RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 91 - Testo della Trasmissione di mercoledì 31 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Al via oggi a Roma il 4° forum
dell’alleanza mondiale delle città contro la povertà
CHIESA E SOCIETA’:
Si conclude oggi a
Città del Messico il terzo Congresso mondiale delle famiglie
Naufragio nel Golfo di Aden: oltre cento profughi
etiopi risultano dispersi
Ancora
una giornata di sangue in Iraq: uccisi 5 soldati della coalizione e almeno due
civili stranieri
Aperta
a Berlino la terza conferenza internazionale sull’Afghanistan: il presidente
Kharzai chiede ancora
aiuti per la ricostruzione “appena cominciata” perché il Paese non torni ad
essere terra franca per terroristi e droga.
31 marzo 2004
CRISTO RIVELA IL DISEGNO DI DIO SULLA STORIA,
RISCATTANDO L’UOMO DAL MALE
CON IL
SUO SACRIFICIO SULLA CROCE
E
DONANDOGLI UN “NUOVO ESSERE INTERIORE”:
COSI’
IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Cristo è il Signore della storia: rivela “il filo segreto”
dell’azione divina che si distende in essa e il potere che detiene sugli eventi
umani è dato dal suo sacrificio pasquale, col quale ha “riscattato tutta
l’umanità dal potere del male. E da quel sacrificio, che ha reso nuovo l’uomo,
deriva anche un “appello per la Chiesa”, perché sia cosciente della sua dignità
e della sua missione. E’ questa la catechesi risuonata questa mattina in Piazza
San Pietro, davanti a migliaia di pellegrini di varia nazionalità, dagli Stati
Uniti al Giappone. Giovanni Paolo II ha dedicato l’ultima udienza generale
della Quaresima all’Inno dei Salvati, uno dei brani inseriti nella Liturgia dei
Vespri. Un cantico di impronta pasquale, desunto dall’Apocalisse, che mostra
l’assemblea del popolo di Dio in mezzo alla quale spicca un libro sigillato. In
esso, ha spiegato il Papa, sono contenuti i decreti divini che assicurerebbero,
se attuati, “la giustizia perfetta” per la storia umana. Ma solo “l’Agnello
immolato e risorto – recita l’inno – può prendere il libro e aprirne i
sigilli”, svelando agli uomini la volontà di Dio:
“È Cristo il grande interprete e signore della storia (…)
L’inno prosegue indicando qual è la base del potere di Cristo sulla storia.
Questa base non è altro che il suo mistero pasquale: Cristo è stato ‘immolato’
e col suo sangue ha ‘riscattato’ tutta l’umanità dal potere del male”.
Nell’Antico
testamento, ha proseguito il Pontefice, è Dio stesso che riscatta Israele, “suo
primogenito”. Nel Nuovo Testamento, poi, Cristo “compie quest’opera per tutta
l’umanità”. E la sua redenzione, ha osservato ancora il Papa, “non ha solo la
funzione di riscattarci dal nostro passato di male, di sanare le ferite e
sollevare le nostre miserie”:
“Cristo ci dona un nuovo essere interiore, ci rende sacerdoti e re,
partecipi della sua stessa dignità (...) È una consacrazione che ha la sua
radice nella Pasqua di Cristo e si realizza nel battesimo. Ne scaturisce un
appello alla Chiesa, perché prenda coscienza della sua dignità e della sua
missione”.
Parlando nelle altre lingue, Giovanni Paolo II ha avuto un
pensiero particolare per i giovani che la prossima Domenica delle Palme
celebreranno la Giornata mondiale della gioventù a livello diocesano. “Dio vi
sia propizio”, ha esclamato in polacco e più avanti, in italiano, ha invitato i
giovani a “intensificare” la loro “testimonianza di amore alla Croce di
Cristo”.
Il Papa ha poi messo l’accento sui “rapporti di autentica
fraternità e condivisione” che possono scaturire dallo sport, nel salutare i
rappresentanti della spedizione alpinistica “Kappa Due”, accompagnati dal
ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. E una parola Giovanni Paolo
II l’ha rivolta anche ai partecipanti al Congresso dell’Unione insegnanti medi,
incoraggiati “a promuovere un’autentica educazione che ponga al centro la
persona”. E a un gruppo di fedeli della diocesi molisana di Termoli-Larino,
giunti a Roma per una gesto simbolico: la consegna dell’olio destinato alle
diocesi laziali. “Carissimi, vi ringrazio – ha detto loro il Papa - per questo
apprezzato gesto di condivisione che vuole essere un segno di riconoscenza alle
Caritas del Lazio per la loro generosa cooperazione nell’opera di
ricostruzione dopo il terremoto”.
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RISCOPRIRE IL LEGAME CHE UNISCE CHIESA E
UNIVERSITA’:
COSI’,
IL PAPA NEL MESSAGGIO AI PARTECIPANTI ALL’OTTAVO FORUM
INTERNAZIONALE
DEI GIOVANI, INIZIATO OGGI A ROCCA DI PAPA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
“Bisogna
essere costruttori della Chiesa nell'Università”, di una comunità visibile “che
crede, che prega, che rende ragione della speranza e che accoglie nella carità
ogni traccia di bene, di verità e di bellezza della vita universitaria”. E’ la
viva esortazione di Giovanni Paolo II ai partecipanti all’ottavo Forum
internazionale dei giovani riuniti, da oggi al 4 aprile, a Rocca di Papa in
provincia di Roma. In un messaggio letto dal segretario del Pontificio
Consiglio per i Laici, mons. Josef Clemens, il Papa invita i giovani a “dimostrare
che fede e ragione non sono inconciliabili”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Nella
nostra epoca – avverte il Pontefice - è importante riscoprire il legame che
unisce la Chiesa e l'Università”. E
constata come la Chiesa non solo abbia avuto “un ruolo decisivo nell'istituzione
delle prime università, ma sia stata lungo i secoli fucina di cultura, e ancora
oggi si adoperi in questo senso mediante le Università cattoliche e le diverse
forme di presenza nel vasto mondo universitario”. Voi giovani, scrive il Papa,
“non siete soltanto destinatari di servizi, ma siete i veri protagonisti delle
attività” che si svolgono negli atenei. Per questo motivo, è necessario che il
percorso universitario sia affrontato “in atteggiamento di ricerca delle giuste
risposte alle domande essenziali sul significato della vita, sulla felicità e
sulla piena realizzazione dell'uomo”. Fortunatamente, rileva il Santo Padre,
“oggi si è molto indebolito l'influsso delle ideologie e delle utopie fomentate
da quell'ateismo messianico che tanto ha inciso in passato in molti ambienti
universitari”.
Tuttavia, avverte, non mancano nuove
“correnti di pensiero che riducono la ragione all’orizzonte della sola scienza
sperimentale e quindi delle conoscenze tecniche e strumentali, per rinchiuderla
talora in una visione scettica e nichilista”. Oltre che “inutili”, afferma il
Papa, “questi tentativi di sfuggire alla questione del senso profondo
dell’esistenza possono diventare anche pericolosi”. Come cristiani, prosegue,
“abbiamo il dovere di testimoniare ciò che afferma il Concilio Vaticano II
nella Gaudium et Spes” e cioè che la fede “guida l’intelligenza verso
soluzioni pienamente umane”. Dobbiamo, allora, dimostrare che fede e ragione
“non sono inconciliabili”. Il tempo universitario, sottolinea, deve essere
vissuto come “un tempo di grande maturazione spirituale e intellettuale” che
porti ad “approfondire il rapporto personale con Cristo”. Infine, invita i
giovani a restare saldi nella propria identità cristiana per reggere l’impatto
ambientale, giacché non basta una “fede legata semplicemente a frammenti di
tradizione, di buoni sentimenti o di generica ideologia religiosa”.
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Ma sui
lavori del Forum internazionale dei giovani iniziato oggi a Rocca di Papa ascoltiamo il servizio di
Benedetta Rinaldi.
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Un uditorio di circa 300 universitari da tutto il mondo ha
ascoltato con attenzione l’intervento del professor René Raymond che ha aperto
i lavori. Il professor Raymond, storico di fama internazionale e tra l’altro
per alcuni anni rettore dell’Università francese di Nanterre, ha posto
l’attenzione su tre problemi rilevanti delle università di oggi. In primo
luogo, la sproporzione tra l’afflusso imponente degli studenti nelle università
e la risposta spesso inadeguata delle istituzioni universitarie; poi, la
difficoltà da parte delle università di delineare lucidamente i propri
obiettivi, in particolare di chiarire se essa debba principalmente puntare alla
formazione globale dello studente o concentrarsi sulla ricerca oppure se mirare
alla preparazione professionale dei ragazzi. E, in ultimo luogo, il diritto
allo studio: spesso, specie nei Paesi in via di sviluppo, l’accesso
all’università è appannaggio dei più ricchi, senza che i meno abbienti possano
godere di borse di studio. Infine, il professor Raymond ha lanciato un appello
ai giovani: essere membri attivi delle università, interessarsi cioè della vita
accademica, collaborare alla stesura degli statuti e sostenere i rappresentanti
degli studenti, al fine di formarsi ad una cittadinanza responsabile.
Il Forum è proseguito poi con l’intervento di alcuni
studenti da varie parti del mondo, che hanno illustrato la situazione
accademica dei rispettivi Paesi. Hanno prospettato scenari diversi e talvolta
molto più problematici di quelli italiani, soprattutto riguardo al conflitto
tra fede e ragione in Medio Oriente, e poi le difficoltà economiche e
lavorative del Sud America. I lavori sono continuati con la professoressa Mary
Ann Glendon, professoressa di diritto ad Harvard, che ha fatto un intervento
sugli universitari di oggi, ritratto di una nuova generazione. Il Forum
proseguirà poi fino al 4 aprile, per concludersi con la celebrazione della
Santa Messa in Piazza San Pietro nella Domenica delle Palme.
Da Rocca di Papa, Benedetta Rinaldi per la Radio Vaticana.
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NOMINA
Negli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo
della diocesi di Richmond mons. Francis Xavier Di Lorenzo, finora vescovo di
Honolulu. Il presule, 62 anni, è nato a Philadelphia ed è stato ordinato
sacerdote nel 1968 per la medesima arcidiocesi. Dopo due anni di ministero
pastorale come viceparroco, ha insegnato religione in una scuola superiore
quindi è stato inviato a Roma dove ha conseguito la laurea in Teologia morale
presso la Pontificia Università di San Tommaso. Tornato in patria, è stato
rettore del “St. Charles Seminary” di Philadelphia. Dopo la nomina episcopale,
nel ’93 è stato nominato amministratore apostolico di Honolulu e ordinario
l’anno successivo.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la
drammatica notizia dell’assassinio. In Uganda, di padre Luciano Fulvi,
missionario comboniano.
Sempre in prima, un articolo
dal titolo “Ogni sette secondi muore di fame un bambino”: denuncia alla
sessione annuale della Commissione per i diritti dell’uomo dell’Onu.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell’udienza generale.
Il messaggio di Giovanni Paolo
II ai partecipanti all'VIII “Forum Internazionale dei Giovani”, a Rocca di
Papa, sul tema: “I giovani e l’università: testimoniare Cristo nell’ambiente
universitario”.
L'omelia dell’arcivescovo
Francesco Monterisi nella concelebrazione eucaristica in occasione del 60.mo
anniversario della morte di mons. Nicola Monterisi, antico arcivescovo
dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno.
Nelle estere, in rilievo
l’Iraq, dove si susseguono mortali attacchi ed imboscate.
Nella pagina culturale, per la
rubrica “Incontri”, il pittore Robert Rauschenberg intervistato da Franco
Patruno.
Nelle pagine italiane,
l’articolo del nostro inviato Marco Bellizi sui funerali di Annalisa, la
ragazza quattordicenne rimasta uccisa, sabato sera, a Napoli in una sparatoria.
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31 marzo 2004
UCCISO UN MISSIONARIO COMBONIANO NEL NORD UGANDA:
SI TRATTA
DEL SACERDOTE ITALIANO LUCIANO FULVI, 76 ANNI
-
Intervista con padre Giulio Albanese -
Un missionario comboniano italiano, padre Luciano Fulvi, è
stato ucciso da sconosciuti nel nord dell’Uganda. Lo ha reso noto l’agenzia
missionaria Misna. Il sacerdote, 76 anni, originario della diocesi di Pescia,
in provincia di Lucca, è stato ritrovato senza vita nella sua stanza, nella
missione di Layibi, alla periferia della città nord-ugandese di Gulu. Ancora
ignoti i motivi dell’assassinio, avvenuto forse durante la notte. Ma ascoltiamo
il direttore della Misna, padre Giulio Albanese, intervistato da Sergio
Centofanti.
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R. – Il corpo di padre Fulvi è stato rinvenuto stamane dai
suoi confratelli in una pozza di sangue. E’ stato ucciso con un pugnale da
sconosciuti, probabilmente banditi. Non è, però, da escludere che possano
essere anche i ribelli del Resistence Army, perché sappiamo che non sono molto
distanti dalla missione di Layibi, che si trova alla periferia di Gulu, una
zona in preda alla guerra civile da oltre 18 anni. Una cosa è certa: padre
Fulvi era un uomo generoso. L’ho conosciuto personalmente e l’ho incontrato tre
settimane fa proprio nella sua missione. Prima di lasciarmi, mi ha offerto un
bicchiere d’acqua, perché avevo una grande sete e mi ha detto: “Vedi, questo bicchiere
d’acqua è una cosa così semplice, rappresenta un gesto così povero, eppure è la
cosa più preziosa che posso darti!”.
D. – Padre Fulvi era cosciente dei pericoli della sua
missione?
R. – Certamente, come tutti i missionari che vivono nel
nord Uganda e che sanno di rischiare la vita tutti i giorni.
D. – Che cosa significa per voi questa ulteriore
testimonianza di un missionario martire?
R. – Per noi questa è l’ennesima riprova che essere
missionari è dare la vita per Gesù Cristo. La passione per la missione arriva
ad un punto tale che si fa martirio. Vorrei ricordare che padre Fulvi è il
quindicesimo missionario comboniano che cade nel nord Uganda. Vorrei ricordare
anche un’altra cosa, che comunque la missione è fatta non solo di gesti, di
azione ma significa soprattutto essere con l’altro, essere con il fratello. E’
un’esperienza di grande condivisione. Padre Fulvi, in questi anni, ha condiviso
la sua esperienza e il suo bagaglio professionale - era un insegnante – a
servizio delle persone povere che vivono nel bisogno e nella necessità. Lo ha
fatto sempre con grande gratuità, sempre con il sorriso sul volto. E’ stato
veramente un testimone del Dio vivente. Credo che il sacrificio di padre Fulvi,
come di altri religiosi e religiose, sacerdoti e laici, che sono caduti in
questi anni, non è altro che un segno di speranza per un Paese ed una regione,
quella nord ugandense, dove la guerra continua purtroppo ad uccidere tutti i
giorni.
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INIZIATO OGGI A ROMA IL FORUM
MONDIALE
DELLE
CITTA’ CONTRO LA POVERTA’
Ha preso il via oggi a Roma il 4° Forum dell’ “Alleanza
Mondiale delle Città contro la povertà”, organizzato in collaborazione con il
Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. In agenda le soluzioni dei municipi
per i poveri ed il ruolo delle autorità locali negli obiettivi di sviluppo del
millennio. Ma diamo la linea alla nostra inviata Roberta Gisotti:
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“Dove non sono riusciti i governi centrali, possano
riuscire le autorità locali”: questa la sfida che vuole raccogliere e vincere
questo Forum, che vede riuniti a Roma 900 delegati di 150 città di 50 Paesi di
tutto il mondo e non solo rappresentanti dei municipi, ma anche della società
civile nelle varie espressioni, organismi pubblici e privati, organizzazioni
non governative.
Ad aprire il Forum alla presenza del presidente della
Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, è stato il sindaco di Roma, Walter
Veltroni, e le sue prime parole sono state in omaggio al missionario italiano
padre Luciano Fulvi che la scorsa notte in Uganda ha pagato con la vita – ha
sottolineato il sindaco – il suo impegno generoso per gli altri. E per questo
gli ha dedicato questa prima giornata del Forum. Forum che ha lo scopo – ha
dichiarato – di mobilitare le città per dimezzare la povertà mondiale entro il
2015. Obiettivo, questo, - lo ricordiamo – che era stato fissato nel Vertice
del Millennio delle Nazioni Unite, nel settembre del 2000. “Ma non ce la faremo
– ha detto chiaramente Veltroni – se sull’agenda della Comunità internazionale
non cambieremo radicalmente l’ordine delle priorità da seguire”. Occorre,
anzitutto, aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo di almeno 50 miliardi di
dollari l’anno, secondo le stime della Banca Mondiale. E se ogni Paese
destinasse lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo, anziché lo 0,2 che è la
media attuale, sarebbero non 50 ma addirittura 100 – ha osservato Veltroni – i
miliardi a disposizione per raggiungere l’obiettivo del millennio.
Nel frattempo contiamo 842 milioni di affamati; 121
milioni di bambini che disertano la scuole; 40 milioni di sieropositivi o
malati di Aids. “Il mondo ha trovato 200 miliardi per la lotta al terrorismo –
ha ricordato – ed è giusto, ma è pure giusto trovare quegli 8-10 miliardi che
servono per bloccare la strage dell’Aids. Non possiamo, dunque, fare
l’abitudine a questa realtà inaccettabile”, ha aggiunto. Grandi ideali,
obiettivi e progetti concreti sono gli ingrediente della ricetta per vincere la
sfida.
A parlare è stato poi Bruce Jenk del Programma dell’Onu
per lo sviluppo, che ha deplorato il fatto che 54 Paesi sono diventati più
poveri negli ultimi 10 anni ed ha sottolineato con forza il valore
dell’alleanza mondiale delle città contro la povertà, che è espressione
concreta della volontà delle persone. Una volontà di cooperare fra autorità e
cittadini, fra realtà del nord e del sud, fra enti pubblici e privati.
Tra gli interventi di stamani al Forum anche quello di
Richard Manning, presidente del Comitato di assistenza per lo sviluppo dei
Paesi dell’Ocde, che ha invitato a guardare soprattutto all’Africa ed ha lodato
in particolare il valore dei gemellaggi.
Dal Palazzo dei Congressi, Roberta Gisotti, Radio
Vaticana.
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UN’INIZIATIVA EDITORIALE DEI PAOLINI
- Servizio di Paolo Ondarza -
I Salmi proclamati dalla voce di Giovanni Paolo II oggi
sono disponibili su cd e musicassetta. Si tratta di un iniziativa di Multimedia
San Paolo, in collaborazione con la Radio Vaticana dal titolo “Alza la voce con
forza”. I 25 brani, accompagnati dalla
melodia di brani musicali ispirati alla Scrittura, sono stati presentati in
questi giorni a Roma. Il servizio di Paolo Ondarza.
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(musica)
Un affresco sonoro che svela il
rapporto tra Giovanni Paolo II e le sacre Scritture tra classico e
contemporaneo. Questa una delle descrizioni più efficaci del cd “Alza la voce
con forza”. Una forza non tanto fisica quanto spirituale quella testimoniata
dal Santo Padre nel corso dei suoi 25 anni di pontificato. Il connubio
musica-parola guida l’ascoltatore nell’orazione di ogni tempo suddivisa in tre
sezioni: il cammino dell’uomo, la vita di Cristo e l’affidamento alla Vergine Maria.
Il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le
Chiese Orientali.
“Può guidare la preghiera. Fa lievitare il significato
delle parole che legge”.
E se la musica dà linfa e vigore
alle parole delle Scritture, è il testo recitato dal Pontefice il vero
protagonista del cd. Lo conferma mons. Giuseppe Liberto, maestro della Cappella
Musicale Pontificia.
“Quello che più dà risalto a questo compact non è tanto la musica, quanto
la parola del Santo Padre, profeta che grida per far ascoltare la Parola di
Dio, quella che veramente salva”.
Tra gli obbiettivi dell’opera multimediale della San Paolo
c’è quello di riproporre l’attualità dei salmi, preghiere a volte trascurate in
special modo dai giovani. Il vaticanista Gianfranco Svidercoschi:
“La
musica ha sempre un richiamo per i giovani d’oggi. Quindi, credo che il fatto
di unire la preghiera con la musica possa essere una spinta al giovane per
tornare a pregare”.
52 minuti sulle note di musiche
gregoriane o pezzi inediti di autori come Rossini, Donizetti o Paisiello dove
l'espressività sinfonica è resa anche dalla pluralità delle lingue usate dal
Papa.
“Prima di formarti nel grembo
materno ti conoscevo. Prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato. Ti ho
stabilito profeta delle Nazioni. Ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te. Oggi faccio di te come una fortezza, come un muro di
bronzo. Non temere. Tu alzati e dì loro tutto ciò che ti ordinerò”.
(musica)
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31
marzo 2004
SI
CONCLUDE OGGI A CITTA’ DEL MESSICO,
CON L’INTERVENTO DEL CARDINALE MARTINO,
IL TERZO CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE.
IERI,
IN PRIMO PIANO, IL BINOMIO FAMIGLIA ED ECONOMIA
- A
cura di Maurizio Salvi -
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CITTA’ DEL MESSICO. = In attesa delle conclusioni del
Congresso, dopo l’intervento del cardinale Renato Martino, presidente del
Pontificio Consiglio per la Famiglia, i 2.500 delegati hanno esaminato
l’impatto economico dell’istituzione familiare tenendo presente che la crisi
economica è uno dei fattori principali di disintegrazione della famiglia. Bernardo Kliksberg, della Banca interamericana di sviluppo, ha proposto il concetto di
capitale sociale come risorsa latente della società. Si tratta – ha detto – di
un insieme di fattori come capacità associativa, tasso di fiducia e valori di
una società che hanno impatto macroeconomico sulle nazioni e quindi sulle
famiglie. Per parte sua, Craig A. Cardon, presidente di United Families
International, ha detto che la famiglia può essere, nel suo intimo, una fonte
di generazione di ricchezza. La produttività di una nazione – ha osservato – è
intimamente legata con la salute delle persone, per cui le famiglie sono le
entità che fanno la differenza nella stabilità economica. Infine, Gary Becker,
Premio Nobel per l’economia 1992, ha sostenuto che di fronte alla necessità di
mantenere unita la famiglia, base dell’economia, esiste la concreta possibilità
che si facciano leggi per abbandonare il paternalismo nelle politiche
pubbliche.
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OGNI SETTE SECONDI UN BAMBINO MUORE DI FAME:
E’ LA
GRAVISSIMA DENUNCIA DEL RELATORE DELL’ONU PER
IL
DIRITTO ALL’ALIMENTAZIONE, JEAN ZIEGLER
GINEVRA.
= Ogni sette secondi, un bambino sotto i dieci anni muore di fame in un mondo
che produce quantità di cibo sufficienti per sfamare 12 miliardi di persone,
cifra pari al doppio della popolazione mondiale. In tali condizioni - ha denunciato
ieri a Ginevra il relatore dell’Onu per il diritto all'alimentazione Jean Ziegler
– “chi muore di fame è assassinato”. I dati sulla fame sono scandalosi, ha
detto. Ogni anno, circa 36 milioni di persone muoiono, direttamente o indirettamente,
a causa della fame e nel mondo ben 840 milioni di persone soffrono di
malnutrizione. “Il diritto all’alimentazione è un diritto umano che dovrebbe
essere rispettato, ma almeno 38 Paesi nel mondo sono colpiti da gravi crisi
alimentari”, ha aggiunto Ziegler, che ha presentato un rapporto alla
Commissione dell’Onu sui diritti umani, riunita in sessione annuale a Ginevra.
Ziegler, sociologo svizzero di fama mondiale, ha quindi duramente criticato in
una conferenza stampa il ruolo dell'Organizzazione mondiale del commercio e
delle multinazionali, il cui dominio nei settori agricolo ed alimentare è
“totale”. Ha quindi auspicato l’adozione, da parte della Commissione, di norme
sul rispetto dei diritti umani da parte delle multinazionali. (A.G.)
LE RELIGIONI ALTERNATIVE SFIDA
ATTUALE PER LA CHIESA IN EUROPA:
E’ IL
TEMA AL CENTRO DI UN SEMINARIO PROMOSSO IN QUESTI GIORNI
DAL
CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA
BAAR.
= New age, terapie meditative e curative, nuovi movimenti religiosi esterni o
paralleli alla tradizione cristiana e gruppi religiosi giunti in Europa da
altri continenti. Sono i temi chiave del seminario sulle “religioni
alternative” svoltosi in questi giorni a Baar, in Svizzera, su iniziativa del Ccee,
il Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa, che ha visto riuniti 24 tra
vescovi ed esperti europei. Come può la Chiesa capire perché le persone trovano
una risposta ai propri bisogni spirituali in questi gruppi? Quali “strategie”
adottare per mettere meglio a frutto la tradizione mistica cristiana? Questi
sono i quesiti attorno ai quali si è svolta la discussione. Tra le priorità di
impegno, sottolineate nel comunicato finale della Ccee, i partecipanti
raccomandano alle Conferenze episcopali europee di riconoscere gli effetti
delle religioni alternative sulla cultura in vista dell'evangelizzazione;
consultare e coinvolgere gli esperti; mantenersi reciprocamente informati su
questi fenomeni che spesso hanno dimensioni o caratteri 'transnazionali'. Ma in
Svizzera si è parlato anche di religioni di origine non europea. Il teologo
evangelico e studioso delle religioni Martin Baumann ha tracciato un panorama
del Vecchio Continente che – ha sottolineato - inizia a caratterizzarsi per una
forte presenza delle religioni asiatiche e africane: sono circa un milione i
buddisti e un milione anche gli induisti. D’altro canto, sono in aumento anche
le Chiese cristiane africane “iniziate”, ossia nate dall’iniziativa di singoli
africani, 300 nella sola Germania. Vivono in questa nuova situazione di
“pluralismo religioso” senza provocare “nessun conflitto sociale” con gli
europei, anzi, ha spiegato Baumann, possono essere per i cristiani “una sfida e
un’opportunità”. (A. G.)
TRAGEDIA
DEL MARE NEL GOLFO DI ADEN: OLTRE CENTO PROFUGHI ETIOPI
RISULTANO DISPERSI A SEGUITO DEL
NAUFRAGIO DEL TRAGHETTO,
CHE LI TRASPORTAVA NELLO YEMEN
MOGADISCIO.
= Oltre 100 persone, probabilmente 110, sono scomparse - e di fatto per loro
non c’è alcuna concreta speranza di salvezza - per l’affondamento nel golfo di
Aden di una delle tante “carrette della morte”, barconi dissestati a bordo dei
quali disperati del Corno d’Africa, o dell'Africa in generale, cercano di
raggiungere i Paesi arabi o l'Europa. Lo hanno affermato oggi a Sanaa fonti dell'Acnur,
l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, precisando che le vittime appaiono
essere quasi tutte, se non tutte, etiopiche, e non in maggioranza somale come
ipotizzato nei primi resoconti di ieri. L’imbarcazione è affondata mentre cercava
di raggiungere lo Yemen dalle coste del Puntland, ampia regione della Somalia nordorientale
autoproclamatasi indipendente. L'affondamento, stando alle fonti Onu, è stato
dovuto alla collisione della nave piena di clandestini con un altro battello
battente bandiera somala. E' avvenuto il 20 marzo e solo una dozzina di
persone, quasi tutti membri dell'equipaggio, si sono salvate raggiungendo in
qualche modo la costa. Nessuna notizia degli altri, forse 110, comunque più di
100. (A.G.)
MILLE VALIGIE DI LIBRI A 50
PROVINCE ITALIANE: È L’INIZIATIVA DI PROMOZIONE
ALLA LETTURA SOSTENUTA DAL MINISTERO DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E
DALL’UNIONE PROVINCE D’ITALIA, GIUNTA QUEST’ANNO ALLA QUARTA
EDIZIONE
ROMA. = “Un progetto di libri che parte con
te”, questo il titolo dell’iniziativa di promozione alla lettura sostenuta dal
Ministero delle Attività culturali e dall’Upi (Unione delle province d’Italia),
giunta alla quarta edizione. Quest’anno, sono coinvolte quasi 50 province,
destinatarie di 1000 valigie, ciascuna contenente 70 libri di narrativa per
ragazzi. Si tratta di opere scelte da esperti e studiosi di letteratura per
l’infanzia che rappresentano il panorama editoriale italiano destinato alla
fascia di lettura della scuola dell’obbligo. “Il progetto - riferisce, in una
nota, il presidente della Provincia di Brindisi e componente dell’ufficio di
presidenza dell’Upi, Nicola Frugis - nasce da un protocollo d’intesa che
abbiamo siglato nel 2000 con il Ministero dei Beni culturali e che, in soli 4
anni, ha riscosso tanta attenzione da parte delle Province da averne visto
crescere l’adesione dalle 6 iniziali alle 50 di questa edizione”. “Contiamo -
ha sottolineato Frugis - di arrivare al più presto alla partecipazione di tutte
le Province italiane, in modo da portare un’iniziativa tanto importante per la
promozione della cultura e della lettura sull’intero territorio”. (D.G.)
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31 marzo 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Ancora violenza in Iraq. Almeno
due civili sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco e i loro corpi sono poi
stati bruciati a Falluja, ad ovest di Baghdad. Nella stessa area del Paese,
cinque soldati della coalizione hanno perso la vita in un attentato
dinamitardo. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella.
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Stando alla polizia locale, la guerriglia irachena ha
attaccato con armi leggere due auto bianche, a Falluja nel cosiddetto triangolo
sunnita, dando poi loro fuoco mentre gli occupanti dei veicoli erano ancora a
bordo. I due fuoristrada erano del tipo usato dalle forze di occupazione
guidate dagli americani. Le prime notizie sull’assalto parlavano di due vittime
ma secondo alcune fonti i morti sarebbero cinque, se non addirittura otto. Un
testimone ha raccontato che gli assalitori si sono brutalmente accaniti sui
cadaveri e che, attorno ad essi, sono state inscenate macabre danze di guerra.
Intanto nei pressi di Falluja, cinque soldati della coalizione internazionale
sono stati uccisi in un attentato dinamitardo.
Ancora non è nota la loro nazionalità.
Violenza anche a Baquba, a nord-est di Baghdad, dove un’autobomba è
esplosa ferendo dodici persone. Secondo le forze dell’ordine irachene, cinque
dei feriti sono guardie del corpo del governatore locale, Abdullah al-Joubori,
presumibilmente oggetto dell’attentato. Gli altri sette sono civili. Sul piano
diplomatico, gli Stati Uniti si dichiarano favorevoli a un ruolo per la Nato in
Iraq ma non hanno un progetto a tal proposito da sottoporre ai partner
dell’Alleanza atlantica. Lo ha comunicato uno dei responsabili per la politica
europea del Dipartimento di Stato. Della questione si dovrebbe dibattere nella
riunione ministeriale in programma per venerdì a Bruxelles, convocata in occasione
dell’ingresso di nuovi membri nell’Alleanza atlantica e alla quale parteciperà
il segretario di Stato americano, Colin Powell.
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Duri scontri sono avvenuti nel rione arabo di Silwan, alle
pendici della Città vecchia di Gerusalemme, dopo che una decina di famiglie
ebree si sono insediate a sorpresa in un edificio appena terminato. Secondo la
radio militare, Voce della Palestina, tre palestinesi sono rimasti feriti e
altri nove sono stati fermati dalla polizia israeliana. Inoltre, nel sud della
striscia di Gaza, soldati israeliani hanno ucciso almeno due palestinesi di un
commando armato che aveva tentato un’infiltrazione nella notte. Ieri a
Bruxelles si sono ritrovati gli inviati speciali del Quartetto: Stati Uniti,
Unione Europea, Russia ed Onu, per discutere il tracciato di pace per la
regione. Intanto ieri sera il Congresso del Likud ha approvato la proposta del
premier Sharon per il piano di disimpegno di Israele dai territori palestinesi.
E della ricerca di una soluzione
del conflitto in Medio Oriente ha
parlato il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, definendola la
“priorità delle priorità”. Lo ha affermato intervenendo in aula
all’Europarlamento. Ha sottolineato che “il successo della strategia contro il
terrorismo dipende dalla pace in Medio Oriente” e che per combattere il
terrorismo internazionale sono necessarie “forza e intelligenza per capire e
risolvere le cause”.
Soltanto oggi pomeriggio sarà
annunciata la composizione del nuovo governo in Francia. E’ il terzo incarico
per Raffarin, penalizzato dal risultato delle elezioni amministrative di
domenica scorsa per la sua politica di riforme economiche. Nessuno dei suoi ex
ministri che si era presentato è stato rieletto. Ieri Raffarin ha presentato le
dimissioni ma subito dopo il presidente Chirac lo ha riconfermato a capo del
governo. Le indiscrezioni annunciano un valzer delle poltrone con il quale Nicolas Sarkozy prenderebbe la guida del ministero dell'Economia
lasciando gli Interni a Dominique de Villepin, che agli Esteri dovrebbe essere
rimpiazzato dal commissario europeo Michel Barnier.
In
Sudan la notte scorsa è stato arrestato il leader integralista
dell’opposizione, Hassan Al Turabi. Il regime islamico di Karthoum ha messo in
manette anche una decina di alti ufficiali vicini al Popular Congress, il
partito di Al Turabi. L’accusa è di aver organizzato un presunto golpe, ma del
leader si ricorda anche la vicinanza a Osama Bin Laden negli anni ’90. Sui
motivi dell’arresto Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Domenico
Quirico, esperto di Africa del quotidiano La Stampa:
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R. – Penso che il regime sudanese abbia scelto la strada
del disgelo con l’Occidente per togliersi la scomoda patente di
“Paese-canaglia”, Paese protettore del terrorismo internazionale. Turabi è
diventato un personaggio particolarmente impresentabile: è stato in galera
qualche anno fa ed è stato nuovamente arrestato perché accusato di aver
organizzato un golpe, anche se bisogna vedere quanto questa sia semplicemente
una scusa o effettivamente ci siano degli elementi concreti. Comunque, diciamo
che al regime di al-Bashiri ormai Turabi non serve più, è diventato anche un
peso, un pericolo.
D. – Quanto può essere vera l’ipotesi di voler allontanare
un personaggio che sembra comunque sia stato legato a Osama Bin Laden e al
terrorismo islamico in generale?
R. – Certamente, negli anni Novanta, Turabi fece da
ideologo di tutta una serie di fondamentalismi
che hanno preceduto la mostruosa costruzione di Osama Bin Laden. C’è stata
probabilmente anche molta mitologia sul ruolo svolto da al-Turabi concretamente.
Certamente è un personaggio che ha avuto un ruolo centrale. Gli americani hanno
chiesto al regime di Khartoum qualcosa in cambio per diminuire la pressione che
c’è stata negli anni scorsi e anche le minacce d’intervenire per eliminare lo
Stato-canaglia. Ed è possibile che al-Turabi sia uno di questi “oggetti” della
trattativa tra Washington e Khartoum.
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Non lasciare che l’Afghanistan
torni a essere “terra franca per terroristi e droga”: è l’appello lanciato dal
presidente, Hamid Kharzai, all’apertura a Berlino della Conferenza Internazionale
sull’Afghanistan, in vista delle elezioni di settembre. Davanti ai rappresentanti
di una cinquantina di Paesi donatori, e tra questi il segretario di Stato
americano Powell, Kharzai ha avvertito che “molto è stato fatto ma la
ricostruzione è appena cominciata”. Da vari Paesi è giunta subito la promessa
di nuovi aiuti. Ma qual è la situazione in Afghanistan a due anni e
mezzo circa dalla caduta del regime dei taleban? Barbara Castelli lo ha chiesto
a Fulvio Scaglione, esperto dell’area ex sovietica:
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R. – Dopo la caduta del regime
dei talebani, che era probabilmente il regime più regressivo ed oscurantista
che si potesse immaginare, c’è stata in Afghanistan una naturale stagione di
grandi entusiasmi e di grandi speranze. Questa stagione sembra essere un
pochino tramontata anche se il Paese, anche grazie alla presenza armata e non
dei Paesi occidentali, ha indubbiamente avuto un inizio di rinascita economica
e sociale. La difficoltà è sempre quella che ha segnato secoli e secoli di
storia dell’Afghanistan: imprimere ad un Paese che è un mosaico di etnie e di
poteri locali, spesso conflittuali, una direzione e un proposito comuni.
D. – Questo appuntamento si
svolge all’indomani dell’annuncio del presidente Kharzai del rinvio delle
elezioni presidenziali e legislative. In quale contesto si inserisce questa decisione
e quali ripercussioni avrà sul Paese?
R. – Si inserisce nel contesto
di un Paese che è sempre stato diviso al suo interno e che oggi vive una generalizzata
insicurezza. Non dimentichiamo che sono presenti massicci contingenti armati
dei più potenti eserciti occidentali e che sono questi sostanzialmente a tenere
in piedi il governo di Hamid Kharzai. Kharzai è il presidente dell’Afghanistan
ma di fatto è un presidente che in molta parte del proprio Paese non può
avventurarsi perché non sa quello che potrebbe succedergli. Quindi, questa
situazione di insicurezza e di pericolo generalizzato, che vediamo tra l’altro
tramutarsi molto spesso in scontri a fuoco con pesanti bilanci in morti e
feriti, ha spinto al rinvio delle elezioni politiche e presidenziali.
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Alla fine la Casa Bianca ha
ceduto: ha autorizzato il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleeza
Rice, a testimoniare in un’audizione pubblica e sotto giuramento, di fronte
alla commissione d’inchiesta sulla strage dell’11 settembre 2001. Lo ha fatto
per scongiurare uno scontro istituzionale con il Congresso e per cercare di
replicare ad un’offensiva mediatica preoccupante per George Bush, in vista
delle elezioni presidenziali di novembre. Per il presidente della commissione,
il repubblicano Thomas Kean, si tratta di un’importante vittoria. Da giorni,
infatti, richiedeva la deposizione della Rice per controbattere alla pesante
denuncia contro di lei e l’amministrazione Bush da parte dell’ex capo
dell’anti-terrorismo statunitense, Richard Clarke. Quest’ultimo ha accusato
Bush di aver sottovalutato il pericolo di Al Qaeda fino al giorno degli
attacchi. Anche lo stesso presidente Bush e il suo vice, Dick Cheney,
deporranno ma in privato alla Casa Bianca.
Le prospettive per un accordo di
pace su Cipro, nella giornata conclusiva dei negoziati in corso in Svizzera,
sono esigue. Lo ha affermato oggi il portavoce del governo greco parlando con i
giornalisti. A fine pomeriggio, il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan,
dovrebbe lanciare ufficialmente il piano di riunificazione di Cipro, che sarà
sottoposto agli elettori dell'isola in un referendum in programma il 20 aprile,
con o senza accordo delle parti. In caso di mancato accordo sulla
riunificazione, la Repubblica di Cipro entrerà il primo maggio prossimo nell'Unione
europea, con l'esclusione della parte nord, occupata dal 1974 dai turchi.
Un centinaio di liberali del
partito Yabloko hanno manifestato
stamane a Mosca davanti alla sede del
parlamento russo per protestare contro un progetto di legge che limiterebbe
seriamente il diritto di raduno. La polizia è intervenuta fermando diverse persone
fra cui il vicecapo di Yabloko, Serghiei Mitrokin, in quanto la manifestazione
non era autorizzata. Ieri la Duma, la
camera bassa, aveva cominciato a discutere un controverso progetto di legge
presentato dal governo che prevede divieti allo svolgimento di manifestazioni
davanti a sedi di istituzioni nazionali come la presidenza o il parlamento, e
di organizzazioni internazionali e rappresentanze diplomatiche. In seguito alle
ultime elezioni legislative di dicembre, che hanno dato una supermaggioranza ai
centristi filoputiniani, Yabloko e l’altro partito liberale Sps non sono
entrati alla Duma.
Washington ha chiesto ieri sera
la liberazione della leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, e degli
altri oppositori prima della
convenzione nazionale che si riunirà a metà maggio per redigere una nuova costituzione. Il governo militare al potere da 40 anni in
Myanmar, l’ex Birmania, ha annunciato ieri la convocazione per il prossimo 17
maggio a Yangon, l’ex Rangoon, di una convenzione nazionale incaricata di redigere
una costituzione in vista della democratizzazione del Paese. Il precedente
tentativo di convenzione risale al 1995 quando, dopo meno di due anni di
lavori, l’opposizione guidata da Suu Kyi se ne andò affermando che non c’era
reale rappresentatività. Le pressioni internazionali hanno spinto l'ex Birmania
a presentare nell’agosto dell'anno scorso un programma di democratizzazione in
sette punti: prima tappa, la convenzione nazionale; ultima tappa, elezioni
“libere e giuste” in data non
precisata. Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, è a capo della Lega nazionale per
la democrazia, Lnd, ed è stata arrestata il 30 maggio 2003 ed è tuttora agli
arresti domiciliari nella capitale birmana, come numerosi altri responsabili
della Lnd.
Il presidente iraniano Mohammad
Khatami ha condannato i recenti attentati terroristici in Uzbekistan in un
messaggio inviato al suo omologo uzbeko Islam Karimov. “Senza dubbio - ha detto
Khatami, citato oggi dall'agenzia Irna - la pace e la sicurezza sono prerequisiti
per la crescita e lo sviluppo dei Paesi e ogni azione contro la pace e la
sicurezza è contraria agli interessi delle nazioni”. Diciannove persone sono
rimaste uccise e 26 ferite in attentati avvenuti tra domenica e lunedì a
Tashkent e Bukhara.
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