RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 149 - Testo della trasmissione di venerdì 28 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
I bambini della Colombia in
movimento per la pace: ce ne parla Mayerly Sanchez
CHIESA E SOCIETA’:
Ha
preso il via oggi in Messico il terzo Vertice Unione Europea - America Latina
A Roma, il convegno dell’Oim sulla tratta degli esseri umani
E’
morto nella sua casa torinese il presidente della Fiat, Umberto Agnelli.
Scontri sporadici a Kufa, dove Moqtada Sadr ha
rinunciato a tenere il solito sermone del venerdì. Uccisi due giornalisti
giapponesi e rilasciati i 4 della tv americana Nbc
In un attentato presso
Rafah morti i due kamikaze palestinesi e ferito un soldato israeliano. Sempre
nella striscia di Gaza colpito a morte un palestinese.
28
maggio 2004
RESTATE
SEMPRE FEDELI AI VOSTRI VALORI CRISTIANI PER FARE DELL’EUROPA
UNA VERA FAMIGLIA DI POPOLI: E’ L’APPELLO LANCIATO OGGI DAL PAPA ALLA
SLOVENIA INCONTRANDO IL PREMIER DI
QUESTO PAESE,
ANTON ROP
- A cura di Sergio Centofanti -
Restate
sempre fedeli ai valori cristiani che costituiscono parte integrante della
vostra storia e della vostra cultura: è l’appello lanciato oggi dal Papa al
popolo sloveno, durante l’incontro in Vaticano con il premier della Slovenia,
il liberal-democratico Anton Rop, che attualmente guida una coalizione di
centro-sinistra.
Giovanni Paolo II, ricordando l’ingresso di questo Paese
nella nuova Europa a 25 il 1° maggio
scorso, ha sottolineato il contributo della Slovenia per rendere il Continente
“una vera famiglia di Popoli in un contesto di libertà e di mutua cooperazione,
salvaguardando al tempo stesso la propria identità culturale e spirituale”. Il
Papa ha quindi auspicato che la Slovenia possa “progredire costantemente sulla
via dello sviluppo e della pace”.
Oggi, dopo lo scambio degli Strumenti di ratifica, che è
avvenuto nel Palazzo Vaticano alla presenza del premier sloveno e del cardinale
segretario di Stato Angelo Sodano, è entrato in vigore l’Accordo fra la
Slovenia e la Santa Sede su alcuni temi giuridici di comune interesse.
L’intesa, che si può definire storica, giungendo dopo 10 anni di trattative,
riconosce alla Chiesa cattolica uno status giuridico e – ha detto il Papa –
testimonia l’impegno di questo Paese a “mantenere buoni rapporti con la Sede
Apostolica”. Rapporti - ha aggiunto - “fondati sul mutuo rispetto e sulla leale
collaborazione” a vantaggio di tutti gli abitanti dello Stato. La Slovenia
indipendente dal 1991, conta 2 milioni di abitanti, dei quali oltre il 70% sono
cattolici.
DI
FRONTE ALLA DIFFUSIONE DEL MATERIALISMO E DEL RELATIVISMO NELLE SOCIETA’
OCCIDENTALI, SERVE UN RINNOVATO IMPEGNO PER L’EVANGELIZZAZIONE:
COSI’ IL PAPA NEL DISCORSO AD UN GRUPPO DI
VESCOVI AMERICANI,
RICEVUTI IN VATICANO AL TERMINE DELLA VISITA AD
LIMINA
- A
cura di Alessandro Gisotti -
E’ necessaria un’efficace proclamazione del Vangelo nelle
società contemporanee occidentali per contrastare la diffusione
dell’agnosticismo e del relativismo. E’ l’avvertimento di Giovanni Paolo II ad
un gruppo di presuli degli Stati Uniti, ricevuti stamani al termine della
Visita ad Limina. Il Papa ha rammentato che la missione profetica spetta
ad ogni cristiano ed in particolare ai vescovi, messaggeri del Vangelo e
maestri della fede. Quindi, si è soffermato sulle sfide che oggi deve
affrontare la Chiesa americana. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Negli
Stati Uniti, ha detto il Papa, la Chiesa è chiamata ad una nuova
evangelizzazione per “rispondere ai profondi bisogni religiosi e alle aspirazioni
di una società, che rischia sempre più di perdere le sue radici spirituali
cedendo ad una visione del mondo senz’anima e puramente materialista”. Affrontare
questa sfida, ha avvertito, richiede un’attenta lettura dei “segni dei tempi”,
in vista di una “persuasiva presentazione della fede cattolica”. In
particolare, ha proseguito il Santo Padre, “bisogna preparare i giovani al
dialogo con i propri contemporanei sul messaggio cristiano e la sua rilevanza
per la costruzione di un mondo più giusto, umano e pacifico”.
In tale
contesto, ha affermato, è quanto mai l’ora dei fedeli laici che sono chiamati
“a portare avanti la missione profetica della Chiesa, evangelizzando le varie
sfere della vita famigliare, sociale, professionale e culturale”. E qui ha
ricordato l’impegno profetico dei vescovi americani fin dal Concilio Vaticano
II su importanti questioni sociali come il rispetto della vita umana, la difesa
della famiglia, della giustizia e della pace. Un elemento essenziale per la
Chiesa nel dialogo con la società odierna, ha detto ancora, è “la corretta
presentazione, nella catechesi e nella preghiera, della relazione tra fede e
ragione”. L’autentica comprensione biblica degli atti di fede, infatti, servirà
ad apprezzare meglio il ruolo della Chiesa.
“La parola di Dio – ha esortato – non deve
essere incatenata, ma deve risuonare ovunque in tutta la sua verità liberatrice
quale parola di grazia e salvezza”. Nello sforzo di una nuova evangelizzazione,
ha affermato, la Chiesa deve mobilitare tutte le sue risorse “per parlare
coraggiosamente e con voce unita nell’affrontare i grandi temi morali e spirituali”
dei nostri tempi.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Questa sera alle 18,45 il Papa riceverà il cardinale
Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Oggi il
Santo Padre ha nominato membri del Consiglio Speciale per l'Asia della
Segreteria Generale del Sinodo dei vescovi il cardinale Crescenzio Sepe,
prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, e mons. Joseph
Cheng Tsai‑fa, arcivescovo di Taipei.
PUBBLICATI
I LINEAMENTA IN VISTA DELL’11.MA ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL
SINODO DEI VESCOVI CHE SI TERRA’ IN VATICANO NELL’OTTOBRE
DEL
2005 SUL TEMA DELL’EUCARISTIA, FONTE E CULMINE DELLA VITA DELLA CHIESA
Sono stati pubblicati i Lineamenta in vista dell’11a
Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi che si terrà in Vaticano
dal 2 al 29 ottobre del 2005 sul tema “L’Eucaristia fonte e culmine della
vita e della missione della Chiesa”.
Si tratta di un documento destinato a sollecitare lo
studio, la consultazione e la risposta da parte di tutte le forze vive della
Chiesa. Il testo è stato elaborato secondo le indicazioni del Consiglio della
Segreteria Generale del Sinodo, con l'aiuto di esperti, per proporre alla
riflessione, in grandi linee, i contenuti del tema. Per facilitare la
discussione è stato redatto un Questionario. Dalle risposte e dalle
osservazioni dipenderà la completezza e l'attualità dell'elaborazione dell'Instrumentum
laboris.
Il testo dei Lineamenta è composto di sette
capitoli riguardanti l’Eucaristia e la natura e la missione della Chiesa. In
particolare si afferma che l’Eucaristia è memoriale del mistero pasquale e
sacramento della presenza permanente del Signore, dono continuamente da scoprire.
L’Eucaristia – leggiamo nei Lineamenta - è vincolo di carità, è farmaco di
immortalità e lievito di vita nuova nei rapporti tra le persone e nella costruzione
di un mondo di pace, di giustizia e di amore. Il Questionario, composto
di 20 domande, ha lo scopo di sollecitare risposte che partano dalle condizioni
delle diverse Chiese particolari, in modo da percepirne aspetti positivi da
condividere ed eventuali deficienze da colmare in un dialogo leale e
costruttivo.
Le riflessioni che perverranno alla Segreteria Generale
del Sinodo dei vescovi permetteranno di elaborare l’Instrumentum laboris
e procedere nella verifica pastorale a livello di Chiesa universale sul tema
sempre attuale dell’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione
della Chiesa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Nella
prima pagina de L’Osservatore Romano l’Udienza
del Santo Padre al Primo Ministro della Repubblica di Slovenia e la Visita ad limina dei Vescovi Americani
delle province ecclesiastiche di Indianapolis, Chicago e Milwaukee (articoli
nelle pagine interne). Iraq: mentre Mosca dice “sì” alla risoluzione dell’Onu
ma solo con un Governo rappresentativo, Pechino giudica necessario l’invio di
una forza armata multinazionale. Piano d’emergenza della Caritas per soccorrere
le popolazioni sconvolte dalle alluvioni ad Haiti e nella Repubblica
Dominicana. Sudan: l’Onu offre una mediazione per il Darfur.
Nelle
pagine vaticane, l’articolo di Gabriele Nicolò dal Qatar sul convegno interreligioso
tra Cristiani e Musulmani. Una pagina dedicata al Congresso Mariano svoltosi a
Benevento
Nelle pagine estere, lo scambio
degli Strumenti di Ratifica dell’Accordo fra la Santa Sede e la Repubblica di
Slovenia su questioni giuridiche firmato a Ljubljana il 14 dicembre 2001.
Nella pagina culturale: due
articoli di Mario Gabriele Giordano e di Franco Patruno a commento del recente
film televisivo dedicato alla figura di Nerone. La morte di Vittore Branca.
Nelle pagine italiane, La morte
del Presidente della Fiat Umberto Agnelli. I commenti al discorso programmatico
del neopresidente di Confindustria Montezemolo.
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Radiogiornale
28 maggio 2004
OLTRE
2.000 MORTI NELLA REPUBBLICA DOMINICANA ED HAITI.
I
MILITARI AMERICANI AIUTANO LA POPOLAZIONE,
MA NON
RESTERANNO OLTRE GIUGNO
-
Intervista con mons. Pierre Dumas -
Aumenta
il numero delle vittime ad Haiti e nella Repubblica Dominicana, causate dalle recenti
alluvioni. I morti si contano ormai a migliaia e gravissimi sono i danni per
l’agricoltura. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
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Un
bilancio definitivo ancora non c’è. Il numero delle vittime di questa alluvione,
la più grave nella storia contemporanea di Haiti e Santo Domingo, va dai 915
morti, ai 2150. Le fonti sono svariate, così come le cifre. A mettere ordine,
però, sono le Nazioni Unite, che nella sola parte haitiana dell’Isola di
Hispanola hanno calcolato circa 1500 vittime, tra morti e dispersi. La
situazione più grave si registra a Mapou, ad Haiti, dove sotto il fango sono
stati rinvenuti oltre 1.000 cadaveri. La città è stata completamente sommersa
dalle acque, che ritirandosi hanno lasciato un denso letto di fanghiglia. 158,
invece, i corpi recuperati a Fond Verettes, una città di circa 40mila abitanti.
Nella Repubblica Dominicana, il centro urbano più colpito è Jimani, dove il
lago Enriquillo è esondato provocando devastazioni. Sempre sul versante dominicano
tre piccoli centri abitati sono stati spazzati via dal Rio Soleil.
Dal
1912 il letto di questo fiume era secco e per questo negli anni sessanta e settanta
erano sorti i tre villaggi. Il presidente della Repubblica Dominicana Hipolito
Mejia ha dichiarato oggi un giorno di lutto nazionale. Intanto i militari americani
presenti a Port-au-Prince per riportare l'ordine dopo le tensioni dei mesi
scorsi, si sono mobilitati nell'opera di soccorso alla popolazione; ma
Washington ha già comunicato che la missione militare non proseguirà oltre
giugno, così come stabilito precedentemente. Anche le Nazioni Unite hanno
inviato esperti in situazioni di emergenza che stanno rapidamente valutando i bisogni
e coordinando i primi soccorsi. Si è attivata pure la Caritas ed hanno offerto
aiuti Messico e Spagna.
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E, come dicevamo, la situazione è particolarmente grave ad
Haiti dove le piogge torrenziali rappresentano un’ulteriore prova a cui viene
sottoposta la popolazione duramente provata dalla povertà e dall’instabilità
socio-politica. Lucas Duran ha raccolto telefonicamente l’appello alla Comunità
internazionale di mons. Pierre Dumas, vescovo ausiliare di Port-au-Prince.
Ascoltiamolo:
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R. – Ci sono molte persone nella zona di Fond Verrettes -
più di 3 mila abitanti - che si ritrovano praticamente senza niente. Tutta la
zona è accessibile solamente con l’elicottero; le strade sono impraticabili,
non si può arrivare neanche per portare aiuti e soccorso alla popolazione. Le
autorità stanno cercando di fare qualcosa portando da mangiare ma in
particolare l’acqua potabile. Haiti e la Repubblica Dominicana sperano che la
comunità internazionale possa fare qualcosa ed andare incontro alle necessità
delle due popolazioni. Noi siamo anche molto grati al Santo Padre per il
messaggio di vicinanza, di prossimità, di comunione che ha inviato sia alla
popolazione haitiana che alla popolazione dominicana.
D. – Mons. Dumas, le piogge stanno continuando ancora in
queste ore?
R. – Grazie a Dio da ieri ha smesso di piovere. Speriamo
ora che il bel tempo – il sole adesso è ritornato – la temperatura, il clima
rimanga come è oggi. Una cosa è certa: queste località sono state colpite dalle
piogge ma la stagione dei cicloni in verità dovrà iniziare tra poco. La situazione
rimane, quindi, sempre instabile e chiediamo alla Comunità internazionale di
avere un’attenzione maggiore perché si tratta di una zona già molto povera che
è stata nuovamente colpita.
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I
BAMBINI DELLA COLOMBIA IN MOVIMENTO PER LA PACE
- Intervista
con Mayerly Sanchez -
Un Paese la Colombia in guerra con
se stesso, teatro di un incessante conflitto civile che va avanti da oltre 50
anni, e che vede la lotta politica intrecciarsi con la criminalità organizzata
e il terrorismo. Dal 1985 oltre 10 milioni i morti e ad oggi 3500 civili
muoiono ogni anno in questi scontri. E tra questi anche molti minori. Roberta Gisotti
ha incontrato, qui a Roma, Mayerly Sanchez, fondatrice in Colombia del Movimento
dei bambini per la pace, giunta in Italia per ritirare un Premio. Ascoltiamo il
servizio.
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Candidata tre volte al Premio Nobel per il suo
instancabile sforzo di dare una risposta alle violenze che devastano il suo
Paese, ma anche al degrado che affligge soprattutto le periferie più povere delle
metropoli, e di cui sono prime vittime i più giovani, cui viene negata
l’infanzia, e perfino in molti casi il diritto alla vita. Così come è capitato
8 anni fa al piccolo Milton, rimasto ucciso in un sobborgo di Bogotà, in uno
scontro tra gang giovanili. Era il migliore amico di Mayerly che allora aveva
solo 12 anni. Da quel drammatico episodio la decisione di unire le forze dei
bambini per dire ‘no’ alla violenza. Oggi Mayerly ha 20 anni e sta portando
avanti la sua battaglia anche attraverso l’Unicef. Ma cosa è cambiato in questi
8 anni di militanza di Mayerly per dare un futuro diverso ai giovani nel suo
Paese.
R. - YO CREO QUE ….
Quella
che è cambiato credo sia la coscienza di quanto avviene in questi quartieri per
quanto riguarda i bambini. Questi bambini hanno insegnato ai loro genitori la
giustizia sociale, i diritti umani, i doveri. Chi mai avrebbe potuto immaginare
una cosa simile: che un bambino insegni ad un adulto, quando accade sempre il
contrario. Questa è una prima cosa. Secondo, il loro vivere insieme è
differente, prima non potevano parlare, non si potevano vedere. Ora vivono
tutti in armonia e in pace perché i loro stessi figli hanno insegnato loro che
la cosa migliore resta sempre la pace. Una volta che nella tua casa c’è la
pace, è possibile poi uscire e parlare con le altre persone per aiutarle a
cominciare a vivere in modo pacifico, con tolleranza, libertà e combattere così
la violenza. Attraverso i bambini noi non vogliamo fare come i mezzi di
comunicazione che parlano solo di violenza e di morti, etc. Noi vogliamo
informare, illustrare questa realtà cercando di trovare delle soluzioni ai
problemi.
D. - Il suo Paese vive tutt’oggi gravi problemi dei quali
soffre in particolare l’infanzia. Lei si sente mai scoraggiata? Cosa fa per vincere
il pessimismo che a volte sicuramente ci sarà anche nel suo animo?
R. – SI, HAY MOMENTOS …
Sì, ci sono dei
momenti in cui si è tentati di lasciare tutto perché succedono tante cose.
Nonostante io sia una costruttrice di pace alla quale ho dedicato tutta la mia
gioventù, sono anche un essere umano che soffre. Ho perso mio padre quattro
mesi fa in un atto di violenza. Ma io non voglio seguire quella strada; molta
gente lo fa, causando ancora morte e violenza. Ma quando vengono i bambini,
chiedendo insegnamento e aiuto, bambini che sono stati costretti ad abbandonare
le loro case, che non sanno come convivere con gli altri, e per questo ci chiedono
aiuto, tu ti trasformi in un esempio per loro. E al tuo fermarti, si blocca un
intero processo. Io dico sempre: è solo l’inizio di un cammino verso la pace,
una pace che la nostra generazione non conoscerà pienamente, ma sono i primi
passi affinché la prossima generazione possa convivere in pace e continuare a
lottare per la realizzazione dei propri ideali.
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L’ARENA DI VERONA CELEBRA IL CENTENARIO DI MADAMA BUTTERFLY:
PRESENTATO
L’82.ESIMO CARTELLONE LIRICO
- Con
noi Franco Zeffirelli, Placido Domingo e il sovrintendente Claudio Orazi -
Madama
Butterfly di Giacomo Puccini, Aida, Trovatore, Traviata e Rigoletto di Giuseppe
Verdi le opere dell’82esimo cartellone dell’Arena di Verona, l’anfiteatro
all’aperto più grande del mondo e il primo per numero di spettatori. Il
festival lirico, presentato alla stampa estera, si inaugura il 19 giugno
prossimo e proseguirà fino al 31 agosto. A.V. ha raccolto le voci dei
protagonisti. Sentiamo Franco Zeffirelli:
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“Dobbiamo proprio a Verona, a questa sua straordinaria,
ostinata continuità nel far opera nei grandi spazi se l’opera attraversa una
stagione così felice sia dal punto di vista popolare che da quello delle nuove
leve di cantanti. E’ veramente la capitale del melodramma oggi nel mondo”.
Franco
Zeffirelli e l’Arena, un binomio che si rinnova sin dall’apertura del Festival,
con la regia di Madama Butterfly:
“La Butterfly è un’opera intimista come soggetto, come
tema, come libretto però è una delle opere più ricche, strumentali, di vocalità
che ci sia nel repertorio italiano ed anche soprattutto pucciniano. Questa
doppia marcia è forse il fascino di questa opera che io non ho mai fatto, è la
prima volta che la faccio a Verona”.
A 100 anni dalla composizione è un dramma moderno, quello
di Butterfly, spiega Placido Domingo:
“Penso che questo purtroppo esiste oggi. Oggi si continua
a fare il mercato dei bambini e delle bambine in molti Paesi, dove c’è ancora
questa differenza di classi sociali. Vanno delle persone e qualcuno che è
l’equivalente del Goro nella Butterfly trova questi elementi. Goro a tutte le
altre ragazze trovava dei marinai e tutto andava bene, ma Madame Butterfly
aveva una sensibilità diversa, straordinaria che crea questo dramma”.
L’incontro fra la giapponese Cho cho San e l’americano
Pinkerton è anche la storia di una colonizzazione culturale e di civiltà
lontane, che non riescono a dialogare. Ancora Placido Domingo:
“C’è già una tradizione che questo capiti. Oggi l’Europa
unita sarà molto più responsabile di quello che capita nel mondo. Bisogna
rispettare i diritti di tutti i Paesi. L’Europa unità può essere una forza veramente
straordinaria”.
Il
celebre tenore spagnolo dirigerà il capolavoro pucciniano domani a Torre del Lago,
mentre a Verona sarà ospite il 4 agosto per la serata-evento “La corona di
pietra”. Un progetto sugli anfiteatri del Mediterraneo illustrato dal Sovrintendente
dell’Arena, Claudio Orazi:
“Sette Paesi, attraverso la rappresentanza di sette
antichi teatri romani del bacino del Mediterraneo. Un’occasione straordinaria
per realizzare un grande abbraccio, nel segno della fratellanza con oltre 500
artisti, che si esibiranno da questi antichi monumenti della nostra cultura e
con l’Arena di Verona che sarà protagonista in rappresentanza della cultura
musicale italiana nel mondo”.
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28
maggio 2004
HA
PRESO IL VIA OGGI IN MESSICO IL III VERTICE UNIONE
EUROPEA-AMERICA LATINA. AL CENTRO DEI LAVORI COESIONE SOCIALE E
MULTILATERALISMO
GUADALAJARA.
= Occorre lavorare insieme per costruire governi mondiali più giusti. E’
l’invito espresso dai vescovi della Commissione degli episcopati della Comunità
Europea (Comece) e dal Consiglio episcopale dell’America Latina (Celam), in
occasione del terzo vertice America Latina e Caraibi-Unione Europea, iniziato
oggi in Messico. Nel documento, i presuli chiedono ai dirigenti politici “di riconoscere
l’importanza dei valori comuni e di un fondamento spirituale per la coesione
sociale”, sottolineando “l’eredità comune della fede cristiana”. “L’America
Latina - si legge nel testo - è chiamata a comportarsi in maniera etica nella
sfera fiscale, mentre l’Unione Europea a modificare le politiche ingiuste per
l’accesso al mercato e nelle sovvenzioni alle esportazioni”. Obiettivo della
consultazione, oggi a Guadalajara, è quello di individuare e pianificare
strumenti e programmi atti a ridurre la povertà, la disuguaglianza e
l’esclusione sociale e di sviluppare meccanismi di consultazione tra le due
regioni, nell’ambito degli organismi internazionali o multilaterali. Tra i
diversi ambiti di discussione figurano la promozione e protezione dei diritti
umani, l’adozione di programmi e progetti a sostegno della donna, collegati con
le aree prioritarie della “Dichiarazione di Pechino”, la cooperazione in
materia ambientale, in particolare nel caso di disastri naturali, la creazione
di progetti di aiuto ai Paesi meno sviluppati, il coordinamento nell’azione di
contrasto al narcotraffico e al traffico illecito di armi e la collaborazione
biregionale nel campo dell’istruzione e della ricerca tecnologica. In concomitanza
con il vertice, organizzazioni sociali e civili europee e americane hanno
organizzato una serie di incontri, manifestazioni e seminari “alternativi”
imperniati su tre assi tematici: sovranità, democrazia, pace; diritti
economici, sociali, culturali, ambientali; impatto degli accordi economici
sugli Stati americani più poveri, con particolare riferimento all’Area di
Libero Commercio delle Americhe. (B.C.)
L’ISLAM
E’ UNA RELIGIONE DI PACE E IL CORANO VIETA DI UCCIDERE:
LO HA
AFFERMATO UN’ALTA AUTORITA’ MUSULMANA DURANTE I LAVORI
DELLA
CONFERENZA SUL DIALOGO ISLAMO-CRISTIANO, IN CORSO IN QATAR
- A
cura di Rabih Abi Abdallah -
DOHA. = Il Qatar continua ad essere il fulcro, in questi
giorni a Doha, dei lavori della Conferenza sul dialogo islamo-cristiano. La
giornata di oggi è stata interessata dalle sessioni di lavoro a porte chiuse
della Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani, che ha visto la
partecipazione di esperti musulmani, allo scopo di favorire un confronto aperto
sulla libertà religiosa che è proprio il tema della Conferenza. Ieri
pomeriggio, si è svolto un incontro sul tema “Le religioni e la pace”, erano
ospiti, da parte musulmana lo Sheikh Fawzi Fadel al Zafzaf, presidente del
Comitato permanente per il dialogo con le religioni monoteistiche, e, da parte
cristiana, il dottor Youssef Kamal el Hage, consultore nella Commissione per i
rapporti religiosi con i musulmani del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Lo Sheikh al Zafzaf ha ribadito che l’Islam è una religione di pace che
rispetta la vita umana e il Corano - ha ricordato - vieta ai credenti musulmani
di uccidere. Il dottor el Hage ha parlato invece dei quattro pilastri della
pace indicati nella “Pacem in terris” del Papa Beato Giovanni XXIII e cioè la
verità, la giustizia, l’amore e la libertà. Ha inoltre detto che la pace vera e
genuina si costruisce intorno all’essere umano e sul rispetto dei diritti
umani.
CIASCUNO
DI NOI E’ CHIAMATO A TESTIMONIARE LA GRAZIA E L’AMORE DI
DIO
NEL MONDO. E’ L’AUSPICIO ESPRESSO DAI
PRESIDENTI DEL CONSIGLIO MONDIALE
DELLE
CHIESE PUBBLICATO PER LA PENTECOSTE, IL PROSSIMO 30 MAGGIO
- A
cura di Barbara Castelli -
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GINEVRA.
= In un mondo drammaticamente tormentato dalla “povertà, l’ingiustizia, le
guerre, l’Aids, l’inquinamento, il terrorismo e le tensioni interetniche, che
seminano disperazione in diverse regioni” del pianeta, siamo chiamati a tendere
la mano al prossimo, “attraverso la preghiera e gesti concreti”. Questo, in
sintesi, il cuore del messaggio che i presidenti del Consiglio Mondiale delle
Chiese – organismo che riunisce 342 Chiese cristiane di 120 Paesi di tutti i
continenti - hanno pubblicato in occasione della prossima Pentecoste, domenica
30 maggio. La vocazione alla solidarietà di ciascuno di noi trova un’ispirata
similitudine nella trama e l’ordito di un tessuto. Solo uniti gli uni agli
altri, infatti, grazie all’opera silenziosa e costante dello Spirito Santo,
sarà possibile costruire un domani di vera pace. “Quale che sia il nostro
sesso, la nostra razza, la nostra età o la nostra condizione sociale - si legge
nel documento - siamo chiamati ad andare incontro al prossimo, per testimoniare
il potere che lo Spirito Santo ha nel tessere la grazia e l’amore di Dio per
tutta l’umanità”. Ciascuno di noi, quindi, è chiamato a “sottomettersi alla
misericordia di Dio”, a lasciarsi istruire nell’arte del tessere, che assume un
significato profondo in questa Pentecoste. La “natura umana è sotto la minaccia
della cupidigia, dell’egoismo e della disperazione”, concludono i presidenti
del Consiglio Mondiale delle Chiese, ma Gesù ha promesso che “la venuta dello
Spirito Santo ci unirà gli uni agli altri e ci renderà capaci di persuadere, di
insegnare e di testimoniare il suo amore e la sua pace”.
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A ROMA, IL CONVEGNO DELL’OIM SULLA
TRATTA DEGLI ESSERI UMANI.
APPELLO
DEI PARTECIPANTI AI GOVERNI DEL PIANETA, PERCHE’ RATIFICHINO PRESTO
IL
DOCUMENTO CONTRO L’ABERRANTE FENOMENO
- A
cura di Stefano Lesczcinsky -
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ROMA.=
Potenziare le attività di ricerche e di raccolta dati per poter efficacemente
contrastare il traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento. E’ questo
l’obiettivo primario che gli oltre 80 esperti delle Organizzazioni
internazionali, governative e della società civile, riunite a convegno a Roma,
si sono proposti di raggiungere. Il problema principale - sottolinea
l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) – è l’indeterminatezza
dei dati statistici esistenti e la necessità, quindi, di una maggiore
condivisione delle informazioni per poter avere un quadro realistico del
fenomeno. Al momento le uniche certezze – spiega alla Radio Vaticana Giuseppe
Calandruccio dell’Oim al Cairo – è che il fenomeno esiste ed è forte in tutto
il mondo, con flussi estremamente diversificati ed influenzati dalle condizioni
internazionali. Impossibile quindi usufruire di dati statistici certi per
quanto concerne la magnitudine del fenomeno della tratta. Ciò non di meno
alcuni dati possono avvicinarsi ad ipotesi considerare realistiche dagli esperti.
Il governo degli Stati Uniti nel Rapporto annuale sulla tratta, calcola tra le
600 mila e le 800 mila vittime all’anno nel mondo. Approssimativamente l’80 per
cento delle vittime della tratta sono donne e sempre, secondo i dati ufficiali
di Washington, il 70 per cento di queste sono destinate al mercato dello sfruttamento
sessuale. L’Africa è ancora il continente dal quale partono i flussi più
intensi, in particolare la Nigeria è il Paese che soffre il maggior numero di
vittime. In misura minore, ma tuttavia sempre numericamente consistente, è il
traffico di bambini e di uomini adulti, destinati allo sfruttamento lavorativo
in condizioni di para-schiavitù. Tutti gli organismi, che hanno preso parte
alla conferenza, concordano sulla necessità di adottare misure e standard
comuni per contrastare la tratta e in particolare l’adesione dei vari governi
alla Convenzione di Palermo sulla criminalità transnazionale organizzata del
2000, che in Europa è stata ratificata solo da Francia e Spagna.
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“DATE UN SEGNO DI SPERANZA AL
PAESE: LIBERATE GLI OSTAGGI
E
APRITE ALLA POLITICA”: QUESTA L’ESORTAZIONE DEI VESCOVI COLOMBIANI
AI
GUERRIGLIERI DELLE FARC,
A 40 ANNI DALL’INIZIO DELLA LOTTA ARMATA
BOGOTA’.
= “Quaranta anni di guerra sono sufficienti; celebrate il vostro anniversario
cercando un modo definitivo per iniziare altri 40 anni ma di impegno politico
non violento”. La Conferenza episcopale colombiana, attraverso le parole del
suo vicepresidente, l’arcivescovo di Tunja Luis Augusto Castro, ha lanciato un
nuovo invito alla distensione ai guerriglieri delle Farc (Forze armate
rivoluzionarie della Colombia), che celebrano i quattro decenni dalla nascita
del movimento armato, datata 27 maggio 1964: giorno in cui prese avvio la
cosiddetta “Operazione Marquetalia”. A mons. Castro, ha fatto eco – riferisce
la Misna - il cardinale Pedro Rubiano Sáenz, arcivescovo di Bogotá e presidente
della Conferenza episcopale, esortando gli uomini di Manuel ‘Tirofijo’
Marulanda “a contemplare il dolore del popolo colombiano, un popolo che soffre
per la violenza, per la guerra, per la morte di tante persone care, per i
sequestri”. Secondo il porporato, il modo migliore per ricordare i 40 anni
delle Farc “sarebbe un segno di speranza, uno segno di amore per la Colombia,
liberando gli ostaggi”. Per i colombiani, colpiti da un conflitto che non sembra
ancora avere sbocchi, il cardinale Rubiano li ha invitati a seguire l’esempio
degli spagnoli, dopo gli attentati di Madrid dell’11 marzo scorso: “Non
possiamo continuare a rimanere indifferenti di fronte a quello che succede in
Colombia. Guardiamo alla Spagna dove non c’è stato un solo cittadino che non è
sceso in strada a protestare e levare la sua voce contro i terroristi. Lì non
si sono mobilitati solo alcuni, si sono mobilitati tutti, ed è quello che
dobbiamo fare in Colombia”. (A.D.C.)
E’
MORTO NELLA SUA CASA TORINESE IL PRESIDENTE DELLA FIAT, UMBERTO AGNELLI.
AVEVA
PRESO LE REDINI DELLA CASA AUTOMOBILISTICA UN ANNO FA,
ALLA
SCOMPARSA DEL FRATELLO GIANNI.
ESPRESSIONI DI CORDOGLIO DA TUTTO IL MONDO
- A
cura di Giampiero Guadagni -
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TORINO.=
Una vita dedicata alla Fiat, con una parentesi di tre anni in politica dal 1976
al 1979, come senatore della Democrazia Cristiana. Umberto Agnelli era
presidente della casa automobilistica torinese dal febbraio 2003, subentrato al
fratello Gianni scomparso un mese prima. Un anno difficile per il più grande
gruppo industriale italiano, alle prese con una crisi economica dalla quale si
sta faticosamente riprendendo anche grazie alle doti manageriali del Dottore,
come era comunemente chiamato. Carattere decisamente più riservato rispetto
all’Avvocato, Umberto Agnelli ha drammaticamente condiviso col fratello i lutti
per la perdita a distanza di poco tempo dei rispettivi figli, Giovannino ed
Edoardo. Proprio Giovannino era l’erede designato alla guida della Fiat.
Inevitabilmente, in queste ore, ci si chiede quale decisione prenderà la
famiglia Agnelli con i più stretti collaboratori. Grande fiducia c’è
nell’amministratore delegato, Giuseppe Morchio, ma il futuro si chiama Lapo
Elkann, giovane nipote da tempo nel Consiglio d’amministrazione del gruppo. La
morte di Umberto Agnelli è giunta nello stesso giorno dell’insediamento al
vertice di Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della
Ferrari, da sempre strettamente legato alla famiglia Agnelli. Messaggi di
cordoglio dal mondo industriale, politico e sindacale, dai presidenti di Senato
e Camera, Pera e Casini,e il capo dello Stato Ciampi sottolinea l’impegno
nell’economia, nel sociale, nella politica e nella cultura fino al suo ultimo
grande sforzo per il rilancio della Fiat. L’Italia – scrive Ciampi – è grata a
Umberto Agnelli.
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28 maggio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Militari americani si sono
scontrati oggi con miliziani iracheni di Moqtada al Sadr attorno alla moschea
di Kufa, vicinissima alla città santa
sciita di Najaf. E’ accaduto all’indomani della tregua tra il leader
radicale e le forze Usa. Il nostro servizio:
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Il leader ribelle radicale
sciita, Moqtada al Sadr, ha rinunciato al sermone del venerdì nella moschea di
Kufa. La decisione annunciata dopo gli scontri in mattinata fra le sue milizie
e le forze americane. Fonti giornalistiche parlano, in realtà, di colpi
sporadici che avrebbero infranto però la tregua dichiarata 24 ore fa, dopo 7
settimane di combattimenti. L’impegno,
assunto ieri da ambo le parti, era di posare le armi: accettando, i miliziani,
di lasciare il controllo alla polizia irachena; rinunciando, gli americani, a
provvedimenti contro al Sadr.
Da Baghdad giunge notizia che
l'esercito americano ha rimesso in libertà un nuovo gruppo di detenuti dal
carcere di Abu Ghraib, ormai noto per le torture da parte di soldati Usa. Oggi
i detenuti rilasciati dovrebbero essere 600. Nelle ultime due settimane ne erano
stati liberati oltre 700. Da riferire, poi, che due giornalisti free lance giapponesi, di cui uno molto noto dai
tempi dei reportage dal Vietnam, sono stati uccisi nella notte nei dintorni di
Baghdad. E la notizia di un rilascio: si tratta dei quattro giornalisti della
televisione americana Nbc, sequestrati per più di 48 ore nella città sunnita di
Falluja. Ieri, a sud di Baghdad, una donna membro del Consiglio provvisorio di
governo è scampata ad un attentato, in cui è rimasto, però, ucciso suo figlio.
E intanto non sembrano più tanto
stretti i tempi per l’annuncio del nuovo governo iracheno. Fonti ufficiali non
parlano più di lunedì prossimo ma sottolineano che ''non c'è una data
fissata''. La Russia aveva fatto sapere che la formazione dell'esecutivo deve
precedere la discussione sulla risoluzione. Poco fa l’annuncio che Putin e Bush
avranno presto al proposito uno scambio di idee telefonico. Resta il fatto che
sulla proposta di risoluzione di Gran Bretagna e Usa, già diversi Paesi hanno
chiesto importanti aggiustamenti.
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E’ stato rivendicato dalla
Jihad islamica l'attentato di stamani presso Rafah, nella Striscia di Gaza, in
cui due kamikaze palestinesi hanno fatto esplodere una jeep carica di tritolo
al passaggio di un convoglio israeliano. Sono morti gli attentatori e due
soldati israeliani sono rimasti feriti. Un palestinese invece è stato ucciso da
spari, presumibilmente israeliani, a sud di Gaza. Intanto, il premier
israeliano Sharon si prepara a sottoporre domenica al voto del governo un piano
in quattro fasi per un ritiro graduale dalla Striscia di Gaza. Il primo
ministro deve innanzitutto superare l’opposizione interna al suo partito, Likud,
e in particolare quella del ministro delle Finanze, Netanyahu. Ma riuscirà
Sharon a ottenere l’assenso dell’esecutivo? Giada Aquilino lo ha chiesto ad
Antonio Ferrari, inviato speciale del “Corriere della Sera” ed esperto di Medio
Oriente:
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R. – Sulla prima fase del piano credo di sì. Essa prevede
il ritiro da tre soli insediamenti su 21 e dalle anticipazioni delle radio
israeliane si può capire che alcuni ministri che erano critici, probabilmente,
daranno il sostegno a Sharon. Ma il rischio è che questo piano fatichi a
decollare nella sua interezza, quell’interezza che aveva convinto anche il
presidente Bush a dare il suo sostegno a Sharon. Il rischio, infatti, è che i
nemici di estrema destra del premier, già contrari all’idea dello
smantellamento anche di una sola colonia, continueranno ad essere ostili anche
se il piano è stato diluito nel tempo.
D. - Ma si potrebbe, addirittura, arrivare alle dimissioni
di Sharon?
R. - Il rischio c’è. Ma esiste anche una seconda possibilità.
Se Sharon dovesse correre il rischio di cadere proprio per una sfiducia da
parte del suo governo, o da parte della Knesset, avrebbe sempre la possibilità
di cambiare maggioranza: potrebbe cioè tornare alla vecchia idea di un governo
di unità nazionale con i laburisti. Insomma i veri nemici di Sharon sono
all’interno della coalizione e del suo stesso partito.
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Lo sciopero generale organizzato
ieri dalla confederazione nazionale dei sindacati libanesi, e successivamente
degenerato in violenti scontri di
piazza, ha lasciato sul terreno a Beirut sei morti (cinque dimostranti
e un soldato) e oltre 30 feriti (fra
cui 13 militari), mentre si parla di ''strumentalizzazione'' della protesta a
fini politici. Lo riferiscono oggi quasi tutti i quotidiani libanesi tra cui
quello di proprietà del premier che, citando fonti attendibili, scrive che ''la
classe politica del Paese è concorde nel condannare quanto accaduto e ritiene
che gli scontri sarebbero stati organizzati e compiuti con il preciso scopo di
strumentalizzare la manifestazione per protestare contro l'attuale governo più
che sull'aumento del costo dei carburanti''.
Il presidente turco, Ahmet
Necdet Sezer, ha rinviato al parlamento la legge sulla parificazione delle scuole per imam, chiedendo un nuovo
esame e sollevando dubbi di costituzionalità. La legge, votata il 13 maggio
scorso, facilita l’accesso degli studenti dei licei religiosi a tutti i rami
universitari, permettendo loro di arrivare ad occupare posti di lavoro del
settore pubblico. Le scuole, invece, sono state istituite e organizzate solo
per formare imam predicatori. Il governo del primo ministro, Erdogan, è stato
accusato di cercare, attraverso questa riforma, di attentare al principio
costituzionale della laicità.
Si apre oggi in Slovacchia
l’Assemblea parlamentare della Nato. Ieri a Bratislava sono state trovate delle
sacche di potente esplosivo vicino al palazzo che ospiterà l’incontro per
cinque giorni. L’attentato è stato sventato grazie ad una telefonata di un cittadino
insospettito dalle borse.
Per il 2 giugno e la visita di
Bush in Italia ''si profilano minacce gravi, che ci preoccupano ma non ci
spaventano''. E’ quanto ha affermato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu,
intervenendo al congresso di Forza Italia. Definendo la prossima ''una
settimana impegnativa per chi ha la responsabilità di garantire l'ordine e la
sicurezza pubblica'', Pisanu ha detto: “non lasceremo nessuno spazio alla
violenza'' ed ha aggiunto che ''il presidente Bush viene in Italia e in Europa
per cercare una ragionevole via di uscita dalla tragedia irachena, per consolidare
la pace e restituire libertà e sovranità ad un popolo martoriato dalla
dittatura e da tre guerre negli ultimi venti anni''. ''Ma il viaggio in Italia
del presidente Bush - ha aggiunto Pisanu - ricorda anche altri viaggi: quelli
senza ritorno delle decine di migliaia di giovani americani che 60 anni fa
lasciarono la loro vita sulle spiagge italiane e su quelle della Normandia''.
La fiducia nella capacità di
dialogo dell'Islam, nel riconoscimento della sua diversità e nel rispetto delle sue tradizioni'', fa
parte di un ''comune sentire dei Paesi europei''. E’ quanto afferma il
presidente della Repubblica italiano nel messaggio inviato al Vertice del Centroeuropa,
in corso sul Mar Nero. Questa fiducia - spiega Carlo Azeglio Ciampi - ''al di
là delle differenze emerse nella crisi irachena, nasce dalle passate
esperienze, dal rifiuto del colonialismo, dalla conoscenza della complessità
del Medio Oriente, dalla consapevolezza dell'urgenza di una svolta sul fronte
israelo-palestinese''. L'Europa - ricorda il capo dello Stato - ha sviluppato
''un proficuo modello di integrazione basato sulla pace, sulla stabilità, sui
valori di dialogo fra culture diverse'', un modello che ora può essere proposto
quale punto di riferimento nelle relazioni internazionali''. Con tutto ciò –
aggiunge Ciampi - ''c'è da essere fieri'' che l'Europa si sia dedicata alla
redazione di una Carta dei diritti fondamentali da inserire nel nuovo Trattato
costituzionale.
Vigilia di polemica per il
vertice dell’Ue con l’America Latina e i Paesi caraibici che si svolge oggi e
domani a Guadalajara, in Messico. Fidel Castro ha rivolto parole forti di critica
alle politiche dell’Unione e Bruxelles ha risposto che si interessa alla
situazione nella regione e particolarmente alla situazione dei diritti umani a
Cuba. ''Noi siamo preoccupati per i diritti dell'uomo dappertutto nel mondo e
particolarmente a Cuba dove sono fortemente calpestati'', ha dichiarato Chris
Patten, commissario per le relazioni esterne.
Almeno una decina di dissidenti cinesi sono stati messi agli
arresti domiciliari dalle autorità per evitare proteste pubbliche in occasione
del 15mo anniversario del massacro di
piazza Tien An Men del 4 giugno 1989.
Lo afferma il Centro d'informazione sui diritti umani e la democrazia di
Hong Kong in un documento inviato oggi agli organi d'informazione stranieri in
Cina. Il Centro aggiunge che uno dei dissidenti, Yang Jing, è stato arrestato.
Yang, che prende parte dal 1979 ad attività a favore della democrazia in Cina,
ha già trascorso in passato nove anni in prigione.
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