RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 88 - Testo della Trasmissione di domenica 28 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Padre Angelo Besenzoni è il nuovo presidente della Conferenza
degli istituti missionari italiani
Nei cinema italiani The Company, l’ultima pellicola di Robert
Altman.
Rinviato sine
die il vertice dei capi di Stato della Lega Araba, in programma domani in
Tunisia, mentre cresce la paura neo Territori per possibili nuovi atti
terroristici.
Nuova
ondata di violenza in Iraq: morto anche un bambino di 3 anni.
Fallito
un possibile colpo di Stato nella Repubblica Democratica del Congo.
Chiamati
alle urne oggi gli elettori di Georgia, Francia, Guinea Bissau e Turchia.
28
marzo 2004
IL
GRIDO DI DOLORE DEI BAMBINI VITTIME DELLA VIOLENZA E DELLA
FAME
NON RESTI INASCOLTATO: COSI’, IL PAPA
ALL’ANGELUS, AL TERMINE DEL QUALE
HA RICORDATO IL DECIMO ANNIVERSARIO DEL
GENOCIDIO IN RWANDA
ED HA LANCIATO UN APPELLO PER LA PACE NELLA REGIONE
DEI GRANDI LAGHI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Il
grido di dolore dei bambini che soffrono non resti inascoltato: all’Angelus
domenicale, Giovanni Paolo II ha lanciato un nuovo forte appello in favore dei
minori, ribadendo l’esortazione del messaggio quaresimale di quest’anno “a
porre i bambini al centro dell’attenzione delle comunità cristiane”. Il Papa ha
inoltre ricordato il decimo anniversario del genocidio in Rwanda, esortando la
comunità internazionale e la popolazione del Paese africano ad impegnarsi per
la pace nella martoriata regione dei Grandi Laghi. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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“Denutrizione e malnutrizione, aggravate da preoccupanti
carenze sanitarie, continuano ad essere causa quotidiana di morte” per tanti
minori, “privi persino del minimo indispensabile per sopravvivere”.
All’Angelus, il Papa ha denunciato, ancora una volta, la tragedia quotidiana
che affligge tanti bambini in diverse parti del mondo. Molti di loro, ha
rilevato, sono vittime di gravi malattie come Aids e tubercolosi, mancano di
istruzione e soffrono la fame. Quindi, ha messo l’accento su un’orribile forma
di violenza, diffusa soprattutto nei Paesi poveri: la piaga dei bambini
arruolati per combattere in “conflitti dimenticati”:
“Subiscono di fatto una duplice scandalosa
aggressione: li si rende vittime e al tempo stesso protagonisti della guerra,
travolgendoli nell’odio degli adulti. Privati di tutto, vedono il loro futuro
minacciato da un incubo difficile da allontanare”.
Ha così ribadito come il tempo quaresimale debba indurre i
cristiani ad un’accoglienza più generosa, che va tradotta in interventi
coraggiosi a favore dell’infanzia a rischio e abbandonata. Quindi ha levato una
viva esortazione:
“Questi nostri fratelli più piccoli, che soffrono
per la fame, la guerra e le malattie, lanciano al mondo degli adulti un
angosciante appello. Che il loro muto grido di dolore non resti inascoltato! Ci
ricorda Gesù: ‘Chi accoglie anche uno solo di questi bambini, accoglie me’”.
Dopo l’Angelus, il Papa ha rammentato come siano trascorsi
dieci anni dallo scoppio in Rwanda di gravi scontri tra hutu e tutsi, culminati
nel genocidio, in cui furono barbaramente uccise centinaia di migliaia di
persone. Al ricordo di quella tragedia immane, il Santo Padre ha aggiunto
parole di speranza, parole di incoraggiamento:
“A voi, care popolazioni,
a voi, capi religiosi e civili, e a tutti voi che, nella comunità
internazionale, vi impegnate generosamente per portare la pace nell'amata
Regione dei Grandi Laghi, io dico: Non vi scoraggiate! Siate costruttori della
civiltà dell'amore, animati dalla parola del Salvatore”.
E’ stata così la volta dei
saluti alle migliaia di fedeli radunati nella grande piazza San Pietro, sotto
un tiepido sole primaverile. Il Papa ha dato appuntamento ai giovani romani a
giovedì prossimo, in preparazione alla Domenica delle Palme e Giornata Mondiale
della Gioventù. Infine, ha rivolto un pensiero speciale a quanti partecipano
alla Maratona di Roma, affinché sia davvero un’autentica festa dello sport.
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LA
PASTORALE GIOVANILE E IL RUOLO DELL’ORATORIO COME LUOGO
DI FORMAZIONE UMANA E
SPIRITUALE AL CENTRO DELL’OMELIA DEL PAPA
ALLA SANTA MESSA DI IERI POMERIGGIO PER I
FEDELI DI TRE PARROCCHIE
DELLA PERIFERIA EST DI ROMA
“Una
parrocchia unita, all’interno della quale viene rispettata la diversità dei
ministeri e dei carismi, mostra il suo volto di famiglia accogliente, animata
unicamente dal desiderio di annunciare e testimoniare il Vangelo”. Lo ha
affermato il Papa durante la Messa celebrata ieri pomeriggio, nell’Aula Paolo
VI, per i fedeli di tre parrocchie della periferia Est di Roma. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
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(musica)
Rivolgendosi
alle comunità di San Giovanni della Croce, Santa Felicita e Santi Crisante e
Daria, il Papa ha indicato, tra le priorità pastorali e le sfide apostoliche
più urgenti, la promozione di una fraterna comunione tra tutte le componenti
parrocchiali. Giovanni Paolo II ha poi rimarcato il ruolo delle parrocchie
verso le famiglie e i giovani:
“Obiettivo privilegiato della vostra azione sia la
pastorale giovanile, valorizzando gli oratori come luogo di formazione umana,
spirituale ed ecclesiale dei fanciulli e dei giovani”
“Negli oratori – ha aggiunto il Papa – possono incontrarsi
le diverse generazioni per favorire la trasmissione della fede ai più giovani,
che hanno bisogno di salde figure di riferimento”:
“Non stancatevi inoltre di suscitare con la
preghiera e l’esempio le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”.
Il Santo Padre ha, infine, messo in evidenza l’attenzione
che le parrocchie devono rivolgere ai bisogni spirituali e materiali dei
fratelli vicini e lontani:
“Il Vangelo ha bisogno anche di voi per giungere a
tanti che lo attendono forse senza saperlo. Cristo conta su di voi. Non
deludetelo!”.
Ma cosa significa vivere nella parrocchia l’annuncio del
Vangelo? Lo abbiamo chiesto ad alcuni partecipanti all’incontro con Giovanni
Paolo II.
R. - Vivere il Vangelo significa, oggi, andare un po’
contro corrente. E questo perché quello che ci circonda è diventato arido,
privo di valori. Vivere il Vangelo significa vivere la famiglia, l’amore.
R. - In parrocchia si va a prendere la carica, si va a
riflettere insieme e a portare con noi gli spunti che ognuno di noi vive nella
vita di tutti i giorni, in famiglia, nel lavoro e con i propri cari.
R. - Vivere secondo quanto ti è stato insegnato e ti viene
tramandato dalla tua religione è quanto tu ti possa aspettare da te stesso.
R. - Certamente è un incontro più profondo con Dio e
questo dovrebbe unire sempre di più tutti i popoli del mondo.
Numerosa
è stata, nell’Aula Paolo VI, la partecipazione di famiglie e bambini. Ad uno di
loro abbiamo chiesto come vede il Papa?
R. -
Bello
D. -
Bello e poi?
R. -
Bianco
(musica)
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DIFENDERE
LA DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA PER SCONFIGGERE
OGNI
FORMA DI RAZZISMO E INTOLLERANZA:
COSI’,
L’ARCIVESCOVO SILVANO MARIA TOMASI, OSSERVATORE PERMANENTE
DELLA
SANTA SEDE ALL’UFFICIO ONU DI GINEVRA, NEL SUO INTERVENTO
ALLA 60.MA
SESSIONE DELLA COMMISSIONE DEI DIRITTI UMANI
- A
cura di Alessandro Gisotti -
“La lotta contro il razzismo e ogni forma di intolleranza
può avere successo solo se la dignità e l’eguaglianza umana sono riconosciute
come il vero fondamento della società”. E’ quanto affermato dall’arcivescovo
Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio
Onu di Ginevra intervenuto alla 60.ma sessione della Commissione dei diritti
umani delle Nazioni Unite in corso a Ginevra. “La ferita del razzismo – ha
constatato il presule – è tornata ad avvelenare le relazioni umane”. Per
questo, la lotta contro questa piaga resta un impegno quanto mai attuale.
L’osservatore vaticano ha sottolineato come la pietra
angolare nella lotta al razzismo resti la Dichiarazione universale dei diritti
umani. Tuttavia, ha avvertito, è necessario dare nuova forza agli strumenti
internazionali e alle leggi nazionali per sradicare ogni forma di intolleranza.
Ha così evidenziato come spesso il razzismo sia frutto di
un circolo vizioso che produce vulnerabilità e marginalizzazione, che a loro
volta rinforzano il pregiudizio e l’intolleranza. Dunque, ha affermato mons.
Tomasi, per sconfiggere questa piaga bisogna partire “dall’accettazione
dell’altro, da un genuino apprezzamento della molteplicità di doni che le
diverse culture contribuiscono a dare all’intera famiglia umana”.
In tale contesto, ha proseguito, un contributo
fondamentale è dato dall’educazione, specie in tema di diritti umani. Né ha
mancato di segnalare il ruolo delle religioni e dei mezzi di comunicazione per
la costruzione di una società fondata sul dialogo e il rispetto reciproco.
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28
marzo 2004
DIPLOMAZIA
AL LAVORO, IN SVIZZERA, PER LA RIUNIFICAZIONE DI CIPRO
IN
VISTA DELL’INGRESSO DELL’ISOLA NELL’UNIONE
EUROPEA
IL PRIMO MAGGIO PROSSIMO
-
Intervista con Antonio Ferrari -
Proseguono
a Lucerna, in Svizzera, i negoziati tra le entità greca e turca di Cipro, per
l’ingresso nell’Unione Europea dell’intera isola nel maggio prossimo, in base
al piano predisposto dall’Onu. Partecipano ai colloqui sulla riunificazione,
prorogati sino al 31 marzo, anche il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan,
e i premier di Grecia e Turchia, Karamanlis ed Erdogan. Nel 1974 nella parte
settentrionale dell’isola si instaurò un governo filo-turco, riconosciuto solo
da Ankara, nel timore che tutta l'isola venisse annessa alla Grecia.
Intanto,
proprio Ankara ha giudicato insoddisfacente e generico il documento, con cui il
recente Consiglio europeo di Bruxelles ha dichiarato di essere pronto a
favorire l’unificazione di Cipro. Peraltro, proprio nelle ultime ore, il
governo turco ha chiesto l'intervento degli Stati Uniti nei negoziati, ed in
particolare l’aiuto del segretario di Stato americano, Colin Powell. Ma quali
possibilità ci sono che l’intesa, alla quale si oppone soprattutto il
presidente turco-cipriota Denktash, vada in porto? Giancarlo la Vella lo ha
chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale ed analista del Corriere della Sera:
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R. – Ci
sono buone probabilità che si possano risolvere quasi tutte le questioni ancora
aperte. E questo perché due primi ministri di due Paesi, come Grecia e Turchia,
che hanno avuto una storia di contrasti anche piuttosto consistenti, non credo
che decidano di vedersi sapendo che il loro incontro sarà un fallimento.
L’altro elemento è il coinvolgimento diretto di Kofi Annan nei negoziati,
perché il segretario generale dell’Onu - anche qualora non si trovasse un
accordo – comunque proporrà poi un testo definitivo di intesa e lo sottoporrà a
referendum, il 20 aprile prossimo, sia nella parte turco-cipriota, sia nella
parte greco-cipriota. Il terzo elemento è rappresentato dalla decisione del
leader turco-cipriota, Denktash, di non partecipare ai colloqui e di inviare al
suo posto il primo ministro, affermando che, se si dovesse arrivare al
referendum, si opporrà all’accordo che dovesse essere raggiunto in Svizzera.
Questo significa che anche Denktash è ben cosciente che la possibilità di una svolta
positiva esiste e che l’ultima spiaggia, quindi, potrebbe essere proprio quel
referendum ad 11 giorni dal primo maggio, giorno in cui, se non ci sarà un
accordo, soltanto la Repubblica greco-cipriota entrerà nell’Unione Europea.
D. –
Per quali motivi Denktash punta ancora i piedi?
R. –
Come sempre, quando ci si è spinti, anche solo per sedimentazioni storiche, su
una linea di intransigenza, è difficile fare marcia indietro e, soprattutto,
per un uomo di potere accettare che la situazione sia realisticamente cambiata,
come dimostra invece l’atteggiamento di entrambi i grandi sponsor regionali
delle due parti, cioè Grecia e Turchia. Dall’altra parte, quello che ha
convinto Denktash a non credere a questo negoziato decisivo è rappresentato da
alcuni elementi legati alla possibilità dei greco-ciprioti di tornare alle loro
proprietà nell’autoproclamata Repubblica turco-cipriota e il fatto che si stia
cercando un compromesso, che Denktash non approva, su uno degli elementi più
delicati: cioè il numero di profughi greco-ciprioti – non dimentichiamo che i
greco-ciprioti sono l’80 per cento dell’intera popolazione – che avrà la
possibilità di trasferirsi laddove si trovava prima del 1974 e, visto che il
livello di vita dei greco-ciprioti, è di quattro volte superiore in questo
momento a quello dei turco-ciprioti, si capisce benissimo che la forza dei
greco-ciprioti potrebbe anche condizionare le modalità di ingresso dell’intera
isola nell’Unione Europea. In fondo la riunificazione di Cipro ha qualche cosa
in comune – fatte le debite proporzioni – con la riunificazione tedesca. E’
chiaro che sarà la parte più ricca a farsi carico anche di alcuni problemi
della parte più povera.
D. –
L’ipotesi di un’Europa con una Cipro dimezzata che problemi potrebbe provocare
con il resto della comunità internazionale?
R. –
Sicuramente grossi problemi, perché Cipro è un’isola piccola, ma
strategicamente molto importante. Si avrebbero due parti, una delle quali
nell’Unione Europea, con tutti i benefici, anche di difesa, che questo
comporta, o l’altra, quella turco-cipriota, che continuerebbe a vivere in
condizioni difficili. Soprattutto, come conseguenza, forse potrebbe esserci un
irrigidimento dell’Unione Europea nei confronti della Turchia e quindi maggiori
difficoltà per Ankara di ottenere una data certa per cominciare a parlare di
negoziato di adesione all’Europa.
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OGGI, LA DECIMA EDIZIONE DELLA MARATONA DI ROMA:
UNA FESTA DELLO SPORT ALL’INSEGNA
DEI VALORI DELLA PACE E DELLA SOLIDARIETA’
- Ce ne parla, Enrico Castrucci -
Un’autentica
festa dello sport: così, all’Angelus di stamani, il Santo Padre ha definito la
Maratona di Roma, che in queste ore vede coinvolte 60 mila persone di ogni età
- tra atleti e non - che sfilano per le strade di Roma, toccando i luoghi più
celebri e suggestivi della “Città Eterna”. Giunta, sulle orme di Filippide,
alla decima edizione, la Maratona di Roma registra quest’anno un numero record
di iscritti, provenienti da ogni parte del mondo: dal Canada al Giappone. Sotto
il profilo agonistico, doppio successo italiano: Ruggero Pertile ha vinto tra
gli atleti; Ornella Ferrara in campo femminile. La Maratona capitolina, non è
però solo un evento sportivo, si contraddistingue, infatti, come momento
significativo per la promozione di valori quali la pace e la solidarietà. Sulle
numerose manifestazioni che accompagnano la corsa, Paolo Cappuccio ha
intervistato Enrico Castrucci, presidente dell’Italian Marathon club:
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R. – Sono tante, ma vorremmo sottolineare l’attenzione su
un paio. Ben 63 sono gli atleti in carrozzina. Ci sono moltissimi atleti di
grande qualità e per noi è un grande successo, perché abbiamo potuto presentare
il tracciato lineare attraverso una ridefinizione, togliendo ben 60 curve. Poi,
il progetto Filippide per ragazzi autistici, che ormai da anni corrono la
maratona. E addirittura quest’anno cinque atleti, frazionati ognuno ogni 8
chilometri, che si daranno il cambio, per portare a termine i 42 chilometri.
Quindi, grande impegno da parte dell’organizzazione attraverso un lavoro con le
associazioni di volontariato molto presente nella città di Roma, perché la gara
sia una gara per tutti i cittadini. E’ ormai tradizione che la maratona di Roma
si caratterizzi per forti messaggi di pace. Quest’anno partiranno un cristiano,
un musulmano e un ebreo e raggiungeranno Amman, per terminare la loro gara a
Gerusalemme. E’ un impegno verso il quale noi siamo molto attenti e attraverso
il quale il messaggio di pace della maratona raggiungerà tutto il mondo.
D. - Qual è il messaggio che la
città di Roma vuole lanciare attraverso queste iniziative?
R. – Prima di tutto
l’universalità della città di Roma. Roma è un grande contenitore che è in grado
di poter ospitare tante iniziative, anche in funzione dei temi culturali che
maggiormente sono presenti nella nostra società. Quindi, la solidarietà, la
pace, l’amicizia, la fratellanza, attraverso lo sport che dovrebbe essere
l’elemento che fa stare insieme meglio di qualsiasi altro comparto della
società. Questo è il messaggio che la città di Roma intende proporre a tutto il
mondo.
D. – Quali risultati possono
essere ottenuti grazie al rapporto tra lo sport e i temi della solidarietà?
R. – Sono, anzitutto, temi che
esaltano il modo di stare insieme, perché lo sport è l’elemento principale
della società, che attraverso un gesto motorio fa stare insieme la gente. La
solidarietà è la maniera con la quale ci si rende consapevoli dei problemi di
tutti e ci si predispone per poterli risolvere. Sport e solidarietà sono
automaticamente elementi che vanno a braccetto in maniera positiva.
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IL
VETRO NELL’ARTE E NELLA VITA DEL MONDO ROMANO,
PROTAGONISTA
A FIRENZE IN UNA INEDITA MOSTRA
OSPITATA
A PALAZZO PITTI
- Intervista
con il prof. Paolo Galluzzi -
“Vitrum. Il vetro fra arte e scienza nel mondo romano”: è
questo il titolo di una suggestiva ed inedita mostra, inaugurata ieri al Museo
degli Argenti, in Palazzo Pitti a Firenze. L’esposizione, che sarà aperta al pubblico
fino al 31 ottobre prossimo, presenta attraverso reperti originali come
affreschi, mosaici e sculture, alcuni aspetti della rivoluzionaria storia della
comparsa del vetro nelle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C.
I pezzi in mostra, ben 400, mettono in luce lo
straordinario livello artistico raggiunto dagli artigiani romani dopo
l’introduzione della tecnica della soffiatura e i legami esistenti tra l’arte
vetraria e l’emergere di nuove nozioni scientifiche. La mostra fiorentina presenta,
dunque, numerosi caratteri di originalità, come spiega – al microfono di
Alessandro Gisotti - il prof. Paolo Galluzzi, direttore dell’Istituto e Museo
di Storia della Scienza, uno degli enti promotori dell’evento culturale
fiorentino:
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(musica)
R. – Si tratta di una mostra originale. Il vetro è
indagato dal punto di vista di un materiale nuovo che entra in scena e subisce
nel tempo una trasformazione. E’ stato a lungo un oggetto di rara esecuzione,
prezioso, che si usava solo in case abitate da famiglie dotate di un livello
censuale alto. Veniva soprattutto impiegato per funzioni decorative e non per
usi pratici. Improvvisamente intorno al primo secolo, la scoperta di una
trasformazione tecnologica nella produzione - la soffiatura - ha trasformato
l’impiego di questi materiali, innescando una vera e propria rivoluzione. C’è
anche una dimensione sociale oltre che tecnica e archeologica: il vetro, che
comincia a crescere grazie alla produzione di massa consentita dalla
soffiatura, pervade gli ambienti e la vita quotidiana dei romani.
D. – Com’è suddiviso il percorso espositivo di questa
mostra?
R. – La mostra è divisa in quattro grandi fasi. E’
introdotta da una premessa che spiega l’uso del vetro nelle situazioni del
bacino del Mediterraneo prima della scoperta della soffiatura. Si sviluppa poi
nella rivoluzione tecnologica e nel cambiamento di vita. Fa vedere poi ancora
come il vetro vada declinato al plurale, quindi vetri nel senso delle
colorazioni, delle lavorazioni per ottenere effetti di trasparenza o di
colorazioni particolari. Il vetro, per esempio, è il componente di tutti i
mosaici. L’ultima sezione considera il vetro come elemento per sviluppare la
ricerca scientifica.
D. – C’è fra i tanti pezzi in esposizione uno che spicca più
degli altri?
R. – Ci sono oggetti straordinari, però credo che il “re”
di quest’insieme di oltre 400 pezzi originali esposti sia indubbiamente il
celeberrimo “vaso blu”, realizzato con tecniche molto particolari per
sviluppare un livello di trasparenza e di colorazione assolutamente
eccezionali. E’ la prima volta che questo capolavoro esce dal museo
archeologico di Napoli.
(musica)
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28
marzo 2004
- A cura di Dorotea Gambardella -
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CITTA'
DEL VATICANO.= Sono oltre 300 mila i “bambini soldato che combattono nei tre
quarti dei conflitti del mondo”,
ragazzi tra i 7 e i 17 anni che attualmente sono impegnati sul fronte di 36
guerre, 12 delle quali si stanno combattendo in Africa. È l’allarme lanciato
ieri dall’agenzia Fides, organo di informazione della congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli. I bambini sono costretti ad uccidere in decine
di nazioni, in particolare in Colombia, Myanmar, Sri Lanka, Afghanistan,
Somalia, Burundi e nella Repubblica Democratica del Congo, dove si raggruppa la
cifra enorme di 150 mila bambini soldato. Ma il problema è molto più diffuso, e
secondo alcune stime, riguarda i tre quarti delle guerre attualmente in corso
sul pianeta. “Esperienze di morte - scrive l’agenzia - che i bambini compiono a
causa di adulti senza scrupoli che li ingaggiano con la violenza e il ricatto.
Molte di queste storie cominciano dopo che i bambini sono rimasti orfani dei
genitori proprio a causa di conflitti. Altre volte vengono rapiti dalle
famiglie, sono reclutati dalla strada o minacciati di ritorsioni verso i loro
cari”. “Sono “bambini in guerra” - afferma Fides - anche quelli che vengono
usati come il sistema più brutale e disumano per aprire percorsi sicuri in zone
minate. Camminando avanti alle truppe, i bambini che incappano in una mina, con
la loro morte, eliminano un pericolo per chi passa dopo di loro”. Secondo un
rapporto delle Nazioni Unite, negli ultimi dieci anni sono morti in guerra due
milioni di bambini e quattro milioni
sono rimasti gravemente menomati. “Cifre allarmanti - commenta Fides - che ci
danno la misura di una vera e propria “strage degli innocenti” anche quando
queste vittime sono costrette a diventare carnefici”.
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FAMIGLIA,
POVERTA’, SVILUPPO SOCIALE, EDUCAZIONE ALLA PACE,
PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA: QUESTI I GRANDI TEMI
DELLA VISITA PASTORALE
DEL CARDINALE MARTINO IN MESSICO DA OGGI AL
PROSSIMO 2 APRILE
CITTA’
DEL VATICANO. = Partirà oggi la visita pastorale in Messico del presidente del Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino. Il porporato
si fermerà in territorio messicano fino al 2 aprile per partecipare nella
capitale del Paese ad eventi civili ed ecclesiali di rilievo, tra i quali il
III Congresso mondiale delle famiglie. Il 29 marzo, il cardinale Martino sarà
presente all’inaugurazione di questo evento che ha per scopo quello di
sensibilizzare i governi a concrete iniziative legislative e sociali in difesa
dell’istituzione familiare. L’impegno della Chiesa a favore dei poveri sarà,
sempre nella mattinata di lunedì, il tema del primo discorso del cardinale in
un incontro con alunni e professori dell’Università Iberoamericana di Città del
Messico. E ancora, il tema della povertà verrà affrontato dal presidente di
Giustizia e Pace, nel pomeriggio dello stesso giorno, con gli accademici
dell’Istituto di ricerche su Sviluppo sostenibile ed Equità sociale e del
Dipartimento di Economia dell’ateneo. Il 30 marzo, il porporato visiterà il
Ministero per lo sviluppo sociale, che presta una particolare attenzione ai
problemi delle popolazioni indigene, e si recherà anche in una delle zone da
loro abitate, ad Aquixtla presso Puebla. Tra gli altri impegni del cardinale
Martino, da segnalare il suo intervento al Congresso Mondiale delle Famiglie
(31 marzo) sul tema “Famiglia, cultura e globalizzazione”, l’incontro con la
gerarchia episcopale messicana e, prima del rientro a Roma, il colloquio con il
ministro messicano del Lavoro e della Previdenza sociale, Carlos Abascal. (A.D.C.)
IN
CINA, ENTRO 10 ANNI, DA 40 A 60 MILIONI DI BAMBINE RISCHIANO
DI NON
NASCERE O DI ESSERE UCCISE,
A
CAUSA DELLA TRADIZIONALE PREFERENZA PER I MASCHI.
E’ LA
DURA DENUNCIA DELL’ONU, CHE IN SETTIMANA
PRESENTERA’
UN RAPPORTO DETTAGLIATO SULLA QUESTIONE
PECHINO. = Emergenza bambine in Cina nei prossimi
10 anni. L’agenzia di stampa Asianews riferisce la denuncia dell’Onu, secondo
cui nel Paese asiatico c’è il rischio – nei prossimi dieci anni – di aborti o infanticidi
per 40-60 milioni di bambine, se non viene sradicata la tradizionale preferenza
per i maschi. La prossima settimana, le Nazioni Unite presenteranno un rapporto
con un’analisi dettagliata della questione. Secondo Khalid Malik, coordinatore
dell’Onu a Pechino, queste pratiche barbare alimentano alcune piaghe sociali,
quali la prostituzione e il traffico di esseri umani. In base alle stime del
governo, in Cina ci sono 116 maschi ogni 100 femmine, ma altri dati registrano
122 maschi per 100 femmine. Nella maggior parte dei Paesi del mondo, ci sono
più donne che uomini, in base al normale andamento demografico e alla maggiore
resistenza delle femmine alla nascita. A causa di aborti selettivi e di
infanticidi, la Cina, insieme all’India, è invece tra le nazioni che presentano
una tendenza contraria. La politica del figlio unico, avviata da Pechino per
contenere la crescita della popolazione, contribuisce a rafforzare
ulteriormente queste pratiche. Soprattutto nelle campagne, dove c’è maggiore
necessità del figlio maschio per il lavoro nei campi, molte coppie abbandonano
le bambine appena nate o non le registrano, impedendo loro di andare a scuola e
costringendole spesso ad una vita di stenti. (D.G.)
E
RIMARRA’ IN CARICA PER TRE ANNI
RAVENNA. = Padre Angelo Besenzoni è il nuovo
presidente della Cimi, Conferenza degli istituti missionari italiani. È stato
eletto, ieri, nel corso dell’assemblea ordinaria svoltasi a San Pietro in
Vincoli, in provincia di Ravenna. Lo ha riferito all’agenzia Misna padre Luigi
Morell, in qualità di portavoce dell’organismo che riunisce gli istituti
missionari maschili e femminili presenti in Italia. Già superiore provinciale
della Società delle missioni africane, padre Angelo ha quarantotto anni e ha
svolto il suo apostolato in Costa d’Avorio e in Nigeria. Il nuovo presidente
della Cimi succede a padre Agostino Rigon, superiore regionale dei missionari
saveriani in Italia. Rimarrà in carica per i prossimi tre anni. (D.G.)
- A cura di Luca Pellegrini -
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ROMA. = E’ arrivato nelle sale italiane l’ultimo film di
Robert Altman, The Company: un atto
d’amore e di profondo rispetto per il mondo della danza, seguendo il nascere e
crescere degli spettacoli allestiti dal prestigioso Joffrey Ballet di Chicago,
con i suoi artisti ingenui, vulnerabili e sempre disposti a grandi sacrifici.
In punta di piedi, entra Robert Altman in una sala prove del prestigioso
Joffrey Ballet di Chicago, fondato nel 1956 da Robert Joffrey e Gerald Arpino.
E cosa fa? Spia con la sua macchina da presa la quotidianità della vita e
l’eccezionalità dell’arte dei giovani ballerini che, a suo dire, fanno davvero,
ogni giorno, “l’impossibile”: librarsi da terra, vincere la gravità. Un mondo
ancora sconosciuto, nonostante Billy Elliot: un mondo di contraddizioni,
difficoltà, piccole meschinerie, debolezze, ma anche di grande amicizia,
incommensurabile dedizione professionale, sacrifici estremi e tutto per
esibirsi in struggenti pas de deux, vorticose pirouettes e sinuose ondulazioni,
tip tap e passi d’ogni genere. Vite d’artisti, vita di una Compagnia: nulla di
mirabolante, nessun “bello e dannato”, ma sentimenti, amori, gelosie, trionfi e
la sbarra come l’appuntamento fisso con il proprio destino, ascoltando il
piano, battendo il ritmo, scrutando il corpo, fasciandosi i piedi e cercando di
interpretare le fantasie del coreografo. Altman ha dismesso i panni del
fustigatore di costumi, del narratore di parabole, del malinconico poeta.
Questo è un film perfetto per un ballerino e un appassionato di danza: una
nuova visione si apre davanti a loro, perché il cinema permette di seguire la
punta di un piede, la sinuosità di una schiena, l’agilità di un muscolo, la
bellezza di un corpo, saltando dal particolare al totale con leggerezza e
precisione. Diventa per questo un’esperienza impareggiabile di valido ed onesto
sincretismo artistico.
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28
marzo 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Il vertice arabo in programma per domani a Tunisi è stato
rinviato sine die. Lo ha annunciato ieri sera il segretario di Stato
tunisino agli Affari Esteri, Hatem ben Salem. Un coro di rammarico si è subito
levato per la decisione della Tunisia, mentre l’Egitto si è dichiarato
disponibile ad ospitare il summit. In Medio Oriente, intanto, è sempre alta la
paura per nuovi possibili attentati, mentre il nuovo capo di Hamas, Abdelaziz
al-Rantissi, ha definito il presidente degli Stati Uniti, George Bush, “nemico
di Dio, dell’Islam e dei musulmani”. Il servizio di Graziano Motta:
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Dietro il rinvio sine die
del vertice dei capi di Stato della Lega Araba c’è l’impossibilità dei loro
ministri degli Esteri di raggiungere un compromesso sui due temi principali
all’ordine del giorno: l’adesione a un piano di riforme democratiche per il
Medio Oriente, auspicato - sull’onda della guerra contro Saddam Hussein - dal
presidente americano Bush, e la ripresa del piano di pace per risolvere la
crisi israelo-palestinese, delineato due anni fa dall’Arabia Saudita al Vertice
di Beirut. C’è poi la divisione tra Paesi moderati, aperti alle istanze che
stanno prendendo piede nel mondo islamico di attenzione, ad esempio, al ruolo
della donna, ai diritti civili, all’introduzione di maggiore democrazia nei
regimi e alla presa di distanza da teocrazie sostenute dal fondamentalismo
religioso e dal terrorismo, e quei Paesi che, invece, intendono preservare
modelli tradizionali. Dietro alla mancata intesa sul piano di pace c’è una diversa
considerazione della lotta per lo Stato palestinese indipendente, condotta con
imprese terroristiche suicide e il rifiuto di un’egemone forza politica
fondamentalista, comprovata, ad esempio, dal fatto che i gruppi armati della
rivolta palestinese - Hamas, Jihad islamica ed anche al Fatah (il partito di
Arafat) - hanno respinto l’appello di quanti auspicano una lotta non violenta.
Ecco perché il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, dinanzi a tali
divergenze parla del Vertice e delle sue “conseguenze pericolose”.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Un ministro israeliano del partito laico di centro Shinui
ha chiesto oggi le dimissioni del premier Ariel Sharon, se verrà incriminato
per corruzione. “Se incriminato - ha detto il ministro delle Infrastrutture,
Yosef Paritzky - il premier dovrà dare le dimissioni e non dovrà accontentarsi
di una sospensione delle attività”. Ieri il procuratore capo, Edna Arbel, ha
deciso di raccomandare l’incriminazione di Sharon.
Fallito un possibile colpo di Stato nella Repubblica
Democratica del Congo. Secondo quanto ha riferito stamani l’ambasciatore
britannico nel Paese africano, Jim Atkinson, gli attacchi di gruppi armati non
identificati a tre basi militari a nord di Kinshasa e a una Tv privata fanno
parte di un tentativo di golpe. Nelle azioni ha perso la vita un militare
congolese, mentre altri due sono rimasti feriti. Ancora poco chiara, tuttavia,
la dinamica degli episodi di violenza.
Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha annunciato stamani
il rinvio a settembre delle elezioni politiche e presidenziali, le prime nel
Paese dell’era post talebana. Le elezioni erano previste inizialmente per
giugno. Il capo di Stato ha spiegato che la Commissione elettorale della
Missione Onu in Afghanistan gli ha assicurato di poter organizzare insieme le
tornate elettorali. La nuova costituzione afgana, infatti, adottata a gennaio,
dispone che “siano compiuti tutti gli sforzi perché i due scrutini si tengano
allo stesso tempo”.
Sempre alta la tensione in Iraq.
Due civili britannici hanno perso la vita oggi a Mossul, mentre una bomba
esplosa vicino alla città di Baaquba ha ferito 5 civili, tre bambini e due
donne. Prosegue, intanto, l’offensiva dell’esercito pakistano contro i
militanti della rete terroristica di Al-Qaeda e del deposto regime afghano dei
talebani, nel Waziristan del Sud, regione tribale al confine con l’Afghanistan.
Nostro servizio:
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Nuovi episodi di violenza hanno
insanguinato oggi l’Iraq. Due civili britannici sono stati assassinati
nell’ennesimo agguato della guerriglia a Mossul, circa 300 chilometri a nord di
Baghdad. La cieca violenza che dilaga nei territori oggi non ha risparmiato
neppure i bambini, vittime innocenti delle guerre dei grandi. Tre ragazzini
sono rimasti feriti per l’esplosione di una bomba a Buhriz, vicino a Baaquba,
in un attacco diretto, con ogni probabilità, contro gli agenti del
neo-istituito Corpo di Difesa Civile iracheno. Un altro drammatico incidente,
invece, si è registrato a Tikrit. Sparando contro un’auto che non si era
fermata a un posto di controllo, i soldati statunitensi hanno sparato uccidendo
un bimbo di 3 anni e ferito altre sei persone. In Pakistan, intanto, prosegue
la caccia ai militanti di Al-Qaida e dei talebani. Un esponente uzbeko di primo
piano della rete terroristica di Osama Bin Laden è rimasto ferito nel corso di
un combattimento nel Waziristan del Sud, al confine con l’Afghanistan,
nell’offensiva militare dello scorso 16 marzo. E mentre i servizi segreti
pakistani parlano di un possibile attentato contro il presidente Pervez
Musharraf, Khaled Sheikh Mohammed, personaggio chiave del terrorismo
internazionale arrestato nel marzo 2003 a Rawalpindi, nel nord del Pakistan, ha
riferito che nei piani dello sceicco del terrore l’aeroporto londinese di
Heathrow era l’obiettivo principale dopo la tragedia dell’11 settembre 2001.
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“Sono sempre il presidente, la
nostra tolleranza ha un limite”. Così ieri il capo di Stato taiwanese, Chen
Shui Bian, chiedendo agli oppositori di cessare le proteste contro la sua
vittoria, di misura, alle elezioni della scorsa settimana. Chen si è, comunque,
detto disponibile a un nuovo conteggio dei voti. Ieri i manifestanti, mezzo
milione secondo l’opposizione, circa 350.000 per i servizi di sicurezza, hanno
invaso le strade di Taipei, all’insegna dello slogan “La democrazia è morta”,
accusando il governo di brogli e irregolarità. Il candidato sconfitto, Lien
Chan, intanto, ha chiesto l’apertura di una indagine sull’agguato teso al
presidente alla vigilia delle consultazioni, fatto che avrebbe favorito la sua
rielezione.
Oltre trenta persone sono rimaste
ferite ieri nell’esplosione di un ordigno davanti a un bar di Sungai Kolok, una
città nel sud della Thailandia, vicino al confine con la Malaysia. Tra i feriti
vi sono molti turisti, tre versano in gravi condizioni. Secondo un portavoce
della polizia locale, ci potrebbero essere dei morti. La bomba era piazzata su
una motocicletta. Al momento, l’attentato non è stato ancora rivendicato.
Sono circa 2,5 milioni gli
elettori georgiani chiamati oggi alle urne per le elezioni legislative, che
dovrebbero rafforzare il potere del neo presidente riformatore Mikhail
Saakashvili, dopo la caduta di Eduard Shevardnadze. Il voto, che riguarda 150
seggi su un totale di 235, è una ripetizione delle legislative dello scorso 2
novembre, contestate per brogli. L’unica sorpresa elettorale potrebbe venire
dal voto in Adzharia, una regione autonoma nel sud ovest del Paese, il cui
capo, Aslan Abashidze, ha accusato Tbilisi di cercare di estrometterlo dal
potere.
Si ritorna alle urne oggi anche in
Francia, per il secondo turno delle regionali che potrebbero confermare le
indicazioni del 21 marzo scorso, con la sinistra al comando di 20 delle 22 regioni
metropolitane. I sondaggi e i politologi sono certi che il centrodestra non
avrà più il controllo di 14 regioni, come dopo le elezioni amministrative del
1998.
In
Africa, stamani nella Guinea Bissau circa seicentomila aventi diritto al voto
sono chiamati alle urne per le elezioni legislative. La consultazione
rappresenta il primo passo verso il ristabilimento della democrazia e la
necessaria stabilità politica, a sei mesi di distanza dal golpe militare che lo
scorso settembre rovesciò in modo incruento il presidente, Kumba Ialà.
Elezioni amministrative in
Turchia. I sondaggi prevedono la vittoria del partito Giustizia e Sviluppo
(Akp) del premier, Tayyip Erdogan. Il partito islamico Akp è sicuro di
affermarsi nella capitale Ankara, ad Istanbul e nelle città principali Gli
elettori dovranno scegliere sindaci e consigli comunali di numerosi centri del
Paese. Una forte scossa di terremoto, intanto, di magnitudo 5,3 della scala
Richter, è stata avvertita nella provincia di Erzurum. Quest’ultima giovedì è
stata colpita da un altro sisma che ha causato la morte di 10 persone.
Tensione in Costa d’Avorio. I due
maggiori partiti d’opposizione hanno, infatti, rifiutato ieri un incontro
proposto dal presidente, Laurent Gbagbo, che negli ultimi giorni è stato
oggetto di manifestazioni di protesta “per la mancata attuazione degli accordi”
firmati in Francia nel gennaio 2003. Il servizio di Stefano Leszczynski:
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Giovedì scorso la crisi ivoriana
ha toccato il suo punto di non ritorno, con l’uccisione di oltre 25
manifestanti contrari alla presidenza di Laurent Gbagbo. E ieri i ribelli di
forze nuove, ammassati alle porte della capitale, hanno dettato le proprie
condizioni e cioè le dimissioni di Gbagbo, considerato un interlocutore non
credibile. I ribelli sono fuoriusciti dal governo di unità nazionale emerso
dagli accordi di pace dello scorso gennaio in Francia, accusando il governo di
non rispettare gli impegni assunti un anno fa in materia di diritti civili e di
riforma agraria. Tra le forze politiche, solo il Fronte Popolare ivoriano ed
altre piccole formazioni sono rimaste alleate del presidente, che ha vietato
qualsiasi manifestazione di protesta, adducendo il pericolo che i ribelli
possano approfittarne per prendere il potere. Una sospensione dei diritti
costituzionali che ha approfondito la frattura già esistente con i membri
dell’opposizione. Le violenze ad Abidjan hanno suscitato la preoccupazione e la
condanna da parte dei leader europei e della Commissione Onu per i diritti
umani di Ginevra, che accusano le forze di sicurezza di aver fatto un eccessivo
uso della forza contro manifestanti inermi. Per il leader dell’opposizione,
Cacongo Cissé, portavoce del raggruppamento dei partiti repubblicani della
Costa d’Avorio, i morti nei disordini di giovedì potrebbero essere oltre un
centinaio. E’ dal 1999 che la Costa d’Avorio è attraversata da continue crisi
interne che, nel 2002, portarono ad una situazione di guerra civile durata nove
mesi. Nel gennaio dell’anno scorso, in Francia, è stato siglato l’accordo di
pace che ha portato all’attuale situazione politica e che ora si trova
sull’orlo del fallimento.
Stefano Leszczynski, Radio
Vaticana.
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Astensionismo, violenze e accuse
di brogli hanno caratterizzato ieri le elezioni municipali in Nigeria, le prime
dalla fine del regime militare nel 1999. Un bilancio provvisorio parla di 35
vittime, compresi sei attivisti. Dalla consultazione dovranno uscire i membri
di 774 governi locali.
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