RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 70 - Testo della Trasmissione di mercoledì 10 marzo 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Gli uomini che si fidano di Dio non si facciano mai attrarre dalla violenza per vincere il male ma ricorrano alla fede, alla benevolenza e al perdono: è quanto ha detto il Papa oggi durante l’udienza generale in Vaticano.

 

La Santa Sede esprime preoccupazione e tristezza per la notizia dell’arresto in Cina di un vescovo cattolico

 

Alla plenaria delle comunicazioni sociali lanciata la proposta di un sinodo dei vescovi che ripensi il rapporto tra Chiesa e mass media: con noi mons. Peter Fleetwood, il cardinale Nicolás de Jesus López Rodriguez e il vescovo Renato Boccardo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il tribunale speciale dell’Onu per la Sierra Leone da oggi indaga sui crimini di guerra commessi nel Paese africano negli anni ’90: intervista con Laura Guercio di Amnesty International

 

Aperto ieri a Belgrado il processo contro i presunti mandanti della strage di Vukovar: la testimonianza di Stjepan Bagaric

 

L’impegno della Chiesa di Roma per la famiglia: nostra intervista al vescovo ausiliare Paolo Schiavon

 

Presentata ieri a Roma dal Fondo Italiano per l’Ambiente la giornata Fai di primavera, prevista i prossimi 20 e 21 marzo: ai nostri microfoni Marco Magnifico e Pippo Baudo

 

CHIESA E SOCIETA’:

“La Terra Santa ha bisogno di pellegrini più che mai”. E’ l’appello lanciato dal patriarca di Gerusalemme, Michel Sabbah

 

Presentato, ieri a Roma, il progetto di un nuovo film sulla figura dell’evangelizzatore Matteo Ricci

 

La cessazione dell’offensiva militare e la liberazione degli ostaggi tra i punti cardine del protocollo d’intesa presentato, a Bogotà, dalla Commissione cattolica per il dialogo con le Forze armate rivoluzionarie colombiane

 

Grave malnutrizione infantile nella regione sudanese del Darfur, da un anno teatro di una violenta guerra civile

 

In vigore da oggi, in Italia, la legge sulla procreazione medicalmente assistita

24 ORE NEL MONDO:

 

Possibile svolta nel processo di pace in Medio Oriente: il ministro degli Esteri italiano Frattini ha indicato nel 16 marzo prossimo la data del primo vertice tra il premier israeliano Sharon e quello palestinese Abu Ala

 

Gerard Latortue è il nuovo primo ministro haitiano. L’ex ministro degli Esteri ha assicurato di voler pianificare, insieme con i cittadini, la rinascita del Paese.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 marzo 2004

 

 

 

CRISTO AFFRONTA IL MALE SENZA ESERCITI MA CON LA FORZA DELLO SPIRITO SANTO: E’ QUESTO E’ UN INVITO A NON LASCIARSI CATTURARE

DALL’ATTRAZIONE DELLA VIOLENZA:

COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE IN AULA PAOLO VI

 

Cristo affronta il male senza eserciti ma con la forza dello Spirito e questo è “un invito a non lasciarsi catturare dall’attrazione della violenza”. E’ la riflessione del Papa espressa all’udienza generale che, questa mattina in Vaticano, è stata ispirata al Salmo 19. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Tutti i cristiani sono chiamati a rispondere ad ogni forma di malvagità non scegliendo la violenza ma con la fede, il perdono, l’offerta di pace. E’ il messaggio del Salmo che Giovanni Paolo II spiega sottolineando che “esistono le possibilità di venire incontro al pericolo senza rivolgersi allo scontro bellico”. Il Salmo 19 evoca carri, armi, cavalli che, avanzando all’orizzonte minacciano l’antico Israele, per poi raccontare che, “in preda all’angoscia profonda per l’incubo di una guerra”, il re e il popolo scelgono di non contare sull’esercito  ma si fanno scudo della loro “fiducia nel Signore, che si schiera dalla parte dei deboli, degli oppressi, delle vittime dell’arroganza dei conquistatori”.   

 

“Il Signore è la sorgente della sicurezza”.

   

E questo vale per le situazioni estreme di conflitto ma anche per le piccole o grandi miserie dell’umanità. “La Parola di Dio  – aggiunge il Papa – è una voce che si adatta ai sentimenti dell’uomo in difficoltà”.  

 

“Il Salmo può diventare un invito a non lasciarsi mai catturare dall’attrazione della violenza”.

 

Cristo viene per confrontarsi con le forze del male senza l’esercito ma con la potenza dello Spirito Santo. E il Salmo rappresenta “una chiamata affinché gli uomini che si fidano di Dio, non ricorrano alla violenza nel risolvere i problemi difficili”. Si può vincere mediante l’amore. Lo afferma il Papa, pregando affinché questo messaggio sia accolto da tutti i popoli che desiderano la pace nel mondo. Per poi chiedere che “in questo tempo santo di Quaresima si tenga ben presente la necessità della nostra conversione nel pensare, nell’amare, nell’agire”.

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LA SANTA SEDE ESPRIME PREOCCUPAZIONE E TRISTEZZA

PER LA NOTIZIA DELL’ARRESTO IN CINA DI UN VESCOVO CATTOLICO

 

La “Santa Sede ha appreso con preoccupazione e tristezza la notizia, trasmessa dalle agenzie internazionali, dell'arresto in Cina di un vescovo cattolico nella regione dello Helongjiang”. E' quanto ha detto oggi in una dichiarazione il direttore della Sala Stampa vaticana Joaquin Navarro Valls. Ancora ignoti i motivi dell’arresto. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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“Qualora esistessero capi d'accusa a carico del vescovo arrestato – ha detto Navarro Valls - dovrebbero essere resi pubblici, come avviene in ogni Stato di diritto”. “La Santa Sede, da parte sua - conclude la dichiarazione - non ha alcun motivo di dubitare dell'innocenza del presule”. Mons. Wei Jing Yi è stato arrestato il 5 marzo all'aeroporto di Harbin nella Cina nordorientale. Secondo quanto ricostruito ieri dall'agenzia cattolica AsiaNews, il vescovo era andato all'aeroporto per accogliere alcuni amici stranieri e all'uscita, al pagamento del pedaggio, é stato fermato e arrestato. Il presule, 46 anni, è fra i più giovani vescovi della Chiesa cattolica in Cina. Mons. Wei Jing Yi era stato ordinato nel '95 vescovo di Qiqihar. Di lui sono note la fedeltà al Papa e l'impegno evangelizzatore. Mons. Wei Jing Yi ha subito già 4 anni di lavori forzati, nell'87-'89 e nel '90-92. La diocesi di Qiqihar, evangelizzata dai missionari betlemiti svizzeri agli inizi del '900, conta oggi oltre 50 mila fedeli cattolici e decine di preti e suore. Secondo AsiaNews, attualmente vi sono diversi vescovi in prigione o impediti nel loro ministero. Circa 20 sacerdoti sono in carcere o nei campi di lavoro. Due vescovi di Baoding sono i presuli da più tempo in prigione e sono scomparsi nelle mani della polizia dal 1996. Ieri l’agenzia vaticana Fides ha lanciato un appello a pregare per il vescovo arrestato e perché abbia finalmente termine quella che viene definita “ostinata persecuzione contro vescovi, sacerdoti e laici, fedeli alla Chiesa universale”.

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ALLA PLENARIA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI,

PROPOSTA L’ISTITUZIONE DI UN SINODO DEI VESCOVI

CHE STUDI IL RAPPORTO TRA CHIESA E MASS MEDIA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La Chiesa vuole ripensare il proprio rapporto con i mass media. E’ quanto sta emergendo dai lavori del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, in questi giorni riunito in plenaria a 40 anni dal decreto conciliare dell’Inter Mirifica. Dopo l’esortazione rivolta ieri da Giovanni Paolo II al dicastero vaticano per un rinnovato impegno di animazione umana e spirituale dei media, questa mattina l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, ha lanciato la proposta - salutata dall’applauso dell’assemblea - di un Sinodo dei vescovi sulle comunicazioni sociali. I lavori della plenaria, che si protrarranno fino al 12 marzo, sono anche un’occasione per fare il punto sulle sfide che la comunicazione ecclesiale pone rispetto agli attuali scenari sociali e politici del Pianeta. Ne è convinto mons. Peter Fleetwood, segretario aggiunto presso il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che si sofferma, al microfono di Giovanni Peduto, sull’imminente cambio epocale del continente che guarda a est:

 

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R. – Le sfide sono enormi. Io vedo tre campi in cui vorrei dividere le sfide: in politica, nell’unità interna della Chiesa cattolica, nell’unità con gli altri cristiani. Se penso alla politica, le difficoltà con la Costituzione europea dimostrano quanto sia ancora difficile comprenderci e raggiungere un certo livello di unità pratica e pragmatica. Non voglio essere pessimista, ma non bisogna nemmeno evitare i veri problemi. Cercare l’unità vuol dire capire la natura dell’Europa comunitaria, che avrà dieci nuovi Stati dal primo maggio di quest’anno. La Comunità Europea sarà una realtà molto più grande nel continente. Ma non dobbiamo dimenticare gli altri Paesi che rimangono fuori. Al Ccee cerchiamo, a livello ecclesiale, di assicurarci che questi Paesi non si sentano come una sorta di “cugini poveri”. Per quanto riguarda l’unità all’interno della Chiesa cattolica, personalmente sto vivendo una cosa molto speciale nella mia vita. Sono inglese, ho vissuto tanti anni anche a Roma e adesso vivo da un anno in Svizzera, che ha una situazione ecclesiale del tutto diversa. Sto imparando cose utili, che mi fanno comprendere come la Chiesa debba sempre inculturarsi e ciò vuol dire anzitutto rispettare le varie culture. Per quanto riguarda invece il problema dell’unione con gli altri cristiani, vedo dei segni di speranza nei rapporti con il Patriarcato di Mosca, anche se rimangono ancora molte incomprensioni da ambedue i lati. Da parte nostra, ritengo che forse dovremmo chiarire le nostre posizioni, cercando un modo di ripresentarle, di parlare un altro linguaggio che sia più chiaro e di più grande aiuto per i nostri fratelli ortodossi.

 

Dall’Europa all’America Latina: il continente con il più alto numero di cattolici al cui interno, in cinque secoli di cristianesimo, le priorità della Chiesa restano sostanzialmente. Lo conferma il cardinale Nicolás de Jesus López Rodriguez, arcivescovo di Santo Domingo, intervistato da Giovanni Peduto:

 

R. – Come sempre, dall’inizio – 500 anni fa – la grande sfida per la Chiesa è l’evangelizzazione dei nostri popoli: ma una evangelizzazione, come ha detto tante volte il Santo Padre, che è fortemente collegata alla promozione umana della gente. Questa è una realtà: c’è una grande differenza tra settori diversi dell’America Latina, tra quelli che sono benestanti e altri che sono molto poveri. Ecco perché io credo che la Chiesa debba raccogliere la sfida di predicare il Vangelo, proclamare la Parola di Gesù, ma anche di lottare molto perché i nostri popoli siano educati meglio e sia favorita la loro promozione umana.

 

         La sfida della comunicazione non va solamente raccolta nel presente, ma deve essere impostata anche per il futuro e per questo va considerata come un problema “giovane”. Il vescovo Renato Boccardo, segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, al microfono di Giovanni Peduto, suggerisce un punto d’approccio:

 

R. - Io penso che la gioventù aspetti una parola forte che presenti e richiami la verità, cioè quei valori di fondo per i quali vale la pena impegnare la propria vita. I mezzi di comunicazione - quelli che sono più direttamente legati alla Chiesa come espressione della sua missione evangelizzatrice, ma anche gli altri mezzi di comunicazione - credo siano chiamati a rendere proprio questo servizio: trasmettere la verità oggi così difficile da riconoscere, da ritrovare, eppure così necessaria per la vita. Dire ai giovani ciò che è vero e presentare ragioni forti che possano giustificare e sostenere una scelta di vita e un impegno.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Il ragguaglio sulla situazione in Iraq apre la prima pagina: nuovi episodi di violenza hanno insanguinato, nelle ultime ore, il tormentato territorio.  

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Il Cardinale Angelo Sodano in visita al Gran Maestro dell'Ordine di Malta.

Una pagina dedicata alle Lettere quaresimali dei Vescovi italiani.

 

Nelle estere, Medio Oriente: Sharon porta avanti tra le difficoltà il piano di disimpegno dai Territori; critiche dalla maggioranza, dai servizi segreti e dall'esercito.

 

Nella pagina culturale, in forte evidenza un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Il  ‘cuore ferito’ di Lilly Jahn” lo struggente epistolario di una vittima della follia nazista.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 marzo 2004

 

IL TRIBUNALE SPECIALE DELL’ONU PER LA SIERRA LEONE

DA OGGI INDAGA SUI CRIMINI DI GUERRA

COMMESSI NEL PAESE AFRICANO NEGLI ANNI ‘90

- Intervista con Laura Guercio di Amnesty International -

 

Assicurare alla giustizia i principali autori di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale in Sierra Leone. E’ il compito del Tribunale speciale inaugurato oggi a Freetown, alla presenza del capo di Stato sierraleonese Ahmad Tejan Kabbah, e incaricato di verificare e giudicare i crimini di guerra commessi nel Paese africano durante il sanguinoso conflitto civile che, tra il 1991 e il 2001, ha causato almeno 200mila vittime. Principali imputati: i ribelli del Fronte unito rivoluzionario (Ruf), armati e finanziati - sostengono le principali organizzazioni di difesa dei diritti umani - dall’ex presidente liberiano Charles Taylor. Proprio sulle prerogative di questa Corte, voluta dalle Nazioni Unite, Giada Aquilino ha sentito Laura Guercio, coordinatrice per la Sierra Leone della sezione italiana di Amnesty International:

 

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R. – E’ un Tribunale molto particolare. È stato istituito il 14 agosto 2000 con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la numero 1315. In base a tale documento, il segretario generale dell’Onu è stato incaricato di negoziare un accordo con il governo della Sierra Leone per la creazione di una Corte speciale indipendente, al fine di perseguire coloro che si erano resi responsabili di crimini contro l’umanità, crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani. E’ particolare perché è un Tribunale che è costituto in parte da giudici internazionali, in parte da giudici sierraleonesi.

 

D. – Che competenze ha la Corte e su cosa dovrà pronunciarsi?

 

R. – Sui crimini che sono stati commessi dopo il 1996. Ma questo termine è uno dei due punti che desta forti perplessità, sia da parte di Amnesty International, sia da parte di altre organizzazioni internazionali. In problema è che in base alla pace di Lomé, del 1999, è stata dichiarata l’amnistia generale per i reati che erano stati commessi durante la guerra civile.

 

D. - Quindi tra il 1991 e il 2001…

 

R. – Esatto. Ed è stata prevista una competenza del Tribunale speciale internazionale per perseguire i reati commessi successivamente a quella data. Altro problema che desta preoccupazione è il dibattuto articolo 72 delle regole di procedura della Corte speciale: tale articolo nega la possibilità di appello.

 

D. – Le organizzazioni internazionali chiedono di processare anche l’ex presidente liberiano Charles Taylor, accusato di avere armato i ribelli sierraleonesi del Ruf. Sarebbe possibile, anche se all’epoca era un capo di Stato?

 

R. – Secondo l’attuale legislazione internazionale, non deve più esistere una sorta di impunità nei confronti di nessuno, sia che si tratti di un capo di Stato sia che si tratti di un semplice cittadino. Quindi, Amnesty auspica che Charles Taylor venga condotto dinanzi alla Corte speciale della Sierra Leone: lui attualmente si trova in Nigeria e in questo momento usufruisce di una sorta di ‘asilo’ riconosciutogli dalle autorità di Abuja.

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APERTO IERI A BELGRADO IL PROCESSO PER LA STRAGE DI VUKOVAR NEL 1991

- Intervista con Stjepan Bagaric -

 

Si è aperto ieri a Belgrado, di fronte alla Corte speciale per i crimini di guerra, il processo contro i presunti mandanti della strage di Vukovar, la città croata teatro di uno degli episodi più scioccanti del feroce conflitto serbo-croato. Sei ex militari serbi devono rispondere dell’uccisione di oltre 200 civili, avvenuta alla fine del’91, dopo tre mesi di assedio. Il ricordo del massacro rimane ancora vivo, come ci conferma la toccante testimonianza di Stjepan Bagaric, consigliere dell’ambasciata croata presso la Santa Sede.

 

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R. – La cosa più commovente è stata, quando i serbi hanno conquistato Vukovar, vedere queste file immense di cittadini, per la maggior parte croati, condotti dai militari in mezzo ai cadaveri da una parte all’altra di Vukovar. Un esercito orgoglioso ed un popolo vinto. Impressionanti sono stati anche i padri francescani e il vescovo, che si sono occupati di tutti gli abitanti senza distinzione.

 

D. – Tra l’altro i serbi non risparmiarono neanche l’ospedale?

 

R. – No, non risparmiarono né l’ospedale, né i feriti, né il convento francescano e la Chiesa francescana, né la sinagoga, né il museo principale con la galleria, totalmente distrutto. Ed anche tutte le croci lungo le vie furono distrutte.

 

D. – Dal ’95 al ’98 Vukovar è stata amministrata dalle Nazioni Unite. Che cosa è riuscito a fare l’Onu?

 

R. – La presenza dell’Onu ha portato ad un’integrazione del territorio alla Croazia. Ed i cittadini croati, espulsi da questa città, sono tornati quasi tutti a Vukovar, che ora si sta ricostruendo piano piano.

 

D. – Un processo che si apre a 14 anni di distanza riapre solo le ferite o può servire?

 

R. – Noi speriamo che questo processo sia utile. E’ necessario che il governo prima jugoslavo, oggi serbo, ed i cittadini serbi, capiscano che cosa hanno fatto senza necessità. Questa guerra, questa occupazione, non era necessaria. Era possibile trattare, attenersi alla Costituzione jugoslava, per la quale tutte le Repubbliche potevano separarsi volendo.

 

D. – E’ il primo processo del Tribunale penale internazionale a Belgrado, come chiesto dal premier serbo Kostunica. Voi siete d’accordo o avete più fiducia nell’Aja?

 

R. – Penso sia meglio che tutti i processi si svolgano all’Aja. Spero anche che la Corte di Belgrado faccia qualcosa, ma ho dei dubbi. Kostunica ha detto espressamente che il suo governo non vuole collaborare con l’Aja.

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L’IMPEGNO DELLA DIOCESI DI ROMA PER LA FAMIGLIA

- Intervista con mons. Paolo Schiavon -

 

La Diocesi di Roma ha posto al centro della sua pastorale l’impegno per la famiglia. Il Papa più volte anche recentemente ha ricordato alla comunità ecclesiale e politica la necessità di dare un maggiore sostegno alla realtà familiare che vive tempi difficili. Alle autorità civili il Pontefice ha chiesto “una più organica politica a favore della famiglia”. Ma cosa sta facendo la Chiesa? E qual è la situazione oggi delle famiglie? Maria Di Maggio lo ha chiesto a mons. Paolo Schiavon, vescovo ausiliare di Roma sud.

 

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R. – La famiglia oggi ha tanti aspetti positivi. Pensiamo alla personalizzazione della scelta del matrimonio, la premura per l’educazione e abilitazione professionale dei figli, la stessa coincidenza di amore e matrimonio. Ha però tante difficoltà, perché lasciata a se stessa, in una cultura che certamente non facilita l’identità familiare, non facilita la stabilità della vita di coppia prima di tutto nei fattori più ricorrenti: impreparazione alla vita a due; l’amore ridotto tante volte ad attrazione; la dispersione che la vita di coppia ha, vivendo praticamente la maggior parte della giornata fuori. Pensiamo anche al concetto materialistico di felicità che si pensa di trovare nell’avere più che nell’essere. Pensiamo anche al rapporto di coppia vissuto verso il “sé” che non nella costruzione di un “noi”.

 

D. – Come può la Chiesa aiutare le famiglie nelle loro difficoltà?

 

R. – Certamente è impegnata prima di tutto ad aiutare le famiglie a recuperare la propria identità di famiglia cristiana. Quindi, a sottolineare l’identità, la spiritualità nella famiglia. E’ chiamata ancora ad aiutare i genitori ad essere loro i trasmettitori dei valori della fede, aiutarli a vivere la bellezza del matrimonio cristiano, aiutare anche i genitori, le famiglie, a diventare soggetto pastorale, non soltanto oggetto di attenzione della parrocchia nei confronti delle famiglie, ma anche loro partecipi di questo cammino che la parrocchia fa nei confronti dei figli propri, ma anche all’esterno nei confronti delle altre famiglie, cominciando evidentemente dalle famiglie che sono più vicine, fino ad arrivare a quelle anche più lontane con più problemi e difficoltà.

 

D. – Quindi che cosa si può fare per una concreta evangelizzazione all’interno delle famiglie?

 

R. – Prima di tutto occorre annunciare il Vangelo dell’amore e della carità, che, in fondo, è il Vangelo delle famiglie. Aiutare la famiglia a recuperare le grandi risorse che ha come famiglia stessa, di condivisione, di partecipazione, di solidarietà, di amore e di dono, che se non si vivono poi diventa difficile poter reggere di fronte agli urti e alle difficoltà. Poi aiutare le famiglie a sviluppare le relazioni amicali tra di loro, che possono anche concretizzarsi in un’avventura articolata di responsabilità condivise, di solidarietà anche vissute, che costituiscono il tessuto di una vera comunità umana e cristiana.

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PRESENTATA IERI A ROMA DAL FONDO ITALIANO PER L’AMBIENTE LA GIORNATA FAI

DI PRIMAVERA, PREVISTA I PROSSIMI 20 E 21 MARZO

- Intervista con Marco Magnifico e Pippo Baudo -

 

“La Rivoluzione della bellezza. Scene di occupazione culturale”. E’ questo il tema della XII edizione della Giornata Fai di primavera, che prevede, i prossimi 20 e 21 marzo, l’apertura gratuita di oltre 390 monumenti in più di 190 città italiane. La Giornata è stata presentata ieri a Roma nella suggestiva cornice del Palazzo Sant’Agostino, dal Fondo italiano per l’ambiente (Fai), una fondazione privata senza scopo di lucro nata nel 1975 con l’obiettivo di recuperare, tutelare e gestire testimonianze irripetibili dello straordinario patrimonio artistico dell’Italia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il Palazzo Lantieri a Gorizia, i teatri storici dell’Emilia Romagna, il museo napoleonico a Roma ed il sistema delle fortificazioni di Agrigento. Sono questi alcuni dei monumenti che si potranno visitare gratuitamente in occasione della Giornata Fai di primavera grazie all’impegno di oltre 4000 volontari. Su questo eccezionale itinerario artistico proposto dal Fai ascoltiamo il direttore generale della fondazione, Marco Magnifico:

 

R. – I monumenti che si potranno visitare vanno da Tirano a Modica, Scicli e Agrigento; tutta l’Italia sarà coinvolta in questa grandiosa festa in cui i volontari del Fai, con un lavoro straordinario di grande civiltà e di grande impegno sociale, apriranno per tutti gli italiani alcuni monumenti normalmente chiusi al pubblico. Per dirne uno: il Forte sullo Stretto di Messina costruito dall’imperatore Carlo V nel 1500 e mai varcato nella sua storia da un piede civile.

 

D. – Testimone di eccezione della Giornata Fai è il presentatore televisivo, Pippo Baudo, al quale abbiamo chiesto il significato della sua partecipazione a questa iniziativa:

 

R. – Significa avere un impegno morale insieme a tanti altri che in maniera autonoma e del tutto gratuita si impegnano per presentare questi monumenti italiani, queste bellezze che noi abbiamo, che non vanno dimenticate; significa essere cittadini, nel senso di amare il proprio Paese.

 

D. – Nel complesso rapporto tra mezzi di informazione e cultura, qual è lo spazio dell’arte in televisione?

 

R. – Lo spazio dell’arte è importantissimo, ma l’arte è sempre più deficiente in televisione, nel senso che manca. Oggi si fa uno spettacolo che spesso è degradante, offensivo, uno spettacolo in cui il buongusto non esiste più e soprattutto non si trasmettono dei principi, dei valori, delle idee.

 

 Nelle precedenti edizioni della Giornata di primavera sono stati aperti al pubblico quasi 3000 monumenti che, a partire dal 1992, sono stati visitati da almeno 2 milioni 700 mila persone. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa di quest’anno, si può consultare il sito internet www.fondoambiente.it

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CHIESA E SOCIETA’

10 marzo 2004

 

 

“LA TERRA SANTA HA BISOGNO DI PELLEGRINI PIU’ CHE MAI”. E’ L’APPELLO

 LANCIATO DAL PATRIARCA DI GERUSALEMME, MICHEL SABBAH,

DALLA GROTTA DELLA NATIVITA’ A BETLEMME

 

BETLEMME. = “La Terra Santa ha bisogno di pellegrini più che mai”. A lanciare questo appello, lunedì scorso, il Patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, dalla grotta della Natività, a Betlemme, mentre accendeva la Fiaccola di San Benedetto, patrono d’Europa. Mons. Sabbah ha rilevato come “in un clima di grande tensione e violenze in tanti abbiano paura di venire in Terra Santa, ma è proprio in questo momento che abbiamo bisogno di ricevere conforto”. “Molti si aspettano – ha affermato il patriarca, richiamando tutte le confessioni religiose – che qualcuno cali dall’alto la soluzione del conflitto arabo-israeliano. Ma sono le Chiese di tutto il mondo che, promuovendo azioni molto più concertate, potrebbero raggiungere quei risultati, che le forze politiche non riescono ad ottenere”. Già nel suo messaggio in occasione della Quaresima, mons. Sabbah aveva sottolineato l’importanza di annunciare la pace “in una terra dove i responsabili sembrano agire come se facessero piani di una guerra permanente e non di una pace definitiva”. “Privare un popolo della sua libertà e della sua terra – aveva ammonito - è un’oppressione che nessuna coscienza può accettare. Così anche l’uccidere gli innocenti per protestare contro l’oppressione è un fatto che nessuna coscienza può ammettere”. In merito, infine, alla visita che la delegazione a seguito della Fiaccola di San Benedetto sta facendo in questi giorni nei luoghi santi, mons. Sabbah ha commentato che essa “ha acceso una nuova speranza”. “Da tempo infatti Betlemme, come ha notato anche il custode della Basilica della Natività, padre Ibrahim Faltas, non ricordava un momento così significativo, d’incoraggiamento, di conforto e di aiuto per tutti i cristiani di questa terra tanto martoriata”.  (D.G.)

 

 

PRESENTATO, IERI A ROMA, IL PROGETTO DI UN NUOVO FILM SULLA FIGURA DELL’EVANGELIZZATORE MATTEO RICCI. LA PELLICOLA, PRODOTTA

 DALLA “FONDAZIONE MARIO CECCHI GORI”, SARA’ GIRATA INTERAMENTE

 IN CINA E SARA’ DIRETTA DA PASQUALE SQUITIERI E DA FOLCO QUILICI

 

ROMA. = Entro l’anno verrà realizzato un film sul padre gesuita Matteo Ricci, matematico, astronomo ed evangelizzatore, che tra il 1500 e il 1600 fu uno dei primi occidentali a penetrare in Cina. Regista della pellicola, che la “Fondazione Mario Cecchi Gori” intende girare interamente nella Repubblica Popolare Cinese, sarà Pasquale Squitieri. A coadiuvarlo il cineasta ed etnologo, Folco Quilici, il quale già in passato si è occupato di questo religioso, morto a Pechino nel 1610 a 58 anni, dopo aver trascorso 28 anni in Cina. Il progetto è stato presentato ieri a Roma, alla presenza del produttore Vittorio Cecchi Gori. Con un budget che non supererà i cinque milioni di euro, il lungometraggio non sarà un kolossal, ma neppure – tiene a precisare Quilici – un semplice documentario. Il testo è stato scritto dal padre gesuita Giovanni Marchesi, una delle firme più prestigiose del periodico “Civiltà Cattolica” e studioso di Ricci da 20 anni. Padre Marchesi ha sottolineato come il religioso attraverso il suo mappamondo allargò ai cinesi la conoscenza del Pianeta, “noto fino alla sola Asia orientale” e spiegò loro in cinese “l’insegnamento originario di Confucio”. In Cina, oggi, ha sottolineato ancora il padre gesuita, nelle scuole di ogni ordine e grado questa figura è conosciuta come Omero da noi”. Dal canto suo, il cardinale francese Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha tratto spunto proprio dall’attualità dell’ evangelizzatore che “si fece cinese tra i cinesi” per rimarcare l’importanza dell’incontro tra culture d’Occidente e d’Oriente nel nostro mondo globalizzato. “Risentiamo il bisogno – ha osservato il porporato – di rivivere quel sogno di amicizia con il popolo cinese”. (D.G.)

 

 

LA CESSAZIONE DELL’OFFENSIVA MILITARE E LA LIBERAZIONE DEGLI OSTAGGI

TRA I PUNTI CARDINE DEL PROTOCOLLO D’INTESA PRESENTATO, NEI GIORNI SCORSI,

 A BOGOTA’, DALLA COMMISSIONE CATTOLICA PER IL DIALOGO

CON LE FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE COLOMBIANE

 

BOGOTA’. = Presentato, nei giorni scorsi, dalla Commissione cattolica per il dialogo con le Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane) il quinto protocollo d’intesa che propone, tra l’altro, il “cessate-il-fuoco” e il ritorno dei combattenti nei Paesi d’origine. Il documento è stato elaborato dal vescovo di Tunja, mons. Luigi Augusto Catro Quiroga, e dal segretario generale della Commissione per la conciliazione nazionale, padre Dario Echeverri. Il testo, intitolato “Intesa con obiettivi umanitari tra Governo e Farc”, si articola in quattro punti fondamentali: la liberazione degli ostaggi ancora in mano ai guerriglieri; la scarcerazione dei ribelli; l’impegno dei combattenti, una volta deposte le armi, a non tornare alla lotta armata o alla delinquenza; la possibilità per gli stessi di ritornare alle proprie terre d’origine. Dal canto suo, l’esecutivo s’impegnerà, anche a livello giuridico, a facilitare lo svolgimento delle operazioni. Gli esponenti della Chiesa colombiana hanno incontrato due volte i vertici delle Farc. L’ultima risale allo scorso 26 dicembre, giorno in cui mons. Castro Quiroga e padre Echeverri elaborarono una prima bozza d’intesa. Intanto, il numero due dei guerriglieri, Raul Reyes, ha assicurato, ieri, che Ingrid Betancourt, ex candidata dei Verdi alle elezioni presidenziali colombiane e in mano ai ribelli dal 23 febbraio 2002, è “viva e sta bene”. Così come gli altri settanta ostaggi. In merito, infine, all’offerta del presidente Jacques Chirac di accogliere in Francia alcuni ribelli delle Farc in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi, Reyes ha precisato che questa non sarà immediata. (D.G.)

 

 

 

GRAVE MALNUTRIZIONE INFANTILE NELLA REGIONE SUDANESE DEL DARFUR,

 DA UN ANNO TEATRO DI UNA VIOLENTA GUERRA CIVILE. A DENUNCIARLO, OGGI,

IN UN COMUNICATO, L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA “MEDICI SENZA FRONTIERE”

 

NAIROBI. = Nella regione sudanese del Darfur, dove da un anno è in corso una violenta guerra civile, c’è un’allarmante malnutrizione infantile. È la denuncia dell’organizzazione non governativa, “Medici senza frontiere” in un comunicato diffuso oggi a Nairobi, in Kenja. Nella sola città di Garsilla, nel Darfur occidentale, sugli oltre 4900 bambini vaccinati nei giorni scorsi contro il morbillo, 111 sono stati riscontrati gravemente malnutriti e 348 moderatamente malnutriti. D’altronde Garsilla, come tutti i centri urbani, è stata investita dall’ondata dei profughi interni, che fuggono dai loro villaggi assaltati dalle truppe governative e da quelle dei miliziani arabi loro alleati. La città in questione contava 4.500 abitanti, ai quali attualmente si sono aggiunti 18.000 disperati, accampati in condizioni igienico-sanitarie molto precarie. Nella medesima condizione versano i centri di Deleig, che da 5.000 residenti è passata a 22.000, ed Um Ker nella quale si sono rifugiati 13.000 disperati, aggiuntisi ai 5.000 abitanti. E via di questo passo, in un processo per ora inarrestabile. Si calcola che, finora, il conflitto abbia causato almeno tremila vittime, in gran parte civili. Inoltre i profughi interni  sono più di 700.000 ed altri 140.000 hanno trovato rifugio nel confinante Ciad. Scarsi - sottolinea Msf - gli aiuti internazionali; mentre il  Comitato Internazionale della Croce Rossa aveva accusato nei giorni scorsi il governo di Khartoum di aver bloccato i canali attraverso i quali dovrebbero giungere i soccorsi. (D.G.)

 

 

IN VIGORE DA OGGI, IN ITALIA, LA LEGGE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE

 ASSISTITA. DIVIETO DELLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE ETEROLOGA,

DELLA SPERIMENTAZIONE E DELLA CLONAZIONE DEGLI EMBRIONI

TRA I PUNTI CARDINE DEL PROVVEDIMENTO

 

ROMA. = Divieto della fecondazione artificiale eterologa, cioè esterna alla coppia; della sperimentazione e della clonazione degli embrioni; consentite le tecniche di fecondazione assistita solo per risolvere problemi di sterilità e in assenza di altri metodi terapeutici efficaci. Questi alcuni punti della legge sulla procreazione medicalmente assistita, in vigore da oggi in Italia. Il provvedimento, approvato dalla Camera dei deputati lo scorso 10 febbraio, assicura, inoltre, il diritto alla vita del concepito. I bambini nati dall’applicazione di queste tecniche saranno figli legittimi della coppia. Quest’ultima dovrà essere costantemente informata sulle tecniche e sulle varie fasi della loro applicazione, in modo da consentire una scelta consapevole. Una volta che l’ovulo è fecondato deve essere impiantato entro sette giorni e non è possibile alcun ripensamento. Vietato produrre più di tre embrioni per volta, ovvero il numero necessario ad un unico e contemporaneo impianto. È prevista l’adottabilità degli embrioni congelati di cui non si conoscano i genitori biologici o dei quali non sia stato chiesto l’impianto da almeno tre anni. Gli interventi di procreazione potranno essere eseguiti solo in strutture pubbliche o private autorizzate dalle Regioni e iscritte in un apposito registro dell’Istituto Superiore di Sanità. In caso di violazione di queste norme, è prevista una serie di sanzioni amministrative, civili e penali con multe oscillanti da 200.000 a 1milione di Euro oppure con la reclusione da un minimo di 3 mesi a un massimo di 20 anni. (D.G.)

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24 ORE NEL MONDO

10 marzo 2004

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Potrebbero incontrarsi il prossimo 16 marzo il premier palestinese, Abu Ala, e quello israeliano, Ariel Sharon. Lo ha detto stamani il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che ha anche sottolineato il ruolo fondamentale nella mediazione del presidente egiziano, Hosni Mubarak. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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Improvvisa accelerazione nei preparativi per il primo vertice fra il premier israeliano, Ariel Sharon, e quello palestinese, Abu Ala, che dopo diversi rinvii potrebbe svolgersi il prossimo 16 marzo. L’indicazione è stata fornita dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, dopo un colloquio al Cairo con il presidente egiziano, Hosni Mubarak. Frattini ha, inoltre, auspicato che il colloquio tra i due premier rappresenti l’inizio di un vero e proprio negoziato, che esamini punto per punto i capitoli della ‘Road map’, l’itinerario di pace tracciato da Stati Uniti, Unione Europea, Onu e Russia e che prevede la creazione dello Stato palestinese entro il 2005. Mubarak, intanto, incontrerà domani il capo della diplomazia israeliana, Silvan Shalom, che oggi ha reso omaggio al nuovo “approccio più costruttivo” dell’Egitto. Gli ultimi dettagli e l’agenda del vertice Sharon-Abu Ala dovrebbero essere definiti domenica, durante un’ultima riunione preparatoria dei capi di gabinetto dei due premier. In attesa di questo incontro, le due parti non hanno confermano per ora la data del vertice.

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Non si spezza la spirale di violenza in Iraq. Due civili americani e il loro interprete sono stati uccisi ieri sera ad un falso posto di blocco, nei pressi della capitale Baghdad; mentre stamani una bomba esplosa a Baquba, vicino ai locali di un gruppo sciita, ha causato il ferimento di almeno 4 persone. A Nassiriya ieri si sono verificati sanguinosi scontri, che hanno coinvolto i militari italiani. Un carabiniere è rimasto ferito, ma le sue condizioni di salute non sono critiche. In Italia, intanto, continua il confronto tra maggioranza e opposizione sulla partecipazione italiana alla missione in Iraq. La Camera ha ripreso le votazioni sugli emendamenti dell’opposizione al decreto che proroga la partecipazione all’operazione “Antica Babilonia”, già approvato dal Senato.

 

La Libia ha sottoscritto a Vienna, presso la sede dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), il Protocollo di salvaguardia aggiuntivo al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Il Consiglio dei governatori dell’Aiea, intanto, ha approvato una risoluzione nella quale loda Tripoli per avere smantellato il suo programma di ricerche nucleari militari segrete. Il documento, comunque, chiede che la vicenda venga sottoposta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 

L’Iran, invece, ha minacciato di interrompere la collaborazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica se questa non smetterà di esercitare pressioni sotto l’influenza degli Stati Uniti. Le accuse di Teheran non hanno risparmiato neppure i Paesi dell’Unione Europea.

 

“Voglio unire tutti i cittadini per partecipare alla costruzione di una nuova Haiti”. Lo ha annunciato ieri Gerard Latortue, nuovo primo ministro del Paese caraibico. Intanto, il deposto capo di Stato, Jean-Bertrand Aristide, esiliato nella Repubblica Centroafricana, continua a negare di aver abbandonato il potere e accusa la Francia di averlo letteralmente sequestrato. Oggi Latortue riceverà l’incarico ufficiale da parte del presidente ad interim Alexandre. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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La designazione ha permesso a questo ex ministro degli Esteri ed ex funzionario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale di prevalere su due candidati di Francia e Stati Uniti nel Consiglio dei Saggi di Haiti. Adesso, insieme con il Consiglio, Gerard Latortue lavorerà alla costituzione di un nuovo governo e alla realizzazione di elezioni anticipate. Un compito che al momento sembra arduo, se si tiene conto del caos persistente nella capitale e in altre zone del Paese e della presenza di numerose bande armate. La forza di pace formata da Stati Uniti, Canada, Francia e Cile cerca di fermare le fazioni in lotta. Un comando di marines ha ucciso un altro haitiano, un tassista che nella notte fra lunedì e martedì non si è fermato a un posto di blocco. In tutto questo, l’ex presidente Jean Bertrand Aristide ripete di essere stato sequestrato e insiste nel considerarsi ancora il presidente del Paese, appoggiato in questo dall’Unione Africana e dalla Comunità delle piccole Repubbliche dei Caraibi.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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L’autopsia di Abu Abbas, il responsabile del dirottamento della nave da crociera italiana ‘Achille Lauro’ nel 1985 morto ieri in una prigione americana in Iraq, sarà condotta da un medico legale della Marina statunitense. Lo ha annunciato un responsabile della coalizione. Secondo le prime indicazioni, il capo del Fronte per la liberazione della Palestina (Flp) è morto per cause naturali. Non sono della stessa opinione, invece, i membri dell’Flp.

 

La Turchia ha accusato i greco-ciprioti di non voler raggiungere un accordo sulla riunificazione dell’isola, forti del loro prossimo ingresso nell’Unione Europea. Pronta la replica del neo ministro degli esteri greco, Petros Molyviatis. “La questione riguardante Cipro - ha detto - è prioritaria, ma va affrontata sulla base della proposta elaborata dall’ONU, che ha permesso la ripresa dei colloqui e deve essere considerata vincolante”. E proprio sul piano delle Nazioni Unite di riunificazione dell’isola, si svolgerà il 20 aprile prossimo un referendum.

 

Morti e feriti oggi nel Kashmir indiano: in un tentativo di rapimento sono rimaste uccise quattro persone e ferite altre 42; mentre in un assalto a un edificio governativo sono morti due separatisti islamici. L’India, che reprime ogni tentativo secessionista, ha accusato spesso il vicino Pakistan di alimentare questi moti, armando i gruppi islamici.

 

Il senatore democratico del Massachusetts, John Kerry, si è imposto ieri nelle primarie democratiche nel Sud-Est degli Stati Uniti: in Florida, in Mississippi, in Louisiana e in Texas. Con questi ultimi successi, scontati, Kerry dovrebbe garantirsi la nomination democratica alla Convention di Boston a fine luglio.

        

“Disarmare l’Iraq - La ricerca delle armi di distruzione di massa”. E’ il titolo del libro di Hans Blix, l’ex ispettore capo delle Nazioni Unite per la lotta alle armi di sterminio. Il volume è stato presentato ieri negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Svezia. Da Stoccolma, Vincenzo Lanza:

 

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Inizialmente, lo stesso Hans Blix credeva nella possibilità di scoprire in Iraq le armi di distruzione di massa. Dopo ripetute e accurate ispezioni ha compreso invece che la missione affidata a lui e ai suoi collaboratori dalle Nazioni Unite si avviava verso il fallimento. Nel suo libro, Hans Blix non ha certo opinioni positive sui servizi segreti britannici e americani, che hanno con molta probabilità influito sulle decisioni di intervenire con le armi in Iraq. A proposito delle intercettazioni telefoniche, alle quali Blix ed i suoi ispettori erano soggetti, lo svedese si chiede perché gli anglo-americani non abbiano, invece, fatto tesoro di quanto andavano ascoltando. Con questo suo libro Blix non definisce soltanto una caccia alle streghe l’intervento armato anglo-americano, ma mette in evidenza la propria soddisfazione di esporre la sua versione, la sua giustificazione per la posizione critica e di cautela assunta un anno fa nei confronti delle ipotizzate armi di distruzione di massa, che il presidente statunitense, George Bush, e il premier britannico, Tony Blair, ritenevano fossero in mano a Saddam Hussein.

 

Per la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.

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L’attuale presidente del Rwanda ed ex leader dei ribelli del Fronte patriottico rwandese (Fpr), Paul Kagame, sarebbe il mandante dell’attentato contro l’aereo dell’allora capo di Stato, Juvenal Habyarimana. Lo sostiene un rapporto della “Divisione nazionale antiterrorismo” della polizia giudiziaria francese. Il 6 aprile di dieci anni fa, missili aria-terra colpirono e distrussero il ‘Falcon 50’, sul quale viaggiavano, oltre al presidente del Rwanda, il suo omologo burundese, Cyprien Ntaryamira, e alti responsabili dei due Paesi.

 

Il ciclone Gafilo ha seminato morte e distruzione in Madagascar. Secondo quanto riferiscono fonti dell’Agenzia Misna, la forza dei venti, che hanno raggiunto i 300 chilometri orari, ha provocato almeno 700 dispersi e spazzato via migliaia di case. A questo scenario drammatico va aggiunta la vicenda del traghetto comoriano con 113 passeggeri, da ieri disperso nella baia di Mahajanga, nel nord-ovest del Madagascar. L’ultimo bilancio ufficiale parla di 23 morti, 25 dispersi e 16 feriti.

 

Sciopero generale in Italia il 26 marzo prossimo contro la riforma delle pensioni. Lo ha proclamato stamani l’assemblea dei delegati di Cgil, Cisl e Uil. L’astensione dal lavoro sarà di quattro ore. I sindacati protesteranno non solo per le pensioni ma anche contro la politica economica del governo. Lo sciopero per la scuola interesserà, invece, l’intera giornata.

 

 

 

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