RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 63 - Testo della Trasmissione di mercoledì 3 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Domani ricorrono i 25
anni della Redemptor Hominis, la prima Enciclica di Giovanni Paolo II.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si riaccende la tensione
in Nepal: nella notte 39 persone hanno perso la vita negli scontri tra maoisti
e governativi
John
Kerry sfiderà Bush nelle presidenziali del prossimo 2 novembre, dopo la
vittoria delle primarie di ieri
Permane
lo stato di crisi ad Haiti.
3
marzo 2004
IL
TEMA DELLA RISURREZIONE AL CENTRO DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI PREDICATI
IN VATICANO ALLA PRESENZA DEL PAPA
- Servizio di Amedeo Lomonaco -
“Nella luce di Pasqua. L’incontro che cambia la vita. La
Risurrezione come storia trinitaria”. E’ il tema degli Esercizi spirituali
predicati stamani, in Vaticano, dal teologo, mons. Bruno Forte. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
*********
Il cammino degli esercizi spirituali ha preso in esame,
oggi, il giorno della Risurrezione di Gesù e della piena Rivelazione dell’amore
di Dio compiutasi in essa mediante l’effusione dello Spirito. Ascoltiamo il teologo:
“All’inizio vi fu l’esperienza di un incontro: ai pavidi
fuggiaschi del Venerdì Santo, Gesù si mostrò vivente; tutto comincia con questo
incontro”.
“Alla paura – ha proseguito il predicatore – si sostituì
il coraggio e i fuggitivi divennero i testimoni per esserlo ormai fino alla
fine in una vita donata senza riserve a Colui che pure avevano tradito nell’ora
delle tenebre”.
“Dunque uno iato sta tra il tramonto del Venerdì Santo e
l’alba di Pasqua, uno spazio vuoto in cui è accaduto qualcosa di talmente
importante da dare origine al Cristianesimo nella storia: l’annuncio registrato
nei testi del Nuovo Testamento confessa l’incontro con il Risorto come
esperienza di grazia”.
“La Risurrezione – ha detto mons. Bruno Forte – è un
evento trinitario nel quale il Padre effonde lo spirito sul crocifisso e lo
risuscita alla vita”. Nel pomeriggio di ieri il teologo ha inoltre incentrato
la propria meditazione sulla figura di Abramo, “colui che ha introdotto la fede
nel mondo e che è considerato, da ebrei, musulmani e cristiani il padre dei
credenti”:
“Abramo conosce veramente Dio quando Dio gli chiede il
sacrificio dell’amato, l’Isacco del suo cuore. Abramo si fida di Dio anche nel
tempo del silenzio di Dio. Questa è la fede, questa è la grandezza di Abramo”.
Successivamente
sono stati illustrati due passi del Vangelo di Giovanni - le nozze di Cana e la
scena della Vergine ai piedi della Croce - con protagonista Maria, che come
Abramo ha offerto il suo Isacco, Gesù.
*********
RINUNCIA
IN BRASILE
Il Santo Padre ha accettato
stamani la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Florianopolis
in Brasile, presentata da mons. Vito Schlickmann, per raggiunti limiti di età.
DOMANI
RICORRONO I 25 ANNI DELLA “REDEMPTOR HOMINIS”,
LA PRIMA ENCICLICA DI GIOVANNI PAOLO II
Il 4 marzo di 25 anni fa, prima
domenica di Quaresima del 1979, Giovanni Paolo II firmava la sua prima
enciclica, la “Redemptor Hominis”. Con questo documento il Papa dava l’impronta
al suo pontificato, iniziato da appena 4 mesi e mezzo: missione della Chiesa è
portare l’uomo a Cristo. Una missione che vuol dire insieme annuncio del
Vangelo e azione concreta a favore dell’umanità: di qui i primi appelli di
Giovanni Paolo II alla giustizia sociale, al rispetto dei diritti umani, alla libertà
religiosa, alla solidarietà con i poveri della Terra. E sul piano religioso
l’invito a proseguire sulla via del rinnovamento del Concilio Vaticano II, ad
avanzare con coraggio verso l’unità piena dei cristiani e a dialogare con le
altre confessioni, ma senza mai perdere la certezza della propria fede. Il
servizio di Sergio Centofanti.
************
La prima enciclica di Giovanni
Paolo II è un inno di lode e di stupore per quello che il Papa definisce “il
tremendo mistero dell’amore” di Dio per l’uomo: Dio si fa carne e si lascia
mettere in Croce per salvare l’umanità. E’ la “verità-chiave della fede” che fa
dire al Pontefice all’inizio del documento:
“Il Redentore dell’uomo, Gesù
Cristo, è centro del cosmo e della storia”.
Punto di riferimento è sempre
Cristo anche quando il cardinale Karol Wojtyla, subito dopo l’elezione, il 16
ottobre 1978, deve rispondere alla domanda: “Accetti?”:
“Obbedendo nella fede a Cristo, mio Signore, confidando
nella Madre di Cristo e della Chiesa, nonostante le così grandi difficoltà, io
accetto”.
Il Papa cerca di spiegare questo
immenso amore di Cristo, che “abbraccia tutti”
perché sa che “l’uomo non può vivere senza amore”:
“Dio è amore…e…l’amore è più grande del peccato, della
debolezza…; è amore sempre pronto a sollevare e a perdonare, sempre pronto ad
andare incontro al figliol prodigo”.
Perciò l’uomo – scrive il Papa –
“deve con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e
peccaminosità… avvicinarsi a Cristo”. E “la Chiesa desidera servire quest’unico
fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo”. L’uomo è dunque “la prima e
fondamentale via della Chiesa”. Per questo il Papa guarda la situazione
dell’umanità:
”L’uomo d’oggi sembra essere sempre minacciato da ciò che
produce…vive sempre più nella paura…teme che i suoi prodotti… possano diventare
mezzi e strumenti di una inimmaginabile autodistruzione”.
Il Papa parla delle minacce
delle armi atomiche, dell’inquinamento dell’ambiente, del grande dramma della
miseria e della fame che affligge centinaia di milioni di persone e dei
meccanismi finanziari ed economici che determinano le grandi disuguaglianze
sociali nel mondo:
“Queste strutture fanno estendere incessantemente le zone
di miseria e, con questa, l’angoscia, la frustrazione e l’amarezza. Ci troviamo
qui dinanzi ad un grande dramma che non può lasciare nessuno indifferente”.
Nonostante
il progresso – sottolinea il Papa – ci troviamo molto distanti “dalle esigenze
della giustizia”, tanto che ai Paesi poveri si offrono “talvolta in abbondanza armi
moderne e mezzi di distruzione” piuttosto che “investimenti per il
nutrimento”. Giovanni Paolo II invita a
ricordare la scena del giudizio finale dove Gesù dirà: “Ho avuto fame, e non mi
avete dato da mangiare…”. Quindi elenca tre principi: la priorità dell’etica
sulla tecnica, il primato della persona sulle cose e la superiorità dello
spirito sulla materia:
“Si tratta…non tanto di ‘avere di più, quanto di ‘essere
di più. L’uomo…non può diventare schiavo delle cose, schiavo dei sistemi
economici, schiavo della produzione…Una civiltà dal profilo puramente
materialistico condanna l’uomo a tale schiavitù”.
La Chiesa – ribadisce il
Pontefice – “non è legata ad alcun sistema politico”, ma richiama i grandi
valori: la pace, la solidarietà, la giustizia, il rispetto dei diritti umani,
la libertà. Siamo nel 1979, mancano dieci anni al crollo del muro di Berlino:
il Papa non cita esplicitamente i regimi comunisti ma condanna duramente le
limitazioni alla libertà religiosa di tanti credenti che soffrono “i tormenti
della discriminazione e della persecuzione per il nome di Dio”. Elogia quindi
“il magnifico sforzo compiuto per dare vita all’Organizzazione delle Nazioni
Unite”, posta a “garanzia” del rispetto degli inviolabili diritti dell’uomo. Di
fronte a questo mondo che soffre, il Papa invita tutti i cristiani a dare una
testimonianza comune:
“In questa unione nella missione, di cui decide
soprattutto Cristo stesso, tutti i cristiani debbono scoprire ciò che già li
unisce, ancor prima che si realizzi la loro piena comunione. Questa è l’unione apostolica
e missionaria”.
Giovanni
Paolo II conferma l’irrinunciabile via dell’ecumenismo senza scoraggiarsi di
fronte alle difficoltà, anche se “vi sono persone – scrive – che avrebbero
voluto indietreggiare”. E conferma le aperture del Concilio Vaticano II anche
per il dialogo con le altre religioni perché lo “Spirito di verità” opera
“oltre i confini visibili” della Chiesa: ma – precisa - “questo non significa
assolutamente perdere la certezza della propria fede” in Cristo Redentore
dell’uomo. Nell’ultimo capitolo infine il Papa ricorda che la Chiesa che serve
l’uomo è una Chiesa che “vive dell’Eucaristia”, sacramento di amore
strettamente legato alla conversione personale:
“La Chiesa del nuovo avvento…deve essere la Chiesa
dell’Eucaristia e della penitenza. Soltanto sotto questo profilo spirituale
della sua vitalità e della sua attività, essa è la Chiesa della missione
divina, la Chiesa in statu missionis, così come ce ne ha rivelato il volto il
Concilio Vaticano II”.
**********
=======ooo=======
OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'articolo
sull'unanime condanna - da parte delle comunità internazionale - delle stragi
perpetrate ieri a Baghdad e a Kerbala. Proclamati tre giorni di lutto
nazionale; rinviata la firma della Costituzione provvisoria.
Nelle vaticane, il Messaggio
del Papa al Cardinale Geraldo Majella Agnelo, in occasione della Campagna della
Fraternità che i Vescovi brasiliani promuovono ormai da 40 anni. Il Messaggio
del Comitato Permanente dei Vescovi della Repubblica Democratica del Congo dal
titolo "Per amore del Congo non mi terrò in silenzio". Una
pagina dedicata alle Lettere quaresimali dei Vescovi italiani.
Nelle estere, riguardo ad
Haiti, il Segretario generale dell'Onu afferma che occorreranno anni di impegno
per la stabilizzazione. Nucleare: l'Aiea si dice "preoccupata" per i
piani nordcoreani.
Nella pagina culturale, un
articolo di Franco Lanza dal titolo "Anton Francesco Doni e il manierismo
letterario": nuovo interesse editoriale per il novelliere del '500. Una
monografica, a cura di Ettore Malnati, in occasione dei venticinque anni dalla
"Redemptor hominis", la prima Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II.
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi delle riforme e della giustizia.
=======ooo=======
3
marzo 2004
L’IRAQ IN LUTTO ALL’INDOMANI DEGLI ATTENTATI NELLA
FESTA DELL’ASHURA,
CHE HANNO INSANGUINATO ANCHE IL PAKISTAN. NUOVO
OSTACOLO
VERSO LA NORMALIZZAZIONE DEL PAESE: RINVIATA LA
FIRMA DELLA COSTITUZIONE
- Intervista con l’arcivescovo Fernando Filoni -
Iraq e
Pakistan ancora scossi per gli attentati anti-sciiti che ieri hanno
insanguinato le celebrazioni per la festa islamica dell’Ashura, in memoria del
martirio di Hussein, nipote di Maometto, nel 680. Il Consiglio di governo
iracheno ha proclamato stamani tre giorni di lutto nazionale e ha rinviato la
firma della nuova Costituzione, che era in programma per oggi. Le indagini
delle stragi di Baghdad e Karbala, che hanno causato 117 morti e 311 feriti,
hanno portato, intanto, all’arresto di 15 persone. Proclamato il coprifuoco, invece, a Quetta, la
città del Pakistan occidentale dove ieri hanno perso la vita 47 persone, mentre
oltre 120 sono rimaste ferite dai colpi d’arma da fuoco. Questa mattina per
paura di un attacco terroristico durante un black-out, 13 persone sono morte e
56 sono rimaste ferite, calpestate dalla folla mentre tentavano la fuga, presso
il confine con l’Afghanistan. Ma sui fatti di sangue di ieri, per i
quali Al Qaeda ha rifiutato la paternità, ascoltiamo il commento
dell’arcivescovo Fernando Filoni, nunzio apostolico il Iraq. L’intervista è di
Roberto Piermarini.
**********
R. – In
questo momento l’Iraq si stava avviando ad un cosiddetto primo passo, verso la
normalizzazione del Paese. Perché lo studio di una Costituzione provvisoria,
che deve guidare il Paese fin quando non ci saranno elezioni a suffragio
universale, doveva appunto servire a portare al 1 luglio, giorno stabilito per
le consegne, per il ritorno della sovranità agli iracheni. Nello stesso tempo
questa grande festa, che gli Sciiti celebrano ogni anno, è la prima volta che
apertamente viene celebrata qui in Iraq con un enorme concorso di gente e nella
libertà. Evidentemente questi due aspetti sono stati presi di mira da un
attentato che ha visto sia la capitale colpita, come pure la città di Karbala
dove c’è il mausoleo di Hussein, il nipote di Maometto. Quindi, è chiaro che
questi sono i due obiettivi che a mio parere sono stati presi di mira e sui
quali si desidera portare instabilità.
D. –
Mons. Filoni, perché sono stati colpiti proprio gli Sciiti?
R. –
Gli Sciiti sono la maggioranza del Paese e quindi è chiaro che si contesta loro
un ruolo preminente, ma non assoluto. Gli Sciiti stessi sono d’accordo che loro
non possono avere un ruolo assoluto, ma preminente sì.
D. –
C’è stata qualche reazione da parte della Chiesa cattolica irachena a questi
attentati?
R. –
Proprio oggi il patriarca Delly, a nome della Conferenza episcopale irachena,
ha detto al Paese: “I Cristiani, i Cattolici in particolare, sono solidali con
questa sofferenza degli Sciiti e di tutto il Paese che insieme a voi viene
colpito”. Quindi, mi pare un atto in cui effettivamente si vuole manifestare
solidarietà e si riconosce che tutto il Paese è colpito.
**********
LA
CHIESA DEL MOZAMBICO DENUNCIA IL TRAFFICO DI BAMBINI
E CHIEDE AL GOVERNO DI
FARE LUCE SULLE DENUNCE DI VENDITA DI ORGANI
- Intervista con padre
Antonio Rusconi -
Non si placano, nel Nord del Mozambico, le minacce ai
religiosi che si battono contro il traffico di organi. In due lettere – inviate
ad un quotidiano e all’Agenzia missionaria Misna – la Chiesa locale invita il
governo a far luce sul fenomeno. I due documenti sono incentrati sul messaggio
dedicato ai bambini dal Papa, nella sua lettera quaresimale ai fedeli, per
riportare l’attenzione sul traffico di minori. “Bisogna vigilare – si legge –
su tutti i tipi di abusi contro i bambini: lo sfruttamento attraverso il lavoro
minorile, l’abuso sessuale o il loro utilizzo in attività illegali come il
furto o la vendita di droga”. Sul drammatico fenomeno della vendita di organi
ascoltiamo il missionario, padre Antonio Rusconi, al microfono di Giancarlo La
Vella:
**********
R. – Il fenomeno esiste. In che
proporzione non lo so, non posso dirlo, perché è molto facile oggigiorno in Mozambico prendere
dei bambini. Io stesso me ne occupo alla radio, quasi tutte le settimane, dato
che la gente conosce il problema. Quando una mamma, che è stata a lavorare, non
trova il bambino la sera, va dalla polizia o viene direttamente alla radio per
annunciare la perdita del bambino. Quindi, il fenomeno è abbastanza comune. Chi
ci sia dietro, non lo so. Sembra ci siano dietro i bianchi del Sudafrica, che
nel giro di poche ore possono poi rientrare in Sudafrica. Quindi, la strada è
aperta.
D. – Un fenomeno secondo lei causato dalla povertà oppure
dalla delinquenza?
R. – Non dalla povertà, non è causato dall’interno. Questo
è un fenomeno che viene da fuori, essendoci la possibilità di far soldi per i
trafficanti di organi. Non è nella mentalità della gente. Mi è capitata una
nonna che ha dato un nipotino a questa gente e si è giustificata dicendo che le
mancava da mangiare e aveva difficoltà. L’unico caso di cui ho avuto notizia.
Ma il fenomeno dei bambini che spariscono avviene perché, essendo il Mozambico
aperto e di facile accesso, si entra facilmente. Quindi, si tratta di gente
senza scrupoli che viene per fare soldi. Non è causato dalla povertà e non è –
sono 30 anni che sono in Africa - nella mentalità africana.
**********
PER UN’EUROPA CRISTIANA UNITA NELLA DIVERSITA’:
GRANDE RADUNO ECUMENICO A STOCCARDA IL PROSSIMO 8
MAGGIO
- Intervista con Helmut
Niklas e Severin Shmidth -
Dare un’anima alla costruzione della nuova Europa “unita
nella diversità”. E’ finalità principale della grande manifestazione ecumenica
organizzata da cattolici, evangelici, ortodossi, anglicani e membri delle
Chiese Libere di oltre 150 movimenti e comunità, per il prossimo 8 maggio a
Stoccarda. L’evento, presentato ieri in un incontro informale presso la sede
romana della Comunità di Sant’Egidio, vedrà la partecipazione di circa 10mila
persone e sarà arricchito da incontri contemporanei in oltre 140 città europee.
I particolari nel servizio di Paolo Ondarza.
**********
A pochi giorni dall’ingresso in Europa di popoli dell’est
e del sud del Continente movimenti
cristiani di varie confessioni si ritrovano insieme per la prima volta nella
storia a Stoccarda, che l’8 maggio diverrà centro di comunione e
collaborazione. Insieme per contribuire all’unità spirituale dell’Europa, alla
base di una buona unione economica, politica e culturale. L’idea è nata due
anni fa a Roma a conclusione di un incontro tra fondatori e responsabili di
alcuni movimenti e comunità cattoliche ed evangeliche, nel desiderio di vivere
in un clima di amicizia. Helmut Niklas, responsabile della manifestazione di
parte evangelica.
“Amicizia vuol dire: io imparo a conoscere il mondo
dell’altro e comincio ad amarlo, perché lui è mio amico e questo è di per sé
già una ricchezza, perché è un mondo che si allarga. Spesso è questa la nostra
realtà, che i nostri mondi si allargano e in questi mondi noi ci possiamo
incontrare”.
Precedente degno di menzione di questa “festa
dell’amicizia”, il grande incontro tra Giovanni Paolo II e i movimenti
cattolici alla vigilia di Pentecoste del 1998. E il cammino si sta allargando
di giorno in giorno a movimenti e nuove comunità cristiane a testimonianza che
la fede in Cristo è motivo di unione non di divisione. Lo conferma Severin
Shmidth, responsabile della manifestazione di parte cattolica.
“Dove si incontrano persone che cercano di seguire Gesù,
che cercano di vivere il Vangelo, ci si ritrova subito, ci si riconosce
fratelli e si trova l’unità. Gesù ha detto: “Dove due o tre sono uniti nel mio
nome, ivi sono io, in mezzo a loro”. E dove c’è Gesù c’è l’unità. Chi può
dividerci se siamo uniti da Gesù?”.
Ed è proprio il ritorno alla radicalità del messaggio di
Cristo il minimo comune denominatore delle realtà partecipanti all’evento
previsto nell’ambito della settimana dell’Europa. Oltre a quella di Chiara
Lubich del movimento dei Focolari, del pastore Friedrich Ashoff del
rinnovamento carismatico della chiesa evangelica e di altri esponenti di
rilievo del mondo dei movimenti cristiani è prevista la partecipazione del
presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, del vescovo della Chiesa
evangelica luterana della Baviera, Johannes Friedrich e del presidente del
Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, cardinale Walter Kasper. 16
vescovi di confessioni e Paesi diversi pronunceranno la preghiera di Gesù
“Perché siano uno”: insieme per un’Europa che attui la sua vocazione universale
di pace e unità tra i popoli.
**********
ROMA
CELEBRA ANNA MAGNANI, A 30 ANNI DALLA SUA SCOMPARSA
AI
MUSEI CAPITOLINI, FINO AL 28 MARZO, LA MOSTRA “CIAO ANNA”
-
Intervista con il figlio Luca -
“Ciao
Anna”: è il titolo che accompagna la suggestiva mostra dedicata all’attrice
Anna Magnani, a 30 anni dalla sua scomparsa. La rassegna, nelle sale dei Musei
Capitolini a Roma fino al 28 marzo, racconta la vita della diva attraverso le
foto, gli abiti di scena, i quadri e i premi, provenienti dalla collezione del
figlio Luca. Un omaggio dell’Urbe, dunque, alla sua ‘Nannarella’, ma anche l’occasione
per ricordare il senso e il valore di cinquant’anni di cinema italiano. Il
servizio di Barbara Castelli.
**********
(musica)
La vita privata e l’attività
artistica di Anna Magnani si intrecciano con un ritmo avvincente lungo le sale
dei Musei Capitolini, che fino al 28 marzo ospiteranno la rassegna “Ciao Anna”.
A 30 anni dalla morte, dunque,
Roma non dimentica di rendere omaggio alla sua ‘Nannarella’, donna simbolo del
Cinema italiano del dopoguerra, il cinema della ricostruzione e del riscatto.
Le fotografie dell’esposizione, curata da Luca Magnani e Matilde Hochkofler,
nonché gli abiti di scena, i quadri e i premi raccontano così il carattere
vulcanico e verace della diva, che portava sullo schermo tutta se stessa.
(musica)
Nata a Roma il 7 marzo 1908, cominciò a recitare
giovanissima, fino a diventare primadonna accanto a Totò e nel teatro di prosa.
Fu il cinema, comunque, che le permise di dare libero sfogo al suo temperamento
e le offrì la fama e i favori del pubblico internazionale. Invidiata e adorata
da Parigi a Hollywood, fu l’espressione più autentica del neorealismo e di
quella stagione d’oro del Cinema italiano che va da Roberto Rossellini, per il
quale interpretò “Roma città aperta”, passando per Luchino Visconti fino a
giungere a Pier Paolo Pisolini. Ma cosa scopriranno di nuovo i visitatori di
Anna Magnani? Lo abbiamo chiesto al figlio, Luca.
R. – La mostra è composta da
una parte notevole di fotografie di scena e una parte, altrettanto notevole, di
fotografie di fuori scena. Gli scatti sono abbastanza interessanti, nel senso
che si scopre un aspetto diverso da quello che normalmente viene descritto. Mia
madre è stata descritta come una persona piuttosto cupa, difficile. In queste
foto, invece, si vede che c’è grande serenità, grande gioia.
D. – Ritiene che, in qualche
modo, sua madre sia stata apprezzata e valorizzata più all’estero che non in
Italia?
R. – Questo è un vizio che
abbiamo noi italiani, nel senso che siamo portati a dimenticare, a trascurare
il nostro patrimonio, in senso lato. Il Cinema italiano è stato importantissimo
negli anni del Neorealismo, è stato - forse - il Cinema più importante a
livello mondiale. Oggi, tuttavia, è dimenticato, non si valorizza: abbiamo la
tendenza a valorizzare sempre ciò che viene da fuori e mai quello che ci
appartiene ... Ed è un grande peccato! Io spero che questa mostra dia l’input
per altre iniziative in tal senso.
(musica)
**********
=======ooo=======
3
marzo 2004
LA
“PEDAGOGIA IGNAZIANA” E’ AL CENTRO
DEL SOLENNE
ATTO ACCADEMICO, CHE SI TERRA’ DOMANI POMERIGGIO
ALLA
PONTIFICIA ’UNIVERSITA’ GREGORIANA. OGGETTO DI STUDIO:
LA
DIDATTICA DEL FONDATORE DEI GESUITI TRA TRADIZIONE E FUTURO
- A
cura di Marco Cardinali -
ROMA. = La Pontificia Università Gregoriana e la sua
rivista scientifica Gregorianum hanno organizzato il solenne Atto
accademico 2004, che si terrà domani dalle ore 16 nell’aula magna
dell’Università. Il tema preso in esame è di grande valenza spirituale e
culturale: “La Pedagogia Ignaziana”. Dopo il saluto del rettore, padre Franco
Imoda, e la presentazione di padre Paul Gilbert, direttore della prestigiosa
rivista Gregorianum che si occupa di teologia, filosofia, spiritualità e
comunicazione, seguiranno tre relazioni che tracceranno il percorso della pedagogia
del Santo di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù: la prima relazione, del
gesuita padre Ignacio Iglesias, responsabile degli Studi Ignaziani di Madrid,
tratterà degli “Esercizi Spirituali di S. Ignazio e la sua pedagogia”. La seconda,
tenuta da padre Vincent Dominuco, rettore della Fordham University di
New York, si occuperà della “Ratio Studiorum”, il documento principale
che regola l’attività didattica negli Istituti e Università dei Gesuiti.
L’ultima relazione del prefetto, Carlo Mosca, capo di gabinetto del ministro
dell’Interno italiano, si focalizzerà sul tema “Formazione, libertà e
globalizzazione del sapere”. L’Atto accademico si propone l’interessante scopo
di analizzare questi documenti alla luce della loro sorprendente modernità ed è
inserito in quella riflessione e quello sguardo verso il futuro in cui si trova
la Gregoriana, per offrire agli oltre 3000 studenti, provenienti da 135 Paesi
del mondo, ancora maggiore competenza e modernità, non disgiunta, però, da
tradizione e solidità. Il tema della pedagogia ignaziana è approfondito nel
primo numero di Gregorianum di quest’anno, con il contributo di altri
nomi autorevoli in campo scientifico e accademico.
NASCE
IN COREA DEL SUD, SU INIZIATIVA DI UN’APPOSITA COMMISSIONE EPISCOPALE, UNA RETE
DI COLLABORAZIONE TRA ORGANISMI CONTRARI ALLA PENA DI MORTE. AVANZATA LA
RICHIESTA DI UN PROGETTO DI LEGGE PER L’ABOLIZIONE
DELLE
ESECUZIONI CAPITALI
SEOUL. = La Commissione per l’abolizione della pena
capitale della Conferenza episcopale sudcoreana (Cbck) intende rafforzare ed
estendere l’ambito del proprio impegno, collaborando con altre organizzazioni e
incrementando la cura pastorale ed il sostegno per le vittime e le loro
famiglie e per i condannati a morte che sono in prigione. In un recente
incontro, riferisce l’agenzia Fides, i componenti della Commissione hanno
deciso di allacciare un rapporto di scambio con alcune organizzazioni per i
diritti umani nazionali e internazionali, allo scopo di aumentare la
sensibilità dell’opinione pubblica sul tema della pena capitale, lavorando a
fianco di organismi di altre religioni. In calendario, per la Commissione
episcopale, c’è il Congresso per l’abolizione della pena capitale che si
svolgerà a Taiwan e che organizzerà in Corea, nel 2005, un ulteriore
appuntamento sull’argomento. I membri della Commissione sono impegnati anche
sul fronte politico, con la richiesta dell’istituzione, all’interno
dell’Assemblea nazionale coreana, di una commissione speciale di legislatori
che presenti un nuovo progetto di legge alla prossima assemblea, giacché la
discussione di una legge per l’abolizione della pena capitale è considerata
attualmente impossibile. All’interno della Chiesa, la Commissione episcopale
intende creare una rete tra le Commissioni diocesane impegnate su questo tema e
promuovere incontri di preghiera e altre iniziative per i prigionieri
condannati a morte. (A.D.C.)
UNA
SETTIMANA DI INCONTRI DI STUDIO IN GIAPPONE
PER
DENUNCIARE LA TRATTA DELLE NUOVE “SCHIAVE” ESISTENTE NEL PAESE:
CENTINAIA
DI DONNE IMMIGRATE SOTTOPOSTE A SFRUTTAMENTO SESSUALE
TOKYO.
= Una serie di mostre e di convegni per stigmatizzare la drammatica piaga delle
cosiddette “schiave del sesso” che infesta l’Asia. Ad annunciarli, oggi a
Tokyo, è stata la sezione giapponese di Amnesty international, in vista della
Giornata mondiale delle donne dell’8 marzo. Per una settimana, il fenomeno verrà
analizzato e mostrato, così come si presenta in Giappone, attraverso una serie
di iniziative-denuncia, il cui allestimento segue la recente visita nello Stato
asiatico di John Miller, responsabile degli Stati Uniti per la lotta contro la
tratta delle donne a scopi sessuali. In conferenza stampa, Miller ha
sollecitato il Giappone a “fare molto di più”, anche sul piano legale e
dell'azione di polizia, per tentare di risolvere un problema che ha assunto
dimensioni allarmanti in un Paese dove fino al 2002 era stato dichiarato
“inesistente”. Da anni, numerose
organizzazioni di volontari denunciano lo sfruttamento sessuale delle
immigrate straniere in Giappone: tra gli organismi più importanti figura l’Help
Asian Women's Center di Tokyo, in prima fila dal 1986 nella protezione,
ogni anno, di centinaia di donne filippine, thailandesi, colombiane e di
numerosi altri nazioni, in fuga dai loro “protettori-aguzzini”. La situazione
ha iniziato a cambiare dopo l'arresto e la condanna, alla fine del 2002, di un
broker giapponese, Koichi Agiwara, denunciato da due delle sue vittime di
origine colombiana. Inoltre, circa sei mesi fa la polizia nipponica ha prodotto,
con la collaborazione dell’Help Asian Women's Center, un
video-documentario su questo tipo di abusi intitolato “Tratta delle schiave:
Noi non siamo una merce”. Il video è stato diffuso poi nelle stazioni di
Polizia del Paese per sensibilizzare gli agenti. (A.D.C.)
STRETTA FINALE PER I COLLOQUI TRA Tanzania, Kenya e
Uganda SULLA creazione
della comunità economica dell’africa dell’est: IL
NUOVO mercato,
CHE INTERESSA ANCHE
Burundi e Rwanda, comprenderà 80 milioni di persone
TANZANIA
= Sono iniziate le ultime consultazioni tra i leader di Tanzania, Kenya e
Rwanda che dovrebbero portare nei prossimi giorni alla ratifica di un Trattato
che istituisce un mercato unico all’interno dell’EAC (East african community).
Secondo quanto riportato dall’ufficio del presidente della Tanzania, Kibaki,
rimangono alcune importanti questioni da risolvere, ciò nonostante i leader
prevedono di firmare l’atto costitutivo martedì ad Arusha in Tanzania. Il
Trattato a cui sono interessate anche Burundi e Rwanda è oggetto di discussioni
dal 2000. Si tratta in sostanza una riedizione del blocco economico composto
dai tre Paesi all’indomani dell’indipendenza dall’Inghilterra che si disgregò
nel 1977. L’area di scambio della comunità economica dell’Africa dell’est
coinvolge 83 milioni di persone e prevede l’abolizione dei dazi doganali nel
giro di cinque anni oltre a fissare le tariffe per l’importazione delle merci
all’interno dei confini dei tre Paesi aderenti. (P.C.)
SU
MARTE E’ ESISTITA L’ACQUA E PROBABILMENTE UN AMBIENTE ADATTO ALLA VITA:
L’ANNUNCIO
DATO IERI DALLA NASA, GRAZIE AI DATI RACCOLTI
DALLA
SONDA OPPORTUNITY TRA LE ROCCE DEL PIANETA ROSSO
WASHINGTON.
= Marte possedeva in passato acqua sufficiente per ospitare la vita. La
Risposta ad uno dei quesiti più affascinanti di sempre è giunta ieri grazie ai
dati inviati dalla sonda Opportunità. In una conferenza stampa a Washington, la
Nasa, l’Ente spaziale americano, ha annunciato che gli esami delle rocce
effettuati dalle apparecchiature a bordo del robot veicolo inviato su Marte
hanno rivelato che l'area del pianeta dove la sonda e' atterrata lo scorso 24 gennaio scorso “è stata in passato
bagnata dall'acqua in superficie”. “Una quantità d'acqua sufficiente per
consentire di ospitare forme di vita”, ha precisato Edward Weiler, uno
scienziato della Nasa. La sonda Opportunity ha trovato materiale fertile di
ricerca nelle rocce situate in una depressione dell'area Meridiani Planum, nei
pressi dell'equatore del pianeta. I dati inviati da Opportunity al Jet
Propulsion Center di Pasadena (California) hanno rivelato la presenza di
un'alta percentuale di cristalli di sali minerali nelle rocce. Gli scienziati
della Nasa sono giunti alla conclusione che le rocce sono state in passato
immerse nell'acqua salata, per un periodo sufficiente per mutare la loro
composizione chimica. Per il momento, però, ha affermato lo scienziato Steve
Squyres, è impossibile stabilire quanto tempo fa sia esistita su Marte quella
che è stata definita una “finestra di opportunità” per un “ambiente abitabile”:
un ambiente – è stato precisato – “capace di ospitare forme di vita come sono
da noi conosciute oggi sulla Terra”. Una precisazione importante, perché quanto
comunicato dalla sonda non vuol dire automaticamente che siano state prodotte
prove dell’esistenza di forme di vita nel passato del Pianeta rosso. Il modo
migliore per ottenere più informazioni, è stato affermato, sarebbe quello di
riuscire a riportare sulla Terra alcune rocce di Marte. Un’operazione che sarà
tentata nei prossimi anni: quelli che tenteranno di preparare l’esplorazione
del pianeta da parte dell’uomo. (A.D.C.)
=======ooo=======
3
marzo 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Ennesima fiammata di violenza in
Nepal. Trentanove persone hanno perso la vita nella notte in una serie di
scontri tra maoisti e governativi. Secondo quanto hanno riferito fonti della
polizia, sono stati uccisi 10 maoisti, 11 soldati e 18 agenti delle forze
dell’ordine. Il fatto di sangue è il più cruento da quando nell’agosto del 2003
si sono interrotti i negoziati tra maoisti e governo. I ribelli lottano dal
1996 per l’abolizione della monarchia nel piccolo stato himalayano.
Ancora alta la tensione in Medio
Oriente. Almeno due forti esplosioni, seguite da una sparatoria, si sono registrate
questa mattina vicino all’insediamento ebraico di Netzarim. Ancora non si hanno
ulteriori dettagli sull’episodio. Sempre stamani un palestinese, militante
delle Brigate dei martiri di al Aqsa, è rimasto ucciso in una sparatoria con
soldati israeliani, nel campo profughi di Tulkarem, nel nord della
Cisgiordania.
Sarà
John Kerry lo sfidante di Bush alle presidenziali americane del 2 novembre.
L’ex veterano del Vietnam si è, infatti, imposto anche nelle primarie di ieri,
vincendo in 9 dei 10 Stati chiamati al voto. Il suo rivale finora più
accreditato tra i democratici, John Edwards, formalizzerà oggi il proprio ritiro,
già annunciato. Da New York, Elena Molinari:
**********
Gli elettori democratici hanno premiato la eleggibilità
alla Casa Bianca di Kerry, la sua capacità cioè di competere con Bush su molti
terreni, a partire da quello militare. Il veterano del Vietnam ora però deve
convincere gli elettori più moderati, quelli che non vogliono rinunciare ai
loro sgravi fiscali, in cambio di promesse di scuole e sanità per tutti. E non
sarà una sfida facile vista l’offensiva che i repubblicani stanno montando. A
partire da domani, infatti, 17 Stati chiave per la presidenza saranno inondati
di spot televisivi che contrappongono la determinazione di George W. Bush alla
presunta incoerenza dei democratici in politica estera ed economia. Per il
partito di Clinton è, dunque, ora di formare un ticket presidenziale da contrapporre
all’accoppiata Bush-Cheney. E il nome più pronunciato per la vicepresidenza democratica
è quello dello stesso Edward. La sua campagna, quindi, ha solo cambiato nome,
ma non traiettoria: l’obiettivo resta sempre la Casa Bianca.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
**********
È ancora piena crisi ad Haiti,
dopo la partenza per l’Africa dell’ex presidente, Jean-Bertrand Aristide.
Secondo gli Stati Uniti, i ribelli “non potranno svolgere nessun ruolo politico
nel Paese”: il loro unico dovere, ha affermato ieri Washington, è ora il disarmo.
Ma la risposta degli insorti non si è fatta attendere. Barbara Schiavulli.
**********
“Deporremo le armi come abbiamo promesso, quando vedremo
la capitale più sicura”. Così Guy Philippe, leader dei ribelli, dopo la sua
proclamazione a capo militare. L’annuncio è stata fatto in un altro bagno di
folla, tra migliaia di persone che continuano a seguirlo e a celebrarlo come
l’eroe di questa rivoluzione, che ha portato alla partenza dell’ex presidente,
Jean-Bertrand Aristide. Sono tutte nascoste, intanto, le “chimere”, coloro che
facevano parte della banda armata agli ordini del capo di Stato, e i membri del
partito Lavalas. Cinque i morti tra i sostenitori di Aristide, per quella che
si teme possa essere una vendetta da parte dei ribelli decisi a liberarsi una
volta per tutte del problema “chimere”. I ribelli, con l’appoggio della gente,
potrebbero diventare una nuova spina nel fianco per l’amministrazione Bush che
si è data tanto da fare per liberarsi di Aristide e che ora sarà costretta a
trattare con quei criminali. Atterra, intanto, il primo volo dell’American
Airlines, anche se ufficialmente i voli commerciali riprenderanno venerdì.
Barbara Schiavulli, da Port-au-Prince, per Radio Vaticana.
**********
Sempre più alta la tensione in Venezuela, dopo l’annuncio
del Consiglio nazionale elettorale che le firme raccolte dall’opposizione per
un referendum revocatorio del mandato del presidente, Hugo Chávez, non sono
sufficienti. Su 3 milioni e 400 mila firme presentate all’esame, infatti, solo
1 milione 800 mila sono risultate valide. I disordini scoppiati ieri sera
vicino alla piazza Altamira di Caracas hanno causato un morto e tre feriti. Il
servizio è di Maurizio Salvi.
**********
La decisione è stata naturalmente
accolta con soddisfazione dal governo e dalle forze che l’appoggiano. Sembra
piuttosto difficile, infatti, che in 48 ore possano essere recuperate le oltre
600 mila firme necessarie per raggiungere la soglia strategica di 2,4 milioni,
che automaticamente renderebbe possibile la consultazione popolare. E’ per
questa ragione che, dopo una riunione di emergenza del coordinamento, il
portavoce Julio Borges ha detto che bisogna rivedere le condizioni imposte per
la revisione, altrimenti essa sarà tecnicamente impossibile. In questo scenario
molto teso si inserisce una presa di posizione degli Stati Uniti. La Casa
Bianca ha chiesto al Consiglio elettorale venezuelano di poter ascoltare la
voce del popolo attraverso il processo elettorale.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
**********
Aperta la strada in Malaysia per le elezioni generali.
Stamani il premier, Abdullah Ahmad Badawi, ha annunciato per domani lo
scioglimento del Parlamento. Le prossime consultazioni, previste con ogni
probabilità per la fine del mese, saranno il primo test per il nuovo premier,
che guida la coalizione del Fronte nazionale, maggioritaria.
Marc Dutroux ha puntato il dito contro due poliziotti. Nel
corso dell’interrogatorio oggi al Tribunale di Arlon, il pedofilo belga ha
dichiarato di aver potuto contare sulla complicità di “due membri delle forze
dell’ordine” nel rapimento delle due adolescenti fiamminghe An ed Eefje. Le due
bambine di otto anni rapite nel giugno del 1995 furono trovate morte di fame
quattordici mesi dopo, in una prigione scavata sotto un’abitazione dei Dutroux.
L’Ulster Unionist Party (Uup), il partito del moderato
David Trimble, si è ritirato ieri dalle trattative per rilanciare il processo
di pace in Irlanda del Nord. Alla base della decisione, la mancata esclusione
dal tavolo dei negoziati dello Sinn Fein, accusato del tentato rapimento del
dissidente repubblicano Bobby Tohill. La questione è stata al centro
dell’incontro oggi a Londra tra Trimble e il premier britannico, Tony Blair.
“La Serbia porterà avanti una politica pro-europea per il
riavvicinamento all’Unione”. Con queste parole ieri il premier serbo, Vojislav
Kostunica, ha presentato l’esecutivo al parlamento di Belgrado, dopo le
elezioni del 28 dicembre. Cautele sulla collaborazione con il Tribunale
dell’Aja per l’ex Jugoslavia: espresso l’auspicio che i giudizi sui crimini di
guerra possano svolgersi per lo più a Belgrado. Il neo premier si è poi
impegnato a combattere la corruzione, ma si è opposto a un’eventuale
indipendenza del Kosovo.
Ancora un efferato delitto politico in Sri Lanka. Un altro
esponente dei Tamil, candidato alle elezioni del 2 aprile, è stato ucciso con
dei colpi di pistola lunedì sera nel distretto di Batticaloa. Gli Stati Uniti
hanno condannato le azioni terroristiche, chiedendo, inoltre, ai gruppi ribelli
di “agire in maniera responsabile durante e dopo la campagna elettorale”. Nelle
legislative del dicembre 2001, oltre 40 persone furono barbaramente uccise.
Italia. A conclusione
dell’inchiesta sull’irruzione della polizia nella scuola Diaz durante il G8 di
Genova del 2001, è stata depositata questa mattina la richiesta di rinvio a
giudizio per 29 poliziotti, tra dirigenti e funzionari. Aggiornato, invece, al
9 marzo prossimo, il processo contro i 26 No-global imputati di devastazione e
saccheggio.
=======ooo=======