo la polizia. Secondo una prima ricostruzione, il mezzo è saltato su un ordigno posto sulla strada a Chakia, 100 chilometri ad est di Varanasi. Nella zona, confinante con il Nepal, è molto forte la presenza di guerriglieri maoisti, che sono stati subito indicati come i principali sospettati dell'attentato.

 

Circa dieci persone sono state uccise durante bombardamenti aerei sferrati dall’esercito filippino contro presunte basi terroristiche dove sarebbe stata in corso una riunione di militanti fondamentalisti islamici del gruppo di Abu Sayyaf e della Jamaah Islamiyah. Lo hanno indicato fonti di sicurezza locali.

 

In Medio Oriente continua il processo elettorale nell’ANP per le elezioni del 9 gennaio. Shaul Mofaz, ministro della Difesa del governo israeliano, si è detto disposto ad aiutare la democrazia palestinese, specificando che ''i palestinesi di Gerusalemme est dovrebbero poter votare per il successore di Arafat''. Ed è invece crisi diplomatica tra Egitto e Israele dopo l'uccisione di tre agenti della polizia di frontiera egiziana: il ministro degli Esteri del Cairo, Ahmed Abul Gheit, ha infatti sospeso il suo viaggio in Israele previsto per mercoledì prossimo.

 

Tra imponenti misure di sicurezza e preceduto da manifestazioni di protesta che hanno portato all’arresto di oltre 200 persone, è giunto ieri a Santiago del Cile il presidente americano George W. Bush. Il capo della Casa Bianca partecipa al XII Vertice dell’APEC, la Comunità economica Asia-Pacifico, i cui lavori si tengono oggi e domani. Da Santiago del Cile ci riferisce Maurizio Salvi:

 

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Nei due giorni di permanenza in Cile, il capo della Casa Bianca cercherà di risolvere il problema che più gli sta a cuore in questo momento e che riguarda il potenziale nucleare a fini militari della Corea del Nord. La sua idea è quella di riprendere il dialogo a sei, che Pyongyang ha lasciato cadere negli ultimi mesi e che coinvolge anche Cina, Giappone, Corea del Sud e Russia. In linea generale, comunque, Bush cercherà di convincere i leader dell’APEC che il processo di liberalizzazione commerciale implica l’applicazione di misure di sicurezza efficaci e rese necessarie dallo sviluppo di un terrorismo che ormai non ha più frontiere. Gli osservatori si attendono, fra l’altro, dal capo della Casa Bianca decisioni che gli permettano di riconquistare il centro della scena internazionale. Un luogo, questo, dove negli ultimi giorni si è collocato il presidente cinese Hu Jintao, che ha annunciato investimenti in America Latina  per  100 miliardi di  dollari, e dove aspira a collocarsi anche il russo Vladimir Putin, che ha criticato ieri le aspirazioni egemoni statunitensi e chiesto a Bush un confronto sull’Iraq.

 

Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Al via in Costa Rica il XIV Vertice Iberoamericano. Ad inaugurare la prima sessione dei lavori il presidente Abel Pacheco, che ha incentrato il suo discorso sul tema centrale del summit: “Educare base per il Progresso”. Il presidente costaricano ha parlato della “necessità di aprire nuove scuole, più laboratori di scienze, più centri di informatica ed università”, sottolineando che “l’educazione è lo strumento migliore dei governi per combattere la povertà e sviluppare il benessere”.

 

Grande soddisfazione in Myanmar. C’è anche il leader del movimento studentesco Min Ko Naing tra i 4 mila prigionieri rilasciati ieri dalla giunta militare birmana. Ce ne parla Riccardo Cascioli:

 

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Non è ancora chiaro quanti appartengono alla schiera dei 1.350 prigionieri politici censiti da Amnesty International; sicuramente almeno una trentina sono dirigenti e membri della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito guidato dal Premio Nobel per la Pace, Aun San Suu Kyi, a sua volta ancora agli arresti domiciliari. Ciò che, invece, è chiaro è che la decisione del presidente Than Shwe è una delle conseguenze della purga decisa il mese scorso con la destituzione del primo ministro Kin Yunt, cui è seguito lo smantellamento dell’Intelligence militare che l’ex premier controllava.”I quattromila – ha spiegato il governo – sono stati rilasciati proprio perché ingiustamente tenuti in carcere dall’Intelligence militare”. Ma anche perché – aggiungiamo noi – tra meno di due settimane si tiene il vertice dei Paesi del Sud-Est Asiatico, che pur volendo Myanmar tra i suoi membri, hanno molte cose da chiarire con le autorità di Yangoon. L’ex premier Kin Yunt, infatti, ad agosto aveva annunciato una road map verso la democrazia e in ogni caso sembrava propenso verso un dialogo con la leader democratica Aun San Suu Kyi. Cosa, questa, che non sembra invece nelle intenzioni dell’uomo forte Than Shwe. Questa sorta di amnistia vorrebbe, dunque, rasserenare il clima, ma indubbiamente ben altri passi dovranno essere compiuti per ridare credibilità al regime militare.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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Sono ufficiali i risultati delle elezioni presidenziali in Namibia. Con il 77,4% dei voti, il candidato del partito di governo, Pohamba sarà il nuovo presidente del Paese africano al posto di Sam Nujoma, alla guida del governo dal 1990. Il passaggio ufficiale di potere avverrà a marzo 2005.

 

L’Antitrust italiana ha multato la Telecom Italia per 152 milioni di Euro. La società di telecomunicazioni, secondo l'Autorità, ha abusato della sua posizione dominante nelle offerte alla clientela e nella gara Consip del 2002 per servizi di telefonia alla pubblica amministrazione. Si tratta della più alta sanzione pecuniaria mai comminata ad un unico operatore. Dal canto suo, la Telecom ha reso noto che ricorrerà al TAR, il Tribunale Amministrativo Regionale, poiché certa della legittimità delle sue posizioni.

 

 

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