RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
318 - Testo della trasmissione di sabato
13 novembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Si è conclusa ieri sera ad Assisi la 44.ma Assemblea generale dei Superiori maggiori italiani
Ogni anno in Cina si registra la morte di migliaia di persone
per uso improprio di farmaci
Dopo l’omaggio di ieri a
Arafat, Abu Mazen e Qadooumi i due candidati alla successione
In Costa d’Avorio
continua l’evacuazione degli occidentali. Attesa per il vertice ad Abuja
Italia: il PM chiede 8
anni di carcere per il premier Berlusconi, imputato nel processo SME.
13 novembre 2004
UN’ALTRA ASSEMBLEA
SPECIALE PER L’AFRICA DEL SINODO DEI VESCOVI:
L’ANNUNCIO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AL
SIMPOSIO INTERNAZIONALE DEI VESCOVI EUROPEI E AFRICANI
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Un secondo Sinodo speciale per
l’Africa. L’annuncio di una nuova convocazione dell’Assemblea dei vescovi del
continente, dopo quella del 1994, è stato dato questa mattina da Giovanni Paolo
II, al termine dell’udienza concessa ai presuli che in questi giorni hanno
preso parte, a Roma, al Simposio internazionale dei vescovi europei e africani.
I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis.
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“Accogliendo i voti del Consiglio post-sinodale, interprete dei
desideri dei Pastori africani, colgo l’occasione per annunciare la mia intenzione
di convocare una seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi”.
Pace e comunione per l’Africa. E
una nuova opportunità per i tanti volti della Chiesa continentale di tornare a
confrontarsi e a stabilire nuovi orientamenti pastorali, dieci anni dopo il
Sinodo speciale del ‘94. L’annuncio del Papa è giunto al termine di un’udienza
di per sé già significativa di un rinnovato clima di cooperazione che si
respira non solo all’interno della Chiesa africana ma anche del ponte gettato, al
di là del Mediterraneo, con quella europea. Giovanni Paolo II si è rivolto ai
vescovi europei e africani che negli ultimi giorni hanno dato vita al primo
Simposio internazionale organizzato dai rispettivi organismi episcopali, il
SECAM per l’Africa e il Madagascar, e il Consiglio delle Conferenze episcopali
d’Europa per il vecchio continente.
Il Pontefice ha messo al centro
del suo intervento una grande esortazione: ricercare con costanza una “fraterna
e solidale cooperazione” tra Chiese africane ed europee per affrontare, dalle
rispettive angolazioni ma in maniera sinergica, “le grandi sfide che
interpellano la fede cristiana in questa nostra società globalizzata”. Un
imperativo che, pur indotto dalla globalizzazione, non rappresenta una novità
per le due comunità continentali, i cui vincoli di comunione – ha ricordato il
Papa – sono antichi come i rapporti di “profonda intesa” che, già a metà del
terzo secolo, univano il vescovo di Roma, Cornelio, a quello di Cartagine, Cipriano.
Oggi, come allora - ha sottolineato Giovanni Paolo II - “si tratta di valorizzare
le diverse tradizioni culturali in maniera complementare” per permettere alle
varie comunità ecclesiali di “affrontare congiuntamente tematiche esistenziali
quali la concezione dell’uomo e della società”, e gli ambiti pastorali
dell’evangelizzazione e delle relazioni ecumeniche ed interreligiose.
Il Papa ha invitato i presuli a
costruire l’unità della Chiesa attorno all’Eucaristia, coltivando “in primo
luogo la preghiera”. Ed ha affidato la nuova corrente di solidarietà e di
comunione sancita dal Simposio alla speciale intercessione di un grande vescovo
africano, Sant’Agostino di Ippona, del quale si ricordano oggi i 1650 anni
dalla nascita e la cui figura - ha affermato - “è come un ponte tra l’Africa e
l’Europa”.
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Il Simposio internazionale dei
vescovi europei e africani si è concluso oggi, dopo aver impegnato per quattro
giorni circa 60 presuli dei due continenti su una serie di tematiche
improntate, secondo le intenzioni del Papa, ad un carattere di forte fraterna
solidarietà. La conferma viene da uno dei partecipanti, l’arcivescovo di
Taranto, Benigno Luigi Papa, al microfono di padre Joseph Ballong:
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R. - E’ un bilancio molto
positivo sia per i contenuti delle relazioni, sia per le modalità attraverso le
quali queste relazioni sono state enunciate. Il clima del Simposio e i
contenuti sono stati molto interessanti, perché siamo stati bene illuminati
sulla visione dell’uomo e del mondo che presenta il continente africano. C’è
stata, per gli africani, una illustrazione chiara della comprensione dell’uomo
presente in Europa. Sono stati approfonditi i fondamenti ecclesiologici,
cristologici, antropologici della collaborazione. Il tutto in un clima davvero
fraterno, dove la diversità delle culture, dalle quali noi vescovi proveniamo,
ha costituito una ricchezza ed anche una possibilità di crescere e di stare
davvero bene insieme. Il risultato è stato quello di favorire un maggiore
coinvolgimento e una migliore collaborazione tra Africa ed Europa. Bisogna far
sì che questi due continenti vivano insieme e che l’uno aiuti l’altro a vivere
della pienezza della vita.
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APPELLO DI GIOVANNI
PAOLO II AI GOVERNANTI PERCHE’ TUTELINO
LA VITA UMANA, SPECIE NELLE FASCE PIU’ INDIFESE
COME LA DISABILITA’:
NELL’UDIENZA AD UN’ISTITUZIONE FRANCESE,
CHE SI OCCUPA DI PORTATORI DI HANDICAP
- A cura di Alessandro De Carolis -
Le persone portatrici di
handicap sono “creature di Dio, amate da Lui per se stesse e non per ciò che
fanno”, e le legislazioni del mondo dovrebbero tutelarle in modo speciale, così
come le altre categorie più deboli dei bambini, degli anziani e dei poveri. E’
l’appello che Giovanni Paolo II ha lanciato ricevendo in udienza 50 membri
dell’Ufficio cristiano delle persone handicappate, una benemerita istituzione
parigina giunta a Roma per celebrare il quarantennale della fondazione.
“La vostra azione – ha osservato
il Papa parlando ai suoi ospiti, guidati dalla fondatrice dell’organismo,
Marie-Hélène Mathieu - è al tempo stesso un servizio e una vera missione per la
promozione della persona umana e per la difesa della sua dignità”. Un servizio
- ha aggiunto – che, oltre ad essere un “segno di solidarietà di tutta la
comunità cristiana”, rende testimonianza del “servizio insigne della carità,
della tenerezza e della compassione”, vissuta al fianco di “chi è ferito nel
corpo e nello spirito” e della sua famiglia. E qui, il Pontefice si è appellato
in maniera pressante a tutti coloro che, in particolare, svolgono una funzione
governativa e legislativa. Il Papa li ha invitati a un “sussulto di coscienza e
di umanità” perché sia protetta “tutta la vita umana”, in ogni sua forma, e
perché “cessino – ha detto – tutte le azioni tese a eliminare i bambini
concepiti e non ancora nati”.
MAGGIORE INCISIVITA’ E CORAGGIO
PER AIUTARE IL PUBBLICO DELLA TV
A COLTIVARE IL GUSTO DEL BELLO, DEL BENE E DEL
VERO:
L’AUSPICIO
DEL PAPA NEL 50.MO ANNIVERSARIO DELL’AIART
50 anni fa la nascita
dell’AIART, l’Associazione Italiana Ascoltatori Radiotelevisivi, promossa
dall’Azione cattolica per tutelare ed affermare i valori e i diritti della
persona e della famiglia, in anni di grande diffusione delle trasmissioni radiofoniche
e in cui esordivano pure i programmi televisivi, moderni e potenti mezzi di
comunicazioni di massa. Ieri, pomeriggio a Roma, la celebrazione
dell’anniversario presso l’Accademia di Santa Cecilia, in un incontro
presieduto dal cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale
italiana, cui il Papa ha inviato un messaggio per la ricorrenza. Il servizio di
Roberta Gisotti:
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“Maggiore
incisività e coraggio per coltivare il gusto del bello accompagnandolo con la
sensibilità per il bene e per il vero”: questo occorre nella nostra società
mediatica - scrive Giovanni Paolo II nel suo Messaggio - raccomandando che “è
indispensabile aiutare gli utenti”, specie “le famiglie, a un uso maturo del
mezzo televisivo” per “discernere con equilibrio e saggezza le trasmissioni”,
“in sintonia con la visione cristiana del mondo e dell’uomo.” E dunque con il
“rispetto della verità e della dignità della persona”. Del resto “le legittime
esigenze dell’informazione” e “dello spettacolo” – chiarisce il Santo Padre –
“vanno armonizzate con i diritti dei singoli e delle famiglie, mai cedendo alle
lusinghe di chi vuole confondere la verità con l’opinione, ed evitando con cura
che gli aspetti più sacri e intimi della vita familiare siano esposti a
spettacolarizzazione e a banale volgarizzazione.” Da qui il riconoscimento del
“servizio prezioso” reso dall’AIART “alla comunità cristiana e alla società
civile” e l’incoraggiamento di Giovanni Paolo II a proseguire nell’impegno
soprattutto in difesa dei minori, cercando di “coltivare un dialogo costruttivo
tra le famiglie e gli operatori del mondo televisivo, favorendo una seria
riflessione etica, tanto più necessaria – osserva infine il Papa – a coloro che
operano nell’ambito della comunicazione sociale, perché svolgono un compito con
notevoli risvolti formativi.”
“Una
riflessione etica di grande respiro”, invocata anche dal cardinale Ruini che ha
avuto parole fortemente critiche sull’informazione e sulle trasmissioni televisive
di largo consumo, che “stanno operando una discutibile” scala dei valori
“mettendo in mora la verità in nome dell’opinione condivisa, per poi esibire codici
deontologici sempre più generalisti e disattesi.”
Ricordiamo che
l’AIART, fondata nel 1954, è presente oggi su tutto il territorio italiano, con
87 sedi provinciali, in 20 Regioni.
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Alla luce di quanto
indicato dal Papa e dal presidente della CEI, quali sono oggi gli ambiti sui
quali si concentra l’attività dell’AIART? Ascoltiamo il dott. Luca Borgomeo,
presidente nazionale dell’Associazione italiana ascoltatori radiotelevisivi, al
microfono di Francesca Smacchia:
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R. – Si concentra sulla famiglia
e sulle categorie più indifese, come quella dei minori, che non hanno ancora
una capacità di valutazione critica, o quella degli anziani che, purtroppo,
hanno esposizione al mezzo televisivo molto lunga (oltre le cinque ore di
media). Questo rende quindi problematica la possibilità di far sì che anche
l’anziano abbia una posizione critica e vigile di fronte al televisore.
D. – E le iniziative?
R. Anzitutto far crescere,
attraverso tutta una serie di azioni e di attività, la consapevolezza fra la
gente e nella comunità che la televisione è una grande risorsa, ma può anche
procurare grandi mali. Quindi, anzitutto, la denuncia. In secondo luogo, la
formazione: un’attività, questa, rivolta soprattutto ai giovani, agli esperti
ed ai formatori, sviluppata soprattutto in collaborazione con la scuola. Il
terzo campo sul quale ci impegniamo è quello che riguarda il monitoraggio dei
programmi.
D. – Ci può fare un esempio di
un intervento diretto?
R. – Inizialmente facciamo una
scelta fra i programmi di maggior ascolto. Sulla base di cinque-sei domande
rivolte a circa 10 mila persone, possiamo arrivare ad avere risposte che
consentono di poter avere una valutazione complessiva della qualità del
programma e del gradimento o meno del pubblico.
D. – Tirando le somme, per la
celebrazione del 50.mo anniversario dell’AIART, quali sono i risultati
raggiunti?
R. –
Qualcosa si è fatto, ma si deve fare ancora molto, molto di più. La missione
che noi abbiamo è favorita da quello che io definisco un maggior impegno da
parte dei vescovi italiani nei confronti della comunicazione.
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NEL POMERIGGIO, NELLA
BASILICA VATICANA, IL PAPA PRESIEDERÀ I VESPRI,
A CONCLUSIONE DELL’INCONTRO A ROCCA DI PAPA PER I
40 ANNI
DEL DECRETO CONCILIARE UNITATIS REDINTEGRATIO
Questo pomeriggio, nella
Basilica Vaticana, il Santo Padre presiederà i Vespri a conclusione
dell’incontro internazionale che si è svolto a Rocca di Papa per commemorare i
40 anni del Decreto conciliare Unitatis Redintegratio. La nostra
emittente trasmetterà, alle 18.00, la radiocronaca diretta della celebrazione
sull’onda media di 585 Khz e in modulazione di frequenza di 105 Mhz.
Nell’intervista di Giovanni Peduto, il cardinale Walter Kasper ci parla della
conferenza che ha raccolto oltre 300 persone:
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R. – Abbiamo ricevuto grande
interesse e molte adesioni a questa conferenza. Questo dimostra che non c’è un
inverno ecumenico, c’è grande impegno, grande interesse da tutto il mondo e noi
abbiamo ora anche nuovo slancio per l’ecumenismo, un ecumenismo più maturo, non
soltanto un ecumenismo superficiale. Abbiamo riflettuto anche sui fondamenti
dottrinali, sulle differenze ancora esistenti, ma pensiamo che questa sia
l’esperienza: sentiamo il soffio dello Spirito Santo, il soffio della speranza.
D. – Quale il significato dei
Vespri di questo pomeriggio?
R. – Sono Vespri celebrati sulla
tomba di San Pietro, questo è importante, insieme con il Successore di San
Pietro, il Papa. Pensiamo e speriamo che questo darà sostegno al nostro lavoro,
ci incoraggerà e ci benedirà. Noi siamo tutti molto grati a questo Papa che ha
fatto tanto, nel suo lungo pontificato, a favore dell’ecumenismo.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata Giovanni
Paolo II ha ricevuto stamane anche il ministro degli Esteri dell’Irlanda,
Dermot Ahern; l’arcivescovo di Scopelos della Chiesa Ortodossa di Ucraina negli Stati Uniti d'America, Vsevolod;
il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione
dei Popoli.
Il Papa ha inoltre nominato membri del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni sociali: Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila, e Diarmuid
Martin, arcivescovo di Dublino. Ha poi nominato membri del Comitato di Presidenza
del Pontificio Consiglio per i Laici: i cardinali Paul Poupard, presidente del
Pontificio Consiglio della Cultura; Camillo Ruini, vicario generale per la
diocesi di Roma; Angelo Scola, Patriarca di Venezia; Julián Herranz, presidente
del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi.
Il Santo Padre ha poi accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Avellino, presentata da mons. Antonio Forte, per
raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico mons. Francesco Marino,
del clero della diocesi di Aversa, parroco, vicario foraneo a Trentola-Ducenta
e assistente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana. Il Pontefice ha
accettato anche la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Orlando negli
U.S.A., presentata da mons. Norbert M. Dorsey, per raggiunti limiti di età; gli
succede mons. Thomas G. Wenski, finora vescovo coadiutore della medesima
diocesi.
CELEBRAZIONE EUCARISTICA DEL
CARDINALE ANGELO SODANO, IERI POMERIGGIO,
NELLA BASILICA DI SANT’AGOSTINO A ROMA, NELLA GIORNATA
DELLA SETTIMANA
DEDICATA AL 1650.MO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL
VESCOVO DI IPPONA
CHE HA RIUNITO POLITICI E DIPLOMATICI
Il cardinale segretario di
Stato, Angelo Sodano, ha presieduto ieri pomeriggio a Roma, nella basilica di
Sant’Agostino, la celebrazione eucaristica in uno degli eventi della settimana
dedicata al 1650.mo anniversario della nascita del vescovo di Ippona, grande
pastore che tanto ha scritto sui valori cui deve tendere ogni civiltà. Il
servizio di Tiziana Campisi:
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Il cristiano e il suo ruolo
nella società: su questo tema hanno riflettuto ieri pomeriggio politici e
ambasciatori presso l’Italia e la Santa Sede invitati nella basilica di
Sant’Agostino nella giornata dedicata alla civiltà cristiana per le celebrazioni
del 1650 mo anniversario della nascita di Sant’Agostino. A porgere il saluto il
priore generale dell’Ordine agostiniano, padre Robert Prevost, che ha voluto ricordare
il fine ultimo cui deve tendere l’umanità:
“La missione
propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico,
economico e sociale. Il fine, infatti, che le ha prefisso è d’ordine religioso.
Eppure, proprio da questa missione religiosa scaturiscono compiti, luce e forze
che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini
secondo la legge divina”.
Sugli
scritti di Sant’Agostino che affrontano temi sociali si è soffermato nella sua
omelia il segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano, invitato a presiedere la
celebrazione eucaristica:
“Dirigendomi in
modo particolare a coloro che hanno delle responsabilità per l’ordinato
sviluppo della nostra società mi sembra
opportuno accennare ad una delle opere più attuali del nostro santo: “La città
di Dio”. Il termine di città noi oggi potremmo tradurlo meglio ancora con
‘società, civiltà’, che indica più ampiamente la realtà sociale in cui un
cittadino è chiamato ad operare. In tale contesto il cristiano vive gomito a
gomito con uomini di altri orientamenti di vita. Noi cristiani siamo quindi
chiamati a portare la nostra parte di lievito nella realtà umana di oggi: nella
famiglia, nelle scuole, nelle istituzioni nazionali ed in quelle internazionali”.
La
giornata si è conclusa con un concerto: Leonardo Quadrini ha diritto
l’orchestra da camera Nova Amadeus, il coro della pace di Terni ed Antonella
Ruggero. Anche oggi, sono previste altre celebrazioni nella basilica di
Sant’Agostino per ricordare il vescovo d’Ippona, nato il 13 novembre del 354.
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Apre
la prima pagina il titolo "Durante l'udienza a conclusione del Simposio
dei vescovi d'Africa e d'Europa, Giovanni Paolo II annuncia la sua intenzione
di convocare una seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi.
Nelle
vaticane, il discorso del Papa ai membri dell' "Ufficio Cristiano delle Persone
Disabili", di Parigi: il Santo Padre esorta ad un sussulto di coscienza e
di umanità affinché la vita dei più deboli sia tutelata e cessino le azioni
volte ad eliminare i bambini non ancora nati.
Il
Messaggio del Papa al cardinale Camillo Ruini, per il 50 di fondazione dell'Associazione
Italiana Ascoltatori Radio e Telespettatori.
Il
Santo Padre sottolinea che le legittime esigenze dell'informazione e dello spettacolo
non devono cedere alla tentazione di confondere verità ed opinione e di
banalizzare la vita familiare.
Il
Chirografo pontificio "Durante l'ultima cena", indirizzato al
presidente della Caritas Internationalis.
L'omelia
del cardinale Angelo Sodano nella Concelebrazione Eucaristica in occasione del
1650.mo anniversario della nascita di sant'Agostino.
L'omelia
dell'arcivescovo Giovanni Lajolo in occasione del conferimento dell'ordinazione
episcopale all'arcivescovo E. Gullickson, nunzio apostolico a Trinidad e
Tobago.
Nelle
estere, in rilievo l'Iraq; si estende il controllo delle forze USA sulla città
di Falluja.
Medio
Oriente: Bush e Blair s'impegnano a rilanciare il negoziato; l'Ap chiede di
abbandonare i Territori.
Nella
pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Una
scuola che sappia farsi amare": per incrementare la lettura in Italia.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.
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13
novembre 2004
IN IRAQ: CATASTROFICA LA
SITUAZIONE PER I CIVILI A FALLUJA
DOVE SI CONTINUA A COMBATTERE. CHIUSO L’AEROPORTO
DI BAGHDAD.
LA VISITA DEL PREMIER ALLAWI A NASSIRIYA
- Intervista con Antonella Notàri -
In Iraq l’assalto americano a
Falluja sembra essere entrato nella fase decisiva. Secondo le forze
statunitensi l’80 per cento della città è sotto il loro controllo. Nuove azioni
della guerriglia si registrano intanto a Mossul,
dove il governo iracheno ha mandato rinforzi. Si teme l’apertura di un secondo fronte di insurrezione: una manovra per
distogliere attenzione e forze militari da Falluja. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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Si continua a combattere a Falluja. La battaglia si è
spostata oggi nella parte meridionale della città ma la resistenza più violenta
si riscontra a Julan, distretto a nord ovest dove sono stati sparati almeno
venti colpi di mortaio dalle truppe della coalizione contro postazioni di
ribelli. Quattro elicotteri
statunitensi, colpiti nei pressi di Falluja dal fuoco nemico, sono riusciti a
rientrare nella loro base. Il bilancio provvisorio dei morti nell’assalto contro la
città sunnita è finora di 22 militari americani. Sull’altro fronte i miliziani
rimasti uccisi sarebbero più di 600. Il
leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al Zarqawi, ha esortato con un nuovo
messaggio tutti i guerriglieri a resistere strenuamente alle forze americane. E
con l’inasprirsi dell’offensiva contro la città sunnita, il governo iracheno ha
reso noto che l’aeroporto internazionale di Baghdad resterà chiuso fino a nuovo
ordine.
A
Mossul i soldati statunitensi hanno abbandonato, inoltre, una base militare
saccheggiata questa mattina da decine di miliziani. In questo quadro di
emergenza, e in occasione della festa di domani per la fine del mese del
Ramadan, è stato anche imposto un coprifuoco notturno a Najaf. A Baghdad uomini
armati hanno fatto irruzione in un hotel dove hanno ingaggiato uno scontro a
fuoco con le guardie irachene addette alla sicurezza. L’azione, condotta dai
ribelli nella convinzione di trovare
nell’albergo cittadini americani, non ha provocato vittime. La
polizia ha rinvenuto i corpi senza vita di dieci persone, probabilmente iracheni
della guardia nazionale. Sul versante politico,
il premier iracheno Iyad Allawi è giunto a Nassiriya per incontrare le autorità
locali. Il primo ministro si è poi recato al quartier generale del contingente
italiano per rendere omaggio alle vittime della strage del 12 novembre 2003.
“Il sangue dei caduti italiani e iracheni resterà sempre nella nostra memoria”,
ha detto durante la cerimonia Allawi.
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Proseguono dunque i combattimenti a Falluja, dove
la situazione per i circa 50 mila civili rimasti è sempre più drammatica. La
Mezzaluna Rossa, che poco fa è entrata in città, parla di “condizioni
catastrofiche” per i civili. La Croce Rossa Internazionale ed altre agenzie
umanitarie hanno lanciato, inoltre, un appello alle forze americane e a quelle
irachene, affinché sia loro concesso di entrare in città per soccorrere la
popolazione. Ma qual è il bilancio delle vittime civili a Falluja? Adriana
Masotti lo ha chiesto ad Antonella Notàri, portavoce del Comitato internazionale
della Croce Rossa:
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R. – Non abbiamo precise informazioni sulle vittime civili a Falluja.
Bisogna assolutamente assicurarsi che non siano attaccati deliberatamente.
Molte famiglie sono fuggite da Falluja prima che i combattimenti cominciassero.
Cerchiamo di aiutare le persone accolte da molte famiglie in altre città e
coloro che si sono rifugiati in campi improvvisati. Hanno bisogno di
un’assistenza di base, di cibo e acqua. Adesso fa molto freddo in Iraq e ci
sono ancora molti civili a Falluja che bisogna assolutamente proteggere. Ma
anche i combattenti hanno dei diritti. Un guerrigliero ferito o malato ha
assolutamente il diritto di essere curato.
D. – La Croce
Rossa internazionale in questo momento è presente nella città di Falluja?
R. – No, non siamo a Falluja.
D. – Per quale motivo?
R. – Per motivi di sicurezza: non abbiamo le garanzie necessarie. Non siamo sicuri che i combattenti accettino
la nostra presenza. E’ indispensabile portare aiuti e assistenza in tutte le
zone della città, anche quelle controllate dai ribelli.
D. – Dalle notizie che voi
avete, quali sono le necessità di chi è rimasto in città?
R. - La priorità è quella di
poter portare soccorso alle persone ferite. Non c’è più abbastanza personale medico,
non c’è più materiale sanitario sufficiente. C’è un grande bisogno di
assistenza per i feriti.
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IL TERRORISMO VA
COMBATTUTO, MA NON RISPONDENDO ALLA VIOLENZA
CON ALTRA VIOLENZA. LO SOTTOLINEANO I NOBEL PER LA
PACE
NEL DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL V SUMMIT MONDIALE,
ORGANIZZATO A ROMA DALLA FONDAZIONE GORBACIOV
Per promuovere una
globalizzazione dal volto umano, per respingere il diffondersi della violenza e
rispettare la diversità culturale, i politici devono interagire con una società
civile rafforzata. E’ quanto emerge dalla dichiarazione finale del V Summit
mondiale dei Nobel per la pace, presentata ieri a Roma. Ce ne parla Amedeo
Lomonaco:
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Nella dichiarazione non vengono
celati i timori per la ripresa della corsa agli armamenti convenzionali e
nucleari, per il disprezzo del diritto internazionale e per l’incapacità dei
governi di affrontare adeguatamente i problemi della povertà e del degrado
ambientale. Nel documento si sottolinea, inoltre, l’urgenza di affrontare le
radici del terrorismo, povertà, ignoranza e ingiustizia, piuttosto che rispondere
alla violenza ricorrendo all’uso della forza. La stabilità mondiale - sostengono
i premi Nobel per la pace - si può perseguire attraverso la cooperazione, il
dialogo e non investendo nelle armi. Ascoltiamo in proposito l’ex presidente
dell’URSS, Mikhail Gorbaciov:
“Il ricorso alla violenza prevale oggi sulla difesa delle peculiarità
culturali, storiche e religiose dei diversi Stati. Ma questo non vuol dire che
i processi tesi a promuovere la pace possano procedere senza il coinvolgimento
dei Paesi occidentali e delle superpotenze. Gli Stati in via di sviluppo hanno
bisogno della loro collaborazione”.
Grande preoccupazione è stata
espressa anche per la situazione in Iraq, dove “la guerra ha creato un focolaio
di pericolosa instabilità e un terreno fertile per il terrorismo”. Tra gli
obiettivi indicati nel documento viene dato particolare rilievo agli sforzi
volti a risolvere la crisi in Medio Oriente e a rafforzare il Trattato di non proliferazione
nucleare.
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Domani, 14 novembre, 33.ma
Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in
cui Gesù profetizza la rovina di Gerusalemme, la distruzione del Tempio e fatti
drammatici come guerre, carestie e terremoti. Quindi annuncia le persecuzioni
che subiranno i suoi discepoli:
“Sarete traditi
perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a
morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno
un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le
vostre anime”.
Su queste parole ascoltiamo il
commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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Secondo Sant’Ignazio di Loyola,
il senso del Creato va cercato nello scopo per cui l’uomo è creato. L’uomo è
creato per l’unione con Dio attraverso la preghiera e il lavoro. Il nemico
della salvezza umana cercherà di convincere l’uomo che è lui l’artefice e
l’epicentro dell’universo, e che dunque la Terra gli appartiene. In questo
modo, il Creato diventa luogo di attaccamento e di possessione e dunque di
morte. Per questo motivo, l’esistenza dell’uomo sulla terra non ha un lieto
fine ma è segnata dal dramma. Di fatto, Gesù ci disegna uno scenario
inquietante, dolente, travagliato ma nel sottofondo si tratta dell’amore di Dio
che tenta tutte le vie perché l’uomo si trapianti in lui, unica roccia sicura.
San Gregorio di Nissa dice addirittura che l’oscuramento del sole e
l’impoverirsi delle stelle significa il crollo degli ultimi punti di
riferimento che ognuno, durante la vita, si crea e quando cadono questi, è
l’Avvento, cioè viene il Signore, Colui che è e che rimane eterno.
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13
novembre 2004
SOLO UNENDO I CARISMI DEGLI ANTICHI
ORDINI RELIGIOSI E QUELLI
DEI NUOVI MOVIMENTI SARA’ POSSIBILE UN’EVANGELIZZAZIONE
EFFICACE
E CONVINCENTE. QUESTO, IN SINTESI, IL MESSAGGIO DELLA 44.MA
ASSEMBLEA
GENERALE DEI SUPERIORI MAGGIORI ITALIANI, CONCLUSASI IERI
AD ASSISI
- A cura di padre Egidio Picucci -
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ASSISI. = Con una solenne
concelebrazione sulla tomba di San Francesco, presieduta da mons. Sergio
Goretti, si è conclusa ieri sera ad Assisi la 44.ma Assemblea generale dei
Superiori maggiori italiani sul tema: “Vita consacrata e movimenti
ecclesiastici: carismi di comunione”. Sintetizzando le analisi fatte dai relatori
ed i suggerimenti venuti dai gruppi di studio dei 170 partecipanti, il presidente,
don Mario Aldegani, ha sostenuto che solo unendo i loro carismi consacrati e
appartenenti ai nuovi movimenti, potranno fare un’evangelizzazione efficace e
convincente. L’esperienza dei primi e la vivacità dei secondi, che vedono più
lontano perché sono nati sulle spalle di giganti, offriranno agli uomini di
oggi ciò che hanno di più caro: l’incontro con Cristo. Per questo, egli ha
esortato i Superiori maggiori a promuovere nei giovani una formazione adeguata
alla nuova relazionalità ecclesiale, una formazione aperta che sappia integrare
esperienza e conoscenza tra quanto si celebra e quanto si vive, bilanciando i
segni sacramentali in cui si fa memoria di Cristo, con i segni testimoniali che
la nostra esperienza è chiamata ad esprimere nella società. L’ultima
riflessione è stata fatta sui religiosi inseriti nei movimenti, che non vanno
ostacolati per principio e che se sono animati da vero spirito di
perfezionamento, possono arricchire non solo se stessi ma anche la fraternità
da cui provengono.
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“SOLIDARIETA’ FAMILIARE,
COMPITO PER OGGI”. QUESTO, LO SLOGAN
DELLA CAMPAGNA “UN ABBRACCIO PER LA VITA”,
PROMOSSA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL VENEZUELA
PER TRASMETTERE I VALORI EDUCATIVI PER LA FAMIGLIA
VENEZUELANA
CARACAS.
= “Solidarietà familiare, compito per oggi”. E’ questo lo slogan della campagna
“Un abbraccio per la vita”, promossa dalla Conferenza Episcopale Venezuelana,
tramite la Commissione Episcopale per la Famiglia e l’Infanzia. L’iniziativa,
in programma dal 15 al 21 novembre prossimi, in coincidenza con la V Sessione del
Concilio Plenario del Venezuela, è orientata alla trasmissione dei valori
educativi per la famiglia venezuelana. “La famiglia, piena dello Spirito Santo,
riceve Dio e lo fa conoscere. Quindi, qui si trova la fonte della solidarietà
piena, che si dilata in svariate forme alla ricerca della piena realizzazione
di tutti”, ha detto mons. José de la Trinidad Valera Angulo, vescovo de La
Guaira e presidente della Commissione Episcopale per la Famiglia e l’Infanzia.
La Settimana dell’Abbraccio in Famiglia 2004 - prosegue mons. Valera - “è una
bella occasione per condividere nel gruppo familiare le inquietudini e le
attese, tra gli stessi membri della famiglia e tra tutti gli altri fratelli, in
maniera tale di crescere nello spirito di solidarietà dentro alla famiglia e in
relazione con le altre famiglie”. Molteplici e svariate sono le iniziative, le
attività ed i sussidi predisposti da diocesi, istituzioni, movimenti,
organizzazioni, gruppi, durante questa settimana, attorno al tema dell’anno.
Tra queste, anche un dibattito sulla riforma del Codice penale e la possibile
depenalizzazione dell’aborto, che spingerà “i credenti e gli uomini di buona
volontà ad assumere la difesa dei valori familiari con coraggio, senza paura e
molta fede”, ha affermato il padre Aldo Fonti, direttore del Dipartimento Nazionale
di Pastorale Familiare e dell’Infanzia. (R.M.)
DECIDERE IL FUTURO
DI MILIONI DI PAZIENTI AFFETTI DA “MALATTIE DIMENTICATE”
NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO. QUESTO, LO SCOPO DI DUE
SUMMIT INTERNAZIONALI
IN PROGRAMMA PER LA PROSSIMA SETTIMANA A CITTA’ DEL MESSICO
E ALL’AJA
ROMA. =
Due importanti conferenze internazionali, in programma per la prossima settimana,
decideranno il futuro di milioni di pazienti che soffrono di “malattie
dimenticate” nei Paesi in via di sviluppo. La prima è un Summit ministeriale
sulla ricerca medica, a Città del Messico dal 16 al 20 novembre, e l’altra è un
incontro voluto dal Governo olandese insieme con l’Organizzazione mondiale
della sanità sul tema: “Medicine prioritarie per i cittadini dell’Europa e del
mondo”, il 18 novembre all’Aja. Milioni di pazienti continuano a soffrire a
causa di malattie trascurate come la tubercolosi, la malaria, la leishmaniosi e
la malattia del sonno. Per trattarli esistono solo farmaci vecchi, spesso inefficaci
e a volte tossici. Tra il 1975 e il 1999 sono stati immessi sul mercato 1393
nuovi medicinali: di questi, appena 13 sono mirati alla lotta alle malattie
tropicali o alla tubercolosi. Queste patologie causano una crescente mortalità
nei Paesi più poveri del mondo e i pazienti che avrebbero disperatamente
bisogno di nuovi farmaci sono troppo poveri per garantire un cospicuo ritorno
degli investimenti. In attesa dei summit di Città del Messico e dell'Aja, la
Drugs for Neglected Diseases Initiative (DNDi), organizzazione non profit
con lo scopo di sviluppare farmaci per le malattie trascurate, ha chiesto ai
governi e alle industrie farmaceutiche di investire di più sulla ricerca,
favorendo il trasferimento di tecnologie verso i Paesi in cui queste malattie
sono endemiche. (R.M.)
OGNI ANNO IN CINA 190 MILA PERSONE MUOIONO
PER USO IMPROPRIO DI FARMACI.
LO AFFERMA L’AGENZIA DI STAMPA CHINA YOUTH DAILY,
DENUNCIANDO IL FRAGILE SISTEMA SANITARIO CINESE
PECHINO.
= Ogni anno in Cina 190 mila persone muoiono e 2,5 milioni ricorrono alle cure
ospedaliere per uso improprio dei farmaci, causato dall’assunzione di medicine
scadute o di mix che i malati ingeriscono senza consultare il medico. Lo
afferma l’agenzia di stampa China Youth Daily, denunciando l’assenza nel
Paese di una regolamentazione nel settore farmacologico e la bassa qualità dei
medicinali. “L’unico controllo che viene effettuato nelle farmacie – afferma
Zhang Heyong, presidente dell’Associazione farmaci non prescritti cinese –
riguarda la licenza per la vendita di medicine”. Un altro fenomeno diffuso è la
vendita di farmaci senza la necessaria prescrizione medica, oltre alla
produzione di medicine pirata o contraffatte che, secondo il presidente della
Commissione di supervisione sui farmaci, Zheng Xiaoyu, è in continuo aumento.
“Con le moderne tecnologie nel campo farmaceutico è difficile distinguere fra
medicine legali e illegali”, ha dichiarato Xiaoyu, sottolineando che il mercato
illegale “alimenta un giro enorme di affari ed è caratterizzato da bassi prezzi
e altissimi guadagni”. L’epidemia di Sars, scoppiata nel 2002 e tenuta segreta
a lungo dalle autorità, ha reso manifesto il fragile sistema sanitario cinese,
quasi inesistente nelle campagne e molto costoso nelle città. I malati di Aids,
soprattutto prostitute e drogati, subiscono spesso soprusi come detenzione
arbitraria e condanne ai lavori forzati. Pesanti discriminazioni anche negli
ospedali, che rifiutano di ospitare le persone infette. Da non sottovalutare
anche la polemica sulle statistiche: nel 2001 il ministero cinese della Sanità
aveva denunciato circa 800 mila persone con l’Aids, mentre sei mesi dopo le
Nazioni Unite hanno dichiarato che la Cina aveva 1,5 milioni di malati. (R.M.)
APPELLO DEL SEGRETARIO
GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’ECUADOR, MONS. EGUIGUREN,
A RITIRARE SUBITO DAL MERCATO ECUADORIANO LA
PILLOLA DEL GIORNO DOPO
QUITO. = Appello del segretario
generale della Conferenza episcopale ecuadoriana (CEE), mons. José Vicente
Eguiguren, per la difesa della vita fin dal suo concepimento e per l’immediato
ritiro dal mercato della pillola del giorno dopo, Postinor. Attraverso la
Corporazione per la prevenzione di gravidanze non desiderate (Coprende), ONG
che si è già battuta anche in Perú per la liberalizzazione del farmaco
abortivo, le industrie farmaceutiche hanno avviato una massiccia campagna
pubblicitaria pro pillola. “Il diritto alla vita va difeso. Sospendete immediatamente
la vendita del Postinor!”, ha detto il presule. Da lunedì scorso, infatti, il
farmaco è in commercio e il portavoce del gruppo promotore, Alfredo Guzman,
medico peruviano attivista del Coprende, assicura che il Postinor non è affatto
abortivo e aiuterà a ridurre le gravidanze indesiderate. Quello che Guzman omette
è che la ricerca internazionale ha provato invece che il farmaco è abortivo e
che in Paesi come l’Inghilterra, dove la pillola viene venduta anche senza
prescrizione medica, non sono diminuite né le gravidanze indesiderate, né gli
aborti chirurgici. (D.D.)
IN AFGHANISTAN FIORIRANNO ROSE AL
POSTO DI PAPAVERI DA OPPIO.
E’ IL PROGETTO DELLE NAZIONI UNITE E DI UNA ONG TEDESCA
PER SOSTITUIRE LA PRODUZIONE DI EROINA
CON QUELLA DI OLIO DI ROSE PER IL MERCATO INTERNAZIONALE
KABUL.
= Più di 100 contadini nella provincia sud orientale afghana di Ningharhar
hanno deciso di abbandonare le piantagioni illegali di papaveri per campi di
rose. La produzione di olio di rosa, componente chiave per i profumi, potrebbe
sostituire quella di oppio, per la quale l’Afghanistan è al primo posto a
livello mondiale. Grazie al progetto promosso dall’Ong tedesca, Agro Action, e
dallo United Nations Development Programme (UNDP), questo autunno saranno
piantate circa 40 mila rose. Le piante arriveranno dalla Bulgaria e
copriranno un´area di 10 ettari. Altre 90 mila saranno piantate la prossima
primavera. L’investimento iniziale è stato di 100 mila dollari. L´UNDP dichiara
che molti investitori internazionali hanno già espresso "interesse
significativo". Secondo Agro Action, il “progetto rose” in Afghanistan può
rappresentare un mezzo di sussistenza per i contadini locali e, in futuro, un
possibile sostituto alle coltivazioni di oppio. L’Afghanistan è il più grande
produttore mondiale di papavero da oppio, da cui si ricava l’eroina. I guadagni
annui si aggirano intorno ai 30 miliardi di dollari, dei quali 2,5 miliardi
rimangono in Afghanistan e costituiscono un terzo dell’economia totale del
Paese. Le coltivazioni coprono oltre 30 mila ettari di territorio e impiegano
circa 2 milioni di afghani, che guadagnano 7 dollari al giorno, più del doppio
dello stipendio di un afghano medio. (R.M.)
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13 novembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Dopo l’ultimo omaggio a Yasser
Arafat, seppellito ieri a Ramallah sulla spianata del palazzo presidenziale
della Muqata, cresce l’attesa per la formazione della nuova direzione
palestinese. Ma in questa tappa di avvicinamento verso la futura leadership,
restano ancora poco chiare le cause della morte del rais. Il premier Abu Ala si
è impegnato, intanto, ad indire le elezioni entro 60 giorni. Sullo scenario
politico palestinese, ascoltiamo il servizio di Graziano Motta:
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Il dopo Arafat è già
cominciato con la persuasione espressa dal primo ministro Sharon sull’avvenuta
svolta che può rendere possibile il dialogo con i palestinesi e con le
dichiarazioni del presidente Bush, secondo il quale si sta profilando una nuova
opportunità per raggiungere la pace e per questo gli Stati Uniti sono pronti ad
offrire la propria collaborazione alla nuova leadership palestinese. Solo che
questa leadership – si obietta in Israele – deve eliminare innanzitutto le
ambiguità lasciate da Arafat indicando, quindi, gli eventuali interlocutori. E’
successo, infatti, che l’attuale vertice esprime due visioni contrastanti del
rapporto con Israele e la pace. Il moderato Abu Mazen, nuovo presidente
dell’OLP, quando era primo ministro aveva accettato con Sharon la ‘road map’,
ma si era dovuto poi dimettere per vari contrasti con Arafat, non ultimo quello
sulle mancate riforme istituzionali. Faruk Qadooumi, il nuovo presidente di Al
Fatah, che da più di 20 anni è a capo del dipartimento politico dell’OLP con le
funzioni di ministro degli esteri, ha osteggiato ogni contratto con Israele, ha
respinto gli accordi di Oslo, si è rifiutato di seguire Arafat nei territori ed
è rimasto in esilio a guidare, da Tunisi e da Damasco, il fronte del rifiuto.
Abu Mazen e Qadooumi esprimono quindi le due concezioni contrastanti della
politica di Arafat che poi sono le correnti radicalizzate sul terreno.
Per Radio Vaticana,
Graziano Motta.
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In Pakistan la regione del Waziristan, al confine con
l’Afghanistan, è stato teatro di una nuova operazione delle forze governative
contro presunti covi di miliziani. Il portavoce delle truppe pakistane ha reso
noto che almeno 30 guerriglieri sono rimasti uccisi durante furiosi
combattimenti avvenuti nei giorni scorsi nella regione. Testimoni locali hanno
riferito, inoltre, che gli scontri hanno provocato anche la morte di un civile.
Dopo Osama Bin Laden si è rifatto vivo anche il mullah Omar,
leader dei talebani, per avvertire gli americani che lui e i suoi seguaci sono
decisi a riprendere il potere in Afghanistan. “L’America e i suoi fantocci – ha
detto in un video – devono sapere che siamo determinati a liberare il nostro
Paese e a riconquistare la sovranità”. Nell’imminenza delle elezioni
presidenziali statunitensi, in un video trasmesso da al Jazira, Osama bin Laden
aveva avvertito che “in caso di rielezione di George Bush gli americani
l’avrebbero pagata cara”.
Continua la fuga
degli stranieri dalla Costa d’Avorio. Anche oggi vari aerei stanno riportando
in Spagna, Italia e Francia centinaia di persone. Intanto, in Nigeria c’è
attesa per il vertice di domani dell’Unione Africana di Abuja, per risolvere la
crisi del Paese africano. Crisi che oppone i soldati governativi ai ribelli,
guidati dal leader Guillaume Sorò, e che ha coinvolto le truppe di pace
francesi. Ma ci si può aspettare qualcosa di positivo dal vertice di Abuja?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Giovanni De Franceschi, missionario
del Pime a Bouakè:
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R.
– Io personalmente non sono ottimista. Ho sentito diversi interventi di Guillaume
Sorò, il segretario generale delle forze ribelli, nei quali egli dice che gli accordi
ci sono e quindi si tratta solo di metterli in pratica. Poi Sorò ha detto che è
pronto a fare qualsiasi incontro ma senza il presidente Gbabo. Quindi non so se
si riesce a fare qualche cosa e se la comunità internazionale o l’Onu
riusciranno a convincere Sorò.
D.
– Padre De Franceschi, uno degli elementi peculiari di questa crisi è il sentimento
antioccidentale …
R.
– E’ successo questo per la risposta molto rapida del presidente francese Chirac
che ha ordinato di distruggere tutti gli aerei da combattimento del governo
ivoriano. Era un sentimento già latente perché in diverse occasioni gli
ivoriani hanno manifestato una certa antipatia verso la presenza delle forze
militari francesi e verso la presenza dei bianchi.
D.
– Non potrebbe tutto questo, poi, risolversi in un problema dell’economia del
Paese, dato che la popolazione occidentale lavora in parecchie industrie della
Costa d’Avorio?
R.
– E’ chiaro che a loro non interessa niente dell’economia del Paese: come mai
il presidente da due anni a questa parte ha speso tutti i soldi che ha preso
vendendo il cacao, il caffé, comperando armi e non sviluppando il Paese?
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Ad Haiti un mandato di cattura internazionale
da spiccare nei confronti dell’ex presidente Jean-Bertrand Aristide è stato
annunciato oggi dal primo ministro, Gerard Latortue. Le autorità attuali di Haiti e gli avversari politici di Aristide
lo accusano di avere attinto illegittimamente ed abbondantemente dai forzieri
di Stato e di essere stato il mandante di omicidi politici perpetrati nel Paese.
L’Olanda continua ad essere colpita da un’ondata di violenze: una
moschea della cittadina di Helden, vicino al confine con la Germania, è rimasta
pesantemente danneggiata da un incendio divampato questa mattina. Si tratta
dell’ennesimo episodio che vede coinvolta, in Olanda, la comunità musulmana
dopo l’uccisione del regista Theo Van Gogh da parte di un estremista islamico.
Dallo scorso 2 novembre, diverse moschee e scuole musulmane sono stati oggetto
di incendi dolosi e atti di vandalismo.
In Italia il pubblico ministero Ilda Boccassini
ha chiesto ieri la condanna ad 8 anni di reclusione per il premier italiano
Silvio Berlusconi, imputato nel processo SME in corso a Milano. Per il
presidente del Consiglio chiesta anche l’interdizione perpetua dai pubblici
uffici. Ascoltiamo il servizio di Giampiero Guadagni:
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La richiesta di Ilda Bocassini è giunta al termine di una lunga
requisitoria in cui il pubblico ministero ha affermato di voler dimostrare le ragioni
per le quali deve essere condannato l’imprenditore che, per conto di Fininvest,
aveva nel libro paga alcuni magistrati. La parola passerà alla difesa. Intanto
l’avvocato Ghedini afferma che l’accusa non è riuscita ad individuare un fatto
specifico che leghi Berlusconi a pagamenti di tangenti a magistrati. Durissimo
lo scontro tra maggioranza e opposizione. Per il centro destra la Bocassini fa
un uso politico della giustizia. Nel centrosinistra in molti chiedono a
Berlusconi di rinunciare all’immunità parlamentare, mentre Di Pietro sollecita le
dimissioni. Il processo SME, la vicenda giudiziaria più contestata degli ultimi
anni, ha riscritto la storia della mancata vendita del colosso alimentare
dell’IRI alla Buitoni di Carlo de Benedetti. Il verdetto dovrebbe arrivare il 3
dicembre.
Per la Radio
Vaticana, Giampiero Guadagni.
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