RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 64 - Testo della Trasmissione di giovedì 4 marzo 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La drammatica realtà delle ragazze soldato nei Paesi in via di sviluppo, in uno studio presentato al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York.
CHIESA E
SOCIETA’:
Permane la crisi in Iraq
mentre in Yemen sono stati arrestati due figure di spicco della rete
terroristica di Al Qaeda.
Medio Oriente, Iraq e
direttorio franco-anglo-tedesco al centro dell’incontro, oggi a Roma, tra
Berlusconi e Blair.
Adottata dal Senato
francese la legge che vieta l’ostentazione dei simboli religiosi a scuola.
4 marzo 2004
LA CHIESA, COMUNITA’ DEI FIGLI, TRAMITE FRA DIO E
L’UOMO,
AL
CENTRO DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI PREDICATI OGGI IN VATICANO
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
“Nella
comunione della Chiesa. La Chiesa, icona della Trinità”. E’ il tema sviluppato
stamani dal teologo, mons. Bruno Forte, durante la predica degli Esercizi
spirituali in Vaticano alla presenza del Papa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Il
cammino degli Esercizi spirituali è proseguito, oggi, nell’approfondimento del
dono della partecipazione alla vita trinitaria, che si esprime in una relazione
nuova di unità tra Dio e gli uomini. Nella sua meditazione, il teologo ha
illustrato proprio l’elemento centrale di questa relazione, la Chiesa:
“La
Chiesa, che Gesù è venuto a fondare sulla Terra, è la comunità dei figli resi
tali nel Figlio, degli amati nell’Amato. E’ la Chiesa dell’amore”.
“Tutto
nella Chiesa – ha detto il predicatore – viene dall’amore della Trinità”. Il
cuore pulsante della Chiesa – ha aggiunto – è l’agape, l’amore che viene
dall’alto, torna in alto e costituisce la regola di vita dei discepoli di Gesù.
“La
Chiesa viene da Dio, de Trinitate. Dio ha avuto tempo per l’uomo e i
giorni dell’uomo sono diventati il tempo penultimo, il frattempo, fra il già
della prima venuta e il non ancora del Suo ritorno”.
Ieri
pomeriggio mons. Bruno Forte si è inoltre soffermato sulla figura di Mosè,
salvato dalle acque che ha condotto il suo popolo nel cammino della liberazione
dalla schiavitù di Egitto verso la Terra promessa passando attraverso il Mar
Rosso, prodigiosamente apertosi davanti a lui:
“Mosè è l’amico di Dio, quello con cui l’Eterno parla
faccia a faccia. Gregorio di Nissa, uno dei classici della spiritualità
cristiana, ha scritto una stupenda vita di Mosè, nella quale è presentato come
modello di perfezione in materia di virtù. Mosè è l’esempio del cammino che
tutti dovremmo compiere per piacere a Dio vivendo la nostra esistenza di
battezzati perché noi, come lui, siamo salvati dalle acque. Dunque la vita di
Mosè è un cammino pasquale come la vita del cristiano”.
In seguito,
la lectio divina è stata dedicata alla scena della visitazione di Maria
ad Elisabetta. “Alla scuola di Maria – ha concluso il teologo – impariamo ad
agire nella sequela di Colui che ci ha rivelato il Dio Trinità Amore, cioè
nella carità”.
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4 MARZO 1979: LA PRIMA ENCICLICA DI GIOVANNI PAOLO II
“REDEMPTOR HOMINIS”
-
Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato -
Il 4
marzo del 1979, come oggi, veniva promulgata la prima Enciclica di Giovanni
Paolo II, incentrata su Gesù Cristo, Redentore dell’uomo. Sarebbero seguite
quelle su Dio Padre e sullo Spirito Santo, in maniera da formare un trittico
dedicato alla Santissima Trinità. A distanza di un quarto di secolo ritorniamo
al messaggio di quel documento, illustrato dal segretario della Congregazione
per la dottrina della fede, l’arcivescovo Angelo Amato, intervistato da
Giovanni Peduto:
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R.– Il
messaggio centrale dell’Enciclica è dato dal suo incipit: Redemptor Hominis.
Cristo è il Redentore dell’umanità. Egli è il centro del cosmo e della storia.
Solo in lui c’è salvezza. La Redenzione portata da Cristo è una rinnovata
creazione. Egli ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme
fin dal primo peccato.
D. –
Nell’Enciclica sono già presenti molti temi che Giovanni Paolo II avrebbe sviluppato
in 25 anni di pontificato...
R. – Il
tema immediatamente proposto dall’Enciclica è la celebrazione del Grande
Giubileo dell’anno Duemila, che proporrà la meditazione del mistero centrale
della fede cristiana: l’incarnazione del Verbo. Il Santo Padre quindi si propone
di utilizzare i 20 anni che lo separano dal 2000 come tempo di attesa, di
preparazione e di incontro rinnovato con Cristo Redentore. Altre tematiche
dell’Enciclica, care al Santo Padre, sono la collegialità, l’ecumenismo, la missione
della Chiesa, i diritti dell’uomo.
D. – In
che clima storico è stato scritto questo documento?
R. -
Politicamente il clima è quello della guerra fredda. E’ ancora in piedi la cortina
di ferro e la divisione netta tra mondo occidentale libero ed Est europeo sotto
i vari regimi comunisti. Il Papa, venuto dall’Est, riafferma con forza il
diritto della Chiesa alla libertà religiosa e all’annuncio della verità del
Vangelo.
D.- L’Enciclica - il Papa lo dice chiaramente –
si situa sulla scia del rinnovamento e delle aperture avviati dal Concilio Vaticano
II...
R. –
Tutto il magistero del Santo Padre non è altro che una grande catechesi del
Concilio Vaticano II e sopratutto delle sue quattro Costituzioni: liturgia, parola
di Dio, mistero della Chiesa, relazione Chiesa e mondo. Da questo tesoro conciliare
il Santo Padre trae ispirazione e ammaestramento.
D. – Un
passo dell’Enciclica che ricorda in modo particolare?
R. - E’
proprio il passo che tratta dell’Eucaristia. Anzi nell’Enciclica viene anticipato
il titolo dell’ultima Enciclica del Santo padre. Nel n. 20 della Redemptor
Hominis, infatti si afferma in modo icastico “Ecclesia vivit ex
Eucharistia”, che prelude appunto all’incipit della recente Enciclica
eucaristica: Ecclesia de Eucharistia vivit.
D. –
Che effetto fa rileggere l’Enciclica a 25 anni dalla sua pubblicazione?
R. – Si
tratta di un’Enciclica programmatica che individua e fissa due principi propri
del pontificato di Giovanni Paolo II: da una parte, Gesù Cristo, Figlio del
Padre, nostro Redentore e sorgente di ogni bene, e dall’altra parte l’uomo con
il suo desiderio di felicità, libertà, verità e pace. L’incontro tra Gesù e
l’uomo dà inizio già nella storia alla salvezza e alla liberazione
dell’umanità.
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NOMINA
Il Papa ha nominato vescovo di Añatuya in Argentina padre
Adolfo Armando Urina, della Piccola Opera della Divina Provvidenza, già
direttore provinciale della medesima Congregazione in Argentina.
“L’IMPRENDITORE:
RESPONSABILITA’ SOCIALE E GLOBALIZZAZIONE”:
SI
APRE DOMANI IN VATICANO UN SEMINARIO SU INIZIATIVA
DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE E DELL’UNIONE INTERNAZIONALE IMPRENDITORI
CRISTIANI
- Intervista con Etienne Wibaux -
Corruzione degli affari e in politica, destinazione dei
profitti societari, impatto culturale della pubblicità e delle politiche di
marketing: sono gli argomenti centrali del Seminario che si aprirà domani in
Vaticano con il titolo “L’imprenditore:
responsabilità sociale e globalizzazione”. L’iniziativa è del Pontificio
Consiglio della giustizia e della pace e dell’Unione internazionale degli imprenditori
cristiani (Uniapac). Ascoltiamo il presidente dell’Uniapac, Etienne Wibaux,
nell’intervista di Fausta Speranza:
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R. – EST IMPORTANTE EN CE
MOMENT…
E’ importante in questo momento perché si tiene dopo i
vertici di Davos e di Bombay, durante i quali rappresentanti di tutte le
popolazioni del mondo hanno cercato di trovare soluzioni per un’economia al
servizio dell’uomo. La questione che quegli incontri, così come il nostro,
pongono è che cosa possiamo fare per umanizzare la globalizzazione.
D. – Qual è attualmente la situazione? Quali sono i
problemi?
R.
– LES PROBLEMS SONT QUE L’AIDE…
Il problema è che l’aiuto dato
dai Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo è troppo debole per
poter permettere loro di uscire dalla povertà. Come noto, un miliardo circa di
abitanti della Terra dispongono di meno di 2 dollari al giorno per vivere e oltre un miliardo
non ha accesso all’acqua potabile. Tutto ciò attenta gravemente alla dignità di
queste persone. Un secondo problema è che le sovvenzioni che i Paesi sviluppati
stanziano per proteggere e sviluppare la propria agricoltura ammontano a circa
350 miliardi di dollari, mentre le sovvenzioni ai Paesi in via di sviluppo sono
di 50 miliardi di dollari, cioè sette volte di meno. Esiste, quindi, un vero
problema di mancanza di mezzi da parte dei Paesi in via di sviluppo, in un
momento in cui la concorrenza a livello
planetario ha un ruolo importantissimo: la globalizzazione influenza sempre di
più i prezzi ed i prezzi delle materie non permettono a questi Paesi di vivere.
D. – Qual è l’obiettivo della vostra Associazione?
R. – CE QUI EST IMPORTANT DANS CETTE REUNION …
Per quanto riguarda questa riunione, abbiamo cercato di
mettere da parte i grandi interrogativi generali sulla globalizzazione, per far
riflettere, invece, direttamente ogni singolo imprenditore, ogni dirigente su
quale sia la sua responsabilità sociale all’interno della globalizzazione. Ci
chiediamo cosa, in quanto dirigente, si possa fare attraverso la propria
azienda. E’ un cambiamento di prospettiva.
D. – E’ possibile questo cambiamento di prospettiva oggi,
quando nel mondo poche multinazionali dominano il campo?
R. – VOUS AVEZ RAISON …
Lei ha ragione, è uno dei problemi dell’attuale situazione
mondiale. Posso dire che nel corso di questo nostro incontro affronteremo
cinque argomenti nell’ambito dei quali cercheremo di individuare cosa,
concretamente, possiamo fare. Il primo: qual è lo scopo sociale ed etico dei
profitti dell’impresa, cioé che cosa facciamo, che fa l’impresa dei suoi
profitti. Il secondo tema riguarda la corruzione negli affari ed in politica:
che cosa possiamo fare, noi capi di impresa, per combattere la corruzione.
Terzo: la responsabilità sociale del dirigente nella lotta contro la povertà.
Che cosa facciamo concretamente? Che cosa possiamo fare per combattere la
povertà nella Terra? Quarta questione: lo sviluppo dei dipendenti in quanto
persone, malgrado la pressione degli affari ai quali siamo sottoposti. Ci
chiediamo proprio che cosa possiamo fare per promuovere la dignità dell’uomo e
il suo sviluppo nonostante la concorrenza. Infine, quinto interrogativo: qual è
l’impatto culturale del marketing e della politica delle comunicazioni delle
imprese. Vediamo che attraverso la nostra attività, le nostre pubblicazioni e
la pubblicità possiamo influenzare il modo di vivere ed i comportamenti delle
persone. Da qui la domanda: come possiamo fare meglio?
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Apre la prima pagina la
situazione in Iraq: rafforzate le misure di sicurezza alle frontiere per
prevenire l'infiltrazione di terroristi stranieri. Una scheda sui tratti
salienti della Costituzione provvisoria, che sarà firmata domani.
Sempre in prima, un articolo
sull'Africa; allarme del Programma alimentare mondiale: urgono 48 milioni di
dollari per garantire la sopravvivenza di 600.000 profughi che vivono in cinque
Paesi dell'Est e del Centro.
Nelle vaticane, una pagina con
le Lettere quaresimali dei Vescovi italiani.
Due pagine dedicate al cammino
della Chiesa in Italia.
Nelle estere, Haiti: si
rafforzano a Port-au-Prince i contingenti delle truppe internazionali di
stabilizzazione.
Nella pagina culturale, in
evidenza un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "Un atteggiamento
sapienziale di fronte alla storia e alla vita": i novant'anni del grande
storico Roger Aubert.
Un articolo di Maria Maggi in
merito all'annuncio della Nasa di aver trovato tracce della presenza di
acqua su Marte.
Nelle pagine italiane, la
Diocesi di Perugia contro la Regione: "una legge truffa che umilia la
famiglia", in riferimento alla delibera del 4 febbraio sui
"contributi a favore di coppie di nuova costituzione per l'acquisto della
prima casa".
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4 marzo 2004
COMINCIA UN’ALTRA FASE DEL LUNGO PROCESSO
ELETTORALE DEGLI STATI UNITI
CON IL
RICONOSCIMENTO UFFICIALE DI JOHN KERRY QUALE SFIDANTE DEMOCRATICO
AL PRESIDENTE IN CARICA GEORGE BUSH
- Intervista con Vittorio Zucconi -
E’ John Kerry lo sfidante democratico
per la Casa Bianca. E’ ormai ufficiale il ritiro dalla competizione anche di
John Edwards, così come è giunta, altrettanto ufficiale, la telefonata del presidente George Bush al senatore del Massachusetts per le
congratulazioni. Il servizio di Fausta Speranza:
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Ora che lo sfidante
è uno solo, parlando ai suoi sostenitori, Edwards ha accompagnato l'annuncio
del suo abbandono con una forte dichiarazione d'appoggio a Kerry. E lo sfidante
democratico ha ricambiato la cortesia rendendo omaggio all’avversario di cui ha
lodato l’eloquenza e l’impegno. Dichiarazioni che sembrano rilanciare
l'ipotesi, in caso di vittoria democratica, del cosiddetto 'dream ticket', cioè
Kerry come presidente ed Edwards come suo vice. Ma al di là delle dichiarazioni,
qualcuno giura che non è vero feeling fra i due e scommette più su altri nomi,
tra cui: Richard Gephardt, Wesley Clark, Bill Richardson, mentre altri danno
per sicura la scelta di una donna.
Per il momento di certo c’è la valanga di voti raccolti da Kerry negli ultimi
giorni anche negli Stati più popolosi dell'Unione: la California e lo Stato di
New York. Eppure, si deve dire che la campagna elettorale vera e propria
comincia solo ora per la sfida tra democratici e repubblicani, tra Kerry e Bush.
Per capire in quale fase del lungo processo di voto si entri ora, ci
parla Vittorio Zucconi, analista dagli Stati Uniti del quotidiano La
Repubblica:
R. – Si aprono le 8-12 settimane che spesso sono
determinanti nella decisione sulla presidenza. E’ la fase intermedia tra le
primarie e le grandi Convention, cioè le grandi ‘sceneggiate’ d’estate nelle
quali i due candidati cercano di definirsi l’uno contro l’altro. In pratica si
definiscono in negativo dicendo perché non bisogna votare l’avversario e perché,
invece, bisogna votare per sé. Si spendono decine e decine di milioni di
dollari negli spot televisivi e si scolpisce la figura dell’avversario che poi
sarà quella che lo porterà alle elezioni. Quindi è importantissimo il periodo
che si è aperto con la vittoria definitiva di Kerry sul campo dei democratici.
D. – Intravede nuove possibili strategie da parte dei
repubblicani e dei democratici da adottare d’ora in poi?
R. - La strategia dei repubblicani è molto evidente, già
l’abbiamo vista tratteggiarsi. E’ quella di descrivere Kerry come un uomo di
estrema sinistra, come un liberal. Naturalmente Kerry non è un uomo di estrema
sinistra ma è un uomo vicino al mondo dei Kennedy, un uomo che da molti anni
sta in politica e quindi ha votato per molte cose e contro molte cose. Quindi,
Bush dirà in sostanza che si tratta di un estremista di vecchia maniera, di uno
statalista. Al contrario, Kerry dovrà ripetere che Bush è un presidente
fallito, un presidente che ha condotto una politica estera – secondo le parole
esatte di Kerry – inetta, incosciente, arrogante, che ha isolato l’America dal
resto del mondo. E Kerry ripeterà che bisogna riportare l’America alla
normalità e alla grandezza dei suoi rapporti con il resto del mondo. In definitiva:
Bush sarà descritto come un presidente fallito; Kerry, come un uomo che
appartiene ad un passato di politica e di ideologia che nel nuovo mondo della
guerra sarebbe “pericoloso” per l’America.
D. – Nell’immediato, dopo il cosiddetto Super Martedì, è
sembrato quasi che Kerry avesse vinto non solo il posto di sfidante contro
Bush, ma addirittura la partita con il presidente in carica …
R. – Quello che certamente Kerry ha incarnato
nell’opposizione americana, per il momento, è una voglia di vincere e di
cacciare via George Bush. Questo è stato molto forte tra gli elettori
dell’opposizione ed è importante perché spesso in America le elezioni vengono
decise non tanto dalle idee, quanto dalla partecipazione al voto. In America si
vota molto poco. Basti ricordare che l’affluenza alle ultime elezioni è stata
del 49 per cento alle ultime elezioni. Dunque, basta che un 1 per cento in più
vada a votare per fare la differenza. Però, è sempre troppo presto per
giudicare in questo periodo, anche perché il candidato che deve fare le primarie
ha tutta la luce dei riflettori su se stesso o sui propri avversari e quindi
per un po’ è il personaggio centrale della politica americana. Qui è come il
tennis: si passa da un servizio all’altro. Diciamo che Kerry ha mantenuto il
proprio servizio e ha battuto bene la palla, ma adesso la palla passa a Bush.
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“DOVE SONO LE RAGAZZE?”: DECINE DI
MIGLIAIA DI BAMBINI
E
GIOVANI DONNE ARRUOLATE PER COMBATTERE
NEI
PAESI IN VIA DI SVILUPPO E SFRUTTATE DAI SOLDATI
Non solo combattenti di prima linea, ma anche oggetto
degli istinti sessuali dei soldati. È l’agghiacciante conclusione di uno studio
presentato ieri al Palazzo di Vetro dell’Onu, a New York, nell’ambito dei
lavori della Commissione sullo stato della donna. Intitolato “Dove sono le ragazze”
lo studio è stato condotto dall’organizzazione umanitaria canadese “Diritti e
democrazia”, nel corso di tre anni, raccogliendo interviste in zone di guerra.
E’ risultato che sono decine di migliaia le ragazze costrette ad imbracciare le
armi nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Il servizio di Elena
Molinari:
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Sono decine di migliaia le ragazze, anche solo ragazzine,
che combattono in prima linea nelle guerre che insanguinano tanti Paesi in via
di sviluppo. “In molti Paesi africani c’è la tendenza a classificare queste
ragazze come schiave sessuali”, ha detto Dyan
Mazurana, una delle
autrici della ricerca, “ma in realtà – ha aggiunto – sono più spesso
combattenti di prima linea”. Mazurana e la collega Susan Mc Kay, una ricercatrice
americana, hanno steso lo scioccante rapporto intitolato “Dove sono le
ragazze”, dopo aver intervistato, in più di tre anni, 300 bambine sotto i 18
anni, in particolare in Uganda settentrionale, Sierra Leone e Mozambico.
Ma la loro ricerca, finanziata dal governo canadese,
prende in considerazione anche guerre che vanno dal Nepal, al Medio Oriente
alla Colombia. “Le ragazze”, ha spiegato ancora Mazurana, “vengono impiegate in
battaglia, ma anche nei servizi domestici, il che spesso comporta l’obbligo di
soddisfare sessualmente i combattenti maschi”.
“Più in generale”, ha sottolineato, “nell’Uganda
settentrionale i bambini costituiscono circa l’80 per cento dell’Esercito di
Resistenza del Signore, un gruppo ribelle, e la metà sono bambine”. La maggior
parte di queste ragazzine, sempre in Uganda, ha fra i 10 e i 13 anni.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
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4 marzo 2004
IL POSSIBILE VIAGGIO DEL PAPA IN SVIZZERA IL 5 E
6 GIUGNO PROSSIMI
AL CENTRO DEI LAVORI DELLA 263.MA ASSEMBLEA
ORDINARIA
DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE ELVETICA CONCLUSASI OGGI
CON LA PUBBLICAZIONE DI UN COMUNICATO FINALE
LOSANNA.
= La possibilità di una visita del Papa in terra svizzera è stata al centro
della 263.ma assemblea ordinaria della Conferenza dei vescovi elvetici conclusasi
ieri a Villars-sur-Glâne. In una nota, diffusa stamani, i presuli segnalano che
una delegazione vaticana guidata da mons. Renato Boccardo si è recata in Svizzera
a fine febbraio per stilare un programma di viaggio da tenersi a Berna dal 5 al
6 giugno prossimi. Programma che sarà sottoposto all’approvazione di Giovanni
Paolo II. Proprio in quei giorni, a Berna, è previsto il primo incontro nazionale
dei giovani cattolici. Nell’Assemblea, i vescovi svizzeri hanno ribadito la
loro netta posizione in difesa della vita sin dal concepimento e in favore
della famiglia. Prossimamente, il gruppo di lavoro “Bioetica” della Conferenza
si pronuncerà sulla legge svizzera relativa alla ricerca sulle cellule
embrionali e sul referendum che è stato annunciato al riguardo. Il carattere
unico del matrimonio, unione tra un uomo e una donna – si legge nella nota –
deve essere protetto in modo incondizionato. D’altro canto, esprimono
preoccupazione per le lacune presenti nella legislazione svizzera
sull’eutanasia. La Conferenza episcopale elvetica ha infine deciso di
proclamare il 2005 e il 2006 “anni delle vocazioni”. Evento che sarà
caratterizzato da iniziative nelle tre regioni linguistiche della Svizzera, secondo
le esigenze pastorali proprie a ciascuna. (A.G.)
SUCCESSO EDITORIALE PER IL “TRITTICO ROMANO” DI
GIOVANNI PAOLO II.
IL
VOLUME DI POESIE DEL PAPA HA VENDUTO GIA’ CENTINAIA DI MIGLIAIA DI COPIE
IN
TUTTO IL MONDO E PRESTO SARA’ TRADOTTO ANCHE IN GIAPPONESE E BULGARO
CITTA’
DEL VATICANO. = Un grande successo editoriale: scritto in polacco e già
tradotto in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo, il “Trittico Romano”
- raccolta di componimenti poetici del Papa - avrà anche una versione in
giapponese e bulgaro. Lo rende noto il “Vatican Information Service”. Il poema
che Giovanni Paolo II ha scritto tra l'estate e l'autunno del 2002 è stato
pubblicato in polacco nel marzo del 2003. Alla versione originale e alle prime
cinque traduzioni – informa la Libreria editrice vaticana, detentrice dei
diritti dell'opera – si affiancheranno presto traduzioni in olandese,
ungherese, coreano, croato, russo, ceco, romeno, sloveno, malayam (India),
catalano, basco, norvegese e portoghese. Il successo editoriale è sintetizzato
da alcuni dati: trentamila sono le copie vendute per la versione in italiano,
dodicimila in tedesco per i tipi della Herder e ben seicentomila per l’edizione
in polacco. Il Centro televisivo vaticano ha inoltre prodotto un servizio in
italiano con la lettura integrale dei testi del Trittico, accompagnati da
immagini della cappella Sistina e da un sottofondo musicale. (A.G.)
INIZIATO STAMANI ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE
UN
CONGRESSO INTERNAZIONALE, IN OCCASIONE DEL CENTESIMO
ANNIVERSARIO
DELLA NASCITA DEL TEOLOGO KARL RAHNER
ROMA.
= Approfondire una lettura critica della teologia rahneriana: con questo
obiettivo, è iniziato oggi alla Pontificia Università Lateranense un convegno
di studi in occasione della ricorrenza dei cento anni dalla nascita di Karl
Rahner. La due giorni di lavoro – promossa dall’Ateneo pontificio - intende
mettere in luce l'attualità, ma anche la problematicità delle tesi principali
del teologo al fine di determinare il valore dell'impostazione rahneriana di
discipline come l’epistemologia, la lettura trinitaria e la cristologia e la
loro rispondenza ad interpretare le istanze della teologia contemporanea. La
presenza di studiosi di diverse scuole teologiche e filosofiche di varia
nazionalità farà sì che questo convegno sia un momento proficuo di confronto e
di approfondimento. Nella prima sessione - presieduta dal cardinale Crescenzio
Sepe - una introduzione generale è dedicata a porre in luce anzitutto le
linee portanti dell'antropologia rahneriana. Nelle sessioni successive, si
tenterà invece un esame critico di alcune principali tesi di Rahner, quali
l'utilizzo del metodo trascendentale in teologia e la conseguente elaborazione
di una teologia trascendentale, la dottrina trinitaria e l'ecclesiologia, il
cristianesimo anonimo ed il modello inclusivista della teologia delle
religioni. Tra i relatori, oltre a numerosi esponenti del mondo accademico di
livello internazionale, anche il rettore delle Lateranense, mons. Rino
Fisichella e mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina
della Fede. Il Convegno si concluderà nel pomeriggio di domani con una tavola
rotonda dal titolo “Karl Rahner e la teologia italiana: bilancio e
prospettive”. (A.G.)
EMERGENZA
FAME PER 600 MILA PROFUGHI AFRICANI: E’ IL DRAMMATICO ALLARME
LANCIATO DAL PROGRAMMA ALIMENTARE
MONDIALE, CHE CHIEDE
ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
ALMENO 48 MILIONI DI DOLLARI
PER SOSTENERE LE POPOLAZIONI STREMATE
NAIROBI.
= Mancano almeno 48,3 milioni di dollari per continuare a fornire il cibo
destinato alla sopravvivenza di circa 600 mila profughi che si trovano in cinque
paesi africani – nell’est e nel centro del continente - attualmente in
situazioni particolarmente drammatiche. E’ il grido di aiuto lanciato a Nairobi
dal Pam, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, che mette in
luce la gravità della situazione in Ciad, Repubblica Democratica del Congo,
Etiopia, Kenya, e Sudan. “Saremo costretti - avverte il Pam - a ridurre la
distribuzione di cibo a queste popolazioni già devastate da tremende guerre
combinate con durissime siccità”. Se non arriveranno urgentemente fondi
supplementari – prosegue la nota – la situazione si farà insostenibile. Nel
2003 ha provveduto alla sopravvivenza nutrizionale di circa 110 milioni di persone
in 82 nazioni. (A.G.)
APPELLO DEI
LEADER RELIGIOSI NEL NORD DELL’UGANDA
AFFINCHE’ CON L’AIUTO DELLA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE,
IL GOVERNO PONGA FINE ALLA GUERRA
IN QUELLA TORMENTATA REGIONE
UGANDA.
= “Rivolgiamo un appello al governo dell’Uganda perché dichiari il nord del
Paese zona di disastro e per chiedere l’intervento della comunità internazionale”
affinché ponga fine alla guerra. E’ questo il contenuto di un appello lanciato
dalla capitale ugandese, Kampala, dai leader religiosi delle comunità Acholi,
Lango e Teso. La situazione della regione sta precipitando dopo i recenti
massacri perpetrati dal sedicente Esercito di resistenza del Signore (LRA) ad
Abia e Barlonyo costati la vita a circa 300 persone. Queste stragi hanno
infatti accelerato il flusso dei civili che si riversano nei campi profughi per
cercare riparo dalle violenze, rendendone ancora più tragiche le già precarie
condizioni socio-sanitarie. Lo stato di degrado in cui versano i centri di
raccolta viene ritratto nel documento di denuncia dei religiosi in cui si
afferma che “stanno diventando luoghi di abbietta povertà, rottura di valori
culturali e morali, rapida diffusione dell’Hiv e altri gravi mali”. (P.C.)
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4 marzo 2004
- A cura di Barbara Castelli -
La polizia irachena, che opera
in appoggio delle truppe straniere, è tornata nel mirino della guerriglia.
Alcuni colpi di mortaio sono stati sparati stamani contro un commissariato e
una moschea a Mossul, nel nord del Paese, ferendo tre persone. Dopo i sanguinosi attentati di
martedì scorso a Baghdad e Karbala, intanto, continua a crescere in Iraq
l’insofferenza della popolazione verso la presenza dei militari stranieri,
accusati di non saper mantenere la sicurezza nel Paese. Slogan antiamericani
hanno accompagnato ieri i funerali delle 171 vittime dei fatti di sangue. Paolo
Mastrolilli:
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Gli americani hanno arrestato 15 sospetti, tra cui cinque
che potrebbero essere iraniani. Il comandante delle truppe statunitensi
nell’intera regione mediorientale ha detto di avere informazioni di
Intelligence sul coinvolgimento del terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi e
ha previsto che il prossimo futuro sarà molto pericoloso, perché gli estremisti
faranno tutto il possibile per sabotare il passaggio dei poteri, previsto a
fine giugno. Ieri, intanto, gli attacchi sono continuati con il lancio di razzi
contro la centrale telefonica di Baghdad, che consente le comunicazioni con
l’estero, e colpi di mortaio su una base americana a Tikrit. Le violenze di
questi giorni hanno provocato una reazione della gente contro gli occupanti, ma
il governatore americano in Iraq, Paul Bremer, ha promesso 60 milioni di dollari
per rafforzare i controlli ai confini, da dove entrano i terroristi, e ha
confermato che la nuova costituzione, necessaria per il passaggio dei poteri,
verrà firmata domani.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Continua,
intanto, l’offensiva internazionale contro Al Qaida. Le forze di sicurezza
yemenite hanno arrestato nelle ultime 24 ore due figure di spicco della rete
terroristica guidata da Osama Bin Laden. Le catture di Abdel Rauf Nassib e
Sayed Imam Chrif sono avvenute durante un rastrellamento a caccia di estremisti
islamici nella provincia meridionale di Abyan.
Tutto da rifare per il processo a carico di Mounir el
Motassadeq, il marocchino condannato dal tribunale di Amburgo a 15 anni di
reclusione per coinvolgimento negli attentati terroristici dell’11 settembre
2001 negli Stati Uniti. Lo ha deciso oggi la Corte suprema tedesca, annullando
la sentenza di primo grado. Mounir el Motassadeq è l’unico ad essere stato
condannato per complicità per le stragi dell’11 settembre.
Stato di emergenza ad Haiti: lo ha decretato il premier,
Yvon Neptune, mentre sull’isola proseguono le violenze. Tre fedelissimi di
Aristide sono morti ieri in scontri con la polizia. Non mancano, tuttavia, i
tentativi di pacificazione. “Sono il presidente di tutti”, ha detto il capo di
Stato ad interim, Boniface Alexandre, mentre il leader degli insorti, Guy
Philippe, avrebbe accettato di deporre le armi. Sospesi fino a domenica, per
ragioni di sicurezza, i voli dell’Air France.
La leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi è
pronta a lavorare con la giunta militare al governo. Lo ha annunciato stamani
l’emissario delle Nazioni Unite in Myanmar, Ismail Razali. Il premio Nobel per
la pace Aung San Suu Kyi vive tagliata fuori dal mondo da cinque mesi, poiché
costretta al domicilio coatto dalla giunta militare al potere a Yangoon (ex
Rangoon).
Stato
di massima allerta per l’esercito israeliano. Migliaia di guardie frontaliere,
poliziotti e volontari sono stati dispiegati questa mattina nei settori sensibili
del territorio, in previsione di un’ondata di attentati palestinesi per la
festa ebraica del Purim, una specie di carnevale ebraico. Sul terreno, intanto,
si registrano nuove incursioni. Un ragazzo palestinese di 14 anni è stato
ucciso questa mattina a Rafah dal fuoco di soldati israeliani; mentre due
fratelli arabi sono stati arrestati dalla polizia perché sospettati di essere
in contatto con gli Hezbollah libanesi.
Riparte da Palazzo Chigi il dialogo fra Italia e
Gran Bretagna, dopo le incomprensioni in ambito europeo sul direttorio
franco-anglo-tedesco. Il presidente del Consiglio Berlusconi, infatti, ha
incontrato nella tarda mattinata il premier britannico Tony Blair. La crisi in Medio Oriente e l’Iraq
saranno anche al centro dei colloqui questo pomeriggio tra Berlusconi e Hosni
Mubarak. Nella sua visita lampo di 24 ore in Italia, il presidente egiziano
sarà ricevuto anche dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Dopo
l’Assemblea nazionale, anche il Senato francese ha adottato il progetto di
legge che vieta l’ostentazione di simboli religiosi a scuola. Puntuali sono
nuovamente scoppiate le polemiche, soprattutto da parte della comunità musulmana
a causa del divieto del velo islamico. Ce ne parla Andrea Sarubbi:
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276
voti contro 20 e il progetto di legge è passato anche alla Camera alta di
Parigi, dopo che il 10 febbraio scorso era stato approvato dall’Assemblea nazionale.
A favore hanno votato ieri i senatori dell'Unione per un movimento popolare, la
formazione del presidente Jacques Chirac, ed anche l’opposizione socialista. Il
primo ministro Jean-Pierre Raffarin, intervenendo in aula, si è subito affrettato
a difendere il provvedimento: “La nostra visione della laicità - ha detto - non
è contro le religioni. Ognuno ha diritto all’espressione della sua fede, a
condizione che, all’interno delle scuole, rispetti le leggi della Repubblica”.
E la nuova legge, che si applicherà dall’inizio del prossimo anno scolastico,
nel settembre 2004, in particolare vieta l’esibizione ostentata di simboli
religiosi: non solo, quindi, il velo islamico, ma anche grandi croci, kippah,
turbanti. Le proteste, soprattutto da ambienti islamici, francesi e non solo,
non hanno tardato ad arrivare. Se ne è fatto portavoce un senatore comunista,
Paul Verges, il quale ha contestato il testo perché, ha spiegato, provoca “il
rischio assurdo di creare tensioni laddove non esistono”.
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Un
gruppo di terroristi indipendenti sta minacciando la sicurezza in Francia. Il
gruppo terroristico Azf ha chiesto 4 milioni di dollari e 1 milione di euro di
riscatto per evitare che siano innescate bombe sui treni locali. Le ferrovie
hanno mobilitato 10 mila dipendenti alla ricerca degli ordigni.
La crisi nord-irlandese ha monopolizzato i colloqui di
ieri a Londra tra il premier britannico, Tony Blair, e il leader moderato
unionista, David Trimble. Il partito di quest’ultimo, infatti, ha abbandonato i
negoziati di pace. Il servizio di Sàgida Syaed:
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Il
premio Nobel per la pace, David Trimble, ha chiesto a Blair una ferma presa di
posizione nei confronti delle azioni paramilitari dell’Ira, la milizia
repubblicana. Trimble, senza mezze misure, ha fortemente criticato la non
volontà di escludere lo Sinn Fein, il partito vicino all’Ira, dal processo di
pace. In segno di protesta Trimble aveva deciso di ritirare martedì scorso il
suo partito dal tavolo dei lavori, apertosi in febbraio, sulla ripresa del
processo di pace, stipulato nella Pasqua del 1998 in Irlanda del Nord. Il Good
Friday Agreement, dunque, è ancora una volta in crisi, dopo che alle elezioni
di novembre il leader del partito vincitore degli Unionisti democratici, Parsley,
aveva dichiarato di non voler dialogare con lo Sinn Fein. Tony Blair, che ha
incontrato Jerry Adams due giorni fa, ha ribadito che il processo continuerà
anche senza gli Unionisti, ma ha minacciato il leader repubblicano
dell’espulsione dal governo, se le violenze non cesseranno immediatamente.
Da Londra, per la Radio Vaticana, Sàgida Syed.
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La Cina ha rimesso in libertà Wang Yucai, uno dei
più noti dissidenti, fondatore del Partito democratico cinese. Lo ha annunciato
stamani un’organizzazione di difesa dei diritti umani. Il Partito democratico
cinese costituisce il tentativo di fondare, alla fine degli anni ‘90, un
partito di opposizione in Cina. Wang, 37 anni, era stato rinchiuso in carcere
nel 1998, dopo una condanna a 12 anni per sovversione.
Il premier romeno, Adrian Nastase, ha deciso di
dimettere il ministro della Giustizia, Rodica Stanoiu, fortemente criticata
dall’Unione Europea e dai partiti di opposizione per non aver realizzato la
necessaria riforma del sistema giudiziario del Paese balcanico. Lo ha
annunciato oggi l’agenzia stampa Mediafax, citando fonti governative.
La guerriglia cecena ha confermato ufficialmente
oggi la morte del comandante ceceno Ruslan Gelayev, specificando che il leader
“è stato tradito”. Nei giorni scorsi le fonti ufficiali russe avevano
annunciato la morte di Gelayev in uno scontro in Daghestan ed avevano mostrato
le foto del corpo senza vita.
Tentativi
di accordo tra potere e opposizione in Venezuela. Le parti si sono incontrate
ieri per trovare una soluzione all’indomani dell’annuncio del Consiglio
Nazionale Elettorale sull’impossibilità di indire un referendum contro il presidente
Chavez, a causa del mancato raggiungimento del numero di firme. Le decisioni
dei negoziati, ancora in corso a Caracas, dovrebbero essere rese note nella
giornata di domani.
Grecia. Il monastero serbo del Monte Athos, centro
dell’ortodossia proibito alle donne, è stato danneggiato da un incendio
divampato la notte scorsa. Le fiamme hanno distrutto in particolare il tetto
dell’ala dell’edificio, che ospita le celle dei monaci, senza fortunatamente
ferire nessuno dei 25 ospiti serbi. Ancora da chiarire le cause
dell’incendio.
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