RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 318  - Testo della trasmissione di sabato 13 novembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un’altra Assemblea speciale per l’Africa del sinodo dei vescovi: l’annuncio di Giovanni Paolo II ai partecipanti al simposio internazionale dei vescovi europei e africani. Intervista con l’arcivescovo Benigno Luigi Papa

 

L’appello di Giovanni Paolo II per la tutela della vita umana, specie nelle fasce più indifese come la disabilità: nell’udienza ad un’istituzione francese che si occupa di handicap

 

Più coraggio per aiutare il pubblico tv a coltivare il gusto del bello, del bene e del vero: l’auspicio del Papa nel 50.mo dell’AIART. Ai nostri microfoni Luca Borgomeo

 

Alle 18.00, nella Basilica Vaticana, il Papa presiederà i vespri, a conclusione dell’incontro a Rocca di Papa per i 40 anni del decreto conciliare sull’ecumenismo. Ce ne parla il cardinale Walter Kasper.

 

Messa del cardinale Sodano, ieri nella Basilica di sant’Agostino, nella giornata che ha riunito politici e diplomatici.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Catastrofica la situazione per i civili a Falluja. Chiuso l’aeroporto di Baghdad. Con noi, Antonella Notàri

 

‘Il terrorismo va combattuto, ma non rispondendo alla violenza con altra violenza’: lo sottolineano i nobel per la pace nel documento conclusivo del V summit mondiale.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è conclusa ieri sera ad Assisi la 44.ma Assemblea generale dei Superiori maggiori italiani

 

“Solidarietà familiare, compito per oggi”: questo lo slogan della campagna “un abbraccio per la vita”, promossa dalla Conferenza episcopale venezuelana per trasmettere i valori educativi per la famiglia

 

Due importanti conferenze internazionali decideranno il futuro di milioni di pazienti che soffrono di “malattie dimenticate” nei Paesi in via di sviluppo

 

Ogni anno in Cina si registra la morte di migliaia di persone per uso improprio di farmaci

 

Appello del segretario generale della Conferenza episcopale ecuadoriana per la difesa della vita fin dal suo concepimento

 

In Afghanistan fioriranno rose al posto di papaveri da oppio: progetto dell’ONU e di una ONG tedesca per sostituire la produzione di eroina nel Paese con quella di olio di rose.

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo l’omaggio di ieri a Arafat, Abu Mazen e Qadooumi i due candidati alla successione

 

In Costa d’Avorio continua l’evacuazione degli occidentali. Attesa per il vertice ad Abuja

 

Italia: il PM chiede 8 anni di carcere per il premier Berlusconi, imputato nel processo SME.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 novembre 2004

 

 

UN’ALTRA ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI:

L’ANNUNCIO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AL SIMPOSIO INTERNAZIONALE DEI VESCOVI EUROPEI E AFRICANI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Un secondo Sinodo speciale per l’Africa. L’annuncio di una nuova convocazione dell’Assemblea dei vescovi del continente, dopo quella del 1994, è stato dato questa mattina da Giovanni Paolo II, al termine dell’udienza concessa ai presuli che in questi giorni hanno preso parte, a Roma, al Simposio internazionale dei vescovi europei e africani. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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“Accogliendo i voti del Consiglio post-sinodale, interprete dei desideri dei Pastori africani, colgo l’occasione per annunciare la mia intenzione di convocare una seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi”.

 

Pace e comunione per l’Africa. E una nuova opportunità per i tanti volti della Chiesa continentale di tornare a confrontarsi e a stabilire nuovi orientamenti pastorali, dieci anni dopo il Sinodo speciale del ‘94. L’annuncio del Papa è giunto al termine di un’udienza di per sé già significativa di un rinnovato clima di cooperazione che si respira non solo all’interno della Chiesa africana ma anche del ponte gettato, al di là del Mediterraneo, con quella europea. Giovanni Paolo II si è rivolto ai vescovi europei e africani che negli ultimi giorni hanno dato vita al primo Simposio internazionale organizzato dai rispettivi organismi episcopali, il SECAM per l’Africa e il Madagascar, e il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa per il vecchio continente.

 

Il Pontefice ha messo al centro del suo intervento una grande esortazione: ricercare con costanza una “fraterna e solidale cooperazione” tra Chiese africane ed europee per affrontare, dalle rispettive angolazioni ma in maniera sinergica, “le grandi sfide che interpellano la fede cristiana in questa nostra società globalizzata”. Un imperativo che, pur indotto dalla globalizzazione, non rappresenta una novità per le due comunità continentali, i cui vincoli di comunione – ha ricordato il Papa – sono antichi come i rapporti di “profonda intesa” che, già a metà del terzo secolo, univano il vescovo di Roma, Cornelio, a quello di Cartagine, Cipriano. Oggi, come allora - ha sottolineato Giovanni Paolo II - “si tratta di valorizzare le diverse tradizioni culturali in maniera complementare” per permettere alle varie comunità ecclesiali di “affrontare congiuntamente tematiche esistenziali quali la concezione dell’uomo e della società”, e gli ambiti pastorali dell’evangelizzazione e delle relazioni ecumeniche ed interreligiose.

 

Il Papa ha invitato i presuli a costruire l’unità della Chiesa attorno all’Eucaristia, coltivando “in primo luogo la preghiera”. Ed ha affidato la nuova corrente di solidarietà e di comunione sancita dal Simposio alla speciale intercessione di un grande vescovo africano, Sant’Agostino di Ippona, del quale si ricordano oggi i 1650 anni dalla nascita e la cui figura - ha affermato - “è come un ponte tra l’Africa e l’Europa”.

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Il Simposio internazionale dei vescovi europei e africani si è concluso oggi, dopo aver impegnato per quattro giorni circa 60 presuli dei due continenti su una serie di tematiche improntate, secondo le intenzioni del Papa, ad un carattere di forte fraterna solidarietà. La conferma viene da uno dei partecipanti, l’arcivescovo di Taranto, Benigno Luigi Papa, al microfono di padre Joseph Ballong:

 

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R. - E’ un bilancio molto positivo sia per i contenuti delle relazioni, sia per le modalità attraverso le quali queste relazioni sono state enunciate. Il clima del Simposio e i contenuti sono stati molto interessanti, perché siamo stati bene illuminati sulla visione dell’uomo e del mondo che presenta il continente africano. C’è stata, per gli africani, una illustrazione chiara della comprensione dell’uomo presente in Europa. Sono stati approfonditi i fondamenti ecclesiologici, cristologici, antropologici della collaborazione. Il tutto in un clima davvero fraterno, dove la diversità delle culture, dalle quali noi vescovi proveniamo, ha costituito una ricchezza ed anche una possibilità di crescere e di stare davvero bene insieme. Il risultato è stato quello di favorire un maggiore coinvolgimento e una migliore collaborazione tra Africa ed Europa. Bisogna far sì che questi due continenti vivano insieme e che l’uno aiuti l’altro a vivere della pienezza della vita.

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APPELLO DI GIOVANNI PAOLO II AI GOVERNANTI PERCHE’ TUTELINO

LA VITA UMANA, SPECIE NELLE FASCE PIU’ INDIFESE COME LA DISABILITA’:

NELL’UDIENZA AD UN’ISTITUZIONE FRANCESE,

CHE SI OCCUPA DI PORTATORI DI HANDICAP

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Le persone portatrici di handicap sono “creature di Dio, amate da Lui per se stesse e non per ciò che fanno”, e le legislazioni del mondo dovrebbero tutelarle in modo speciale, così come le altre categorie più deboli dei bambini, degli anziani e dei poveri. E’ l’appello che Giovanni Paolo II ha lanciato ricevendo in udienza 50 membri dell’Ufficio cristiano delle persone handicappate, una benemerita istituzione parigina giunta a Roma per celebrare il quarantennale della fondazione.

 

“La vostra azione – ha osservato il Papa parlando ai suoi ospiti, guidati dalla fondatrice dell’organismo, Marie-Hélène Mathieu - è al tempo stesso un servizio e una vera missione per la promozione della persona umana e per la difesa della sua dignità”. Un servizio - ha aggiunto – che, oltre ad essere un “segno di solidarietà di tutta la comunità cristiana”, rende testimonianza del “servizio insigne della carità, della tenerezza e della compassione”, vissuta al fianco di “chi è ferito nel corpo e nello spirito” e della sua famiglia. E qui, il Pontefice si è appellato in maniera pressante a tutti coloro che, in particolare, svolgono una funzione governativa e legislativa. Il Papa li ha invitati a un “sussulto di coscienza e di umanità” perché sia protetta “tutta la vita umana”, in ogni sua forma, e perché “cessino – ha detto – tutte le azioni tese a eliminare i bambini concepiti e non ancora nati”.

 

 

MAGGIORE INCISIVITA’ E CORAGGIO PER AIUTARE IL PUBBLICO DELLA TV

A COLTIVARE IL GUSTO DEL BELLO, DEL BENE E DEL VERO:

 L’AUSPICIO DEL PAPA NEL 50.MO ANNIVERSARIO DELL’AIART

 

50 anni fa la nascita dell’AIART, l’Associazione Italiana Ascoltatori Radiotelevisivi, promossa dall’Azione cattolica per tutelare ed affermare i valori e i diritti della persona e della famiglia, in anni di grande diffusione delle trasmissioni radiofoniche e in cui esordivano pure i programmi televisivi, moderni e potenti mezzi di comunicazioni di massa. Ieri, pomeriggio a Roma, la celebrazione dell’anniversario presso l’Accademia di Santa Cecilia, in un incontro presieduto dal cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, cui il Papa ha inviato un messaggio per la ricorrenza. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Maggiore incisività e coraggio per coltivare il gusto del bello accompagnandolo con la sensibilità per il bene e per il vero”: questo occorre nella nostra società mediatica - scrive Giovanni Paolo II nel suo Messaggio - raccomandando che “è indispensabile aiutare gli utenti”, specie “le famiglie, a un uso maturo del mezzo televisivo” per “discernere con equilibrio e saggezza le trasmissioni”, “in sintonia con la visione cristiana del mondo e dell’uomo.” E dunque con il “rispetto della verità e della dignità della persona”. Del resto “le legittime esigenze dell’informazione” e “dello spettacolo” – chiarisce il Santo Padre – “vanno armonizzate con i diritti dei singoli e delle famiglie, mai cedendo alle lusinghe di chi vuole confondere la verità con l’opinione, ed evitando con cura che gli aspetti più sacri e intimi della vita familiare siano esposti a spettacolarizzazione e a banale volgarizzazione.” Da qui il riconoscimento del “servizio prezioso” reso dall’AIART “alla comunità cristiana e alla società civile” e l’incoraggiamento di Giovanni Paolo II a proseguire nell’impegno soprattutto in difesa dei minori, cercando di “coltivare un dialogo costruttivo tra le famiglie e gli operatori del mondo televisivo, favorendo una seria riflessione etica, tanto più necessaria – osserva infine il Papa – a coloro che operano nell’ambito della comunicazione sociale, perché svolgono un compito con notevoli risvolti formativi.”

 

“Una riflessione etica di grande respiro”, invocata anche dal cardinale Ruini che ha avuto parole fortemente critiche sull’informazione e sulle trasmissioni televisive di largo consumo, che “stanno operando una discutibile” scala dei valori “mettendo in mora la verità in nome dell’opinione condivisa, per poi esibire codici deontologici sempre più generalisti e disattesi.”

 

Ricordiamo che l’AIART, fondata nel 1954, è presente oggi su tutto il territorio italiano, con 87 sedi provinciali, in 20 Regioni.

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Alla luce di quanto indicato dal Papa e dal presidente della CEI, quali sono oggi gli ambiti sui quali si concentra l’attività dell’AIART? Ascoltiamo il dott. Luca Borgomeo, presidente nazionale dell’Associazione italiana ascoltatori radiotelevisivi, al microfono di Francesca Smacchia:

 

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R. – Si concentra sulla famiglia e sulle categorie più indifese, come quella dei minori, che non hanno ancora una capacità di valutazione critica, o quella degli anziani che, purtroppo, hanno esposizione al mezzo televisivo molto lunga (oltre le cinque ore di media). Questo rende quindi problematica la possibilità di far sì che anche l’anziano abbia una posizione critica e vigile di fronte al televisore.

 

D. – E le iniziative?

 

R. Anzitutto far crescere, attraverso tutta una serie di azioni e di attività, la consapevolezza fra la gente e nella comunità che la televisione è una grande risorsa, ma può anche procurare grandi mali. Quindi, anzitutto, la denuncia. In secondo luogo, la formazione: un’attività, questa, rivolta soprattutto ai giovani, agli esperti ed ai formatori, sviluppata soprattutto in collaborazione con la scuola. Il terzo campo sul quale ci impegniamo è quello che riguarda il monitoraggio dei programmi.

 

D. – Ci può fare un esempio di un intervento diretto?

 

R. – Inizialmente facciamo una scelta fra i programmi di maggior ascolto. Sulla base di cinque-sei domande rivolte a circa 10 mila persone, possiamo arrivare ad avere risposte che consentono di poter avere una valutazione complessiva della qualità del programma e del gradimento o meno del pubblico.

 

D. – Tirando le somme, per la celebrazione del 50.mo anniversario dell’AIART, quali sono i risultati raggiunti?

 

R. – Qualcosa si è fatto, ma si deve fare ancora molto, molto di più. La missione che noi abbiamo è favorita da quello che io definisco un maggior impegno da parte dei vescovi italiani nei confronti della comunicazione.

**********Qualcosa

 

 

NEL POMERIGGIO, NELLA BASILICA VATICANA, IL PAPA PRESIEDERÀ I VESPRI,

A CONCLUSIONE DELL’INCONTRO A ROCCA DI PAPA PER I 40 ANNI

DEL DECRETO CONCILIARE UNITATIS REDINTEGRATIO

 

Questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre presiederà i Vespri a conclusione dell’incontro internazionale che si è svolto a Rocca di Papa per commemorare i 40 anni del Decreto conciliare Unitatis Redintegratio. La nostra emittente trasmetterà, alle 18.00, la radiocronaca diretta della celebrazione sull’onda media di 585 Khz e in modulazione di frequenza di 105 Mhz. Nell’intervista di Giovanni Peduto, il cardinale Walter Kasper ci parla della conferenza che ha raccolto oltre 300 persone:

 

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R. – Abbiamo ricevuto grande interesse e molte adesioni a questa conferenza. Questo dimostra che non c’è un inverno ecumenico, c’è grande impegno, grande interesse da tutto il mondo e noi abbiamo ora anche nuovo slancio per l’ecumenismo, un ecumenismo più maturo, non soltanto un ecumenismo superficiale. Abbiamo riflettuto anche sui fondamenti dottrinali, sulle differenze ancora esistenti, ma pensiamo che questa sia l’esperienza: sentiamo il soffio dello Spirito Santo, il soffio della speranza.

 

D. – Quale il significato dei Vespri di questo pomeriggio?

 

R. – Sono Vespri celebrati sulla tomba di San Pietro, questo è importante, insieme con il Successore di San Pietro, il Papa. Pensiamo e speriamo che questo darà sostegno al nostro lavoro, ci incoraggerà e ci benedirà. Noi siamo tutti molto grati a questo Papa che ha fatto tanto, nel suo lungo pontificato, a favore dell’ecumenismo.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata Giovanni Paolo II ha ricevuto stamane anche il ministro degli Esteri dell’Irlanda, Dermot Ahern; l’arcivescovo di Scopelos della Chiesa Ortodossa di Ucraina negli Stati Uniti d'America, Vsevolod; il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

 

Il Papa ha inoltre nominato membri del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali: Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila, e Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino. Ha poi nominato membri del Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per i Laici: i cardinali Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma; Angelo Scola, Patriarca di Venezia; Julián Herranz, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi.

 

Il Santo Padre ha poi accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Avellino, presentata da mons. Antonio Forte, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico mons. Francesco Marino, del clero della diocesi di Aversa, parroco, vicario foraneo a Trentola-Ducenta e assistente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana. Il Pontefice ha accettato anche la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Orlando negli U.S.A., presentata da mons. Norbert M. Dorsey, per raggiunti limiti di età; gli succede mons. Thomas G. Wenski, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

 

 

CELEBRAZIONE EUCARISTICA DEL CARDINALE ANGELO SODANO, IERI POMERIGGIO,

NELLA BASILICA DI SANT’AGOSTINO A ROMA, NELLA GIORNATA DELLA SETTIMANA

DEDICATA AL 1650.MO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL VESCOVO DI IPPONA

CHE HA RIUNITO POLITICI E DIPLOMATICI

 

Il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ha presieduto ieri pomeriggio a Roma, nella basilica di Sant’Agostino, la celebrazione eucaristica in uno degli eventi della settimana dedicata al 1650.mo anniversario della nascita del vescovo di Ippona, grande pastore che tanto ha scritto sui valori cui deve tendere ogni civiltà. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Il cristiano e il suo ruolo nella società: su questo tema hanno riflettuto ieri pomeriggio politici e ambasciatori presso l’Italia e la Santa Sede invitati nella basilica di Sant’Agostino nella giornata dedicata alla civiltà cristiana per le celebrazioni del 1650 mo anniversario della nascita di Sant’Agostino. A porgere il saluto il priore generale dell’Ordine agostiniano, padre Robert Prevost, che ha voluto ricordare il fine ultimo cui deve tendere l’umanità:

 

“La missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico e sociale. Il fine, infatti, che le ha prefisso è d’ordine religioso. Eppure, proprio da questa missione religiosa scaturiscono compiti, luce e forze che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina”.

 

Sugli scritti di Sant’Agostino che affrontano temi sociali si è soffermato nella sua omelia il segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano, invitato a presiedere la celebrazione eucaristica:

 

“Dirigendomi in modo particolare a coloro che hanno delle responsabilità per l’ordinato sviluppo della nostra società  mi sembra opportuno accennare ad una delle opere più attuali del nostro santo: “La città di Dio”. Il termine di città noi oggi potremmo tradurlo meglio ancora con ‘società, civiltà’, che indica più ampiamente la realtà sociale in cui un cittadino è chiamato ad operare. In tale contesto il cristiano vive gomito a gomito con uomini di altri orientamenti di vita. Noi cristiani siamo quindi chiamati a portare la nostra parte di lievito nella realtà umana di oggi: nella famiglia, nelle scuole, nelle istituzioni nazionali ed in quelle internazionali”.

 

La giornata si è conclusa con un concerto: Leonardo Quadrini ha diritto l’orchestra da camera Nova Amadeus, il coro della pace di Terni ed Antonella Ruggero. Anche oggi, sono previste altre celebrazioni nella basilica di Sant’Agostino per ricordare il vescovo d’Ippona, nato il 13 novembre del 354.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Durante l'udienza a conclusione del Simposio dei vescovi d'Africa e d'Europa, Giovanni Paolo II annuncia la sua intenzione di convocare una seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. 

 

Nelle vaticane, il discorso del Papa ai membri dell' "Ufficio Cristiano delle Persone Disabili", di Parigi: il Santo Padre esorta ad un sussulto di coscienza e di umanità affinché la vita dei più deboli sia tutelata e cessino le azioni volte ad eliminare i bambini non ancora nati.

Il Messaggio del Papa al cardinale Camillo Ruini, per il 50 di fondazione dell'Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Telespettatori.

Il Santo Padre sottolinea che le legittime esigenze dell'informazione e dello spettacolo non devono cedere alla tentazione di confondere verità ed opinione e di banalizzare la vita familiare.

Il Chirografo pontificio "Durante l'ultima cena", indirizzato al presidente della Caritas Internationalis.

L'omelia del cardinale Angelo Sodano nella Concelebrazione Eucaristica in occasione del 1650.mo anniversario della nascita di sant'Agostino.

L'omelia dell'arcivescovo Giovanni Lajolo in occasione del conferimento dell'ordinazione episcopale all'arcivescovo E. Gullickson, nunzio apostolico a Trinidad e Tobago.

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq; si estende il controllo delle forze USA sulla città di Falluja.

Medio Oriente: Bush e Blair s'impegnano a rilanciare il negoziato; l'Ap chiede di abbandonare i Territori. 

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Una scuola che sappia farsi amare": per incrementare la lettura in Italia.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 novembre 2004

 

 

IN IRAQ: CATASTROFICA LA SITUAZIONE PER I CIVILI A FALLUJA

DOVE SI CONTINUA A COMBATTERE. CHIUSO L’AEROPORTO DI BAGHDAD.

LA VISITA DEL PREMIER ALLAWI A NASSIRIYA

- Intervista con Antonella Notàri -

 

In Iraq l’assalto americano a Falluja sembra essere entrato nella fase decisiva. Secondo le forze statunitensi l’80 per cento della città è sotto il loro controllo. Nuove azioni della guerriglia si registrano intanto a Mossul, dove il governo iracheno ha mandato rinforzi. Si teme l’apertura di un secondo fronte di insurrezione: una manovra per distogliere attenzione e forze militari da Falluja. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Si continua a combattere a Falluja. La battaglia si è spostata oggi nella parte meridionale della città ma la resistenza più violenta si riscontra a Julan, distretto a nord ovest dove sono stati sparati almeno venti colpi di mortaio dalle truppe della coalizione contro postazioni di ribelli. Quattro elicotteri statunitensi, colpiti nei pressi di Falluja dal fuoco nemico, sono riusciti a rientrare nella loro base. Il bilancio provvisorio dei morti nell’assalto contro la città sunnita è finora di 22 militari americani. Sull’altro fronte i miliziani rimasti uccisi sarebbero più di 600. Il leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al Zarqawi, ha esortato con un nuovo messaggio tutti i guerriglieri a resistere strenuamente alle forze americane. E con l’inasprirsi dell’offensiva contro la città sunnita, il governo iracheno ha reso noto che l’aeroporto internazionale di Baghdad resterà chiuso fino a nuovo ordine.

 

A Mossul i soldati statunitensi hanno abbandonato, inoltre, una base militare saccheggiata questa mattina da decine di miliziani. In questo quadro di emergenza, e in occasione della festa di domani per la fine del mese del Ramadan, è stato anche imposto un coprifuoco notturno a Najaf. A Baghdad uomini armati hanno fatto irruzione in un hotel dove hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con le guardie irachene addette alla sicurezza. L’azione, condotta dai ribelli nella convinzione di trovare nell’albergo cittadini americani, non ha provocato vittime. La polizia ha rinvenuto i corpi senza vita di dieci persone, probabilmente iracheni della guardia nazionale. Sul versante politico, il premier iracheno Iyad Allawi è giunto a Nassiriya per incontrare le autorità locali. Il primo ministro si è poi recato al quartier generale del contingente italiano per rendere omaggio alle vittime della strage del 12 novembre 2003. “Il sangue dei caduti italiani e iracheni resterà sempre nella nostra memoria”, ha detto durante la cerimonia Allawi.

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Proseguono dunque i combattimenti a Falluja, dove la situazione per i circa 50 mila civili rimasti è sempre più drammatica. La Mezzaluna Rossa, che poco fa è entrata in città, parla di “condizioni catastrofiche” per i civili. La Croce Rossa Internazionale ed altre agenzie umanitarie hanno lanciato, inoltre, un appello alle forze americane e a quelle irachene, affinché sia loro concesso di entrare in città per soccorrere la popolazione. Ma qual è il bilancio delle vittime civili a Falluja? Adriana Masotti lo ha chiesto ad Antonella Notàri, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa:

 

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R. – Non abbiamo precise informazioni sulle vittime civili a Falluja. Bisogna assolutamente assicurarsi che non siano attaccati deliberatamente. Molte famiglie sono fuggite da Falluja prima che i combattimenti cominciassero. Cerchiamo di aiutare le persone accolte da molte famiglie in altre città e coloro che si sono rifugiati in campi improvvisati. Hanno bisogno di un’assistenza di base, di cibo e acqua. Adesso fa molto freddo in Iraq e ci sono ancora molti civili a Falluja che bisogna assolutamente proteggere. Ma anche i combattenti hanno dei diritti. Un guerrigliero ferito o malato ha assolutamente il diritto di essere curato.

 

D. – La Croce Rossa internazionale in questo momento è presente nella città di Falluja?

 

R. – No, non siamo a Falluja.

 

D. – Per quale motivo?

 

R. – Per motivi di sicurezza: non abbiamo le garanzie necessarie.  Non siamo sicuri che i combattenti accettino la nostra presenza. E’ indispensabile portare aiuti e assistenza in tutte le zone della città, anche quelle controllate dai ribelli.

 

D. – Dalle notizie che voi avete, quali sono le necessità di chi è rimasto in città?

 

R. - La priorità è quella di poter portare soccorso alle persone ferite. Non c’è più abbastanza personale medico, non c’è più materiale sanitario sufficiente. C’è un grande bisogno di assistenza per i feriti.

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IL TERRORISMO VA COMBATTUTO, MA NON RISPONDENDO ALLA VIOLENZA

CON ALTRA VIOLENZA. LO SOTTOLINEANO I NOBEL PER LA PACE

NEL DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL V SUMMIT MONDIALE,

ORGANIZZATO A ROMA DALLA FONDAZIONE GORBACIOV

 

Per promuovere una globalizzazione dal volto umano, per respingere il diffondersi della violenza e rispettare la diversità culturale, i politici devono interagire con una società civile rafforzata. E’ quanto emerge dalla dichiarazione finale del V Summit mondiale dei Nobel per la pace, presentata ieri a Roma. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

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Nella dichiarazione non vengono celati i timori per la ripresa della corsa agli armamenti convenzionali e nucleari, per il disprezzo del diritto internazionale e per l’incapacità dei governi di affrontare adeguatamente i problemi della povertà e del degrado ambientale. Nel documento si sottolinea, inoltre, l’urgenza di affrontare le radici del terrorismo, povertà, ignoranza e ingiustizia, piuttosto che rispondere alla violenza ricorrendo all’uso della forza. La stabilità mondiale - sostengono i premi Nobel per la pace - si può perseguire attraverso la cooperazione, il dialogo e non investendo nelle armi. Ascoltiamo in proposito l’ex presidente dell’URSS, Mikhail Gorbaciov:

 

“Il ricorso alla violenza prevale oggi sulla difesa delle peculiarità culturali, storiche e religiose dei diversi Stati. Ma questo non vuol dire che i processi tesi a promuovere la pace possano procedere senza il coinvolgimento dei Paesi occidentali e delle superpotenze. Gli Stati in via di sviluppo hanno bisogno della loro collaborazione”.

 

Grande preoccupazione è stata espressa anche per la situazione in Iraq, dove “la guerra ha creato un focolaio di pericolosa instabilità e un terreno fertile per il terrorismo”. Tra gli obiettivi indicati nel documento viene dato particolare rilievo agli sforzi volti a risolvere la crisi in Medio Oriente e a rafforzare il Trattato di non proliferazione nucleare.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 14 novembre, 33.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù profetizza la rovina di Gerusalemme, la distruzione del Tempio e fatti drammatici come guerre, carestie e terremoti. Quindi annuncia le persecuzioni che subiranno i suoi discepoli:

 

“Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.

 

Su queste parole ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Secondo Sant’Ignazio di Loyola, il senso del Creato va cercato nello scopo per cui l’uomo è creato. L’uomo è creato per l’unione con Dio attraverso la preghiera e il lavoro. Il nemico della salvezza umana cercherà di convincere l’uomo che è lui l’artefice e l’epicentro dell’universo, e che dunque la Terra gli appartiene. In questo modo, il Creato diventa luogo di attaccamento e di possessione e dunque di morte. Per questo motivo, l’esistenza dell’uomo sulla terra non ha un lieto fine ma è segnata dal dramma. Di fatto, Gesù ci disegna uno scenario inquietante, dolente, travagliato ma nel sottofondo si tratta dell’amore di Dio che tenta tutte le vie perché l’uomo si trapianti in lui, unica roccia sicura. San Gregorio di Nissa dice addirittura che l’oscuramento del sole e l’impoverirsi delle stelle significa il crollo degli ultimi punti di riferimento che ognuno, durante la vita, si crea e quando cadono questi, è l’Avvento, cioè viene il Signore, Colui che è e che rimane eterno.

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CHIESA E SOCIETA’

13 novembre 2004

 

 

SOLO UNENDO I CARISMI DEGLI ANTICHI ORDINI RELIGIOSI E QUELLI

DEI NUOVI MOVIMENTI SARA’ POSSIBILE UN’EVANGELIZZAZIONE EFFICACE

E CONVINCENTE. QUESTO, IN SINTESI, IL MESSAGGIO DELLA 44.MA ASSEMBLEA

GENERALE DEI SUPERIORI MAGGIORI ITALIANI, CONCLUSASI IERI AD ASSISI

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

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ASSISI. = Con una solenne concelebrazione sulla tomba di San Francesco, presieduta da mons. Sergio Goretti, si è conclusa ieri sera ad Assisi la 44.ma Assemblea generale dei Superiori maggiori italiani sul tema: “Vita consacrata e movimenti ecclesiastici: carismi di comunione”. Sintetizzando le analisi fatte dai relatori ed i suggerimenti venuti dai gruppi di studio dei 170 partecipanti, il presidente, don Mario Aldegani, ha sostenuto che solo unendo i loro carismi consacrati e appartenenti ai nuovi movimenti, potranno fare un’evangelizzazione efficace e convincente. L’esperienza dei primi e la vivacità dei secondi, che vedono più lontano perché sono nati sulle spalle di giganti, offriranno agli uomini di oggi ciò che hanno di più caro: l’incontro con Cristo. Per questo, egli ha esortato i Superiori maggiori a promuovere nei giovani una formazione adeguata alla nuova relazionalità ecclesiale, una formazione aperta che sappia integrare esperienza e conoscenza tra quanto si celebra e quanto si vive, bilanciando i segni sacramentali in cui si fa memoria di Cristo, con i segni testimoniali che la nostra esperienza è chiamata ad esprimere nella società. L’ultima riflessione è stata fatta sui religiosi inseriti nei movimenti, che non vanno ostacolati per principio e che se sono animati da vero spirito di perfezionamento, possono arricchire non solo se stessi ma anche la fraternità da cui provengono.

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“SOLIDARIETA’ FAMILIARE, COMPITO PER OGGI”. QUESTO, LO SLOGAN

DELLA CAMPAGNA “UN ABBRACCIO PER LA VITA”, PROMOSSA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL VENEZUELA

PER TRASMETTERE I VALORI EDUCATIVI PER LA FAMIGLIA VENEZUELANA

 

CARACAS. = “Solidarietà familiare, compito per oggi”. E’ questo lo slogan della campagna “Un abbraccio per la vita”, promossa dalla Conferenza Episcopale Venezuelana, tramite la Commissione Episcopale per la Famiglia e l’Infanzia. L’iniziativa, in programma dal 15 al 21 novembre prossimi, in coincidenza con la V Sessione del Concilio Plenario del Venezuela, è orientata alla trasmissione dei valori educativi per la famiglia venezuelana. “La famiglia, piena dello Spirito Santo, riceve Dio e lo fa conoscere. Quindi, qui si trova la fonte della solidarietà piena, che si dilata in svariate forme alla ricerca della piena realizzazione di tutti”, ha detto mons. José de la Trinidad Valera Angulo, vescovo de La Guaira e presidente della Commissione Episcopale per la Famiglia e l’Infanzia. La Settimana dell’Abbraccio in Famiglia 2004 - prosegue mons. Valera - “è una bella occasione per condividere nel gruppo familiare le inquietudini e le attese, tra gli stessi membri della famiglia e tra tutti gli altri fratelli, in maniera tale di crescere nello spirito di solidarietà dentro alla famiglia e in relazione con le altre famiglie”. Molteplici e svariate sono le iniziative, le attività ed i sussidi predisposti da diocesi, istituzioni, movimenti, organizzazioni, gruppi, durante questa settimana, attorno al tema dell’anno. Tra queste, anche un dibattito sulla riforma del Codice penale e la possibile depenalizzazione dell’aborto, che spingerà “i credenti e gli uomini di buona volontà ad assumere la difesa dei valori familiari con coraggio, senza paura e molta fede”, ha affermato il padre Aldo Fonti, direttore del Dipartimento Nazionale di Pastorale Familiare e dell’Infanzia. (R.M.)

 

 

DECIDERE IL FUTURO DI MILIONI DI PAZIENTI AFFETTI DA “MALATTIE DIMENTICATE”

NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO. QUESTO, LO SCOPO DI DUE SUMMIT INTERNAZIONALI

IN PROGRAMMA PER LA PROSSIMA SETTIMANA A CITTA’ DEL MESSICO E ALL’AJA

 

ROMA. = Due importanti conferenze internazionali, in programma per la prossima settimana, decideranno il futuro di milioni di pazienti che soffrono di “malattie dimenticate” nei Paesi in via di sviluppo. La prima è un Summit ministeriale sulla ricerca medica, a Città del Messico dal 16 al 20 novembre, e l’altra è un incontro voluto dal Governo olandese insieme con l’Organizzazione mondiale della sanità sul tema: “Medicine prioritarie per i cittadini dell’Europa e del mondo”, il 18 novembre all’Aja. Milioni di pazienti continuano a soffrire a causa di malattie trascurate come la tubercolosi, la malaria, la leishmaniosi e la malattia del sonno. Per trattarli esistono solo farmaci vecchi, spesso inefficaci e a volte tossici. Tra il 1975 e il 1999 sono stati immessi sul mercato 1393 nuovi medicinali: di questi, appena 13 sono mirati alla lotta alle malattie tropicali o alla tubercolosi. Queste patologie causano una crescente mortalità nei Paesi più poveri del mondo e i pazienti che avrebbero disperatamente bisogno di nuovi farmaci sono troppo poveri per garantire un cospicuo ritorno degli investimenti. In attesa dei summit di Città del Messico e dell'Aja, la Drugs for Neglected Diseases Initiative (DNDi), organizzazione non profit con lo scopo di sviluppare farmaci per le malattie trascurate, ha chiesto ai governi e alle industrie farmaceutiche di investire di più sulla ricerca, favorendo il trasferimento di tecnologie verso i Paesi in cui queste malattie sono endemiche. (R.M.)

 

 

OGNI ANNO IN CINA 190 MILA PERSONE MUOIONO PER USO IMPROPRIO DI FARMACI.

LO AFFERMA L’AGENZIA DI STAMPA CHINA YOUTH DAILY,

DENUNCIANDO IL FRAGILE SISTEMA SANITARIO CINESE

 

PECHINO. = Ogni anno in Cina 190 mila persone muoiono e 2,5 milioni ricorrono alle cure ospedaliere per uso improprio dei farmaci, causato dall’assunzione di medicine scadute o di mix che i malati ingeriscono senza consultare il medico. Lo afferma l’agenzia di stampa China Youth Daily, denunciando l’assenza nel Paese di una regolamentazione nel settore farmacologico e la bassa qualità dei medicinali. “L’unico controllo che viene effettuato nelle farmacie – afferma Zhang Heyong, presidente dell’Associazione farmaci non prescritti cinese – riguarda la licenza per la vendita di medicine”. Un altro fenomeno diffuso è la vendita di farmaci senza la necessaria prescrizione medica, oltre alla produzione di medicine pirata o contraffatte che, secondo il presidente della Commissione di supervisione sui farmaci, Zheng Xiaoyu, è in continuo aumento. “Con le moderne tecnologie nel campo farmaceutico è difficile distinguere fra medicine legali e illegali”, ha dichiarato Xiaoyu, sottolineando che il mercato illegale “alimenta un giro enorme di affari ed è caratterizzato da bassi prezzi e altissimi guadagni”. L’epidemia di Sars, scoppiata nel 2002 e tenuta segreta a lungo dalle autorità, ha reso manifesto il fragile sistema sanitario cinese, quasi inesistente nelle campagne e molto costoso nelle città. I malati di Aids, soprattutto prostitute e drogati, subiscono spesso soprusi come detenzione arbitraria e condanne ai lavori forzati. Pesanti discriminazioni anche negli ospedali, che rifiutano di ospitare le persone infette. Da non sottovalutare anche la polemica sulle statistiche: nel 2001 il ministero cinese della Sanità aveva denunciato circa 800 mila persone con l’Aids, mentre sei mesi dopo le Nazioni Unite hanno dichiarato che la Cina aveva 1,5 milioni di malati. (R.M.)

 

 

APPELLO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’ECUADOR, MONS. EGUIGUREN,

A RITIRARE SUBITO DAL MERCATO ECUADORIANO LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO

 

QUITO. = Appello del segretario generale della Conferenza episcopale ecuadoriana (CEE), mons. José Vicente Eguiguren, per la difesa della vita fin dal suo concepimento e per l’immediato ritiro dal mercato della pillola del giorno dopo, Postinor. Attraverso la Corporazione per la prevenzione di gravidanze non desiderate (Coprende), ONG che si è già battuta anche in Perú per la liberalizzazione del farmaco abortivo, le industrie farmaceutiche hanno avviato una massiccia campagna pubblicitaria pro pillola. “Il diritto alla vita va difeso. Sospendete immediatamente la vendita del Postinor!”, ha detto il presule. Da lunedì scorso, infatti, il farmaco è in commercio e il portavoce del gruppo promotore, Alfredo Guzman, medico peruviano attivista del Coprende, assicura che il Postinor non è affatto abortivo e aiuterà a ridurre le gravidanze indesiderate. Quello che Guzman omette è che la ricerca internazionale ha provato invece che il farmaco è abortivo e che in Paesi come l’Inghilterra, dove la pillola viene venduta anche senza prescrizione medica, non sono diminuite né le gravidanze indesiderate, né gli aborti chirurgici. (D.D.)

 

 

IN AFGHANISTAN FIORIRANNO ROSE AL POSTO DI PAPAVERI DA OPPIO. 

E’ IL PROGETTO DELLE NAZIONI UNITE E DI UNA ONG TEDESCA

PER SOSTITUIRE LA PRODUZIONE DI EROINA

CON QUELLA DI OLIO DI ROSE PER IL MERCATO INTERNAZIONALE

 

KABUL. = Più di 100 contadini nella provincia sud orientale afghana di Ningharhar hanno deciso di abbandonare le piantagioni illegali di papaveri per campi di rose. La produzione di olio di rosa, componente chiave per i profumi, potrebbe sostituire quella di oppio, per  la quale l’Afghanistan è al primo posto a livello mondiale. Grazie al progetto promosso dall’Ong tedesca, Agro Action, e dallo United Nations Development Programme (UNDP), questo autunno saranno piantate circa 40 mila rose. Le piante arriveranno dalla Bulgaria  e copriranno un´area di 10 ettari. Altre 90 mila saranno piantate la prossima primavera. L’investimento iniziale è stato di 100 mila dollari. L´UNDP dichiara che molti investitori internazionali hanno già espresso "interesse significativo". Secondo Agro Action, il “progetto rose” in Afghanistan può rappresentare un mezzo di sussistenza per i contadini locali e, in futuro, un possibile sostituto alle coltivazioni di oppio. L’Afghanistan è il più grande produttore mondiale di papavero da oppio, da cui si ricava l’eroina. I guadagni annui si aggirano intorno ai 30 miliardi di dollari, dei quali 2,5 miliardi rimangono in Afghanistan e costituiscono un terzo dell’economia totale del Paese. Le coltivazioni coprono oltre 30 mila ettari di territorio e impiegano circa 2 milioni di afghani, che guadagnano 7 dollari al giorno, più del doppio dello stipendio di un afghano medio. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 novembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Dopo l’ultimo omaggio a Yasser Arafat, seppellito ieri a Ramallah sulla spianata del palazzo presidenziale della Muqata, cresce l’attesa per la formazione della nuova direzione palestinese. Ma in questa tappa di avvicinamento verso la futura leadership, restano ancora poco chiare le cause della morte del rais. Il premier Abu Ala si è impegnato, intanto, ad indire le elezioni entro 60 giorni. Sullo scenario politico palestinese, ascoltiamo il servizio di Graziano Motta:

 

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Il dopo Arafat è già cominciato con la persuasione espressa dal primo ministro Sharon sull’avvenuta svolta che può rendere possibile il dialogo con i palestinesi e con le dichiarazioni del presidente Bush, secondo il quale si sta profilando una nuova opportunità per raggiungere la pace e per questo gli Stati Uniti sono pronti ad offrire la propria collaborazione alla nuova leadership palestinese. Solo che questa leadership – si obietta in Israele – deve eliminare innanzitutto le ambiguità lasciate da Arafat indicando, quindi, gli eventuali interlocutori. E’ successo, infatti, che l’attuale vertice esprime due visioni contrastanti del rapporto con Israele e la pace. Il moderato Abu Mazen, nuovo presidente dell’OLP, quando era primo ministro aveva accettato con Sharon la ‘road map’, ma si era dovuto poi dimettere per vari contrasti con Arafat, non ultimo quello sulle mancate riforme istituzionali. Faruk Qadooumi, il nuovo presidente di Al Fatah, che da più di 20 anni è a capo del dipartimento politico dell’OLP con le funzioni di ministro degli esteri, ha osteggiato ogni contratto con Israele, ha respinto gli accordi di Oslo, si è rifiutato di seguire Arafat nei territori ed è rimasto in esilio a guidare, da Tunisi e da Damasco, il fronte del rifiuto. Abu Mazen e Qadooumi esprimono quindi le due concezioni contrastanti della politica di Arafat che poi sono le correnti radicalizzate sul terreno.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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In Pakistan la regione del Waziristan, al confine con l’Afghanistan, è stato teatro di una nuova operazione delle forze governative contro presunti covi di miliziani. Il portavoce delle truppe pakistane ha reso noto che almeno 30 guerriglieri sono rimasti uccisi durante furiosi combattimenti avvenuti nei giorni scorsi nella regione. Testimoni locali hanno riferito, inoltre, che gli scontri hanno provocato anche la morte di un civile.

 

Dopo Osama Bin Laden si è rifatto vivo anche il mullah Omar, leader dei talebani, per avvertire gli americani che lui e i suoi seguaci sono decisi a riprendere il potere in Afghanistan. “L’America e i suoi fantocci – ha detto in un video – devono sapere che siamo determinati a liberare il nostro Paese e a riconquistare la sovranità”. Nell’imminenza delle elezioni presidenziali statunitensi, in un video trasmesso da al Jazira, Osama bin Laden aveva avvertito che “in caso di rielezione di George Bush gli americani l’avrebbero pagata cara”.

 

Continua la fuga degli stranieri dalla Costa d’Avorio. Anche oggi vari aerei stanno riportando in Spagna, Italia e Francia centinaia di persone. Intanto, in Nigeria c’è attesa per il vertice di domani dell’Unione Africana di Abuja, per risolvere la crisi del Paese africano. Crisi che oppone i soldati governativi ai ribelli, guidati dal leader Guillaume Sorò, e che ha coinvolto le truppe di pace francesi. Ma ci si può aspettare qualcosa di positivo dal vertice di Abuja? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Giovanni De Franceschi, missionario del Pime a Bouakè:

 

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R. – Io personalmente non sono ottimista. Ho sentito diversi interventi di Guillaume Sorò, il segretario generale delle forze ribelli, nei quali egli dice che gli accordi ci sono e quindi si tratta solo di metterli in pratica. Poi Sorò ha detto che è pronto a fare qualsiasi incontro ma senza il presidente Gbabo. Quindi non so se si riesce a fare qualche cosa e se la comunità internazionale o l’Onu riusciranno a convincere Sorò.

 

D. – Padre De Franceschi, uno degli elementi peculiari di questa crisi è il sentimento antioccidentale …

 

R. – E’ successo questo per la risposta molto rapida del presidente francese Chirac che ha ordinato di distruggere tutti gli aerei da combattimento del governo ivoriano. Era un sentimento già latente perché in diverse occasioni gli ivoriani hanno manifestato una certa antipatia verso la presenza delle forze militari francesi e verso la presenza dei bianchi.

 

D. – Non potrebbe tutto questo, poi, risolversi in un problema dell’economia del Paese, dato che la popolazione occidentale lavora in parecchie industrie della Costa d’Avorio?

 

R. – E’ chiaro che a loro non interessa niente dell’economia del Paese: come mai il presidente da due anni a questa parte ha speso tutti i soldi che ha preso vendendo il cacao, il caffé, comperando armi e non sviluppando il Paese?

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Ad Haiti un mandato di cattura internazionale da spiccare nei confronti dell’ex presidente Jean-Bertrand Aristide è stato annunciato oggi dal primo ministro, Gerard Latortue.  Le autorità attuali di Haiti e gli avversari politici di Aristide lo accusano di avere attinto illegittimamente ed abbondantemente dai forzieri di Stato e di essere stato il mandante di omicidi politici perpetrati nel Paese.

 

L’Olanda continua ad essere colpita da un’ondata di violenze: una moschea della cittadina di Helden, vicino al confine con la Germania, è rimasta pesantemente danneggiata da un incendio divampato questa mattina. Si tratta dell’ennesimo episodio che vede coinvolta, in Olanda, la comunità musulmana dopo l’uccisione del regista Theo Van Gogh da parte di un estremista islamico. Dallo scorso 2 novembre, diverse moschee e scuole musulmane sono stati oggetto di incendi dolosi e atti di vandalismo.

 

In Italia il pubblico ministero Ilda Boccassini ha chiesto ieri la condanna ad 8 anni di reclusione per il premier italiano Silvio Berlusconi, imputato nel processo SME in corso a Milano. Per il presidente del Consiglio chiesta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ascoltiamo il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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La richiesta di Ilda Bocassini è giunta al termine di una lunga requisitoria in cui il pubblico ministero ha affermato di voler dimostrare le ragioni per le quali deve essere condannato l’imprenditore che, per conto di Fininvest, aveva nel libro paga alcuni magistrati. La parola passerà alla difesa. Intanto l’avvocato Ghedini afferma che l’accusa non è riuscita ad individuare un fatto specifico che leghi Berlusconi a pagamenti di tangenti a magistrati. Durissimo lo scontro tra maggioranza e opposizione. Per il centro destra la Bocassini fa un uso politico della giustizia. Nel centrosinistra in molti chiedono a Berlusconi di rinunciare all’immunità parlamentare, mentre Di Pietro sollecita le dimissioni. Il processo SME, la vicenda giudiziaria più contestata degli ultimi anni, ha riscritto la storia della mancata vendita del colosso alimentare dell’IRI alla Buitoni di Carlo de Benedetti. Il verdetto dovrebbe arrivare il 3 dicembre.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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