RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 63 - Testo della Trasmissione di mercoledì 3 marzo 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella luce di Pasqua l’incontro che cambia la vita: la Resurrezione al centro della predica di mons. Bruno Forte per gli Esercizi spirituali, stamane in Vaticano, alla presenza del Papa

 

Domani ricorrono i 25 anni della Redemptor Hominis, la prima Enciclica di Giovanni Paolo II.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’Iraq in lutto all’indomani degli attentati nella festa dell’Ashura, che hanno insanguinato anche il Pakistan: rinviata la firma della nuova Costituzione. Intervista con l’arcivescovo Fernando Filoni

 

In Mozambico la Chiesa locale invita il governo a fare luce sulle denunce riguardo il traffico di organi che coinvolge i minori: ai nostri microfoni padre Antonio Rusconi

 

Per un’Europa cristiana unita nella diversità: grande raduno ecumenico a Stoccarda il prossimo 8 maggio. Con noi Helmut Niklas e Severin Shmidth

 

Roma celebra Anna Magnani, a 30 anni dalla sua scomparsa ai Musei Capitolini, fino al 28 marzo, la mostra “Ciao Anna”: ce ne parla il figlio Luca.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La “Pedagogia ignaziana”, argomento al centro del solenne atto accademico che si terrà domani pomeriggio all’Università Gregoriana

 

Nasce in Corea del Sud, su iniziativa di un’apposita Commissione episcopale, una rete di collaborazione tra organismi contrari alla pena di morte

 

Una settimana di incontri di studio in Giappone per denunciare la tratta delle nuove “schiave” esistente nel Paese

 

Stretta finale per i colloqui tra Tanzania, Kenya e Uganda sulla creazione della comunità economica dell’Africa dell’Est

 

Su Marte è esistita l’acqua e probabilmente un ambiente adatto alla vita: l’annuncio dato ieri dalla Nasa, grazie ai dati raccolti dalla sonda Opportunity

 

24 ORE NEL MONDO:

 Si riaccende la tensione in Nepal: nella notte 39 persone hanno perso la vita negli scontri tra maoisti e governativi

 

John Kerry sfiderà Bush nelle presidenziali del prossimo 2 novembre, dopo la vittoria delle primarie di ieri

 

Permane lo stato di crisi ad Haiti.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 marzo 2004

 

 

IL TEMA DELLA RISURREZIONE AL CENTRO DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI PREDICATI

IN VATICANO ALLA PRESENZA DEL PAPA

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

“Nella luce di Pasqua. L’incontro che cambia la vita. La Risurrezione come storia trinitaria”. E’ il tema degli Esercizi spirituali predicati stamani, in Vaticano, dal teologo, mons. Bruno Forte. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il cammino degli esercizi spirituali ha preso in esame, oggi, il giorno della Risurrezione di Gesù e della piena Rivelazione dell’amore di Dio compiutasi in essa mediante l’effusione dello Spirito. Ascoltiamo il teologo:

 

“All’inizio vi fu l’esperienza di un incontro: ai pavidi fuggiaschi del Venerdì Santo, Gesù si mostrò vivente; tutto comincia con questo incontro”.

 

“Alla paura – ha proseguito il predicatore – si sostituì il coraggio e i fuggitivi divennero i testimoni per esserlo ormai fino alla fine in una vita donata senza riserve a Colui che pure avevano tradito nell’ora delle tenebre”.

 

“Dunque uno iato sta tra il tramonto del Venerdì Santo e l’alba di Pasqua, uno spazio vuoto in cui è accaduto qualcosa di talmente importante da dare origine al Cristianesimo nella storia: l’annuncio registrato nei testi del Nuovo Testamento confessa l’incontro con il Risorto come esperienza di grazia”.

 

“La Risurrezione – ha detto mons. Bruno Forte – è un evento trinitario nel quale il Padre effonde lo spirito sul crocifisso e lo risuscita alla vita”. Nel pomeriggio di ieri il teologo ha inoltre incentrato la propria meditazione sulla figura di Abramo, “colui che ha introdotto la fede nel mondo e che è considerato, da ebrei, musulmani e cristiani il padre dei credenti”:

 

“Abramo conosce veramente Dio quando Dio gli chiede il sacrificio dell’amato, l’Isacco del suo cuore. Abramo si fida di Dio anche nel tempo del silenzio di Dio. Questa è la fede, questa è la grandezza di Abramo”.

 

Successivamente sono stati illustrati due passi del Vangelo di Giovanni - le nozze di Cana e la scena della Vergine ai piedi della Croce - con protagonista Maria, che come Abramo ha offerto il suo Isacco, Gesù.

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RINUNCIA IN BRASILE

 

Il Santo Padre ha accettato stamani la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Florianopolis in Brasile, presentata da mons. Vito Schlickmann, per raggiunti limiti di età.

 

 

DOMANI RICORRONO I 25 ANNI  DELLA  “REDEMPTOR HOMINIS”,

LA  PRIMA ENCICLICA DI GIOVANNI PAOLO II

 

Il 4 marzo di 25 anni fa, prima domenica di Quaresima del 1979, Giovanni Paolo II firmava la sua prima enciclica, la “Redemptor Hominis”. Con questo documento il Papa dava l’impronta al suo pontificato, iniziato da appena 4 mesi e mezzo: missione della Chiesa è portare l’uomo a Cristo. Una missione che vuol dire insieme annuncio del Vangelo e azione concreta a favore dell’umanità: di qui i primi appelli di Giovanni Paolo II alla giustizia sociale, al rispetto dei diritti umani, alla libertà religiosa, alla solidarietà con i poveri della Terra. E sul piano religioso l’invito a proseguire sulla via del rinnovamento del Concilio Vaticano II, ad avanzare con coraggio verso l’unità piena dei cristiani e a dialogare con le altre confessioni, ma senza mai perdere la certezza della propria fede. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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La prima enciclica di Giovanni Paolo II è un inno di lode e di stupore per quello che il Papa definisce “il tremendo mistero dell’amore” di Dio per l’uomo: Dio si fa carne e si lascia mettere in Croce per salvare l’umanità. E’ la “verità-chiave della fede” che fa dire al Pontefice all’inizio del documento:

 

“Il Redentore dell’uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia”.

 

Punto di riferimento è sempre Cristo anche quando il cardinale Karol Wojtyla, subito dopo l’elezione, il 16 ottobre 1978, deve rispondere alla domanda: “Accetti?”:

 

“Obbedendo nella fede a Cristo, mio Signore, confidando nella Madre di Cristo e della Chiesa, nonostante le così grandi difficoltà, io accetto”.

 

Il Papa cerca di spiegare questo immenso amore di Cristo, che “abbraccia tutti”  perché sa che “l’uomo non può vivere senza amore”:

 

“Dio è amore…e…l’amore è più grande del peccato, della debolezza…; è amore sempre pronto a sollevare e a perdonare, sempre pronto ad andare incontro al figliol prodigo”.

 

Perciò l’uomo – scrive il Papa – “deve con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità… avvicinarsi a Cristo”. E “la Chiesa desidera servire quest’unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo”. L’uomo è dunque “la prima e fondamentale via della Chiesa”. Per questo il Papa guarda la situazione dell’umanità:

 

”L’uomo d’oggi sembra essere sempre minacciato da ciò che produce…vive sempre più nella paura…teme che i suoi prodotti… possano diventare mezzi e strumenti di una inimmaginabile autodistruzione”.

 

Il Papa parla delle minacce delle armi atomiche, dell’inquinamento dell’ambiente, del grande dramma della miseria e della fame che affligge centinaia di milioni di persone e dei meccanismi finanziari ed economici che determinano le grandi disuguaglianze sociali nel mondo:

 

“Queste strutture fanno estendere incessantemente le zone di miseria e, con questa, l’angoscia, la frustrazione e l’amarezza. Ci troviamo qui dinanzi ad un grande dramma che non può lasciare nessuno indifferente”.

 

Nonostante il progresso – sottolinea il Papa – ci troviamo molto distanti “dalle esigenze della giustizia”, tanto che ai Paesi poveri si offrono “talvolta in abbondanza armi moderne e mezzi di distruzione” piuttosto che “investimenti per il nutrimento”.  Giovanni Paolo II invita a ricordare la scena del giudizio finale dove Gesù dirà: “Ho avuto fame, e non mi avete dato da mangiare…”. Quindi elenca tre principi: la priorità dell’etica sulla tecnica, il primato della persona sulle cose e la superiorità dello spirito sulla materia:

 

“Si tratta…non tanto di ‘avere di più, quanto di ‘essere di più. L’uomo…non può diventare schiavo delle cose, schiavo dei sistemi economici, schiavo della produzione…Una civiltà dal profilo puramente materialistico condanna l’uomo a tale schiavitù”.

 

La Chiesa – ribadisce il Pontefice – “non è legata ad alcun sistema politico”, ma richiama i grandi valori: la pace, la solidarietà, la giustizia, il rispetto dei diritti umani, la libertà. Siamo nel 1979, mancano dieci anni al crollo del muro di Berlino: il Papa non cita esplicitamente i regimi comunisti ma condanna duramente le limitazioni alla libertà religiosa di tanti credenti che soffrono “i tormenti della discriminazione e della persecuzione per il nome di Dio”. Elogia quindi “il magnifico sforzo compiuto per dare vita all’Organizzazione delle Nazioni Unite”, posta a “garanzia” del rispetto degli inviolabili diritti dell’uomo. Di fronte a questo mondo che soffre, il Papa invita tutti i cristiani a dare una testimonianza comune:

 

“In questa unione nella missione, di cui decide soprattutto Cristo stesso, tutti i cristiani debbono scoprire ciò che già li unisce, ancor prima che si realizzi la loro piena comunione. Questa è l’unione apostolica e missionaria”.

 

Giovanni Paolo II conferma l’irrinunciabile via dell’ecumenismo senza scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, anche se “vi sono persone – scrive – che avrebbero voluto indietreggiare”. E conferma le aperture del Concilio Vaticano II anche per il dialogo con le altre religioni perché lo “Spirito di verità” opera “oltre i confini visibili” della Chiesa: ma – precisa - “questo non significa assolutamente perdere la certezza della propria fede” in Cristo Redentore dell’uomo. Nell’ultimo capitolo infine il Papa ricorda che la Chiesa che serve l’uomo è una Chiesa che “vive dell’Eucaristia”, sacramento di amore strettamente legato alla conversione personale:

 

“La Chiesa del nuovo avvento…deve essere la Chiesa dell’Eucaristia e della penitenza. Soltanto sotto questo profilo spirituale della sua vitalità e della sua attività, essa è la Chiesa della missione divina, la Chiesa in statu missionis, così come ce ne ha rivelato il volto il Concilio Vaticano II”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'articolo sull'unanime condanna - da parte delle comunità internazionale - delle stragi perpetrate ieri a Baghdad e a Kerbala. Proclamati tre giorni di lutto nazionale; rinviata la firma della Costituzione provvisoria.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Papa al Cardinale Geraldo Majella Agnelo, in occasione della Campagna della Fraternità che i Vescovi brasiliani promuovono ormai da 40 anni. Il Messaggio del Comitato Permanente dei Vescovi della Repubblica Democratica del Congo dal titolo "Per amore del Congo non mi terrò in silenzio". Una pagina dedicata alle Lettere quaresimali dei Vescovi italiani.

 

Nelle estere, riguardo ad Haiti, il Segretario generale dell'Onu afferma che occorreranno anni di impegno per la stabilizzazione. Nucleare: l'Aiea si dice "preoccupata" per i piani nordcoreani. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Lanza dal titolo "Anton Francesco Doni e il manierismo letterario": nuovo interesse editoriale per il novelliere del '500. Una monografica, a cura di Ettore Malnati, in occasione dei venticinque anni dalla "Redemptor hominis", la prima Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi delle riforme e della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 marzo 2004

 

 

L’IRAQ IN LUTTO ALL’INDOMANI DEGLI ATTENTATI NELLA FESTA DELL’ASHURA,

CHE HANNO INSANGUINATO ANCHE IL PAKISTAN. NUOVO OSTACOLO

VERSO LA NORMALIZZAZIONE DEL PAESE: RINVIATA LA FIRMA DELLA COSTITUZIONE

- Intervista con l’arcivescovo Fernando Filoni -

 

Iraq e Pakistan ancora scossi per gli attentati anti-sciiti che ieri hanno insanguinato le celebrazioni per la festa islamica dell’Ashura, in memoria del martirio di Hussein, nipote di Maometto, nel 680. Il Consiglio di governo iracheno ha proclamato stamani tre giorni di lutto nazionale e ha rinviato la firma della nuova Costituzione, che era in programma per oggi. Le indagini delle stragi di Baghdad e Karbala, che hanno causato 117 morti e 311 feriti, hanno portato, intanto, all’arresto di 15 persone. Proclamato il coprifuoco, invece, a Quetta, la città del Pakistan occidentale dove ieri hanno perso la vita 47 persone, mentre oltre 120 sono rimaste ferite dai colpi d’arma da fuoco. Questa mattina per paura di un attacco terroristico durante un black-out, 13 persone sono morte e 56 sono rimaste ferite, calpestate dalla folla mentre tentavano la fuga, presso il confine con l’Afghanistan. Ma sui fatti di sangue di ieri, per i quali Al Qaeda ha rifiutato la paternità, ascoltiamo il commento dell’arcivescovo Fernando Filoni, nunzio apostolico il Iraq. L’intervista è di Roberto Piermarini.

 

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R. – In questo momento l’Iraq si stava avviando ad un cosiddetto primo passo, verso la normalizzazione del Paese. Perché lo studio di una Costituzione provvisoria, che deve guidare il Paese fin quando non ci saranno elezioni a suffragio universale, doveva appunto servire a portare al 1 luglio, giorno stabilito per le consegne, per il ritorno della sovranità agli iracheni. Nello stesso tempo questa grande festa, che gli Sciiti celebrano ogni anno, è la prima volta che apertamente viene celebrata qui in Iraq con un enorme concorso di gente e nella libertà. Evidentemente questi due aspetti sono stati presi di mira da un attentato che ha visto sia la capitale colpita, come pure la città di Karbala dove c’è il mausoleo di Hussein, il nipote di Maometto. Quindi, è chiaro che questi sono i due obiettivi che a mio parere sono stati presi di mira e sui quali si desidera portare instabilità.

 

D. – Mons. Filoni, perché sono stati colpiti proprio gli Sciiti?

 

R. – Gli Sciiti sono la maggioranza del Paese e quindi è chiaro che si contesta loro un ruolo preminente, ma non assoluto. Gli Sciiti stessi sono d’accordo che loro non possono avere un ruolo assoluto, ma preminente sì. 

 

D. – C’è stata qualche reazione da parte della Chiesa cattolica irachena a questi attentati?

 

R. – Proprio oggi il patriarca Delly, a nome della Conferenza episcopale irachena, ha detto al Paese: “I Cristiani, i Cattolici in particolare, sono solidali con questa sofferenza degli Sciiti e di tutto il Paese che insieme a voi viene colpito”. Quindi, mi pare un atto in cui effettivamente si vuole manifestare solidarietà e si riconosce che tutto il Paese è colpito.

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LA CHIESA DEL MOZAMBICO DENUNCIA IL TRAFFICO DI BAMBINI

E CHIEDE AL GOVERNO DI FARE LUCE SULLE DENUNCE DI VENDITA DI ORGANI

- Intervista con padre Antonio Rusconi -

 

Non si placano, nel Nord del Mozambico, le minacce ai religiosi che si battono contro il traffico di organi. In due lettere – inviate ad un quotidiano e all’Agenzia missionaria Misna – la Chiesa locale invita il governo a far luce sul fenomeno. I due documenti sono incentrati sul messaggio dedicato ai bambini dal Papa, nella sua lettera quaresimale ai fedeli, per riportare l’attenzione sul traffico di minori. “Bisogna vigilare – si legge – su tutti i tipi di abusi contro i bambini: lo sfruttamento attraverso il lavoro minorile, l’abuso sessuale o il loro utilizzo in attività illegali come il furto o la vendita di droga”. Sul drammatico fenomeno della vendita di organi ascoltiamo il missionario, padre Antonio Rusconi, al microfono di Giancarlo La Vella:

 

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R. – Il fenomeno esiste. In che proporzione non lo so, non posso dirlo, perché è molto facile oggigiorno in Mozambico prendere dei bambini. Io stesso me ne occupo alla radio, quasi tutte le settimane, dato che la gente conosce il problema. Quando una mamma, che è stata a lavorare, non trova il bambino la sera, va dalla polizia o viene direttamente alla radio per annunciare la perdita del bambino. Quindi, il fenomeno è abbastanza comune. Chi ci sia dietro, non lo so. Sembra ci siano dietro i bianchi del Sudafrica, che nel giro di poche ore possono poi rientrare in Sudafrica. Quindi, la strada è aperta.

 

D. – Un fenomeno secondo lei causato dalla povertà oppure dalla delinquenza?

 

R. – Non dalla povertà, non è causato dall’interno. Questo è un fenomeno che viene da fuori, essendoci la possibilità di far soldi per i trafficanti di organi. Non è nella mentalità della gente. Mi è capitata una nonna che ha dato un nipotino a questa gente e si è giustificata dicendo che le mancava da mangiare e aveva difficoltà. L’unico caso di cui ho avuto notizia. Ma il fenomeno dei bambini che spariscono avviene perché, essendo il Mozambico aperto e di facile accesso, si entra facilmente. Quindi, si tratta di gente senza scrupoli che viene per fare soldi. Non è causato dalla povertà e non è – sono 30 anni che sono in Africa - nella mentalità africana.

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PER UN’EUROPA CRISTIANA UNITA NELLA DIVERSITA’:

GRANDE RADUNO ECUMENICO A STOCCARDA IL PROSSIMO 8 MAGGIO

- Intervista con Helmut Niklas e Severin Shmidth -

 

Dare un’anima alla costruzione della nuova Europa “unita nella diversità”. E’ finalità principale della grande manifestazione ecumenica organizzata da cattolici, evangelici, ortodossi, anglicani e membri delle Chiese Libere di oltre 150 movimenti e comunità, per il prossimo 8 maggio a Stoccarda. L’evento, presentato ieri in un incontro informale presso la sede romana della Comunità di Sant’Egidio, vedrà la partecipazione di circa 10mila persone e sarà arricchito da incontri contemporanei in oltre 140 città europee. I particolari nel servizio di Paolo Ondarza.

 

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A pochi giorni dall’ingresso in Europa di popoli dell’est e del sud del Continente  movimenti cristiani di varie confessioni si ritrovano insieme per la prima volta nella storia a Stoccarda, che l’8 maggio diverrà centro di comunione e collaborazione. Insieme per contribuire all’unità spirituale dell’Europa, alla base di una buona unione economica, politica e culturale. L’idea è nata due anni fa a Roma a conclusione di un incontro tra fondatori e responsabili di alcuni movimenti e comunità cattoliche ed evangeliche, nel desiderio di vivere in un clima di amicizia. Helmut Niklas, responsabile della manifestazione di parte evangelica.

 

“Amicizia vuol dire: io imparo a conoscere il mondo dell’altro e comincio ad amarlo, perché lui è mio amico e questo è di per sé già una ricchezza, perché è un mondo che si allarga. Spesso è questa la nostra realtà, che i nostri mondi si allargano e in questi mondi noi ci possiamo incontrare”.

 

Precedente degno di menzione di questa “festa dell’amicizia”, il grande incontro tra Giovanni Paolo II e i movimenti cattolici alla vigilia di Pentecoste del 1998. E il cammino si sta allargando di giorno in giorno a movimenti e nuove comunità cristiane a testimonianza che la fede in Cristo è motivo di unione non di divisione. Lo conferma Severin Shmidth, responsabile della manifestazione di parte cattolica.

 

“Dove si incontrano persone che cercano di seguire Gesù, che cercano di vivere il Vangelo, ci si ritrova subito, ci si riconosce fratelli e si trova l’unità. Gesù ha detto: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome, ivi sono io, in mezzo a loro”. E dove c’è Gesù c’è l’unità. Chi può dividerci se siamo uniti da Gesù?”.

 

Ed è proprio il ritorno alla radicalità del messaggio di Cristo il minimo comune denominatore delle realtà partecipanti all’evento previsto nell’ambito della settimana dell’Europa. Oltre a quella di Chiara Lubich del movimento dei Focolari, del pastore Friedrich Ashoff del rinnovamento carismatico della chiesa evangelica e di altri esponenti di rilievo del mondo dei movimenti cristiani è prevista la partecipazione del presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, del vescovo della Chiesa evangelica luterana della Baviera, Johannes Friedrich e del presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, cardinale Walter Kasper. 16 vescovi di confessioni e Paesi diversi pronunceranno la preghiera di Gesù “Perché siano uno”: insieme per un’Europa che attui la sua vocazione universale di pace e unità tra i popoli.

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ROMA CELEBRA ANNA MAGNANI, A 30 ANNI DALLA SUA SCOMPARSA

AI MUSEI CAPITOLINI, FINO AL 28 MARZO, LA MOSTRA “CIAO ANNA”

- Intervista con il figlio Luca -

 

“Ciao Anna”: è il titolo che accompagna la suggestiva mostra dedicata all’attrice Anna Magnani, a 30 anni dalla sua scomparsa. La rassegna, nelle sale dei Musei Capitolini a Roma fino al 28 marzo, racconta la vita della diva attraverso le foto, gli abiti di scena, i quadri e i premi, provenienti dalla collezione del figlio Luca. Un omaggio dell’Urbe, dunque, alla sua ‘Nannarella’, ma anche l’occasione per ricordare il senso e il valore di cinquant’anni di cinema italiano. Il servizio di Barbara Castelli.

 

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(musica)

 

La vita privata e l’attività artistica di Anna Magnani si intrecciano con un ritmo avvincente lungo le sale dei Musei Capitolini, che fino al 28 marzo ospiteranno la rassegna “Ciao Anna”.

 

A 30 anni dalla morte, dunque, Roma non dimentica di rendere omaggio alla sua ‘Nannarella’, donna simbolo del Cinema italiano del dopoguerra, il cinema della ricostruzione e del riscatto. Le fotografie dell’esposizione, curata da Luca Magnani e Matilde Hochkofler, nonché gli abiti di scena, i quadri e i premi raccontano così il carattere vulcanico e verace della diva, che portava sullo schermo tutta se stessa.

 

(musica)

 

Nata a Roma il 7 marzo 1908, cominciò a recitare giovanissima, fino a diventare primadonna accanto a Totò e nel teatro di prosa. Fu il cinema, comunque, che le permise di dare libero sfogo al suo temperamento e le offrì la fama e i favori del pubblico internazionale. Invidiata e adorata da Parigi a Hollywood, fu l’espressione più autentica del neorealismo e di quella stagione d’oro del Cinema italiano che va da Roberto Rossellini, per il quale interpretò “Roma città aperta”, passando per Luchino Visconti fino a giungere a Pier Paolo Pisolini. Ma cosa scopriranno di nuovo i visitatori di Anna Magnani? Lo abbiamo chiesto al figlio, Luca.

 

R. – La mostra è composta da una parte notevole di fotografie di scena e una parte, altrettanto notevole, di fotografie di fuori scena. Gli scatti sono abbastanza interessanti, nel senso che si scopre un aspetto diverso da quello che normalmente viene descritto. Mia madre è stata descritta come una persona piuttosto cupa, difficile. In queste foto, invece, si vede che c’è grande serenità, grande gioia.

 

D. – Ritiene che, in qualche modo, sua madre sia stata apprezzata e valorizzata più all’estero che non in Italia?

 

R. – Questo è un vizio che abbiamo noi italiani, nel senso che siamo portati a dimenticare, a trascurare il nostro patrimonio, in senso lato. Il Cinema italiano è stato importantissimo negli anni del Neorealismo, è stato - forse - il Cinema più importante a livello mondiale. Oggi, tuttavia, è dimenticato, non si valorizza: abbiamo la tendenza a valorizzare sempre ciò che viene da fuori e mai quello che ci appartiene ... Ed è un grande peccato! Io spero che questa mostra dia l’input per altre iniziative in tal senso.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

3 marzo 2004

 

 

LA “PEDAGOGIA IGNAZIANA” E’  AL CENTRO

DEL SOLENNE ATTO ACCADEMICO, CHE SI TERRA’ DOMANI POMERIGGIO

ALLA PONTIFICIA ’UNIVERSITA’ GREGORIANA. OGGETTO DI STUDIO:

LA DIDATTICA DEL FONDATORE DEI GESUITI TRA TRADIZIONE E FUTURO

- A cura di Marco Cardinali -

 

ROMA. = La Pontificia Università Gregoriana e la sua rivista scientifica Gregorianum hanno organizzato il solenne Atto accademico 2004, che si terrà domani dalle ore 16 nell’aula magna dell’Università. Il tema preso in esame è di grande valenza spirituale e culturale: “La Pedagogia Ignaziana”. Dopo il saluto del rettore, padre Franco Imoda, e la presentazione di padre Paul Gilbert, direttore della prestigiosa rivista Gregorianum che si occupa di teologia, filosofia, spiritualità e comunicazione, seguiranno tre relazioni che tracceranno il percorso della pedagogia del Santo di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù: la prima relazione, del gesuita padre Ignacio Iglesias, responsabile degli Studi Ignaziani di Madrid, tratterà degli “Esercizi Spirituali di S. Ignazio e la sua pedagogia”. La seconda, tenuta da padre Vincent Dominuco, rettore della Fordham University di New York, si occuperà della “Ratio Studiorum”, il documento principale che regola l’attività didattica negli Istituti e Università dei Gesuiti. L’ultima relazione del prefetto, Carlo Mosca, capo di gabinetto del ministro dell’Interno italiano, si focalizzerà sul tema “Formazione, libertà e globalizzazione del sapere”. L’Atto accademico si propone l’interessante scopo di analizzare questi documenti alla luce della loro sorprendente modernità ed è inserito in quella riflessione e quello sguardo verso il futuro in cui si trova la Gregoriana, per offrire agli oltre 3000 studenti, provenienti da 135 Paesi del mondo, ancora maggiore competenza e modernità, non disgiunta, però, da tradizione e solidità. Il tema della pedagogia ignaziana è approfondito nel primo numero di Gregorianum di quest’anno, con il contributo di altri nomi autorevoli in campo scientifico e accademico.

 

 

NASCE IN COREA DEL SUD, SU INIZIATIVA DI UN’APPOSITA COMMISSIONE EPISCOPALE, UNA RETE DI COLLABORAZIONE TRA ORGANISMI CONTRARI ALLA PENA DI MORTE. AVANZATA LA RICHIESTA DI UN PROGETTO DI LEGGE PER L’ABOLIZIONE

DELLE ESECUZIONI CAPITALI

 

SEOUL. = La Commissione per l’abolizione della pena capitale della Conferenza episcopale sudcoreana (Cbck) intende rafforzare ed estendere l’ambito del proprio impegno, collaborando con altre organizzazioni e incrementando la cura pastorale ed il sostegno per le vittime e le loro famiglie e per i condannati a morte che sono in prigione. In un recente incontro, riferisce l’agenzia Fides, i componenti della Commissione hanno deciso di allacciare un rapporto di scambio con alcune organizzazioni per i diritti umani nazionali e internazionali, allo scopo di aumentare la sensibilità dell’opinione pubblica sul tema della pena capitale, lavorando a fianco di organismi di altre religioni. In calendario, per la Commissione episcopale, c’è il Congresso per l’abolizione della pena capitale che si svolgerà a Taiwan e che organizzerà in Corea, nel 2005, un ulteriore appuntamento sull’argomento. I membri della Commissione sono impegnati anche sul fronte politico, con la richiesta dell’istituzione, all’interno dell’Assemblea nazionale coreana, di una commissione speciale di legislatori che presenti un nuovo progetto di legge alla prossima assemblea, giacché la discussione di una legge per l’abolizione della pena capitale è considerata attualmente impossibile. All’interno della Chiesa, la Commissione episcopale intende creare una rete tra le Commissioni diocesane impegnate su questo tema e promuovere incontri di preghiera e altre iniziative per i prigionieri condannati a morte. (A.D.C.)

 

 

UNA SETTIMANA DI INCONTRI DI STUDIO IN GIAPPONE

PER DENUNCIARE LA TRATTA DELLE NUOVE “SCHIAVE” ESISTENTE NEL PAESE:

CENTINAIA DI DONNE IMMIGRATE SOTTOPOSTE A SFRUTTAMENTO SESSUALE

 

TOKYO. = Una serie di mostre e di convegni per stigmatizzare la drammatica piaga delle cosiddette “schiave del sesso” che infesta l’Asia. Ad annunciarli, oggi a Tokyo, è stata la sezione giapponese di Amnesty international, in vista della Giornata mondiale delle donne dell’8 marzo. Per una settimana, il fenomeno verrà analizzato e mostrato, così come si presenta in Giappone, attraverso una serie di iniziative-denuncia, il cui allestimento segue la recente visita nello Stato asiatico di John Miller, responsabile degli Stati Uniti per la lotta contro la tratta delle donne a scopi sessuali. In conferenza stampa, Miller ha sollecitato il Giappone a “fare molto di più”, anche sul piano legale e dell'azione di polizia, per tentare di risolvere un problema che ha assunto dimensioni allarmanti in un Paese dove fino al 2002 era stato dichiarato “inesistente”. Da anni, numerose  organizzazioni di volontari denunciano lo sfruttamento sessuale delle immigrate straniere in Giappone: tra gli organismi più importanti figura l’Help Asian Women's Center di Tokyo, in prima fila dal 1986 nella protezione, ogni anno, di centinaia di donne filippine, thailandesi, colombiane e di numerosi altri nazioni, in fuga dai loro “protettori-aguzzini”. La situazione ha iniziato a cambiare dopo l'arresto e la condanna, alla fine del 2002, di un broker giapponese, Koichi Agiwara, denunciato da due delle sue vittime di origine colombiana. Inoltre, circa sei mesi fa la polizia nipponica ha prodotto, con la collaborazione dell’Help Asian Women's Center, un video-documentario su questo tipo di abusi intitolato “Tratta delle schiave: Noi non siamo una merce”. Il video è stato diffuso poi nelle stazioni di Polizia del Paese per sensibilizzare gli agenti. (A.D.C.)

 

 

STRETTA FINALE PER I COLLOQUI TRA Tanzania, Kenya e Uganda SULLA creazione

della comunità economica dell’africa dell’est: IL NUOVO mercato,

CHE INTERESSA ANCHE  Burundi e Rwanda, comprenderà 80 milioni di persone

 

TANZANIA = Sono iniziate le ultime consultazioni tra i leader di Tanzania, Kenya e Rwanda che dovrebbero portare nei prossimi giorni alla ratifica di un Trattato che istituisce un mercato unico all’interno dell’EAC (East african community). Secondo quanto riportato dall’ufficio del presidente della Tanzania, Kibaki, rimangono alcune importanti questioni da risolvere, ciò nonostante i leader prevedono di firmare l’atto costitutivo martedì ad Arusha in Tanzania. Il Trattato a cui sono interessate anche Burundi e Rwanda è oggetto di discussioni dal 2000. Si tratta in sostanza una riedizione del blocco economico composto dai tre Paesi all’indomani dell’indipendenza dall’Inghilterra che si disgregò nel 1977. L’area di scambio della comunità economica dell’Africa dell’est coinvolge 83 milioni di persone e prevede l’abolizione dei dazi doganali nel giro di cinque anni oltre a fissare le tariffe per l’importazione delle merci all’interno dei confini dei tre Paesi aderenti. (P.C.)

 

 

SU MARTE E’ ESISTITA L’ACQUA E PROBABILMENTE UN AMBIENTE ADATTO ALLA VITA:

L’ANNUNCIO DATO IERI DALLA NASA, GRAZIE AI DATI RACCOLTI

DALLA SONDA OPPORTUNITY TRA LE ROCCE DEL PIANETA ROSSO

 

WASHINGTON. = Marte possedeva in passato acqua sufficiente per ospitare la vita. La Risposta ad uno dei quesiti più affascinanti di sempre è giunta ieri grazie ai dati inviati dalla sonda Opportunità. In una conferenza stampa a Washington, la Nasa, l’Ente spaziale americano, ha annunciato che gli esami delle rocce effettuati dalle apparecchiature a bordo del robot veicolo inviato su Marte hanno rivelato che l'area del pianeta dove la sonda e' atterrata lo scorso  24 gennaio scorso “è stata in passato bagnata dall'acqua in superficie”. “Una quantità d'acqua sufficiente per consentire di ospitare forme di vita”, ha precisato Edward Weiler, uno scienziato della Nasa. La sonda Opportunity ha trovato materiale fertile di ricerca nelle rocce situate in una depressione dell'area Meridiani Planum, nei pressi dell'equatore del pianeta. I dati inviati da Opportunity al Jet Propulsion Center di Pasadena (California) hanno rivelato la presenza di un'alta percentuale di cristalli di sali minerali nelle rocce. Gli scienziati della Nasa sono giunti alla conclusione che le rocce sono state in passato immerse nell'acqua salata, per un periodo sufficiente per mutare la loro composizione chimica. Per il momento, però, ha affermato lo scienziato Steve Squyres, è impossibile stabilire quanto tempo fa sia esistita su Marte quella che è stata definita una “finestra di opportunità” per un “ambiente abitabile”: un ambiente – è stato precisato – “capace di ospitare forme di vita come sono da noi conosciute oggi sulla Terra”. Una precisazione importante, perché quanto comunicato dalla sonda non vuol dire automaticamente che siano state prodotte prove dell’esistenza di forme di vita nel passato del Pianeta rosso. Il modo migliore per ottenere più informazioni, è stato affermato, sarebbe quello di riuscire a riportare sulla Terra alcune rocce di Marte. Un’operazione che sarà tentata nei prossimi anni: quelli che tenteranno di preparare l’esplorazione del pianeta da parte dell’uomo. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 marzo 2004

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

 

Ennesima fiammata di violenza in Nepal. Trentanove persone hanno perso la vita nella notte in una serie di scontri tra maoisti e governativi. Secondo quanto hanno riferito fonti della polizia, sono stati uccisi 10 maoisti, 11 soldati e 18 agenti delle forze dell’ordine. Il fatto di sangue è il più cruento da quando nell’agosto del 2003 si sono interrotti i negoziati tra maoisti e governo. I ribelli lottano dal 1996 per l’abolizione della monarchia nel piccolo stato himalayano.

        

Ancora alta la tensione in Medio Oriente. Almeno due forti esplosioni, seguite da una sparatoria, si sono registrate questa mattina vicino all’insediamento ebraico di Netzarim. Ancora non si hanno ulteriori dettagli sull’episodio. Sempre stamani un palestinese, militante delle Brigate dei martiri di al Aqsa, è rimasto ucciso in una sparatoria con soldati israeliani, nel campo profughi di Tulkarem, nel nord della Cisgiordania.

 

Sarà John Kerry lo sfidante di Bush alle presidenziali americane del 2 novembre. L’ex veterano del Vietnam si è, infatti, imposto anche nelle primarie di ieri, vincendo in 9 dei 10 Stati chiamati al voto. Il suo rivale finora più accreditato tra i democratici, John Edwards, formalizzerà oggi il proprio ritiro, già annunciato. Da New York, Elena Molinari:

 

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Gli elettori democratici hanno premiato la eleggibilità alla Casa Bianca di Kerry, la sua capacità cioè di competere con Bush su molti terreni, a partire da quello militare. Il veterano del Vietnam ora però deve convincere gli elettori più moderati, quelli che non vogliono rinunciare ai loro sgravi fiscali, in cambio di promesse di scuole e sanità per tutti. E non sarà una sfida facile vista l’offensiva che i repubblicani stanno montando. A partire da domani, infatti, 17 Stati chiave per la presidenza saranno inondati di spot televisivi che contrappongono la determinazione di George W. Bush alla presunta incoerenza dei democratici in politica estera ed economia. Per il partito di Clinton è, dunque, ora di formare un ticket presidenziale da contrapporre all’accoppiata Bush-Cheney. E il nome più pronunciato per la vicepresidenza democratica è quello dello stesso Edward. La sua campagna, quindi, ha solo cambiato nome, ma non traiettoria: l’obiettivo resta sempre la Casa Bianca.

 

Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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È ancora piena crisi ad Haiti, dopo la partenza per l’Africa dell’ex presidente, Jean-Bertrand Aristide. Secondo gli Stati Uniti, i ribelli “non potranno svolgere nessun ruolo politico nel Paese”: il loro unico dovere, ha affermato ieri Washington, è ora il disarmo. Ma la risposta degli insorti non si è fatta attendere. Barbara Schiavulli.

 

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“Deporremo le armi come abbiamo promesso, quando vedremo la capitale più sicura”. Così Guy Philippe, leader dei ribelli, dopo la sua proclamazione a capo militare. L’annuncio è stata fatto in un altro bagno di folla, tra migliaia di persone che continuano a seguirlo e a celebrarlo come l’eroe di questa rivoluzione, che ha portato alla partenza dell’ex presidente, Jean-Bertrand Aristide. Sono tutte nascoste, intanto, le “chimere”, coloro che facevano parte della banda armata agli ordini del capo di Stato, e i membri del partito Lavalas. Cinque i morti tra i sostenitori di Aristide, per quella che si teme possa essere una vendetta da parte dei ribelli decisi a liberarsi una volta per tutte del problema “chimere”. I ribelli, con l’appoggio della gente, potrebbero diventare una nuova spina nel fianco per l’amministrazione Bush che si è data tanto da fare per liberarsi di Aristide e che ora sarà costretta a trattare con quei criminali. Atterra, intanto, il primo volo dell’American Airlines, anche se ufficialmente i voli commerciali riprenderanno venerdì.

 

Barbara Schiavulli, da Port-au-Prince, per Radio Vaticana.

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Sempre più alta la tensione in Venezuela, dopo l’annuncio del Consiglio nazionale elettorale che le firme raccolte dall’opposizione per un referendum revocatorio del mandato del presidente, Hugo Chávez, non sono sufficienti. Su 3 milioni e 400 mila firme presentate all’esame, infatti, solo 1 milione 800 mila sono risultate valide. I disordini scoppiati ieri sera vicino alla piazza Altamira di Caracas hanno causato un morto e tre feriti. Il servizio è di Maurizio Salvi.

 

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La decisione è stata naturalmente accolta con soddisfazione dal governo e dalle forze che l’appoggiano. Sembra piuttosto difficile, infatti, che in 48 ore possano essere recuperate le oltre 600 mila firme necessarie per raggiungere la soglia strategica di 2,4 milioni, che automaticamente renderebbe possibile la consultazione popolare. E’ per questa ragione che, dopo una riunione di emergenza del coordinamento, il portavoce Julio Borges ha detto che bisogna rivedere le condizioni imposte per la revisione, altrimenti essa sarà tecnicamente impossibile. In questo scenario molto teso si inserisce una presa di posizione degli Stati Uniti. La Casa Bianca ha chiesto al Consiglio elettorale venezuelano di poter ascoltare la voce del popolo attraverso il processo elettorale.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Aperta la strada in Malaysia per le elezioni generali. Stamani il premier, Abdullah Ahmad Badawi, ha annunciato per domani lo scioglimento del Parlamento. Le prossime consultazioni, previste con ogni probabilità per la fine del mese, saranno il primo test per il nuovo premier, che guida la coalizione del Fronte nazionale, maggioritaria.  

 

Marc Dutroux ha puntato il dito contro due poliziotti. Nel corso dell’interrogatorio oggi al Tribunale di Arlon, il pedofilo belga ha dichiarato di aver potuto contare sulla complicità di “due membri delle forze dell’ordine” nel rapimento delle due adolescenti fiamminghe An ed Eefje. Le due bambine di otto anni rapite nel giugno del 1995 furono trovate morte di fame quattordici mesi dopo, in una prigione scavata sotto un’abitazione dei Dutroux.

 

L’Ulster Unionist Party (Uup), il partito del moderato David Trimble, si è ritirato ieri dalle trattative per rilanciare il processo di pace in Irlanda del Nord. Alla base della decisione, la mancata esclusione dal tavolo dei negoziati dello Sinn Fein, accusato del tentato rapimento del dissidente repubblicano Bobby Tohill. La questione è stata al centro dell’incontro oggi a Londra tra Trimble e il premier britannico, Tony Blair.

 

“La Serbia porterà avanti una politica pro-europea per il riavvicinamento all’Unione”. Con queste parole ieri il premier serbo, Vojislav Kostunica, ha presentato l’esecutivo al parlamento di Belgrado, dopo le elezioni del 28 dicembre. Cautele sulla collaborazione con il Tribunale dell’Aja per l’ex Jugoslavia: espresso l’auspicio che i giudizi sui crimini di guerra possano svolgersi per lo più a Belgrado. Il neo premier si è poi impegnato a combattere la corruzione, ma si è opposto a un’eventuale indipendenza del Kosovo.

 

Ancora un efferato delitto politico in Sri Lanka. Un altro esponente dei Tamil, candidato alle elezioni del 2 aprile, è stato ucciso con dei colpi di pistola lunedì sera nel distretto di Batticaloa. Gli Stati Uniti hanno condannato le azioni terroristiche, chiedendo, inoltre, ai gruppi ribelli di “agire in maniera responsabile durante e dopo la campagna elettorale”. Nelle legislative del dicembre 2001, oltre 40 persone furono barbaramente uccise.

 

Italia. A conclusione dell’inchiesta sull’irruzione della polizia nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, è stata depositata questa mattina la richiesta di rinvio a giudizio per 29 poliziotti, tra dirigenti e funzionari. Aggiornato, invece, al 9 marzo prossimo, il processo contro i 26 No-global imputati di devastazione e saccheggio.

 

 

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