RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 86 - Testo della Trasmissione di venerdì 26 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il
governo del Burundi ha espulso dal Paese il rappresentante della missione Onu
nel Congo ex Zaire
Costituzione
europea entro giugno e lotta comune contro il terrorismo, tra i primi risultati
del Consiglio europeo che si chiude oggi a Bruxelles
All’Onu
posto il veto dagli Stati Uniti sulla risoluzione di condanna di Israele per
l’uccisione dello sceicco Yassin
26 marzo 2004
LE SFIDE DEL SECOLARISMO INTERPELLANO LA CHIESA IN
AUSTRALIA
ED ESIGONO LA CORAGGIOSA TESTIMONIANZA DI
SPERANZA CRISTIANA DEI VESCOVI
Il Papa ha attaccato duramente il secolarismo, che pervade
la società australiana con effetti disastrosi, ricevendo stamane i presuli di
questo Nazione, in visita ad Limina Apostolorum. Un Paese di immensa estensione
l’Australia, pari a 25 volte l’Italia, ma con meno di 20 milioni di abitanti,
suddiviso in sei Stati federati e due Territori. Il servizio di Roberta Gisotti
*********
“La perniciosa ideologia del secolarismo ha trovato
terreno fertile in Australia - ha denunciato Giovanni Paolo II - e alla radice
di questo sconvolgente sviluppo è il tentativo di promuovere una visione
dell’umanità senza Dio. Ciò esagera l’individualismo, separa il legame
essenziale tra libertà e verità. E corrode i rapporti di fiducia che
caratterizzano il genuino vivere sociale”. Del resto i rapporti dei vescovi
australiani – come ha ricordato il Papa – descrivono in modo inequivocabile
alcune delle conseguenze distruttive di questa eclisse del senso di Dio: lo
sfaldamento della vita familiare; una spinta ad allontanarsi dalla Chiesa; una
visione limitata della vita che manca di risvegliare nelle persone la sublime
chiamata a dirigere i propri passi verso una verità che le trascende.
“Di fronte a queste sfide – si è rivolto il Santo Padre ai
presuli australiani – quando i venti ci sono contrari, Dio stesso esclama
‘Coraggio! Ci sono io. Non abbiate paura’. Restando fermi nella fede, voi anche
potete disperdere l’apprensione e la paura. Specialmente - ha raccomandato il
Papa – all’interno di una cultura del ‘qui e subito’, i vescovi devono apparire
come profeti coraggiosi, testimoni e servitori della speranza di Cristo. Nel
proclamare questa speranza – che scaturisce dalla Croce - ha sottolineato il
Pontefice – sono fiducioso che voi guiderete uomini e donne dalle ombre della
confusione morale e del pensiero ambiguo allo splendore della verità e
dell’amore di Cristo.”
“United in
your proclamation of the Good News of Jesus Christ, go forward in hope!”
Tra le raccomandazioni di Giovanni Paolo II al clero
australiano: l’obbligatoria presenza dei fedeli alla Messa domenicale, la
priorità pastorale ai programmi di catechesi, la missione evangelizzatrice, la
comunione tra il vescovo e i suoi sacerdoti, la cultura delle vocazioni. Infine
una lode all’impegno che la Chiesa australiana pone per realizzare la giustizia
sociale e la solidarietà, nel difendere i diritti dei rifugiati, dei migranti,
dei richiedenti asilo e nel sostenere gli Indigeni, cosi rispondendo – ha detto
il Papa – “alla pressante necessità di un attento discernimento del fenomeno
della globalizzazione”.
**********
IL
SENSO ALLEGORICO DELL’EVENTO PASQUALE AL CENTRO
DELLA SECONDA PREDICA DI QUARESIMA,
TENUTA
STAMANI IN VATICANO DA PADRE CANTALAMESSA,
ALLA
PRESENZA DEL PAPA E DELLA CURIA ROMANA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Una
riflessione sulla Pasqua della fede: stamani, nella Cappella Redemptoris Mater
del Palazzo Apostolico, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia, ha tenuto la seconda predica per la Quaresima 2004, alla presenza
del Santo Padre e della Curia romana. La predicazione di quest'anno si incentra
sul tema “Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi”.
Padre Cantalamessa ha posto l’accento sul senso allegorico dell’evento
pasquale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“L’allegoria
dice cosa credere”. E’ quanto sottolineato da padre Cantalamessa, che stamani
si è soffermato sulla lettura spirituale della Bibbia ed in particolare sul
significato allegorico degli eventi narrati nei Sacri Testi. Quando si tratta
di fatti dell’Antico Testamento, ha spiegato, l’allegoria cristiana consiste
nel mettere in luce in essi il riferimento a Cristo. Quando, invece, si tratta
di fatti del Nuovo Testamento, la lettura allegorica consiste nell’evidenziare
il significato universale, sacramentale per la Chiesa:
“E’ proprio questo significato di fede che in un altro
senso fa della morte e della risurrezione di Cristo degli eventi storici. Se
per ‘fatto storico’ non intendiamo solo il nudo e crudo fatto della cronaca, ma
il fatto più il significato di esso”.
In
questo senso, ha proseguito, la morte e la Risurrezione di Cristo sono l’evento
più storico della storia del mondo, perché è ciò che più ha inciso nel destino
dell’umanità. Ha così ricordato come San Paolo, nella Lettera ai Romani, abbia
esplorato il significato della Pasqua di Cristo. Nella Salvezza operata da
Gesù, l’Apostolo mette in luce due elementi inseparabili tra loro: una
componente negativa, consistente nella rimozione del peccato ed una positiva,
il dono dello Spirito e della vita nuova.
“In seguito alla riforma protestante, le polemiche teologiche hanno fatto
sì che di questi due elementi, nel commentare la Lettera ai Romani, si sia
messo in rilievo quasi esclusivamente quello negativo della rimozione del
peccato. Ma in realtà, dei due aspetti della salvezza – la giustificazione
dell’empio e il dono dello Spirito – è il secondo, per Paolo, il più
rilevante!”.
Per San
Paolo la remissione dei peccati non è che la condizione per ricevere il dono
più bello e più completo della Pasqua di Cristo cioè il suo spirito. In molti,
ha constatato, sono convinti che il travolgente sviluppo del movimento
pentecostale e carismatico, all’interno delle varie chiese cristiane, si
spieghi anche come reazione ad un’insistenza unilaterale sul problema della
giustificazione per fede che ha lasciato in ombra l’esperienza dello Spirito.
“Sarebbe,
venerabili padri e fratelli, ben triste se tutto questo rimanesse confinato
all’interno di un solo movimento ecclesiale e magari in altre forme, nella sua
sostanza, se non nei modi, non contagiasse di riflesso tutta la Chiesa. Perché
è tutta la Chiesa che ha bisogno di Pentecoste, non solo alcuni cristiani!”.
D’altro
canto, San Paolo ci insegna che non bisogna occuparsi solo dell’oggetto della
fede, ma anche della sua intensità. Il mistero pasquale può diventare la
ragione stessa della vita di un cristiano. Tutto il Vangelo è un inno alla
fede:
“Dobbiamo
prendere coscienza del dono immenso, del privilegio incredibile che è il poter
credere. Meravigliarcene. Non smettere di ringraziare Dio Padre per essa.
Esclamare pieni di meraviglia, come il cieco nato guarito da Gesù: “Io ci vedo!
Io ci vedo!”.
La
predicazione si è conclusa con un tema caro ai Padri della Chiesa: la
Pasqua come risveglio di tutte le cose. Essi vedevano un’analogia tra ciò che
avviene in natura a primavera e ciò che avviene nell’anima a Pasqua. Ma per il
risveglio pasquale, ha avvertito, occorre la fede che fa passare dalla morte
alla vita.
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DI FRONTE AL FENOMENO ANTI-UMANO E ANTICRISTIANO
DEL TERRORISMO
DOBBIAMO CONTINUARE A PREGARE E LAVORARE PER
UN MONDO MIGLIORE:
COSI’
IL CARDINALE SODANO OGGI
NELLA
BASILICA ROMANA DI SANTA MARIA MAGGIORE
NELLA
MESSA PER LE VITTIME DEGLI ATTENTATI DI MADRID
Di
fronte al “fenomeno anti-umano e anti-cristiano del terrorismo” dobbiamo continuare
“a pregare e a lavorare per un mondo migliore”. E’ quanto ha detto il cardinale
segretario di Stato Angelo Sodano che questa mattina nella Basilica romana di
Santa Maria Maggiore ha presieduto una messa solenne in memoria delle vittime
degli attentati dell’11 marzo a Madrid. La celebrazione è stata voluta e
organizzata congiuntamente dalle ambasciate di Spagna presso la Santa Sede e
l’Italia e dal Sovrano Militare Ordine di Malta.
Presenti, oltre a numerosi rappresentanti del Corpo
diplomatico presso la Santa Sede, anche il presidente della Camera Pier
Ferdinando Casini e il vice-presidente del Consiglio Gianfranco Fini. Ce ne parla
Sergio Centofanti.
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“Ancora una volta Caino ha ucciso Abele… E’ il mistero del
cuore umano – ha detto il cardinale Sodano – che può pervertirsi e giungere ad
amare più la morte che la vita, più le tenebre che la luce”. Ma anche di fronte
“al fenomeno anti-umano ed anti-cristiano del terrorismo” – ha aggiunto – noi
cristiani non possiamo essere pessimisti, lo proibisce la fede: dopo il Venerdì
Santo, infatti, c’è la Pasqua di Risurrezione. Nello stesso tempo “la fiducia
in Dio non ci esime dal nostro impegno personale di lavorare per allontanare i
mali che affliggono la nostra società”. Il porporato ricorda la celebre frase
del “grande Santo spagnolo” Ignazio di Loyola:”Confidare in Dio, come se tutto
dipendesse da Lui ed intanto lavorare come se tutto dipendesse da noi”.
“Spesso – ha poi rilevato – il nostro occidente è accusato
di essere ‘miscredente e corrotto’. L’accusa ci sembra ingiusta se guardiamo
gli eroismi di santità che qui sono fioriti ed il grado di civiltà che in varie
epoche qui si è sviluppata”. Ma aggiunge: “Oggi però gli uomini sazi di sé
possono dare l’impressione di vivere come se Dio non esistesse. A Lui gli
uomini d’oggi devono quindi tornare a guardare…per ritrovare il senso
dell’esistenza” e per non ridurre il nostro Pianeta in una “terra dell’odio e
della morte”.
Il cardinale Sodano ha chiesto di pregare anche per “i
cuori più induriti”, perché Dio li può cambiare, e ha invitato a continuare “a
pregare ed a lavorare per un mondo migliore”. Infine ha ripetuto le parole del
Papa: “l’amore è più forte della morte! L’amore trionferà”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel
corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze il reverendo
Dr. William Chris Hobgood, Ministro Generale della "Christian Church” (Disciples
of Christ), con la consorte; il reverendo Dr. Robert L. Welsh, presidente del
"Council on Christian Unity", con la consorte; mons. Raffaello
Funghini, arcivescovo tit. di Novapietra, presidente della Corte d'Appello
della Città del Vaticano,con i familiari; e infine mons. Angelo Amato,
arcivescovo tit. di Sila, segretario della Congregazione per la Dottrina della
Fede.
Sempre oggi il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Hexham and Newcastle (Inghilterra), presentata
da mons. Michael Ambrose Griffiths per raggiunti limiti di età, e nello stesso
tempo ha nominato vescovo della medesima diocesi padre Kevin John Dunn, del
clero dell’arcidiocesi di Birmingham. Mons. Kevin John Dunn è nato a
Stoke-on-Trent, arcidiocesi di Birmingham, il 9 luglio 1950. Ordinato sacerdote il 17 gennaio 1976 è
stato nominato nel 2001 vicario episcopale per la parte occidentale
dell’arcidiocesi di Birmingham, incarico che ha ricoperto finora.
IL
PAPA AFFIDA ALL’EREMITA BELGA, PADRE ANDRE’ LOUF,
LE MEDITAZIONI DELLA VIA CRUCIS DI QUEST’ANNO
IL SACRO RITO
SARA’
PRESIEDUTO DAL SANTO PADRE AL COLOSSEO, VENERDI’ SANTO 9 APRILE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
L’ufficio delle celebrazioni liturgiche ha reso noto
stamani che padre Andrè Louf è stato scelto quale autore delle meditazioni
della Via Crucis di quest’anno. Rito sacro, che il Papa presiederà al Colosseo,
venerdì 9 aprile. Nato a Lovanio il 29 dicembre del 1929, battezzato con il
nome di Jacques, terzo e ultimo figlio di una famiglia molto religiosa, ha assunto
il nome di Andrè nel 1945, entrando come novizio nel monastero trappista di Notre-Dame
di Mont-des-Cats, in Francia. Abate a soli trentatre anni, vive gli anni del Concilio
e del rinnovamento della vita religiosa Nel 1967, invia al Sinodo dei vescovi a
Roma un messaggio sui “Contemplativi e la crisi di fede”.
Diviene non solo uno dei protagonisti dell’aggiornamento
conciliare nel monastero e nell’ordine trappista, ma anche una delle figure
spirituali di maggiore autorevolezza nella Chiesa dei nostri giorni. I suoi
testi, tradotti anche in italiano, abbracciano tematiche essenziali per il
vissuto della fede nel mondo contemporaneo: accanto ai commenti in più volumi
al Vangelo della domenica, troviamo testi sull’esistenza cristiana, sulla preghiera,
sulla paternità spirituale, sull’interiorità e la vita di comunione,
sull’umiltà.
Curatore di preziose edizioni degli scritti dei mistici
fiamminghi, padre Louf ha svolto per trentacinque anni il suo ministero di
abate di Mont-des-Cats, quindi ha lasciato l’incarico per ritirarsi in un eremo
nel sud della Francia, dove vive tuttora nella preghiera e nello studio degli
amati Padri della Chiesa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il vertice
dell’Unione Europea a Bruxelles: solidarietà e volontà politica contro la
sfida del terrorismo.
Nelle vaticane, nel discorso
alla Conferenza dei vescovi cattolici australiani, Giovanni Paolo II ha
richiamato l’urgenza di guidare gli uomini e le donne dalle ombre della
confusione morale, del secolarismo e del modo di pensare ambiguo alla luce
radiosa della verità e dell’amore di Cristo.
L’omelia del cardinale Angelo
Sodano in occasione della celebrazione eucaristica - a Santa Maria Maggiore -
in suffragio delle vittime delle stragi di Madrid.
Il conferimento
dell’ordinazione episcopale a mons. Funghini da parte del cardinale Angelo
Sodano.
Un articolo sulla celebrazione
presieduta dall’arcivescovo Leonardo Sandri in occasione della professione
religiosa di sette novizie dell'Ordine del SS.mo Salvatore di Santa Brigida.
Nelle estere, per la rubrica
dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo
“Nato: diventa realtà l’allargamento ad Est”.
Nella pagina culturale, un
articolo di Anna Bujatti sulla pubblicazione della prima traduzione cinese del
“Canzoniere” di Francesco Petrarca.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema delle riforme.
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26
marzo 2004
25 ANNI FA LA FIRMA DEL
TRATTATO DI PACE TRA EGITTO ED ISRAELE
- Intervista con Camille Eid -
25 anni fa, il 26 marzo del
1979, il presidente egiziano Sadat ed il premier israeliano Begin, firmavano a
Washington il Trattato di pace tra Egitto e Israele che faceva seguito agli
Accordi di Camp David dell’anno precedente. Un accordo storico che cambiava gli
scenari in tutto il Medio Oriente. La scheda di Graziano Motta:
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Protagonisti dello storico evento Begin e Sadat. Il primo,
leader della destra nazionalista ebraica, era stato capo di una organizzazione
paramilitare antiaraba ed appena vinte le elezioni politiche nel maggio del
’77, aveva subito impresso una svolta alla politica estera di Israele: tendeva
la mano al presidente egiziano Sadat, che accettava di venire a Gerusalemme. Un
gesto, questo, che provocava la decisione di numerosi Paesi arabi – Algeria,
Iraq, Libia, Siria, Yemen – di rompere le relazioni con l’Egitto. Ma si era
iniziato un dialogo: Begin andava ad
Ismailia ad incontrare Sadat. Era la premessa perché l’anno successivo
dal 5 al 17 settembre 1978 il presidente statunitense Carter li riunisse a Camp
David e raggiungendo in questa occasione due intese. La prima sull’autonomia
amministrativa per la Cisgiordania e Gaza, che Israele aveva occupato vincendo
“la guerra dei sei giorni”; la seconda sui principi di un trattato di pace
bilaterale, che ha comportato poi il ripristino della sovranità egiziana su
tutto il Sinai.
Immediate e negative erano le reazioni del mondo arabo
che, nonostante il cammino di pace, andava avanti e il Trattato che veniva
definito in un nuovo vertice a Camp David – dal 21 al 25 marzo 1979 – era
firmato l’indomani alla Casa Bianca. Seguiva la rottura delle relazioni
diplomatiche con tutti i Paesi arabi, salvo Oman, Somalia e Sudan e l’esclusione
dell’Egitto dalla Lega Araba. Una ostilità che si inaspriva nel tempo e che porterà
poi - il 6 ottobre dell’81 – all’assassinio di Sadat ad opera di
fondamentalisti islamici.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Dopo 25 anni è possibile
formulare un giudizio storico, quale fu il valore di quegli accordi? Risponde
al microfono di Paolo Cappuccio, l’esperto di politica mediorientale del
quotidiano “L’Avvenire”, Camille Eid:
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R. –
L’importanza maggiore stava nel fatto che il più potente Stato arabo usciva
ufficialmente dal confronto militare con Israele, rompendo con gli ideali
pan-arabi che aveva sbandierato per lunghi decenni.
D. – Come fu affrontata la questione palestinese durante
gli accordi?
R. – I palestinesi hanno reagito male perché si sono
sentiti abbandonati dagli egiziani. Ora, i termini degli accordi di Camp David,
comunque, prevedevano un principio, forse non molto elaborato, di pace in
cambio dei territori. Gli egiziani hanno recuperato il Sinai, ma anche i
palestinesi dovevano riprendersi i territori della Cisgiordania e della
Striscia di Gaza. Ovviamente, così non fu, perché Israele dopo la firma di Camp
David si è ritenuta non vincolata più alla risoluzione 242, in quanto c’era
ancora quella clausola che divideva arabi e israeliani sulla restituzione dei
territori occupati.
D. – Cosa rimane oggi degli accordi di Camp David?
R. – Direi solo l’apparenza. Non si vede la pace, perché
si denota la delusione nella posizione di innumerevoli intellettuali egiziani
contro la normalizzazione con Israele. Quindi, è una pace fantomatica.
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UNA NUOVA STAGIONE DI DIALOGO TRA CRISTIANI E
MUSULMANI
NELLA CHIESA D’ALGERIA; DIMINUISCONO I SOSTENITORI
DEL FONDAMENTALISMO
MA DEVE ANCORA CRESCERE UNA MENTALITÀ
APERTA ALL’INCONTRO TRA CULTURE DIVERSE
- Con noi, l’arcivescovo
di Algeri, Henri Teissier -
C’è un
dono di Dio da far fruttificare nell’incontro tra persone di tradizioni
religiose differenti. E’ questo che crede la Chiesa d’Algeria, da anni impegnata
ad incontrare, servire e amare i musulmani al solo scopo di instaurare un dialogo.
Lo ha sottolineato ieri, in un incontro con i giornalisti
a Roma, l’arcivescovo di Algeri monsignor Henri Teissier che ha presentato alla
stampa il suo libro “Cristiani in Algeria. La Chiesa della debolezza”. Nel Nord
Africa esistono ancora focolai del fondamentalismo islamico che negli anni ’90
ha ucciso un vescovo, 7 monaci, 5 sacerdoti e 6 religiose; ma oggi tanti
musulmani credono nel rispetto delle diversità e nella ricchezza degli scambi
culturali. Tiziana Campisi ha incontrato per noi mons. Teissier e gli ha
chiesto quale stagione stia vivendo la Chiesa d’Algeria:
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R. –
Riceviamo testimonianze di una maggiore fiducia e credibilità dalla società
algerina, perché hanno visto che noi siamo rimasti nel tempo della crisi; abbiamo
avuto fra di noi 19 vittime. Questo fatto per la gente è stata la prova che noi
vogliamo essere vicino al popolo. Non siamo numerosi ma abbiamo delle relazioni
più forti rispetto al passato con la gente: ci chiamano perché desiderano avere
la nostra presenza, per sottolineare che loro appartengono all’Islam
dell’apertura, della relazione con gli altri. Così possiamo fare molte cose
insieme, tanto sul piano sociale quanto sul piano culturale e – anche se in
modo più difficile – sul piano spirituale.
D. –
Nella realtà algerina si può ancora parlare di fondamentalismo?
R. –
Sì, naturalmente, ma questi gruppi armati che hanno fatto la scelta della violenza,
non hanno più la possibilità ora di fare ciò che facevano negli ultimi cinque
anni. Ci sono ancora attacchi ma soprattutto nelle zone più isolate delle
grandi città. C’è però da dire che la mentalità della gente non è ancora
cambiata molto; è necessario un lavoro molto più lungo.
D. – Cosa
c’è alla base del fondamentalismo e quali sono le sue radici?
R. –
Credo che, almeno inizialmente, alla base di questi gruppi che hanno deciso di
usare la violenza c’era la disoccupazione: molti giovani, non avendo
possibilità di trovare un lavoro, sono entrati in contatto con questi gruppi
che avevano proprio l’obiettivo di riuscire a mobilitarli.
D. –
Che cosa ha lasciato la memoria dei 19 martiri degli anni Novanta in Algeria?
R. –
Quando furono uccisi, molti algerini ci hanno scritto per esprimerci il loro
dispiacere e quanto fossero toccati da questi assassinii. Questo ha dato
inoltre uno slancio maggiore a molti algerini che si sono avvicinati a noi,
perché nella nostra presenza hanno visto una prova della nostra fedeltà alla
società algerina.
D. –
Cosa sogna per la sua Chiesa?
R. –
Sono felice perché, anche se non siamo numerosi, siamo tutti impegnati per
rappresentare ed essere la Chiesa di Algeria. Questo vuol dire che tutti noi
cristiani – sacerdoti, religiosi e religiose e laici – lavoriamo per il bene
del Paese, cercando di stabilire delle relazioni rispettose e positive con il
popolo algerino.
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26
marzo 2004
IL RINGRAZIAMENTO DEL PAPA ALLE SUORE DI SANTA
BRIGIDA
PER LA
LORO FEDELTA’ A CRISTO E IL SERVIZIO AI FRATELLI,
CON
PARTICOLARE IMPEGNO ALLA PROMOZIONE DEL DIALOGO ECUMENICO
- A
cura di Giovanni Peduto -
ROMA. =
Cento anni or sono, esattamente il 30 marzo, giungeva a Roma dalla Svezia Maria
Elisabetta Hesselblad, oggi beata, convertitasi dal luteranesimo al
cattolicesimo e divenuta estimatrice e seguace di Santa Brigida, di cui volle
rifondare l’Ordine del Santissimo Salvatore detto poi anche di Santa Brigida.
Una speciale cerimonia si è svolta per l’occasione ieri pomeriggio, solennità
dell’Annunciazione del Signore, nella basilica romana di San Lorenzo in Damaso,
presieduta dal sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Leonardo
Sandri, il quale ha dato lettura dell’apposito messaggio del Papa: Giovanni
Paolo II, unendosi spiritualmente alla fausta ricorrenza, ringrazia il Signore
per la generosa ed apprezzata opera svolta in questi decenni dalle Suore
brigidine, esortandole ad un sempre più rinnovato impegno di fedeltà a Cristo e
di servizio ai fratelli, con particolare cura per la promozione del dialogo
ecumenico. La cerimonia di ieri ha visto anche l’ingresso nell’Istituto di
sette novizie provenienti da Polonia, Messico, India e, per la prima volta, dal
Vietnam. L’arcivescovo Sandri ha sottolineato all’omelia, oltre che l’impegno
ecumenico delle Suore di Santa Brigida, la loro dedizione ai bisognosi ed ai
lontani, nonché lo spirito di accoglienza alimentato dal calore umano
dell’ospitalità e la proposta di momenti di riflessione e di preghiera offerta
nelle case dell’Ordine, secondo la genuina tradizione monastica. Oggi le Suore
di Santa Brigida sono quasi 700 distribuite in numerose case in Nord Europa
(Svezia, Norvegia, Finlandia), in Polonia, Inghilterra, Svizzera, Italia, nelle
Filippine, in India, Messico, Cuba e tra poco anche in Olanda.
“ALZATEVI
E VOTATE, ABBIATE A CUORE IL VOSTRO PAESE”:
I
VESCOVI DEL SUDAFRICA SI APPELLANO AI LORO CONNAZIONALI,
ESORTANDOLI
AL VOTO IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 14 APRILE
JOHANNESBURG. = “Come vescovi, vogliamo far sentire
la nostra voce e incoraggiarvi ad alzarvi: alzatevi e camminate, alzatevi e
votate, abbiate interesse nel vostro Paese”. L’inconsueta esortazione é
contenuta nella lettera pastorale che i vescovi del Sudafrica hanno indirizzato
ai fedeli del Paese, in vista delle elezioni generali del prossimo 14 aprile.
“Questo voto – scrivono - rappresenta un altro gigantesco passo avanti sul
nostro 'lungo cammino verso la libertà'”, citando il titolo dell’autobiografia
di Nelson Mandela, ‘padre della patria’ sudafricana che ha vinto l’apartheid. A
dieci anni dall’abolizione del regime segregazionista, l’episcopato sudafricano
esorta la comunità: “C’è il grande rischio per molti di noi di dire: abbiamo
raggiunto la nostra liberazione, sediamoci sui nostri tappetini e riposiamoci”.
Per questo i vescovi si rivolgono in particolare ai giovani: “La vostra voce
deve essere ascoltata per dare forma al futuro". Gli estensori della
lettera pastorale, giunta alla Misna attraverso l’Ufficio per la comunicazione
della Conferenza episcopale dei Sudafrica, hanno parole anche per i candidati:
“Sarete eletti per servire il vostro popolo e non per fare uso della vostra
posizione per arricchirvi a spese di chi vi ha votato e paga i vostri salari”.
Il documento, che verrà letto domenica prossima in tutte le chiese del Paese,
rammenta anche il “miracolo” della liberazione di dieci anni fa: “Siamo
convinti – concludono i presuli - che senza l’aiuto di Dio non avremmo
raggiunto la democrazia in modo meraviglioso e pacifico”. (A.D.C.)
L’EPIDEMIA
DI DENGUE IN INDONESIA HA FATTO OLTRE 500 MORTI, MENTRE 43 MILA
SONO
LE PERSONE INFETTATE DAL VIRUS. OGNI ANNO, CIRCA 100 MILIONI DI PERSONE VENGONO
CONTAGIATE, NEL 5% DEI CASI CON ESITO MORTALE
GIAKARTA.
= Sono 526, fino a questo momento, i morti per un’epidemia di dengue che
dall’inizio dell’anno sta causando allarme tra la popolazione indonesiana. Il
nuovo bilancio, riferisce la Misna, è stato fornito oggi dalle autorità
sanitarie del Paese asiatico, secondo le quali gli infettati dal virus sono
oltre 43 mila. Ma i funzionari del Ministero della sanità hanno anche precisato
che, a marzo, la malattia provocata dalla zanzara aedes aegypti è
risultata in calo rispetto al mese precedente. Dal primo marzo sono infatti
stati segnalati 119 decessi per dengue e 16.202 nuovi casi, mentre a febbraio i
morti erano 228 e gli infettati 18.307. In ogni caso, le autorità sanitarie
indonesiane hanno suggerito alla popolazione di mantenere lo stato di allerta,
eliminando le pozze d’acqua stagnanti, frequenti nella stagione delle piogge,
nelle quali proliferano le larve della micidiale zanzara. Epidemie di dengue
ricorrono ogni anno in Indonesia, ma i picchi della malattia si registrano ogni
cinque anni. Nel 2003 il virus aveva colpito “solo” 14 mila indonesiani, mentre
nel 2002 i casi erano in numero ancora inferiore, ovvero 5.750. La malattia -
che si manifesta con febbre, dolori muscolari, emorragie interne e per la quale
non esiste vaccino - è endemica in gran parte del sudest asiatico, in Africa,
in America Centrale e Meridionale e in Oceania. L’Organizzazione mondiale della
sanità ricorda che ogni anno quasi 100 milioni di persone vengono infettate dal
virus, di cui circa il 5 per cento con esito mortale. (A.D.C.)
IL
GOVERNO DEL BURUNDI HA ESPULSO DAL PAESE IL RAPPRESENTANTE
DELLA MISSIONE ONU NEL CONGO EX ZAIRE. IL
PROVVEDIMENTO,
AFFERMANO
LE AUTORITA’ DI BUJUMBURA, NON COMPROMETTERA’
LE RELAZIONI CON IL PALAZZO DI VETRO
BUJUMBURA. = Il rappresentante
in Burundi della Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del
Congo (Monuc) è stato espulso nei giorni scorsi da Bujumbura, dopo che la sua
funzione è stata giudicata illegale dalle autorità locali. Lo ha fatto sapere
il ministro degli Esteri burundese, Therence Sinunguruza, il quale ha precisato
che Ibrahim Dia, alla guida della delegazione della Monuc, ha lasciato il Paese
mercoledì scorso. La misura, ha spiegato il capo della diplomazia di Bujumbura,
"non intende compromettere i rapporti tra il governo e la missione
Onu" nel Paese confinante. Dia, infatti, si sarebbe "istallato"
nel dicembre del 2003 nella capitale burundese, anche se ufficialmente il
governo non si era ancora espresso sulla possibilità di aprire un ufficio
locale della Monuc. Ieri nella capitale burundese è arrivato il capo della
Missione in Congo, l'ambasciatore americano William Swing, per discutere del
rimpatrio dei molti combattenti burundesi impegnati per anni nella guerra che
dal 1998 fino allo scorso anno ha scosso il confinante ex Zaire. Al suo arrivo
all'aeroporto, Swing ha sottolineato che non sono a rischio le “buone
relazioni” tra la Monuc e Bujumbura, ed ha espresso comunque la volontà di
discutere l'espulsione di Dia con le autorità. (A.D.C.)
CONCLUSO
IERI AL CAMILLIANUM DI ROMA UN CONVEGNO SUL SIGNIFICATO
DEL
DOLORE UMANO NELLA VISIONE CRISTIANA, A 20 DALLA LETTERA APOSTOLICA
DEL
PAPA SALVIFICI DOLORIS
ROMA.
= Come annunciare in maniera adeguata al
tempo attuale il senso che la fede cristiana vede nel dolore umano? Che senso
ha, all’interno della predicazione cristiana, la croce, il crocefisso? E perché dopo duemila anni di
cristianesimo rimangono dolore e morte? A venti anni dalla pubblicazione della
Lettera apostolica di Giovanni Paolo II sul significato cristiano della
sofferenza – la Salvifici doloris - il Camillianum è tornato a visitare
il paradosso in un convegno di carattere interdisciplinare promosso
dalla Pontificia Facoltà Teologica Teresianum e dall’Istituto
internazionale di Teologia pastorale sanitaria Camillianum, intitolato “Il
dolore: tra resistenza e resa”. “Cristo non spiega in astratto le ragioni della
sofferenza – scriveva nel 1984 il Papa, nella sua Lettera apostolica - ma prima
di tutto dice: “Seguimi!”. Vieni! Prendi parte con la tua sofferenza a
quest’opera di salvezza del mondo che si compie per mezzo della mia sofferenza!
Per mezzo della mia Croce! Man mano che l’uomo prende la sua croce, unendosi
spiritualmente alla Croce di Cristo, si rivela davanti a lui il senso salvifico
della sofferenza”. Il
convegno si è soffermato in particolare proprio su questo aspetto: il senso del
dolore umano secondo la prospettiva cristiana e il “come” presentare la realtà
della sofferenza all’uomo di oggi. Un argomento affrontato da diversi punti di
vista: biblico, teologico, filosofico, psicologico e pastorale da relatori
illustri, tra i quali il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della
Congregazione delle Cause dei Santi, i camilliani Luciano Sandrin e Mario Bizzotto, il preside della Facoltà
valdese di Teologia di Roma, Ermanno Genre. Già nel 1944, pochi giorni prima di finire impiccato nel
carcere di Fllossemburg, il teologo tedesco Dietrich Bonhoffer scriveva: “Dio è
impotente e debole nel mondo e così e soltanto così rimane con noi (…) Cristo
non ci aiuta in virtù della sua onnipotenza ma della sua sofferenza”. (A.D.C.)
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26
marzo 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Dopo la dichiarazione comune
contro il terrorismo e l’annuncio di un accordo di ieri sera sulla Costituzione
entro giugno, le questioni economiche e l’Iraq impegnano oggi i leader europei
riuniti nella giornata conclusiva del vertice del Consiglio a Bruxelles. Dei
lavori di questa mattina ha riferito in conferenza stampa il presidente del
parlamento europeo Pat Cox. La parola alla nostra inviata a Bruxelles Fausta
Speranza:
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Il 40 per cento delle direttive
economiche dell’agenda di Lisbona del 2000 non sono state ancora recepite dagli
Stati. Chiarisce così il lavoro che resta da fare il Presidente del Parlamento
che ricorda gli obiettivi di competitività e sviluppo da rispettare entro il
2010. Punti deboli: la crescita e l’occupazione. Una priorità: gli investimenti
nella ricerca. Ormai alla vigilia dell’allargamento a 25 non sono più ammessi
ritardi per un mercato unico. Il progresso fatto nell’incontro di questa
mattina Pat Cox lo riassume dicendo:
“l’impasse è superata”. E’ la stessa espressione usata ieri dal presidente di
turno irlandese del Consiglio, Ahern, e sembra l’espressione chiave per questo
Vertice al quale i leader sono giunti scossi dai fatti di Madrid. “L’Europa non
si ferma”, è stato ieri il messaggio del presidente della Commissione, Prodi.
Lo slancio decisionale segna la lotta al terrorismo: con il documento
presentato ieri si chiede di mettere in atto senza più ritardi le misure studiate
dopo l’11 settembre del 2001, in particolare il mandato di arresto europeo. Novità:
il commissario antiterrorismo e la clausola di solidarietà.
Ma soprattutto c’è il balzo in
avanti sulla via della Carta costituzionale: l’impegno di tutti a giungere ad
un accordo entro il prossimo Vertice del 17 e 18 giugno, forse anche prima
delle elezioni europee del 12 e 13. Ahern spiega che resta la prospettiva della
doppia maggioranza per il discusso sistema di voto, cioè una percentuale di
Stati che rappresenti una certa percentuale di popolazione, ma non si sa le
cifre ipotizzate di 50 per cento + 1 per gli Stati e 60 per cento per la popolazione verranno ritoccate. Si sa
solo che c’è l’intenzione di tutti di arrivare a un compromesso. Dalle ultime
riunioni di lavoro, con il conclusivo pranzo, ci si attende un pronunciamento
significativo sull’Iraq: la richiesta formale di una nuova risoluzione del
Consiglio di sicurezza perché l’Onu torni ad avere un ruolo centrale nel Paese.
Ma è evidente che per l’Europa
il presupposto di ogni scelta politica incisiva è la Costituzione. Fondamentale, dunque, l’annuncio della ripresa
del negoziato. Ma in definitiva, è emersa un’intesa o la conferma di buoni
propositi? Lo abbiamo chiesto a Andrea Bonanni, esperto di questioni europee
del quotidiano La Repubblica:
R. - Possiamo dire che siamo per il momento al livello dei
buoni propositi, anche se c’è un’intesa nell’andare avanti, nel riaprire e
chiudere addirittura il negoziato entro il termine della presidenza irlandese,
cioè entro giugno. I problemi rimangono ancora tutti sul tappeto. C’è però la
volontà di tutti di fare concessioni e di trovare un’intesa.
D. – Quanto possono avere pesato i fatti di Madrid?
R. – I fatti di Madrid sono stati indubbiamente l’elemento
di svolta di tutto, perché hanno reso tutti consapevoli che l’unica risposta
politica alta che si può dare alla sfida del terrorismo è quella di dimostrare
che l’Europa è in grado di darsi una costituzione, di iscrivere in questa
costituzione una serie di valori democratici e anche di darsi gli strumenti,
sempre con la costituzione, per una più stretta cooperazione in materia di
lotta alla criminalità e lotta al terrorismo.
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In Medio Oriente, dove la
scorsa notte i soldati israeliani hanno ucciso tre palestinesi nella Striscia
di Gaza e oggi un uomo è morto per l’esplosione di un’auto presso Nablus,
l’esecutivo di Tel Aviv ha commentato positivamente la decisione americana di
porre il veto al Consiglio di Ginevra dell’Onu sulla risoluzione di condanna
per l’assassinio del leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. La risoluzione è stata votata
dalla maggioranza dei Paesi membri del Consiglio: ha ricevuto 11 voti
favorevoli e un 'no' (quello degli Usa) mentre tre Paesi - Gran Bretagna, Germania
e Romania - si sono astenuti.
In Iraq almeno quattro persone sono morte in combattimenti
fra militari americani e guerriglieri a Falluja, nel cosiddetto ‘triangolo
sunnita’ iracheno. Proseguono, intanto, le azioni di sabotaggio ai pozzi
petroliferi. L’esplosione di un ordigno ha dato alle fiamme ieri uno degli
impianti estrattivi più importanti a Kirkuk, nel nord del Paese.
In un nuovo messaggio audio
inviato ieri alla televisione araba al Jazeera, il numero due di Al Qaeda, il
medico egiziano Ayman al Zawahiri, minaccia il Pakistan e sollecita l’esercito
pakistano a rovesciare il governo del presidente, Pervez Musharraf. L’esercito
di Islamabad, che stamani ha respinto l’appello di Al Qaeda, prosegue intanto
le operazioni militari nelle regioni tribali al confine con l’Afghanistan, dove
ieri sono stati uccisi almeno cinquanta presunti militanti dell’organizzazione
terroristica.
Nell’ambito delle indagini
sugli attentati terroristici dello scorso 11 marzo a Madrid, altre cinque
persone sono state arrestate nelle ultime 48 ore in Spagna: sale così a 18 il
numero dei sospetti in stato di detenzione. Sul versante politico, l’incarico
di primo vicepremier verrà intanto assolto, per la prima volta, nel Paese
iberico, da una donna. Si tratta della deputata Maria Teresa Fernandez de la Vega,
già sottosegretario alla Giustizia nell’ultimo governo di Felipe Gonzalez.
Nove morti e oltre cinquanta
feriti. E’ il drammatico bilancio, ancora provvisorio, del terremoto che ha
colpito nella notte la provincia di Erzurum, in Turchia. Il sisma registrato
era di magnitudo 5,1 della scala Richter. Fra le vittime, anche quattro bambini
travolti dal crollo della loro casa.
Clima di forte tensione in Costa d’Avorio. Sono almeno 25
le persone rimaste uccise ieri, ad Abidjan, negli scontri tra forze di
sicurezza e gruppi dell’opposizione. Dopo il golpe del 2002 e l’ingresso nel
governo nazionale dei leader ribelli, i partiti dell’opposizione volevano
manifestare, nonostante il divieto, contro il presidente Laurent Gbagbo, accusato
di non attuare le riforme previste dagli accordi di pace di Marcoussis, firmate
nel gennaio 2003.
Il deposto presidente di Haiti, Jean-Bertrand Aristide, ha
scelto di andare in esilio in Sudafrica. Lo hanno annunciato ieri fonti del
governo della Giamaica, che ha concesso asilo temporaneo all’ex capo di Stato,
costretto a lasciare Port au Prince il 29 febbraio scorso, al culmine della
rivolta armata sull’isola caraibica.
In Italia primo “si” ieri al Senato al disegno di legge
sulle riforme istituzionali in senso federalista. Se sarà approvata in via
definitiva, la normativa sarà sottoposta a referendum popolare, per poi entrare
in vigore nella prossima legislatura. Soddisfazione nella maggioranza, in
particolare nella Lega; durissima, invece, la contestazione del
centro-sinistra. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Nella maggioranza c’è grande soddisfazione, in particolare
da parte della Lega, che aveva minacciato di uscire dal governo in caso di
esito sfavorevole; nel centro-sinistra si parla, invece, con durezza di rottura
dell’unità nazionale. Ma vediamo le principali novità. Il nuovo sistema
prevede, intanto, il cosiddetto premierato forte: un primo ministro scelto
direttamente dagli elettori, anche se il suo nome non sarà stampato sulla scheda,
con grandi poteri – nomina e revoca dei ministri – scioglimento della Camera e
meno vincoli per la realizzazione del programma di governo. Altre elemento
forte della riforma è la devolution: alle regioni viene attribuita la
competenza esclusiva su sanità, scuole e polizia locali. Ma il governo può
bloccare una legge regionale che pregiudichi l’interesse nazionale. Nasce poi
il Senato federale che si occuperà delle leggi che riguardano le materie su cui
Stato e regioni hanno competenze comuni; ridotto il numero dei parlamentari: la
Camera passa da 630 a 400 deputati, più 12 deputati degli italiani all’estero;
il Senato tra 315 a 200 senatori, più 6 rappresentati degli italiani
all’estero. I senatori a vita non potranno essere più di tre. Cambia, poi, l’iter
delle leggi: la Camera esamina le leggi riguardanti le materie riservate allo
Stato, il Senato può chiedere di riesaminarle e quindi il testo torna alla
Camera che decide in maniera definitiva. A Roma viene riconosciuto lo status di
capitale della Repubblica federale, gode di una sua autonomia sulle materie di
competenza regionale nei limiti stabiliti dallo statuto della Regione Lazio.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Restiamo in Italia, dove oggi il mondo del lavoro si ferma
per 4 ore, in seguito allo sciopero generale indetto dai sindacati. Previste in
tutto il Paese oltre 50 manifestazioni per chiedere una svolta radicale nella
politica economica del Governo e dire ‘no’ ad una riforma delle pensioni giudicata
“iniqua e inaccettabile”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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“Vogliamo chiedere al governo di cambiare la politica
economica”, ha detto a margine della manifestazione di Roma, a cui hanno
partecipato oltre 80 mila persone, il segretario generale della Uil, Luigi
Angeletti. “Abbiamo bisogno - ha aggiunto - di più sviluppo e occupazione. Il
Paese non riesce più a produrre ricchezza, questa è la vera emergenza”.
L’adesione alle manifestazioni è stata alta: oltre 200 mila persone sono scese
in piazza a Milano, almeno 100 mila a Palermo e più di 40 mila a Torino. Sullo
sciopero generale Cgil, Cisl e Uil hanno inoltre tracciato un comunicato
unitario. “Ancora una volta – rilevano i tre sindacati – l’Italia si è fermata
e notevole è stata l’adesione a questa iniziativa a sostegno della piattaforma
per una nuova politica economica”. Immediata è stata la risposta della
maggioranza: “Non condividiamo lo sciopero ma governo e sindacati debbono
mettersi attorno ad un tavolo e ragionare insieme su come dare una mano allo
sviluppo”, ha detto il segretario dell'Udc, Marco Follini. Il capogruppo alla
Camera della Margherita, Pierluigi Castagnetti, ha infine sottolineato come lo
sciopero di oggi costituisca “un doveroso grido di allarme”. “In particolare
desta preoccupazione – ha proseguito – la situazione delle regioni meridionali
completamente abbandonate”.
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Un aereo da turismo, partito la
scorsa notte da Pisa, è precipitato sulle Alpi francesi provocando la morte di
tre persone. Nel
terribile incidente sono inoltre rimasti gravemente feriti il pilota e un
passeggero.
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