RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 71 - Testo della Trasmissione di giovedì 11 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza dal Papa il ministro degli Esteri
di Argentina, Rafael Biella
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si è svolto a Verona, dall’8 al 10 marzo, il seminario “Il primo
annuncio in parrocchia”
L’estro
artistico di Botticelli e Filippino Lippi al centro di
una mostra a Firenze sulla pittura rinascimentale
24 ORE NEL MONDO:Panoramica
Riconciliazione
nazionale e disarmo delle milizie: le priorità del nuovo premier di Haiti,
Latortue - Storica partita di cricket tra Pakistan e India accende nuove
speranze di pace tra i due Paesi.
11 marzo 2004
CRUDELI
ED ESECRABILI ATTENTATI CHE OFFENDONO DIO,
VIOLANO
IL FONDAMENTALE DIRITTO ALLA VITA E MINANO LA CONVIVENZA PACIFICA: QUESTE LE
DURE PAROLE DI CONDANNA DEL PAPA
PER
GLI ATTENTATI DI OGGI A MADRID
CHE
HANNO PROVOCATO OLTRE 170 MORTI E 600 FERITI
-
Intervista con il dott. Joaquín Navarro Valls -
“Esecrabili attentati” che “con crudeltà hanno gettato nel
dolore le famiglie e tutta la società spagnola”. Attentati che “offendono Dio,
violano il fondamen-tale diritto alla
vita e minano la convivenza pacifica”.
Queste le dure parole di condanna, espresse da Giovanni Paolo II per gli
attentati di questa mattina alle stazioni di Madrid che hanno causato la morte
di oltre 170 persone e il ferimento di altre 600, ad appena tre giorni dalle
elezioni politiche in Spagna. Appresa la notizia della strage, il Papa si è
subito raccolto in preghiera e ha incaricato il segretario di Stato, cardinale
Angelo Sodano, di inviare a suo nome un telegram-ma di cordoglio
all'arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varala, in cui
esprime la sua vicinanza alle famiglie che piangono i loro cari.
Ce
ne parla il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro
Valls, al microfono di Sergio Centofanti.
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R. – Naturalmente,
il primo pensiero del Papa è per le famiglie che piangono i loro cari morti in
questo attentato, ed anche per i feriti. Il Papa sottolinea la crudeltà di
questo, avvenuto contro semplici cittadini che al mattino si recavano al loro
posto di lavoro, quindi un attentato cieco. Il Papa condanna l’attentato come assolutamente
ingiustificabile: non si può presentare nessuna giustificazione per atti di
questo tipo, che da una parte sono una gravissima offesa a Dio ma che violano
anche i diritti più elementari della persona, quali il diritto alla vita e il
diritto ad una pacifica convivenza. E’ una manifestazione di una forma di
nichilismo tremendo! Non dobbiamo dimenticare che si tratta dell’attentato
terroristico più grave che sia mai avvenuto in Europa. L’Europa non era mai
stata vittima di un attentato di simili proporzioni!
D. – Quale
l’auspicio del Papa per il popolo spagnolo?
R. – Il Papa chiude
il suo messaggio invitando il caro popolo spagnolo a proseguire con costanza e
senza ripensamenti sul cammino della convivenza pacifica e serena, e
naturalmente imparte a tutte le componenti della Spagna la sua benedizione
apostolica.
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RICEVUTO DAL PAPA QUESTA MATTINA
IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI
ARGENTINA, RAFAEL BIELSA
Il Papa
ha ricevuto questa mattina il ministro degli Esteri di Argentina, Rafael Bielsa,
con la consorte e seguito.
L’Argentina
è una Repubblica federale basata su una democrazia presidenziale. Capo di stato
e di governo è, da quasi un anno, Néstor Kirchner. Negli ultimi tre anni il
Paese ha dovuto affrontare le gravi difficoltà che hanno fatto seguito al
tracollo finanziario venuto alla luce a fine 2001. Proprio ieri il governo
argentino ha firmato con il Fondo Monetario Internazionale una lettera di impegno
che permette di sbloccare la seconda revisione dell’accordo triennale raggiunto
nel settembre scorso. Si tratta di far fronte ai debiti. Con la firma di ieri
l’Argentina assicura il pagamento al Fmi di 3,1 miliardi di dollari. Ora
l’attenzione è puntata sulle trattative
con i creditori privati, in possesso di bond in default per 82 miliardi di dollari.
ATTENTA
CURA PASTORALE DELL’EREDITA’ SPIRITUALE E MATERIALE
LASCIATA DA PADRE PIO, DA SVOLGERE IN
COLLABORAZIONE
CON I
CAPPUCCINI DI S. GIOVANNI ROTONDO:
QUESTI
I COMPITI AFFIDATI DAL PAPA AL VESCOVO DI MANFREDONIA-VIESTE,
NOMINATO
DELEGATO PONTIFICIO PER IL CELEBRE SANTUARIO FOGGIANO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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“Custode dell’eredità di Padre Pio
da Pietrelcina”, la cui devozione coincide ormai con “i confini stessi del
mondo”. Una cura che dovrà tradursi in attenzione pastorale, liturgica,
sacramentale fino all’amministrazione dei beni, e condotta in collaborazione
con la Comunità cappuccina di San Giovanni Rotondo, da sempre impegnata in
questo servizio. Sono i tratti essenziali dei compiti e delle responsabilità
che Giovanni Paolo II ha affidato in una lettera all’arcivescovo di Manfredonia-Vieste,
Domenico Umberto D’Ambrosio, nominato un anno fa, con un’apposita Bolla,
delegato pontificio per il Santuario e le Opere di San Pio da Pietrelcina.
Nell’individuare nella “preghiera contemplativa” e nella
“carità fattiva”, specialmente verso i malati, le due caratteristiche peculiari
della tradizione francescana - riproposte in modo esemplare da Padre Pio durante
la sua esistenza, anche attraverso la creazione dei “Gruppi di preghiera” e
dell’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” – il Papa ha auspicato anzitutto
che tale “sintesi” continui “ad essere vissuta e testimoniata da quanti
intendono mantenerne viva la spiritualità nel mondo di oggi”. A partire dalla comunità
cappuccina che “per anni – scrive Giovanni Paolo II – ha custodito nel suo seno
come perla preziosa il tesoro mirabile della santità di Padre Pio”, aprendosi
“con slancio generoso” alla “dimensione spirituale che è caratteristica della
Chiesa”. Una prova di zelo apostolico e pastorale, osserva il Papa, che ha
permesso alla spiritualità del Frate di Pietrelcina di diffondersi ovunque nel
mondo.
Proprio
in ragione “dell’amplissimo raggio di influenza che la devozione al Santo del
Gargano ha raggiunto nel mondo”, si legge nel messaggio, “si è resa evidente
con crescente chiarezza l’opportunità di un nesso più stretto tra il Santuario
e la Santa Sede”. Il Papa ha invitato mons. D’Ambrosio “a dedicare speciale
cura” al luogo di culto che ogni anno è meta di milioni di pellegrini di ogni nazionalità:
e ciò perché - ha spiegato – se “è compito di tutta la Chiesa custodire e
sviluppare l'eredità spirituale di Padre Pio, è fuori dubbio che questa resti
in special modo affidata al vescovo che ha la responsabilità pastorale dei
luoghi ove visse il santo Cappuccino”. In qualità di pastore, ha proseguito
Giovanni Paolo II, il vescovo della diocesi pugliese dovrà “armonizzare
l’attività pastorale del Santuario” con le altre attività della diocesi, e
dovrà pure favorire e coordinare “le opere di apostolato” - particolarmente
quelle collegate alla figura di Padre Pio - ma anche vigilare, ha precisato il
Papa, affinché “non si insinuino abusi
nella disciplina ecclesiastica, soprattutto nel ministero della parola, nella
celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali, nel culto di Dio e dei Santi e
nell'amministrazione dei beni”.
Un lavoro ampio, dunque, che Giovanni Paolo II ha
espressamente invitato a svolgere con “l’apporto della comunità cappuccina che – ha concluso -
già da molti anni con zelo e spirito di sacrificio svolge generosamente il
ministero dell’annuncio della Parola e della celebrazione dei sacramenti, e che
continuerà, a titolo particolare, in questo impegno” nei luoghi di Padre Pio.
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PROPORRE
LA FEDE SENZA IMPORLA, SULL’ESEMPIO DI GESU’,
PER
VINCERE LA TENTAZIONE DEL SECOLARSIMO E DELL’INDIFFERENZA RELIGIOSA
-
Intervista con il cardinale Paul Poupard -
Quello di una fede “tiepida”, che
non si traduce in vita, che resta alla superficie del messaggio del Vangelo, è
un rischio che può incombere su ogni persona di fede. Così come l’indifferenza
religiosa sembra essere la cifra che permea gran parte del pensiero del mondo
occidentale odierno. Fenomeni e spunti che stanno orientando in questi giorni
la riunione plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, in corso in
Vaticano e in programma fino a sabato 13 marzo. Il presidente del dicastero
pontificio, il cardinale Paul Poupard ne parla al microfono di Giovanni Peduto:
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R. - Certo, questa è la sfida
della cultura dominante. Se le comunità cristiane non hanno la grinta per
vivere la loro fede, si lasciano invadere dal clima dominante, dalla
secolarizzazione che diventa secolarismo. Questa è la sfida. Ma è una sfida che
va raccolta.
D. - Ma i cristiani
oggi vanno ancora alla ricerca di chi è lontano oppure si chiudono in se
stessi?
R. - Vediamo tanti
atteggiamenti diversi. Ci sono due tentazioni nella situazione culturale
attuale. C’è chi vede con angoscia l’invasione dei non credenti o di altre
religioni e si rinchiude, costruisce un ghetto, ma con questo atteggiamento non
risponde al mandato di Gesù: “Andate, ammaestrate tutte le nazioni”. E c’è poi
la tentazione opposta di chi, per andare verso chi è lontano, si allontana a
sua volta dalla propria fede. L’atteggiamento che dunque si cerca di proporre,
di sostenere nella nostra plenaria, è quello di rendere conto sempre con
rispetto e dolcezza della speranza che si scorge nella nostra fede in Gesù
Cristo.
D. - Nella società
attuale prevale la difesa o la proposta della fede?
R. - C’è gente che
si trova in una situazione di difesa, perché si sente aggredita dalla cultura
mediatica dominante. Ma basti pensare che da anni la Conferenza episcopale
francese ha preso proprio questo come motto pastorale: proporre la fede, non
imporre la fede. Non tacerla, ma proporla. Del resto, tornando al Vangelo, cosa
ha fatto Gesù? Ha proposto la Buona Novella. E vediamo che la fede prima di
tutto è un dono, è una grazia. E vediamo pure come già Gesù nel Vangelo abbia
suscitato un piccolo gruppo di discepoli, ma ha anche suscitato il rifiuto di
altri: un segno di contraddizione. Noi siamo i discepoli, dunque, e usiamo
tutti i mezzi che possiamo con la nostra intelligenza, la nostra fede, il
nostro cuore e il nostro impegno personale, collegiale di tutta la Chiesa. Ma
sappiamo che in definitiva questa è un’azione dello Spirito Santo.
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ALTRE UDIENZE
Sempre
questa mattina sono stati ricevuti da Giovanni Paolo II presuli della
Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi, in visita ad limina e mons. Pietro Sambi,
nunzio apostolico in Israele e in Cipro; delegato apostolico in
Gerusalemme e Palestina. Insieme con lui undici sacerdoti.
LA PREVENZIONE E’ LA VIA PIU’
GIUSTA PER EVITARE LE DEVASTANTI CONSEGUENZE DELL’USO DI ORDIGNI BELLICI: COSI’
MONS. TOMASI, OSSERVATORE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU, ALLA RIUNIONE A GINEVRA SULL’INTERDIZIONE O LA LIMITAZIONE DI ARMI CONVENZIONALI
- A cura di Fausta Speranza -
Apprezzamento
per i passi fatti ma anche un appello a considerare le cruciali questioni
ancora tutte aperte: è il senso dell’intervento di mons. Silvano Maria Tomasi,
Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu e le Istituzioni
specializzate a Ginevra, durante la VII sessione del Gruppo di esperti governativi
degli Stati Parte alla “Convenzione sull’interdizione o limitazione dell’uso di
alcune armi convenzionali che possono produrre effetti traumatici eccessivi o indiscriminati”
(CCW), in corso a Ginevra fino a domani.
Dopo aver sottolineato i risultati positivi dei negoziati sui residui
bellici e aver incoraggiato il rinnovo del mandato per il Gruppo di esperti,
mons. Tomasi ha sottolineato che le scoperte tecnologiche rendono possibile la
produzione di nuove armi che hanno effetti a lungo termine e sempre più
devastanti sulle popolazioni. Le
sofferenze che si prolungano dopo la fine dei conflitti sono indicibili e hanno
anche gravi conseguenze socioeconomiche. All’impegno per porre rimedio a tutto
ciò, mons. Tomasi invita ad affiancare incisive misure di prevenzione per
evitare che tutto ciò accada.
Promuovere una cultura della prevenzione - ha spiegato - significa cercare giustizia, fiducia e
cooperazione tra Stati. Significa ricordarsi che la guerra non risolve i
problemi ma porta soltanto vittime e sofferenza.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La terribile strage perpetrata
a Madrid apre, con triste evidenza, la prima pagina.
La "ferma e assoluta
condanna" espressa da Giovanni Paolo II.
Nelle vaticane, la Lettera del
Papa all'Arcivescovo Domenico Umberto D'Ambrosio in qualità di Delegato della
Santa Sede per il Santuario e le Opere di S. Pio da Pietrelcina.
Una pagina dedicata al cammino
della Chiesa in Italia.
Nelle estere, l'intervento
della Santa Sede al Comitato di esperti della Convenzione sull'interdizione o
limitazione dell'uso di alcune armi che possono produrre effetti traumatici
eccessivi o indiscriminati. Il titolo dell'intervento è "Promuovere una
cultura di prevenzione per garantire una sicurezza basata sulla giustizia, la
fiducia e la cooperazione tra gli Stati".
Russia: Putin promette una
politica economica liberale.
Nella pagina culturale, un
articolo di Angela Montironi sulla nuova edizione del "Libro di Spese
Diverse" di Lorenzo Lotto.
Nelle pagine italiane, in primo
piano l'Iraq: sì alla proroga della missione; opposizione divisa alla Camera.
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11
marzo 2004
DOLORE E
SGOMENTO IN TUTTO IL MONDO PER GLI ATTENTATI A MADRID
CHE
HANNO PROVOCATO OLTRE 170 MORTI E 600 FERITI: TRE GIORNI DI LUTTO IN SPAGNA
DOVE E’ STATA SOSPESA LA CAMPAGNA ELETTORALE A SOLI 3 GIORNI
DALLE
ELEZIONI POLITICHE. SOTTO ACCUSA L’ETA
MA NON C’E’ ANCORA ALCUNA RIVENDICAZIONE
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Servizio di Giancarlo La Vella -
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Quanto avvenuto oggi a Madrid
non può che definirsi il più tragico attentato nella storia del terrorismo
iberico, sempre che venga confermata la paternità dell’Eta. Stamani il partito
separatista Batasuna ha smentito che gli attentati siano opera del gruppo basco
armato e ne attribuisce, invece, la responsabilità all’estremismo arabo.
Intanto, il ministero dell’Interno ha precisato che le esplosioni sono state in
tutto 13, e non cinque come si era detto inizialmente: tutte nelle tre stazioni
di Atocha, Santa Eugenia ed El Pozo. Ma dove stanno portando le indagini? Per
ora, come conferma il ministero rimane l’Eta la pista principale. Giada
Aquilino ne ha parlato con il corrispondente Rai dalla capitale spagnola, Marco
Ravaglioli:
R. –
Fino ad oggi l’ETA, ricordiamo che da anni è impegnata in questa campagna di
terrore per rivendicare l’indipendenza dei territori baschi, aveva puntato ad
obiettivi individuali, a singole persone, singoli esponenti politici, oppure
quando si riprometteva di compiere attentati su larga scala avvertiva prima per
consentire alla popolazione di mettersi in salvo. Questa volta no.
D. –
Quindi alla vigilia delle elezioni generali che cosa si voleva provocare, chi
si voleva colpire?
R. –
Provocare il terrore e colpire la fiducia della gente nelle istituzioni dello
Stato, nel sistema democratico, probabilmente con la speranza di un contraccolpo
elettorale, di una ondata di astensionismo. Ma le elezioni domenica si
svolgeranno regolarmente.
In questa giornata, che
rappresenta un po’ l’11 settembre del Paese iberico, tutta la comunità
internazionale si è stretta attorno alla Spagna. Sentimenti di solidarietà sono
stati espressi dai parlamenti europei e dall’Unione Europea. Il presidente del
Parlamento dell’Ue, Pat Cox, ha definito, nella sessione plenaria a Strasburgo,
gli episodi di Madrid come il più grave atto terroristico commesso all’interno
dell’Unione Europea. “Una strage di innocenti sanguinaria e feroce quanto
inutile e insensata", ha dichiarato il presidente della Commissione
europea a Bruxelles, Romano Prodi. Un minuto di silenzio è stato osservato alla
Camera e al Senato italiani. Il presidente della Repubblica Ciampi ha inviato
un messaggio di cordoglio personalmente al re di Spagna, Juan Carlos di
Borbone. Il cardinale di Madrid, Rouco Varela, ha reiterato la condanna della
Chiesa locale del terrorismo e di quanti lo appoggiano o lo legittimano.
Colpito anche il mondo dello sport. Potrebbero essere rinviate le partite di
calcio in Coppa Uefa, che vedono impegnate il Barcellona, il Valencia, mentre
il Villareal e la Roma, scenderanno in campo con il lutto al braccio. Intanto,
aderendo a un appello urgente del governo, centinaia di madrileni si sono messi
in fila negli ospedali e davanti alle unità mobili per donare il loro sangue.
Ma ancora in queste ore Madrid appare una città sconvolta e attonita. Sentiamo
la testimonianza di Javier Fernandez Bonelli, corrispondente dell’Ansa a
Madrid:
“Il centro di Madrid è in una sorta di stato
paradossale, nel senso che ci sono intere strade completamente vuote perché è
stato interrotto il passaggio delle macchine, e altre invece dove c’è traffico
intasato a causa delle barriere poste dalla polizia. Intorno alla stazione è
stato creato una specie di villaggio con tende dei primi soccorsi; il servizio
di telefonia cellulare su Madrid è praticamente andato in tilt. A causa dei
problemi di traffico la polizia ha chiesto alle persone di non usare la
macchina. Il servizio intero di treni
pendolari di Madrid è stato sospeso pochi minuti dopo la terza delle
esplosioni. Credo che il modo più efficace per definire la mattinata è
semplicemente il titolo che ha messo nella sua edizione on line il quotidiano
El Mundo: “Massacro a Madrid”.
Secondo alcune fonti, l’attentato di oggi era già stato
previsto dall’Europol, che in un rapporto pubblicato nel dicembre scorso aveva
ipotizzato un’azione terroristica a Madrid: l’Eta militare – scriveva la
polizia europea – ha bisogno di visibilità, dopo l’arresto di numerosi capi e
militanti. Dell’esistenza di questo dossier abbiamo parlato con Guido Olimpio,
esperto di intelligence del Corriere della Sera:
“Certamente un allarme dell’Europol c’era. Siamo in epoca
di elezioni e quindi l’Eta ha sempre colpito durante le elezioni in un modo o
nell’altro. Poco tempo fa ci sono stati degli arresti che devono indurre ad
alzare il livello d’allarme. Forse, quello che ha sorpreso tutti è l’attacco
indiscriminato in mezzo ai civili. L’Eta è in un periodo di grossa difficoltà,
quindi ha voluto – secondo me – dare un segnale e cioè dire: siamo qui con gli
attentati, colpiamo alla vigilia delle elezioni. Certamente in queste ore ci
sono molte speculazioni su possibili infiltrazioni o legami con piste
mediorientali, per riferirmi ad Al Qaeda. Questo perché si è colpito dei
civili, però rimane in secondo piano”.
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AMNESTY
INTERNATIONAL,UNICEF E WWF HANNO LANCIATO, A ROMA,
UNA
CAMPAGNA CONGIUNTA, “IL SALVAMONDO PER IL CONGO” CHE DURERÀ
FINO
AL PROSSIMO 14 MARZO,
PER
SOSTENERE UNO DEI PIÙ DISASTRATI PAESI AFRICANI
-
Servizio di Flaminia Caldani -
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Una
storia di dittatura, colonialismo e una guerra civile che dura da cinque anni.
È questo il drammatico scenario della Repubblica Democratica del Congo, dove il
confine tra la morte e la vita appare sempre più labile. Nonostante le immense
risorse, il Congo è uno dei Paesi più poveri dell’Africa, con un reddito pro
capite inferiore a 100 euro l’anno. Lo scontro tra gruppi, in lotta per il
potere, continua a mietere vittime innocenti, tra sfollati e bambini soldato
costretti a combattere. Innumerevoli, sono gli abusi e le violazioni dei
diritti umani, che persistono, malgrado i progressi raggiunti con il processo
di pace. Questa grave situazione è al centro di un’importante iniziativa, di
cui la portavoce dell’Unicef Italia, Donata Lodi, ci espone i principali
obiettivi.
R. – Gli obiettivi principali dell’iniziativa, sono
raccogliere fondi per i progetti a favore della difesa dei diritti umani
dell’infanzia e dell’ambiente nella Repubblica democratica del Congo. Unicef,
Amnesty e Wwf hanno unito le loro forze, proprio nella convinzione, che sia
necessario un intervento immediato per questa vera e propria emergenza
dimenticata. Il Congo, è uno dei Paesi più poveri del mondo e paradossalmente è
anche uno dei Paesi meno aiutati dalla Comunità internazionale.
D. – Qual è la situazione generale attualmente in Congo?
R. – C’è una guerra che ha fatto 3,3 milioni di morti; c’è
una percentuale altissima di bambini che muoiono senza arrivare a compiere
cinque anni: un bambino su cinque, ma ormai purtroppo quasi uno su quattro
muore prima di riuscire a compiere cinque anni; ci sono tra i 30 e i 40 mila
bambini-soldato, 20 mila bambini di strada ... c’è una situazione generale
assolutamente disastrosa. C’è una devastazione dell’ambiente, delle risorse di
questo Paese, che sarebbe – potenzialmente – ricchissimo; tutto questo avviene
nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale.
D. – Oltre all’aspetto economico, evidentemente
fondamentale, è necessario promuovere una campagna d’informazione?
R. – Certamente l’aiuto economico è fondamentale ed è la
ragione per cui abbiamo unito le nostre forze; ma è necessario anche che ci sia
questa forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Perché il Congo è un
Paese che ha delle risorse umane straordinarie al suo interno, che aspettano
solo di essere aiutate per poter trovare espressione, per potersi mettere a
lavorare, per costruire un futuro migliore.
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11
marzo 2004
SI E’
CHIUSO IERI A FRASCATI IL PROCESSO SUPPLETIVO D’INDAGINE
PER LA
BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE GUGLIELMO MASSAJA,
IL
GRANDE MISSIONARIO, APOSTOLO DELL’ETIOPIA
FRASCATI.= Guglielmo Massaja, gigante dell’annuncio
missionario. Si è concluso ieri nel convento di San Francesco d’ Assisi a
Frascati – dove risiedeva al momento della morte – il processo suppletivo
d’indagine per la beatificazione del cardinale cappuccino, grande evangelizzatore
nell’Africa del XIX secolo. Nato l'8 giugno 1809 nella frazione La Braja di
Piovà d'Asti, Guglielmo Massaja (al secolo Lorenzo Antonio), indossò il saio
cappuccino nel 1826. Trascorse il decennio 1836-46 insegnando filosofia e
teologia nel convento di Moncalieri-Testona e assistendo spiritualmente il
futuro re d'Italia, Vittorio Emanuele II e il patriota Silvio Pellico. Lasciò
l'Italia il 4 giugno 1846 e raggiunse il territorio etiopico dei Galla solo nel
novembre 1852 a prezzo di sofferenze e peripezie inaudite. Otto traversate del
Mediterraneo, dodici del Mar Rosso e quattro pellegrinaggi in Terra Santa;
quattro assalti all’impenetrabile fortezza abissina dal Mar Rosso, quattro
esili, altrettante prigionie e ben 18 rischi di morte. L’apostolo dei Galla
ispirò numerosi missionari e influì mirabilmente su fondatori di congregazioni
religiose, come il beato Daniele Comboni. Seppe abbinare all’evangelizzazione
un'autentica promozione umana con la profilassi contro malattie endemiche, in
particolare il vaiolo. S’impegnò per l'abolizione della schiavitù, l'istruzione
e ancora la creazione di centri assistenziali durante i frequentissimi periodi
di belligeranza e carestia. Leone XIII lo promosse arcivescovo titolare di
Stauropoli nel 1881 e lo creò cardinale tre anni dopo. Il grande missionario è
anche considerato il fondatore dell’attuale capitale etiopica. Nel 1868,
infatti, promosse la nascita di una nuova colonia agricola che chiamo Finfinnì.
Nel 1889, l’imperatore Menelik II trasferì qui la capitale dell’impero dandole
nome Addis Abeba, che nella lingua locale significa “nuovo fiore”. (A.G.)
PER RAVVIVARE L’IMPEGNO MISSIONARIO SERVE
UN’AZIONE
PASTORALE STRAORDINARIA: E’ L’ESORTAZIONE EMERSA
AL SEMINARIO
DELLA CEI
SUL “PRIMO ANNUNCIO” TENUTOSI IN QUESTI GIORNI A VERONA
VERONA.=
Parroci “a scuola” di “primo annuncio”, per “arricchire la sensibilità
pastorale e acquisire esperienze sul campo”. Questo, in sintesi, lo scopo del seminario
“Il primo annuncio in parrocchia”, che si è svolto a Verona, dall’8 al 10
marzo, per iniziativa dell'Ufficio catechistico nazionale della Cei e del
Centro orientamento pastorale (Cop). “Quella del primo annuncio si configura
come un’urgenza pastorale nella quale tutti i cristiani devono sentirsi
coinvolti – ha sottolineato don Walter Ruspi direttore dell’Ufficio
catechistico, citato dal quotidiano Avvenire – ma prima di procedere alla
proposta del Vangelo è necessario rendersi conto del concreto interlocutore e,
spesso, dell’ambiguità della sua ricerca e della sua domanda”. Il vescovo
Francesco Lambiasi, presidente della commissione episcopale per l’annuncio e la
catechesi, ha evidenziato come le ragioni della prima evangelizzazione
risiedano in una situazione “obiettivamente missionaria che domanda un’azione
pastorale straordinaria”. Essa trova le principali motivazioni in un pluralismo
religioso che spesso sfocia nel relativismo e nell’indifferentismo. “La
risposta della Chiesa negli ultimi 30 anni, quella dell’evangelizzazione – ha
affermato mons. Lambiasi – è stata più dichiarata che praticata”. Ora “si
tratta di ripensare l’impianto della pastorale e di creare modelli nuovi e
inediti”. (A.G.)
CON IL NUOVO GOVERNO, AUSPICHIAMO UN MIGLIORAMENTO DELLA CONDIZIONE
DELLA CHIESA CATTOLICA IN GRECIA: E’ QUANTO DICHIARATO DAL PORTAVOCE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE GRECA, NICOLAS GASPARAKIS, DOPO LA VITTORIA
DEL PARTITO NUOVA DEMOCRAZIA DI COSTAS KARAMANLIS
ATENE.=
“Abbiamo ascoltato molte promesse da molti politici è tempo di avere delle
risposte”. Così, Nicolas Gasparakis, portavoce della Conferenza episcopale
greca ha commentato l’esito delle elezioni di domenica scorsa, 7 marzo, che
hanno visto prevalere il partito conservatore di Nuova Democrazia. “Spero che
il risultato delle elezioni - ha detto Gasparakis, citato dall’agenzia Sir -
possa portare anche un miglioramento della condizione della Chiesa cattolica in
Grecia. Si tratta, innanzitutto, di trovare una soluzione al problema del
riconoscimento giuridico della Chiesa. Dopo la visita del Papa – ha aggiunto –
qualcosa sta cambiando nei rapporti con la Chiesa ortodossa ma molto resta da
fare circa la condizione dei cattolici e una reale libertà religiosa in
Grecia”. Gasparakis preannuncia quella che sarà una prossima richiesta dei
vescovi cattolici greci: “Chiederemo al governo che vengano cambiate le leggi
del 1938-1939 che impongono limitazioni alla nostra Chiesa. La cosa è possibile
visto i numeri che questo nuovo Governo ha a disposizione”. (A.G.)
L’ESTRO
ARTISTICO DI BOTTICELLI E FILIPPINO LIPPI AL CENTRO
DI UNA
MOSTRA A FIRENZE SULLA PITTURA RINASCIMENTALE
- A
cura di Laura Sposato -
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FIRENZE. = Botticelli e Filippino Lippi. L’inquietudine e
la grazia nella pittura del ‘400. Da oggi a Firenze i capolavori dei due
maestri arrivati dalle collezioni private di tutto il mondo. Una mostra di
grande respiro anche da ascoltare. Precorrendo con occhi sgranati e con intensa
commozione le sale di Palazzo Strozzi, c’è il piacere unico di ascoltare la
musica del ‘400, una in particolare ricreata a partire dallo spartito del
celebre Tondo Corsini di Filippino. La musica che guida il visitatore e lo
immerge in una dimensione sentimentalmente vicina ai due maestri del
Rinascimento è solo uno dei meriti di questo evento fiorentino, colossale non
solo per i numeri: mille miliardi di vecchie lire di capolavori assicurati in
poche stanze, 60 opere da tutto il mondo, alcune anche dalla celebrata
esposizione parigina su Botticelli. Ma questa di Firenze è ancora più
importante, con ben 16 dipinti di Botticelli in più, alcuni mai visti in
Italia. Del tutto nuova la parte dedicata a Filippino, la prima su questo
artista coprotagonista insieme al maestro, finalmente riposizionato dalla
critica dove merita. Molte anche per lui le novità e persino un inedito
scoperto negli Usa. Esposizione spettacolare, dunque, ma anche evento
culturale, realizzato grazie alla sovrintendenza per il polo museale fiorentino
e il Senato della Repubblica francese, e grazie al lavoro scientifico dei
curatori, Johnatan Nelson, Pierluigi De Vecchi e Daniele Aras, quest’ultimo
recentemente scomparso, a cui è stata dedicata la mostra, aperta fino all’11
luglio a Palazzo Strozzi.
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LA
TERRIBILE CONDIZIONE DEI CAMPI PROFUGHI IN NORD UGANDA
NELLA
TESTIMONIANZA DI UN MISSIONARIO COMBONIANO,
KAMPALA.= La guerra del Nord Uganda è anche silenziosa: è
la denuncia di padre Sebhat Ayele, missionario comboniano, che ha visitato due
campi ‘protetti’, dove sono ammassati centinaia di migliaia di civili fuggiti
dai villaggi del distretto di Lira in Nord Uganda a causa dei continui attacchi
dei ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra). In una
testimonianza - rilasciata all’agenzia Misna - il missionario afferma di essere
“rimasto sconvolto nell’apprendere che da gennaio ad oggi nel campo per
sfollati ‘Barapwo stock farm’ sono morte 48 persone”. Ci sembrava impossibile,
ha spiegato, e “siamo andati a verificare di persona in due campi profughi”.
Nel primo, ‘Barapwo’, a solo cinque chilometri dalla città, i responsabili del
campo hanno mostrato al comboniano una lista di 48 vittime per malnutrizione e
malattie come dissenteria, malaria, complicazioni da parto: “quest’anno il cibo
è stato distribuito solo due volte, l’8 gennaio e l’8 marzo”. Non c’è da
“meravigliarsi se la gente muore di fame” ha detto padre Sebhat. In questo campo
sono ammassati 31.446 ugandesi che cercano di sfuggire alla furia dei ribelli:
tre settimane fa i miliziani dello Lra hanno massacrato oltre 250 persone in un
accampamento a Barlonyo, 25 chilometri a nord-est di Lira. “Ho visto la scuola
elementare – ha detto ancora – quattro edifici senza tetto con altrettante
classi: in questa struttura ci sono 6500 scolari”. Lo standard fissato dal
ministero dell’educazione ugandese prevede al massimo 45 alunni per classe.
“Nella scuola media ci sono 700 studenti ‘sfollati’” prosegue la testimonianza
del religioso. Ogni mattina percorrono cinque chilometri a piedi per
frequentare le lezioni: “Per quanto gli insegnanti possano essere bravi,
umanamente parlando è impossibile insegnare a una folla del genere, soprattutto
perché affamata”. (A.G.)
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11
marzo 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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Disarmo degli insorti
e riconciliazione nazionale. Saranno questi i primi obiettivi del nuovo governo
di Haiti, che verrà formato entro la fine della settimana. Il nuovo primo
ministro, Gerard Latortue, è arrivato ieri sera da Miami. Ma sulla scelta del
Gruppo dei 7 saggi di affidare a Latortue il destino di Haiti Lucas Duran ha
chiesto un commento a Joanny De Matteis, viceconsole onorario italiano a
Port-au-Prince:
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R. – Penso che la
scelta sia caduta sulla persona che può unificare tutti i settori della vita
sociale. E’ una persona molto ben preparata ed è stato ministro degli Esteri
sotto il presidente Manigat.
D. – Quali effetti
potranno avere le dichiarazioni che, dalla Repubblica Centroafricana, l’ex
presidente Aristide continua a fare sulla sua volontà di rientrare da
presidente ad Haiti?
R. – Potrebbe dare
qualche problema alla presidenza di Bush, però penso che non si farà marcia
indietro: il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan ha fatto una
dichiarazione dicendo che Aristide ha rassegnato le proprie dimissioni. Sarà
difficile, direi impossibile, che riesca a tornare sulla scena politica
haitiana.
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●Si apre forse uno spiraglio nella delicata crisi
mediorientale. Arafat ha commentato con favore la notizia di un possibile ritiro
israeliano dai Territori ed ha assicurato che l’Autorità Nazionale Palestinese
sarà in grado di assumere il controllo della sicurezza nelle zone evacuate. Ma
non mancano i motivi di preoccupazione: Israele ha infatti riferito di avere
sventato un attentato nella notte a Gerusalemme ed il suo esercito ha demolito
tre case di attivisti palestinesi a Rafah. Sul versante politico, il ministro
israeliano degli Esteri, Silvan Shalom, è intanto arrivato in Egitto per
illustrare il piano di Sharon di “disimpegno” dai territori palestinesi e in
particolare dalla Striscia di Gaza.
●Non si interrompe la scia
di violenze in Iraq. Due donne irachene, che lavoravano per una ditta
che fornisce servizi logistici alle forze armate statunitensi, sono state uccise questa mattina
a Bassora, nel Sud del Paese, mentre tornavano a casa. E ieri sera a Baquba, a
nordest di Baghdad, un soldato americano è morto per l’esplosione di una bomba
artigianale. Il Pentagono ha intanto annunciato l’assegnazione a società
americane e britanniche di sette contratti per la ricostruzione dello Stato
arabo. Anche la Lukoil, principale compagnia petrolifera russa, riprenderà le
proprie attività nel Paese del Golfo: proprio questa mattina ha infatti
annunciato la firma di un memorandum di cooperazione con il ministero del Petrolio
iracheno.
●“Abbiamo i numeri per
destituire il presidente”. Lo ha detto stamani un portavoce del Grande partito
nazionale sudcoreano, che ha messo in stato d’accusa il presidente, Roh Moo
Hyun. Il voto sull’impeachment dovrebbe tenersi domani: oggi i deputati della
maggioranza hanno intanto impedito al presidente del Parlamento di aprire la
seduta.
●Lo sport come viatico per
uno storico riavvicinamento politico tra Pakistan ed India. Potrebbe essere
questa la chiave di lettura della partita di cricket oggi a Lahore tra le
formazioni dei due Paesi, uniti dal comune entusiasmo per questa disciplina
sportiva. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:
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Da
ieri 15 uomini in blu, come sono soprannominati i giocatori indiani, sono in un
hotel di Lahore, scortati e protetti da decine di poliziotti pakistani e anche
indiani. C’è paura che il team di indiani possa essere obiettivo di attentati
da parte dei gruppi islamici estremisti. Era da 15 anni che la squadra indiana
non andava in trasferta in Pakistan. Questo tour ha un forte valore politico e
anche elettorale e fa parte di una delle misure distensive per avviare il
processo di pace, come concordato dal premier indiano Vaijpayee e dal
presidente pakistano Musharraf, quando si sono incontrati a Islamabad, in
gennaio. Tra aprile e maggio in India si tengono, inoltre, le elezioni generali
e il partito di maggioranza, il Djp, che guida il governo indu-nazionalista,
sta basando la sua campagna elettorale su temi del buon governo, del benessere
economico e della pace con il Pakistan.
Da New Delhi, per la
Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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●Spostiamoci in Italia, dove
questa mattina Umberto Bossi, ministro delle Riforme è stato colpito da
insufficienza cardiaca. Il leader della Lega, inizialmente ricoverato
nell’ospedale di Cittiglio, è stato poi trasferito in quello di Varese. “L’esame
coronografico - ha detto il direttore dell’ospedale, Roberto Rotasperti - ha
escluso la diagnosi più preoccupante, cioè l’infarto, ma anche la necessità di
un intervento cardiochirurgico.
●ll presidente russo,
Vladimir Putin, ha invitato oggi i russi a recarsi, domenica prossima, alle
urne per le elezioni presidenziali, per le quali si prevede un’affluenza
intorno al 60 per cento. “Ogni singolo voto ha un’enorme importanza” – ha detto
alla tv di Stato il capo del Cremlino, che secondo gli ultimi sondaggi avrebbe
il 65 per dei consensi; in discesa, rispetto ai mesi precedenti ma con un
vantaggio incolmabile rispetto al secondo candidato, il comunista Nikolai Karitonov,
cui viene attribuito solo il 5 per cento dei voti.
●Il leader radicale palestinese Abu Abbas, morto in
una prigione americana in Iraq, è deceduto di morte naturale. E’ quanto rivela
l’autopsia fatta da medici americani a Baghdad. Abu Abbas, responsabile del
dirottamento della nave “Achille Lauro” nel 1985, aveva trovato rifugio in
Iraq.
●A causa di un violento
ciclone, un traghetto con 113 persone a bordo è probabilmente affondato al
largo della costa settentrionale del Madagascar. Lo riferiscono fonti del ministero
dei Trasporti, precisando che al naufragio sarebbero sopravvissute due persone.
●Sono stati rilasciati i cinque cittadini britannici
consegnati dagli americani a Londra dopo oltre due anni di prigionia nella base
statunitense di Guantanamo a Cuba.
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