RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 64 - Testo della Trasmissione di giovedì 4 marzo 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa, comunità di figli, tramite tra Dio e l’uomo: è il tema sviluppato oggi da mons. Bruno Forte nella predica degli Esercizi spirituali in Vaticano, presente il Papa.

 

25 anni fa, il 4 marzo 1979, veniva promulgata la Redemptor Hominis, prima Enciclica di Giovanni Paolo II.

 

“Responsabilità sociale dell’imprenditore e globalizzazione”: se ne parlerà domani in un Seminario internazionale organizzato in Vaticano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si apre negli Stati Uniti una nuova fase del lungo processo elettorale, con il riconoscimento ufficiale di John Kerry quale sfidante di George Bush.

 

La drammatica realtà delle ragazze soldato nei Paesi in via di sviluppo, in uno studio presentato al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York.
 

CHIESA E SOCIETA’:

La possibilità di una prossima visita del Papa in Svizzera è stata al centro della 263.ma Assemblea della Conferenza dei vescovi elvetici, conclusasi ieri a Villars-sur-Glâne

 

Successo editoriale per il “Trittico Romano” di Giovanni Paolo II. Il volume di poesie del Papa ha venduto migliaia di copie in tutto il mondo e presto sarà tradotto anche in giapponese e bulgaro.

 

Iniziato stamani, alla Pontificia Università Lateranense, un Congresso Internazionale nel centesimo anniversario della nascita del teologo tedesco Karl Rahner.

 

Emergenza fame per 600 mila profughi africani: il drammatico allarme lanciato dal Pam, che chiede alla Comunità Internazionale almeno 48 milioni di dollari per sostenere le popolazioni stremate.

 

Appello dei leader religiosi nel Nord dell’Uganda affinché, con l’aiuto della Comunità Internazionale, il governo ponga fine alla guerra in quella tormentata regione.

 

24 ORE NEL MONDO:

Permane la crisi in Iraq mentre in Yemen sono stati arrestati due figure di spicco della rete terroristica di Al Qaeda.

 

Medio Oriente, Iraq e direttorio franco-anglo-tedesco al centro dell’incontro, oggi a Roma, tra Berlusconi e Blair.

 

Adottata dal Senato francese la legge che vieta l’ostentazione dei simboli religiosi a scuola.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 marzo 2004

 

 

LA CHIESA, COMUNITA’ DEI FIGLI, TRAMITE FRA DIO E L’UOMO,

AL CENTRO DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI PREDICATI OGGI IN VATICANO

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

“Nella comunione della Chiesa. La Chiesa, icona della Trinità”. E’ il tema sviluppato stamani dal teologo, mons. Bruno Forte, durante la predica degli Esercizi spirituali in Vaticano alla presenza del Papa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il cammino degli Esercizi spirituali è proseguito, oggi, nell’approfondimento del dono della partecipazione alla vita trinitaria, che si esprime in una relazione nuova di unità tra Dio e gli uomini. Nella sua meditazione, il teologo ha illustrato proprio l’elemento centrale di questa relazione, la Chiesa:

 

“La Chiesa, che Gesù è venuto a fondare sulla Terra, è la comunità dei figli resi tali nel Figlio, degli amati nell’Amato. E’ la Chiesa dell’amore”.

 

“Tutto nella Chiesa – ha detto il predicatore – viene dall’amore della Trinità”. Il cuore pulsante della Chiesa – ha aggiunto – è l’agape, l’amore che viene dall’alto, torna in alto e costituisce la regola di vita dei discepoli di Gesù.

 

“La Chiesa viene da Dio, de Trinitate. Dio ha avuto tempo per l’uomo e i giorni dell’uomo sono diventati il tempo penultimo, il frattempo, fra il già della prima venuta e il non ancora del Suo ritorno”.

 

Ieri pomeriggio mons. Bruno Forte si è inoltre soffermato sulla figura di Mosè, salvato dalle acque che ha condotto il suo popolo nel cammino della liberazione dalla schiavitù di Egitto verso la Terra promessa passando attraverso il Mar Rosso, prodigiosamente apertosi davanti a lui:

 

“Mosè è l’amico di Dio, quello con cui l’Eterno parla faccia a faccia. Gregorio di Nissa, uno dei classici della spiritualità cristiana, ha scritto una stupenda vita di Mosè, nella quale è presentato come modello di perfezione in materia di virtù. Mosè è l’esempio del cammino che tutti dovremmo compiere per piacere a Dio vivendo la nostra esistenza di battezzati perché noi, come lui, siamo salvati dalle acque. Dunque la vita di Mosè è un cammino pasquale come la vita del cristiano”.

 

In seguito, la lectio divina è stata dedicata alla scena della visitazione di Maria ad Elisabetta. “Alla scuola di Maria – ha concluso il teologo – impariamo ad agire nella sequela di Colui che ci ha rivelato il Dio Trinità Amore, cioè nella carità”.

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4 MARZO 1979: LA PRIMA ENCICLICA DI GIOVANNI PAOLO II

 “REDEMPTOR HOMINIS”

- Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato -

 

Il 4 marzo del 1979, come oggi, veniva promulgata la prima Enciclica di Giovanni Paolo II, incentrata su Gesù Cristo, Redentore dell’uomo. Sarebbero seguite quelle su Dio Padre e sullo Spirito Santo, in maniera da formare un trittico dedicato alla Santissima Trinità. A distanza di un quarto di secolo ritorniamo al messaggio di quel documento, illustrato dal segretario della Congregazione per la dottrina della fede, l’arcivescovo Angelo Amato, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R.– Il messaggio centrale dell’Enciclica è dato dal suo incipit: Redemptor Hominis. Cristo è il Redentore dell’umanità. Egli è il centro del cosmo e della storia. Solo in lui c’è salvezza. La Redenzione portata da Cristo è una rinnovata creazione. Egli ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme fin dal primo peccato.

 

D. – Nell’Enciclica sono già presenti molti temi che Giovanni Paolo II avrebbe sviluppato in 25 anni di pontificato...

 

R. – Il tema immediatamente proposto dall’Enciclica è la celebrazione del Grande Giubileo dell’anno Duemila, che proporrà la meditazione del mistero centrale della fede cristiana: l’incarnazione del Verbo. Il Santo Padre quindi si propone di utilizzare i 20 anni che lo separano dal 2000 come tempo di attesa, di preparazione e di incontro rinnovato con Cristo Redentore. Altre tematiche dell’Enciclica, care al Santo Padre, sono la collegialità, l’ecumenismo, la missione della Chiesa, i diritti dell’uomo.

 

D. – In che clima storico è stato scritto questo documento?

 

R. - Politicamente il clima è quello della guerra fredda. E’ ancora in piedi la cortina di ferro e la divisione netta tra mondo occidentale libero ed Est europeo sotto i vari regimi comunisti. Il Papa, venuto dall’Est, riafferma con forza il diritto della Chiesa alla libertà religiosa e all’annuncio della verità del Vangelo.

 

D.-  L’Enciclica - il Papa lo dice chiaramente – si situa sulla scia del rinnovamento e delle aperture avviati dal Concilio Vaticano II...

 

R. – Tutto il magistero del Santo Padre non è altro che una grande catechesi del Concilio Vaticano II e sopratutto delle sue quattro Costituzioni: liturgia, parola di Dio, mistero della Chiesa, relazione Chiesa e mondo. Da questo tesoro conciliare il Santo Padre trae ispirazione e ammaestramento.

 

D. – Un passo dell’Enciclica che ricorda in modo particolare?

 

R. - E’ proprio il passo che tratta dell’Eucaristia. Anzi nell’Enciclica viene anticipato il titolo dell’ultima Enciclica del Santo padre. Nel n. 20 della Redemptor Hominis, infatti si afferma in modo icastico “Ecclesia vivit ex Eucharistia”, che prelude appunto all’incipit della recente Enciclica eucaristica: Ecclesia de Eucharistia vivit.

 

D. – Che effetto fa rileggere l’Enciclica a 25 anni dalla sua pubblicazione?

 

R. – Si tratta di un’Enciclica programmatica che individua e fissa due principi propri del pontificato di Giovanni Paolo II: da una parte, Gesù Cristo, Figlio del Padre, nostro Redentore e sorgente di ogni bene, e dall’altra parte l’uomo con il suo desiderio di felicità, libertà, verità e pace. L’incontro tra Gesù e l’uomo dà inizio già nella storia alla salvezza e alla liberazione dell’umanità.

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NOMINA

 

Il Papa ha nominato vescovo di Añatuya in Argentina padre Adolfo Armando Urina, della Piccola Opera della Divina Provvidenza, già direttore provinciale della medesima Congregazione in Argentina.

 

 

 “L’IMPRENDITORE: RESPONSABILITA’ SOCIALE E GLOBALIZZAZIONE”:

SI APRE DOMANI IN VATICANO UN SEMINARIO SU INIZIATIVA

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE E DELL’UNIONE INTERNAZIONALE IMPRENDITORI CRISTIANI

- Intervista con Etienne Wibaux -

 

Corruzione degli affari e in politica, destinazione dei profitti societari, impatto culturale della pubblicità e delle politiche di marketing: sono gli argomenti centrali del Seminario che si aprirà domani in Vaticano con il titolo  “L’imprenditore: responsabilità sociale e globalizzazione”. L’iniziativa è del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace e dell’Unione internazionale degli imprenditori cristiani (Uniapac). Ascoltiamo il presidente dell’Uniapac, Etienne Wibaux, nell’intervista di Fausta Speranza:

                                                                                                    

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R. – EST IMPORTANTE EN CE MOMENT…

E’ importante in questo momento perché si tiene dopo i vertici di Davos e di Bombay, durante i quali rappresentanti di tutte le popolazioni del mondo hanno cercato di trovare soluzioni per un’economia al servizio dell’uomo. La questione che quegli incontri, così come il nostro, pongono è che cosa possiamo fare per umanizzare la globalizzazione.

 

D. – Qual è attualmente la situazione? Quali sono i problemi?

 

R. – LES PROBLEMS SONT QUE L’AIDE…

Il problema è che l’aiuto dato dai Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo è troppo debole per poter permettere loro di uscire dalla povertà. Come noto, un miliardo circa di abitanti della Terra dispongono di meno di 2 dollari al giorno per vivere e oltre un miliardo non ha accesso all’acqua potabile. Tutto ciò attenta gravemente alla dignità di queste persone. Un secondo problema è che le sovvenzioni che i Paesi sviluppati stanziano per proteggere e sviluppare la propria agricoltura ammontano a circa 350 miliardi di dollari, mentre le sovvenzioni ai Paesi in via di sviluppo sono di 50 miliardi di dollari, cioè sette volte di meno. Esiste, quindi, un vero problema di mancanza di mezzi da parte dei Paesi in via di sviluppo, in un momento in cui  la concorrenza a livello planetario ha un ruolo importantissimo: la globalizzazione influenza sempre di più i prezzi ed i prezzi delle materie non permettono a questi Paesi di vivere.

 

D. – Qual è l’obiettivo della vostra Associazione?

 

R. – CE QUI EST IMPORTANT DANS CETTE REUNION …

Per quanto riguarda questa riunione, abbiamo cercato di mettere da parte i grandi interrogativi generali sulla globalizzazione, per far riflettere, invece, direttamente ogni singolo imprenditore, ogni dirigente su quale sia la sua responsabilità sociale all’interno della globalizzazione. Ci chiediamo cosa, in quanto dirigente, si possa fare attraverso la propria azienda. E’ un cambiamento di prospettiva.

 

D. – E’ possibile questo cambiamento di prospettiva oggi, quando nel mondo poche multinazionali dominano il campo?

 

R. – VOUS AVEZ RAISON …

Lei ha ragione, è uno dei problemi dell’attuale situazione mondiale. Posso dire che nel corso di questo nostro incontro affronteremo cinque argomenti nell’ambito dei quali cercheremo di individuare cosa, concretamente, possiamo fare. Il primo: qual è lo scopo sociale ed etico dei profitti dell’impresa, cioé che cosa facciamo, che fa l’impresa dei suoi profitti. Il secondo tema riguarda la corruzione negli affari ed in politica: che cosa possiamo fare, noi capi di impresa, per combattere la corruzione. Terzo: la responsabilità sociale del dirigente nella lotta contro la povertà. Che cosa facciamo concretamente? Che cosa possiamo fare per combattere la povertà nella Terra? Quarta questione: lo sviluppo dei dipendenti in quanto persone, malgrado la pressione degli affari ai quali siamo sottoposti. Ci chiediamo proprio che cosa possiamo fare per promuovere la dignità dell’uomo e il suo sviluppo nonostante la concorrenza. Infine, quinto interrogativo: qual è l’impatto culturale del marketing e della politica delle comunicazioni delle imprese. Vediamo che attraverso la nostra attività, le nostre pubblicazioni e la pubblicità possiamo influenzare il modo di vivere ed i comportamenti delle persone. Da qui la domanda: come possiamo fare meglio?

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la situazione in Iraq: rafforzate le misure di sicurezza alle frontiere per prevenire l'infiltrazione di terroristi stranieri. Una scheda sui tratti salienti della Costituzione provvisoria, che sarà firmata domani.

Sempre in prima, un articolo sull'Africa; allarme del Programma alimentare mondiale: urgono 48 milioni di dollari per garantire la sopravvivenza di 600.000 profughi che vivono in cinque Paesi dell'Est e del Centro.

 

Nelle vaticane, una pagina con le Lettere quaresimali dei Vescovi italiani.

Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle estere, Haiti: si rafforzano a Port-au-Prince i contingenti delle truppe internazionali di stabilizzazione.

 

Nella pagina culturale, in evidenza un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "Un atteggiamento sapienziale di fronte alla storia e alla vita": i novant'anni del grande storico Roger Aubert.

Un articolo di Maria Maggi in merito all'annuncio della Nasa di aver trovato tracce della presenza di acqua su Marte.

 

Nelle pagine italiane, la Diocesi di Perugia contro la Regione: "una legge truffa che umilia la famiglia", in riferimento alla delibera del 4 febbraio sui "contributi a favore di coppie di nuova costituzione per l'acquisto della prima casa".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 marzo 2004

 

 

COMINCIA UN’ALTRA FASE DEL LUNGO PROCESSO ELETTORALE DEGLI STATI UNITI

CON IL RICONOSCIMENTO UFFICIALE DI JOHN KERRY QUALE SFIDANTE DEMOCRATICO

AL PRESIDENTE IN CARICA GEORGE BUSH

- Intervista con Vittorio Zucconi -

 

E’ John Kerry lo sfidante democratico per la Casa Bianca. E’ ormai ufficiale il ritiro dalla competizione anche di John Edwards, così come è giunta, altrettanto ufficiale, la telefonata del presidente George Bush al senatore del Massachusetts per le congratulazioni. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Ora che lo sfidante è uno solo, parlando ai suoi sostenitori, Edwards ha accompagnato l'annuncio del suo abbandono con una forte dichiarazione d'appoggio a Kerry. E lo sfidante democratico ha ricambiato la cortesia rendendo omaggio all’avversario di cui ha lodato l’eloquenza e l’impegno. Dichiarazioni che sembrano rilanciare l'ipotesi, in caso di vittoria democratica, del cosiddetto 'dream ticket', cioè Kerry come presidente ed Edwards come suo vice. Ma al di là delle dichiarazioni, qualcuno giura che non è vero feeling fra i due e scommette più su altri nomi, tra cui: Richard Gephardt, Wesley Clark, Bill Richardson, mentre altri danno per sicura la scelta di una donna.


Per il momento di certo c’è la valanga di voti raccolti da Kerry negli ultimi giorni anche negli Stati più popolosi dell'Unione: la California e lo Stato di New York. Eppure, si deve dire che la campagna elettorale vera e propria comincia solo ora per la sfida tra democratici e repubblicani, tra Kerry e Bush. Per capire in quale fase del lungo processo di voto si entri ora,
ci parla Vittorio Zucconi, analista dagli Stati Uniti del quotidiano La Repubblica:

 

R. – Si aprono le 8-12 settimane che spesso sono determinanti nella decisione sulla presidenza. E’ la fase intermedia tra le primarie e le grandi Convention, cioè le grandi ‘sceneggiate’ d’estate nelle quali i due candidati cercano di definirsi l’uno contro l’altro. In pratica si definiscono in negativo dicendo perché non bisogna votare l’avversario e perché, invece, bisogna votare per sé. Si spendono decine e decine di milioni di dollari negli spot televisivi e si scolpisce la figura dell’avversario che poi sarà quella che lo porterà alle elezioni. Quindi è importantissimo il periodo che si è aperto con la vittoria definitiva di Kerry sul campo dei democratici.

 

D. – Intravede nuove possibili strategie da parte dei repubblicani e dei democratici da adottare d’ora in poi?

 

R. - La strategia dei repubblicani è molto evidente, già l’abbiamo vista tratteggiarsi. E’ quella di descrivere Kerry come un uomo di estrema sinistra, come un liberal. Naturalmente Kerry non è un uomo di estrema sinistra ma è un uomo vicino al mondo dei Kennedy, un uomo che da molti anni sta in politica e quindi ha votato per molte cose e contro molte cose. Quindi, Bush dirà in sostanza che si tratta di un estremista di vecchia maniera, di uno statalista. Al contrario, Kerry dovrà ripetere che Bush è un presidente fallito, un presidente che ha condotto una politica estera – secondo le parole esatte di Kerry – inetta, incosciente, arrogante, che ha isolato l’America dal resto del mondo. E Kerry ripeterà che bisogna riportare l’America alla normalità e alla grandezza dei suoi rapporti con il resto del mondo. In definitiva: Bush sarà descritto come un presidente fallito; Kerry, come un uomo che appartiene ad un passato di politica e di ideologia che nel nuovo mondo della guerra sarebbe “pericoloso” per l’America.

 

D. – Nell’immediato, dopo il cosiddetto Super Martedì, è sembrato quasi che Kerry avesse vinto non solo il posto di sfidante contro Bush, ma addirittura la partita con il presidente in carica …

 

R. – Quello che certamente Kerry ha incarnato nell’opposizione americana, per il momento, è una voglia di vincere e di cacciare via George Bush. Questo è stato molto forte tra gli elettori dell’opposizione ed è importante perché spesso in America le elezioni vengono decise non tanto dalle idee, quanto dalla partecipazione al voto. In America si vota molto poco. Basti ricordare che l’affluenza alle ultime elezioni è stata del 49 per cento alle ultime elezioni. Dunque, basta che un 1 per cento in più vada a votare per fare la differenza. Però, è sempre troppo presto per giudicare in questo periodo, anche perché il candidato che deve fare le primarie ha tutta la luce dei riflettori su se stesso o sui propri avversari e quindi per un po’ è il personaggio centrale della politica americana. Qui è come il tennis: si passa da un servizio all’altro. Diciamo che Kerry ha mantenuto il proprio servizio e ha battuto bene la palla, ma adesso la palla passa a Bush.

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“DOVE SONO LE RAGAZZE?”: DECINE DI MIGLIAIA DI BAMBINI

E GIOVANI DONNE ARRUOLATE PER COMBATTERE

NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO E SFRUTTATE DAI SOLDATI

 

Non solo combattenti di prima linea, ma anche oggetto degli istinti sessuali dei soldati. È l’agghiacciante conclusione di uno studio presentato ieri al Palazzo di Vetro dell’Onu, a New York, nell’ambito dei lavori della Commissione sullo stato della donna. Intitolato “Dove sono le ragazze” lo studio è stato condotto dall’organizzazione umanitaria canadese “Diritti e democrazia”, nel corso di tre anni, raccogliendo interviste in zone di guerra. E’ risultato che sono decine di migliaia le ragazze costrette ad imbracciare le armi nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Il servizio di Elena Molinari:

 

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Sono decine di migliaia le ragazze, anche solo ragazzine, che combattono in prima linea nelle guerre che insanguinano tanti Paesi in via di sviluppo. “In molti Paesi africani c’è la tendenza a classificare queste ragazze come schiave sessuali”, ha detto Dyan Mazurana, una delle autrici della ricerca, “ma in realtà – ha aggiunto – sono più spesso combattenti di prima linea”. Mazurana e la collega Susan Mc Kay, una ricercatrice americana, hanno steso lo scioccante rapporto intitolato “Dove sono le ragazze”, dopo aver intervistato, in più di tre anni, 300 bambine sotto i 18 anni, in particolare in Uganda settentrionale, Sierra Leone e Mozambico.

 

Ma la loro ricerca, finanziata dal governo canadese, prende in considerazione anche guerre che vanno dal Nepal, al Medio Oriente alla Colombia. “Le ragazze”, ha spiegato ancora Mazurana, “vengono impiegate in battaglia, ma anche nei servizi domestici, il che spesso comporta l’obbligo di soddisfare sessualmente i combattenti maschi”.

 

“Più in generale”, ha sottolineato, “nell’Uganda settentrionale i bambini costituiscono circa l’80 per cento dell’Esercito di Resistenza del Signore, un gruppo ribelle, e la metà sono bambine”. La maggior parte di queste ragazzine, sempre in Uganda, ha fra i 10 e i 13 anni.

 

Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

4 marzo 2004

 

 

IL POSSIBILE VIAGGIO DEL PAPA IN SVIZZERA IL 5 E 6 GIUGNO PROSSIMI

 AL CENTRO DEI LAVORI DELLA 263.MA ASSEMBLEA ORDINARIA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ELVETICA CONCLUSASI OGGI

 CON LA PUBBLICAZIONE DI UN COMUNICATO FINALE

 

LOSANNA. = La possibilità di una visita del Papa in terra svizzera è stata al centro della 263.ma assemblea ordinaria della Conferenza dei vescovi elvetici conclusasi ieri a Villars-sur-Glâne. In una nota, diffusa stamani, i presuli segnalano che una delegazione vaticana guidata da mons. Renato Boccardo si è recata in Svizzera a fine febbraio per stilare un programma di viaggio da tenersi a Berna dal 5 al 6 giugno prossimi. Programma che sarà sottoposto all’approvazione di Giovanni Paolo II. Proprio in quei giorni, a Berna, è previsto il primo incontro nazionale dei giovani cattolici. Nell’Assemblea, i vescovi svizzeri hanno ribadito la loro netta posizione in difesa della vita sin dal concepimento e in favore della famiglia. Prossimamente, il gruppo di lavoro “Bioetica” della Conferenza si pronuncerà sulla legge svizzera relativa alla ricerca sulle cellule embrionali e sul referendum che è stato annunciato al riguardo. Il carattere unico del matrimonio, unione tra un uomo e una donna – si legge nella nota – deve essere protetto in modo incondizionato. D’altro canto, esprimono preoccupazione per le lacune presenti nella legislazione svizzera sull’eutanasia. La Conferenza episcopale elvetica ha infine deciso di proclamare il 2005 e il 2006 “anni delle vocazioni”. Evento che sarà caratterizzato da iniziative nelle tre regioni linguistiche della Svizzera, secondo le esigenze pastorali proprie a ciascuna. (A.G.)

 

 

SUCCESSO EDITORIALE PER IL “TRITTICO ROMANO” DI GIOVANNI PAOLO II.

IL VOLUME DI POESIE DEL PAPA HA VENDUTO GIA’ CENTINAIA DI MIGLIAIA DI COPIE

IN TUTTO IL MONDO E PRESTO SARA’ TRADOTTO ANCHE IN GIAPPONESE E BULGARO

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Un grande successo editoriale: scritto in polacco e già tradotto in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo, il “Trittico Romano” - raccolta di componimenti poetici del Papa - avrà anche una versione in giapponese e bulgaro. Lo rende noto il “Vatican Information Service”. Il poema che Giovanni Paolo II ha scritto tra l'estate e l'autunno del 2002 è stato pubblicato in polacco nel marzo del 2003. Alla versione originale e alle prime cinque traduzioni – informa la Libreria editrice vaticana, detentrice dei diritti dell'opera – si affiancheranno presto traduzioni in olandese, ungherese, coreano, croato, russo, ceco, romeno, sloveno, malayam (India), catalano, basco, norvegese e portoghese. Il successo editoriale è sintetizzato da alcuni dati: trentamila sono le copie vendute per la versione in italiano, dodicimila in tedesco per i tipi della Herder e ben seicentomila per l’edizione in polacco. Il Centro televisivo vaticano ha inoltre prodotto un servizio in italiano con la lettura integrale dei testi del Trittico, accompagnati da immagini della cappella Sistina e da un sottofondo musicale. (A.G.)

 

 

INIZIATO STAMANI ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE

UN CONGRESSO INTERNAZIONALE, IN OCCASIONE DEL CENTESIMO

ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL TEOLOGO KARL RAHNER

 

ROMA. = Approfondire una lettura critica della teologia rahneriana: con questo obiettivo, è iniziato oggi alla Pontificia Università Lateranense un convegno di studi in occasione della ricorrenza dei cento anni dalla nascita di Karl Rahner. La due giorni di lavoro – promossa dall’Ateneo pontificio - intende mettere in luce l'attualità, ma anche la problematicità delle tesi principali del teologo al fine di determinare il valore dell'impostazione rahneriana di discipline come l’epistemologia, la lettura trinitaria e la cristologia e la loro rispondenza ad interpretare le istanze della teologia contemporanea. La presenza di studiosi di diverse scuole teologiche e filosofiche di varia nazionalità farà sì che questo convegno sia un momento proficuo di confronto e di approfondimento. Nella prima sessione - presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe - una introduzione generale è dedicata a porre in luce anzitutto le linee portanti dell'antropologia rahneriana. Nelle sessioni successive, si tenterà invece un esame critico di alcune principali tesi di Rahner, quali l'utilizzo del metodo trascendentale in teologia e la conseguente elaborazione di una teologia trascendentale, la dottrina trinitaria e l'ecclesiologia, il cristianesimo anonimo ed il modello inclusivista della teologia delle religioni. Tra i relatori, oltre a numerosi esponenti del mondo accademico di livello internazionale, anche il rettore delle Lateranense, mons. Rino Fisichella e mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Convegno si concluderà nel pomeriggio di domani con una tavola rotonda dal titolo “Karl Rahner e la teologia italiana: bilancio e prospettive”. (A.G.)

 

 

EMERGENZA FAME PER 600 MILA PROFUGHI AFRICANI: E’ IL DRAMMATICO ALLARME

LANCIATO DAL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE, CHE CHIEDE

ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE ALMENO 48 MILIONI DI DOLLARI

PER SOSTENERE LE POPOLAZIONI STREMATE

 

NAIROBI. = Mancano almeno 48,3 milioni di dollari per continuare a fornire il cibo destinato alla sopravvivenza di circa 600 mila profughi che si trovano in cinque paesi africani – nell’est e nel centro del continente - attualmente in situazioni particolarmente drammatiche. E’ il grido di aiuto lanciato a Nairobi dal Pam, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, che mette in luce la gravità della situazione in Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Kenya, e Sudan. “Saremo costretti - avverte il Pam - a ridurre la distribuzione di cibo a queste popolazioni già devastate da tremende guerre combinate con durissime siccità”. Se non arriveranno urgentemente fondi supplementari – prosegue la nota – la situazione si farà insostenibile. Nel 2003 ha provveduto alla sopravvivenza nutrizionale di circa 110 milioni di persone in 82 nazioni. (A.G.)

 

 

APPELLO DEI LEADER RELIGIOSI NEL NORD DELL’UGANDA

AFFINCHE’ CON L’AIUTO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE,

IL GOVERNO PONGA FINE ALLA GUERRA IN QUELLA TORMENTATA REGIONE

 

UGANDA. = “Rivolgiamo un appello al governo dell’Uganda perché dichiari il nord del Paese zona di disastro e per chiedere l’intervento della comunità internazionale” affinché ponga fine alla guerra. E’ questo il contenuto di un appello lanciato dalla capitale ugandese, Kampala, dai leader religiosi delle comunità Acholi, Lango e Teso. La situazione della regione sta precipitando dopo i recenti massacri perpetrati dal sedicente Esercito di resistenza del Signore (LRA) ad Abia e Barlonyo costati la vita a circa 300 persone. Queste stragi hanno infatti accelerato il flusso dei civili che si riversano nei campi profughi per cercare riparo dalle violenze, rendendone ancora più tragiche le già precarie condizioni socio-sanitarie. Lo stato di degrado in cui versano i centri di raccolta viene ritratto nel documento di denuncia dei religiosi in cui si afferma che “stanno diventando luoghi di abbietta povertà, rottura di valori culturali e morali, rapida diffusione dell’Hiv e altri gravi mali”. (P.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 marzo 2004

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

La polizia irachena, che opera in appoggio delle truppe straniere, è tornata nel mirino della guerriglia. Alcuni colpi di mortaio sono stati sparati stamani contro un commissariato e una moschea a Mossul, nel nord del Paese, ferendo tre persone. Dopo i sanguinosi attentati di martedì scorso a Baghdad e Karbala, intanto, continua a crescere in Iraq l’insofferenza della popolazione verso la presenza dei militari stranieri, accusati di non saper mantenere la sicurezza nel Paese. Slogan antiamericani hanno accompagnato ieri i funerali delle 171 vittime dei fatti di sangue. Paolo Mastrolilli:

 

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Gli americani hanno arrestato 15 sospetti, tra cui cinque che potrebbero essere iraniani. Il comandante delle truppe statunitensi nell’intera regione mediorientale ha detto di avere informazioni di Intelligence sul coinvolgimento del terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi e ha previsto che il prossimo futuro sarà molto pericoloso, perché gli estremisti faranno tutto il possibile per sabotare il passaggio dei poteri, previsto a fine giugno. Ieri, intanto, gli attacchi sono continuati con il lancio di razzi contro la centrale telefonica di Baghdad, che consente le comunicazioni con l’estero, e colpi di mortaio su una base americana a Tikrit. Le violenze di questi giorni hanno provocato una reazione della gente contro gli occupanti, ma il governatore americano in Iraq, Paul Bremer, ha promesso 60 milioni di dollari per rafforzare i controlli ai confini, da dove entrano i terroristi, e ha confermato che la nuova costituzione, necessaria per il passaggio dei poteri, verrà firmata domani.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Continua, intanto, l’offensiva internazionale contro Al Qaida. Le forze di sicurezza yemenite hanno arrestato nelle ultime 24 ore due figure di spicco della rete terroristica guidata da Osama Bin Laden. Le catture di Abdel Rauf Nassib e Sayed Imam Chrif sono avvenute durante un rastrellamento a caccia di estremisti islamici nella provincia meridionale di Abyan.

 

Tutto da rifare per il processo a carico di Mounir el Motassadeq, il marocchino condannato dal tribunale di Amburgo a 15 anni di reclusione per coinvolgimento negli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Lo ha deciso oggi la Corte suprema tedesca, annullando la sentenza di primo grado. Mounir el Motassadeq è l’unico ad essere stato condannato per complicità per le stragi dell’11 settembre.

 

Stato di emergenza ad Haiti: lo ha decretato il premier, Yvon Neptune, mentre sull’isola proseguono le violenze. Tre fedelissimi di Aristide sono morti ieri in scontri con la polizia. Non mancano, tuttavia, i tentativi di pacificazione. “Sono il presidente di tutti”, ha detto il capo di Stato ad interim, Boniface Alexandre, mentre il leader degli insorti, Guy Philippe, avrebbe accettato di deporre le armi. Sospesi fino a domenica, per ragioni di sicurezza, i voli dell’Air France.

 

La leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi è pronta a lavorare con la giunta militare al governo. Lo ha annunciato stamani l’emissario delle Nazioni Unite in Myanmar, Ismail Razali. Il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi vive tagliata fuori dal mondo da cinque mesi, poiché costretta al domicilio coatto dalla giunta militare al potere a Yangoon (ex Rangoon).

 

Stato di massima allerta per l’esercito israeliano. Migliaia di guardie frontaliere, poliziotti e volontari sono stati dispiegati questa mattina nei settori sensibili del territorio, in previsione di un’ondata di attentati palestinesi per la festa ebraica del Purim, una specie di carnevale ebraico. Sul terreno, intanto, si registrano nuove incursioni. Un ragazzo palestinese di 14 anni è stato ucciso questa mattina a Rafah dal fuoco di soldati israeliani; mentre due fratelli arabi sono stati arrestati dalla polizia perché sospettati di essere in contatto con gli Hezbollah libanesi.

 

Riparte da Palazzo Chigi il dialogo fra Italia e Gran Bretagna, dopo le incomprensioni in ambito europeo sul direttorio franco-anglo-tedesco. Il presidente del Consiglio Berlusconi, infatti, ha incontrato nella tarda mattinata il premier britannico Tony Blair. La crisi in Medio Oriente e l’Iraq saranno anche al centro dei colloqui questo pomeriggio tra Berlusconi e Hosni Mubarak. Nella sua visita lampo di 24 ore in Italia, il presidente egiziano sarà ricevuto anche dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

 

Dopo l’Assemblea nazionale, anche il Senato francese ha adottato il progetto di legge che vieta l’ostentazione di simboli religiosi a scuola. Puntuali sono nuovamente scoppiate le polemiche, soprattutto da parte della comunità musulmana a causa del divieto del velo islamico. Ce ne parla Andrea Sarubbi:

 

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276 voti contro 20 e il progetto di legge è passato anche alla Camera alta di Parigi, dopo che il 10 febbraio scorso era stato approvato dall’Assemblea nazionale. A favore hanno votato ieri i senatori dell'Unione per un movimento popolare, la formazione del presidente Jacques Chirac, ed anche l’opposizione socialista. Il primo ministro Jean-Pierre Raffarin, intervenendo in aula, si è subito affrettato a difendere il provvedimento: “La nostra visione della laicità - ha detto - non è contro le religioni. Ognuno ha diritto all’espressione della sua fede, a condizione che, all’interno delle scuole, rispetti le leggi della Repubblica”. E la nuova legge, che si applicherà dall’inizio del prossimo anno scolastico, nel settembre 2004, in particolare vieta l’esibizione ostentata di simboli religiosi: non solo, quindi, il velo islamico, ma anche grandi croci, kippah, turbanti. Le proteste, soprattutto da ambienti islamici, francesi e non solo, non hanno tardato ad arrivare. Se ne è fatto portavoce un senatore comunista, Paul Verges, il quale ha contestato il testo perché, ha spiegato, provoca “il rischio assurdo di creare tensioni laddove non esistono”.

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Un gruppo di terroristi indipendenti sta minacciando la sicurezza in Francia. Il gruppo terroristico Azf ha chiesto 4 milioni di dollari e 1 milione di euro di riscatto per evitare che siano innescate bombe sui treni locali. Le ferrovie hanno mobilitato 10 mila dipendenti alla ricerca degli ordigni.

 

La crisi nord-irlandese ha monopolizzato i colloqui di ieri a Londra tra il premier britannico, Tony Blair, e il leader moderato unionista, David Trimble. Il partito di quest’ultimo, infatti, ha abbandonato i negoziati di pace. Il servizio di Sàgida Syaed:

 

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Il premio Nobel per la pace, David Trimble, ha chiesto a Blair una ferma presa di posizione nei confronti delle azioni paramilitari dell’Ira, la milizia repubblicana. Trimble, senza mezze misure, ha fortemente criticato la non volontà di escludere lo Sinn Fein, il partito vicino all’Ira, dal processo di pace. In segno di protesta Trimble aveva deciso di ritirare martedì scorso il suo partito dal tavolo dei lavori, apertosi in febbraio, sulla ripresa del processo di pace, stipulato nella Pasqua del 1998 in Irlanda del Nord. Il Good Friday Agreement, dunque, è ancora una volta in crisi, dopo che alle elezioni di novembre il leader del partito vincitore degli Unionisti democratici, Parsley, aveva dichiarato di non voler dialogare con lo Sinn Fein. Tony Blair, che ha incontrato Jerry Adams due giorni fa, ha ribadito che il processo continuerà anche senza gli Unionisti, ma ha minacciato il leader repubblicano dell’espulsione dal governo, se le violenze non cesseranno immediatamente.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sàgida Syed.

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La Cina ha rimesso in libertà Wang Yucai, uno dei più noti dissidenti, fondatore del Partito democratico cinese. Lo ha annunciato stamani un’organizzazione di difesa dei diritti umani. Il Partito democratico cinese costituisce il tentativo di fondare, alla fine degli anni ‘90, un partito di opposizione in Cina. Wang, 37 anni, era stato rinchiuso in carcere nel 1998, dopo una condanna a 12 anni per sovversione.

 

Il premier romeno, Adrian Nastase, ha deciso di dimettere il ministro della Giustizia, Rodica Stanoiu, fortemente criticata dall’Unione Europea e dai partiti di opposizione per non aver realizzato la necessaria riforma del sistema giudiziario del Paese balcanico. Lo ha annunciato oggi l’agenzia stampa Mediafax, citando fonti governative.   

La guerriglia cecena ha confermato ufficialmente oggi la morte del comandante ceceno Ruslan Gelayev, specificando che il leader “è stato tradito”. Nei giorni scorsi le fonti ufficiali russe avevano annunciato la morte di Gelayev in uno scontro in Daghestan ed avevano mostrato le foto del corpo senza vita. 

 

Tentativi di accordo tra potere e opposizione in Venezuela. Le parti si sono incontrate ieri per trovare una soluzione all’indomani dell’annuncio del Consiglio Nazionale Elettorale sull’impossibilità di indire un referendum contro il presidente Chavez, a causa del mancato raggiungimento del numero di firme. Le decisioni dei negoziati, ancora in corso a Caracas, dovrebbero essere rese note nella giornata di domani.

 

Grecia. Il monastero serbo del Monte Athos, centro dell’ortodossia proibito alle donne, è stato danneggiato da un incendio divampato la notte scorsa. Le fiamme hanno distrutto in particolare il tetto dell’ala dell’edificio, che ospita le celle dei monaci, senza fortunatamente ferire nessuno dei 25 ospiti serbi. Ancora da chiarire le cause dell’incendio. 

 

 

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