RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 151 - Testo della trasmissione di domenica 30 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I cristiani siano “seminatori di speranza” ed operatori di pace: è l’esortazione di Giovanni Paolo II al Regina Coeli di oggi, solennità della Pentecoste

 

Vieni Spirito Santo, “luce di verità e forza di autentica pace”: così, ieri il Papa alla celebrazione dei Primi Vespri di Pentecoste in Piazza San Pietro. L’evento è stato animato dai fedeli del Rinnovamento nello Spirito. Con noi, il coordinatore nazionale del movimento, Salvatore Martinez

 

Sul significato della Pentecoste, intervista con Oreste Pesare, direttore dell’Iccrs.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con un forte impegno per il multilateralismo, si è concluso in Messico il vertice dell’UE, America Latina e Caraibi. Nostra intervista con il presidente della Commissione europea, Romano Prodi

 

L’impegno per il dialogo tra cristiani e musulmani, ribadito alla conferenza di Doha, conclusasi ieri. Ai nostri microfoni: l’arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso

 

Il rapporto delle famiglie con i mezzi di comunicazione analizzato nel libro “Pollicino nel bosco dei media”. Ce ne parla l’autore, il giornalista Vincenzo Varagona.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Una scossa di terremoto ha colpito, fortunatamente senza causare vittime, una regione caraibica già devastata dalle alluvioni che hanno recentemente sconvolto la Repubblica Dominicana ed Haiti

 

“Sui confini della speranza”. E’ il tema del Congresso nazionale del movimento di Rinascita Cristiana 2004 conclusosi oggi ad Assisi

 

Da domani e fino al prossimo 4 giugno, visita in Uganda del presidente di Giustizia e Pace, cardinale Renato Raffaele Martino

 

Ultimo commosso saluto ieri di tanta gente comune, politici, imprenditori e sportivi al presidente della Fiat, Umberto Agnelli.

 

Dal 12 al 18 settembre prossimo a Bose, in Piemonte, il XII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Arabia Saudita, drammatico epilogo della vicenda degli ostaggi in mano ad un commando di Al Qaeda. Prima del blitz risolutivo delle forze speciali, i rapitori uccidono nove persone, tra cui un italiano

 

In Iraq, raggiunto l’accordo sul nuovo governo ad interim

 

Rimandato di una settimana il voto sul piano Sharon di disimpegno israeliano da Gaza.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 maggio 2004

 

 

I CRISTIANI SIANO SEMINATORI DI SPERANZA ED OPERATORI DI PACE:

E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA AL REGINA COELI,

NELL’ODIERNA SOLENNITA’ DELLA PENTECOSTE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Oggi, giorno di Pentecoste, la Chiesa è in festa nel ricordo della prodigiosa effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli nel Cenacolo, cinquanta giorni dopo la Pasqua. Al Regina Coeli, Giovanni Paolo II, ha voluto sottolineare la centralità della solennità per tutti i cristiani ed ha esortato i credenti ad essere seminatori di speranza ed operatori di pace. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Giovanni Paolo II ha ricordato come con la Pentecoste sia stata realizzata la promessa di Cristo ai discepoli. Ricevuto un battesimo nello Spirito Santo, questi furono infatti “rivestiti di potenza dall’alto per avere la forza di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni”. Animati dal fuoco dello Spirito, ha proseguito, gli Apostoli cominciarono “a parlare di Cristo, morto e risorto, ai fedeli venuti a Gerusalemme da ogni parte, e ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua nativa”.

 

“Con la Pentecoste si compie il progetto di Dio, rivelato ad Abramo, di dar vita ad un popolo nuovo”.

 

Nasce così la Chiesa, “corpo mistico di Cristo sparso nel mondo”. Essa, ha rilevato il Santo Padre, è composta da “uomini e donne di ogni razza e cultura, adunati nella fede e nell’amore della Santissima Trinità” per “essere segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano”.

 

“Conformati dallo Spirito a Cristo uomo nuovo, i credenti diventano suoi testimoni, seminatori di speranza, operatori di misericordia e di pace”.

 

Ha così invocato l’intercessione di Maria “affinché si rinnovino nella Chiesa i prodigi della Pentecoste e tutti gli uomini possano accogliere il lieto annuncio della salvezza”. Lo Spirito Santo, ha poi detto il Papa - dopo il Regina Coeli, salutando i numerosi fedeli raccolti in Piazza San Pietro - doni a ciascuno la luce per scegliere il bene e la forza per compierlo con coraggio e con generosità”.

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“IMPLORIAMO ED ACCOGLIAMO IL DONO DELLO SPIRITO SANTO, LUCE DI VERITA’,

FORZA DI AUTENTICA PACE”. E’ L’APPELLO LANCIATO IERI DAL PAPA,

 IN OCCASIONE DEI PRIMI VESPRI DI PENTECOSTE, CELEBRATI IN PIAZZA SAN PIETRO. ALLA CERIMONIA, ERANO PRESENTI 15 MILA FEDELI,

TRA CUI NUMEROSI MEMBRI DEL “RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO”

- Interviste con Salvatore Martinez e Oreste Pesare -

 

“Auspico che la spiritualità della Pentecoste si diffonda nella Chiesa quale rinnovato slancio di preghiera, di santità, di comunione e di annuncio”. Così, Giovanni Paolo II durante la celebrazione dei primi Vespri della solennità di Pentecoste. La cerimonia si è svolta, ieri pomeriggio, alla presenza di 15 mila persone, in una piazza San Pietro colorata di rosso dalle migliaia di fazzoletti dei fedeli. Ce ne parla Dorotea Gambardella.

 

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(musica)

 

“Imploriamo ed accogliamo il dono dello Spirito Santo, luce di verità, forza di autentica pace”.

 

È l’accorato appello lanciato ieri dal Papa che, ricordando l’esperienza della discesa dello Spirito vissuta dai discepoli nel Cenacolo cinquanta giorni dopo la Pasqua, ha osservato: “Riviviamo questa esperienza spirituale anche noi, riuniti in questa Piazza, diventata un grande Cenacolo”. Quindi, il Pontefice ha sottolineato il significato della festività odierna:

 

“Il Corpo mistico di Cristo, sparso in tutta la terra, invoca lo Spirito Santo da cui trae vita il soffio vitale che anima il suo essere e il suo agire”.

 

In una Piazza San Pietro gremita di fedeli della diocesi di Roma e di molti gruppi ecclesiali, il Santo Padre si è rivolto in particolare alle migliaia di membri del Rinnovamento dello Spirito, che hanno animato la cerimonia:

 

“Grazie al movimento carismatico, tanti cristiani hanno riscoperto la Pentecoste come realtà viva e presente nella loro esistenza quotidiana”.

 

Le nuove comunità, ha poi notato Giovanni Paolo II, sono “una risposta provvidenziale suscitata dallo Spirito Santo all’odierna domanda di nuova evangelizzazione”. E proprio sull’attualità del messaggio pentecostale ascoltiamo una riflessione di Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo:

 

“La Pentecoste è l’audacia della fede, il coraggio di dire Gesù, il coraggio di annunciare il bene in un tempo che non sa più distinguere il bene dal male. Talvolta la nostra fede è stanca, è debole, perché dimentichiamo che le opere sono di Dio, non fanno i conti con i nostri limiti umani. Pentecoste è vedere questo potere che il Cristo Risorto concede ascendendo al cielo ed effondendo dal cielo il suo Spirito perché gli uomini siano capaci di essere come Lui in questo nostro tempo causa di salvezza per tanti uomini avversi al Vangelo e alla Chiesa”.

 

A tal proposito, il Papa ha incoraggiato l’iniziativa promossa dal Rinnovamento nello Spirito, denominata “Roveto ardente”, un’adorazione incessante dinanzi al Santissimo Sacramento, affinché “conduca molti a riscoprire i doni dello Spirito Santo e spinga i fedeli, uniti nella contemplazione del Mistero eucaristico, ad intercedere per la piena unità dei cristiani”. Infine, salutando in polacco i numerosi giovani che da Lednica, in Polonia, hanno seguito la celebrazione mediante la radio e la televisione ha augurato: “Il Consolatore, lo Spirito di verità vi colmi dell’amore di Cristo”. Ma qual è il significato dello Spirito Santo per i fedeli? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte ieri in Piazza San Pietro:

 

“Quello che mi ha fatto rinascere, trovare la meraviglia della vita, che mi ha fatto scoprire la Chiesa, i fratelli e mi ha migliorato tanto”.

 

“Per me lo Spirito Santo è consolazione, ci avvicina con il cuore a Dio”.

 

“E’ la Persona attraverso la quale possiamo arrivare a Cristo e al Padre”.

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La Chiesa, come sottolineato dal Papa al Regina Coeli, è dunque oggi in festa nel ricordo dell’effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli. Su questo momento di gioia, ecco la riflessione di Oreste Pesare, direttore dell’Iccrs, International Catholic Charismatic Renewal Services, raccolta da Giovanni Peduto:

 

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R. – La solennità di Pentecoste è la festa in cui si realizza il compimento di tutte le promesse di Dio e il coronamento della Pasqua di Gesù. Come Gesù stesso aveva molte volte promesso ai suoi, scende con potenza lo Spirito Santo e trasforma i discepoli di Gesù, impauriti, in coraggiosi apostoli della Buona Novella del Vangelo. E’ l’inizio di una nuova alleanza, la nascita della Chiesa.

 

D. – Non le sembra che la solennità di Pentecoste sia poco sentita e poco valorizzata dalla comunità cristiana?

 

R. – Effettivamente, troppo poco dai cristiani di oggi viene considerato il fatto che il vivere la propria fede non è frutto di sforzi umani, bensì di una “grazia” che riceviamo attraverso continue effusioni dello Spirito, accostandoci ai sacramenti, alla preghiera ed in particolare quella fatta con i fratelli nella fede. Proprio come accadde il giorno di Pentecoste a Gerusalemme. Si trovavano lì nel Cenacolo circa 120 persone e, mentre erano in preghiera, sperimentarono in maniera viva, la visita dello Spirito Santo nella loro vita. Da quel giorno quegli uomini e quelle donne non furono più gli stessi.

 

D. – Spesso si ignora del tutto lo Spirito Santo: ma chi è e che cosa fa la Terza Persona della Trinità?

 

R. – Lo Spirito Santo è – appunto – l’artefice della vita nuova, è l’“Amore” di cui ogni uomo e tutta la creazione ha bisogno per vivere. Egli è la vita che si trasmette da Dio all’umanità. E’ questa la santità. Ricevere lo Spirito Santo nella propria vita coscientemente, liberamente, ti permette di fare l’esperienza del passaggio dalla morte alla vita. Chiunque ha un cuore in ricerca, desidera questo passaggio e ne intuisce l’importanza nella sua vita.

 

D. – Come si prega lo Spirito Santo?

 

R. – Direi… come i bambini. Con semplicità. Senza ricercare parole o concetti difficili da esprimere. Basta esprimergli quello che si ha dentro. Se sei stanco… chiedigli di darti ristoro, se assetato… chiedigli da bere, se malato… chiedigli di sanarti, se abbandonato… di visitarti. Comunque, chiedigli di riempirti, di trasformarti il cuore, la mente. Donagli la tua vita, i tuoi progetti, tutto ciò di cui la tua vita è ricca e che non ti soddisfa. Fagli veramente posto nel tuo cuore ed Egli non tarderà. Ma prega nella più completa sincerità. Puoi anche farti aiutare nella preghiera da qualcun altro che sai già aver fatto questa esperienza. La preghiera comune ha una forza straordinaria presso il Padre del cielo.

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 maggio 2004

 

 

CON UN FORTE IMPEGNO PER IL MULTILATERALISMO E LA COESIONE SOCIALE,

SI E’ CONCLUSO IN MESSICO IL VERTICE DELL’UNIONE EUROPEA,

 AMERICA LATINA E CARAIBI. NOSTRA INTERVISTA CON IL PRESIDENTE

DELLA COMMISSIONE EUROPEA, ROMANO PRODI

 

Coesione sociale, difesa dei diritti umani e multilateralismo: sono i punti forti dell’appello lanciato da Europa, America Latina e Paesi caraibici a conclusione dei due giorni di vertice di Guadalajara, in Messico. Si tratta del terzo Summit tra i leader dei due continenti dopo quelli di Rio de Janeiro del 1999 e di Madrid del 2002. Il multilateralismo viene indicato come l’unico strumento per risolvere le nuove sfide e minacce globali, quali il terrorismo. Ma perché possa essere una realtà si invoca “una profonda riforma dell’Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. E la crisi in Iraq emerge esplicitamente nella condanna delle torture inflitte ai prigionieri di guerra iracheni nel carcere di Abu Ghraib. Nessuna critica esplicita nei confronti degli Stati Uniti, ma certamente parlare di multilateralismo significa contenere il raggio di azione dell’unica superpotenza. E’ questa intenzione, dunque, il primo risultato del vertice a Guadalajara di 58 leader di Europa, America latina e Caraibi? Fausta Speranza lo ha chiesto al presidente della Commissione europea, Romano Prodi:

 

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R. – Non è fatto per criticare, è un accordo per sopravvivere. Tutti questi Paesi capiscono benissimo che mettendosi insieme possono aiutare a creare nel mondo un pluralismo nel potere economico e nel potere politico, che è indispensabile per respirare. Su questo si sono trovati tutti d’accordo. Non c’è stata una sola voce dissenziente.

 

D. – Presidente, lei nel suo intervento introduttivo ha parlato tra l’altro di solidarietà, di lotta alla povertà. Su questi temi si sono fatti passi avanti nel Vertice di Guadalajara?

 

R. – Si sono fatti passi avanti, ma rispetto alla dimensione del problema devo dire che sono passi minimi. Noi stiamo lavorando perché finalmente questi Paesi si mettano assieme e possano veramente rappresentare un’area economica che aiuti quello che è il sussidio...

 

D. - Ecco, presidente, proprio a questo proposito, alla vigilia di questo Vertice, qualcuno polemicamente riassumeva i rapporti tra Europa ed America Latina parlando di creditori e debitori. Si può dare un’altra fotografia di questi rapporti?

 

R. – E’ una definizione abbastanza tradizionale, che ha anche degli aspetti di verità. Il problema è come uscire da questa realtà. Il nostro discorso, allora, del multilateralismo, di una politica sociale forte – non dimentichiamo che progressi verso la democrazia negli ultimi anni se ne sono fatti tanti in America Latina – tutto questo disegno aiuta certamente a superare l’idea dei debitori e creditori. Ma se l’America Latina non si mette assieme, quest’idea, prima o poi, riaffiora.

 

D. – Presidente Prodi, a proposito delle dichiarazioni di Fidel Castro, che ha accusato l’Unione Europa di disinteressarsi dell’America Latina, lei che cosa vorrebbe chiarire?

 

R. – Negli ultimi tempi l’Unione Europea si era aperta a Cuba, ma Cuba ha ricambiato con una politica oppressiva nei confronti dei dissenzienti. L’Unione Europea ha reagito come doveva reagire, cioè duramente. Allora quello di Cuba è stato un atteggiamento di ulteriore isolamento.

 

D. – Gli osservatori non potevano non notare che a firmare la dichiarazione a favore del multilateralismo mancavano Blair e Berlusconi, in questo momento primi sostenitori degli Stati Uniti. Lei che dice?

 

R. – Naturalmente questo fatto è stato molto notato. L’Europa è stata rappresentata come non mai in questo Vertice: c’era il cancelliere Schroeder, Chirac, Zapatero, praticamente tutti i Paesi. Mancavano la Gran Bretagna e l’Italia. Non posso dare alcuna spiegazione, perché non ne ho… posso solo dire che questo è stato molto notato, anche se io non credo che siano mancati per non firmare la dichiarazione sul multilateralismo. Almeno spero che non sia stata questa la ragione. Certamente l’America Latina ha bisogno di un rapporto forte e tra l’altro per i Paesi dell’America Latina queste mancanze non hanno certamente provocato né gratitudine, né reazioni positive.

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L’IMPEGNO PER IL DIALOGO TRA CRISTIANI E MUSULMANI,

RIBADITO ALLA CONFERENZA DI DOHA SUL DIALOGO

 ISLAMO-CRISTIANO, CONCLUSASI IERI

- Con noi, l’arcivescovo Michael Fitzgerald -

 

Si è chiusa ieri a Doha, in Qatar, la conferenza sul dialogo islamo-cristiano dal titolo “La libertà religiosa: un tema per il dialogo tra cristiani e musulmani”. L’incontro tra i membri della Commissione per i Rapporti Religiosi con i Musulmani del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso ed autorevoli studiosi musulmani, si è tenuta a Doha su invito dell’emiro qatariota. Il summit interreligioso ha messo l’accento sul ruolo di Cristianesimo e Islam nella sfida della pace. Ma quali sono stati i punti fondamentali della conferenza? Al microfono del collega del programma arabo, Rabih Abi Abdallah, risponde l’arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso

 

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R. –  C’è stata una prima parte teorica, dedicata alla Carta dei Diritti Umani: come è stata elaborata questa Carta e le difficoltà per alcuni Paesi musulmani di accettare l’articolo che parla della libertà religiosa. Secondo, la dottrina cattolica sulla libertà religiosa. Terzo, un approccio alla libertà religiosa di autori moderni musulmani. Dopo siamo passati all’applicazione del principio della libertà religiosa con tre esempi: il Pakistan, la Nigeria e la Francia. Quindi, c’è stata una quarta relazione, un tentativo di monitoraggio del diritto alla libertà religiosa. Tale metodo sembra che vada verso una buona direzione. Credo che abbiamo realizzato ciò che volevamo, cioè che questo nostro incontro desse buon frutto. I commenti fatti sono stati molto utili. Il clima è stato cordiale, qualche volta non facile... Rapporti interessanti, che mostrano anche uno spirito di travaglio all’interno della comunità islamica. Abbiamo parlato della libertà religiosa anche in senso individuale, di fare la volontà di Dio secondo la propria coscienza, e non c’è stata una risposta negativa da parte dei musulmani.

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IL RAPPORTO DELLE FAMIGLIE CON I MEZZI DI COMUNICAZIONE.

NE PARLA IL LIBRO “POLLICINO NEL BOSCO DEI MEDIA”

- Intervista con Vincenzo Varagona -

 

Imparare ad usare i media con “sapienza e prudenza”. E’ questa l’esortazione che una settimana fa, al Regina Coeli, Giovanni Paolo II ha lanciato in occasione della 38ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali dedicata al tema: "I media in famiglia. Un rischio e una ricchezza". Si tratta di uno degli argomenti più attuali con cui la società moderna è chiamata a confrontarsi. E proprio della ricerca di un rapporto più equilibrato e sereno con i mezzi di comunicazione si occupa una nuova pubblicazione, dal titolo “Pollicino nel bosco dei media”, scritta a più mani e curata da Vincenzo Varagona, giornalista Rai e presidente dell’Unione stampa cattolica delle Marche. A lui Giada Aquilino ha chiesto chi sia oggi Pollicino:

 

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R. – Non sono soltanto i ragazzi, ma Pollicino rappresenta tutte quelle persone che di fronte ad un mondo sconosciuto e misterioso - come può essere quello delle comunicazioni - restano confuse e cercano delle tracce per orientarsi. Il libro, quindi, non è uno strumento soltanto per i ragazzi, ma soprattutto per quelle persone che desiderano essere più consapevoli nell’uso dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie.

 

D. – Il dibattito sull’educazione all’uso dei media, quindi, chi riguarda?

 

R. – Innanzitutto, le famiglie. Esse, però, non devono essere caricate di maggiori responsabilità rispetto a quelle che già hanno. Nell’introduzione del libro, parlo di un’alleanza sui media, che riguarda gli operatori della comunicazione, le famiglie e la scuola. È cioè utile creare una sinergia tra i vari soggetti che possono costruire insieme un cammino di maggiore educazione. Un’educazione che sia imperniata sulla serenità: l’importante è non avere ‘paura’ della TV, dei computer, di Internet, del cellulare ma cercare di attivare un rapporto costruttivo.

 

D. – Il Papa ha esortato ad usare i media con sapienza e prudenza…

 

R. – Sì, il rischio è che il mezzo domini l’uomo. Penso non soltanto ai ragazzi, ma ai padri e alle madri, che restano per ore collegati ad Internet. Penso ai ragazzi che vengono lasciati soli e quindi educati dalla televisione. Alla fine ci sono famiglie in cui i genitori non riconoscono più i figli che crescono. Esiste davvero il rischio di trovarci di fronte persone che, alla fine, neanche conosciamo più. Tali mezzi invece devono essere usati in modo da arricchire le relazioni tra le persone. Anche la conoscenza del mezzo è uno stimolo educativo: è possibile che il padre o la madre aiuti un figlio a costruire un sito, ad effettuare una ricerca di navigazione in Internet. I mezzi dunque possono essere anche un’opportunità educativa per completare, arricchire oppure per ricuperare un rapporto perduto tra padri e figli.

 

D. – E allora qual è l’invito che nasce da questo libro?

 

R. – E’ quello a lavorare in maniera forte e sinergica sulla competenza, sulla formazione. La famiglia nasce col matrimonio: si organizzano corsi per la formazione al matrimonio. In questi corsi un nocciolo fondamentale potrebbe essere quello della formazione alla comunicazione, sia dal punto di vista psicologico - la comunicazione fra le persone - sia dal punto di vista tecnico, cioè la lettura dei mezzi, il loro funzionamento, la capacità di gestirli.

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CHIESA E SOCIETA’

30 maggio 2004

 

 

 

UNA SCOSSA DI TERREMOTO HA COLPITO, FORTUNATAMENTE SENZA CAUSARE VITTIME, LA REGIONE CARAIBICA GIÀ DEVASTATA

DALLE ALLUVIONI, CHE HANNO SCONVOLTO LA REPUBBLICA DOMINICANA ED HAITI

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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SANTO DOMINGO – PORT-AU-PRINCE. = Dopo le recenti, devastanti alluvioni che hanno colpito i Caraibi, una scossa di terremoto si è registrata ieri nella regione dominicana di Jimani, zona dove in seguito alle inondazioni sono morte almeno 388 persone. La scossa, di magnitudo 4,4 grado della scala Richter, non sembra aver provocato ulteriori vittime. Le agenzie nazionali ed internazionali sono intanto impegnate per portare generi di prima necessità alle popolazioni della Repubblica Dominicana e della confinante Haiti colpite dalle alluvioni. Su tutta l’isola il numero dei morti sfiora la drammatica cifra di duemila persone e a questo tragico bilancio, ancora provvisorio, bisogna purtroppo aggiungere anche moltissimi dispersi. Sul versante politico si deve inoltre registrare l’arrivo, previsto domani, dell’ex presidente di Haiti Jean-Bertrand Aristide in Sudafrica, Paese che nei giorni scorsi ha accolto la sua domanda di asilo. Lo ha riferito il ministro degli Esteri sudafricano, Nkosazana Dlamini-Zuma, a margine della sesta conferenza della ‘Human security network’ tenutasi a Bamako, in Mali. Aristide - destituito lo scorso febbraio in seguito ad un’insurrezione generale - lascerà, insieme alla moglie e alle sue due figlie, la Giamaica, dove era giunto lo scorso 15 marzo.

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“SUI CONFINI DELLA SPERANZA”. E’ IL TEMA DEL CONGRESSO NAZIONALE 2004

DEL MOVIMENTO DI RINASCITA CRISTIANA, CONCLUSOSI OGGI AD ASSISI

- A cura di Beatrice Luccardi -

 

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ASSISI. = Si è concluso, questa mattina, con la celebrazione della Messa di Pentecoste, il Congresso nazionale 2004 del Movimento di Rinascita cristiana, inaugurato venerdì scorso alla Cittadella di Assisi. La Liturgia è stata preceduta dall’Assemblea conclusiva delle giornate di approfondimento dedicate al tema ‘Sui confini la speranza’. “Il mondo di oggi è caratterizzato da esperienze di confine a livello culturale e religioso” ha spiegato l’assistente nazionale di Movimento di Rinascita Cristiana (Mrc), padre Licio Prati. “Con esperienze di confine - ha aggiunto - si indicano tutte le esperienze umane, individuali e collettive, cariche di ambiguità e tuttavia suscettibili di trasformazione o di passaggio dallo scontro all’incontro, dal possesso allo scambio”. Come sottolineato ai partecipanti dal vescovo di Assisi, mons. Sergio Goretti, oggi più che mai vi è la necessità che ciascun cristiano si impegni date le difficoltà della situazione odierna sia in Italia che in ambito internazionale. “Guardando il nostro oggi - ha rilevato il presule – vediamo tanti motivi di preoccupazione: tra questi vi sono uno stato di conflittualità permanente e le tragedie delle quali sono vittime le popolazioni di molte parti del mondo. Drammi solitamente ignorati, perché i poveri tuttora non fanno notizia”. Fra gli altri relatori intervenuti al Congresso si segnalano il prof. Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa, il dott. Paolo Naso, direttore della rivista Confronti e i professori Pietro Scoppola, storico e docente all’università la Sapienza di Roma, e padre Jean Louis Ska, docente al Pontificio istituto biblico. Una serata di canto e preghiera è stata inoltre animata da don Giosy Cento, sacerdote cantautore.

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DA DOMANI E FINO AL PROSSIMO 4 GIUGNO, VISITA IN UGANDA DEL PRESIDENTE

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE, CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO,

CON TAPPE PREVISTE ANCHE NELLE ZONE DI GUERRA

 

KAMPALA. = Città colpite da un sanguinoso conflitto, che da 18 anni sta devastando l’Uganda. Sono queste alcune delle mete, tra le quali i martoriati centri di Gulu, Kalongo e Kitgum, inserite nel programma della visita che il presidente del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, si appresta a compiere, a partire da domani, nel Paese africano. Il viaggio, che prevede anche una solenne celebrazione in onore dei martiri ugandesi, a Namugongo, nella festa annuale di San Carlo Lwanga e di 21 Compagni canonizzati da Paolo VI nel 1964, è dedicato principalmente ad incontri con autorità, organismi di Giustizia e Pace e rappresentanti di associazioni religiose e laicali impegnate nel sociale. Subito dopo l’arrivo del porporato in Uganda, seguirà a Kampala un discorso rivolto ai parlamentari, ai membri delle Commissioni Giustizia e Pace e a leader locali, incentrato sull’impegno dei laici cristiani in campo sociale e politico alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Il giorno successivo, il cardinale Martino si recherà a Gulu, dove incontrerà rappresentanti religiosi e laicali, che si adoperano per la pace e la riconciliazione nel Paese. Analoghi impegni attendono il porporato mercoledì prossimo, quando a Kalongo vedrà le autorità cittadine. Successivamente si sposterà a Kitgum per un incontro con le locali Associazioni di genitori e delle donne africane. Il cardinale Martino, che sarà accompagnato in Uganda da mons. Bernard Munono Muyembe del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, rientrerà a Roma il prossimo 4 giugno. (A.L.)

 

 

ULTIMO COMMOSSO SALUTO DI TORINO AL PRESIDENTE DELLA FIAT,

 UMBERTO AGNELLI, SCOMPARSO VENERDI’ SCORSO

 

TORINO. = Oltre 50 mila persone hanno portato ieri, a Torino, l’ultimo saluto ad Umberto Agnelli, morto venerdì scorso all’età di 69 anni. Dopo un lungo pellegrinaggio alla camera ardente allestita nel centro storico della Fiat, molti operai e anche tanti torinesi, che non hanno mai avuto legami diretti con l’azienda automobilistica, sono stati accolti dai familiari di Umberto Agnelli. Tra coloro che si sono recati alla camera ardente, figurano molte personalità del mondo imprenditoriale, politico e sportivo tra le quali il direttore del quotidiano torinese “La Stampa”, Marcello Sorgi, il presidente del Senato, Marcello Pera, e i componenti della squadra di calcio della Juventus. Uno degli ultimi a rendere il proprio omaggio al presidente della Fiat è stato il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi. Alle 17 in punto, il flusso di gente è stato interrotto e poco dopo è uscito il feretro, accolto da un lungo applauso. Successivamente il corteo è partito per Villar Perosa, dove la bara è stata tumulata nella tomba di famiglia. C’è stata, quindi, una semplice cerimonia funebre durante la quale il parroco di Villar Perosa, don Franco Gallea, ha benedetto la salma e pronunciato parole di conforto. (A.L.)

 

 

DAL 12 AL 18 SETTEMBRE PROSSIMO A BOSE, IN PIEMONTE,

IL XII CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE DI SPIRITUALITA’ ORTODOSSA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

BIELLA. = Presso il monastero di Bose, a Biella in Piemonte, dal 12 al 18 settembre prossimo si terrà il XII Convengo ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, dal Patriarcato di Mosca e dalla Comunità monastica di Bose, in collaborazione con l’Università di Torino e con il contributo dell’Unione Europea, della Regione Piemonte e della Provincia di Biella. Il Convegno, che prosegue un itinerario consolidato di studio della spiritualità ortodossa, si propone di offrire uno spazio di incontro fraterno tra le Chiese di Oriente e di Occidente, così urgente soprattutto in questo momento di difficoltà del dialogo ecumenico, e di favorire una riflessione comune su temi essenziali della vita cristiana e capaci di interpellare la coscienza dell’uomo contemporaneo. Come nelle precedenti edizioni, i lavori del Convegno saranno articolati in due sessioni: “Sant’Atanasio e il monte Athos” dal 12 al 14 settembre e “La preghiera di Gesù nella spiritualità russa del XIX secolo” dal 16 al 18 settembre. La prima sessione intende meditare l’insegnamento di Atanasio l’Athonita e la ricca tradizione spirituale del monachesimo fiorito sulla Santa Montagna, presenza che ha visto vivere insieme santi asceti provenienti da ogni Chiesa e tradizione. La seconda sessione, dedicata alla preghiera di Gesù nella tradizione spirituale russa, approfondirà la dimensione patristica e teologica di quest’antichissima forma di preghiera, che ancora oggi esperimenta un’autentica rinascita. Sono attesi metropoliti, vescovi e monaci delle Chiese ortodosse, della Chiesa cattolica e delle Chiese della Riforma, accanto ai maggiori specialisti e ricercatori a livello internazionale.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 maggio 2004

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

 

Si è conclusa nel sangue, nelle prime ore di stamani, la vicenda dei 50 ostaggi stranieri nelle mani di almeno quattro terroristi islamici, legati alla rete di Al Qaeda, in un residence di Al Khobar, nell’est dell’Arabia Saudita. Forze speciali locali hanno fatto irruzione nell’edificio ponendo fine all’assedio durato quasi 24 ore, uccidendo due membri del commando e arrestandone altri due. Il blitz, tuttavia, non ha impedito l’orribile uccisione di 9 ostaggi, un italiano, uno svedese, un giapponese e altri sei asiatici, sgozzati dai terroristi per aver cercato di scappare. La morte del cittadino italiano è stata confermata anche dalla Farnesina. Si tratta del campano Antonio Amato, 35 anni, da poche settimane in Arabia Saudita, che svolgeva mansioni di cuoco nel residence Oasis. In un comunicato diffuso su Internet, inoltre, la rete terroristica di Osama Bin Laden ha rivendicato la barbara uccisione dei due cittadini europei, promettendo di liberare la penisola arabica dagli “infedeli”. Il Foreign Office britannico, intanto, teme “nuovi attacchi terroristici” nel Paese, con ogni probabilità “nella fase finale di preparazione”. Ma quale è il clima politico che sta vivendo in questo momento l’Arabia Saudita? Debora Donnini ha girato la domanda a Marco Hamam, specializzato in studi arabi e collaboratore di La Repubblica e Limes:

 

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R. - In Arabia Saudita è in atto un vero e proprio contrasto, dai toni molto accesi, tra una parte della popolazione che segue i cosiddetti “Sceicchi della rinascita”, che si oppongono alla famiglia di Saud, e dall’altra parte la famiglia di Saoud, considerata ormai una famiglia troppo collusa con lo strapotere statunitense. Quella che è in corso in Arabia Saudita è una lotta per il consenso, ciò significa che si sta cercando di stabilire un nuovo tipo di Islam. Da una parte ci sono i Saud, che pur adottando ufficialmente il sistema wahabita, hanno finito per snaturarlo, e dall’altra i mujahidin, che desiderano un Islam possibilmente o paradossalmente ancora più radicale di quello wahabita. Non c’è solo, quindi, una lotta propriamente politica, ma anche una lotta per l’affermazione di un nuovo tipo di Islam, che potrà essere più radicale oppure più moderato, soprattutto sulla scia di queste pressioni americane sul regime saudita.

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Il Consiglio di governo transitorio iracheno, l’amministrazione civile americana e le Nazioni Unite hanno raggiunto ieri un accordo sulla lista dei componenti del nuovo esecutivo ad interim, che guiderà il Paese dopo il 30 giugno e fino alle elezioni, in programma per l’inizio del prossimo anno. La lista definitiva della compagine di governo è attesa nelle prossime ore. Nel Paese, comunque, proseguono le violenze. Il servizio di Barbara Castelli.

 

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Si profila con sempre maggiore chiarezza la lista dei ministri, che guideranno il nuovo Iraq. Dopo la scelta del capo di Governo, caduta sul medico sciita 58.enne Iyad Allawi, dovrebbe essere ministro del Petrolio il tecnocrate Thamir Ghadban; il politico curdo Hoshyar Zebari ministro della Difesa e un altro curdo, Barham Salih, ministro degli Esteri. Adel Abdul Mahdi, uno sciita, sarà, invece, il nuovo ministro delle Finanze. Sembrano confermate, nonostante le divergenze, anche le indicazioni, che vedono il sunnita Adnan Pachachi favorito per la carica di presidente. Esponenti curdi del Consiglio di governo, insieme con alcuni sciiti, tuttavia, si oppongono alla nomina di Pachachi, al quale preferiscono Ghazi Yawar, un ingegnere sunnita attualmente presidente di turno dell’organo esecutivo. Nel Paese del Golfo, comunque, la violenza resta in primo piano. Tre marines sono stati uccisi ieri nella provincia di al-Anbar, nell’Iraq occidentale, mentre sei militari della coalizione sono rimasti feriti oggi nell’esplosione di un’autobomba nei pressi di Mossul. Sempre nella località settentrionale, nella notte, hanno perso la vita una donna e sua figlia, raggiunte da alcuni colpi di mortaio. Esplosioni e tiri di armi da fuoco sono stati sentiti anche a Najaf, la città santa sciita nel centro dell’Iraq, dove giovedì è stata raggiunta una tregua tra le forze della coalizione e i miliziani. Il redattore capo di un giornale indipendente, Ismail Zair, è sfuggito, invece, ieri a Baghdad, a un tentativo di omicidio, costato la vita al suo autista e alla sua guardia del corpo. Intanto, il premier britannico, Tony Blair, intanto, pur augurandosi che entro il 2005 le truppe in Iraq possano essere notevolmente ridotte, ha annunciato che il Regno Unito deciderà se inviare altri soldati nel Paese, probabilmente nelle prossime settimane. Sono rientrati ieri sera, invece, in Italia i militari del Reggimento San Marco della Marina Militare, impegnato in Iraq nell’operazione “Antica Babilonia”.

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Ennesima fiammata di violenza in Afghanistan. Quattro uomini delle Forze speciali americane sono rimasti uccisi ieri nel corso di un’operazione nel sud del Paese. Lo riferisce un comunicato delle forze armate statunitensi. La provincia meridionale di Zabul è stata più volte in passato teatro di attacchi da parte di guerriglieri islamici.

 

Ucciso in Pakistan un religioso islamico pro-taleban. Uno sconosciuto ha aperto il fuoco stamani contro il muftì Nizammuddin Shamzai, all’uscita dalla moschea nella città meridionale di Karachi. Altre 4 persone sono rimaste ferite. Il muftì aveva lanciato la guerra santa contro gli Stati Uniti dopo l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq.

 

Cresce la tensione anche in Turchia. I ribelli curdi del Congra-Gel, successore del Pkk, hanno annunciato ieri di voler riprendere la lotta armata nel Paese, dal primo giugno prossimo. La tregua unilaterale è stata raggiunta sei anni fa, subito dopo la cattura del loro leader, Abdullah Ocalan. “Il cessate il fuoco ha perduto significato politico e militare - si legge in un comunicato - a causa delle operazioni di annientamento lanciate negli ultimi tre mesi dallo Stato turco”.

 

Sempre delicata la situazione in Medio Oriente. Il premier israeliano, Ariel Sharon, ha deciso stamani di rinviare di una settimana il voto sul suo piano di graduale disimpegno dalla Striscia di Gaza. Nei Territori, intanto, si registrano nuovi episodi di violenza. Tre attivisti palestinesi del movimento radicale Hamas hanno perso la vita nella notte nel corso di un raid aereo israeliano a Gaza City. Nell’attacco altre sette persone sono rimaste ferite, tra queste una donna. Obiettivo dell’operazione, secondo quanto ha riferito Israele, “due importanti leader di Hamas, responsabili di numerosi attacchi contro Israele, che stavano preparando altri attentati”.

 

E’ di almeno 35 morti e 220 feriti il bilancio, tuttora provvisorio, del terremoto che venerdì ha colpito il nord dell’Iran. Una tragedia nella tragedia è quella, che ieri è costata la vita a Massud Emami, governatore generale della provincia iraniana di Qazvin, tra le più colpite dal sisma. Emami è morto insieme con altre cinque persone quando l’elicottero su cui viaggiavano è precipitato durante un’ispezione delle aree terremotate.

 

In Colombia, la guerriglia dell’Armata di liberazione nazionale (Eln) ha rapito ieri 17 civili nei pressi di Quibdo, a 620 chilometri a nord-ovest di Bogotà. Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), intanto, hanno rifiutato la proposta della Francia di accogliere ribelli detenuti nel Paese latinoamericano in cambio della liberazione di alcuni ostaggi. Attualmente le Farc, secondo quanto riferiscono le autorità locali, detengono 1.600 ostaggi, di questi 21 sono responsabili politici, 47 esponenti dell’esercito, tre americani e i rimanenti sono civili.

 

Sette operai - cinque indiani e due malaysiani - hanno perso la vita ieri per un incendio scoppiato a bordo di una petroliera, vuota, in riparazione in un cantiere navale di Singapore. Lo ha reso noto la televisione statale. La polizia ha aperto un’inchiesta sul caso.

 

 

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