RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 148 - Testo della trasmissione di giovedì 27 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa, ricevendo oggi 7 nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, esprime la propria preoccupazione per le notizie inquietanti che provengono da tutti i Continenti sulla situazione dei diritti dell’uomo

 

‘San Pietroburgo continui ad essere esempio di dialogo tra Occidente e Oriente d’Europa’: così il Papa nel discorso al presidente dell’Assemblea legislativa della città russa, ricevuto stamani in Vaticano

 

Decine di migliaia di persone, molte delle quali fedeli musulmani, hanno partecipato oggi a Dakar alle esequie del cardinale senegalese Thiandoum

 

Ha preso il via oggi in Qatar la Conferenza sul dialogo tra cristiani e musulmani.
 

OGGI IN PRIMO PIANO:

E’ stata firmata ieri sera l’intesa politica sul Sudan, per porre termine a 21 anni di guerra: ai nostri microfoni mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbèk

 

Aperta a Roma la Conferenza contro la tratta degli esseri umani. Intervista con Teresa Albano

 

Pubblicato oggi il comunicato finale della 53.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana

 

“Lo sguardo di Michelangelo” del regista Antonioni ispirato al mausoleo di Giulio II. Intervista con la moglie del regista, Enrica.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Elezioni 2004: discernimento e responsabilità”: questo lo slogan del documento che la Conferenza episcopale canadese ha pubblicato in vista delle prossime elezioni politiche

 

La difesa della vita umana è una sfida prioritaria per tutti: lo ribadiscono i vescovi dell’Inghilterra e del Galles, in un volume recentemente presentato a Londra

 

La Corea del Sud guarda con preoccupazione costruttiva alla crisi delle vocazioni. Promossi uno studio e un seminario per arginare il trend negativo nel Paese

 

Spiragli di dialogo in Thailandia. I ribelli islamici pronti a colloqui di pace, prudente il governo di Bangkok

 

Si terrà il prossimo 5 giugno in Tanzania un nuovo summit regionale dei Grandi Laghi dedicato al Burundi

 

Scoppia la paura ebola in Sudan. L’Organizzazione mondiale della sanità conferma il focolaio nel Sud del Paese ma smentisce nuovo ceppo.
 

24 ORE NEL MONDO:

Si parla di circa duemila morti per le piogge torrenziali sull’isola d’Hispaniola

 

Attesa per la conferma di una tregua tra Moqtada Al Sadr e le truppe della coalizione a Najaf. Tre soldati Usa sono morti nella provincia di Al Anbar

 

Protesta contro la privatizzazione dei lavoratori francesi del settore energetico. 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 maggio 2004

 

 

IL PAPA, RICEVENDO OGGI 7 NUOVI AMBASCIATORI PRESSO LA SANTA SEDE,

ESPRIME LA PROPRIA PREOCCUPAZIONE PER LE NOTIZIE INQUIETANTI

CHE PROVENGONO DA TUTTI I CONTINENTI SULLA SITUAZIONE

DEI DIRITTI DELL’UOMO

- A cura di Alessandro Gisotti, Roberta Gisotti, Barbara Castelli e Sergio Centofanti -

 

Il rispetto assoluto della persona umana, la condanna di ogni tipo di tortura e terrorismo, il dialogo tra le religioni per la pace, la solidarietà della comunità internazionale con i Paesi poveri sono stati i temi forti dei discorsi del Papa a 7 nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, ricevuti stamani per la presentazione delle lettere credenziali. Si tratta dei diplomatici di Suriname, Sri Lanka, Mali, Yemen, Zambia, Nigeria e Tunisia. Ce ne parla Sergio Centofanti, che si sofferma in particolare sui discorsi agli ambasciatori africani.

 

**********

Nel suo discorso comune ai 7 ambasciatori il Papa ha rilevato con preoccupazione come da tutti i continenti provengano continuamente “notizie inquietanti sulla situazione dei diritti dell’uomo”:

 

“hommes, femmes, enfantes, sont torturéè…

 

“uomini, donne, bambini sono torturati e profondamente scherniti nella loro dignità, contrariamente alla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo”.

 

“E’ l’umanità tutta intera che è così ferita e schernita”. E poiché “ogni uomo è nostro fratello in umanità - ha detto il Papa - noi non possiamo tacere davanti a tali violazioni, che non sono tollerabili. Appartiene a tutti gli uomini di buona volontà, sia che abbiano responsabilità o che siano semplici cittadini, fare di tutto per il rispetto di ogni essere umano”.

 

“Oggi - ha detto Giovanni Paolo II - faccio appello alla coscienza dei nostri contemporanei. Infatti è la coscienza degli uomini che deve essere educata, perché cessino per sempre le violenze insopportabili che pesano sui nostri fratelli in umanità”. “Tutti gli uomini si mobilitino per il rispetto dei diritti fondamentali di tutte le persone. Noi non potremo vivere nella pace e il nostro cuore non potrà restare in pace finché tutti gli uomini non saranno trattati degnamente. E’ nostro dovere essere solidali con tutti. La pace non potrà arrivare se noi non ci mobilitiamo tutti… perché ogni uomo del pianeta sia rispettato. Solo la pace permette di sperare nel futuro”.

 

Nel discorso al nuovo ambasciatore della Tunisia, Afi Hendaoui, il Papa ha condannato ancora una volta “la violenza intollerabile del terrorismo”, ricordando d’altra parte la necessità di rispettare il diritto internazionale. E ha lanciato un nuovo appello ai leader del Medio Oriente a riprendere la via del negoziato: “la violenza e la guerra, lo sappiamo fin troppo - ha detto - non possono risolvere i conflitti”. Al contrario generano una catena di altre violenze e “odi durevoli”. Giovanni Paolo II sottolinea l’urgenza che il cristianesimo e l’islam stabiliscano “un vero dialogo, rispettoso e fecondo, per denunciare ogni manipolazione della religione al servizio della violenza”.

 

Gli sforzi sulla via della democratizzazione in Nigeria hanno caratterizzato il discorso all’ambasciatore nigeriano, Kingsley Sunny Ebenyi. Il Papa ha espresso parole di incoraggiamento per il popolo del Paese africano, che deve affrontare molte complesse sfide per rafforzare la propria democrazia. In particolare, ha citato gli episodi di violenza nella regione del Delta del Niger e le tensioni etnico-politiche nel nordovest del Paese. In tale contesto, ha sottolineato il ruolo vitale delle religioni per la costruzione della pace. Mai, ha ribadito, la violenza può trovare una giustificazione religiosa. Ha così espresso l’auspicio che i contrasti, anche sanguinosi, tra le comunità nigeriane di diversa etnia o credo religioso possano essere risolti all’insegna di un sincero dialogo volto alla riconciliazione e alla mutua comprensione.

 

La solidarietà è lo strumento sicuro per superare i contrasti etnici e l’intolleranza religiosa. E’ la riflessione offerta dal Santo Padre ad Anderson Kaseba Chibwa, ambasciatore della Zambia, che proprio quest’anno celebra il suo 40.mo anniversario dell’indipendenza. Le piaghe che affliggono l’Africa – conflitti, povertà, aids – ha detto, possono essere sanate solo attraverso iniziative basate su uno spirito di solidarietà, che difende la libertà di ogni persona e la sicurezza di ogni nazione. Per questo, ha avvertito, ricercare la superiorità economica e politica a danno degli altri, mette a rischio ogni prospettiva di sviluppo e vera pace. Il Papa ha quindi lodato l’impegno della Zambia per la riconciliazione in Africa, specialmente nella regione dei Grandi Laghi.

 

Su tema del traffico dei bambini e del lavoro minorile si è soffermato nel discorso al nuovo ambasciatore del Mali, Mohamed Salia Sokona: si tratta ha detto il Papa – di “pratiche inammissibili che mortificano la dignità primordiale di queste fragili creature”. Giovanni Paolo II non ha dimenticato poi di porre l’accento sulla questione della desertificazione, che genera “precarietà e miseria” e che spesso costringe gli abitanti ad abbandonare le proprie radici per cercare fortuna altrove. “Invito la comunità internazionale - ha concluso il Papa - ad esprimere in maniera sempre più significativa la propria solidarietà e il proprio sostegno ai Paesi poveri”, soprattutto “mantenendo le promesse fatte in tema di investimenti, sovvenzioni pubbliche e riduzione del debito”.

*********

 

Veniamo ora ai discorsi del Papa agli ambasciatori di Suriname, Sri Lanka e Yemen. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

*********

La ripresa dei colloqui di pace, la promozione del dialogo per dare una soluzione politica alle continue sommosse civili, e ancora la tolleranza etnica e religiosa, e il rispetto dei diritti umani: sono le questioni cruciali da affrontare nello Sri Lanka, sottolineate da Giovanni Paolo II al nuovo ambasciatore del Paese asiatico, la signora Sarala Manourie Fernando. In questo contesto, ha detto il Papa, l’attuale cessate il fuoco rappresenta una “preziosa opportunità” per costruire “una pace durevole, fondata sul rispetto delle diversità” e “una responsabilità di riconciliazione, giustizia e solidarietà”, ma anche un incentivo – ha auspicato il Santo Padre - per la comunità internazionale a sostenere lo Sri Lanka di fronte alle sfide della ricostruzione e per raggiungere un solido sviluppo sociale. Giovanni Paolo II si è riferito poi alla lunga tradizione di tolleranza della diversità che vanta questo Paese, “prezioso dono che deve essere protetto e promosso”, specie dai fedeli delle varie fedi, ispirati dalle “loro comuni convinzioni sulla sacralità della creazione, la dignità di ogni individuo e l’unità dell’intera famiglia umana.” Il Papa ha quindi assicurato che la comunità cattolica, sebbene minoranza nel Paese è fortemente impegnata ad essere “strumento di pace”, e che i cattolici dello Sri Lanka si aspettano che la loro religione e loro libertà civili siano pienamente garantiti, incluso il loro diritto di proporre ad altri la loro verità salvifica. Del resto la libertà religiosa – ha chiarito ancora il Papa – è un’espressione inviolabile della dignità umana, che è stata inclusa nella Costituzione dello Sri Lanka.

 

Rivolto al nuovo ambasciatore dello Yemen, Yahya Ali Mohamed Al-Abiad, Giovanni Paolo II ha anzitutto sottolineato le relazioni di amicizia che si sono sviluppate negli ultimi anni tra questo Paese arabo e la Santa Sede, auspicando “ulteriori segnali di mutua fiducia e rispetto” e ribadendo la visione della Chiesa sulla necessità di rispettare i diritti umani, per garantire la pace e lo sviluppo: e tra questi la libertà di un’autentica pratica religiosa, la possibilità di costruire e mantenere luoghi di culto, inclusi quelli delle minoranze religiose, l’attiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita democratica civile, l’accesso all’educazione. Il Santo Padre ha chiesto in particolare per la comunità cattolica dello Yemen l’autorizzazione - già promessa - di costruire una Chiesa ed un Centro pastorale nella capitale San’a e nella città di Aden, le sia restituita la sua proprietà.  Ha lodato poi i recenti sforzi del governo yemenita, “ben accolti dalla comunità internazionale”, “per sradicare il male perpetrato dai gruppi terroristi”. Venendo quindi alle questioni interne, il Papa ha ricordato che i vari programmi che lo Yemen ha avviato per elevare lo standard di vita dei suoi cittadini, avranno esito durevole se saranno fondati “nella pratica di un governo trasparente e accompagnati da un sistema giudiziario imparziale, da libertà politica e da una forte stampa indipendente”.

 

La globalizzazione e il dialogo tra le diverse religioni e culture sono stati i temi chiave del discorso indirizzato all’ambasciatore del Suriname, Edgard Stephanus Ragoenath Amanh. Giovanni Paolo II ha sottolineato come, per avere una pacifica coesistenza tra comunità con diverse tradizioni culturali e religiose, è necessaria una vigorosa difesa e promozione della persona umana. Quindi, ha rivolto il suo pensiero alla globalizzazione, fenomeno, ha constatato, di per sé neutrale. Tuttavia, non ha mancato di mettere l’accento su quegli aspetti della globalizzazione che peggiorano la situazione dei poveri. Per questo, ha avvertito, la comunità internazionale deve impegnarsi per una globalizzazione eticamente responsabile e quale tangibile segno di solidarietà, ha rinnovato l’appello per la riduzione del debito estero dei Paesi in via di sviluppo.

**********

 

 

SAN PIETROBURGO CONTINUI AD ESSERE ESEMPIO DI DIALOGO TRA OCCIDENTE

E ORIENTE D’EUROPA: COSI’ IL PAPA NEL DISCORSO AL PRESIDENTE

DELL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLA CITTA’ RUSSA, RICEVUTO STAMANI IN VATICANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani in udienza il presidente dell’Assemblea Legislativa di San Pietroburgo, Igor Sergeevich Rimmer con il seguito. Il Papa ha sottolineato come a San Pietroburgo, porta della Federazione Russa, tutto parli “del fecondo dialogo culturale, spirituale, artistico e umano fra l’occidente e l’oriente d’Europa”. Ha quindi auspicato “che tale costruttivo atteggiamento di apertura continui ad esercitare il suo positivo influsso a tutto vantaggio della reciproca comprensione fra genti di tradizioni umane, religiose e spirituali diverse”. Il Papa è stato omaggiato di una medaglia commemorativa del terzo centenario di fondazione di San Pietroburgo, evento celebrato l’anno scorso. In tale contesto, il Santo Padre non ha mancato di ricordare i “sentimenti di reciproca attenzione” e gli “intensi rapporti” intrattenuti dalla città sul fiume Neva e la Sede Apostolica, nel corso di questi tre secoli.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze alcuni presuli della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America (Regione VII), in visita "ad Limina"; il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile, presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) con il segretario generale interinale, mons. Andrés Stanovnik, vescovo di Reconquista in Argentina.

 

Sempre oggi il Santo Padre ha accolto la rinuncia, presentata dal cardinale Mario Francesco Pompedda, per raggiunti limiti di età, all’incarico di prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica ed ha nominato suo successore mons. Agostino Vallini, finora vescovo di Albano, promuovendolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo.

 

Il Papa inoltre ha accolto la rinuncia, presentata dal cardinale Carlo Furno, all’incarico di arciprete della Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma ed ha chiamato a succedergli il cardinale Bernard Francis Law, arcivescovo emerito di Boston.

 

 

DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE, MOLTE DELLE QUALI FEDELI MUSULMANI,

 HANNO PARTECIPATO OGGI A DAKAR ALLE ESEQUIE

 DEL CARDINALE SENEGALESE THIANDOUM

 

Si sono svolte oggi nella cattedrale metropolitana di Dakar, capitale del Senegal, le esequie del cardinale senegalese Hyacinthe Thiandoum, morto il 18 maggio scorso all’età di 83 anni. Ha presieduto il rito funebre, a nome del Papa, il cardinale Bernardin Gantin.  Imponente e commossa  la partecipazione sia dentro che fuori la cattedrale. Si parla di oltre 30 mila persone, di cui molti dignitari e fedeli islamici.  Il porporato senegalese, arcivescovo emerito di Dakar, era amato e apprezzato dagli stessi musulmani, che in Senegal sono oltre il 90%. Il cardinale Thiandoum infatti è stato un ardente promotore del dialogo tra islam e cristianesimo e in questo piccolo Paese africano regna una grande armonia tra le varie religioni. Ha partecipato ai lavori del Concilio Vaticano II sostenendo l’opportunità dell’introduzione delle lingue locali africane nella liturgia. E’ stato fautore dell’autodeterminazione dei popoli. Il Papa, esprimendo la sua profonda commozione per la scomparsa del cardinale Thiandoum, lo ha definito “una voce illuminata dell’Africa”.

 

 

HA PRESO IL VIA OGGI IN QATAR LA CONFERENZA SUL DIALOGO TRA CRISTIANI

E MUSULMANI. DIVERSE LE PERSONALITA’ CIVILI E RELIGIOSE CHE PRENDONO PARTE

ALLA TRE GIORNI DI STUDIO. PREVISTO UN COMUNICATO FINALE CONGIUNTO

 

“La libertà religiosa: un tema per il dialogo tra cristiani e musulmani”. Con questo slogan si è aperta oggi a Doha, in Qatar, un’interessante conferenza dedicata al dialogo tra due delle tre grandi religioni monoteiste. L’iniziativa nasce in seguito all’invito rivolto dall’Emiro del Qatar, Shaykh Hamad bin Khalifa Al Thani, e dal suo governo alla Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso a tenere la riunione annuale nella città qatariota. La seduta inaugurale è stata aperta al pubblico, a differenza del resto dei lavori che si svolgeranno a porte chiuse. Numerose le personalità religiose musulmane e cristiane presenti. Tra queste: il cardinale Jean Louis Tauran, Bibliotecario e Archivista di Santa Romana Chiesa; Shaykh Youssef Qaradawi, docente nell’Università di Qatar; Muhammad Sayyed Tantawi, Grande Imam di al-Azhar, Egitto; Papa Shenouda III, Patriarca Copto Ortodosso, Egitto. Il servizio del collega del programma arabo della nostra emittente, Rabih Abi Abdallah.

 

**********

La seduta inaugurale è stata presieduta da Abdallah bin Khalifa Al Thani, primo ministro dello Stato del Qatar, che ha dato il benvenuto ai partecipanti e ha auspicato che il dialogo rafforzi la comprensione tra i musulmani e i cristiani, esprimendo la speranza, allo stesso tempo, che questa conferenza veda negli anni prossimi una partecipazione ebraica. E’ seguito poi l’intervento del cardinale Jean Louis Tauran, che ha rivolto i saluti del Papa all’Emiro del Qatar, assicurando che il Santo Padre prega per il successo dei lavori. Il porporato ha, quindi, sottolineato come la guerra in corso non molto lontano dal Qatar spinga tutti a interrogarsi sulle proprie responsabilità di credenti. “I credenti hanno una missione ben precisa nella società - ha detto il cardinale Tauran - essi sono, infatti, chiamati a rafforzare tutto quello che unisce i popoli”. “La libertà religiosa può diventare un fattore per costruire la pace - ha aggiunto il cardinal Tauran - quando tutti i credenti si considerano membri di un’unica famiglia umana, quando partecipano a promuovere la giustizia sociale, quando lavorano per la pace, la solidarietà, quando hanno un alto senso della dignità umana e cercano di difendere i più deboli e quando rifiutano la violenza e cercano di promuovere la comprensione e la riconciliazione, con mezzi onesti che rispettano, soprattutto, la legalità internazionale”. “Per questo motivo - ha concluso - ogni società deve promuovere un dialogo di fiducia tra le autorità civili e religiose, per assicurare la libertà religiosa e il rispetto reciproco nella società in ogni Paese del mondo.

 

Per la Radio Vaticana, Rabih Abi Abdallah, da Doha, Qatar.

**********

 

 

======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Oggi faccio appello alla coscienza degli uomini: la pace non potrà giungere se non ci mobilitiamo tutti” è il titolo che apre la Prima Pagina in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II diretto ai sette nuovi ambasciatori di Suriname, Sri Lanka, Mali, Yemen, Zambia, Nigeria e Tunisia ricevuti in udienza in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. “A San Pietroburgo tutto parla del dialogo fra Occidente e Oriente” è il messaggio del Papa al presidente dell’Assemblea Legislativa di San Pietroburgo ricevuto in udienza. Maltempo: sale a duemila il numero delle vittime per le alluvioni provocate dalle piogge torrenziali ad Haiti e nella Repubblica Dominicana. Iraq: nuove proposte di modifica alla risoluzione anglo-statunitense. Terrorismo: il segretario alla Giustizia Ashcroft annuncia che sette presunti terroristi sono ricercati dall’Fbi.

 

Nelle pagine vaticane, l’articolo di Gabriele Nicolò dal Qatar sul Convegno interreligioso tra cristiani e musulmani.

 

Nelle pagine estere, Sudan: firmata l’intesa globale che chiude di fatto la guerra tra Nord e Sud. Medio Oriente: fazioni palestinesi al Cairo per i colloqui sul ritiro dalla Striscia di Gaza.

 

Nella pagina culturale: un articolo sulle iniziative culturali promosse in occasione dei cento anni della fondazione della Sinagoga di Roma.

 

Nelle pagine italiane, scontri tra maggioranza e opposizione sulla risoluzione per l’Iraq; i risultati ufficiali delle perizie sulla salma di Quattrocchi. A seguire, i temi dell’Alitalia e della Confindustria.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

27 maggio 2004

 

 

DOPO IL RINVIO, FIRMATO IERI SERA L’ACCORDO DI PACE PER IL SUDAN.

IL PIU’ ESTESO PAESE AFRICANO ESCE COSI’ DA 21 ANNI DI GUERRA CIVILE,

 COSTATI LA VITA A OLTRE DUE MILIONI DI PERSONE.

 RESTANO LE PERPLESSITA’ SU ALCUNE QUESTIONI

-Intervista con mons. Cesare Mazzolari -

 

Sono state dieci ore di suspense, in qualche momento si è temuto il peggio. Ma alla fine, oramai a tarda sera, l'intesa politica globale sul Sudan, annunciata ufficialmente ieri mattina, è stata firmata. L'accordo, raggiunto dopo due anni di negoziati difficili, chiude di fatto 21 anni di guerra civile in Sudan, Paese più esteso del Continente africano. Si tratterà ora di mettere a punto le misure di applicazione ed i controlli internazionali, poi sarà formalmente pace tra il Nord, cioè il governo di Khartoum, di etnia araba e bianca e di religione musulmana, ed il Sud, nero ed animista o cristiano. Sono previsti sei anni e mezzo di transizione. Sulla difficile tappa della firma, il servizio di Giulio Albanese:

 

**********

La cerimonia della firma è avvenuta a Naivasha, ridente località turistica ad una sessantina di km da Nairobi, alla presenza di delegazioni estere, diplomatici e mediatori. L’accordo è importante e di fatto è considerato in gran parte risolutivo del conflitto che dal 1983 insanguina il Sudan meridionale e che ha causato oltre 2 milioni e mezzo di vittime. La pressione diplomatica ieri pomeriggio si è intensificata quando alle 13.00, ora locale, è stato annunciato un rinvio tecnico della firma, per motivi però imprecisati. Omar el Bashir, il presidente golpista sudanese, rimane al suo posto, mentre il colonnello John Garang, leader del’Splà (Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese), assumerà la carica di vice presidente. Soddisfazione è stata espressa dal presidente keniano, Mwai Kibaki, che ha invitato oggi a colazione Beshir e Garang alla State House, la residenza ufficiale della presidenza del Kenya. Il timore è che comunque con questo accordo Khartoum faccia la parte del leone ed il sud, troppo diviso al suo interno, rischia di subire lo strapotere nordista. Molto dipenderà dal ruolo della società civile e dal sostegno dei Paesi occidentali coinvolti, che dovranno vigilare attentamente sul rispetto dell’intesa.

 

Per la Radio Vaticana, da Nairobi, Giulio Albanese.

**********

 

Ma l’accordo raggiunto in Kenya porterà davvero il Sudan alla pace stabile? Giada Aquilino lo ha chiesto a mons. Cesare Mazzolari, vescovo della diocesi di Rumbek, nella parte meridionale del Paese africano:

 

***********

R. – Sì, senz’altro. Però è un’intesa molto delicata che dovrà essere finalizzata anzitutto politicamente nelle prossime settimane o mesi. Questo trattato di pace è avvenuto in tempi diversi. Le prime quattro parti sono state firmate negli ultimi mesi e ieri notte hanno firmato gli ultimi due negoziati.

 

D. – In ogni caso, rimane da risolvere il nodo del Darfur, escluso da questo accordo…

 

R. – Ci sono piaghe non sanate, completamente coperte da questo trattato di pace. Quella più pietosa è quella del Darfur, ma al sud ci troviamo in una situazione di assoluto bisogno. Non abbiamo infrastrutture per la salute, per l’educazione, per l’acqua potabile. Quindi, per noi è indispensabile, perchè l’accordo regga, che ci sia l’intervento, l’assistenza, l’accompagnamento della comunità internazionale. Le vere cause della guerra sono state camuffate da questo trattato di pace.

 

D. – Quali sono le vere cause?

 

R. – Vecchie ingiustizie commesse dal governo o da rappresentanti del governo che non sono mai state risolte con giustizia dai magistrati.

 

D. – Ci sono anche ragioni economiche?

 

R. – Purtroppo anche questo è un punto forte. C’è da vedere come la condivisione delle risorse veramente si realizzerà. Per esempio, al sud possiamo vedere i risultati del 50 per cento di condivisione del petrolio. Se ciò non avvenisse il nostro popolo reagirà e speriamo non violentemente.

**********

 

 

APERTA A ROMA LA CONFERENZA CONTRO LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI

- Intervista con Teresa Albano -

 

Sconfiggere la tratta di esseri umani, un fenomeno che coinvolge tra i 700 mila e i 2 milioni di persone. Questa la sfida dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni che oggi a Roma ha aperto una conferenza di due giorni sul “Potenziamento delle attività di ricerca e la raccolta dei dati”. Presenti tra gli altri anche Laura Langberg, specialista sulla tratta delle persone della Commissione inter-Americana delle donne, e padre Graziano Battistella, presidente dell’Istituto di migrazioni internazionali degli Scalabriniani. Ma come si orienta il traffico di esseri umani? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Teresa Albano dell’Oim di Roma.

 

**********

R. – Diciamo che il mercato si orienta moltissimo verso il traffico di esseri umani per motivi di sfruttamento. Il mercato si sta ampiamente, purtroppo, diversificando e lo sfruttamento sessuale può essere considerata la forma di sfruttamento più visibile, ma non è quella quantitativamente maggiore. Purtroppo lo sfruttamento lavorativo, lo sfruttamento per motivi di accattonaggio, di coinvolgimento in attività illecite o anche per l’espianto di organi stanno prendendo sempre più piede. Quindi, è importante dotarsi di strumenti metodologici statistici, per una comprensione da un punto di vista sia quantitativo che qualitativo. E’ sicuramente vero che è un fenomeno che si trasforma molto velocemente. E’, dunque, importante che gli strumenti di ricerca si adeguino con la stessa velocità.

 

D. – Quali sono le direttrici sconosciute, quelle di cui non si parla solitamente?

 

R. – Ci sono delle direttrici all’interno di stessi continenti. Mi riferisco all’Asia, all’America Latina, all’America del Nord e zone africane. Sono flussi di tratta che vengono meno alla ribalta perché non colpiscono direttamente i nostri interessi, non colpiscono direttamente le nostre regioni geografiche. Sono dei fenomeni estremamente gravi che colpiscono in Asia soprattutto i bambini per scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo, nel mercato della pedo-pornografia. E sempre maggiormente comunque il fenomeno si sta appropriando di mezzi telematici. La tratta comincia a svolgersi su Internet. Questo è un ambito ancora nuovo e assolutamente da esplorare.

 

D. – Com’è possibile che ancora oggi esista il traffico di esseri umani?

 

R. – Io temo che le divisioni, che ancora affliggono il nostro mondo in maniera drammatica, siano all’origine di questo fenomeno. Si combinano elementi quali l’umana, legittima aspirazione a migliorare il proprio tenore di vita, il proprio stato di vita, a politiche migratorie sempre più restrittive, a instabilità politica, violenze etniche, che comunque spingono le persone a migrare. Il fatto che i canali regolari si restringano sempre più progressivamente purtroppo implica il fatto che la migrazione non si fermi, ma si nasconda.

**********

 

 

PUBBLICATO OGGI IL COMUNICATO FINALE DELLA 53.MA ASSEMBLEA GENERALE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

 

“Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” è titolo della Nota pastorale approvata alla 53.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana che si è tenuta in Vaticano dal 17 al 21 maggio. Nel comunicato finale, reso noto oggi, i vescovi tornano a esprimere la necessità che la pastorale della parrocchia rafforzi l’evangelizzazione. Lo sguardo dei vescovi italiani si concentra anche sull’Iraq e, in Italia, sulla necessità di politiche familiari di più ampio respiro. Il servizio di Debora Donnini.

 

**********

La conversione missionaria della parrocchia all’attenzione dei vescovi italiani che riflettono sull’importanza dell’iniziazione cristiana e del primo annuncio agli adulti. I vescovi tornano a ringraziare il Papa per il suo magistero e in particolare rinnovano la gratitudine per la sua vicinanza all’Italia espressa anche a favore degli italiani uccisi, feriti o tenuti in ostaggio in Iraq. La scottante attualità internazionale è ancora protagonista del comunicato dei vescovi con l’auspicio che l’opera dell’inviato speciale dell’Onu, Lakhdar Brahimi abbia successo e si continui a sostenere gli iracheni nel processo di autodeterminazione. Non vengono però dimenticati gli altri luoghi di conflitto e dolore - Sudan, Nigeria, Corea del nord - e si chiede un maggiore coinvolgimento internazionale per favorire il rispetto dei diritti di ciascun popolo. Rinnovato anche l’auspicio che nel trattato europeo vi sia un richiamo alle radici cristiane. Piena adesione al documento della Comece sulle 12 questioni nodali sottoposte alla considerazione dei candidati e ispirate alla dottrina sociale della Chiesa, in vista delle prossime elezioni del parlamento europeo. Stringendo il discorso all’Italia, l’assemblea ha approvato un direttorio sulle comunicazioni sociali. Centrale, tra l’altro, in questo campo la necessità di un’opera capillare di formazione senza la quale potrebbe esserci il rischio di vanificare l’investimento in risorse umane ed economiche fatto negli ultimi anni. Ribadita l’urgenza di una più sincera collaborazione tra le forze politiche e sociali, e di un clima più disteso nel Paese, in cui si rilevano le incertezze della situazione economica. Sottolineata anche la necessità di una più organica politica per la famiglia: dal carico fiscale proporzionato al numero dei componenti all’incremento dei nidi e scuole materne. Alla luce della riforma scolastica, l’importanza della costituzione di laboratori di pastorale dell’educazione e della scuola a livello regionale, luoghi di elaborazione e di qualificazione di proposte formative, collegati alle Consulte regionali e diocesane della pastorale scolastica. Preso in esame anche il rapporto annuale della Caritas italiana. Sul fronte della solidarietà la Chiesa italiana conferma per il 2003 l’impegno a sostegno dell’opera caritativa del Papa con un incremento di quasi il 40 per cento, rispetto all’anno precedente, delle offerte che ammontano a oltre 3 milioni e mezzo di euro cui va aggiunta una somma equivalente di contributo che le diocesi hanno dato. Decisa anche la ripartizione delle somme derivate dall'8 per mille dell’Irpef per l’anno 2004 che, secondo i dati del ministero dell'Economia, registra un decremento di circa 80 milioni di euro. Una flessione dovuta anzitutto al minor importo del conguaglio, riferito all’anno 2001, e a una lieve riduzione del gettito complessivo dell’Irpef, mentre si registra un ulteriore aumento delle firme dei contribuenti a favore della Chiesa cattolica.

**********

 

 

“LO SGUARDO DI MICHELANGELO” DEL REGISTA ANTONIONI

ISPIRATO AL MAUSOLEO DI GIULIO II

- Intervista con la moglie del regista, Enrica -

 

 Lo sguardo di Michelangelo, l’intenso cortometraggio di Michelangelo Antonioni presentato al Festival di Cannes e ispirato al Mausoleo di Giulio II scolpito da Michelangelo Buonarroti nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, ha inaugurato la prima edizione del Festival di Palazzo Venezia dedicato ai film e documentari sull’arte in programma fino al 2 giugno. Servizio di Luca Pellegrini.

 

**********

Michelangelo Antonioni entra risoluto nella Basilica romana di San Pietro in Vincoli per quindici intensi e silenziosi minuti. Di fronte al capolavoro più sofferto di un altro grande artista dallo stesso nome, Michelangelo Buonarroti, inizia a  dialogare con la figura giacente di Giulio II, al quale il mausoleo è dedicato. Poi la sua attenzione scivola sulle vesti del profeta, Mosè, sugli occhi e la barba marmoree e candide, sulle dita carnose, sulle tavole della Legge. E’ Lo sguardo di Michelangelo. E’ l’emozione dell’incontro e dell’accordo tacito, cinque secoli dopo, tra due arti e due artisti. Documentario? Molto di più: sintesi filmica di primi e primissimi piani, attenzione umana e cinematografica mai invasiva ma di sommo, pudico rispetto per l’aura sacrale del sepolcro, del luogo, dell’effige e della memoria. E’ il motivo per cui l’Istituto Luce candiderà all’Oscar per il miglior cortometraggio questa testimonianza raffinata di dialogo tra cinema e arte. Ed altrettanto giustamente è stato questo lavoro ad inaugurare all’Auditorium, alla presenza del 92enne regista, la prima edizione del Festival di Palazzo Venezia - in programma fino al 2 giugno - una rassegna internazionale di film e documentari sull’arte ideata da Carlo Fuscagni, con l’intento - sono le sue parole - “di creare una sorta di National Geographic dell'Arte da divulgare nelle forme avanzate che la tecnologia della comunicazione consente oggi per un pubblico sempre più vasto”. La direzione scientifica della rassegna è stata affidata a Claudio Strinati e quella artistica a Rubino Rubini. Oltre 300 i film e documentari in cartellone, suddivisi in un concorso - con la giuria presieduta da Arnaldo Pomodoro -, una sezione speciale chiamata Lo spirito del tempo e tre rassegne collaterali: 50 anni d’arte in TV, L’arte del costruire, Filmare l’arte. Mentre assistiamo alla grande lezione di Antonioni che filma l’arte in modo incomparabile, la moglie Enrica, collaboratrice artistica insieme a Carlo Di Carlo, commenta:

 

“Questa è una grande lezione di regia innanzitutto, ma è anche una grande lezione di vita. Sfido veramente qualsiasi uomo di 92 anni, che ha passato quello che ha passato Michelangelo Antonioni, a lavorare sempre con il suo rigore intatto e approfondendo tutto. Lui va a cogliere sempre il lato più poetico, la sua ispirazione più poetica. E poi si mette in scena e diventa eterno per noi, perché la sua arte rimarrà sempre pura e sempre come una lezione di regia, come una lezione di vita. Ho visto un Michelangelo umile di fronte alla grande arte di un grande artista come il Buonarroti, di fronte ai grandi temi della vita: la vita, la morte, la religiosità. Nel documentario c’è anche questo grande spirito religioso. E’ un film che ci lascia con un senso di questo dialogo con se stessi, con la propria anima, con la propria interiorità. E si esce con lui da questa Chiesa con grandi domande, ma anche con grande pacificazione”.  

 

Ultimi dettagli inquadrati dal regista: le mani giunte in preghiera di Lia e Rachele, racchiuse nelle due nicchie a lato, simboli della vita attiva e contemplativa. Mosè guarda ora severo Michelangelo. Lui, sulle note di Palestrina, si allontana pacificato. 

 

(musica)

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

27 maggio 2004

 

 

“ELEZIONI 2004: DISCERNIMENTO E RESPONSABILITÀ”.

E’ LO SLOGAN DEL DOCUMENTO CHE LA CONFERENZA EPISCOPALE CANADESE

HA PUBBLICATO IN VISTA DELLE

PROSSIME ELEZIONI POLITICHE. L’IMPEGNO DEI DIVERSI SCHIERAMENTI,

SOTTOLINEANO I PRESULI, NON PUO’ LIMITARSI SOLO ALLE CAMPAGNE ELETTORALI

 

TORONTO. = “L’impegno nel processo politico è un dovere civico costante e non limitato alle sole campagne elettorali”. In vista delle prossime elezioni politiche in Canada, i vescovi del Paese esortano i cattolici a fare sentire la propria voce non solo alle urne, ma in tutti i dibattiti politici nazionali in cui sono in gioco valori morali fondamentali, dai matrimoni omosessuali alla politica militare nazionale. L’esortazione è contenuta nel loro tradizionale messaggio pre-elettorale, preparato dalla Commissione episcopale per gli affari sociali e intitolato “Elezioni 2004: discernimento e responsabilità”. Come nelle precedenti dichiarazioni in materia, i presuli non prendono posizione a favore di determinati partiti, ma richiamano piuttosto l’attenzione dei fedeli su questioni importanti come la difesa della vita umana, la lotta alla povertà o la difesa dei diritti dei rifugiati. “Dal momento che i principi morali della Chiesa sono chiari e definiti - sottolineano - essi possono essere rispettati e promossi in molti modi diversi nell’arena politica”. Sul diritto-dovere dei cattolici di fare sentire la propria voce nelle questioni di rilevanza pubblica è intervenuto recentemente anche il vescovo di Calgary, mons. Frederick Bernard Henry. “In Canada tutti hanno diritto di intervenire su materie che interessano la comunità”, ha affermato il presule che, replicando alle obiezioni di chi in nome della separazione tra Chiesa e Stato vorrebbe relegare la religione alla sfera privata, ha evidenziato come la libertà religiosa riconosciuta dall’ordinamento canadese implica “che le diverse Chiese e organizzazioni religiose possono parlare liberamente dell’operato dei governi”. (L.Z.)

 

 

LA DIFESA DELLA VITA UMANA E’ UNA SFIDA PRIORITARIA PER TUTTI:

LO RIBADISCONO I VESCOVI DELL’INGHILTERRA E DEL GALLES,

IN UN DOCUMENTO PRESENTATO A LONDRA

 

LONDRA. = “Cherishing Life” (Avere a cuore la vita) è il titolo di un documento recentemente presentato a Londra dai vescovi dell’Inghilterra e del Galles. Lo scritto, che si pone in linea di continuità con “The Common Good” (Il bene comune), pubblicato dalla stessa Conferenza episcopale nel 1996, è un forte richiamo al dovere morale di difendere fermamente i valori della vita. Il testo si propone di presentare gli insegnamenti della Chiesa in materia “in termini positivi”, per “educare la coscienza dei cattolici” e “di tutti coloro che condividono i suoi valori”, in un mondo in cui essi sono sempre più messi in discussione. In un centinaio di pagine i vescovi affrontano una vasta gamma di questioni: matrimonio, famiglia, divorzio, aborto, eutanasia, procreazione assistita, educazione sessuale, omosessualità, abusi sessuali, come anche le discusse politiche demografiche delle Nazioni Unite, che “minacciano ripetutamente la dignità umana”. In vista delle prossime elezioni europee e locali di giugno, quindi, i vescovi inglesi e gallesi rivolgono un fermo appello ai cattolici britannici a scegliere candidati che sostengano posizioni coerenti con i principi e gli insegnamenti della Chiesa, “soprattutto quando sono a rischio vite umane innocenti”. (L.Z.)

 

 

LA COREA DEL SUD GUARDA CON PREOCCUPAZIONE COSTRUTTIVA

ALLA CRISI DELLE VOCAZIONI. PROMOSSI UNO STUDIO E UN SEMINARIO

PER ARGINARE IL TREND NEGATIVO NEL PAESE

 

SEOUL. = La Conferenza dei Superiori maggiori degli Istituti religiosi maschili e delle Società di vita apostolica e l’Associazione delle Superiore maggiori della Corea hanno recentemente organizzato a Seoul un seminario sul declino delle vocazioni alla vita consacrata nel Paese. Una novantina di religiosi e religiose responsabili delle vocazioni nelle loro rispettive congregazioni hanno discusso i risultati di un’indagine conoscitiva in materia per analizzare le cause di questa crisi. Alla base del problema ci sarebbero soprattutto i profondi cambiamenti sociali degli ultimi decenni. Tra questi: il peso minore della religione nella società, i moderni stili di vita che rendono meno “attraente” la vita disciplinata in una comunità religiosa, il minore valore attribuito al celibato, come pure le maggiori possibilità offerte oggi di svolgere attività di utilità sociale anche in ambiti non religiosi. Il più marcato calo delle vocazioni religiose femminili nel Paese è stato, invece, in parte attribuito al carattere ancora molto “patriarcale” della Chiesa coreana. Tra le misure proposte per contrastare questo trend negativo vi sono state quella di fare conoscere meglio i vari aspetti della vita consacrata attraverso i media, di una più stretta cooperazione con le diocesi nella promozione vocazionale, ma soprattutto di una maggiore attenzione nella selezione dei candidati più adatti ai carismi specifici di ciascuna congregazione. Le proposte saranno sottoposte all’approvazione delle commissioni permanenti dei due organismi collegiali dei religiosi e delle religiose coreani. (L.Z.)

 

 

SPIRAGLI DI DIALOGO IN THAILANDIA.

I RIBELLI ISLAMICI PRONTI A COLLOQUI DI PACE, PRUDENTE IL GOVERNO DI BANGKOK

 

BANGKOK. = Possibile soluzione nella crisi tra il governo di Bangkok e le forze di resistenza. Wan Kadir Che Man, leader del Bersatu, la sigla che riunisce i gruppi ribelli, ha proposto al governo thailandese colloqui ufficiali per mettere fine agli scontri che hanno causato quest’anno 200 morti. Wan Kadir chiede l’autonomia e non più l’indipendenza per le regioni meridionali del Paese: “Nell’età della globalizzazione - ha detto - il mondo cammina e non c’è più spazio per il separatismo”. Il primo ministro, Thaksin Shinawatra, ha accettato la proposta del capo dei ribelli, precisando, tuttavia, che i colloqui si svolgeranno “a livello informale”. Il vice primo ministro, Chavalit Yongchaiyudh, invece, è rimasto tiepido nei confronti dell’offerta dei ribelli, affermando che Wan Kadir vuole approfittare dei colloqui per rafforzare la sua notorietà internazionale ed entrare così nella Conferenza delle organizzazioni islamiche (Oic). La difficile situazione al sud, intanto, sta spingendo i rappresentanti religiosi a rafforzare il dialogo. Il buddismo è la religione predominante in Thailandia (95%), seguita dall’islam (4%). I cristiani sono solo lo 0,5 per cento della popolazione.

 

 

SI TERRÀ IL PROSSIMO 5 GIUGNO IN TANZANIA UN NUOVO SUMMIT REGIONALE

DEI GRANDI LAGHI DEDICATO AL BURUNDI. SI CALCOLA CHE NEGLI ULTIMI DIECI ANNI

IL CONFLITTO NEL PAESE AFRICANO ABBIA PROVOCATO 300 MILA MORTI

E UN MILIONE DI SFOLLATI

 

DAR ES SALAAM. = Un nuovo summit regionale dei Grandi Laghi sarà dedicato nei prossimi giorni al Burundi, nel tentativo di coinvolgere nel processo di pace anche le Forze nazionali di liberazione, l’ultimo gruppo armato del Paese. Il vertice si terrà il prossimo 5 giugno a Dar Es Salaam, in Tanzania, e sarà dedicato anche alle elezioni del prossimo autunno. Lo ha annunciato Lakela Kaunda, portavoce del vicepresidente sudafricano Jacob Zuma, principale mediatore della complessa trattativa negoziale per il Burundi. Il Paese africano dovrebbe organizzare nei prossimi mesi un’importante consultazione elettorale che metta fine al triennio di transizione, iniziato nel 2001, deciso in occasione dei precedenti accordi di pace di Arusha. Intanto, anche sul piano politico interno proseguono le consultazioni tra i tre principali partiti: le due formazioni politiche tradizionali, il Frodebu e l’Uprona, e le Forze per la difesa della democrazia. I tre partiti sono stati invitati in Sudafrica, dove discuteranno anche la proposta di una nuova Costituzione, che potrebbe entrare in vigore da novembre. L’ultimo decennio di guerra tra le due maggiori componenti etniche del Burundi, i Tutsi e gli Hutu, iniziato nel 1993, ha provocato almeno 300 mila morti e un milione di sfollati. (G.L.)

 

 

SCOPPIA LA PAURA EBOLA IN SUDAN. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ CONFERMA IL FOCOLAIO NEL SUD DEL PAESE MA SMENTISCE NUOVO CEPPO

 

KHARTOUM. = Cinque morti e 20 contagiati: è il bilancio del nuovo focolaio di Ebola scoperto recentemente nel sud Sudan. Lo ha confermato all’agenzia Misna Dick Thompson, portavoce dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), sottolineando che per il momento l’emergenza sarebbe sotto controllo e il dilagare della terribile febbre emorragica arrestato. Thompson ha, inoltre, sottolineato che l’organizzazione Medici senza frontiere (Msf) è stata incaricata di isolare la zona di Hay Cuba, nella contea di Yambio (nel sud del Paese), individuata come epicentro del focolaio. Il portavoce dell’Oms ha anche smentito le voci secondo cui in sud Sudan sarebbe stato individuata una nuova variante della febbre emorragica, che deve il suo nome al fiume della Repubblica democratica del Congo dove fu isolato per la prima volta nel 1976. Attualmente non sono disponibili né cura, né vaccino, ma ricerche sono in corso sui meccanismi biochimici del virus e sulla presenza di anticorpi. L’indice di mortalità dei contagiati può raggiungere il 90 per cento. (B.C.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

27 maggio 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Si parla di circa duemila morti e di gravissimi danni all’agricoltura per le piogge  torrenziali e le alluvioni che stanno colpendo da giorni l’isola d’Hispaniola. Oltre a quella della Repubblica Dominicana, è particolarmente difficile la condizione della popolazione haitiana, che già a febbraio ha dovuto subire un sanguinoso conflitto civile che ha portato alla deposizione dell’ex presidente Aristide. Ascoltiamo, nell’intervista di Lucas Duran, Joanny de Matteis, viceconsole onorario ad Haiti:

 

**********

R. – La situazione è drammatica in quanto gli aiuti non arrivano. Le strade sono tagliate e quindi è difficile portare aiuto alle popolazioni colpite da queste piogge torrenziali. La popolazione più colpita è quella residente a nord est e a sud. Ci sono parecchi morti ma non c’è un censimento preciso perché ci sono persone che sono sparite e che non rispondono. Fortuna che ci sono i militari stranieri che con gli elicotteri riescono a portare i primi soccorsi.

 

D. – A quasi tre mesi dalla partenza dell’ex presidente Jean Bertrand Aristide, qual è lo stato d’animo della popolazione haitiana, colpita ulteriormente da questa catastrofe naturale?

 

R. – Devo dire che la popolazione non è molto contenta di questo governo provvisorio, che tarda a prendere disposizioni per diminuire il caro vita. Devo dire anche, ad onor del vero, che le casse dello Stato sono assolutamente vuote. L’amministrazione precedente ha messo il Paese in uno stato di grande emergenza. Anche gli aiuti internazionali tardano ad arrivare. Quindi, la squadra adesso al governo è un po’ in difficoltà.

**********

 

Una mattinata di attesa per una conferma sulla tregua a Najaf tra la coalizione e il leader radicale sciita Moqtada Al Sadr. Dopo l’annuncio anche da parte di esponenti religiosi di una disponibilità ad intavolare negoziati, i miliziani estremisti che occupano la città santa fanno sapere che manca ancora l'approvazione delle autorità militari americane. Intanto, purtroppo non si può fare a meno di riferire anche oggi di scontri sanguinosi: tre soldati americani sono morti in un combattimento nella provincia di Al Anbar, nella zona ovest dell’Iraq. Il nostro servizio:

 

**********

Difficili da interpretare le notizie giunte durante la mattina da Najaf, dopo il primo annuncio di un accordo. Miliziani e forze della coalizione sarebbero scomparsi dalle strade della città santa proprio in virtù dell’impegno di una tregua in vista di negoziati. Ma c’è una manifestazione di gruppi di miliziani attorno alla principale moschea: si dichiarano in favore di Moqtada Al Sadr e si dicono pronti al sacrificio. Non si capisce se in contrasto con la presunta disponibilità al negoziato del leader stesso. Si capisce che si sta ancora trattando. Da parte sua, un esponente dell’attuale Consiglio di governo iracheno, Al Rubai, assicura che i militari americani sospenderanno le operazioni offensive e rispetteranno l'accordo per porre fine a settimane di combattimenti. Tra i punti del piano, il ritiro di tutti i combattenti dell'armata del Mahdi non originari della regione e, soprattutto, un impegno preciso: nessuna misura contro Moqtada Al Sadr, già ricercato dagli americani per l'assassinio l'anno scorso di un rivale politico.

 

A richiamare l’attenzione della comunità internazionale, poi, sono sempre i tentativi di formare un governo iracheno. Hussain Shahristani, lo scienziato nucleare che disse no a Saddam Hussein, non vuole essere premier del nuovo governo iracheno ad interim. Lo rende noto da Baghdad, Brahimi, l'inviato in Iraq del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. E sembra complicarsi in extremis la formazione dell'esecutivo che il 30 giugno assumerà i poteri. Almeno quattro Paesi, fra cui tre membri permanenti con diritto di veto del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, annunciano di voler proporre ''importanti cambiamenti'' alla bozza di risoluzione sull'Iraq presentata lunedì da Stati Uniti e Gran Bretagna.

**********

 

L'imam estremista Abu Amza al Masri, arrestato la notte scorsa a Londra nel quadro di una richiesta di estradizione degli Stati Uniti, dovrà comparire in giornata davanti a un tribunale londinese dove dovrebbe essere incriminato. L'imam è il più controverso esponente religioso islamico britannico, sempre nell'occhio del ciclone per le sue veementi invettive e per aver organizzato un centro ritenuto eversivo nella moschea di Finsbury Park. Gli era stata tolta la nazionalità britannica l'anno scorso perché accusato di appoggiare il terrorismo, ma un mese fa aveva ottenuto una proroga di nove mesi alla sua richiesta di appello per poterla invece mantenere.

 

Intanto, negli Stati Uniti, si è tenuta ieri la prima riunione  della commissione presidenziale incaricata di capire perché l'Amministrazione americana fu  indotta a credere, sulla base d'informazioni d'intelligence inaccurate, che l'Iraq possedeva armi di distruzione di massa (Adm).  Fra la decina di esperti ascoltati, a porte chiuse, c'era David Kay, un ex ispettore dell'Onu in Iraq che guidò l'infruttuosa ricerca americana dopo l'invasione del Paese. Kay si dimise a gennaio, affermando di dubitare che le Adm sarebbero mai state trovate in Iraq. Le sue critiche contribuirono alla creazione della commissione, che presenterà un rapporto l'anno prossimo, dopo le elezioni presidenziali del 2 novembre.

 

La Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha proclamato per domani una giornata di  lutto nella Repubblica islamica per i combattimenti avvenuti nei  giorni scorsi nelle città sante sciite di Kerbala e Najaf, per i quali ha accusato gli Stati Uniti. Il messaggio è stato scritto prima che si diffondessero le voci di una tregua tra le truppe americane e i miliziani dell'Esercito del Mehdì del leader estremista sciita Moqtada al Sadr, da molte settimane asserragliati nei luoghi santi. In ogni caso, la Guida iraniana ha paragonato le azioni delle forze americane in Iraq a quelle delle truppe israeliane nei territori palestinesi. “Più brutali sono le loro politiche - ha affermato - e più devastante sarà la loro caduta”.

 

E guardiamo alla politica interna dell’Iran: il nuovo Parlamento, dominato dai conservatori, si è insediato oggi, succedendo all'assemblea riformista che negli ultimi quattro anni ha svolto  un ruolo da protagonista nella vita politica del Paese. I neo-deputati hanno prestato giuramento dopo avere ascoltato un messaggio inviato dalla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei. Resteranno in carica fino al 2008, ma nel primo anno convivranno con il governo del presidente Khatami. Quest’ultimo è stato eletto sulla base di un programma di riforme democratiche che poi sono state ostacolate a più riprese dagli organi conservatori non eletti. Il suo secondo e ultimo mandato scade alla metà del 2005. Il nuovo Parlamento conservatore è uscito dalle elezioni del 20 febbraio scorso, dopo che le candidature dei maggiori esponenti riformisti, tra cui un'ottantina di deputati allora in  carica, erano state respinte dal Consiglio dei guardiani della  Costituzione, organo conservatore. 

 

In Libano, sono tre i morti e poco meno di una decina i feriti per i violenti scontri avvenuti stamani ad Hay al-Silom, sobborgo meridionale di Beirut a prevalenza musulmano sciita. E’ quanto ha riferito l'emittente Tv al-Manar (il faro) di proprietà del movimento sciita libanese Hezbollah, mostrando le immagini di scontri tra soldati dell'esercito e dimostranti che manifestavano contro il recente aumento del prezzo del carburante deciso dal governo libanese.

 

C’è attesa per il piano di disimpegno da Gaza che il premier Sharon oggi consegnerà ai membri del governo. Per domenica è attesa la votazione su questa seconda proposta. Il primo piano, presentato settimane fa, è stato bocciato dal suo partito, Likud. In base a indiscrezioni, il documento dovrebbe prevedere l’evacuazione per il 2005 di tutte le 21 colonie ebraiche da Gaza e di 4 insediamenti isolati nel nord della Cisgiordania.

 

Protesta  contro la  privatizzazione dei lavoratori francesi del settore energetico. Sono state annunciate per oggi anche interruzioni dei contratti di fornitura con l'estero, in particolare con l'Italia, dove dunque si estende il rischio di sospensioni di erogazioni di luce. Già questa notte si è registrato un calo dell'erogazione di elettricità in Francia di 10 mila megawatts. Stamane quasi 50 mila lavoratori sono affluiti alla Bastiglia per una manifestazione nazionale ed è stata tagliata la corrente per diversi minuti al quartiere parigino della Defense e in diverse città della Costa Azzurra.

 

E’ salito a 18 il numero dei guerriglieri islamici ceceni uccisi nelle ultime ore dalle forze federali russe e dalle milizie del governo locale unionista, in una serie di scontri e rastrellamenti concentrati soprattutto nelle impervie montagne del sud della regione. A Grozny, dove il 9 maggio è stato ucciso in un attentato il presidente ceceno unionista Akhmad Kadyrov, colpi d'arma da fuoco sono stati sparati stamattina contro un edificio dell'amministrazione locale fedele al governo federale russo, quello che ospita il Consiglio di Stato. Due impiegate civili cecene sono rimaste ferite in modo non grave.

 

Apprezzamento dalle regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud ai propositi di negoziazione offerti ieri dal presidente georgiano, Mikhaïl Saakachvili, durante il discorso  pronunciato in occasione del “Giorno dell’Indipendenza” della Georgia. Saakachvili ha proposto la creazione di uno “Stato federale” con “statuto speciale” e delle “garanzie di sicurezza” per i due territori per riunificare tutti i georgiani.

 

 

=======ooo=======